ATTO PRIMO
(Gran piazza di Granata. In fondo a sinistra porta
dellacittà con ponte levatoio, ed in prospetto il
famoso tempio di Abderamo. Tre gradinate di
marmo
bianco conducono all'Alhambra, palazzo
di delizia del
re de'Mori, che si vede a sinistra)
Scena Prima
(All'alzar del sipario si vede il popolo
diviso in vari gruppi in atto di desolazione)
CORO Ah!
patria un di sì forte!... Ah!
luoghi un dì felici!... Ah!
vi darà la sorte in
preda dei nemici or
che depresso geme il
vostro difensor.
Contro la possa ispana, che
d'ogni parte inonda,
ardir, o forza è vana; né
v'ha chi omai ci asconda al
turbine che freme, che
c'empie di terror! Oh,
Abenamet... ah, patria! Che
più a sperar ci resta!...
Scena Seconda
(Almuzir dall'Alhambra seguito
da guardie zegre, e detti)
ALMUZIR
Vili!... Che intendo!... Qual
mestizia è questa?
D'argini, e mura intorno è
ben cinta Granata, e in sua difesa
vegliano i prodi.
Abenamet non merta guidarli al campo.
All'amor mio rubelle per
Zoraida avampando osò l'indegno del
suo monarca provocar lo sdegno.
Pieghi la fronte audace al
mio voler sovrano; ma
se a frenar capace non
è un affetto insano,
l'acciar già pende: ei vittima
dell'ira mia cadrà.
CORO
(sommessamente a parte) Ah,
eroe tradito e misero! Ah
eccesso d'empietà!
ALMUZIR
Crudo amor, che mi dividi Fra
l'affetto, ed il furor, deh!
ti placa... alfin m'arridi...
pace, pace, o crudo amor. Ma
inesorabile A
miei lamenti
Pietà non sentidel mio penar. Me
solo, ahi! barbaro, vuoi
far languire, solo
Zoraida non
sai ferire, sol
quella perfida non
sai domar.
(Para sí) Se
quell'empia o cieco Dìo
disprezzarmi ancor vorrà.
Tremi, tremi... L'amor mio in
furor si cangerà.
CORO
(a parte come sopra) Ov'è
mai l'onor natio!... Cara
patria, ah, che sarà!
(il coro mesto si allontana)
Scena Terza
(Alj, Guardie e detto)
ALMUZIR Alj,
che fa Zoraida! E ancor ricusa i
miei voti appagar?
ALJ De'
suoi lamenti
assorda l'acre, e di calmarla invano Ines
tentò l'ispana schiava. Ah! sire
l'acquisto di quel core a te contende il
solo Abenamet, e finché vive
l'abencerago altero...
ALMUZIR
(con ferocia) No:
molto ancora ei non vivrà, lo spero.
ALJ Ma
t'è d'uopo indugiar. Troppo sicuro lo
fa l'amor del volgo, e periglioso
esser potrebbe al tuo novello regno.
ALMUZIR Ah,
che io son giunto a segno da
sprezzar tutto; e la mia fiamma in seno più
ritegno non soffre…
ALJ
Pensa...
ALMUZIR
Ebbene
l'unico mezzo io voglio di
scampo offrirgli... Ah!
ch'io lo vegga... Ah, tremi, se a
voti miei non cede: se
della data fede non
discioglie Zoraida, e ad altro suolo non
volge il piè. Vanne, t'affretta.
ALJ Io
volo.
(parte in fretta, ed Almuzir entra nell'Alhambra)
Scena Quarta
(Interno del palazzo detto l'Alhambra. Magnifiche
colonne d'alabastro ne sostengono le volte, e l'oro
risplende da per tutto. Coro di schiavi, indi Zoraida
ed Ines con varie schiave)
CORO
Vieni, ah vieni, o del sole più bella, deh,
ti mostra, o d'amor vago raggio: di
nostr'alme ricevi l'omaggio
chiama in viso il sorriso dei cor. Per
te tutto qui ride, e s'abbella, qui
si adorna di nuovo splendor.
ZORAIDA Ah!
di speme un raggio amico Nel
mio seno invan s'accende. Fra
l'orror di rie vicende
segua l'alma a palpitar.
Oggetto amabile che tanto adoro In
duol sì barbaro te solo imploro sol
per te misero sospira il cor. Tu
le mie lagrime puoi solo tergere, tu
mi puoi rendere la pace al cor.
Tacete. Un breve istante sola
io bramo restar.
(al coro che parte)
Ancor gran parte
de'mali miei t'è ignota!... In questi luoghi tu
sei straniera, e pochi giri il sole fra
noi ti scorse in schiavitude avvolta.
INES Deh,
ti spiega... mi narra...
ZORAIDA
Ebben, m'ascolta.
Nella mia prima etade un pari affetto al
giovanetto Abenamet mi seppe unir
soavemente:
quella fiamma innocente
crebbe cogli anni, e l'approvò mio padre
grato all'eroe, che in libertà l'ha tratto.
Prigionier degl'Ispani il suo riscatto
chiedeva indarno il re Mulei; ma innante vola
a Gonzalvo Abenamet: se stesso
offre in cambio del padre, e sue catene, con
raro esempio di spezzare ottiene.
INES Ah,
sì: di ciò suonò la fama. Io stessa so
che il gran duce se lo strinse al petto,
sdegnò l'offerte, e gli promise affetto.
ZORAIDA Una
si bella prova
chiedea mercé: le nostre destre unite
esser doveano, condottier supremo
Abenamet fu scelto;
quando l'empio Almuzir, che un cieco ardore per
me nutria, distrusse la
nostra sperne, ed usurpando il soglio del
buon Mulei, trasse alla tomba, ahi crudo! Il
padre mio, che per crudel ferita
precedendo il suo re, lasciò la vita.
INES Oh,
che mi narri!
ZORAIDA
Abenamet depresso fu
da Almuzir. Di non vederlo il cenno
m'impose, il sai.
INES Qual
empietà! Ma
parmi... a sì
è desso, che vien.
(osservando)
ZORAIDA Oh
Dio!… si fugga.
Orribile, funesta m'è
la presenza sua.
(incamminandosi)
Scena Quinta
(Almuzir e dette. Ad un
suo cenno Ines partirà)
ALMUZIR
(con impeto)
Donna, t'arresta.
(affetta calma)
Tanto odioso ti son? Non
io condanno il
tuo rigor: sai quanto è a
me fatal, pur de' miei danni ad onta
mentre d'amor deliro la
fede tua, la tua costanza ammiro.
ZORAIDA
(fiera) Se
del tuo cor son questi i
sensi, o Almuzir; se non mentisce il
labbro tuo; se giungo
elogi a meritar; perché non cessi dal
tormentarmi?
ALMUZIR
Ingrata! E fino a quando
l'odio tuo durerà?
ZORAIDA
(con impeto)
Chiedilo al cielo. io
dirtelo non so.
Chiedilo a quella
furia crudel, che per coprir di lutto
questo misero suol, d'amor le faci
volle accenderti in sen.
Chiedilo…
ALMUZIR
(interrompendola con furore) Ah!
taci a rispettarmi impara: sai
che qui regno in soglio, che
a me la sorte avara de'
doni suoi non è.
Trema: quel folle orgoglio, è
inutile con me.
ZORAIDA Sai
che non sogno un trono, che
son d'un altro amante, che
tua nemica io sono, che
il cor tremar non sa.
Quest'anima costante
sprezzarti ognor saprà.
ALMUZIR Ma
sai che t'amo?
ZORAIDA
Invano.
ALMUZIR E il
mio rival...
ZORAIDA
L'adoro.
ALMUZIR
(Fra sè) E di
furor non muoro? Oh,
mia fatalità!
Vorrei punir l'altera,
essere vorrei tiranno; ma
l'ire mie non sanno per
lei le vie del cor.
ZORAIDA
(Fra sè) Ah,
che pietà non spero dal
mio destin tiranno, è
sempre, oh Dio! più fiero
m'opprime il mio dolor.
ALMUZIR
Zoraida, ah, placati...
Alfin t'arrendi; il
soglio ascendi,
regna con me.
ZORAIDA Ah,
vanne... ah, lasciami
orror mi fai: non
mi vedrai
mancar di fé.
ALMUZIR, ZORAIDA Che
abisso funesto
d'angoscia è mai questo!
M'opprime l'amore.
M'uccide il (furore/dolore).
ALMUZIR
Ingrata, sei nata per
farmi penar.
ZORAIDA
Spietato, sei nato per
farmi penar.
(Partono per lati opposti.)
Scena Sesta
(Delizioso giardino attiguo all'abitazione
di Abenamet diviso in vari viali. Guerrieri
abenceraghi, che si avanzano da un viale,
cercando Abenamet, che poi profondamente
oppresso si presenta dal fondo)
CORO
Dov'è, dov'è quel forte? Su
la cui spada orribile la
morte sta? Dov'è?
Tremendo, ed infallibile è il
colpo di sua mano. Se
pugna con l'ispano la
patria vincerà! Ei
vien... gemente... pallido...
misero!... fa pietà!
Guerrier, chi sei ricordati:
rammenta i tuoi trofei.
Piangere, no, non dèi: il
ciel si cangerà.
ABENAMET No:
non si cangia mai quando tiranno ha
giurato il destino che
un desolato cor manchi d'affanno.
Zoraida, anima mia, mia sola speme, mio
contento, mia vita, chi
da questo mio cor, chi t'ha rapita? Un
barbaro, un ingrato… ed io non corro, io
non volo a svenarlo? Ho cor che basta, per
farlo palpitar... ma che deliri! che
sogni, Abenamet?... Misero io sono;
quasi schiavo qui vivo, ed egli è in trono. Era
mia... mi amò... l'amai.
Giurò fede, e fé giurai. Oh!
momento di contento! Oh!
piacer ch'egual non ha!
(delirando) Se
Zoraida sarà mia Non
invidio un scettro, un soglio;
quella man, quel core io voglio, sola
mia felicità! Ma
che sogno... un empio... un perfido
sventurato oh Dio! mi fa.
(si abbandona sopra un sasso)
CORO Ei
delira... geme... palpita più
conforto in sen non ha.
ABENAMET Che
mi giovò l'alloro, le
palme, ed i trofei, se
il caro mio tesoro
perder dovea così? Ah!
fulminate, o Dei,
l'empio, che la rapì.
Dov'è l'amato bene? Chi
mai lo rende a me? Di
tante, e tante pene
capace il cor non è.
CORO Che
regga a tante pene
possibile non è.
ABENAMET
Lasciatemi, partite, Abenceraghi.
L'aver di me pietà sarà delitto se
lo scopre Almuzir. E’
dei tiranni il barbaro tenore
punir gli affetti, che non hanno in core.
(Il coro esce per parti opposte.)
Scena Settima
(Almanzor e detto)
ALMANZOR
Abenamet...
ABENAMET Fido
Almanzor...
ALMANZOR Deh,
amico se
libertà ti calefuggi.
ABENAMET Che
dici mai!lo fuggir?
ALMANZOR Si
lo chiede la
tua salvezza, il comun bene: è al colmo lo
sdegno d'Almuzir, perché ricusa
Zoraida la sua destra...
ABENAMET Oh
gioia!...
ALMANZOR
Incolpa del
rifiuto te sol, e il crudo cenno di
guidarti all'Alhambragià fu dato ad Alj
ABENAMET
(con trasporto) Fia
vero? Oh, cara
parte di questo cor. Dunque vederti
potrò ancora una volta?...
ALMANZOR Oh
Dio!... Che parli? Deh!
fuggi per pietà... L'unico è questo
mezzo a salvarti, a migliorar tua sorte.
ABENAMET
T'inganni: altro ve n'ha.
ALMANZOR Qual
mai?
ABENAMET La
morte.
ALMANZOR
Morte! Oh Dio!...
ABENAMET Che!
a tal nome
Trema un abencerago?
ALMANZOR Ah,
come... comepensar tu puoi...
ABENAMET La
mia crudel sciagura è
giunta a tale estremo,
ch'ora la vita è il maggior mal, ch'io temo.
ALMANZOR
Pur...
ABENAMET
(osservando) Ma
che veggio! In
queste soglie ardito osa
un zegri aborrito il
piè inoltrar?
Scena ottava
(Alj e detti)
ALJ
Perdona se
il regio cenno ad eseguire astretto...
ABENAMET So
che vuoi dir: ti seguo.
Amico, addio.
(Alj parte)
ALMANZOR
Dammi l'estremo amplesso.
ABENAMET E
che tu pensi... io
son tranquillo. Non temer. Disprezzo
della sorte il tenor. Con fermo ciglio
Abenamet incontra ogni periglio.
(parte)
ALMANZOR
Sopra lui veglierò! Forse l'incauto
s'affretta alla sua morte; ma
divider con lui saprò la sorte.
(parte)
Scena Nona
(Interno dell'Alambra come prima.
Almuzir, guardie zegre, indi Alj,
poi Abenamet)
ALMUZIR Sì
quell'empio rivale
s'involerà dagli occhi miei. Zoraida si
cangerà: lo spero! Il mio disegno è
sublime, e sicuro lo
compirò. Parla; eseguisti?
ALJ Il
cennoei s'affretta a obbedir.
ALMUZIR Qual
t'è sembrato?
ALJ
Fiero, ed ingombro da crudele ambascia.
ALMUZIR Oh
gioia!
ALJ Ecco
ch'ei vien.
ALMUZIR
Secco mi lascia.
(Alj parte.)
ABENAMET Al
tuo cospetto odiatoa che mi chiami?
ALMUZIR Onde
alla mia clemenzaadito aprirti...
ABENAMET Un
nuovo inganno forse
l'empio tuo cor raggira?
Parla, che vuoi?
ALMUZIR Che
poni un freno all'ira. Odi:
le andate cose
rammentar non è tempo. Il mal presente ti
giovi riparar. Se la tua sorte, se
il comun ben ti cale, io
t'offro il mezzo a stabilirli.
ABENAMET E
quale?
ALMUZIR Dei
mio favor adorno
ricolmo di splendor, l'affrico lido mio
ministro ti vegga... in brevi istanti tu
partirai; ma in pria
(gli dà un foglio)
questo foglio soscrivi, e i diritti tuoi di
Zoraida sul cor mi cedi...
ABENAMET
Arresta.
Intesi assai... La
mia risposta è questa.
(lacera il foglio)
Tanto propormi ardisci?
Tanto t'acceca amore? Qual
diritto hai su quel core onde
rapirlo a me?
ALMUZIR Del
mio voler supremo
giammai ragione io rendo:
pensa, che or or tremendo
scoppia il furor di un re.
ABENAMET
Saprò sfidarlo...
ALMUZIR
Incauto!...
(freme)
ABENAMET Non
so tremar...
ALMUZIR
Rammenta...
ABENAMET
(minacciando)
Tiranno! Il ciel paventa...
ALMUZIR
Folle!... Si sveni...
(alle guardie) Olà?
Scena Decima
(Entra precipitosamente Zoraida, e
corre a far scudoad Abenamet col
proprio petto esclamando)
ZORAIDA
Ferma... il crudel consiglio, deh,
cangia. Oh Dio!... sospendi... La
tua barbarie ammendi
quest'atto di pietà.
ALMUZIR Che
chiedi?
VOCI DI DENTRO
All'armi, all'armi.
Abenamet ci guidi...
ALMUZIR Che
sento mai?
ABENAMET, ZORAIDA Quai
gridi?
ABENAMET, ZORAIDA, ALMUZIR
(Fra sè) Come
mi gli batte il cor.
Scena Undicesima
(Alj frettoloso e detti)
ALJ
Signor, l'ispan terribile...piomba su noi.
ALMUZIR Che
ascolto?
ALJ
(piano ad Almuzir)
(Freme d'intorno il popolo; che
Abenamet gli è tolto,
niega pugnar l'esercito s'ei
non lo guida ancor.)
(Breve sospensione. Almuzir resta colpito,
Zoraida,ed Abenamet sembrano godere
di una lieve speranza. Alj attende gli ordini
del re.)
ALMUZIR Ah
mie furie! Oh avverso fato! Che
farò? Qual fiero evento!
Voglio oprare, e poi mi pento...
ALJ, ALMUZIR, ABENAMET, ZORAIDA
M'ange l'ira, ed il timor!
ABENAMET, ZORAIDA In
qual mai ci unisce il fato
ficro punto, e rio cimento! Con
angoscia di spavento, idol
mio, ti stringo al cor.
ALJ Che
risolve! Ha il sen turbato. Che
mai pensa in tal momento. Di
consiglio, e d'ardimento or
lo priva il suo terror.
ALMUZIR
(Fra sè) Sì
decisi.
(dopo un istante di riflessione
colpito da un pensiero)
ABENAMET, ZORAIDA
(Fr asè) Oh
Dio! che pena!
ALMUZIR
Vanne tosto: m'intendesti
(Alj parte dopo aver ricevuto
un ordine in segreto.)
donna, alfin ti rasserena nel
mio sen lo sdegno arresti.
ZORAIDA Che
mai sento!… e il ver dicesti?
ALMUZIR Sì,
depongo il mio furor. Ma
un tal prezzo è la tua mano che
al valor solo si addice.
Ch'ei combatta, e al fiero ispano
prema alfin la possa ultrice;
ch'egli salvi patria, e soglio, e
tua man gli sia mercé!
ABENAMET Ah,
invincibile mi rendi.
ZORAIDA
(Fra sè) Qual
terrore io provo in me!
ALMUZIR
(dandogli lo stendardo)
Primier duce io qui t'eleggo:
ecco, omai la sacra insegna, che
confido al tuo valor.
(Almuzir osserva Abenamet con finta
bontà. Aljritorna portando un ricco
stendardo sul quale èdipinto un granato) La
sua perdita, lo sai
costa vita...
ABENAMET Mi
vedrai
ritornar col sacro pegno de'
nemici vincitor.
(Abenamet ebro di gioia prende lo
stendardo ecorre da Zoraida, che tenta
nascondere la sua tristezza e timore.
Essa si stacca dal fianco una ricca
sciarpa, e la porge ad Abenamet dicendo:)
ZORAIDA
Vanne a combattere, vola
al cimento, di
me ricordati
qualche momento, è
ognor Zoraida
t'invocherà.
ALMUZIR, ALI
(Fra sè)
Mentre l'incauto vola
al cimento, sarà
la vittima di
un tradimento:
l'insegna perdere
tua/sua man dovrà.
ABENAMET Vado
a combattere, volo
al cimento,
cara, sovvengati del
bel momento, che
al cor più tenero ti
renderà.
(Almuzir, Abenamet ed Alj partono con
le guardie, Zoraida peraltra parte.)
Scena Dodicesima
(Ines, indi Almanzor. S'odono i
segnali delle trombe di guerra in lontano)
INES No,
non m'inganna il cor; questo, si questo è
quel segno funesto che
i forti all'armi invita. Ah, veder parmi il
lampeggiar dell'armi, il
correr de' destrieri; udir mi sembra con
fremito indistinto
gl'inni, e i sospir dei vincitor del vinto.
Perché peno? E per chi? L'empia fortuna
congiura a danni miei: che
pavento, che spero, io non saprei. Cede
l'ibero, e della patria sorte
agghiaccio sul destino; e se dei Mori
vacillerà il valore; e cade in campo il
prode Abenamet pugnando, spento, di
Zoraida che fia? Morir mi sento. Del
destin la tirannia no,
più fulmini non ha.
Desolata l'alma mia Cosa
speri ancor non sa.
L'incertezza dell'affanno più
tiranno fa il tormento, per
me barbaro è il cimento sia
qualunque il vincitor. Ad
un fato sì spietato più
non regge in petto il cor.
(nel partire incontra Almanzor)
ALMANZOR E
Zoraida dov'è?
INES
Vieni dal campo?
ALMANZOR Dal
campo io riedo.
INES E
rechi?
ALMANZOR Le
vittorie, e i trofei.
INES Ma
il vincitore?
ALMANZOR É
Abenamet. Come leon ferito si
scagliò fra le schiere. Al fianco suo
pugnò la morte. Egli mietea col brando;
atterriva coi sguardi! Fra
un turbine di dardi
immoto guerreggiò. Lo stuol nemico
sconfitto alfin gli rivolgea le spalle; dei
cadaveri suoi piena è la valle.
INES Ei
riede?
ALMANZOR
Sull'istante. E me qui a volo a
Zoraida inviò. Guidami a lei.
Saran cari a quel core i suoi trofei.
(partono)
Scena Tredicesima
(Piazza de' leoni. Soldati con
trofei militari tolti ai spagnoli
marciando, indi Zoraida.
CORO Inni
al forte guerriero invincibile, a
cui innanzi volò lo spavento.
Mosse in campo l'ibero terribile; ma
l'orgoglio fu polvere al vento. Come
nembo di scempio foriero, più
veloce di lampo, e pensiero,
improvviso, fremente piombò. Inni
al forte, che venne, e trionfò.
ZORAIDA Sarà
ver?... Non è un inganno? Non
è un sogno del mio core? Ah!
sarebbe amor tiranno in
deludermi così. Voi
vedete ch'io deliro
intendete il mio sospiro? Il
mio bene... rispondete:
vincitor ritorna?
CORO Sì. Fu
leon, che su gli armenti
infrenabile si getta;
atti, e passi, sguardi, e accenti
respiravano vendetta. Il
suo brando parve un fulmine, che
l'ibero alfin domò!
ZORAIDA Ah!
tacete... intendo... intendo. Egli
vinse?... Qual contento! Ei
ritorna?... Ah! sì... comprendo; di
piacer mancar mi sento... ma
perché, perché non viene.
Tanti affanni, tante pene,
tante smanie a consolar?
Scena Quattordicesima
(Ines, Almanzor con seguito di
schiavi ed Almuzircon guardie
da un lato, dall'altro Abenamet e detti)
ABENAMET Sei
mia, son tuo!... che
gioia! Sì:
vincitor son'io.
Piacere, eguale al mio chi
mai potea sognar?
ZORAIDA
idolo mio!
ALMUZIR
M'abbraccia.
(con finto giubbilo abbracciandolo) Tu
mi salvasti il trono:appien contento or sono.
(da sé marcato) Che
pena il simular!
Istante beato deh!
vola, t'affretta. Lo
stral preparato Tu
vibra, o vendetta. Mia
sposa è Zoraida.
ZORAIDA, ABENAMET
(fra loro con contento)
Istante beato deh! vola, t'affretta. Ho
troppo penato, mia
speme diletta. La
fida Zoraida
(tua/mia) sempre sarà!
ALMUZIR Ma
il sacro vessillo, quel
pegno d'onore, con
te vincitore
perché non tornò?
ABENAMET
Dall'impeto ostile
salvai la bandiera dei
nostri una schiera
l'accolse, e spiegò. Fra
pochi momenti Qua
giunge...
Scena Ultima
(Alj frettoloso e detti)
ALJ Tu
menti.
ZORAIDA Che
ascolto?
ABENAMET Che
dici?
ALJ
Gl'ispani nemici su i
nostri piombarono con
rapido assalto
l'insegna involarono. Già
sventola in alto in
man dell'ibero, che
altero ne va.
TUTTI Ah
colpo fatale!
ch'eguale non ha!
ABENAMET, ZORAIDA
(fra loro)
(Son/Sei) tradito. Io
fremo io palpito
brilla l'empio alla mia pena.
Freddo orror di vena in vena
ABENAMET, ALMUZIR, ALJ
INES, ZORAIDA, ALMANZOR
Scende l'anima a gelar.
ALMUZIR, ALI
(ciascuno da sé marcato assai) Io
trionfo. Ei
freme, ei palpita
brilla il core alla sua pena per
la gioia in petto appena può
quest'alma respirar.
INES, ALMANZOR É
tradito.
Freme, palpita.
Brilla l'empio alla sua pena.
Freddo orror di vena, in vena
scende l'anima a gelar.
ALMUZIR
Incatenate il perfido
(i soldati eseguiscono)
dell'onta nostra autore, e
poi sul traditore la
legge parlerà.
ZORAIDA
Signor... signor, sospendi...
(in ginocchio ad Almuzir)
pietà delle mie pene...
togliermi il caro bene è
troppa crudeltà.
ABENAMET Non
t'abbassare al vile
cagion de' nostri affanni; al
core dei tiranni è
ignota la pietà.
ALMUZIR
Pompa d'orgoglio ostenti?
ABENAMET Non
treman gl'innocenti.
(generoso)
Zoraida è mia: ti sfido.
ZORAIDA
(con espressione di tenerezza e risoluzione) Si,
sempre tua sarò.
ALMUZIR No:
più soffrir non so.
(con eccesso di sdegno) Dal
suo fianco lei strappate, in
prigion lui trascinate.
Tremi ogn'empio. Son chi sono.
(ad Ines ed Almanzor che
vogliono prostrarsi) Chi
mì parla di perdono, chi
mi parla di pietà, m'è
nemico, e al piede mio,
fulminato resterà.
ZORAIDA, ABENAMET AhI
per sempre... sempre addio. Ma a
te fido il cor sarà.
(dividendosi)
ALMUZIR, ALJ Quei
sospir, quei tronchi accenti,
quanta gioia al cor mi danno, già
vedendo il loro affanno
m'incomincio a vendicar. Sono
inutili i lamenti, vi
dovete separar.
ZORAIDA, ABENAMET
(fra loro) La
mia fè se tu rammenti
riderai di quel tiranno.
(ciascuno da sé) Io
mi scordo d'ogni affanno, gelo
solo al tuo'penar.
V'affrettate, oh Dei clementi,
tanti pianti a vendicar.
INES, ALMANZOR, CORI Chi
non piange a quei lamenti ha
nel petto un cor tiranno ride
il crudo al loro affanno; par
ch'esulti a quel penar. Ma
v'è in ciel chi gl'innocenti poi
s'affretta a vendicar.
(Almuzir strappa Zoraida dal fianco
di Abenamet,e la trascina seco, mentre
Abenamet va fra i soldati.)
ATTO SECONDO
Scena Prima
(Interno del palazzo dell'Alhambra.
Almanzor, Abenceraghi, indi Alj)
CORO, ALMANZOR Fior
d'ogni bella,
ch'hai vaga l'anima più
della stella
nunzia del dì,
pietà Zoraida per
quell'invitto, che
ti ferì. Non
ha delitto fuor
che l'amarti; ma
nel mirarti chi
reo non è? La
colpa è in te.
Cangia il cor d'Almuzirre sdegnato,
spezza i ceppi del duce sovrano...
ALJ
(entrando con amara ironia) Alme
sacre a viltà piangete invano. Si
vi tradì la sorte.
Zoraida è al re consorte. La
femmina incostante
l'amante abbandonò.
CORO
Stelle! qual colpo! ahi misero!
ALJ Dal
tempio ove giurò... ad
Almuzir fè stabile
Zoraida già tornò.
(da sé con gioia feroce)
Furia mia, che nel petto profondo già
tant'anni fremendo frenai, or
contenta esultare potrai; più
rival la mia gloria non ha. La
fortuna volubile alfine. nel
sentier dei trofei l'abbandona, la
corona che aveva sul crine la
mia chioma ad ornar passerà.
ALMANZOR, CORO Ma
l'eroe che la patria ha salvata, il
guerrier nostro duce?
ALJ
Morrà.
(Fra sè) Di
quel sangue alla vista bramata
l'alma mia di piacer brillerà.
ALMANZOR, CORO Sei
contenta, fortuna spietata? Che
sperar? Se quel duce cadrà?
ALJ
(Fra sè)
Tremate, Abenceraghi. Il vostro orgoglio è
quella quercia altera, che
si famosa un giorno
spandea le frondi, e i larghi rami intorno, ma
crollò sul terreno per
un colpo di vento, e le
và sopra ad insultar l'armento.
Partite, e il ciglio basso, ed
il passo smarrito
dica, che il regno vostro oggi è finito.
(parte)
ALMANZOR E
Zoraida... Zoraida a questo segno
tradisce il caro amante?
Scena Seconda
(Ines e detti)
INES
Zoraida generosa per
salvare l'amante all'empio è sposa.
ALMANZOR
Ines! che narri mai?
INES
Pregò, piangea la
sventurata donna. Già
il colpo inevitabile pendea
sovra l'idolo suo; l'empio tiranno
sposa la volle; a questo patto solo
d'Abenamet la vita a lei giurava.
ALMANZOR Ma
il giuro serberà?
INES Fra
pochi istanti del
guerriero cadranno le ritorte.
ALMANZOR Per
quel povero cor meglio era morte.
(partono)
Scena Terza
(Carcere sotterraneo debolmente illuminato
da una lampada sospesa in alto.
Abenamet
incatenato seduto sopra un sasso, indi Almuzir
con abito da soldato preceduto daun soldato
zegro; dipoi sei zegri con faci)
ABENAMET
Questo dunque è il mio brando? Il
mio vessillo! Vil
pesante catena,
gelido sasso, ignoti alla
luce del giorno antri funesti,
premi dovuti al valor mio son questi?
Traditori!... A chi parlo? In queste oscure
taciturne di morte ombre profonde,
sola, al mio lamentar l'eco risponde. Ma
mi tolgan la vita non
mi tolgan Zoraida. Ella frattanto per
me si scioglie in pianto. In
pianto!… Ah! Forse…forse disperata cede
alla sorte, e sposa a quel crudele Ma
qual cupo, e indistinto
repentino fragor!... Stridon le porte
finito ho di penar. Ora
è di morte.
ALMUZIR
Abenamet, ascolta.
ABENAMET Che
pretendi,
venal soldato d'un tiranno! Taci,
vibra il tuo ferro, e tronca le mie pene.
ALMUZIR Anzi
io vengo a spezzar le tue catene.
(il soldato toglie le catene ad Abenamet) Non
brami libertà?
ABENAMET Sì
la sospiro; ma
sospetto è il suo dono.
Orgoglioso fra i ceppi ancora sono. A
viltà non son'uso; se
dono è d'Almuzir, io lo ricuso.
ALMUZIR
(Fra sè)
Superbo!
(Forte) No:
t'inganni.
Edono di Zoraida.
ABENAMET
(sorpreso) Di
Zoraida,
tanto ella può?
ALMUZIR
Sovrana
regna su queste sponde.
ABENAMET
(Fra sè) Io
gelo.
ALMUZIR
Sposa è d'Almuzir.
ABENAMET Che
parli tu?
ALMUZIR
(risoluto con energia) Sì;
sposa... Già
nel tempio giurò; ma generosa dal
regnante consorte
implorò di spezzar le tue ritorte. Il
pietoso Almuzir che a torto insulti...
ABENAMET Non
mi parlar di lui... Segui.
ALMUZIR
Zoraida ti
torna in libertà; ma corri, fuggi, di
Zoraida son queste le parole: non
ti trovi in Granata il nuovo sole.
ABENAMET
Zoraida a me
spergiura! Ah! no: quel core non
conosce viltà. M'ama fedele,
m'amerà nella tomba.
ALMUZIR Ah!
delle donne tu non
conosci il cor.
ABENAMET Quel
di Zoraida lo
conosco, e mi basta. Va,
non ti credo.
ALMUZIR In
pegno di
quanto dissi, la sua gemma or vedi.
(mostra l'anello di Zoraida)
ABENAMET Va:
non ti credo ancor.
ALMUZIR A me
lo credi.
(batte le mani, entrano sei zegri, con
faci accese,si apre l'abito, e si svela) Là
nel tempio, innanzi al nume mi
giurò costanza, e amore; e in
compenso del suo cuore la
tua vita domandò.
ABENAMET
Sventurato! Oh, come sogna Alle
femmine chi crede! Dove
mai trovar più fede se
Zoraida m'ingannò.
ALMUZIR
Freme incerto!
ABENAMET Che
risolvo!
ALMUZIR
Insidioso è il dono mio.
ABENAMET
Senza dirle: ingrata! Addio!
ALMUZIR
Trema incauto.
ABENAMET Che
farò?
(Fra sè)
Fingerò: finger conviene. Le
mie vesti mentirò. La
cagion di tante pene
cercherò,... ritroverò e a
suoi piedi poi morrò.
(ciascuno da sé inarcato assai)
ALMUZIR
(Fra sè)
Fingerò, finger conviene.
Tutto a lui mi fiderò. Ma
se fé non mi mantiene
veglierò... Lo scoprirò, e
mia vittima l'avrò.
(Ad Abenamet)
Che
risolvi?
ABENAMET Al
fato io cedo.
ALMUZIR
Parti?
ABENAMET
Parto.
ALMUZIR
(Fra sè) Non
ti credo.
(Ad Abenamet)
Tutto scorda.
(con finta preghiera)
ABENAMET
Tutto oblìo.
(con finta generosità)
ALMUZIR Un
amplesso.
ABENAMET
(Fra sè)
Indegno!
(abbracciandolo)
ALMUZIR, ABENAMET
Addio.
(Fra sè)
L'ira mia più fren non ha ma
fra poco esulterà.
ABENAMET Più
dell'usato rapidi
momenti, Oh Dio! volate
Furie, da quella perfida i
passi miei guidate.
Voglio chiamarla... barbara...
infida... e poi spirar.
ALMUZIR Più
dell'usato rapidi
momenti, oh Dio! volate
Furie, a quell'alma perfida
consigli rei spirate. Tace
sospeso il fulmine ma
lo saprò sfrenar.
(partono)
Scena Quarta
(Boschetti di aranci, di mirti, di olivi, disposti
in guisa,che svelano in lontana prospettiva i
palazzi, e imonumenti architettonici di Granata.
Dall'alto d'una rocca si precipita una caduta
d'acqua,
che poi si perdenei boschetti. Da un
lato una pianta di
rose, che è vicina ad appassire:
e sotto un sedile d'erba.
Notte con luna. Zoraida
e Ines)
ZORAIDA
Lasciami: invan pretendi col
tuo pianto cangiarmi.
Rispetta il mio dolor. Sola
qui voglio gemere in libertà.
INES Ma
guarda... mira
tutto è deserto il bosco;
alta, e profonda cade
l'ombra notturna.
ZORAIDA
Ombra, e silenzio son
cari a questo cor. Lasciami: io voglio fra
le dolci memorie del
mio tenero amor, la volta estrema qui
sospirar. Un aborrito nodo sai
che m'aspetta intanto, e
perderò la libertà del pianto.
INES Ma
pensa...
ZORAIDA E tu
vorresti
togliere a un cor trafitto
questo conforto estremo!
Parti, mi lascia: io te l'impongo.
INES Io
tremo.
(parte)
ZORAIDA
(dopo qualche momento di silenzio)
Questo, sì questo è il bosco ove sovente fra
il tacito notturno amico orrore io
sospirai d'amore...
comme tutto cangiò!
Sospiro, e piango; ma
disperato duol l'alma m'agghiaccia. Ove
guardo, s'affaccia
qualche cara memoria. Là
piangere la intesi:
qui... qui amor mi giurò. Fu
sotto questi già
fioriti, e ridenti
vaghi rami di rose, che
ai nostri giuramenti eco rispose, ah!
dolci a un core amante,
fresche odorose piante,
quelle di pria non siete: e
forse al mio dolor, meste piangete,
rose, che un dì spiegaste sì
vivido colore,
simbolo dell'amore
emblema della fé.
Perché la viva porpora oggi
più in voi non è?
All'ombra vostra
dilette piante,
giurai, giuravami il
caro amante, e un
casto zeffiro placido, placido, facea le tremule fronde agitar...
quasi volessero
d'amor parlar.
Rose, su i vostri rami
all'alba mattutina la
rugiadosa brina
pioveva amico il ciel. E vi
nutriva il limpido
tributo del ruscel. Già
da quest'alma
sparve ogni incanto o
rose, bagnavi solo
il mio pianto. Voi
siete languide
pallide, pallide!
Quanto v'invidio
pronte a mancar;
invano io misera
vorrei spirar.
(nell'eccesso della disperazione
si abbandona sul sedile)
Scena Quinta
(Abenamet in abito da schiavo con pugnale al
fiancoe sciabola a la cintura seguito da Alj,
tacitamente,si avanza guardingo e sospettoso
osservando quae là)
ABENAMET La
ritrovai... spergiura! Ad ogni sguardo. In
queste spoglie m'involai.
ALJ
(Fra sè)
T'inganni. Io ti scopersi, e basta.
(si cela fra gli alberi, ed osserva)
ZORAIDA Udir
mi pareincerto calpestìo! Uno
schiavo!... Abenamet sei tu!
ABENAMET
Son'io.
ZORAIDA Sei
tu?... Che vuoi?... Che cerchi?
ABENAMET
Anche il vedermi è sì
grave al tuo cor! Solo un istante
perfida! Tu mi vedi. Ti
rendo il dono tuo, spiro ai tuoi piedi.
(cava il pugnale per ferirsi, Zoraida glielo
strappamettendo un grido,- indi se lo
pone alla cintura)
ZORAIDA
Barbaro! A questo segnoinsulti i mali miei?
ABENAMET Ma
d'un altro non sei?
ZORAIDA Ma
non vivi per me?
ABENAMET Dono
funesto se
il perderti n'è il prezzo.
ZORAIDA In
altra guisasalvarti non potea!
ABENAMET
M'era più dolce se a
morte rea mi condannava il fato.
ZORAIDA Mi
rimproveri ancor!
ABENAMET
Sentimi.
ZORAIDA
Ingrato!
ABENAMET
Vieni, fuggi con me. Sia questo il segno che
fida tu mi sei, che non t'abbaglia la
speranza d'un trono.
(prendendola per mano)
ZORAIDA Che
mi chiedi crudel! D'un altro io sono.
(Alj fa cenno di meditata vendetta e parte.)
ABENAMET Amor
ti fece mia.
ZORAIDA
Dover d'amante per
involarti a morte mi
fe' d'un altro.
ABENAMET E
vuoi!
ZORAIDA
Obbedire all'onor.
ABENAMET
Dunque!
ZORAIDA Se
m'ami va,
t'invola, ti salva; il sai, qui tutto
freddo sospetto ispira; e il bosco istesso fra
gli antri, fra le fronde... Ah!
trema... ah fuggi, un delator nasconde.
ABENAMET Ma
lasciami morir.
(vuol riprendere il ferro)
ZORAIDA
Vivi: lo voglio, e
sia l'ultima questa non
inutil preghiera che
Zoraida ti fa.
ABENAMET
Vivere!... E forse non m'ami più!
ZORAIDA Sai
che nel tempio…
ABENAMET Ma
il tuo cor!
ZORAIDA
Parti.
ABENAMET Ah
no. Se tu non parti, se
il tuo cor non mi sveli, se
non dici che m'ami, e
ch'io parta, e ch'io viva
invan tu brami.
ZORAIDA
T'amo sì, t'amai costante,
t'amerò nell'urna ancora.
Senza amarti un solo istante
l'alma mia viver non sa.
ABENAMET
Dunque m'ami? Oh, caro accento, che
rapisce, ed innamora! Il
destin più non pavento, più
la morte orror non ha.
ZORAIDA
(con dolce impero)
Vivi: il voglio.
ABENAMET Ah!
no: mio bene.
Perché vivere alle pene!
ZORAIDA
Vivi...
ABENAMET Ah!
no: tu sai...
ZORAIDA
(con tenerezza)
Crudele! A
Zoraida il puoi negar!
Scena Sesta
(Almuzir fremendo da lontano, si è avanzato a
poco a poco osservando le tenerezze di Zoraida e
del rivale)
ABENAMET E mi
lasci!
ALMUZIR
(Fra sè) Il
rivale?
ZORAIDA Ah!
pensa!
ALMUZIR
(Fra sè) Oh
rabbia!
ABENAMET
Ascolta. Non
fuggir.
ZORAIDA Che
vuoi!
ABENAMET Se
m'ami, ah,
mia vita, un'altra volta me
lo torna a replicar.
ALMUZIR
Perfidi!
ZORAIDA
Ahimè!
ABENAMET Qual
vista!
(snuda il ferro)
ALMUZIR Fia
breve il vostro riso; che
il fulmine improvviso
empi! su voi piombò.
Mori.
(s'avventa ad Abenamet colla spada)
ZORAIDA
(frapponendosi, e gridando prima
ad Almuzir,poi ad Abenamet)
T'arresta.
Salvati.
ALMUZIR
Invan lo speri.
ZORAIDA
Vedi!
(cava il ferro tolto ad Abenamet) se
un cenno dai...
ALMUZIR, ABENAMET
Zoraida?
ZORAIDA Ti
cado esangue ai piedi.
(a Abenamet)
Fuggi.
(a Almuzir) Tu
taci; io vittima del tuo furor sarò.
ALMUZIR, ABENAMET E
dovrò?
ZORAIDA
(ad Almuzir)
Tacer.
(poi ad Abenamet)
Fuggire.
ABENAMET Né
potrò morirti al lato!
ZORAIDA
M'abbandona in braccio al Fato.
(con risolutezza) Così
voglio.
ABENAMET É
crudeltà.
ALMUZIR
(da sé concentrato)
Fuggi pur; tu fuggi invano
l'ira mia più non ha freno,
negl'abissi all'ombre in seno
l'ira mia ti troverà.
ABENAMET
Ch'io ti lasci! Oh Dio! che affanno!
Combattuto è il core in seno. Ah!
proteggi, o cielo, almeno la
sua bella fedeltà.
ZORAIDA
(ad Abenamet) Va,
t'involi: oh! qual cimento!
(ad Almuzir)
Ferirai, questo è il mio seno. Io
morrò, ma lieta almeno se
il mio ben si salverà.
(Zoraida viene trascinata da Almuzir da
una parte,mentre Abenamet esce dall'altra)
Scena Settima
(Ines sola dal fondo del boschetto)
INES Che
vidi! che ascoltai! dunque Zoraida
vittima disperata d'un
generoso amor dell'empio in preda
misera resterà! Sorda al suo pianto la
natura sarà! Sorte crudele, con
un'alma fedele tu
sfoghi il tuo rigore! Ah!
se il barbaro amore
rende questa mercede a un cor pietoso;
tremar dovranno i rei. Ah!
il maggior dei tiranni, amor tu sei.
(parte)
Scena Ottava
(Interno dell'Alhambra come nell'Atto Primo.
Alj solo, indi coro di zegri, che precede Zoraida,
poi Almuzir)
ALJ Mi
sorride fortuna; a miei disegni mi
si spiana la via. Fuggi, sì fuggi
superbo Abenamet. L'ira gelosa d'un
possente rivale per
seguirti avrà l'ale. E se t'involi al
giurato furor, fra queste mura tu
più non porti il piè. Tu pur cadrai,
orgogliosa Zoraida! Eri d'inciampo ai
passi miei. Sul core del
possente Almuzir regnar vogl'io. E
voglio solo il regno.
Valgan per ottenerlo arte, ed ingegno.
CORO
Tetro dì. Dì feral, sepolcral duro
ciel, ciel crudel, fè spuntar.
Infedel la beltà si trovò.
Perirà. Lei salvar chi mai può?
Viene il re. Tutto amor più non è. Gli
arde il sen di furor, di velen. Chi
giurò poi mancò. Morirà.
S'ecclissò, s'involò la pietà.
ALMUZIR
Donna rea! Piangi invano.
(trascinandola per mano)
ZORAIDA Io!
no: non piango. Non
piange l'innocenza.
ALMUZIR Osi
vantarla
mentre fra l'ombra scura
coll'odiato rivale
forse ad ordir contro di me congiura. Io
stesso ti rinvenni; e udiva io stesso come
l'adori ancor? Spergiura! Trema! Ad
Ali ti consegno. I vecchi padri
decideran di te.
(ad Alj) Tu
che vedesti nel
solitario bosco i torti miei, va:
tu la guida: accusator tu sei.
ZORAIDA
Innocente son'io. Salvai l'amante; che
mi resta a temer?
ALMUZIR
Perfida! ed osi
insultarmi? T'inganni. Un solo istante ti
serbai fede. Non la merti. Il ferro ti
tolsi; viva io ti volea, che infame ti
si convien la morte. I miei guerrieri in
traccia di quel vile
affrettarono il piè.
(con amara ironia) Va,
me la invola,
orror mi fa; fra poco nel
popolo dell'ombre il
tuo ben rivedrai e
indivisa da lui sospirerai.
(parte Zoraida con Alj, e soldati) Così
bella! E la perdo!... E io stesso... io stesso la
condanna ne affretto! E
soffrirlo potrò! Potrò tranquillo la
sua morte mirar? Io che per lei
avrei dato la vita?
Zoraida! ah! l'amo ancor! Crudel cimento
povero cor, diviso in sen ti sento.
Amarla tanto! e perderla!
Vederla in braccio a morte, e a
cruda morte orribile, e il
cor mi reggerà? Mi
renderà più forte il
mio tradito onore.
Tacer dovrà l'amore,
vendetta parlerà.
CORO
(piano fra loro) Un
resto ancor di affetto
pianger per lei lo fa.
ALMUZIR Non
so risolvere, non
so che bramo: odio
la perfida
l'odio! no, l'amo. Né
sa quest'anima
scordar l'immagine di
quella tenera cara
beltà.
CORO Ti
tradì, ti mancò la crudele,
l'infedele non merta pietà.
ALMUZIR Sì:
vendetta, di rabbia, di sdegno
arde, avvampa, si strazia quest'alma. Ne'
miei lacci cadrà quell'indegno, la
spergiura morire dovrà.
Finché vivon quell'alme spietate più
la calma quest'alma non ha.
(partono tutti.)
Scena Nona
(Gran piazza di Granata: in mezzo steccato,
dietrocui gradinate. Da una parte trono per
Almuzir. In fondo gran palco sul quale un rogo
d'accendersi, con un ministro portante una face
accesa. In lontano porta della città con ponte
levatoio praticabile. Alj con sentenza in mano,
Almuzir va in trono intanto che si canta il seguente)
CORO Nel
fior degl'anni tuoi, o
raggio di beltà,
dunque la morte a noi, oggi
t'involerà? Oh
ciel, se l'alma ha candida, come
dal ciglio appar.
(Sorte Zoraida sostenuta
da Ines, Almuzir e seguito)
Desta, solleva un vindice.
L'affretta a trionfar.
ALJ I
padri della patria udir le accuse, e la
sentenza pronunziar.
ALMUZIR
S'ascolti!
ALI
(legge)
Zoraida è rea. Nel
real bosco l'empia col
vile Abenamet sola fu vista
aggirarsi fra l'ombre, e
immemor, che il suo core era
già d'Almuzir, parlar d'amore!
ALMUZIR
Perfida, che rispondi?
ZORAIDA
Innocente son'io!
ALJ Solo
rimane il
giudizio dell'armi, e se nessuno per
lei combatterà, quando dall'alto
della vicina torre il vigil bronzo
nunzierà l'ora quarta, per
Zoraida sarà l'ora funesta, ella morrà!
ZORAIDA Poco
a soffrir mi resta.
ALI
Ecco, il mio brando snudo,
accusator di lei nel campo io scendo, chi
difender la vuole; io qui l'attendo!
(silenzio universale)
ZORAIDA
Tutto è silenzio, e tutto
tacendo, orribilmente mi
condanna a morir. Ebben, si mora!
Bello è il morir con l'innocenza in petto, gli
altri temon la morte, ed io l'aspetto.
Ines, diletta amica, il cener mio
bagna di qualche lagrima pietosa;
sfronda alla tomba mia, sfronda una rosa,
ricordati di me... Sì lo protesto alla
terra, ed al cielo, e
chi muore non mente, sì
tradita son'io: moro innocente!
(La campana suona le quattro.
Movimento universale. Si accende
il rogo. Zoraida vi s'incammina,
abbraccia Ines, e dice)
ZORAIDA
Addio... per sempre addio.
(Di dentro suono di tromba.)
TUTTI Qual
suon! Chi viene?
(Si cala il ponte levatoio, e comparisce
Abenamet vestito alla moresca con
visiera calata,e si presenta avanti al
trono di Almuzir)
ALMUZIR
Parla, guerrier: chi sei, che
muto ti presenti al trono mio?
ABENAMET
Dell'innocenza il difensor son'io d'un
anima innocente odo
i sospiri, e volo: ah!
chi pietà non sente il
cuore in sen non ha.
L'accusator mendace
scenda, se l'osa, in campo; di
questa spada al lampo
forse tremar dovrà.
ALMUZIR
S'apra, olà, lo steccato.
ABENAMET Io
gitto il guanto.
(getta il guanto)
L'accusatore io sfido.
ALJ
(raccoglie il guanto) Ed
io nel campo d'un
'empia accusator,
lieto discendo.
ZORAIDA
Cielo! Del mio campion dà forza al braccio;
pugna per l'innocenza.
ABENAMET
All'armi.
ALJ
(Fra sè) Qual
gelo ho in cor!
(Forte)
All'armi.
ABENAMET Di
trionfar già parmi.
(dopo breve combattimento
Alj resta ferito, e disarmato)
Cedi: sei vinto.
ALJ Ah!
ferma.
ALMUZIR
(Fra sè) Oh,
rio destino!
ABENAMET Se
non sveli ogni trama, io
qui t'uccido.
ALMUZIR Che
mai dirà?
ALJ
Innocentisono Zoraida, e Abenamet.
ALMUZIR
(Fra ss) Ah,
rabbia!
ABENAMET
Segui, segui, o ti sveno.
ALJ
Ebben, protesto a
Granata, ed al mondo, che
fu tradito Abenamet; che il sacro
stendardo della patria al campo ispano
recai per cenno d'Almuzir.
ALMUZIR Ah!
invanoci cerca fé.
(Alj è condotto via ferito.)
ZORAIDA
Tiranno! Finalmente il
ver si palesò; sono innocente; ma
il fido Abenamet, l'idolo mio,
dov'è? Dov'è? Crudele,
svelalo all'amor mio.
ALMUZIR Già
cadde estinto lo
raggiunsero i miei.
ABENAMET
Perfido!
ZORAIDA Ah,
colpa! Ah,
scellerato! Ah, mostro!
CORO
Mora, mora.
(Il Popolo si affolla al trono di Almuzir.)
ABENAMET
Fermate: egli è il re vostro. Non
vogliate in tal giorno d'un
delitto macchiarvi. Io, sì, dovrei per
mia giusta vendetta
trabalzarlo dal trono, ma
l'ira non ascolto, e gli perdono.
CORO
Mora: è reo; ci tolse il forte, che
per noi cangiò la sorte;
Mora; è reo.
ABENAMET
Figli: tacete. No:
ragion non avete di
snudar contro lui la spada ultrice, s'io
che vittima fui del suo furore la
voce di vendetta or non intendo.
Popolo! Ei viva... ei
regni... io lo difendo.
(Sorpresa generale nel momento che
Abenamet alzando la visiera si svela.
Almuzir scende dal trono. Zoraida
nell'eccesso della gioia corre ad abbracciarlo)
Quando un alma generosa d'un
guerrier sfavilla in petto, la
vendetta è un basso affetto, e
più dolce è il perdonar.
Pensa sol, sedendo in trono, che
per me torni a regnar.
(abbraccia Almuzir, che resta confuso)
CORO, INES, ALMUZIR
Quell'amplesso, quel perdono... arte
è nuova di trionfar.
ZORAIDA Tu
sei vivo! Lieta io sono. Non
mi resta che bramar.
ABENAMET
Bella Zoraida. Ti salvo, e moro.
Tanto tesoro non è per me. Cara
non piangere, d'un altro sei; gli
affetti miei son sacri a te.
ALMUZIR
Tardo rimorso ammendi il
mio rigor tiranno.
Calma il tuo lungo affanno.
Zoraida è tua. Lo voglio. Essa
è tua sposa.
(unisce la destra di Zoraida
con quella di Abenamet)
CORO, INES, ALJ Oh,
grande! Or
degno sei del soglio.
ZORAIDA, ABENAMET Ah,
mia felicità!
ABENAMET Da
un eccesso di tormento il
passare a tal contento, di
piacer soave è un'estasi, che
spiegare non si sa. Poi
vicino al caro bene
scorderò palpiti, e pene;
t'amerò, tu m'amerai; sarò
tuo, tu mia sarai;
tanti pianti come un sogno
l'alma mia rammenterà.
CORO
Dissipato è il nero turbine
torna in ciel serenità.
All'eccesso della gioia
l'alma reggere non sa.

|
ACTO PRIMERO (Plaza en
Granada. Al fondo a la izquierda, la
puerta de la ciudad con
puente levadizo y la
mezquita de Abderramán.
Una escalera de
mármol conducen a la Alhambra, el
magnífico
palacio del sultán granadino)
Escena Primera (Al alzarse el telón, la muchedumbre,
desolada,
está dividida en varios grupos) CORO ¡Ah, patria, un día
tan fuerte!... ¡Ah, hace mucho que
fuiste feliz!... ¡Ah! ¿Te entregará
el destino en manos de tus
enemigos ahora que tu
defensor gime deprimido? Contra el poder
cristiano que avanza por
doquier, la osadía o la
fuerza es vana. ¡No hay quien nos
proteja del torbellino que
nos estremece y nos llena de
terror! ¡Oh, Abenamet!...
¡Ah, patria! ¿Qué más podemos
esperar?... Escena Segunda (Almuzir sale de
la Alhambra seguido por guardias Zegríes
y los antedichos) ALMUZIR ¡Viles!... ¡Qué
oigo!... ¿Qué tristeza es
esta? Granada está bien
protegida por altos muros y fosos. Y valientes
guerreros vigilan las defensas. Su jefe, Abenamet, no cree necesario
guiarlos al campo de batalla. Ante mi amor
ferviente por Zoraida, se atrevió a
provocar la indignación del
monarca. ¡Que incline su
frente audaz ante mi voluntad
soberana! Pero si no es capaz de contener un
afecto insano, la espada caerá
sobre él y víctima de mi ira
será. CORO (en voz baja) ¡Ah, héroe
traicionado y desdichado! ¡Ah, cuánta
impiedad! ALMUZIR Amor cruel, que me
divides entre el afecto y el
furor, ¡Ah, apacíguate!...
Sonríeme al fin... ¡Paz, paz, oh cruel
amor! Pero inexorable ante mis lamentos no sientes piedad de
mi dolor. Sólo a mí, ¡ay!
cruel amor, quieres hacerme
languidecer; sólo a Zoraida no puedes herir con
tus flechas, sólo a esa pérfida no puedes dominar. (Para sí) Si esa impía, ¡oh,
ciegos dioses! todavía quiere
despreciarme, que tiemble,
tiemble... Pues mi amor se
convertirá en furor. CORO (Apartado, como
antes) ¿Dónde está el honor
del país?... Patria querida, ¡ay,
qué será de ti! (el coro se
retira tristemente) Escena Tercera (Alí, guardias y
Almuzir) ALMUZIR Alí, ¿qué hace
Zoraida? ¿Todavía rehúsa
cumplir mis deseos? ALÍ Con sus lamentos
atruena este lugar, y en vano intentó
calmarla la esclava española,
Inés. ¡Ah, señor, la
conquista de su corazón sólo te la disputa
Abenamet, y mientras viva ese
altanero Abencerraje... ALMUZIR (con ferocidad) ¡No: él no vivirá
mucho más tiempo! ALÍ Pero es necesario
esperar un poco. El amor del pueblo
lo protege y eso podría ser
peligroso para tu reino. ALMUZIR ¡Ah, ya no me
importa nada; y la pasión que
anida en mi pecho no soporta más
dilaciones... ALÍ Piensa... ALMUZIR Está bien... Le ofreceré un trato como única forma de
salir de esta situación... ¡Ah, ve a buscarlo! ¡Que tiemble, si no
cede a mis deseos! Si no desiste de su
amor por Zoraida, si no cambia de
actitud y se marcha… ¡Vete, date prisa! ALÍ ¡Corro! (se va rápido y
entra Almuzir) Escena Cuarta (Interior de la
Alhambra. Magníficas columnas de
alabastro sostienen las bóvedas y el oro
brilla por doquier. Zoraida e Inés
con varios esclavos) CORO ¡Ven, ven, oh mujer
más bella que el sol! ¡Ah, muéstrate,
precioso rayo de amor! Recibe el homenaje
de nuestras almas. Lleva a tu rostro la
sonrisa de los corazones. Para ti todo aquí
sonríe y se embellece, aquí todo se adorna
con renovado esplendor. ZORAIDA ¡Ah, un rayo amigo
de esperanza en mi pecho se
enciende en vano! Entre crueles
vicisitudes, sigue mi alma
angustiada. Adorable ser a quien
tanto adoro, en medio de un dolor
tan cruel sólo a ti te imploro, sólo por ti suspira
mi desdichado mi corazón. Sólo tú puedes
enjugar mis lágrimas y restaurar la paz
en mi corazón. ¡Callad! Deseo quedarme a
solas... (el coro se
retira; a Inés) ¡Aún desconoces gran parte de mis
males!... Eres una extranjera,
una esclava que hace poco que
estás entre nosotros. INÉS Vamos, explícate...
cuéntame... ZORAIDA Pues bien,
escúchame. En mi temprana edad un afecto me unió al
joven Abenamet: Aquella llama
inocente creció con los años y mi padre aprobó,
agradecido, al héroe que le dio
la libertad. Mi padre, prisionero de los cristianos, su rescate exigían al rey Mulay Hasan, pero entonces, Gonzalvo Abenamet se ofreció él mismo en su lugar. De esa manera logró romper sus cadenas. INÉS ¡Ah, sí, esa noticia
corrió de boca en boca! El Gran Duque lo
abrazó contra su pecho, desdeñó el
ofrecimiento y le juró su afecto. ZORAIDA Una prueba tan
hermosa merecía una
recompensa. Debíamos casarnos y
Abenamet sería designado como general en jefe
de los ejércitos. Pero entonces, el
malvado Almuzir, que alimentaba un
ciego amor por mí, destrozó nuestras
esperanzas, usurpando el trono
del buen Mulay. Mi padre, herido
cruelmente en lo más íntimo, ¡ay! bajó a la
tumba. INÉS ¡Oh, qué me dices! ZORAIDA Abenamet fue
destituido por Almuzir y me prohibió volver
a verlo. Ahora ya lo sabes
todo. INÉS ¡Qué impiedad! Pero me parece
que... ¡él mismo es quien
viene por allí!... (observando) ZORAIDA ¡Oh, Dios!...
¡Huyamos! Horrible y funesta es su presencia para
mí. (intenta irse) Escena Quinta (Almuzir y las
anteriores. A una señal de él,
Inés se marcha) ALMUZIR (con ímpetu) ¡Mujer, detente! (mostrando calma) ¿Te soy tan odioso?
No condeno tu rigor, pero aunque bien
sabes lo fatal que es para
mí tu desprecio, a pesar de todo te
adoro y admiro tu
constancia. ZORAIDA (enojada) Si esos son los
sentimientos de tu corazón, ¡oh, Almuzir! si tus
labios no mienten; si vengo para
recibir tus alabanzas; ¿por qué no dejas de atormentarme? ALMUZIR ¡Ingrata! ¿Cuánto durará tu
odio? ZORAIDA (con ímpetu) ¡Pregúntaselo al
cielo! Yo no sé decírtelo.
Pregúntaselo a esa
furia cruel que para cubrir de
luto esta tierra, quiso encender en tu
pecho la antorcha del
amor. Pregúntaselo... ALMUZIR (interrumpiéndola
furioso) ¡Ah, calla! Aprende a
respetarme. Sabes que soy tu
soberano y no estoy
acostumbrado a que la suerte me
de la espalda. ¡Tiembla, tu orgullo
es inútil! ZORAIDA Sabes que no sueño
con un trono, que pertenezco a
otro amante, que soy tu enemiga, que mi corazón no
sabe lo que es el miedo y que mi alma
constante siempre sabrá
despreciarte. ALMUZIR Pero ¡yo te amo! ZORAIDA ¡Es en vano! ALMUZIR ¿Y mi rival?... ZORAIDA ¡Lo adoro! ALMUZIR (Para sí) ¿Y no muero de
furia? ¡Oh, qué fatalidad! Me gustaría castigar
a esta altiva mujer, me gustaría ser un
tirano; pero mi ira no
conoce el camino para
llegar a su corazón. ZORAIDA (Para sí) ¡Ah, no espero
piedad de mi destino fatal! Y cada vez con más
furia, ¡oh, Dios! el dolor oprime mi
corazón. ALMUZIR ¡Zoraida, ah,
cálmate!... Ríndete finalmente y asciende al
trono... ¡Reina conmigo! ZORAIDA ¡Ah, vete... ah,
déjame! Me horrorizas. No me verás traicionar mi
fidelidad. ALMUZIR, ZORAIDA ¿Qué abismo fatal de angustia es éste? El amor me oprime. La furia/el dolor me
mata. ALMUZIR ¡Ingrata, naciste para hacerme
sufrir! ZORAIDA ¡Despiadado, naciste para hacerme
sufrir! (Se van por lados
opuestos). Escena Sexta (Precioso jardín
adyacente a la casa de Abenamet dividido
por varias sendas. Guerreros
Abencerrajes, que avanzan por una senda, buscando a
Abenamet, quien luego aparece, por el
fondo, profundamente oprimido) CORO ¿Dónde está, dónde
está el valiente en cuya espada reina
la muerte? ¿Dónde está? Tremendo e infalible es el golpe de su
mano. ¡Si lucha contra los
cristianos la patria triunfará! Allí viene...
compungido... pálido... ¡Desdichado!... ¡Da
lástima! Guerrero valeroso: ¡recuerda tus
triunfos! ¿Lloras? No, no
debes llorar pues la fortuna
cambiará. ABENAMET No, nunca cambia
cuando el tirano ha jurado que el
corazón desolado fallezca de
angustia. Zoraida, alma mía,
mi única esperanza, mi alegría, mi vida, ¿quién, quién te ha
apartado de mí corazón? Un cruel, un
ingrato... ¿Y no corro, no
vuelo para matarlo? ¿Acaso tengo el
corazón sólo para hacerlo latir?... ¡Deliro! ¿Qué
sueñas, Abenamet?... ¡Desdichado! Yo, casi soy un
esclavo... ¡y él está en el trono! Ella era mía... me
amaba... yo la amaba. Me juró fidelidad y
yo se la juré. ¡Oh, momento de
felicidad! ¡Oh placer sin
igual! (delirando) Si Zoraida es mía, no envidio un cetro,
ni un trono; sólo deseo su mano,
su corazón. ¡Ella es mi única
felicidad! Pero estoy
soñando... un impío... un malvado ¡oh,
Dios! me hace ser desventurado. (se abandona
sobre una piedra) CORO Está delirando...
gime... palpita... no encuentra
consuelo para sus penas. ABENAMET ¿De qué me sirvieron
los laureles, las palmas y los
trofeos, si debía perder mi querido tesoro? ¡Ah, fulmina, ¡oh,
Dios! al impío que me la
arrebató! ¿Dónde está mi bien
amada? ¿Quién me la
devuelve? Mi corazón no es
capaz de soportar tantas
penas. CORO No es posible
soportar tantas angustias. ABENAMET ¡Dejadme,
Abencerrajes! Tener piedad de mí
será un delito si Almuzir se
entera. Los tiranos castigan
las virtudes que ellos no poseen. (El coro sale por
lados opuestos.) Escena Séptima (Almanzor y el
antedicho) ALMANZOR Abenamet... ABENAMET Fiel Almanzor... ALMANZOR ¡Oh, amigo, si tu libertad aún
te importa, huye! ABENAMET ¡Qué dices! ¿Huir
yo? ALMANZOR Lo requiere tu salvación y el
bien común. La indignación de
Almuzir está en su apogeo, pues Zoraida rechaza
su mano... ABENAMET ¡Oh, qué alegría!... ALMANZOR A ti te culpa de esa
negativa, y la cruel orden de
guiarte a la Alhambra ya se la ha
impartido a Alí. ABENAMET (con arrebato) ¿Es verdad? ¡Oh, mi corazón
renace! ¿Podré verte una vez
más?... ALMANZOR ¡Oh, Dios!... ¿De
qué estás hablando? ¡Vamos, huye por
piedad!... Es el único medio de
salvarte... ABENAMET Te engañas...:¡hay
otro! ALMANZOR ¿Cuál? ABENAMET La muerte. ALMANZOR ¿La muerte? ¡Oh,
Dios!... ABENAMET ¿Acaso ante esa
palabra tiembla un
Abencerraje? ALMANZOR ¡Ah, cómo... cómo
puedes pensar eso!... ABENAMET Mi cruel situación ha llegado a tal
extremo, que vivir es el
mayor de los tormentos. ALMANZOR Entonces... ABENAMET (observando) Pero... ¡qué veo!
¿Por la puerta
osadamente se atreve a entrar un aborrecido Zegrí? Escena Octava (Alí y los
anteriores) ALÍ Perdóname si la orden real
vengo a cumplir... ABENAMET Sé a lo que
vienes...: te sigo. ¡Adiós amigo! (Alí se va) ALMANZOR Dame un último
abrazo. ABENAMET Sé lo que piensas... Pero estoy
tranquilo, no te preocupes. Desprecio el
destino. adverso. Con firme mirada
Abenamet sabrá afrontar todos
los peligros. (se marcha) ALMANZOR Yo velaré por él.
Quizás el incauto se
dirige a la muerte; pero con él sabré
compartir el destino. (sale) Escena Novena (Interior de la
Alambra como antes. Almuzir, guardias
Zegríes, después Alí, luego Abenamet) ALMUZIR Sí, no volveremos a
ver a ese impío rival. Zoraida cambiará...
¡eso espero! Mi plan es sublime y
ciertamente lo cumpliré. ¿Hablaste con él?...
ALÍ Él se apresura a
cumplir tu orden. ALMUZIR ¿Qué te pareció? ALÍ Orgulloso y agobiado
por una cruel angustia. ALMUZIR ¡Oh, qué alegría! ALÍ ¡Ahí viene! ALMUZIR Déjame sólo con él. (Alí se va.) ABENAMET ¿Me has llamado a tu
odiada presencia? ALMUZIR Para poder otorgarte
mi clemencia... ABENAMET ¿Acaso, un nuevo
engaño planea tu corazón?
Habla, ¿qué quieres? ALMUZIR ¡Refrena tu ira! No es el momento de
recordar el pasado. El presente te
ayudará a superarlo. Si tu destino y el
de tus camaradas te importa, te ofrezco la forma
de que podáis alcanzar paz y prosperidad.. ABENAMET ¿Y cómo? ALMUZIR Mi generosidad te
envía hacia tierras
africanas, como embajador. Hoy mismo partirás
hacia allí, pero primero... (le extiende un
papel) Firma este contrato
por el que me cedes tus derechos sobre
el corazón de Zoraida... ABENAMET ¡Detente! ¿He entendido
bien?... Mi respuesta es
esta. (desgarra el
papel) ¿Te atreves a
proponerme esto? ¿Tanto te ciega el
amor? ¿Qué derecho tienes
sobre ese corazón para querer
arrebatármelo? ALMUZIR Nunca doy razones de mi voluntad suprema. Piensa que ahora
mismo terrible puede
estallar la furia real. ABENAMET Sabré desafiarla... ALMUZIR ¡Insensato!... (brama) ABENAMET ¡No sé lo que es el
miedo!... ALMUZIR Recuerda... ABENAMET (amenazante) ¡Tirano! Teme al
cielo... ALMUZIR ¡Loco!... Vas a
morir... (a los guardias) ¿Aquí? Escena Décima (Zoraida entra
precipitadamente y corre a
proteger con su pecho a Abenamet,
exclamando) ZORAIDA ¡Detente!... ¡Ah,
cambia la cruel orden! ¡Oh, Dios!...
¡Suspéndela!... Enmienda tu barbarie con un acto de
piedad. ALMUZIR ¿Qué estas pidiendo? VOCES FUERA DE
ESCENA ¡A las armas, a las
armas! ¡Abenamet,
condúcenos!... ALMUZIR ¿Qué estoy oyendo? ABENAMET, ZORAIDA ¿Qué son esos
gritos? ABENAMET,
ZORAIDA, ALMUZIR (Para sí) ¡Cómo late mi / su
corazón! Escena Undécima (Alí entra
presuroso) ALÍ ¡Señor, los
terribles cristianos... nos atacan! ALMUZIR ¡Qué escucho! ALÍ (en voz baja, a
Almuzir) El pueblo está
revuelto... Saben que Abenamet
ha sido destituido y las tropas se
niegan a combatir si él no las
conduce. (Breve pausa.
Almuzir queda paralizado, Zoraida y
Abenamet parecen percibir un poco de
esperanza. Ali aguarda las órdenes del rey.) ALMUZIR ¡Ah, qué furia! ¡Oh,
destino adverso! ¿Qué debo hacer?
¡Qué contratiempo! ¿Cómo actuar sin
arrepentirme?... ALÍ, ALMUZIR,
ABENAMET, ZORAIDA ¡La ira y el temor
me enfurecen! ABENAMET, ZORAIDA ¡El destino nos pone
a prueba con semejante
situación! Con espantosa
angustia, ídolo mío, te abrazo contra mi
corazón. ALÍ ¿Qué decidirá? Se
encuentra turbado. ¿En qué piensa en
este momento? Su terror ahora lo
priva de raciocinio y
valor. ALMUZIR (Para sí) Sí, lo decidí. (después de un
momento de reflexión asaltado por una
idea repentina) ABENAMET, ZORAIDA (Para sí) ¡Oh Dios, qué
angustia! ALMUZIR Vete ya mismo: ¿me
entendiste? (Alí parte
después de recibir una orden
secreta). Mujer, finalmente
tranquilízate, en mi pecho la
indignación se frena. ZORAIDA ¡Qué escucho!... ¿Lo
dices en serio? ALMUZIR Sí, depongo mi
furor. El precio será tu
mano que sólo se
entregará al valor. Que él combata y
reprima a los feroces
cristianos; si salve a la
patria… ¡El trono y tu mano
serán su recompensa! ABENAMET ¡Ah, me vuelves
invencible! ZORAIDA (Para sí) ¡Qué terror
experimento! ALMUZIR (entregándole un
estandarte) Te nombro jefe
supremo. Toma esta insignia
sagrada, la confío a tu
valor. (Almuzir observa
a Abenamet con fingida bondad. Alí
vuelve con un rico estandarte en el que está
pintado un granado) Si lo pierdes, bien
lo sabes, te costará la
vida... ABENAMET Me verás regresar con esta prenda
sagrada vencedor de nuestros
enemigos. (Abenamet ebrio
de alegría toma el estandarte y
corre hacia Zoraida que intenta disimular
su tristeza y su miedo. Zoraida entrega a
Abenamet u rico pañuelo bordado en oro) ZORAIDA Ve a combatir y enfrenta el
peligro. Recuerda que Zoraida rezará por ti en todo momento.. ALMUZIR, ALI (Para sí) Mientras el incauto vuela al peligro, será víctima de una traición. La insignia de sus manos
perderá. ABENAMET ¡Corro al combate, vuelo al peligro! Querida, piensa en el hermoso
momento, en que el más tierno
de los corazones se te entregará. (Almuzir,
Abenamet y Alí se van con los guardias, Zoraida
sale por el otro lado). Escena Duodécima (Inés, luego
Almanzor. Se escuchan cuernos de guerra
a la distancia) INÉS No, mi corazón no me
engaña. Esa es la señal
fatal que invita a los valientes a
tomar las armas. ¡Ah, me parece ver
el destello de las espadas, y el galope de los
corceles! Ya creo oír las
plegarias fervorosas y los suspiros de
vencedores y vencidos. ¿Por qué peno? ¿Y
por quién? La mala suerte
conspira contra mí. Lo que temo, lo que
espero, no lo sabría decir. Si vencen los
musulmanes, temo por el destino
de mi patria; pero si el valor de
los moros flaquea y el valiente
Abenamet cae muerto peleando en el campo
de batalla, ¿qué sería de
Zoraida? Me sentiría morir, pues a mi desolada
alma ya no le quedarían
esperanzas. La incertidumbre de
la angustia hace más cruel el
tormento. Para mí, tremenda es
la prueba, pues sea cual sea el
vencedor, un destino tan
despiadado mi corazón no lo
podrá soportar. (al salir se
encuentra con Almanzor) ALMANZOR ¿Dónde está Zoraida? INÉS ¿Vienes del campo de
batalla? ALMANZOR Del campo vuelvo. INÉS ¿Y traes? ALMANZOR ¡Victorias y
trofeos! INÉS ¿Pero, el vencedor? ALMANZOR ¡Abenamet! Como un león herido, se lanzó a través de
las filas enemigas. A su lado luchaba la
muerte. ¡Con aterradora
mirada segaba con su espada
las vidas de los enemigos! Entre un torbellino
de dardos firmemente combatió. El numeroso enemigo,
derrotado, volvió la espalda y el valle quedó
sembrado de cadáveres. INÉS ¿El regresa? ALMANZOR En un instante. Él me envía para
anunciárselo a Zoraida. ¡Guíame hacia ella! (salen) Escena
Decimotercera (Patio de los
leones. Desfile de soldados con trofeos
militares arrebatados a los cristianos.
Luego, Zoraida) CORO Glorifiquemos al
guerrero fuerte e invencible, ante quien el miedo
se diluyó. Avanzaba el terrible
ejército enemigo, pero su orgullo fue
como polvo en el viento. Como una tormenta
repentina de granizo, más rápido que un
rayo o que un pensamiento, fulminante, cayó
derrotado. ¡Alabemos al
valiente que regresa victorioso! ZORAIDA ¿Será cierto?... ¿No
es un engaño? ¿No es un sueño de
mi corazón? ¡Ah! ¿Sería el amor
tan tirano como para
decepcionarme de tal modo? ¿Mirad cómo deliro? ¿Entendéis mis
suspiros? Respondedme... Mi bien amado,
¿regresa vencedor? CORO Sí. Como un león
imparable se arrojó sobre los
rebaños. Su mirada, actos y
palabras respiraban venganza. ¡Su espada parecía
un relámpago, que fulminaba a los
cristianos! ZORAIDA ¡Ah, callad!...
entiendo... entiendo. ¿Él venció?... ¡Qué
felicidad! ¿Regresa?... ¡Ah, si
comprendo! Me siendo desmayar
de dicha... pero ¿por qué, por
qué no viene. a consolar tantas
angustias, tantos dolores,
tantos afanes? Escena
Decimocuarta (Inés, Almanzor,
con séquito de esclavos, y Almuzir con
guardias a un lado; al otro lado,
Abenamet y los antedichos) ABENAMET ¡Tú eres mía y yo
soy tuyo!... ¡Qué alegría! Sí, soy el vencedor. Un placer igual al
mío, ¿quién lo podría
soñar? ZORAIDA ¡Mi ídolo! ALMUZIR ¡Abrázame! (con falsa
alegría, abrazándolo) Salvaste mi trono y
soy plenamente feliz. (para sí, con
énfasis) ¡Conviene simular! Instante bendito, ¡ah, vuela, date
prisa! ¡Oh venganza, lanza el dardo
preparado! Mi esposa ya es
Zoraida. ZORAIDA, ABENAMET (entre ellos con
alegría) ¡Ah, bendito
instante, vuela, date prisa! He esperado
demasiado. ¡La fiel Zoraida (tuya / mía) por
siempre será! ALMUZIR Pero ¿y el
estandarte sagrado? La prenda de honor
que te di, ¿por qué contigo no regresó,
vencedor? ABENAMET Del ímpetu enemigo salvé nuestra
bandera Ún grupo de nuestros
hombres la recogió y plegó. En unos momentos aquí la traerán... Última Escena (Llega Alí
apresurado) ALÍ ¡Mientes! ZORAIDA ¿Qué escucho? ABENAMET ¿Qué dices? ALÍ Los enemigos
cristianos se lanzaron contra
nuestros hombres y en un rápido
asalto la bandera
arrebataron. Ya ondea en manos de los enemigos, que altivos se
retiran. TODOS ¡Ay, qué golpe
fatal! ¡No tiene parangón! ABENAMET, ZORAIDA (entre ellos) ¡(Fui / fuiste)
traicionado! Tiemblo, palpito, el impío goza ante
mi pena. Un frío horror corre
por mis venas. ABENAMET, ALMUZIR,
ALÍ INÉS, ZORAIDA,
ALMANZOR Mi alma empieza a
congelarse. ALMUZIR, ALI (para sí, con
énfasis) ¡Triunfo! Ya se estremece,
tiembla y su corazón palpita
de dolor. Pero mi alma, apenas
puede respirar por la alegría que
siente mi pecho. INÉS, ALMANZOR ¡Fue traicionado! Ya tiembla y
palpita. Disfruta el impío
ante su dolor. Un frío horror me
corre por las venas y mi alma parece
congelarse. ALMUZIR ¡Encadenad al
pérfido! (los soldados
encadenan a Abenamet) Sobre el causante de
nuestra vergüenza y sobre el traidor la ley caerá. ZORAIDA Señor... señor,
suspende... (arrodillada ante
Almuzir) Ten piedad de mis
penas... quitarme mi bien
amado es demasiada
crueldad. ABENAMET No te rebajes ante
el vil causante de nuestras
angustias; la piedad es
desconocida para el corazón de
los tiranos. ALMUZIR ¿Haces alarde de tu
orgullo? ABENAMET Los inocentes no
tiemblan. (fogoso) ¡Zoraida es mía: te
desafío! ZORAIDA (con ternura y
resolución) ¡Sí, siempre seré
tuya! ALMUZIR ¡No, no lo
consentiré! (Fuera de sí) ¡Arrancadla de su
lado! ¡A la cárcel con él! Los impíos sabrán de
qué soy capaz. (a Inés y
Almanzor que quieren postrarse para
interceder) ¡El que me hable de
perdón, el que me hable de
misericordia, es mi enemigo, y a mis pies caerá
fulminado! ZORAIDA, ABENAMET ¡Ah, para siempre...
para siempre adiós! Mi corazón siempre
te será fiel. (separándose) ALMUZIR, ALÍ Esos suspiros, esas
palabras truncadas, ¡cuánta alegría le
dan a mi corazón! Viendo vuestra
angustia ya empieza mi
venganza. Los lamentos son
inútiles, debéis separaros. ZORAIDA, ABENAMET (entre ellos) Si recuerdas mí fe, te reirás de ese
tirano. (cada uno para
sí) Olvido todas mis
angustias, solo me preocupa tu
pena. Date prisa, ¡oh Dios
clemente! para vengar tantas
lágrimas. INÉS, ALMANZOR,
CORO Quien no llora ante
esos lamentos tiene un corazón
tirano en el pecho Él cruel se ríe de
su dolor y se regocija de ese
penar. Pero hay quienes en
el cielo se disponen a vengar
a los inocentes. (Almuzir separa a
Zoraida y a Abenamet y la
arrastra consigo. Abenamet sale
entre los soldados.)
ACTO SEGUNDO Escena Primera (Interior del
palacio de la Alhambra. Almanzor,
Abencerrajes, luego Alí) CORO, ALMANZOR Flor de toda
belleza, que tienes el alma
más luminosa que la
estrella que anuncia el día. Compadece, Zoraida, a ese invicto que te hirió. Él no tiene otro
delito que amarte. Pero al mirarte, ¿quién no resulta
culpable? La culpa está en ti. Cambia el corazón
del indignado Almuzir, rompe las cadenas
del líder soberano... ALÍ (entrando con
amarga ironía) Almas que lloráis en
vano, el destino os
traicionó. Zoraida es la esposa
del rey. La inconstante mujer al amante abandonó. CORO ¡Estrellas! ¡Qué
golpe! ¡Ay qué desgracia! ALÍ Del templo donde
juró... fidelidad a Almuzir, Zoraida ya ha
vuelto. (para sí con
feroz alegría) Furia mía, que en el
fondo de mi pecho durante tantos años
reprimí temblando, ahora podrás
regocijarte. Mi gloria ya no
tiene rival. La suerte voluble
finalmente abandona en el sendero de la
gloria, la corona que él
tenía sobre sus cabellos y que ahora pasará a
adornar mi cabeza. ALMANZOR, CORO Pero ¿y el héroe que
ha salvado a la patria? Nuestro caudillo. ALÍ Morirá. (Para sí) Mi alma de placer
exultará con su sangre
derramada ente mi vista. ALMANZOR, CORO ¿Eres feliz, suerte
despiadada? ¿Qué podemos
esperar, si el caudillo cae? ALÍ (Para sí) ¡Temblad,
Abencerrajes! Vuestro orgullo es
como ese noble roble, que en un día
esparcía sus hojas y sus largas ramas
alrededor, pero que al ser
abatido por una ráfaga de
viento, le pasó por encima,
mancillándolo, el rebaño. Idos y dejad que
vuestra mirada baja ¡Marchad cabizbajos
y errantes pues vuestro
reinado, hoy ha terminado! (sale) ALMANZOR Y Zoraida...
¿Zoraida según parece ha traicionado a su
querido amante? Escena Segunda (Inés y los
anteriores) INÉS Zoraida, generosa
para salvar a su amante, se dio por esposa al
impío rey. ALMANZOR ¡Inés! ¿Qué dices? INÉS Rezó y lloró la desventurada
mujer. La muerte se cernía
sobre su amado; el tirano impío
quería hacerla su esposa; y sólo bajo esta
condición le juró respetar la
vida de Abenamet. ALMANZOR ¿Pero él respetará
su juramento? INÉS En unos momentos las cadenas del
guerrero caerán. ALMANZOR Para ese pobre
corazón sería mejor la muerte. (salen) Escena Tercera (Mazmorra
tenuemente iluminada por una lámpara
suspendida en el techo. Abenamet
encadenado sentado sobre una piedra, luego
Almuzir, disfrazado de soldado, con un
grupo de Zegríes con antorchas) ABENAMET Entonces ¿esta es mi
espada? ¡Mi estandarte! Una pesada cadena, una piedra fría y una funesta
cuevas... ¿son estas las
recompensas a mi valor? ¡Traidores!... ¿Con
quién hablo? Sólo el eco responde
a mis lamentos en estas oscuras y
profundas sombras. Aunque me quiten la
vida, no me quitarán a
Zoraida. ¡Ella se deshace en
lágrimas por mí¡ ¡En lágrimas!... ¡Ah! Quizás...
quizás desesperada, se rinde al destino
y se casa con el cruel impío. Pero ¿qué es ese
repentino ruido? Chirrían las
puertas... finaliza mí penar. ¡Es la hora de la
muerte! ALMUZIR Abenamet, escucha. ABENAMET ¿Qué pretendes, vil
soldado de un tirano? ¡Cállate, levanta tu
espada, y acorta mis penas! ALMUZIR Al contrario, vengo
a romper tus cadenas. (desencadena a
Abenamet) ¿No anhelas la
libertad? ABENAMET Sí, la anhelo; pero sospechoso es
este don tuyo. Entre estos cepos
aún me queda orgullo. No estoy
acostumbrado a la vileza; si es una gracia de
Almuzir, la rechazo. ALMUZIR (Para sí) ¡Soberbio!) (En voz alta) No, no es de Almuzir, es de Zoraida. ABENAMET (sorprendido) ¡De Zoraida,! ¿Tanto puede ella? ALMUZIR Ella reina soberana sobre esta tierra. ABENAMET (Para sí) Me congelo. ALMUZIR Es la esposa de
Almuzir. ABENAMET ¿Qué estás diciendo? ALMUZIR (resuelto, con
energía) Sí; su esposa... Ya en el templo le
juró fidelidad; pero, generosa, la
consorte reinante me suplicó que
rompiera tus cadenas. El piadoso Almuzir
al que injustamente insultas... ABENAMET ¡No me hables de
él!... Prosigue. ALMUZIR Zoraida te otorga la
libertad, pero… ¡debes huir! Estas son las
palabras de Zoraida: que el nuevo sol no
te encuentre en Granada. ABENAMET ¡Zoraida me ha
traicionado! ¡Ah no, su corazón
no conoce la vileza! Me ama fielmente, y me amará aún en la
tumba. ALMUZIR ¡Ah, veo que no
conoces el corazón de las
mujeres! ABENAMET Conozco el de
Zoraida y eso me basta. ¡Vete, no te creo! ALMUZIR Como prenda de lo
que dije, ¡mira su gema! (Le muestra el
anillo de Zoraida) ABENAMET ¡Vete, sigo sin
creerte! ALMUZIR ¡Debes creerme! (A una palmadas,
entran seis Zegríes, con antorchas, abre
sus ropas y se identifica) Allí, en el templo, me juró constancia y
amor ante el dios. Y a cambio de su
corazón tu vida salvó. ABENAMET ¡Qué desgraciado
soy! ¡Sueñan los que
creen en las mujeres! ¿Dónde podré
encontrar fidelidad si Zoraida me
engañó? ALMUZIR ¡Tiembla! ABENAMET ¡Qué haré! ALMUZIR Insidioso es mi don. ABENAMET Sin decirle:
¡ingrata! ¡Adiós! ALMUZIR ¡Tiembla incauto! ABENAMET ¿Qué haré? (Para sí) Fingiré... me
conveniente hacerlo. Mi actitud cambiaré. Buscaré a la
causante de tantas penas... volveré a
encontrarla y a sus pies moriré. (cada uno para
sí) ALMUZIR (Para sí) Fingiré, vale la
pena fingir. Confiaré en él, peo
lo vigilaré. Si no me es fiel, lo descubriré y tendré a mi
víctima. (A Abenamet) ¿Qué decides? ABENAMET Al destino me rindo. ALMUZIR ¿Partirás? ABENAMET Me voy. ALMUZIR (Para sí) No te creo. (A Abenamet) Olvídate de todo. (con fingido
sometimiento) ABENAMET Todo lo olvidaré. (con fingida
generosidad) ALMUZIR ¡Un abrazo! ABENAMET (Para sí) ¡Indigno! (abrazándolo) ALMUZIR, ABENAMET ¡Adiós! (Para sí) Mi ira no tiene
límites pero pronto
exultará. ABENAMET Debemos darnos
prisa. ¡Oh, Dios! ¡Volad Furias y hacia esa
pérfida guiad mis pasos! Quiero acusarla
de... cruel... traidora... y luego
expirar. ALMUZIR Debemos darnos
prisa. ¡Volad Furias, y a esa alma pérfida inspiradle un
malvado consejo! El relámpago
permanece en suspenso pero yo sabré
desatarlo. (se marchan) Escena Cuarta (Huerto de
naranjos, mirtos y olivos, que dejan entrever los
palacios y edificios de Granada en una
perspectiva lejana. Desde lo alto de una roca se precipita
una cascada de agua, que luego se pierde entre
las arboledas. A un lado, un rosal que está a punto
de marchitarse y debajo un
cantero de hierbas. Noche
con luna. Zoraida e
Inés) ZORAIDA ¡Déjame, en vano
pretendes cambiarme con tus
lágrimas! Respeta mi dolor, pues deseo sola
llorar en libertad. INÉS Pero piensa que el bosque está
solitario; y que la sombra de
la noche cae rápidamente. ZORAIDA La sombra y el
silencio calman la ansiedad
de mi corazón. Déjame, pues deseo
gozar, por última vez, de los dulces
recuerdos de mi tierno amor. Sabes que mañana me
espera un aborrecido
casamiento y ya no podré
llorar. INÉS Pero piensa... ZORAIDA ¿Te gustaría quitarle este
extremo consuelo a un corazón
quebrantado? ¡Vete, déjame: te lo
ordeno! INÉS Tiemblo. (Se marcha) ZORAIDA (tras unos
momentos de silencio) Este es el bosque
donde muchas veces, en medio del amable
silencio nocturno, suspiré de amor... ¡Cómo ha cambiado
todo! Suspiro y lloro. Una pena desesperada
me congela el alma. Hacia donde mire, aparece algún
recuerdo querido. Allí aprendí a
llorar: aquí... aquí él me
juró su amor. Fue bajo este rosal, florecido y amable,
donde resonaron los ecos de nuestros
juramentos. ¡Ah, dulce sonido
para un corazón
amante! Plantas frescas y
fragantes, quizás por mi dolor
triste lloráis. Rosas, que un día
desplegasteis vuestro vivo color, símbolo del amor y emblema de
fidelidad, ¿por qué hoy no
mostráis vuestro terciopelo
púrpura? A vuestra sombra amadas plantas, juraba y me juró, mi bien amado; mientras que un casto y plácido
céfiro, hacía agitar vuestras hojas
temblorosas... como si quisieran hablar de amor. Rosa, en tus pétalos al amanecer caía la escarcha
húmeda del amigable cielo mientras te
alimentaba el límpido arroyo. ¡Oh rosas, ya
desaparecieron todos los encantos
de mi alma! ¡Sólo me quedan
lágrimas! ¡Estáis lánguidas, pálidas, pálidas! Cuánto os envidio, pues podéis
marchitaros; y en cambio yo, desdichada, sólo quisiera
expirar. (en el colmo de
su desesperación se abandona sobre
un tronco) Escena Quinta (Abenamet
disfrazado de esclavo con un puñal al costado y un
sable en la cintura seguido de Alí, en silencio,
avanza con cautela y desconfianza, observando aquí y
allá. ABENAMET La volveré a ver...
¡perjura! Entre estas plantas
me ocultaré. ALÍ (Para sí) Te equivocas... (se esconde entre
los árboles y observa) ZORAIDA ¡Me parece oír
pasos! ¡Un esclavo!...
Abenamet ¿eres tú? ABENAMET Soy yo. ZORAIDA ¿Eres tú?... ¿Qué
quieres?... ¿Qué buscas? ABENAMET ¿Incluso de verme se espanta tu
corazón?
¡Será solo por un momento, pérfida! He venido a darte tu
regalo... (saca el puñal
para herirse, Zoraida se lo arrebata lanzando
un grito, luego se lo pone en la
cintura) ZORAIDA ¡Cruel! ¿Hasta este
punto insultas mi dolor? ABENAMET ¿Acaso no eres de
otro? ZORAIDA Pero ¿no vives por
mí? ABENAMET Mi vida es un don
funesto si el precio es
perderte. ZORAIDA ¡De otra manera no
podía salvarte! ABENAMET Para mí hubiera sido
más dulce que el destino me
condenara a muerte. ZORAIDA ¡Todavía me culpas! ABENAMET Óyeme. ZORAIDA ¡Desagradecido! ABENAMET ¡Ven, huye conmigo!
Que esa sea la
prueba de que aún me amas; que no te deslumbra
el esplendor de un trono. (tomándola de la
mano) ZORAIDA ¡Cruel! ¿Qué me
pides? ¡Soy de otro! (Alí hace un
gesto de venganza y se va.) ABENAMET El amor te hizo mía. ZORAIDA Mi deber de amante, para arrebatarte de
la muerte, me hizo de otro. ABENAMET ¿Entonces?... ZORAIDA ¡Obedeceré al honor! ABENAMET Yo... ZORAIDA Si me amas ¡vete! ¡Vete lejos,
sálvate! Todo aquí inspira
frías sospechas; hasta el mismo
bosque... entre el follaje... ¡Ah, tiembla!... ¡Ah
huye, nos espían! ABENAMET ¡Déjame morir! (quiere quitarle
la daga) ZORAIDA ¡Vive!... Eso es lo
que quiero, y que esta plegaria
no sea inútil ni la última que Zoraida te haga. ABENAMET ¿Vivir?... ¡Ya no me
amas! ZORAIDA Sabes que en el
templo... ABENAMET Pero tu corazón... ZORAIDA ¡Márchate! ABENAMET ¡Ah, no! Si tu corazón no me
abres, si no dices que me
amas, entonces no me pidas
que siga viviendo. ZORAIDA ¡Sí, te amo, te amo
y te amaré aún en la
tumba! Sin amarte ni un
solo momento mi alma no sabe
vivir. ABENAMET Entonces ¿me amas?
¡Oh, palabras que
cautivan y enamoran! Ya no temo al
destino, ya la muerte no me
causa horror. ZORAIDA (con dulce
autoridad) Vive... yo lo
quiero. ABENAMET ¡Ah! No, mi bien. ¿Por qué vivir con
dolor? ZORAIDA Vive... ABENAMET ¡Ah! No, bien lo
sabes... ZORAIDA (con ternura) ¡Cruel! ¿Podrás negárselo a
Zoraida? Sexta Escena (Almuzir,
agitado, ha avanzado poco a poco observando
la tierna actitud de Zoraida y su
rival) ABENAMET ¡Déjame! ALMUZIR (Para sí) ¿Mi rival? ZORAIDA ¡Ah, piensa! ALMUZIR (Para sí) ¡Oh rabia! ABENAMET Escucha. ¡No huyas! ZORAIDA ¡Qué deseas! ABENAMET Si me amas, ¡ah, vida mía! me la devolverás. ALMUZIR ¡Pérfidos! ZORAIDA ¡Ay de mí! ABENAMET ¡Qué veo! (desenvaina la
espada) ALMUZIR Que vuestra sonrisa
sea breve; que el relámpago
repentino ¡impío! caiga sobre
ti. ¡Muere! (se lanza sobre
Abenamet con la espada) ZORAIDA (interviniendo y
gritando, primero a Almuzir, luego
a Abenamet) ¡Detente! ¡Sálvate! ALMUZIR En vano lo esperas. ZORAIDA ¡Mira! (Saca el puñal de
Abenamet) Si haces un sólo
gesto... ALMUZIR, ABENAMET ¿Zoraida? ZORAIDA Caeré desangrada a
vuestros pies. (a Abenamet) ¡Huye! (a Almuzir) ¡Me entrego como
víctima de tu furia! ALMUZIR, ABENAMET ¿Y tendré que
hacerlo? ZORAIDA (a Almuzir) ¡Ten piedad! (a Abenamet) ¡Huye! ABENAMET ¿Ni siquiera podré
morir a tu lado? ZORAIDA Me entregaré al
destino. (resueltamente) ¡Así lo quiero! ABENAMET Es una crueldad. ALMUZIR (para sí) Aunque huya será en
vano, pues mi ira no tiene
freno y hasta en el abismo
del infierno te encontrará. ABENAMET ¡Te dejo! ¡Oh, Dios!
¡Qué dolor! Mi corazón se debate
en mi pecho. ¡Ah, protege, oh
cielo, al menos, su hermosa
fidelidad! ZORAIDA (a Abenamet) ¡Vete, huye del
peligro! (a Almuzir) ¡Hiéreme, aquí está
mi pecho! Moriré feliz por
haber salvado a mi bien amado. (Zoraida es
arrastrada por Almuzir mientras que Abenamet sale
por el lado opuesto) Escena Séptima (Inés, sola,
desde el fondo de la arboleda) INÉS ¡Qué vi! ¡Qué
escuché! ¡Ella quedará en
poder del impío Zoraida, como víctima
desesperada de un amor generoso! ¿La naturaleza
permanecerá sorda a sus
lágrimas? ¡Destino cruel, que
contra un alma fiel desatas tu rigor! ¡Ah, si el cruel
amor otorga esta recompensa a un corazón
piadoso, entonces los culpables
tendrán que temblar! ¡Ah, Amor, eres el
más grande de los tiranos! (sale) Escena Octava (Interior de la
Alhambra como en el Primer Acto. Alí solo, luego
coro Zegríes, que preceden a Zoraida, luego
Almuzir) ALÍ La fortuna me
sonríe, pues está allanando el camino para mis
planes. Huye, sí, huye
soberbio Abenamet. La ira celosa de un
poderoso rival tendrá alas para
perseguirte. Y aunque lograras
eludir su furia, dentro de estos
muros
no podrás permanecer. ¡Y tú también
caerás, orgullosa Zoraida! En el corazón del
poderoso Almuzir
quiero reinar, pues deseo su reino. CORO Un día triste. Un
día fatal que el cielo
inflexible y cruel hace despuntar. Infiel fue declarada
la bella mujer. Perecerá. ¿Quién te
puede salvar? Llega el rey. Su
amor ya no existe. En su seno arde la
furia y el veneno. Quien juró y luego
perjuró, morirá. Se eclipsó,
desapareció la piedad. ALMUZIR ¡Mujer culpable!
Lloras en vano. (tomándola de la
mano la arrastra) ZORAIDA ¡No, no lloro! La inocencia no
llora. ALMUZIR ¿Te atreves a
hacerte la inocente cuando estuviste en
la apartada sombra con mi odiado rival para conspirar
contra mí? Yo te descubrí
allí... ¡y oí cómo os amabais! ¡Perjura, tiembla! Que Alí se haga
cargo de ti. Los ancianos
decidirán sobre ti. (a Alí) Tú, que presenciaste mis agravios en el
bosque solitario, ¡custódiala, sé su
acusador! ZORAIDA Soy inocente, tan
sólo salvé al amante. ¿Qué me queda por
temer? ALMUZIR ¡Pérfida! ¿Te
atreves a insultarme? Te engañas. Un sólo
instante creí en ti. No te lo mereces. El
puñal te arrebaté; porque viva te
quería, ¡infame! Más te hubiera
convenido la muerte. Mis guerreros van
tras el rastro de ese cobarde y muy pronto lo
encontrarán. (con amarga
ironía) ¡Vete! ¡Sacadla de
aquí, me causa horror! Muy pronto en el
país de las sombras volverás a ver a tu
amado y junto a él
suspirarás. (Zoraida sale con
Alí y soldados) ¡Tan hermosa, y la
pierdo!... Y yo mismo... ¡Yo mismo apresuro
su condena! ¿Y puedo soportarlo?
¿Podré presenciar su
muerte? ¡Yo, que hubiera
dado mi vida por ella! ¡Zoraida! ¡Ah, aún
te amo! Cruel prueba para mi
pobre corazón que se encuentra
dividido en el pecho. Amarla... ¡y
perderla! Verla en brazos de
la muerte, sufrir un final
horrible y cruel, ¿podrá soportarlo mi
corazón? Mi honor traicionado
me dará fuerzas. El amor deberá
callar y dejar que la
venganza hable. CORO (en voz baja,
entre ellos) Todavía un resto de
afecto por ella lo hace llorar. ALMUZIR¡ ¡No sé decidirme, no sé qué anhelo! Odio a la pérfida, ¡sí la odio, ya no
la amo! Mi alma ni siquiera
puede olvidar la imagen de esa tierna y querida belleza. CORO Te traicionó, la
cruel te faltó, la infiel no merece
piedad. ALMUZIR Sí, la venganza
junto con la ira y la indignación inflaman y desgarran
mi alma. En mis manos caerá
ese indigno, el perjuro tendrá
que morir. Mientras viva esa
alma despiadada, mi alma no tendrá
calma. (todos se van) Escena Novena (Plaza de la
Granada. Un estrado con escalones sobre el que está
colocado el trono de Almuzir. Al fondo un gran
patíbulo sobre el cual hay
preparada una hoguera. A lo
lejos la puerta de
la ciudad con un puente levadizo
transitable.
Alí con la sentencia en la mano. Almuzir
sube al
trono mientras se canta lo siguiente) CORO En la plenitud de
tus años, ¡oh, rayo de
belleza! la muerte hoy ¿te arrebatará de
nosotros? ¡Oh cielo, su alma
es cándida, como aparece en su
mirada! (sale Zoraida
sostenida por Inés; Almuzir y
su séquito). ¡Despierta, presenta
un defensor. que te libre del
castigo! ALÍ Los ancianos oirán
las acusaciones y pronunciarán la
sentencia. ALMUZIR ¡Escuchemos! ALI (lee) Zoraida es culpable. En el bosque real
la impía fue vista a
solas con el vil Abenamet. Vagaban entre las
sombras y, olvidando que su
corazón era de Almuzir, ¡hablaban de amor! ALMUZIR Pérfida, ¿qué
respondes? ZORAIDA ¡Soy inocente! ALÍ Sólo queda el juicio
de las armas, y si nadie combate
por ella, cuando desde lo alto
de la torre la campana de bronce
anuncie la hora cuarta, para Zoraida será la
hora fatal. ¡Morirá! ZORAIDA Me queda poco por
sufrir. ALI He aquí mi espada
desenvainada. Como su acusador
bajo a la palestra. Al que quiera
defenderla: ¡allí lo espero! (silencio) ZORAIDA Este silencio
horrible me condena a morir.
¡Pues bien, muramos! Es hermoso morir con
la inocencia en el pecho. Otros temen a la
muerte, y yo la espero. Inés, querida amiga,
baña mis cenizas con algunas lágrimas
piadosas; sobre mi tumba,
deshoja una rosa, acuérdate de mí...
Sí, lo declaro ante
la tierra y el cielo, y quien ha de morir
no miente, sí, he sido
traicionada: ¡muero inocente! (La campana
indica las cuatro. La multitud
se agita. La hoguera está encendida.
Zoraida, antes de ir hacia ella,
camina abraza a Inés) ZORAIDA Adiós... adiós para
siempre. (Fuera de escena
se oye el sonido de una trompeta. TODOS ¡Una trompeta!
¿Quién viene? (Se baja el
puente levadizo y Abenamet aparece
totalmente armado y con la visera bajada. Se
presenta ante el trono de Almuzir) ALMUZIR Habla, guerrero:
¿quién eres? ¿Por qué te
presentas ante mi trono? ABENAMET Soy el defensor de
la inocencia de un alma cándida. Oigo los suspiros y
corro. ¡Ah, quien no siente
piedad no tiene corazón en
su pecho! Que el acusador
mendaz, si se atreve, baje a
la palestra; que ante el brillo
de esta espada deberá temblar. ALMUZIR ¡Abrid la palestra! ABENAMET ¡He aquí mi guante! (arroja el
guante) ¡Al acusador
desafío! ALÍ (recoge el
guante) Y yo a la palestra,
como acusador de una
impía, feliz desciendo. ZORAIDA ¡Cielos! Dad fuerza
al brazo de mi campeón; pues él lucha por la
inocencia. ABENAMET ¡A las armas! ALÍ (Para sí) ¡Siento helarse mi
corazón! (A Abenamet) ¡A las armas! ABENAMET Me parece que ya he
triunfado. (después de una
corta pelea, Alí resulta herido y
desarmado) ¡Ríndete, estás
derrotado! ALÍ ¡Ah, detente! ALMUZIR (Para sí) ¡Oh, cruel destino! ABENAMET Si no revelas toda
la intriga, te mataré aquí
mismo. ALMUZIR ¿Qué va a decir? ALÍ Inocentes son
Zoraida y Abenamet. ALMUZIR (Para sí) ¡Ah, rabia ABENAMET ¡Sigue, sigue o te
mato! ALÍ Pues bien, confieso ante Granada y el
mundo, que Abenamet fue
traicionado; que el estandarte
sagrado de la patria a los cristianos
entregué por orden de Almuzir. ALMUZIR ¡Ah, en vano fue
todo! (Alí, herido, es
socorrido) ZORAIDA ¡Tirano! Finalmente, la
verdad se ha descubierto. Soy inocente; pero,
mi fiel Abenamet, mi ídolo, ¿dónde
está? ¿dónde?
¡Cruel, devuélvelo a mi amor! ALMUZIR Cayó muerto; mis soldados lo
alcanzaron. ABENAMET ¡Pérfido! ZORAIDA ¡Ah, qué infame! ¡Ah, villano! ¡Ah,
monstruo! CORO ¡Muerte, muerte! (El pueblo se
abalanza sobre el trono) ABENAMET ¡Deteneos, él es
vuestro rey! No os manchéis en un
día como éste con un delito
semejante. Sí, yo debería, para
mí justa venganza, expulsarlo del
trono, pero mi clemencia es
superior a la ira. CORO ¡Que muera el
culpable! Aclamemos a quien ha
cambiado nuestro destino. ¡Que muera el
culpable! ABENAMET ¡Callad! No, no tenéis motivo
para desenvainar la espada homicida
contra él. Yo he sido víctima
de su furor y no levanto la voz
de la venganza. ¡Pueblo, que él
viva... y reine... ¡Yo lo defiendo! (Sorpresa general
en el momento en que Abenamet levanta
su visera. Almuzir desciende del
trono. Zoraida en el colmo de su alegría
corre a abrazarlo) Cuando el alma
generosa de un guerrero arde en su pecho, la venganza es un
sentimiento mezquino y más dulce es el
perdón. Piensa Almuzir,
sentado en el trono, que vuelves a reinar
por mí. (Abraza a
Almuzir, que queda confundido) CORO, INÉS,
ALMUZIR Ese abrazo, ese
perdón... Es una forma nueva
de triunfar. ZORAIDA ¡Estás vivo! Soy
feliz. Ya no tengo nada más
que anhelar. ABENAMET Hermosa Zoraida. Te
salvo y muero. Semejante tesoro no
es para mí. Cariño, no llores,
perteneces a otro. Mis sentimientos
están consagrados a ti. ALMUZIR Un remordimiento
tardío, castiga mi rigor
tirano. Calma tus
prolongadas penurias. Zoraida es tuya. Así
lo ordeno. Ella es tu esposa. (Une las manos de
Zoraida y
Abenamet) CORO, INÉS, ALÍ ¡Oh, grande! Ahora eres digno del
trono. ZORAIDA, ABENAMET ¡Ah, qué felicidad! ABENAMET Tras semejantes
tormentos, pasar a tal
felicidad, es un placer tan
dulce que no se puede
explicar. Cerca de mi bien
amada olvidaré las
angustias y las penas. Yo te amaré, tú me
amarás. Seré tuyo, serás
mía. Tantos llantos como
un sueño mi alma recordará. CORO Disipada está la
negra tormenta. El cielo vuelve a
estar sereno. Ante tanta
felicidad, el alma no puede
resistirse.
Digitalizado y traducido por: José Luis Roviaro
2020
|