ATILA

 

Personajes

ATILA

AECIO

FORESTO

ODABELLA

ULDINO

LEÓN

Rey de los Hunos

General Romano

Noble Aquileo

     Prometida de Foresto

Esclavo de Atila

Papa León I

Bajo

Barítono

Tenor

        Soprano

Tenor

Bajo

 

La acción se desarrolla en Italia, en el año 452 d.c.

 

 

PROLOGO


Scena Prima

(Piazza di Aquileia. La notte, vicina al
termine, è rischiarata da una grande
quantità di torce. Tutto all'intorno è 
un miserando cumulo di rovine. Qua e vedesi ancora tratto sollevarsi qualche
fiamma, residuo di un orribile incendio 
di quattro giorni. La scena è ingombra 
di Unni, Eruli, Ostrogoti, ecc.)

CORO
Urli, rapine,
Gemiti, sangue, stupri, rovine,
E stragi e fuoco
D'Attila è gioco.
O lauta mensa,
Che a noi sì ricco suol dispensa!
Wodan non falla,
Ecco il Valhalla!...
T'apri agli eroi...
Terra beata, tu se' per noi.
Attila viva;
Ei la scopriva!

Il re s'avanza,
Wodan lo cinge di sua possanza.

(Tutti si prostrano.)

Eccoci a terra,
Dio della guerra!

Scena Seconda

(Attila viene condotto sopra un carro 
tirato dagli schiavi, duci, re, ecc.)

ATTILA
(scende dal carro)
Eroi, levatevi! 
Stia nella polvere
Chi vinto muor.
Qui!... circondatemi; l'inno diffondasi
Del vincitor.
I figli d'Attila vengono e vincono
A un colpo sol.
Non è sì rapido solco di fulmine,
D'aquila il vol.

(Va a sedersi sopra un trono di 
lance e scudi)

CORO
Viva il re delle mille foreste,
Di Wodano ministro e profeta;
La sua spada è sanguigna cometa,
La sua voce è di cielo tuonar.
Nel fragore di cento tempeste
Vien lanciando dagl'occhi battaglia;
Contro i chiovi dell'aspra sua maglia
Come in rupe si frangon gli acciar.

Scena Terza

(Entrano Udino, Odabella, e 
Vergini d'Aquileia)

ATTILA
(scendendo dal trono)
Di vergini straniere,
Oh, quale stuol vegg'io?
Contro il diveto mio
Che di salvarle osò?

ULDINO
Al re degno tributo ei mi sembrò.
Mirabili guerriere
Difesero i fratelli...

ATTILA
Che sento? A donne imbelli
Chi mai spirò valor?

ODABELLA 
(con energia)
Santo di patria indefinito amor!

Allor che i forti corrono
Come leoni al brando
Stan le tue donne, o barbaro,
Sui carri lacrimando.
Ma noi, donne italiche,
Cinte di ferro il seno,
Sul fumido terreno
Sempre vedrai pugnar.

ATTILA
Bella è quell'ira, o vergine,
Nel scintillante sguardo;
Attila i prodi venera,
Abomina il codardo...
O valorosa, chiedimi
Grazia che più ti aggrada.

ODABELLA
Fammi ridar la spada!

ATTILA
La mia ti cingi!...

ODABELLA
(fra sè)
Oh acciar!

Da te questo or m'è concesso,
O giustizia alta, divina!
L'odio armasti dell'oppresso
Coll'acciar dell'oppressor.
Empia lama, l'indovina
Per qual petto è tua punta?
Di vendetta l'ora è giunta...
Fu segnata dal Signor. 

ATTILA
(fra sè)
Qual nell'alma, che struggere anela,
Nuovo senso discende improvviso?...
Quell'ardire, quel nobile viso
Dolcemente mi fiedono il cor!

CORO
Viva il re che alle terra rivela
Di quai raggi Wodano il circonda!
Se flagella è torrente che inonda;
È rugiada se premia il valor.

(Odabella e donne partono)

ATTILA
Uldino, a me dinanzi
L'inviato di Roma ora si guidi . . .

(Uldino parte)

Frenatevi, miei fidi,
Udir si dee, 
ma in Campidoglio poi
Riposta avrà da noi.

Scena Quarta

(Entrano Ezio ed ufficiali romani)

EZIO
Attila!

ATTILA
Oh, il nobil messo!
Ezio! Tu qui? Fia vero!
Ravvisi ognuno in esso
L'altissimo guerriero
Degno nemico d'Attila,
Scudo di Roma e vanto...

EZIO
Attila, a te soltanto
Ora chied'io parlar.

ATTILA
Ite!

Scena Quinta

(Il coro parte)

ATTILA
La destra porgimi...
Non già di pace spero
Tuoi detti...

EZIO
L'orbe intero
Ezio in tua man vuol dar.

Tardo per gli anni, e tremulo,
È il regnator d'Oriente;
Siede un imbelle giovine
Sul trono d'Occidente;
Tutto sarà disperso
Quand'io mi unisca a te...
Avrai tu l'universo,
Resti l'Italia a me.

ATTILA
(severo)
Dove l'eroe più valido
È traditor, spergiuro,
Ivi perduto è il popolo,
E l'aer stesso impuro;
Ivi impotente è Dio,
Ivi è codardo il re...
Là col flagello mio
Rechi Wodan la fè!
PRÓLOGO


Escena Primera

(Plaza de Aquilea. La noche está
iluminada por una gran cantidad 
de antorchas. Todo es un miserable
cúmulo de ruinas. Por aquí y por 
allá se ven elevarse algunas llamas,
restos de un horrible incendio de
cuatro días. La escena está poblada
de hunos, érulos, ostrogodos, etc.)

CORO
Gritos, rapiña,
gemidos, sangre, estupro, ruinas,
y estragos y fuego
son de Atila el juego.
¡Oh, espléndida mesa,
que este rico suelo nos dispensa!
¡Wotan no nos abandona,
aquí está el Walhalla!...
¡Ábrete a los héroes!...
Tierra bendita, eres para nosotros.
¡Viva Atila;
pues él la descubrió!

El rey se acerca,
Wotan lo ciñe con su poderío.

(Todos se postran.)

¡Aquí estamos sobre el suelo,
dios de la guerra!

Escena Segunda

(Atila viene conducido sobre un carro
del que tiran esclavos, jefes, reyes...)

ATILA
(descendiendo del carro)
¡Héroes, levantaos! 
Sólo está sobre el polvo 
quien vencido murió.
¡Venid aquí, rodeadme!...
La gloria del vencedor sea difundida.
Con un solo golpe los hijos de Atila 
vinieron y vencieron.
No es tan rápido el surco del rayo
ni el vuelo del águila.

(Se sienta sobre un trono de lanzas 
y escudos.)

CORO
¡Viva el rey de los mil bosques,
de Wotan ministro y profeta!
Su espada es un sangrante cometa,
su voz el tronar del cielo.
En el fragor de cien batallas
contra los clavos de su armadura,
al igual que contra las piedras,
se rompen los aceros.

Escena Tercera

(Entran Uldino, Odabella y 
vírgenes de Aquilea)

ATILA
(descendiendo del trono)
Qué gran cantidad
de vírgenes extranjeras veo.
Contra mi orden:
¿quién osó salvarlas?

ULDINO
Para el rey digno tributo son.
Como admirables guerreros
ellas defendieron a sus hermanos...

ATILA
¿Cómo dices? ¿A las bellas mujeres
qué fue lo que le inspiró valor?

ODABELLA
(con energía)
¡El santo e infinito amor a la patria!

Mientras que los guerreros 
luchaban como leones,
permanecían tus mujeres ¡oh, bárbaro!
sobre los carros llorando.
Pero nosotras, mujeres itálicas,
ceñido el seno con la espada,
sobre el humeante terreno
siempre nos verás luchar.

ATILA
Bella es esa ira, 
virgen de mirada centelleante.
Atila a los luchadores venera,
abomina al cobarde...
¡Oh valerosa, 
pídeme la gracia que más te agrade!

ODABELLA
¡Hazme devolver mi espada!

ATILA
¡La mía te ceñirás!...

ODABELLA
(para sí)
¡Su espada!

¡Gracias a la justicia divina,
este premio me es concedido!
Armaste el odio del oprimido
con el acero del opresor...
Impía hoja: ¿adivinas para 
quién está destinada tu punta?
La hora de la venganza está próxima.
La señalará el Señor.

ATILA
(para sí)
¿Qué es este nuevo sentimiento 
que a mi alma hace consumirse?
¡Ese ardor, ese noble rostro
dulcemente me hirió el corazón!

CORO
¡Viva el rey que a todos muestra
cómo los rayos de Wotan lo protegen!
Si castiga, es un torrente que arrasa;
si premia, es como el fértil rocío.

(Odabella y las mujeres salen.)

ATILA
¡Uldino, que se traiga ante mí
al enviado de Roma!

(Uldino sale.)

Calmaos, amigos míos,
debemos ahora escuchar, 
pero más tarde, en Campidoglio,
tendrá nuestra respuesta.

Escena Cuarta

(Entran Aecio y oficiales romanos)

AECIO
¡Atila!

ATILA
¡Oh, el noble mensajero!
¡Aecio! ¿Tú aquí? ¡Es verdad!
Que vean todos en ti
al grandísimo guerrero
digno enemigo de Atila,
escudo y gloria de Roma... 

AECIO
Atila, a ti a solas,
quiero hablar ahora.

ATILA
¡Salid!

Escena Quinta

(salen todos)

ATILA
Dame la mano...
Pues espero de paz
tus palabras...

AECIO
El mundo entero Aecio 
quiere poner en tus manos.

Lento por los años, e indeciso,
es el emperador de Oriente;
y se sienta un jovencito
en el trono de Occidente.
Todo será dispersado
cuando yo me una a ti...
Tú tendrás el universo,
deja Italia para mí.

ATILA
(severo)
Donde el héroe más valioso
es traidor y perjuro,
allí está perdido el pueblo,
y el mismo aire es impuro;
allí impotente es Dios,
allí es cobarde el rey...
¡Allí con mi látigo
reinará la fe de Wotan!

EZIO
(rimettendosi)
Ma se fraterno vincolo
Stringer non vuoi tu meco,
Ezio ritorna ad essere
Di Roma ambasciator.
Dell'imperante Cesare
Ora il voler ti reco...

ATTILA
È van! 
Chi frena or l'impeto
Del nembo struggitor?

Vanitosi! Che abbietti e dormenti
Pur del mondo tenete la possa,
Sovra monti di polvere e d'ossa
Il mio baldo corsier volerà.
Spanderò la rea cenere ai venti
Delle vostre superbe città.

EZIO
Fin che d'Ezio rimane la spada,
Starà saldo il gran nome romano:
Di Châlons lo provasti sul piano
Quando a fuga t'aperse il sentier.
Tu conduci l'eguale masnada,
Io comando gli stessi guerrier.

(Partono entrambi da opposte parti)

Scena Sesta

(Rio-Alto nelle Lagune Adriatiche. Qua e 
là sopra palafitte sorgono alcune capanne,
comunicanti fra loro per le lunghe asse
sorrette da barche. Sul davanti sorge in
simile guisa un altare di sassi dedicato 
a San Giacomo. Più in là scorgessi una
capanna appesa ad un casotto do legno,
che fu poi il campanile di San Giacomo.
Le tenebre vanno diradandosi fra le nubi
tempestose: quindi a poco a poco una
rosea luce, sino a che (sul finir della
scena) subito raggio del sole
inondando per tutto, riabbella il
firmamento del più sereno e limpido
azzurro. Il tocco lento della campana
saluta il mattino. Alcuni Eremiti escono
dalle capanne e s'avviano all'altare)

EREMITI
Qual notte!
Ancor fremono l'onde al fiero
Turbo, che Dio d'un soffio suscitò.
Lode al Signor! Lode al Signor! L'altero
Elemento Ei sconvolse ed acquietò.
Sia torbida o tranquilla la natura,
D'eterna pace Ei nutre i nostri cor.
L'alito del mattin già l'aure appura.
Preghiam! Preghiam!
Lode al Creator!

VOCI INTERNE
Lode al Creatore!

Scena Settima

(Dalle navicelle, che approdano a poco 
a poco, escono Foresto, donne, uomini 
e fanciulli d'Aquieliea)

EREMITI
Quai voci! Oh, tutto
Di navicelle coperto è il flutto!...
Son d'Aquileia. Certo al furor
Scampan dell'Unno.

POPOLO D'AQUILEIA
Lode al Creator!

FORESTO
Qui, qui sostiamo! Propizio augurio
N'è questa croce, n'è quest'altar.
Ognun d'intorno levi un tugurio
Fra quest'incanto di cielo e mar.

POPOLO D'AQUILEIA
Lode a Foresto! Tu duce nostro,
Scudo e salvezza n'eri tu sol...

FORESTO
Oh! Ma Odabella!... 
Preda è del mostro,
Serbata al pianto, 
Serbata al duol.

Ella in poter del barbaro!
Fra le sue schiave avvinta!
Ahi, che men crudo all'anima
Fora il saperti estinta!
Io ti vedrei fra gli angeli
Almen ne' sogni allora,
E invocherei l'aurora
Dell'immortal mio dì.

POPOLO D'AQUILEIA
Spera! L'ardita vergine
Forse al crudel sfuggì.

CORO
Cessato alfine il turbine,
Più il sole brillerà.

FORESTO
Sì, ma il sospir dell'esule
Sempre la patria avrà.

Cara patria, già madre e reina
Di possenti magnanimi figli,
Or macerie, deserto, ruina,
Su cui regna silenzio e squallor;
Ma dall'alghe di questi marosi,
Qual risorta fenice novella,
Rivivrai più superba, più bella
Della terra, dell'onde stupor!

CORO
Dall'alghe di questi marosi,
Qual risorta fenice novella,
Rivivrai più superba, più bella
Della terra, dell'onde stupor!


ATTO PRIMO


Scena Prima

(Bosco presso il campo d'Attila. È 
notte; nel vicino ruscello brillano i 
raggi della luna. Odabella sola)

ODABELLA
Liberamente or piangi...
Sfrenati, o cor. La queta ora, in che posa
Han pur le tigri, io sola
Scorro di loco in loco.
Eppur sempre quest'ora attendo, invoco.

Oh! Nel fuggente nuvolo
Non sei tu, padre, impresso?...
Cielo! Ha mutato immagine!
Il mio Foresto è desso.

Sospendi, o rivo, il murmure,
Aura, non più fremir,
Ch'io degli amati spiriti
Possa la voce udir.

Qual suon di passi!

Scena Seconda

(Viene Foresto, in costume barbaro)

FORESTO
Donna!

ODABELLA
Gran Dio!

FORESTO
Ti colgo alfine!

ODABELLA
Sì... la sua voce!
Tu... tu! Foresto? Tu, l'amor mio?
Foresto, io manco! M'affoga il cor!
Tu mi respingi? Tu! Sì feroce?

FORESTO
Né a me dinanzi provi terror?

ODABELLA 
(riscuotendosi)
Ciel! Che dicesti?

FORESTO
T'infingi invano:
Tutto conosco, tutto spiai!
Per te d'amore, furente, insano,
Sprezzai perigli, giunto son qui.
Qual io ti trovi, barbara, il sai...

ODABELLA
Tu!... tu, Foresto, parli così?

FORESTO
Sì, quell'io son, ravvisami,
Che tu tradisti, infida;
Qui fra le tazze e i cantici
Sorridi all'omicida...
E la tua patria in cenere
Pur non ti cade in mente
Del padre tuo morente
L'angoscia, lo squallor...


AECIO
(reprimiéndose)
Pues si un vínculo fraterno
no quieres hacer conmigo,
Aecio vuelve a ser
embajador de Roma...
Del reinante César
ahora la voluntad te comunico...

ATILA
¡Es inútil!
¿Quién puede frenar ahora 
el ímpetu de la nube destructora?

¡Vanidosos y abyectos!
Sobre montes de polvo y huesos
mi valor cabalgará.
¡Arrojaré al viento 
las cenizas de vuestras 
orgullosas ciudades!

AECIO
Mientras que Aecio tenga la espada,
estará seguro el gran nombre romano.
En la llanura de Châlons lo probaste
cuando la prudencia te obligó a huir.
Tú conduces las mismas hordas,
y yo los mismos guerreros.

(Salen cada uno por un lado)

Escena Sexta

(Río-Alto en las Lagunas Adriáticas. 
Aquí y allá sobre palafitos surgen
algunas chozas, comunicadas entre
ellas por largas tablas sostenidas por
barcas. En primer término hay una
especie de altar de piedra dedicado 
a San Giacomo. Más allá se ve una
cabaña pegada a una casita de
madera, que fue en tiempos el
campanario de San Giacomo. Las
tinieblas van aclarándose, poco a
poco, una luz rosácea se extiende,
hasta que - al finalizar la escena - 
un súbito rayo de sol inunda todo. 
El son de las campanas saluda a la
mañana. Algunos ermitaños salen 
de las cabañas y se acercan al altar)

ERMITAÑOS
¡Qué noche!
Todavía tiemblan las aguas 
por la tremenda tormenta que Dios, 
con su aliento, nos envió.
¡Loado sea el Señor 
que aquietó a las aguas!
Esté agitada o tranquila la naturaleza,
Él da la paz a nuestros corazones.
La luz matinal ya anuncia la aurora.
¡Recemos! ¡Loado sea el Creador!

VOCES INTERNAS
¡Loado sea el Creador!

Escena Séptima

(De las barcas, que llegan poco
a poco, salen Foresto, mujeres,
hombres y muchachos de Aquilea)

ERMITAÑOS
¡Qué voces! ¡Oh, todo el río 
está cubierto de barcas!...
Son de Aquilea. Seguramente del furor
del huno escapan.

PUEBLO DE AQUILEA
¡Loado sea el Creador!

FORESTO
¡Aquí, aquí desembarcaremos! 
Augurio feliz es esta cruz, ese altar.
Levantemos un refugio 
bajo este encantador cielo y mar.

PUEBLO DE AQUILEA
¡Loado sea Foresto! ¡Tú, jefe nuestro,
eres nuestro escudo y salvación!...

FORESTO
¡Oh, Odabella!... 
Presa está del monstruo,
entregada al llanto, 
entregada al dolor.

¡Ella en poder del bárbaro!
¡Cautiva entre sus esclavas!
¡Ay, que menos cruel para mi alma
sería saberte muerta!
Estarías, al menos, 
entre los ángeles
y te invocaría 
en mis sueños...

PUEBLO DE AQUILEA
¡Espera! La valerosa virgen
tal vez del cruel pudo escapar.

CORO
Terminada al fin la tormenta,
el sol brilla aún más potente.

FORESTO
La patria siempre tendrá
el suspiro de los exiliados.

Querida patria, madre y reina
de tus magnánimos y poderosos hijos,
ahora eres escombro, desierto, ruina,
sobre los que reina silencio y terror;
pero de las algas de estos mares
como resurgida nueva Fénix,
revivirás más soberbia y más bella...
¡de la tierra y mar serás la maravilla!

CORO
De las algas de estos mares,
como resurgida ave Fénix,
revivirás más soberbia y más bella,
¡de la tierra y mar serás la maravilla!


ACTO PRIMERO


Escena Primera

(Bosque cercano al campamento 
de Atila. Es de noche; en un arroyo
brilla la luna. Odabella sola)

ODABELLA
Libremente ahora lloro...
¡Libérate, oh corazón! 
En la tranquila hora en que reposan
todos los tigres, corro angustiada.
Siempre este momento ansío e invoco.

¡Oh! En esas brillantes nubes...
¿no estás tú, padre mío, esculpido?...
¡Cielos! ¡ha cambiado la imagen!
¡Ahora es mi Foresto!

Suspende, arroyo, el murmullo,
aire, no hagas ruido,
para que yo pueda escuchar 
la voz de los espíritus amados.

Mas... ¡Oigo pasos!

Escena Segunda

(Aparece Foresto vestido de huno.)

FORESTO
¡Esposa!

ODABELLA
¡Gran Dios!

FORESTO
¡Al fin te encuentro!

ODABELLA
¡Sí... es su voz!
¡Tú... tú! ¿Foresto? ¿Tú, amor mío?
¡Foresto, me desmayo, me ahogo! 
Pero... ¿Me rechazas? ¿Tú? 

FORESTO
¿No sientes vergüenza ante mí?

ODABELLA
(sorprendida)
¡Cielos! ¿Qué dices?

FORESTO
En vano finges:
¡Lo sé todo, todo lo he visto!
Loco por ti, furioso, sin razón,
despreciando peligros, junto a ti estoy.
Cómo te he encontrado, ya sabes...

ODABELLA
¡Tú, tú, Foresto, me hablas así?

FORESTO
Sí mírame, soy el mismo
al que traicionaste, infiel;
que entre orgías y cantos
sonríes al homicida...
¿No recuerdas 
a tu patria en cenizas,
ni la angustia y desesperación
de tu padre moribundo?...

ODABELLA
Col tuo pugnal feriscimi...
Non col tuo dir, Foresto;
Non maledir la misera...
Crudele inganno è questo!
Padre, puoi tu ben leggere
Dentro il mio sen dal cielo...
Oh! Digli tu, se anelo
D'alta vendetta in cor.

FORESTO
Va! Racconta al sacrilego infame,
Ch'io sol resto a sbramar la sua fame.

ODABELLA
Deh! Pel cielo, pei nostri parenti,
Deh! M'ascolta o m'uccidi, crudele!

FORESTO
Che vuoi dirmi?

ODABELLA
Foresto, rammenti
Di Giuditta che salva Israele?

Da quel dì che ti pianse caduto
Con suo padre sul campo di gloria,
Rinnovar di Giuditta l'istoria
Odabella giurava al Signor.

FORESTO
Dio! Che intendo!

ODABELLA
La spada del mostro,
Vedi, è questa! Il Signor l'ha voluto!

FORESTO
Odabella, a' tuoi piedi mi prostro...

ODABELLA
Al mio sen! 
S'addoppia il valor!

FORESTO, ODABELLA
Oh, t'inebria nell'amplesso,
Gioia immensa, indefinita!
Nell'istante a noi concesso
Si disperde il corso duol!
Ah! Qui si effonde in una sola
Di due miseri la vita...
Noi ravviva, noi consola
Una speme, un voto sol.

Scena Terza

(Tenda d'Attila. Sopra il suolo, coperto 
da una pelle di tigre, è disteso Uldino 
che dorme. In fondo, alla sinistra, per 
mezo di una cortina sollevata a mezzo, 
la quale forma come una stanza appartata, 
scorgessi Attila in preda al sonno sopra 
il letto orientale assai basso, e coperto
egualmente da pelli di tigre)

ATTILA 
(balzando esterrefatto)
Uldino! Uldin!

ULDINO
Mio re!

ATTILA
Non hai veduto?

ULDINO
Che mai?

ATTILA
Tu non udisti?

ULDINO
Io? Nulla.

ATTILA
Eppur feroce
Qui s'aggirava. 
Ei mi parlò... sua voce
Parea vento in caverna!

ULDINO
Oh re, d'intorno
Tutto è silenzio... della vigil scolta
Batte soltanto il pie'.

ATTILA
Mio fido, ascolta!

Mentre gonfiarsi l'anima
Parea dinanzi a Roma,
Imman m'apparve un veglio
Che m'afferro la chioma...
Il senso ebb'io travolto,
La man gelò sul brando;
Ei mi sorrise in volto,
E tal mi fe' commando:
"Di flagellar l'incarco
Contro i mortali hai sol.
T'arretra! Or chiuso è il varco;
Questo de' numi è il suol!"
In me tai detti suonano
Cupi, fatali ancor,
E l'alma in petto ad Attila
S'agghiaccia pel terror.

ULDINO
Raccapriccio! E che far pensi?

ATTILA 
(riaccendendosi)
Or son liberi i miei sensi!
Ho rossor del mio spavento.
Chiama i druidi, i duci, i re.
Già più rapido del vento,
Roma iniqua, volo a te.

(Uldino esce)

Scena Quarta

Oltre a quel limite
T'attendo, o spettro!
Vietarlo ad Attila
Chi mai potrà?
Vedrai se pavido
Io là m'arretro,
Se alfin me vindice
Il mondo avrà.

Scena Quinta

(Entrano in scene Uldino, druidi, 
duci e re)

CORO
Parla, imponi.

ATTILA
L'ardite mie schiere
Sorgan tutte alle trombe guerriere:
È Wodan che a gloria rappella;
Moviam tosto.

CORO
Sia gloria a Wodan.
Allo squillo, che al sangue ne invita,
Pronti ognora i tuoi fidi saran.

(Le trombe squillano tutto d'intorno;
succede subito ed esce la seguente 
religiosa armonia di)

VOCI IN LONTANANZA
Vieni. Le menti visita,
O spirito creator;

ATTILA
Che fia!

VOCI IN LONTANANZA
Dalla tua fronte piovere
Fanne il vital tesor.

ATTILA
Non questo è l'eco
Delle mie trombe! Aprite, olà!

Scena Sesta

(Il campo d'Attila. Dalla collina in 
fondo vedesi avanzare, preceduta da Leone
e da sei Anziani, processionalmente 
una schiera di vergini e fanciulli in 
bianche vesti recanti palme. La scena è
ingombra dalle schiere d'Attila in armi.
Fra la moltitudine appare Foresto 
con visiera calata e Odabella)

ODABELLA
Con tu puñal hiéreme...
pero no con tus palabras, Foresto.
No hables así a la desgraciada...
¡Cruel engaño es éste!
Padre, tú que puedes leer en mi alma
desde el cielo...
¡Oh! dile tú, si mi corazón 
no anhela venganza.

FORESTO
¡Vete! Cuéntaselo al infame sacrílego,
yo me quedaré para matar su apetito.

ODABELLA
¡Por el cielo, por los seres queridos,
o me escuchas o me matas, cruel!

FORESTO
¿Qué quieres decirme?

ODABELLA
Foresto, ¿recuerdas a Judith 
la que salvó a Israel?

Desde aquel día en que te creí caído
junto a mi padre en la batalla,
renovar la historia de Judith
Odabella juró al Señor.

FORESTO
¡Dios! ¡Qué escucho!

ODABELLA
¡Mira, ésta es la espada del monstruo!
¡El Señor así lo ha querido!

FORESTO
Odabella, a tus pies me postro...

ODABELLA
¡A mis brazos! 
¡Mi valor se acrecienta!

FORESTO, ODABELLA
¡Oh, el abrazo me llena
de alegría inmensa, infinita!
¡En este gozoso instante 
se pierde el curso del dolor!
¡Ah! Aquí se funden en una sola
la vida de dos míseros...
Nos revive, nos consuela,
una esperanza, un único voto.

Escena Tercera

(Tienda de Atila. Sobre el suelo,
cubierto por una piel de tigre 
duerme Uldino. Al fondo, a través 
de una cortina medio elevada,
podemos ver a Atila presa del sueño
sobre un lecho oriental bastante bajo,
y cubierto igualmente por una piel 
de tigre)

ATILA
(se despierta aterrorizado)
¡Uldino! ¡Uldino!

ULDINO
¡Rey mío!

ATILA
¿No lo has visto?

ULDINO
¿El qué?

ATILA
¿No lo has escuchado?

ULDINO
¿Yo?... Nada.

ATILA
Era un ser feroz.
Hasta aquí llegó, me habló... 
¡su voz parecía 
el viento en una caverna!

ULDINO
¡Oh, rey, todo está silencioso!... 
Sólo se escuchan los pasos 
de la guardia vigilante.

ATILA
¡Fiel mío, escucha!

Mientras mi alma se extasiaba
ante la contemplación de Roma...
se me apareció un viejo inmenso
que me cogió por los cabellos...
Mis sentidos se nublaron,
mi mano quedó petrificada 
sobre la empuñadura de mi espada...
Él me sonrió y me dijo:
"Sólo puedes hacer sufrir
a los mortales. Así pues ¡detente!
¡Aquí te está cerrado el paso,
pues este es suelo de dioses!"
Aún resuenan en mí tales palabras 
sombrías, fatales,
y el alma en el pecho de Atila
se hiela de terror.

ULDINO
¡Qué horror! ¿Y qué piensas hacer?

ATILA
(rehaciéndose)
¡Ahora ya están libres mis sentidos!
Siento vergüenza de mi miedo.
Llama a los druidas... a los jefes.
¡Más rápido que el viento, 
maldita Roma, volaré hacia ti!

(Uldino sale.)

Escena Cuarta

¡En aquellos lugares 
te estaré esperando, espectro!
¿Quién podrá nunca 
prohibírselo a Atila?
¡Verás si allí 
puedes aterrorizarme,
si al fin el mundo 
tendrá un vengador!

Escena Quinta

(Entran en escena Uldino, 
druidas, jefes y reyes.)

CORO
¡Habla, ordena!

ATILA
¡Que mis audaces tropas salgan 
al sonido de la trompa guerrera!
¡Wotan les llama a la gloria!
¡Marchemos ya!

CORO
¡Gloria a Wotan!
A la llamada de la sangre,
pronto sus fieles acudirán.

(Las trompas suenan alrededor; l
pero se oye de improviso la siguiente
melodía religiosa)

VOCES LEJANAS
¡Ven, acoge nuestros pensamientos
oh, espíritu creador!

ATILA
¿Qué sucede?

VOCES LEJANAS
Desde tu frente 
haz llover el tesoro de vida.

ATILA
¡Ése no es el sonido
de mis trompas! ¡Abrid ahí!

Escena Sexta

(El campamento de Atila. Desde la 
colina del fondo avanza en procesión,
precedida por el papa León y seis
ancianos, una fila de vírgenes y
muchachos con vestidos blancos. La
escena se llena de tropas de Atila.
Entre la multitud aparecen Foresto,
con la visera calada, y Odabella.)

ATTILA, CORO
Chi viene?

VERGINI, FANCIULLI
(sempre avanzandosi)
I guasti sensi illumina,
Spirane amor in sen.
L'oste debella e spandasi
Di pace il bel seren.

ATTILA 
(commovendosi a poco a poco)
Uldino! è quello il bieco
Fantasma!... 
Il vo' sfidar... 
Chi mi trattiene?

LEONE
Di flagellar l'incarco
Contro i mortal'hai sol.
T'arretra!... Or chiuso è il varco;
Questo de' numi è il suol!

ATTILA
Gran Dio! Le note stesse
Che la tremenda vision m'impresse.

(Egli leva la testa al cielo sopraffatto
da subito terrore. Tutti restano sorpresi
e smarriti)

(fra sè)

No!... non è sogno ch'or l'alma invade!
Son due giganti che investon l'etra...
Fiamme son gli occhi, fiamme le spade...
Le ardenti punte giungono a me.
Spiriti, fermate.
Qui l'uom s'arretra;
Dinanzi ai numi prostrasi il re!

ULDINO, CORO
(fra sè)
Sordo ai lamenti pur de' fratelli,
Vago di sangue, di pugne solo,
La flebil voce di pochi imbelli
Qual nuovo senso suscita in me?
Qual possa è questa! Prostrato al suolo
La prima volta degli Unni il re!

LEONE, ODABELLA, 
FORESTO, VERGINI
Oh, dell'Eterno mira virtute!
Da un pastorello vinto è Golía,
Da umil fanciulla l'uomo ha salute.
Da gente ignota sparsa è la fè...
Dinanzi a turba devota e pia
Ora degli empi s'arretra il re!
ATILA, CORO
¿Quién viene?

VÍRGENES, MUCHACHOS
(siempre acercándose)
Ilumina a los que sufren,
inspíranos amor en el corazón.
Despierta a la horda 
y dale el bien sereno de la paz.

ATILA
(conmoviéndose un poco)
¡Uldino! 
¡Aquel es el malvado fantasma!... 
Voy a desafiarle... 
¿Cómo te atreves, audaz?

LEÓN
"Sólo puedes hacer sufrir
a los mortales. Así pues ¡detente!
¡Aquí te está cerrado el paso,
pues este es suelo de dioses!"

ATILA
¡Gran Dios, las mismas palabras
que la visión me dijo!

(mira al cielo sobrecogido de súbito
terror. Todos quedan sorprendidos y
atemorizados)

(para sí)

¡No!... ¡nos es un sueño 
lo que ahora invade mi alma!
Son dos gigantes que el cielo protege.
Llamas en sus ojos, en sus espadas...
Las ardientes puntas llegan hasta mí.
Espíritus, ¡deteneos!.
¡Ante los dioses se postra el rey!

ULDINO, CORO
(para sí)
Sordo a los lamentos de los guerreros,
ávidos de sangre, de combates...
¿Qué está ocurriendo?
¿Qué poder es éste? 
¡Por primera vez el rey de los hunos
postrado en el suelo!

LEÓN, ODABELLA, 
FORESTO, VÍRGENES
¡Mirad los milagros del Eterno!
Por un pastorcillo fue vencido Goliat.
Una muchacha salvó a la humanidad.
Hombres humildes esparcen la fe...
¡Y ahora ante los devotos 
se detiene el rey de los impíos!

Acto II