LA VIUDA ASTUTA

 

 

 

 

Personajes

 

ROSAURA

MONSIEUR LE BEAU

CONDE DI BOSCO NERO

MILORD RUBENIF

DON ÁLVARO DE CASTILLA


MARIONETTE

FOLLETTO

ARLEQUÍN


BIRIF

       Una viuda

       Un francés

       Un italiano

        Un inglés

       Un español
 
 Doncella de Rosaura

   Lacayo del Conde

      Un buscavidas

  Lacayo de Milord

                            Soprano

                                Tenor

                                Tenor

                            Barítono
 
                            Barítono

                         
   Soprano

                                Tenor

                            Barítono

                                Bajo

 

 

La acción transcurre durante el Carnaval de Venecia, a mediados del siglo XVIII.




ATTO  PRIMO


Scena Prima

(Davanti al sipario chiuso
Milord Runebif,
Monsieur Le Bleau, Don Alvaro
e ilConte
Di Bosco Nero seggono alla tavola rotonda,
conbicchieri in mano pieni di vino,
cantando una canzonealla francese)


MONSIEUR
“Damigella, bruna e bella
col mio vin ti voglio amare!

MONSIEUR, CONDE
MILORD, DON ALVARO
Bevilo, godilo,
lascia che scivoli;
non ti fa mal!”
E la bella - damigella
dieci baci mi scoccò!

DON ALVARO
Evviva la bottiglia!

MONSIEUR, CONDE

MILORD, DON ALVARO
Evviva l'allegria!
Evviva!

CONDE
Ottima cena.

MONSIEUR
Ottima cena? Eh, via!
a Parigi si mangia,
là il gusto si raffina!
Ah! Parigi, Paris!...

MILORD
Io sono buon inglese, ma di Londra
non parlo mai.

DON ALVARO
Io rido quando esaltano Parigi:
Madrid è la città...
Madrid!... Madrid!

CONDE
Signori miei, vi parlo come Italiano vero:
tutto nel mondo è bello
quando il cuore è sincero.

MONSIEUR
Sì, bravo camerata!
Evviva l'allegria!

TUTTI
Evviva! - Evviva!

MONSIEUR
(intonando nuovamente
la canzone, poi gli altri)

“Damigella - bruna e bella,
Col mio vino ti voglio amare!

MONSIEUR, CONDE

MILORD, DON ALVARO
Bevilo, godilo,
lascia che scivoli,
non ci pensare!”
E la bella - damigella
dieci baci mi scoccò!

ARLECCHINO
(Entra e si ferma ammirato ad ascoltare
la canzone. Terminata che l'hanno,
s'accosta alla tavola, si empie un bicchier
di vino e canta)

Bevilo, godilo,
varda le séleghe,
no ghe pensar

 
(beve) 


E la bella - damigella
nove mesi ci pensò!

(col bicchiere, se ne va)

CONDE
Bravo quel cameriere!
Ha sempre gran trovate.

DON ALVARO
Si buscherebbe in Spagna
cinquanta bastonate!

MONSIEUR
Ma che dite, messiers,
di quella bella vedova,
che questa notte al ballo
noi tutti si servì.

MILORD
Una lady ammirabile.

DON ALVARO
Grave che mi rapì.

MONSIEUR
Pareva una francese!
Che brio! che bel esprit!

CONDE
Mettete il cuore in pace.

DON ALVARO, MONSIEUR, MILORD
Perché?

CONDE
Donna Rosaura
è nemica d’amore.

(Fra sè)
 
Meco solo pietosa,
soave e di buon cuore.

(S'alza da tavola e s'apparta)

MONSIEUR
(a Don Alvaro)
Guardate il geloso:
è pazzo costui:
gli par che le donne
sien tutte le lui.
Chi siamo, parbleu?
Che modi, grand Dieu!
Siam forse lacché?
e lui che cos'è?
Rosaura, bel fleur
sbocciato per me!

DON ALVARO
(a Monsieur)
Guardate il geloso:
che crede costui?
che tutte le donne
sien pazze per lui?
Cospetto! perbacco!
che implori perdono!
Io son quel che sono
ma lui che cos'è?
Hermosa Rosaura
sei degna di me!

CONDE
Anima mia soave,
sollievo del mio ardore,
Dio t'ha creata a posta
per esser del mio cuore.

MONSIEUR
(provocante)
Eh! se un vero francese
l'arriva ad incantare,
vi giuro che dovrete
vederla sospirare.

(Milordintanto s'è alzato e s'è appartato
dal lato opposto a quello del conte,
guardando un suo anello)


DON ALVARO
Non oserà respingere la nobiltate mia!

CONDE
Voi non farete niente.

(Fra sè)
 
Ardo di gelosia!

MILORD
(da sé)
L'anello le piaceva
al ballo poco fa;
adesso glie lo mando:
all night, l'accetterà.

 
(chiamando)

 
Ehi?

ARLECCHINO
(entra)
‘Strissimo, comandela?

MILORD
Vien qui.

(gli altri fanno mostra di parlar fra di loro)

ARLECCHINO
Son qua.

MILORD
Tu porta
quest'anello a madama Rosaura,
e dì che andrò da lei
a ber la cioccolata.

ARLECCHINO
Ma siòr, la vede ben...

(gesti per una mancia)

MILORD
Sei zecchini per te.

(Gli dà sei zecchini)

ARLECCHINO
Ghe son obligatissimo,
ma no voràve...

(Fa cenno a qualcos'altro)

MILORD
Vanne o provi il mio bastone.

ARLECCHINO
No 'l se disturba...svolo!
me adaterò anca mi,
che, zà, i servi d'albergo
i xe tuti cussì.

(parte)

MILORD
(chiamando)
Ehi?

(entrano tre camerieri di locanda,
ciascuno con un candeliere)
 

Prendi il lume.

(un cameriere toglie di tavola una
candela e la fissa nel candeliere)
 

Amici, un poco di riposo.

 
(parte seguito dal cameriere;
diminuisce un quarto di luce)


MONSIEUR
Addio, Milord! Dormire
solo com'è noioso!

CONDE
Ci rivedremo?

MONSIEUR
Ne dubito: vò visitar Madama.

CONDE
Monsieur, questo è impossibile:
le visite non ama.

(parte seguito da un cameriere con lume;
la luce diminuisce di un altro quarto)


MONSIEUR
Sentite com'è ruvido!
È cotto più di tutti.
E forse è già riamato,
e noi restiamo asciutti!

(parte seguito dall'ultimo cameriere col
lume; la luce diminuisce di un altro quarto.
Frattanto sono entrati pomposamente in
fila indiana, alcuni servi di Don Alvaro,
disposti a canna d'organo; il primo, il più
alto, con un candeliere in mano. L'ultimo
è un paggetto)


DON ALVARO
Sia l’Italian geloso,
fedel Rosaurasia,
i dobloni di Spagna
la renderanno mia.

(parte maestosamente, seguito dai servi,
il primo deiquali ha fissato nel candeliere
l'ultima candela che erarimasta sulla
tavola. La scena piomba nell'oscurità.
Tavole e sedie scompaiono)


Scena Seconda

(Quando la luce ritorna alla ribalta, il
siparietto è statotirato su, ed appare una
graziosa piccola stanza incasa di Rosaura.
Porta aperta sul fondo. A sinistra un divano
con sedie e un piccolo tavolino. Più indietro,
un grande vaso di porcellana su una
colonnetta. A destra un altro tavolino con
stampe sparse. È giorno. Rosauraè seduta
a sinistra, guardandosi in uno specchio.
Marionette, vestita all'uso delle cameriere
francesi, dà gli ultimi tocchi al suo
abbigliamento)


MARIONETTE
Et comme, ça, j'ai fini:

en coiffeuse de Paris.
Vraiment un bijou!
Créme de riz?... la voici...
charmante, delicieuse Signora!...
Un bel neo, qua, così...
ed un altro...
Oh joli!
et voilà j'ai fini.

ROSAURA, MARIONETTE
Di donna che sa farsi bella
il cielo geloso non è!

ROSAURA
Marionette, dimmi:
per esser stata tutta notte al ballo,
son io pallida?

MARIONETTE
Siete un fiore; ma in Francia dovreste
adoprare il crayon.

ROSAURA
Oh! questo poi...

MARIONETTE
Moda, moda!
signora padrona, pazzie!
tutte pazzie!

ROSAURA
(s'alza)
Pazzie; eppur d'ora innanzi
voglio sfoggiar le mode con più arte.

MARIONETTE
Brava, brava, signora!
e lo sposino
l'avete già?

ROSAURA
Ti pare?... Son vedova
di pochi mesi.

MARIONETTE
Eh! che le mogli giovani
dei mariti decrepiti
soglian pensar per tempo
a farsi consolare!
Feci lo steso anch'io
col mio primo marito
che ne aveva settanta.

ROSAURA
Mi fai ridere...
il Contenon mi spiace...

MARIONETTE
Troppo geloso...
Oh! se fosse un francese!
Beata voi!

ROSAURA
Perché?

MARIONETTE
La gelosia
non si conosce in Francia:
anzi le cercano,
le mogli disinvolte!

ROSAURA
No, Marionette, t'inganni:
a tutt'altro è rivolto il mio pensier.
Vane ubbie, miraggi vani,
no, non cerca il cuore;
sol cerca amore,
amore e fede,
altro non vuole.
Sono scaltra, sono accorta:
nella pania non cadrò.

MARIONETTE
Un francese! un francese!

ROSAURA
Spira intorno vago e lene
un potere arcano:
cuore a cuore attira e unisce
ed a lui mi affiderò.
Ma so che la grazia sua
non dona a chi inerte sta:
sono scaltra, sono accorta,
la sua grazia mi darà.

MARIONETTE
(Contemporaneamente, mentre
s'affaccenda a spolverare e a mettere
in ordine la stanza)

Canta, canta pure!
Ci dovrai cascare:
meglio del francese,
di sposi, non ce n'è.
Lui ti lascia andare,
lui ti lascia fare
quello che ti pare.
Che ti stiano intorno
amanti notte e giorno,
non gl'importa un corno,
anzi n'ha piacere.
Marito più caro,
marito più raro
di quello francese
al mondo non c'è.
Che gioia, signora!
pensate - che amore!
sposare un francese
che festa pel cuore!

ARLECCHINO
(entra vivacemente dal fondo)
Con grazia, se pol entrar?
Resti servida.
Obligatissimo
a le so grazie.

ROSAURA
Chi è costui?

MARIONETTE
Un cameriere dello
“Scudo di Francia”;
è buffo, lasciatelo dire.

ARLECCHINO
Siòr MilordRunebif la reverisse.
E dopo reverida,
el dise che stamatina
el vegnirà
a tor la ciocolata;
e per un segno de la verità
el ghe manda sto anelo.

(Le offre l'anello)

ROSAURA
(rifiutandolo)
Mi stupisco di te e di chi ti manda.
e Milordvuol venire, che venga pure,
ma l'anello m'offende.

ARLECCHINO
Come?
La recusa un anelo?
Mi resto attonito,
stupefatto,
maravegià!
Una dona recusa un anelo?
l'è un miracolo contro natura!

MARIONETTE
Oh! com'è bello!

ROSAURA
Orsù, obbedisci.
E digli che Rosaura
non manca d'anelli.

ARLECCHINO
Anderò, ghe lo dirò;
conteròa tuta Venezia
che una dona, che una femena
questo anelo ha recusà:
ma son certo, son siguro
che nissun me crederà!

(parte)

MARIONETTE
Che peccato, signora!...
Perché?

ROSAURA
Che mi preghi, e sia lui che ringrazi.

MARIONETTE
Ma torna il cameriere.

ROSAURA
E con lui v'è Milord.
Non perde tempo.

MARIONETTE
Eh! già, si sa: gl'Inglesi
hanno poche parole e molti fatti.

(Parte)

ROSAURA
Milordè troppo serio...
Ma, chi sa?
forse forse, col tempo...
Ma eccolo che viene.

MILORD
(entra dal fondo. Ha in dito l'anello che
Rosauraha rifiutato. S’inchina)

Madama.

ROSAURA
Milord

MILORD
Perché non prendere piccolo anello?
Iersera vi piaceva.

ROSAURA
Piacere e prendere
son due cose diverse.

MILORD
(rassegnandosi)
Madama.

ROSAURA
Favorite

(Siedono)
 
V'è piaciuto il festino di iersera?

MILORD
Molto.

ROSAURA
V'erano belle donne?

MILORD
Si, belle.

ROSAURA
E la più bella?

MILORD
Voi, Madama.

ROSAURA
Oh! m'adulate... Non merito tanto.

MILORD
(mostrando l'anello)
Molto; e non degnate poco.

ROSAURA
Chi accetta ha da concedere.

MILORD
Nulla a me.
Se prendere anello,
farmi felice;
se l'aggradite,
son soddisfatto.

ROSAURA
Quand'è così...

MILORD
(si leva l'anello e lo dà a Rosaurache lo
mette al dito. Rosauraaccenna con un
gesto a ringraziare. Milord, con altro
gesto, la interrompe)

Mi fate torto.

MARIONETTE
(entra con due chicchere di
cioccolata su una guantiera)

Ecco la cioccolata.

MILORD
(prende una tazza e la dà a Rosaura)
Madama.

ROSAURA
(Fra sè)
Che stile laconico!

(beve)

MILORD
(bevendo)
Marionette, sei tu francese?

MARIONETTE
Si, signore.

(fa una riverenza)

MILORD
Madama ha da servirsi con attenzione.

MARIONETTE
Fo quel che posso.

 
(Milordripone la tazza sulla guantiera
e sotto vi pone una moneta)

MARIONETTE
(guardandola, da sé)
Questa è per me: una doppia!

ROSAURA
Prendi.

(rimette la tazza e Marionette vede l'anello)

MARIONETTE
(piano)
Mi rallegro dell'anello.

ROSAURA
(piano)
Sta cheta.

MARIONETTE
Non parlo

(parte con la guantiera)

MILORD
Voi siete vedova, non è così?

ROSAURA
Son vedova, e trovando un buon partito,
forse...

MILORD
Io non ho intenzione di prender moglie.

ROSAURA
Perché?

MILORD
Amo, se vedo la donna amabile.

ROSAURA
Amor passeggero.

MILORD
Che? Si deve amar sempre?
Che importa a voi
ch'io v'ami in Londra,
o ch'io v'ami a Parigi?
Per voi superfluo,
per me infruttifero.

ROSAURA
E qual frutto sperate
finché mi siete vicino?

MILORD
Vedervi ed essere veduto.

ROSAURA
Siete adorabile...

MILORD
Son tutto vostro.

ROSAURA
Ma finché state a Venezia!

MILORD
Così penso.

ROSAURA
(Fra sè)
Che bell'umore!

MILORD
(Fra sè)
Quanto mi piace!

MARIONETTE
(entra dal fondo)
Signora; c'è il Conte
di Bosco Nero
che vuol visitarvi.

ROSAURA
Lui?

MARIONETTE
Sì, per l'appunto.

ROSAURA
E fallo venire!

MARIONETTE
Obbedisco.

(parte dal fondo)

MILORD
Madama: il Conteè vostro amante?

ROSAURA
Vorrebbe esserlo.

CONTE
(entra con animazione, ma s'arresta
notando l'inglese. Con tono sostenuto)

I miei complimenti, Signora Rosaura.

ROSAURA
Buon dì, caro Conte, sedetevi qui.

CONDE
(sedendo)
Davver mi rallegro di tal compagnia...

MILORD
Caro amico, ben fatto a venire:
io facevo morir di tristezza
la bella signora.

CONDE
Anzi no: divertita l'avrete.

(Marionette entra e depone una
chicchera di cioccolata davanti al
Conde, che non ci fa caso)


MILORD
Sapete il mio naturale.

(s'alza, e s'apparta distrattamente)

ROSAURA
(fa un cenno a Marionette che
le si avvicina; le dice piano)

Marionette, intrattieni l'inglese,
non vorrei che accadesse un pasticcio.

(Marionette va a prendere una
cartella di stampe e la porta a Milord
sfogliandola davanti a lui)


CONTE
Non credevo così di buon'ora
ritrovarla già tanto servita.
Gran mercè di cotanta malìa:
sempre gente tra i piedi così!

ROSAURA
Se Milordha voluto onorarmi,
non capisco perché non dovrebbe.
Non mi pare che sia in casa mia
che si debban far scene così!

MARIONETTE
(a Milord)
Son magnifiche stampe, signore,
da guardarsi con grande attenzione;
il Palazzo Ducale, San Marco,
la Piazzetta, ed avanti così!

MILORD
(da sé)
Non m'importa vedere le stampe,
ma mi piace di stargli lontano:
non mi piace quell'uomo sbuffante,
e che perde il controllo così!

TUTTI
C'era tanto sereno poc'anzi,
ora un'ombra s'aggrava dintorno:
la tempesta che oscura minaccia
non può stare sospesa così.

MILORD
(Fra sè)
Costui è geloso come una bestia!

 
(a Rosaurainchinandosi per partire)

 
Vi sono schiavo.

ROSAURA
Dove, dove, Milord?

MILORD
Alla Piazza.

ROSAURA
Disgustato vi siete?

MILORD
Eh, pensate...
Ci vedremo, Madama. A più tardi.
Conte, addio.

ROSAURA
(per alzarsi)
Permettete che almeno...

MILORD
No, non voglio. Restate, Madama,
consolare quel povero Conte.
Good-bye... Good-bye.

(saluta con ambo le mani e parte,
seguito da Marionette)


ROSAURA
Avete visto?

CONDE
Sì! son pazzo! pazzo!
pazzo d'amore!...
e voi cattiva!

ROSAURA
Io?
Io che v'ho fatto?

CONDE
Rosaura, ahimé!...
perché vi divertite del mio martirio?...
Ah! non capite ancora quanto v'adoro?
Amore... anima mia...

(tenta di prenderle una mano)

ROSAURA
Conte! che modi!

(s'alza)

CONDE
Ah! vi fo orrore, perché ho maltrattato
quel vostro damo!

ROSAURA
Conte!

CONDE
Sprecar la vostra grazia
a prò d'un forestiero!

ROSAURA
Oh insomma! basta!
Son io cosa vostra?...
Mi avete comperata?...
Son vostra moglie?...
Osate comandarmi?...
Con quale autorità?...
Qual fondamento?...
Conte, io vi amo,
e v'amo più di quello
che voi pensate.
Ma ci tengo alla mia libertà.
Tratto con tutti:
so quel che fo.
Ma se voi no 'l capite,
è perché v'hò distinto,
ve n'abusate,
vi metterò nella massa degli altri
e forse...
vi bandirò affatto
dalla mia casa!

(parte)

CONDE
Ah come si può fare
a non essere geloso?
Amo una bella donna, e la ritrovo
accanto a un altro. Oh! la conversazione
è onesta e civile!
Sarà non lo nego.
Ma si comincia con la civiltà,
e si finisce coi sospiri. Anch'io
mi sono innamorato un pò alla volta.
Sia maledetto
chi ha mai introdotto
questo costume
di conversare!

(nel volgersi furioso per uscire, rovescia
vaso e lacolonnetta che vanno in frantumi
Parte furibondo)


Scena Terza

(Il siparietto è calato in modo da lasciar
circa tre metridi spazio fino alla ribalta.
Luce di giorno. Monsieur e Marionette
entrano, il primo da sinistra e l'altra da
destra, e s'incontrano con gioioso stupore)


MONSIEUR
Oh!
Marionette!

MARIONETTE
MonsieurLe Bleau!

MONSIEUR
Tu qui!

MARIONETTE
Voi a Venezia!

MONSIEUR
Che gioia.

MARIONETTE
Oh! bonheur!

AMBI
Paris qui se rencontre!
Mon chéri! Ma chérie!

(si abbracciano festosamente)

MONSIEUR
E mi sai dire, cara,
dov'è Donna Rosaura?

MARIONETTE
(staccandosi da lui, seria)
Oh!... non lo so.

MONSIEUR
Che c'è?

MARIONETTE
Voi non l'amate più la petite Marionette?

MONSIEUR
Amo tutte le donne!

(e fa per abbracciarla)

MARIONETTE
(ritraendosi e battendo i piedini)
Non!... Non!... Non!...

(piagnucolando)
 
Oh!... quel malheur!...
 
(asciugandosi le lagrime col grembiulino)


Ah!... ça me fait si mal...
 
(d'un tratto, voltandosi, allegra)

 
E se vi dico dov'è Madama,
che mi date, bel Monsieur?

MONSIEUR
Ti darò un bel par di guanti,

belli, lucidi, glacés.

MARIONETTE
C'est trop peu, c'est trop peu.

MONSIEUR
Due calzette tricotées.

MARIONETTE
C'est trop peu.

MONSIEUR
Una cuffia di merletto...
ti regalo un bel corsetto.

MARIONETTE
C'est trop peu, c'est trop peu.

MONSIEUR
Ti darò cinque zecchini!

MARIONETTE
È in giardino!

(tende la mano)

 Paga qua!

MONSIEUR
In giardino? Corro subito!

(per partire)

MARIONETTE
(afferrandolo per la falda della giubba)
Gli zecchini?

CONDE
Pagherò!

(si libera e parte dalla destra)

MARIONETTE
Pagherò! Pagherò!
Cos'ha detto?... Pagherò!
Ah! beato l'uso inglese
di pagar tambour battant!

(parte dalla sinistra)

(
S'alza il siparietto d'argento)

Scena Quarta

(All'alzarsi del siparietto, appare il
giardino di Rosaura,sulla Laguna.
Grandi alberi; Cespugli fioriti. Siepi
di bosso a disegno. Sedili a destra ed a
sinistra. Un largoviale lo traversa tutto,
fino al fondo, mettendo ad un"riva", che
dà sulla Laguna. Monsieur sta sonando
il flauto fra le piante a destra in primo
piano)


ROSAURA
(entra dal fondo, a sinistra, e avanza,
ascoltando curiosa e sorpresa. Ma
appena sbuca Monsieur)

Ma... Monsieur...

MONSIEUR
(s'inginocchia)
Ah! Madama! mia Venere, Flora,
Diana, Elena, Ebe!

ROSAURA
Monsieur, troppa lode.

MONSIEUR
(s'alza)
Vi parlo sincero,
da cavaliere,
da vero francese.

(seggono sul sedile di sinistra)
 
Siete bella! ma bella siccome...
Chi vi ha frisato, Madama?
La nostra Marionette?
Perdonate: un capello insolente
vuol disertare dal vostro tuppé!

ROSAURA
Non sarebbe gran cosa.

MONSIEUR
Oh! pardon!
ça dérange...
S'il vous plaît... Ve lo devo.
Vi farà da cameriera.
Attendez.

 
(tira fuori di tasca un astuccio, da cui cava
le forbici e taglia il capello a Rosaura)


 C'est ça.

(poi dal medesimo, cava uno
spillone e le accomoda i capelli)


Comme ça.

 
(trovando che non va bene, da un'altra
tasca cava fuori un piccolo pettine dalla
sua custodia, ed accomoda il tuppé)


Ça ne va pas... comme ça... c'est mieux.
 
(Da una scatola d'argento cava fuori un
buffettino con polvere di Cipro e le dà
la polvere dove manca)
 

Là... là, là!

 
(poi dall'astuccio cava i coltellino
e le leva la polvere dalla fronte)


Comme ça...

 
(con un fazzoletto la ripulisce)


 fff... fff...

 
(dopo tira fuori uno
specchio perché si guardi)

 
Ça vous plaît?

 
(e finalmente tira fuori una boccetta con
acqua odorosa e se la getta sulle mani
per lavarsele, e se le asciuga col fazzoletto
Durante tutte queste funzioni, Rosaura si va
meravigliando e lascia fare. Rasciugatesi le
mani. Monsieur, che s'era alzato al principio
della toilette, ripone il fazzoletto e siede con
la soddisfazione dell'artista!)
 

Voilà: c'est fait.

ROSAURA
Non vi manca il buon gusto, in verità.

MONSIEUR
(alzandosi e passeggiando)
Ah! mirate questo taglio di vita!
Vedete quanto adornano
questi due fianchi agili!
Appunto l'equilibrio
in cui son messi in bilico
è la ragion precipua
che mi vedeste eccellere

iersera al minuè.
Regardez... Admirez...
Hop-là-là...
Hop-là-là...

ROSAURA
(Fra sé)
Non si potea far peggio:
la mano mi storpiava!

MONSIEUR
Ma io chiacchiero, chiacchiero,
e intanto scordo il più:
dirvi che mi piacete
appassionatamente,
che v'amo, che v'adoro,
luce degli occhi miei,
ah, che io sol desidero
vostra corrispondenza,
unico refrigerio
del dolce mio penar!

ROSAURA
La donna prudente
deve viver a sé,
oppure trovarsi uno sposo...

MONSIEUR
(inginocchiandosi)
Ecco lo sposo:
Le Bleau che v'adora!

(sempre più invadente, cercando
afferrarle una mano)


Le Bleau che v'adora!
lo sposo, Le Bleau,
che arde, delira,
che attender non può!

ROSAURA
(ritraendosi sempre più)
Pazienza modestia,
modestia, Monsieur;
bisogna pensarci,
pensarci e aspettare...

MONSIEUR
Ma spasimo, brucio,
non posso aspettare!

ROSAURA
(Fra sè)
convien finirla.

(S'alza)

MONSIEUR
(le va dietro)
Non mi fuggite!
Pietà di me!

ROSAURA
Modestia, dico...

MONSIEUR
(inginocchiandosi)
Perdono! ahimé!

ROSAURA
(Fra sè)
E siam da capo!

(Forte)
 
Alzatevi, non date in debolezza!

MONSIEUR
Madama, un affanno di cuore
mi nega levarmi da terra... Soccorretemi...

ROSAURA
Andiamo, sia pure,

(gli tende la mano egli l'afferra
e le dà un bacio sul braccio)


MONSIEUR
Povero amante
è chi non sa rubare.

ROSAURA
Monsieur, troppo accorto.

MONSIEUR
E voi troppo bella.

ROSAURA
Orsù, di vostre grazie
non posso goder più.

MONSIEUR
Addio, regina mia,
reggente del mio cuor,
vita del mio pensier!
Che bellezza! Che grazia!...
Peccato... che non siate
nata a Parigi!

(parte da destra in fondo)

ROSAURA
Eh! si sa: fossi nata a Parigi
varrei qualche cosa di più.

(s'odono avvicinarsi da sinistra
suoni di chitarre e mandolini)

Ma che sono questi suoni?

(va verso il fondo e spia a sinistra)

CORO
(di lontano)
Don Alvarodi Castiglia,
ti sia dolce il dì d'amore.

ROSAURA
Ah! lo spagnolo in gondola!
Anche lui?... troppa grazia!
Un poco di respiro.

(Marionette entra, attratta dai suoni)
 
Marionette,
digli... quello che vuoi...
che attenda. Tornerò.

(parte)

(s'avanza da sinistra la bissona di Don
Alvaro, carica di servi, di paggi, e di
musici. Attracca alla "riva". Dalla
barca scendono i servi che stendono
un lungo tappeto verso il proscenio.
Contemporaneamente i paggetti lo
cospargono di fiori. Don Alvaro pone
piede a terra ed avanza gravemente fino
a metà della scena, mentre i servi fanno
reverenti al suo passaggio)


MARIONETTE
Vè che passo geometrico!

(s'inchina a Don Alvaroche
s'è fermato presso a lei)


DON ALVARO
(senza guardarla in viso)
Donna Rosaura dei Bisognosi?

MARIONETTE
S'è alzata adesso,
e sta abbigliandosi.
Se vuole attendere....

DON ALVARO
Che ora è?

(guarda l'orologio con lieve
insofferenza. Questo gli cade
su un piede. Gli dà un calcio)

Vattene al diavolo!

(a Marionette)

Mi degnerò.

(fa un cenno verso il sedile di pietra. I
paggetti lo ricoprono con una gualdrappa
e vi fan pendere sopra, appendendolo ai
rami d'un albero, un orifiamma con
lo stemma del Casato di Don Alvaro.
Marionette si è subito slanciata a
raccogliere l'orologio, per ridarlo
a Don Alvaro,ma un servo la arresta,
scandalizzato)

IL SERVO
Che fate?... Ha toccato i suoi piedi:
non è più degno della sua mano.

MARIONETTE
Ma è d'oro...

IL SERVO
Che oro! che oro!
L'oro è fango per lui.

(Come il tronetto è pronto, Don Alvaro
siede gravemente, e allontana i servi e i
paggetti con un gesto imperioso.
Questi si irrigidiscono nello sfondo.
Don Alvarocava lentamente di tasca
una tabacchiera e assapora una presa
di tabacco)


MARIONETTE
(che è rimasta con l'orologio in mano,
osservandolo, s'avvicina timorosa ai
servi)

Marca inglese?
In Ispagna non fanno orologi?

I SERVI
Eh! pensate:
In Ispagna ben pochi “trabajano”.

MARIONETTE
Ma come vivono
le genti basse?

DON ALVARO, SERVI
In Ispagna non v'è gente bassa.

MARIONETTE
(li guarda allibita e vorrebbe scappar via.
Ma un senso di pauroso rispetto l'obbliga
ad allontanarsi profondendosi in inchino
esagerati. Giunta presso l'uscita di sinistra)

La chiamo subito.

DON ALVARO
L'attenderò.
(Marionette esce da sinistra. Alvaro
attende maestosamente. I servi ed i
paggetti restano immobili nel tramonto
rosso)


DON ALVARO, SERVI
In Ispagna non v'è gente bassa.
No!... No!
 
 

ATTO SECONDO



Scena Prima

(Come la prima scena del primo
atto. MonsieurLe Bleau entra da
destra, poi Arlecchino da sinistra)


MONSIEUR
Arlecchino?

ARLECCHINO
Monsù?

MONSIEUR
Ti vedo in faccia che sei nato a fare
le ambasciate d’amore.

ARLECCHINO
Mi? L’è un cattivo astrologo:
non ho mai fato el mezàn.

MONSIEUR
Ecco come in Italia
si svisano le cose!
Cos’è questo mezzàn?
Guida dei cuori ardenti,
araldo di contenti,
ambasciator di pace
e di felicità!

ARLECCHINO
Ambasciator di pace,
araldo di contenti
vol dir in italian
far el rufian!

MONSIEUR
Orsù. Sai tu portare
a Madama Rosauraun tesoro?

ARLECCHINO
Elo fursi qualche anuelo?

MONSIEUR
Altro che anello! È gioia senza prezzo!

ARLECCHINO
Digo ben, perché se ‘l gera un anelo
non lo toleva siguro.
Basta; me proverò.
E mi, po’, cossa ròsego?

MONSIEUR
Eseguisci e sarai vistosamente
ricompensato.
Ma non vò che ti credano
servitore di locanda.
Vieni: ti vestirò alla francese.

ARLECCHINO
Oh! Magari! Anca mi
diventerò Monsù!

MONSIEUR
Diritto, svelto, spiritoso, pronto,
cappello in mano, inchini senza fine...

(Arlecchinosi va provando
e non gli riesce)

 
Ecco la gioia: il mio ritratto!

(gli consegna una miniatura)

ARLECCHINO
Oh che zoggia! Oh che bella zoggia!

MONSIEUR
Odi, caro Arlecchino, odi il sonetto
che le dovrai cantare...

ARLECCHINO
Mi!? Mai cantà!...

MONSIEUR
(cantando)
Ah… Ah… Ah…

ARLECCHINO
Mai cantà!...
El ghe mola, paròn…
Me sciopa la memoria!...

MONSIEUR
Ebben, sai leggere?

ARLECCHINO
Qualche volta.

MONSIEUR
Vien meco. Te lo scrivo:
e tante volte lo leggerai
fin che ti resti in mente.

(parte da sinistra)

ARLECCHINO
Mi go paura che no resta gnente!

(parte da sinistra)

CONTE
(entra da sinistra)
Rosauras’è sdegnata.
Spero con questa lettera
riavere il suo perdono,
e nella grazia del suo bel sorriso
ritrovare la gioia che svanì.
Lacché!

FOLLETTO
(entra correndo da sinistra)
Illustrissimo?

CONTE
A Madama Rosaura.

FOLLETTO
Sì illustrissimo.

(per partire)

CONTE
Fatti dar la risposta.

FOLLETTO
Illustrissimo, sì.

(per partire)

CONTE
Vedi se vi sono visite.
Corri.

FOLLETTO
Vo’ come il fulmine.

(parte da destra correndo.
Il Conteparte da sinistra)


MILORD
(entra da destra. Passeggia senza
parlare su e giù per la scena. Poi tira
fuori uno scrignetto di gioie e le guarda.
Indi lo chiude e chiama)

Birif?

(Birif entra da sinistra)

Questi diamanti
a Madama Rosaura.

BIRIF
Yes, Milord!

MILORD
Portami la risposta.

BIRIF
Yes, Milord!

(parte da destra)

MILORD
Mille ducati… È poco: si farà.

(parte da sinistra)

ARLECCHINO
(rientra da sinistra con un foglio in mano,
avuto dal francese, e lo studia con comica
concentrazione, dandosi dei pugni in testa)

Emme-a... ma.
De-a... da.
Madama ciò!... e po’?

(gesti di disperazione)
 
Xe inutile: el cervelo xe cativo...
Mi qua me toca a lezer fin che vivo...

(farebbe per studiare ancora, se Don
Alvaronon entrasse da sinistra, con un
rotolo in mano)


DON ALVARO
Galantuomo?

ARLECCHINO
Con chi pàrlelo?

DON ALVARO
Parlo con te.

ARLECCHINO
Con mi?

DON ALVARO
Dimmi: conosci Donna Rosaura?

ARLECCHINO
Sì, la conosso

(Fra sè)
 
Diavolo! tuti intorno a custìa!

DON ALVARO
Tu avrai l’onore
di presentarle
un gran tesoro.

ARLECCHINO
Un tesoro? Bagatele
Ma… de questi, ghe ne vien?

DON ALVARO
Obbedisci e sarai
vistosamente remunerato.

(fa per consegnarli il rotolo)

ARLECCHINO
(senza prenderlo)
Elo questo sto tesoro?

DON ALVARO
È questo, ed è impagabile.

(lascia che il rotolo si
svolga fino ai suoi piedi)

Eccolo: l’albero del mio casato

ARLECCHINO
(se ne ride. Fra sè
L’è un tesoro compagno
de la zoggia francese!

DON ALVARO
Daglielo,
e insieme questo carme cantale...

(cantando)
 
Ah… Ah… Ah…

ARLECCHINO
(Fra sè)
E dàghela col canto!

(A Don Alvaro)
 
El senta, siòr,
mi sto tesoro ghe lo porterò.
Ma la carme el mio talento no ghe riva:
se ‘l vol che me ricorda, che ‘l lo scriva.

DON ALVARO
Si. Vieni meco. E se m’apporti giubilo,
ci sarà un tesoretto anche per te.

(parte da sinistra)

ARLECCHINO
No vorìa che el tesoretto
Fusse un picolo albereto.
Ma chi sa,
che a torzìon fra Franza e Spagna
qualcoseta non se magna;
che a torziòn fra Spagna e Franza
no me regola la panza!
Spagna... Franza... magna... panza!

(parte da sinistra)

Scena Seconda

(All’alzarsi del siparietto appare un’altra
stanza in casadi Rosaura, con spinetta e
scrivania)


ROSAURA
(è alla spinetta e s’accompagna,
leggendo da un foglio di musica)

Nella notturna selva
Dafni così sospira:
“Cantano i rosignoli
l’anima mia delira...
Bionda Amarilli, ahimé!
giunge il mio pianto a te?...
Ah! tu non m’odi!
mormora il vento,
sperde lontano
questo lamento...”
Piange Amarilli intanto
presso l’argento rio:
“Sbiancano ormai le stelle,
palpita il cuore mio…
Dafni, mio Dafni, ahimé!
giunge il mio pianto a te?...
Ah! tu non m’odi!
mormora il vento
sperde lontano
questo lamento...”

MARIONETTE
(entra dal fondo)
Signora,
c’è un valletto di Monsieur,
che vuol farvi un’ambasciata.

ROSAURA
Fa che passi.

MARIONETTE
Ma sapete chi è?
È Arlecchino,che il Cavalier francese
ha preso al suo servizio.

ROSAURA
(Fra sè)
Questo francese replica gli assalti,
ma Rosauraha giudizio.

MARIONETTE
(verso la porta)
Venite, venite,
signor cameriere francese.

(Arlecchino entra dal fondo, vestito
da cameriere francese, facendo molti
inchini caricati a Rosaura)


ROSAURA
Bravo, bravo. Non t’affaticare.
Parla, parla, se hai qualche cosa da dirmi.

ARLECCHINO
(con linguaggio alterato)
Madama, per parte
del mio padrone,
devo presentarvi una zoggia.

ROSAURA
A me una gioia?

ARLECCHINO
A voi, Madama.
Ma pria di darla,
o, per dir meglio,
di presentarla,
gaverèi da cantarghe un complimento…
Ma ancuo so rauco in gola,
e non me ne arecordo un parola.

MARIONETTE
Arlecchino, fai torto al tuo spirito.

ROSAURA, MARIONETTE
Se l’hai scordato, sarà ben difficile,
che io lo senta.

ARLECCHINO
L’arte dell’omo supplisse
A le aventure del caso.

(Fra sè)

Bele parole!

(A Rosaura)
 
Eco il gran complimento,
registrato nel candido deposito
di questa carta!

(presenta il foglio a Rosaura)

MARIONETTE
Bravo!

ROSAURA
Evviva!

(legge piano)

ROSAURA, MARIONETTE
(cantando a due)
Hm!... Hm!..

ROSAURA
Uh!... Che galanteria…

MARIONETTE
(legge sopra le spalle di Rosaura)
Bello stile francese…

ROSAURA
Bene: che cosa devi presentarmi?

ARLECCHINO
Una zoggia preziosa,
una zoggia francese.
Eccola!

(le dà il ritratto)

ROSAURA
Questa è la gioia?

MARIONETTE
E vi par poco?
la miniatura d’un parigino?

ROSAURA
Questa è una gioia particolare.

ARLECCHINO
Madama, vi prego
de la risposta,
onde dipende la consolazion
del padron,
e l’interesse
del servitor.

ROSAURA
Sì, caro, volentieri.

(va alla scrivania a scrivere)

MARIONETTE
Gran fortuna, mio Arlecchino;
sembri un altro, en veritè!

ARLECCHINO
Vedo adesso, me n’incorzo,
che talento ghe ne xe.
Za che el cielo m’infranzisa,
che me sento snananar,
che non toca la camisa
dove è megio non parlar,

vien qua, bela, dime “oui”,
che me snànara co ti!

MARIONETTE
Sono qui tutta conquisa
del tuo dire, del tuo fare;
la fortuna che t’è arrisa
mi fa palpitare;
no, non fare più così,
che se no ti dico “oui”!

(Arlecchino, che stava per diventare
troppo intraprendente, si ricompone
subito, perché Rosaura ha finito e si
volge a lui)


ROSAURA
Eccoti la risposta.

ARLECCHINO
Xela consolatoria?
Posso sperar l’efeto?

ROSAURA
Mi par di sì.

ARLECCHINO
(con varie riverenze, ritraendosi)
Madama, con tutto il cuore.

MARIONETTE
(piano ad Arlecchino)
Troppo confidente.

ARLECCHINO
Con tutto lo spirito.

MARIONETTE
(come sopra)
Troppo elegante.

ARLECCHINO
Con tuta confidenza.
Bon zorno a Vossignoria.

(parte)

ROSAURA
È grazioso.

MARIONETTE
L’ha preso un francese!
Sposatevi il padrone,
che non fallirete.

ROSAURA
Marionette, no, no;
ché quei finti color
non mi fanno sperar fedeltà.
Ci penserò.

MARIONETTE
E pensando farà come il solito
di noialtre povere donne:
la fortuna si lascia scappar!

(verso la porta)
 
Ma chi vien dalla sala correndo?

ROSAURA
Un lacché?

MARIONETTE
Che sfacciato!
è già entrato da sé!

FOLLETTO
(è già entrato di corsa)
Servo umilissimo
di Vossignoria Illustrissima!

ROSAURA
Chi sei?

FOLLETTO
Sono Folletto
lacché dell’Illusttrissimo
Contedi Bosco Nero,
pronto ai comandi
di Vossignoria Illustrissima.

ROSAURA
Che dice il Conte?

FOLLETTO
L’Illustrissimo Contemio padrone
manda questa lettera,
all’Illustrissima.
Signora Rosaura, mia signora.

(le dà la lettera)

ROSAURA
(l’apre, la legge piano, sorride)
“…e t’amerò sognando
fin che c’è vita in me…
Dimmi una tua parola
che mi riaccosti a te!”

(commossa)
 
Ora vado a formare la risposta.

(va alla scrivania)

FOLLETTO
Francesina, come state d’amanti?

MARIONETTE
Così, così.

FOLLETTO
S’io mi facessi avanti…?

MARIONETTE
Chi sa…

FOLLETTO
Stasera mi provo.

ROSAURA
Eccoti la risposta.

(gli dà la lettera)

FOLLETTO
Grazia a Vossignoria Illustrissima!
Ma… Vi è nulla per il giovane?

ROSAURA
Sì, prendi.

(gli dà la mancia)

FOLLETTO
Obbligatissimo
A Vossignoria Illustrissima!
E viva mill’anni
vossignoria Illustrissima!
Francesina, a rivederci a stasera.

(parte correndo)

MARIONETTE
Sì, vieni che stai fresco!

ROSAURA
Pure, dallo stile del conte
conosco che m’ama davvero.

MARIONETTE
Via, Via! v’ho capito:
smaniate per lui!

ROSAURA
Marionette, no, no:
credi, anch’io bel lo so
che un amante sa finger se vuole.
Ci penserò.

MARIONETTE
Eh! si sa!
A costui ch’è dei pessimi il pessimo
s’attaccherà.

(Birif è entrato silenziosamente.
Marionette, nel volgersi, lo vede e
sobbalza)


MARIONETTE
Giusto cielo! Chi è questo?

BIRIF
Madama.

ROSAURA
Che bramate?

BIRIF
Milordmanda me con questa bagattella.

(le dà le gioie)

ROSAURA
Oh! che splendore! Osserva, Marionette,
che belle gioie.

MARIONETTE
Altro che uno scritto amoroso!

ROSAURA
E che un ritratto!

(a Birif)
 
Ha detto nulla?

BIRIF
No, Madama.

ROSAURA
Ringraziatelo.

BIRIF
Madama.

(fa una riverenza)

ROSAURA
Prendete.

(gli vuol dare la mancia)

BIRIF
Meraviglio, madama.

(non la vuole e parte)

MARIONETTE
Quell’inglese dev’essere ben ricco!
E sposatelo!

ROSAURA
Marionette, no, no:
non si compra l’amor..

MARIONETTE
La, la, la, la…
Mi convinco che,
voltala e girala,
non sa proprio che cosa si vuole.

ROSAURA
(guardando verso la sala)
E questo mantellone,
che diamine è?

MARIONETTE
Oh! Arlecchinoda servo spagnolo!
Che bizzarrìa!

ROSAURA
Che bizzarrìa!

A DUE
Questo è un giorno di grande ventura:
gran conquiste si fecero invero!

ARLECCHINO
(entra vestito da servo

spagnolo. Sicava il cappello)
Guardi il cielo molti anni,
Donna Rosaura.

(si rimette il cappello)

ROSAURA
Che scene son queste?

A DUE
Quante figure pretendi di fare?

ARLECCHINO
(si toglie il cappello)

Mi manda Don Alvaro,
immenso mio signor.

(si rimette il cappello)

ROSAURA
E che vuol dire?

A DUE
Che pensa il tuo signor?

ARLECCHINO
(si toglie il cappello)
Manda a Donna Rosauraun tesoro!

(si rimette il cappello)

MARIONETTE
Canchero!

ROSAURA
Un tesoro?

ARLECCHINO
Sì! Sì!
Un tesoro!

MARIONETTE
Canchero! Un tesoro!
Cos’è questo tesoro?

ROSAURA
E cos’è mai?
Cos’è questo tesoro?

ARLECCHINO
Ecco:

(si toglie il cappello)
 
chinate il capo.

(lascia che il rotolo si
svolga fino ai suoi piedi)


ROSAURA
Cos’è questo tesoro?

ARLECCHINO
È questo l’albero
”generalogico”
di tutti i nonni
del mio signor.

(gli fa un inchino)

MARIONETTE
(in tono beffardo)
Ah! che tesoro!

ROSAURA
E perché no? Ha detto altro?

ARLECCHINO
Ha detto.
Ma tanto ha detto che io mai e poi mai
l’avrei imparato, se prudentemente
in questa carta non l’avesse scritto.

(dà un foglio a Rosaura)

ROSAURA
Ti darò la risposta.

(va al tavolino a scrivere)

MARIONETTE
Ma dimmi un poco,
che pazzia è codesta:
Di mutar abito?

ARLECCHINO
Rispetto e gravità

MARIONETTE
Che? sei già entrato in superbia?

ARLECCHINO
Rispetto… gravità.

MARIONETTE
(da sé)
Oh, che ridicolo!
Ah! Ah! Ah!
È un servo a metamorfosi
che sa quel che si fa.

ARLECCHINO
Rispetto e gravità.

ROSAURA
(tornando con una lettera)
Eccoti la risposta.

ARLECCHINO
Servo di Donna Rosaura.

(si toglie il cappello
e se lo rimette)


ROSAURA
Bon giorno.

ARLECCHINO
Addio, Marionette. Addio!...

(parte con gravità)

MARIONETTE
Oh! che ridicolo!

ROSAURA
Si porta bene.

MARIONETTE
(con voce grossa imitando i gesti
di Arlecchino)

“Servo di Donna Rosaura.”

ROSAURA
(secondando lo scherzo)
“Buon giorno.”

MARIONETTE
“Addio, Marionette.
Addio!”

(cambiando il tono)

Dunque, vi piace la Spagna?

 
(Rosauraper tutta risposta
la guarda e sorride)

 
Ma insomma: non vi piace nessuno?

ROSAURA
(calma e sempre sorridente)
Anzi: tutti.

MARIONETTE
Ma tutti
Non li potete sposare.

ROSAURA
Uno ne sceglierò.

MARIONETTE
E quale?

ROSAURA
Ti pare
Ch’io mi, debba sgomentare?...
Spira intorno vago e lene
un potere arcano:
è lui che cuore
a cuore unisce,
e a lui m’affiderò.

MARIONETTE
(tra sé)
La,la,la…
Il rischio riconosco, riconosco...

ROSAURA
Sono scaltra, sono accorta:
la sua grazia mi darà!
Ci penserò.

MARIONETTE
(mentre Rosauras’allontana, ne
accompagna l’uscita gesticolando come
se dicesse: con esagerata convinzione:


“Eh, ma chi ne dubita?
Ella è intelligente. Si sa bene”…

(Ma appena Rosaura è uscita, scrolla
il capo e poi, rivolta al pubblico, dice)

 
E poi già si sa,
come tutte farà:
al peggior dei mariti
s’attaccherà.

(musica orchestrale. Parte ballando)

Scena Terza
 
(All’alzarsi del siparietto d’argento, appare
un campiello, con a destra la locanda dello
“Scudo di Francia”. Due calli a sinistra, due
calli a destra. Infondo un “rio” con un ponte
che lo traversa. Milorde i lConteDi Bosco
Nero che gli ronza intorno)


CONTE
(Fra sè)
E non vuole parlare!

(AMilord)
 
È ver, l’amavo...
Ma l’amate voi pure...
E ho rinunciato...

(Milord passeggia e non risponde)

(Fra sè)
 
E non parla!
E non posso scoprir nulla!

(A Milord)
 
A quest’ora riceve.
Fossi voi...
Ma che diavolo!
Siete mutolo? Non parlate?...
Dal vostro volto astruso non sa intendere
se siate allegro oppure malinconico!

MILORD
Questo è quel che non capirete mai.

CONTE
(Fra sè)
E lo chiama parlare!

(entrano Folletto e Birif, il primo dalla
parte del Conte, il secondo da quella
di Milord)


BIRIF
Milord.

FOLLETTO
Illustrissimo.

(il Contefa cenno a Folletto che
non parli, e questi gli dà la lettera)


MILORD
Facesti?

BIRIF
Yes, Milord.

MILORD
Aggradi?

BIRIF
Ringrazia.

MILORD
Non occorr’altro.

 
(gli dà il borsellino con denari. Folletto
osserva. Birif fa una riverenza e parte.
Il Contefa cenno a Folletto che se ne
vada. Questi stende la mano per la
mancia. Il Contela scaccia)


FOLLETTO
(Fra sè)
Bella Italia, ma cattivo servire!

(parte)

CONTE
(guardando Milorddi sottecchi)
Un messaggio? che sia di Rosaura?

(Forte)
 
Amico, mi rallegro...
le donne corron dietro…
Madama…

MILORD
Siete un pazzo!

(Parte)

CONTE
A me pazzo! Viva il Cielo
Ma che dice la mia cara Rosaura?
Mi consola o m’uccide?...

(legge piano)
 
M’incoraggia ad amarla... Oh! me felice!

 
(rilegge la lettera commosso)

 
Quanta soave pace
scende nel cuore mio...
L’anima terge il pianto,
migra in un dolce oblio...
M’ama! la vita è bella,
serro la gioia in cuor!...
M’ama!
Il mio sogno è vero,
e l’universo è amor...

(parte raggiante)

DON ALVARO
(entra passeggiando in su e in giù)
O Rosauranon sa le convenienze,
o Arlecchinoè un somaro.
Farmi aspettar sì a lungo!
Un pari mio! un magnate!
Se vien colui, per Dio!
Gli voglio dare cento bastonate!
Ma forse l’albero
del mio casato
la tiene a meditar.
Son venticinque generazioni:
ce n’è da cogitar.
Marchesi, principi,
conti, baroni,
re, duchi, vescovi
santi e patroni:
ce n’è da cogitar.
È compatibile
questa tardanza;
e comprensibile
questa mancanza:
si può scusar.

ARLECCHINO
(vestito da spagnolo, entra, non veduto
da Alvaro che passeggia)

Cavaliere!

DON ALVARO
Che rechi?

ARLECCHINO
(si cava il cappello
e anche Don Alvaro)

Viva il Re, nostro signore!
Donna Rosauravi vuole un gran bene.

DON ALVARO
Lo so. Che ha detto del mio grand’albero?

ARLECCHINO
L’ha baciato più volte e ribaciato,
inarcava le ciglia,
stringeva i denti
per meraviglia!

DON ALVARO
Bene, bene!
Le ha cantato il mio carme?

ARLECCHINO
Come un cigno!

DON ALVARO
Che ti ha risposto?

ARLECCHINO
Eccovi qua l’epistola.

(Si cava il cappello e gli dà il foglio)

DON ALVARO
Mio cuor, preparati
alle dolcezze.

(legge)

“Acepto con mucho
agradimiento el ritratto...”
Che dice di ritratto?

ARLECCHINO
(Fra sè)
O povareto mi! gh’ho dà a lu
la carta del Francese!
Niente: franchezza e spirito,
e ghe rimedierò.

DON ALVARO
Ebbene: non rispondi?

ARLECCHINO
L’albero della vostra casa
è... il ritratto della vostra grandezza.

DON ALVARO
Così l’intendevo ancor io.
“El mio non ve lo posso mandar
porque non l’ho...”

ARLECCHINO
Lei non ce l’ha,
vedete bene.

DON ALVARO
L’intendo ancor io…
“Estimo mucho questa gioia preciosa,
che la voglio far
legare in un cerchio d’oro…”
Oh! Diavolo!
In un cerchio d’oro il mio albero!

ARLECCHINO
Vuol dire cornice dorata.

DON ALVARO
Così l’intendevo ancor io…
“E portarlo attaccato al petto…”
Un quadro di quella grandezza
attaccato al petto!?

ARLECCHINO
Eh! frase poetica!
lo porterà nel cuore,
oppur nel petto, che vuol dir lo stesso.

DON ALVARO
Per l’appunto.
Così l’intendevo ancor io.
Addio.

(per partire)

ARLECCHINO
Cavaliere... E la memoria?

DON ALVARO
Temerario!

ARLECCHINO
Cavaliere che promette...

DON ALVARO
Hai ragione, me ne scordavo.
Hai portato un tesoro alla mia dama,
ecco qui un tesoretto anche per te.

(gli dà un foglio piegato)

ARLECCHINO
Che è questo?

DON ALVARO
Una patente
del mio servidor.

(parte)

ARLECCHINO
Ah! can maledettissimo!
A mi sto tesoretto!
Cussì se burla un povaro
galantuomo de sesto?
Me vogio vendicar! Ah sì! de dia,
me vogio vendicar!
Ma ve ‘lo qua el Francese:
presto, che no ‘l me veda!
che se ‘l spagnolo
m’ha buzzerà,
fursi che questo me rifarà!

(parte)

MONSIEUR
(entra e passeggia guardandosi
in uno specchietto)

Questa parrucca, però,
acconciata non è come il faut.
Questo riccio di qua.
è più lungo di quello di là.
Ah! Parigi... Paris!...
Com’è triste la vita così!...
E questi calzolai
sempre le scarpe larghe!...
Non sanno che chi
con grazia è calzato
si deve sentire stroppiato.
Ah! Parigi!... Paris!...
Com’è triste la vita così!...

(Arlecchino da francese entra
facendo molte riverenze ed
inchini caricati a Monsieur)
 

Bravo, ti porti bene.
Sei stato da Madama?

ARLECCHINO
Ci sono stato... Ah!...
Non ci fossi stato!

MONSIEUR
Pourquoi?

ARLECCHINO
Che bellezza! che grazia! che occhi!
che naso! che bocca! che senato!

MONSIEUR
Presentasti il ritratto?

ARLECCHINO
Lo presentai; ed ella
non si saziava
di mirarlo e baciarlo...

MONSIEUR
Oh! cara!... Le cantasti?

ARLECCHINO
Cantai… cantai…
Ed ella, o cielo…

MONSIEUR
Che fece, Arlecchino, che fece?

ARLECCHINO
Sentendomi cantar si svenne!

MONSIEUR
O caro!

(lo bacia)
 
M'innalzi al trono di felicità!
Ma dimmi: ti diè la risposta?

ARLECCHINO
(Fra sè)
Diavolo, che vu che st’altro?


(A Monsieur)

Ah, ah, ah!...

MONSIEUR
Ah, ah, ah!...

ARLECCHINO
La me l'ha data... ma...

MONSIEUR
Che ma?

ARLECCHINO
L'ho persa.

MONSIEUR
Ah! indegno! scellerato!
Io t'infilzo con questa mia spada!

(cava la spada)

ARLECCHINO
(Fra sè)
Ghe vol ben la trovada!
Ghe darò st'altra.

(A Monsieur)
 
A vu, ecola qua.

(gli dà un foglio)

MONSIEUR
O caro il mio Arlecchino!
Refrigerio delle mie pene!

(lo abbraccia)

ARLECCHINO
(Fra sè)
E prima el me sbusava!...

MONSIEUR
Oh! carta adorata! leggiamo;
"Ammiro sommamente
il magnifico albero della
vostra casa..."
Ma come l'albero
della mia casa?

ARLECCHINO
(Fra sè)
Semo a le solite!

(A Monsieur)
 
Non la capite?

MONSIEUR
Io no.

ARLECCHINO
Ve la spiegherò mi.
Non siete l'unico
di vostra casa?

MONSIEUR
Sì.

ARLECCHINO
Non dovete ammogliarvi?

MONSIEUR
Bene.

ARLECCHINO
Il matrimonio?
non rende frutti?

MONSIEUR
Sicuro.

ARLECCHINO
Quelo che fa i frutti
non si dice albaro?

MONSIEUR
È vero.

ARLECCHINO
Dunque... voi siete
l'albero di vostra casa!

MONSIEUR
E Madama Rosauraè sì sottile?

ARLECCHINO
Eh! Anca de più!

MONSIEUR
Sei un grand'uomo!

(lo bacia)

ARLECCHINO
(Fra sè)
Altro baso!

MONSIEUR
Avanti!

ARLECCHINO
Avanti.

MONSIEUR
"Se sarò ammessa fra tante eroine..."
Quali eroine?

ARLECCHINO
Quelle che v'amano.

MONSIEUR
Dici bene; e son molte.
"...sarà nobilitato anche l'albero
della mia casa."
E questo che vuol dire?

ARLECCHINO
Eh… così sarà nobile lei...
e anche il vecchio suo padre,
che è l'albero della sua casa.

MONSIEUR
Viva il grande Arlecchino!
Tu meriti una recognizione
senza misura!

ARLECCHINO
(Fra sè)
Oh! manco mal!

MONSIEUR
Vò pensando che posso donarti
per un'opera tanto perfetta.

ARLECCHINO
Un inglese, per un afar de sto genere,
m'ha dà una borsa.

MONSIEUR
Che!? Una borsa è poco!
Meriti un premio illimitato...
Una recognizione estraordinaria
Ma ecco... ecco!
che già mi balena l'idea!
Eccoti un pezzo di questa carta,
che è la cosa più preziosa del mondo!

(gli dà un pezzo della carta di Rosaura e
parte. Arlecchino resta attonito, con la carta
in mano, guardando dietro a Monsieur)


MARIONETTE
(esce di casa e gli si avvicina)
MonsieurArlecchino, che fate voi?

ARLECCHINO
Stavo pensando a un uomo generoso.

MARIONETTE
Forse a MonsieurLe Bleau?

ARLECCHINO
Giusto quelo.

MARIONETTE
Vi ha forse regal ato?

ARLECCHINO
E come!

MARIONETTE
Sentite, voi che ambite
servire alla francese,
bisogna che impariate
le usanze del paese.
Se il servo dell'amante
ricava alcun profitto,
la serva della bella
a una parte ha diritto;
perché è poi lei che fa
che tutto vada bene,
e che tutti ne godano
siccome si conviene.

ARLECCHINO
Evviva Marionette! Brava!
Tu meriti una recognizione
senza misura!

MARIONETTE
Certo che al tuo padrone
di grande aiuto fui...

ARLECCHINO
So pensando che posso donarti
per un'opera tanto perfetta.

MARIONETTE
Dieci scudi non pagano
quanto feci per lui.

ARLECCHINO
Dieci scudi? Non bastano!
Meriti un premio
illimitato, una recognizione
estraordinaria....
Ma ecco, ecco!
che già mi balena l'idea!
Para la mano. Eccoti un pezzo
di questa carta,
che è la cosa più preziosa del mondo!

(Straccia un pezzo di
foglio, glielo dà e parte)


MARIONETTE
Ah! furfantaccio
senza creanza!
A me un pezzo di carta!
A me uno scherzo
di questa sorte!
Marionette burlata e derisa!
Se non mi vendico
non son chi sono!
E sai chi sono?
Son Marionette!
sono la figlia
della cameriera della balia del Re!
E mio padre il Tamburo maggiore!
Ti farò fucilare!

(via correndo di dove è uscito
Arlecchino. Frattanto la scena
s'è andata popolando. Cuochi,
cuoche e sguatteri sono usciti dalla
locanda, altra gente è entrata dal
ponte e s'è affacciata alle finestre. Tutti
si sono divertiti ad ascoltare Marionette)


CORO
(allegramente)
Chi?
Chi?
Chi farà fucilare la figlia
della cameriera della balia del Re?
La figlia del Tamburo maggiore?

(Arlecchino entra da sinistra in fondo,
recando sotto il braccio gli indumenti
che gli diede Monsieur. Marionette
l'insegue)


ARLECCHINO
Salva! Salva!
Scampa! scampa!

MARIONETTE
Se ti piglio!
Se t'afferro!

CORO
Oh! Arlecchino!

(Marionette rincorre Arlecchino; questi
calca, il cappello da francese sulla testa
di un popolano coprendogliela tutta,
e gli appioppa anche il mantello, poi
agilmente, s'arrampica su per la doccia
della locanda, fino alla grondaia,
raggomitolandosi sotto il tetto.
Marionette, scambiandolo per
Arlecchino, si slancia sul popolano,
addosso al quale Arlecchinoha messo
gli indumenti da cameriere francese,
glieli strappa via e rimane scornata,
vedendo che non è Arlecchino.
La confusione è arrivata al colmo)

ARLECCHINO
(dall'alto, placidamente)
Varda, varda che bel gato,
sora i copi de cusina:
se sgrafar vol la gatina
la s'inrampega fin qua...

GIOVINOTTI
(additando Arlecchino)
Varda, varda che bel gato,
sora i copi de cusina:
se sgrafar vol la gatina
la s'inrampega fin là!

(A Marionette con galanteria grossolana)
 
Graffia, graffia, mia gattina:
fa veder come si fa!

(e le si affollano intorno)

MARIONETTE
(tentando invano di schermirsi)
Furfantacci! birbaccioni!
Sì, vi grafio! Via di qua!

(Ma invece se ne fugge lei, inseguita
dai giovanotti. Arlecchino, rimato solo,
scende lestamente dal suo rifugio e
s'avanza al proscenio, guardandosi in
giro sospettosamente)


ARLECCHINO
Quacio quacio come un gato,
spasemà ne le buèle,
me la sùbio, me la bato,
me la moco via de qua.

(se la svigna)



ATTO  TERZO



Scena Prima

(Appare una piccola apertura nel siparietto
d'argento, di là dalla quale si vede il
minuscolo salottino di Rosaura,con un
tavolino in mezzo, cui sovrastano pacchi
dilettere. Porta in fondo. Rosaura è intenta
a scrivere gli ultimi indirizzi, seduta da un
lato del tavolino. Marionette, in piedi
dall'altro, chiude le buste manmano che
Rosaura gliele dà)


ROSAURA
Ascolta, Marionette, il mio progetto;
voglio provar la fede
dei quattro amanti miei.
Io mi travesto,
e mi presento loro ad uno ad uno,
fingendomi a ciascuno
un'incognita amante sua paesana.
Chi a questa tentazione
resistere saprà,
preferirò fra tutti
e sposo mio sarà.

MARIONETTE
Fatelo, ma prevedo
che nessun sceglierete.

ROSAURA
Perché?

MARIONETTE
Eh! perché tutti
cadranno nella rete.

ROSAURA
Lo vedremo.

MARIONETTE
Ed il ballo
di stasera, perché?

ROSAURA
Pretesto per riunire
gli amanti qui da me.

(ha finito di scrivere gli indirizzi)
 
Presto, al loro indirizzo.
Questi inviti in città.

(Suona un campanello. Entrano prima due
vecchi servi. Poi, subito dopo, sei servette.
I vecchi servi e le servette, con i pacchi
degli inviti in mano, vengono al proscenio,
e fanno un balletto a destra ed a sinistra
dell'apertura)


ROSAURA, MARIONETTE
Di questo ghiribizzo
l'effetto si vedrà.

(si chiude l'apertura facendo scomparire
Rosaurae Marionette, ed il balletto sul
proscenio continua, finché i due gruppi
escono, uno a destra e l'altro a sinistra)


Scena Seconda

(S'alza il siparietto d'argento ed appare
un campielletto,con caffé in fondo, e due
callette, a destra e a sinistra. Pomeriggio.
Monsieur Le Bleau, da una parte,
stastudiando, il biglietto di Rosaura.
Don Alvaro, dall'altra, fa lo stesso)


MONSIEUR
Io dunque l'albero
son d'una casa?
Non si può credere!
Non si può dar!

DON ALVARO
Lo stesso è l'albero
che il mio ritratto?
Non si può dare!


AMBOS
Non si può credere!
Non si può dare!

MONSIEUR
Arlecchinol'intende a rovescio.

DON ALVARO
Arlecchinol'intende a sghimbescio.

ARLECCHINO
(entra, osserva, vede i due che leggono.
S'avanza fra loro pian piano e vedendo
che i due hanno i biglietti in mano, dati
ad essi per errore, dice loro)

Con bona grazia.

(prende i due biglietti ad essi di mano e li
cambia, dando ad ognuno il suo; poi, con
una riverenza alla mutola, parte)


DON ALVARO
(leggendo)
Ah! ora sì!

MONSIEUR
Oh! espressioni adorabili!

(bacia la lettera)

DON ALVARO
(Fra sè)
Arlecchinoha scambiato le lettere!

MONSIEUR
(a Don Alvaro)
Amico, avete voi mandato qualche albero
a Madama Rosaura?

DON ALVARO
E voi un ritratto?

MONSIEUR
Non nego.

DON ALVARO
Confesso.

MONSIEUR
Rivali?

DON ALVARO
Nemici!

MONSIEUR
Cedete?

DON ALVARO
Giammai!
Venite!

(sfodera la spada e parte)

MONSIEUR
Vi seguo!
Rosaura! per te!

(fa per seguirlo; ma in quella entra
danzando lo sciame delle servette, che
va a sonare i campanelli di tutte le case.
Monsieurs'arresta di botto, ammirato)

E il duello?... Che aspetti!

(rinfodera la spada)

Dovrei forse lasciar d'ammirare
delle belle ragazze?... Jamais!

(sfarfalla dall'una all'altra con
ammirazione sempre crescente, mentre
dalle case si calano i cestini. Le servette
deposti in questi gli inviti, se ne vanno
danzando. Monsieur sta per seguirle,
quando un'altra servetta entra sola,
danzando, si volge a lui civettuola, poi
fugge ridendo, dalla parte opposta a
quella da cui uscì Don Alvaro)

O bellezza tiranna, mercè!

(parte dietro a lei)

CONDE
(entra e va a sedersi al caffé. Ordina al
caffettiere, che s'affaccia alla porta)

Caffé.

MILORD
(entra dalla parte opposta
e siede, al caffé)

Caffé.

(il caffettiere scompare nell'interno.
Di lì a un momento escono due garzoni,
servendo il caffé ad entrambi)


CONTE
Eh! non occorre!
Milordè avvezzo
a ber la cioccolata dalle dame!

(Milordscuote il capo e beve)

Ma ne vogliamo bere più poche,
Milordmio caro.

(Milord lo guarda brusco)

Il vostro non rispondere è incivile.

MILORD
(s'alza e si fa al centro della scena)
Monsieur, venite qua.

CONTE
Con quale autorità?

(s'alza minaccioso)

MILORD
Dovete battervi.

(sfodera la spada)

CONTE
Son pronto.

(si fa di fronte a lui e sfodera la spada)

MILORD
A noi!

CONDE
A noi!

(Si battono: il Conteresta
ferito ad un braccio)

Eccovi i sangue
Vi basta?

MILORD
Sì.

(rinfodera la spada. Il Conterinfodera
la spada e parte. Milordtorna sedersi
al caffé)


MILORD
Se costui un'altra volta osa me offendere
la sua ferita non sarà sanabile.

(Rosaura entra mascherata da inglese
e da una riverenza a Milord, secondo
l'uso delle dame inglesi)

Ma chi è questa maschera,
abbigliata all'inglese?
Quell'inchino grazioso fa conoscere
ch'è d'Inghilterra.

(Rosauras'accosta a Milorde
gli fa un altro inchino)

Madama, molto compita.
Volete caffé?

(Rosaurafa cenno di no)

Cioccolata?

(Rosauracome sopra.)

Ponce?

(Rosaurafa cenno di sì)
 
(Fra sè)

Oh! è inglese!

(A Rosaura)

Sedete, sedete.

(ai caffettieri)

Portate ponce.

(avanza una sedia e fa sedere
Rosauraalla sua destra)

Mi conoscete?

ROSAURA
Purtroppo.

MILORD
Che? Mi amate?

ROSAURA
Con tutto il cuore.

MILORD
Dove m'avete veduto?

ROSAURA
In Londra.

(le portano il ponce ed essa lo beve)

MILORD
Vi amai?

ROSAURA
Non so.

MILORD
V'amerò adesso.

ROSAURA
E Madama Rosaura?

MILORD
Nulla ho promesso.

ROSAURA
Posso sperare?
Sarete mio?

MILORD
Ma chi siete?

ROSAURA
Stasera mi vedrete.

MILORD
Dove?

ROSAURA
A una festa da ballo.

MILORD
Vi servirò.

ROSAURA
E Madama Rosaura?

MILORD
Cederà luogo ad una mia paesana.

ROSAURA
Datemi un segno
per farmi conoscere.

MILORD
Quest'astuccio.

(le dà un astuccio d'oro)

ROSAURA
Mi basta.

(s'alza)

MILORD
Volete partire?

ROSAURA
Sì.

MILORD
Vi scorterò.

(s'alza)

ROSAURA
Se siete cavalier non mi seguite.

MILORD
Vi obbedisco.

ROSAURA
Milord, addio.

(gli fa i solito inchino e parte)

MILORD
Che piacer fuor di paese
ritrovare una mia inglese...
Quegli inchini... quel parlare
senza mai superfluità...
Questa dama mi conosce,
m'ama molto e mi desidera…
S'essa è bella quanto amabile,
sarà lei la “preferabile”.
È Rosauraassai stimabile;
dama è questa ed è britannica:
due argomenti che mi stimolano
questa dama è preferir.

(parte)

DON ALVARO
(entra irritato)
MonsieurLe Bleau è fuggito:
ed io trasportato dall'ira,
non mi volsi a guardar se mi seguiva.
Da cavaliere
azion non è!
Lo cercherò,
lo troverò!

(al caffettiere)

Porta il caffé.

(siede imbronciato. Un garzone porta
ad Alvaro il caffé con alquanti biscottini)


ARLECCHINO
(s'avanza verso la bottega; osserva
l'apparecchio del caffé per Don Alvaro.
Fra sè)

Adesso xe el momento de refarme

(s'avvicina a Don Alvaro)
 
Cavaliere, il ciel vi guardi.

DON ALVARO
(asciutto)
Buon giorno.

ARLECCHINO
(guardandosi in giro come per
assicurarsi che nessuno lo senta,
con aria di mistero)

Donna Rosauram'ha mandà a ciamar.


DON ALVARO
Oh! cara!... Dimmi...

ARLECCHINO
L'era a tola, come lu a sto tavolin,
che la magnava… E tra pianti e sospiri…

DON ALVARO
Ebben?

ARLECCHINO
Ma me da la licenza
de gestir come ela?

DON ALVARO
Tutto ti accordo: tutto!

ARLECCHINO
Ben.
Essendo sul deser,
la prese un biscottin,
giusto sul desegno de questo...

(prende un biscottino)
 
e facendo zopeta in un liquor
alquanto tetro, come sto cafè…
 
(tuffa il biscottino nel caffè)
 
e magnandolo delicatamente,
in sta graziosa maniera…

 
(mangia con calma il biscottino,
mentre Don Alvaropende dalle sue
labbra)


la disse:
"Va, trova Don Alvaro,
il mio diletto amico,
e digli che di lui…
non me n'importa un fico!"

(ridendo, fugge)

DON ALVARO
(levandosi, inferocito)
Ah! Villano! Briccone! Fermatelo!

MONSIEUR
(entra di dove è uscito Arlecchino)
Non m'ascrivete a mancanza…

DON ALVARO
Giungi in tempo!
Pon mano alla spada!

(sfodera la spada)

MONSIEUR
Mia Rosaura! È per te questa vittima!

(sfodera la spada e si battono)

ROSAURA
(in maschera alla francese, entra in
mezzo ai due, li fa fermare e dice al
francese)

Ah! Monsieur, che fate?

MONSIEUR
Mi batto, o bella,
per la mia dama.

ROSAURA
E volete rischiare la vita
per una donna italiana,
mentre tante francesi penano,
languono, muoiono
per gli occhi vostri?

MONSIEUR
Ma io...

ROSAURA
Monsieur, cedetela
per una dama di Francia
che sospira per voi.

MONSIEUR
E chi è mai questa?

ROSAURA
Eccola ai vostri piedi.

(s'inginocchia)

MONSIEUR
Alzatevi, tesoro,
che mi fate morire...

ROSAURA
Se m'amaste…

MONSIEUR
(s'inginocchia)
Ma v'amo!

ROSAURA
Non sia vero ch'io m'alzi finché
non sia certa che m'ami, o Monsieur!

MONSIEUR
Sì, mia cara, ti giuro d'amarti;
per la vita rimango ai tuoi piè!

ROSAURA
Combattete almen per altra bellezza!

MONSIEUR
Per voi la lascerò!

(s'alza)

Attendete.

(s'accosta a Don Alvaro che era rimasto
gravemente ad attendere appoggiato
alla spalla)


Amico, questa dama francese
sospira per me.
Se si scopre e mi piace,
Rosauraè vostra.

DON ALVARO
Son cavalier. Servitevi.

(ripone la spada ed entra nel caffé)

MONSIEUR
(ritorna a Rosaurache s'è alzata)
Madama, cedo Rosaura.
Ma lasciate che il viso v'ammiri!

ROSAURA
Ahimé! non qui.
Voi restate ed io parto.

MONSIEUR
Vi seguirò.

ROSAURA
Se l'osate,
non mi vedrete mai più.

MONSIEUR
Siete venuta per tormentarmi?

ROSAURA
Stasera mi vedrete.
Datemi un segno per farmi riconoscere.

MONSIEUR
Ecco: una fiala d'acqua di rose.

(le dà una bottiglietta)

ROSAURA
Oh! grazie!
grand merci!

MONSIEUR
Dove, mia cara, potrò vederti?

ROSAURA
Sarete avvisato.

MONSIEUR
O ciel!

ROSAURA
O stelle!

MONSIEUR
Madama!

ROSAURA
O Monsieur!

AMBOS
Oh! partirsi!... che strazio nel cor…

MONSIEUR
Ah!...

ROSAURA
Ah!...

MONSIEUR
Ah!...

ROSAURA
Ah!...

(parte)

MONSIEUR
E non posso seguirla?
Mi è vietato vederla?…
Una francese
venuta a Venezia per me?
Non è ch'io non lo meriti,
ma fo fatica a crederlo.
Se fosse una nottambula
che m'ha pigliato in giro?
Ed io l'ho amata subito!
Ah! gran virtù del sesso!
No: troppo a precipizio
ho ceduto Rosaura.
Ah! no! Non voglio perderla!
Don Alvaro!

DON ALVARO
(facendosi avanti)
Monsieur.

MONSIEUR
Quella dama non s'è data a conoscere.
Alla cieca, Rosauranon cedo.

DON ALVARO
La cederete
vostro malgrado!

MONSIEUR
Saprà difenderla il mio valore!

DON ALVARO
A noi!

MONSIEUR
A noi!

(Si battono)

ROSAURA
(entra mascherata alla spagnola)
Cavalieri, arrestate!

DON ALVARO
Una dama spagnola!

MONSIEUR
Bella dama…

ROSAURA
(aggressiva e autoritaria)
Non vi conosco.
Io parlo a Don Alvarode Castiglia.

DON ALVARO
Che richiedete
da un vostro servo?

ROSAURA
Far partire il francés.
Voglio parlarvi con libertad.

DON ALVARO
(a Monsieur)
Vorreste...  Cavaliere...?

MONSIEUR
Capisco.

(si ritira)

DON ALVARO
Vi son grato.

MONSIEUR
Ed ecco che il secondo duello è terminato.

(parte)

ROSAURA
(severa)
Don Alvaro, me stupisco
che a ludibrio delle Spagne,
insozziate il vostro sangre
con la figlia d'un mercante.
Non vi fa orror?
Don Alvaro, il blasón,
la patria, la nación
v'intiman pentirve;
e se ciò non vi scuote, o perduto,
un'incognita dama lo vuole;
che in suo segreto
degnando amarvi,
or di salvarvi si comandò…

DON ALVARO
(Fra sè)
Ohimè! son pieno
di confuzione...
Sì... questa voce
mi vien dal cielo...
Rosauraè bella,
ma non è nobile...
merita affetto...
ma non da me.

Duo
 
ROSAURA
(dramaticamente)
Vedo una madre…
la vostra, Alvaro
nel pianto amaro
del disonor...

DON ALVARO
Ah no! Fermate!
Mi comandate.
V'obbedirò.

ROSAURA
Degno castigo al vostro vile affetto
sarà l'amarmi senza conoscermi.

DON ALVARO
Ah! questo è troppo…

ROSAURA
È poco al vostro crimine!

DON ALVARO
È vero, è giusto.
Sì, lo farò.

ROSAURA
Dovete serbarmi fede
con l'incertezza del premio.

DON ALVARO
Ohimé... voi mi fate tremare...

ROSAURA
Datemi un simbolo del nostro patto.

DON ALVARO
Questa mia tabacchiera.

(le dà una tabacchiera)

ROSAURA
Don Alvaro, cominciate a piacermi.
Ci rivedrem!

DON ALVARO
Lode al Cielo…

ROSAURA
Ci rivedremo.

DON ALVARO
Potessi almeno
saper chi siete.

ROSAURA
Oh!... lo saprete:
e... stupirete.

(parte)

DON ALVARO
Stavo precipitando…
Amore, amore!
Deità che mi salvò!

(parte)

ILCONTE
(entra con Arlecchino, come continuando
una conversazione iniziata fuori)

Che vai dicendo
che non t'intendo?

ARLECCHINO
(interrompendosi spesso
con scoppi di risa)

Digo cussì che la signora Rosaura
ha mandà a invidar la locanda
pel balo de stasera.

CONTE
Che diavolo dici?
Invitar la locanda?

ARLECCHINO
Vogio dir... Sia maledetto!...
Una burla che ho fato a Don Alvaro
m'ha fato rider tanto che m'ingozzo...

CONTE
E quale burla?

ARLECCHINO
Finzendo de portarghe un'ambassiada
De la siora Rosaura…

CONTE
Ah! Dunque Don Alvaro
ha accesso presso lei!

ARLECCHINO
Siòr sì: l'acesso, sto cesso…
e l'è invidà anca lu
al balo de la vèdoa.

CONTE
Lui sì! e io no!

ARLECCHINO
Siòr sì, anca lu.
Xe questa l'ambassiada.

CONTE
Non vorrei ritrovar nei convitati
altrettanti rivali.

ARLECCHINO
No 'l dubita de gnente:
una dona de garbo
la sa sodisfar tuti
senza difficoltà.

(entra Rosaura mascherata con zendalo
alla veneziana. Viene passeggiando con
qualche caricatura, guardando
vezzosamente il Conte, senza parlare)


CONTE
Guarda, Arlecchino, come quella maschera
m'osserva attentamente.

ARLECCHINO
In gamba siòr!
Perchè, a le volte,
se crede de trovar el sol d'agosto,
e se trova la luna de marzo!

(parte)

CONTE
Ah... Ah...
E così, mascherina?

ROSAURA
(Rosaurasospira)
Ah....

CONTE
Sospirate?
Finzioni inutili,
cara, con me.

ROSAURA
Voi m'offendete.

CONTE
Perdonate, signora:
così in maschera e sola,
v'avevo preso per qualche pedina.

ROSAURA
Amore fa simili stravaganze.

CONTE
Siete innamorata di me?

ROSAURA
Purtroppo!

CONDE
Ed io niente di voi.

ROSAURA
Se mi conosceste, non direste così.

CONTE
Foste anche la dea Venere
non v'amerei.

ROSAURA
Perché?

CONTE
Il mio cuore è impegnato.

ROSAURA
Con chi?

CONTE
Quella che adoro
è Madama Rosaura.

ROSAURA
La vedova?

CONTE
Sì, appunto.

ROSAURA
Quale cattivo gusto!
Che ha di bello costei?

CONTE
Tutto. Mi piace. E basta.

ROSAURA
Ah! Gli piace. E basta…
Ma io che sospiro per voi
non posso sperare pietà?

CONTE
Vi dissi che nulla potete sperare.

ROSAURA
E dunque partirò.

CONTE
Padronissima.

ROSAURA
Almeno lasciatemi un ricordo.

CONTE
Ma se non v'amo!

ROSAURA
Per piacere.

CONTE
Ho capito...
Se volete un mezzo ducato…

ROSAURA
Non m'importa del vostro danaro.

CONTE
Dunque: che pretendete?

ROSAURA
Quel fazzoletto mi serve.

(gli leva il fazzoletto di mano)

CONTE
Potevate dirlo alla prima
che vi piaceva il mio fazzoletto.

(le fa un gesto di addio e parte)

ROSAURA
(lo segue per qualche passo, guardando
nella direzione in cui egli si era
allontanato.Quando si è ben assicurata
che sia scomparso, corre al proscenio,
si toglie la maschera e prorompe in
un'esclamazione di gioia)

Ah! ei m'ama davvero!... son felice...

MARIONETTE
(entra e le si avvicina)
Che avete, signora,
che siete così contenta?

ROSAURA
(l'abbraccia, non sa quasi
parlare, se la trascina via)

Presto! al ballo, presto!

(partono)

Scena Ultima

(Sfilano davanti al siparietto d'argento,
alla spicciolata,tipi e macchiette d'invitati,
con i biglietti d'invito in mano)


INVITATI
Nel palazzo di Rosaura
una festa straordinaria!
Da quest'ospite di spirito
grandi svaghi ci aspettiam.
Ah... danziam!

(S'alza il siparietto d'argento, ed appare
un salone nel palazzo di Rosaura,
sfarzosamente illuminato, con una scala
in fondo, che conduce ad un piano rialzato
e ad una galleria. Il salone, è tutto un
turbinio d'invitati mascherati in tutte le
fogge. Il gruppo degli invitati che cantava
si va a confondere con gli altri)


TUTTI
Vedrete che festa!
Vedrete che giubilo!
Rosauraprepara
una festa d'Arcadia!

(Frattanto, ricevuti da un vistoso
Maggiordomo, sono entrati il Conte,
Don Alvaro, Milorde Monsieur. Ad un
tratto, a capo della scalea, appaiono tre
pastori arcadici, che danno un segnale
con i loro istrumenti rustici. Poi appare,
dalla stessa parte, Marionette, abbigliata
da Eros, con le frecce e la faretra. Lo
seguono altre figure arcadiche, pastori,
pastorelle e ninfe, una delle quali reca un
ricco cofanetto)


MARIONETTE
(fa cenno a tutti di tacere)
Silenzio! Mirate: son Eros, il Re!

TUTTI
Ah!

(Tutti ammutoliscono e fanno ala.
Preceduta da altre tre figure mitologiche,
appare Rosauraal sommo della scalea)

 
(mentre le figure arcadiche danzano)

Rosa d'Arcadia, salve!
Salve olezzanti fior!
Eros, con l'aureo dardo,
siede il tuo dolce cuore!

(Tocca Rosaura con una freccia.
Rosaura scende e s'avanza al proscenio,
seguita da Marionette e dal suo corteo.
Monsieure Don Alvaro, uno di qua e
l'altro di là, baciano contemporaneamentele
mani di osaura, chinando un ginocchio
a terra, mentre il Conte e Milord, uno a
destra e l'altro a sinistra, s'inchinano
profondamente)


ROSAURA
Signori miei, vò farvi un discorsetto.
Giacché sceglier lo sposo è cosa seria,
voglio sceglierlo in pubblico.

(moto di sorpresa del coro)

Eccovi qua i miei quattro pretendenti:
Don Alvaro, Monsieur, Milord, il Conte...

(si volge a Milord)

Milordnon vuole moglie.
Ma se pur tuttavia gli rimanesse
qualche ubbia su di me,
un'inglesina dai begli inchini
m'impone dirgli
che a lei fece sperare amore e fede...
E che colei che gli rende l'astuccio
è la stessa cui lui lo regalò.

(Marionette toglie dallo scrignetto,
che la linfa sorregge tra le mani,
l'astuccio di Milord, e lo porge a
Rosaura, che lo rende all'inglese.
Questi si ritrae, confuso)
 
(a Monsieur)


MonsieurLe Bleau, coi suoi sospiri ardenti...
m'affascinava.
Ma una certa francese gli ricorda
che quel che s'è ceduto, s'è ceduto.
Ed ecco la boccetta.

(Marionette con la stessa azione di
prima, le porge la boccetta, ed ella la
rende a Monsieur, che si ritrae come
venendo meno. Marionette gli fa vento
col fazzoletto)
 
(a Don Alvaro)


Don Alvarom'avrebbe conquistata.
Ma gli sovvenga una dama spagnola,
dispregiatrice di mercantesse,
che gli ordinò d'amarla senza speme.
Ed ecco che l'incognita
gli dà la tabacchiera ch'egli sa.

(Marionette con la medesima azione di
poc'anzi, le porge la tabacchiera.
Ella la rende a Don Alvaroche si ritrae
scornato)
 
(al Conte)


Al Contepoi, che tanto acerbamente
tratta le mascherine,
e a chi per lui sospira, nega
perfin la civiltà -
a lui che ieri parea sì altero,
ed or tremante sta - faccio sapere
che quella languida
mascherina in falpalà,
qui la mano e il cuor gli dona
e sposa sua sarà.

MARIONETTE
Ah... Signora son felice!
Sposa sua sarà!

INVITATI
Sposa sua sarà!

CONDE
O me felice!
Rosaura, idol mio.

DON ALVARO, MILORD
, MONSIEUR
(avanzandosi, avviliti)
Ma noi, dunque,
siam proprio senza meriti?

CONDE
Eh! che volete!
M'ha scelto il Cielo!

ROSAURA
(chiudendosi con grazia la bocca)
Adagio, Conte, adagio...
No e - no e
che gnanca lu no 'l gabia i so difeti.

(Fra sè)

Oh! geloso!... geloso!

(Forte)

ma el e compatriota,
la xe una roba granda...
E po - e po -
al cuor no se comanda!

(Monsieur, pigliando la palla al balzo,
si slancia al proscenio, e si volge al
pubblico, subito imitato da Marionette,
Milorde Don Alvaro)


MONSIEUR, MARIONETTE
MILORD, DON ALVARO
No xe - no xe
che gnanca lu no 'l gabia i so difeti...

(s'aggiunge loro anche i coro)

Ma el xe compatriota,
la e una roba granda!
E po –
e po -
al cuor no se comanda!

ARLECCHINO
(improvvisamente sbuca a traverso il
coro e i solisti, s'avanza fino alla buca
del suggeritore, e dice al pubblico)

No xe -
no xe
che l'opera la sia senza difeti...
Ma l'amor de Goldoni
el xe una roba granda:
e zà -
e sa -
al cuor no se comanda!

TUTTI
Al cuor no se comanda!

(salutano il pubblico,
ballano, e cala il sipario)

 
 

ACTO  PRIMERO


Escena Primera

Delante del telón cerrado: Milord Runebif,
Monsieur Le Bleau, Don Álvaro
y el Conde
Bosco Nero que se sientan en una mesa
redonda, sosteniendo copas de vino,
cantando una canción francesa)


MONSIEUR
¡Damisela, morena y guapa,
con mi vino quiero amarte!

MONSIEUR, CONDE
MILORD, DON ÁLVARO
Bébelo, disfrútalo,
déjalo correr;
¡no te hace daño!
¡Y la hermosa muchacha
diez besos me disparó!

DON ÁLVARO
¡Viva la botella!

MONSIEUR
, CONDE
MILORD , DON ÁLVARO
¡Viva la alegría!
¡Viva!

CONDE
Gran cena.

MONSIEUR
¿Una gran cena? ¡Eh, vamos!
En París sí que se come,
¡allí se refina el sabor!
¡Ah! ¡París, París!...

MILORD
Soy un buen inglés,
pero nunca hablo de Londres.

DON ÁLVARO
Me río cuando elogian París:
Madrid es la ciudad...
¡Madrid!...¡Madrid!

CONDE
Señores, les hablo como verdadero italiano:
todo en el mundo es hermoso
cuando el corazón es sincero.

MONSIEUR
¡Sí, bravo camarada!
¡Viva la alegría!

TODOS
¡Viva! ¡Viva!

MONSIEUR
(cantando nuevamente

la canción, luego los demás)

“Damisela - morena y hermosa,
con mi vino quiero amarte!

MONSIEUR, CONDE
MILORD , DON ÁLVARO
Bébelo, disfrútalo,
deja que corra,
¡no lo pienses!
¡Y la hermosa damisela
diez besos me dará!

ARLEQUÍN
(Entra y se detiene admirado al escuchar

la canción. Cuando han terminado, se
acerca a la mesa, se sirve una copa de
vino y canta)

¡Bébelo, disfrútalo,
que corra abundante,
no lo pienses!

(bebe)

¡Y la hermosa damisela,
durante nueve meses, lo pensará!

(se marcha con la copa)

CONDE
¡Bravo por ese camarero!
Siempre tiene grandes ideas.

DON ÁLVARO
¡Cincuenta azotes
le hubieran dados en España!

MONSIEUR
¿Y qué me decís, señores,
de esa hermosa viuda,
que a todos nos invitó
esta noche al baile?

MILORD
Una dama admirable.

DON ÁLVARO
Que me ha cautivado definitivamente.

MONSIEUR
¡Parecía una muchacha francesa!
¡Qué garbo! ¡Qué hermoso espíritu!

CONDE
Apacigua tu corazón.

DON ÁLVARO, MONSIEUR, MILORD
¿Por que?

CONDE
Doña Rosaura
es enemiga del amor.

(Para sí)

Sólo conmigo es piadosa,
dulce y de buen corazón.

(Se levanta de la mesa y se aparta)

MONSIEUR
(a Don Álvaro)
¡Mirad qué hombre tan celoso!
Está loco por ella,
le parece que las mujeres
son todas para él.
¿Quiénes somos, pardiez?
¡Qué modales, gran Dios!
¿Somos lacayos?
¿Y quién es él?
¡Rosaura, hermosa flor
florecida para mí!

DON ÁLVARO
(a Monsieur)
¡Mirad qué celoso está!
¡Qué se cree!
¿Qué todas las mujeres
están locas por él?
¡Caramba! ¡Por Baco!
¡Que pida perdón!
Yo soy lo que soy,
pero ¿quién es él?
Hermosa Rosaura
¡eres digna de mí!

CONDE
Dulce alma mía,
alivio de mi pasión,
Dios te creó con el propósito
de anidar en mi corazón.

MONSIEUR
(provocativo)
¡Eh! Si un francés
logra hechizarla,
os juro que
la veréis suspirar.

(mientras tanto, Milord se ha levantado y

retirado al lado opuesto al que está el
Conde, mirando uno de sus anillos)


DON ÁLVARO
¡No se atreverá a rechazar mi nobleza!

CONDE
No lograréis nada.

(Para sí)

¡Ardo de celos!

MILORD
(para sí)
A ella le gustaba el anillo,
en el baile, hace un momento;
ahora se lo enviaré.
¡Seguro que lo aceptará!

(llamando a Arlequín)

¿Oye?

ARLEQUÍN
(se acerca)
Ilustrísimo, ¿qué desea?

MILORD
Ven acá.

(los demás hablan entre ellos)

ARLEQUÍN
Estoy aquí.

MILORD
Lleva este anillo
a la señora Rosaura
y dile que iré
a tomar chocolate con ella.

ARLEQUÍN
Pero señor, ¿le parece bien?...

(pone su mano para recibir una propina)
 

MILORD
Toma, seis cequíes para ti.

(Le da seis monedas de oro)

ARLEQUÍN
Estoy muy agradecido,
pero no querría...

(Hace señas para recibir algo más)

MILORD
Vete o probarás mi bastón.

ARLEQUÍN
No se enfade... ¡vuelo!
Me adaptaré yo también,
ya lo sabe usted, los criados
del albergue son todos iguales.

(se marcha)

MILORD
(llamando)
¿Eh?

(Entran tres camareros,

cada uno con un candelabro)


Toma la lámpara.

(un camarero quita un candelabro
de la mesa y acompaña a Milord)


Amigos, voy a descansar un poco.

(sale seguido por el camarero; la luz
disminuye un cuarto de su intensidad)


MONSIEUR
¡Adiós, Milord!
¡Dormir solo es aburrido!

CONDE
¿Nos volveremos a ver?

MONSIEUR
Lo dudo, voy a visitar a Ma
dama.

CONDE
Monsieur, eso es imposible,
a ella no le gustan las visitas.

(sale seguido por un camarero con otra
lámpara; la luz disminuye en otro cuarto)


MONSIEUR
¡Qué sincero es!
Él es el más apasionado de todos
¡y quizás ella también lo ame
y no quede nada para nosotros!

(sale seguido por el último camarero
la luz disminuye otro poco. Mientras
tanto, algunos de los sirvientes de don
Álvaro han entrado pomposamente en fila,
dispuestos de mayor a menor; el primero,
lleva un candelabro en la mano. El último
es un pequeño paje)


DON ÁLVARO
Aunque el italiano sea celoso
y le sea fiel Rosaura,
los doblones de España
la harán mía.

(Sale majestuoso, seguido por los
sirvientes, el primero de los cuales lleva
el último candelabro encendido que
quedaba sobre la mesa. Oscuridad.
Las mesas y sillas desaparecen)


Escena  Segunda

 
(Cuando la luz vuelve al escenario, se

ha levantado el telón y se puede ver un
precioso y pequeño cuarto en la casa de
Rosaura. Puerta abierta al fondo. A la
izquierda un sofá, sillas y una mesita. Más
atrás, un gran jarrón de porcelana sobre
una columna. A la derecha otra mesa con
estampados dispersos. Es de día. Rosaura
está sentada a la izquierda, mirándose en un
espejo. Marionette, vestida a la manera de
las doncellas francesas, da los toques finales
a su atuendo)


MARIONETTE
¡Ya he terminado!
Es como en una peluquería en París.
¡Verdaderamente una joya!
¿El maquillaje?... aquí está...
¡Qué señora tan encantadora y atractiva!...
Un poco por aquí, así...
y otro poco por acá...
¡Oh, qué hermosa!
He terminado.

ROSAURA, MARIONETTE
¡El cielo no siente celos
de la mujer que sabe embellecerse!

ROSAURA
Marionette, dime:
he estado toda la noche en el baile,
¿estoy pálida?

MARIONETTE
Está usted como una flor; pero en Francia,
debería usar lápiz de labios.

ROSAURA
¡Oh!...

MARIONETTE
¡Moda, es la  moda!
¡Señora, una locura!
¡Todo es locura!

ROSAURA
(se levanta)
Locuras, sí, pero a partir de ahora
quiero vestir a la moda un poco más discreta.

MARIONETTE
¡Bien, bien, señora!
¿Y ya le ha echado el ojo
a un futuro esposo?

ROSAURA
¡Qué dices!... Soy viuda
desde hace pocos meses.

MARIONETTE
¡Eh! ¡Las jóvenes esposas
de los maridos decrépitos
están siempre dispuestas
en hacerse consolar!
Yo también hice lo mismo
con mi primer marido,
que tenía setenta años.

ROSAURA
Me haces reír...
No me desagrada el Conde...

MARIONETTE
Es demasiado celoso...
¡Oh, si fuera un francés!
¡Dichosa de usted!

ROSAURA
¿Por qué?

MARIONETTE
Los celos
no se conocen en Francia,
de hecho ellos buscan
¡esposas frívolas!

ROSAURA
No, Marionette, te equivocas.
Pienso totalmente lo contrario.
Espejismos vanos, vanos milagros,
no, no busca mi corazón;
solamente busca amor,
amor y fidelidad,
no quiere nada más.
Soy astuta y tengo los pies en la tierra,
no caeré en esa trampa.

MARIONETTE
¡Un francés! ¡Un francés!

ROSAURA
Él inspira a su alrededor
un poder arcano y sutil.
Me atrae y envuelve mi corazón
que se confiará a él.
Pero sé que sus favores
no los otorga a quien es indolente:
Soy astuta, soy prudente,
y él me concederá su atención

MARIONETTE
(mientras que se ocupa
de quitar el polvo y ordenar
la habitación)

¡Canta, canta entonces!
Tendrás que caer en la trampa:
mejor que un francés,
no hay ningún esposo.
Te deja ir,
te deja hacer
lo que quieras.
Que los amantes
te rodeen día y noche,
no le importa un comino,
al contrario, le gusta.
Marido más apreciado,
marido más raro
que los franceses
en el mundo no hay.
¡Qué alegría, señora!
Piense usted... ¡qué amor!
¡Casarse con un francés,
qué fiesta para el corazón!

ARLEQUÍN
(entra vivaz desde el fondo)
Permiso, ¿se puede entrar?
A su servicio.
Muy agradecido
por su amabilidad.

ROSAURA
¿Quién es este?

MARIONETTE
Un camarero de la posada
"El Escudo Francés";
es muy simpático, déjelo hablar.

ARLEQUÍN
El señor Milord Runebif la saluda.
Y después de
saludarla respetuosamente,
él dice que esta mañana vendrá
a tomar el chocolate con usted.
Como prenda de su palabra
le envía este anillo.

(Le ofrece el anillo)

ROSAURA
(rechazándolo)
Me admiro de ti y de quien te envía.
Si Milord quiere venir, que venga,
pero el anillo me ofende.

ARLEQUÍN
¡Cómo!
¿Rechaza el anillo?
¡Estoy asombrado,
estupefacto
y maravillado!
Una mujer que rechaza un anillo
¡es un milagro antinatural!

MARIONETTE
¡Oh, qué hermoso es!

ROSAURA
Vamos, obedece.
Y dile que a Rosaura
no le faltan anillos.

ARLEQUÍN
Iré, se lo diré.
Contaré por toda Venecia
que una dama, que una mujer
ha rechazado este anillo.
Estoy seguro, pero muy seguro,
¡de que nadie me creerá!

(se marcha)

MARIONETTE
¡Qué lástima, señora!...
¿Por qué ha hecho esto?

ROSAURA
Que me ruegue, y que sea él quien agradezca.

MARIONETTE
Pero... ¡ ahí vuelve el camarero!

ROSAURA
Y con él, Milord...
¡Parece que no pierde el tiempo!

MARIONETTE
¡Eh! Sí, ya se sabe que los ingleses
son de pocas palabras y muchos hechos.

(Se marcha)

ROSAURA
Milord es demasiado serio...
Pero,¿ quién sabe?
Tal vez, tal vez, con el tiempo...
Pero...  aquí viene.

MILORD
(entra por el fondo. Tiene en el dedo el
anillo que Rosaura rechazó. Se inclina)

Señora.

ROSAURA
Milord.

MILORD
¿Por qué no acepta este pequeño anillo?
Anoche dijo que le gustaba.

ROSAURA
El gustar y el aceptar
son dos cosas diferentes.

MILORD
(resignándose)
Señora.

ROSAURA
Por favor.

(se sientan)

¿Le gustó la fiesta de anoche?

MILORD
Mucho.

ROSAURA
¿Había mujeres hermosas?

MILORD
Si, muy hermosas.

ROSAURA
¿Y la más bella?

MILORD
Usted, señora.

ROSAURA
¡Oh, adulador!...No merezco tanto.

MILORD
(mostrando el anillo)
Merece mucho más...  no lo desdeñe.

ROSAURA
Quien acepta, algo tiene que dar a cambio.

MILORD
Nada pido para mí.
Si toma el anillo,
me haría feliz.
Si le agrada,
quedaré satisfecho.

ROSAURA
Si es así...

MILORD
(se quita el anillo y se lo da a
Rosaura quien se lo pone en el
dedo. Rosaura hace un gesto de
agradecimiento)

Por favor, no me lo agradezca.

MARIONETTE
(entra con dos tazas de
chocolate en una bandeja)

Aquí está el chocolate.

MILORD
(toma una taza y se la da a Rosaura)
Señora.

ROSAURA
(Para sí)
¡Qué estilo tan lacónico!

(bebe)

MILORD
(bebiendo)
Marionette, ¿eres francesa?

MARIONETTE
Sí señor.

(hace una reverencia)

MILORD
La señora debe estar bien atendida.

MARIONETTE
Hago lo que puedo.

(Milord vuelve a poner la taza en la

bandeja y coloca una moneda debajo)


MARIONETTE
(mirando la moneda, para sí)
Esa moneda es para mí: ¡una propina!

ROSAURA
Toma.

(al darle la taza, Marionette le ve anillo)

MARIONETTE
(en voz baja)
¡Bien. le ha aceptado el anillo!

ROSAURA
(en voz baja)
Silencio.

MARIONETTE
No hablo.

(se marcha llevándose la bandeja)

MILORD
Es usted viuda, ¿no es así?

ROSAURA
Sí, soy viuda
y quizás por poco tiempo...

MILORD
Pues yo no tengo intención de casarme.

ROSAURA
¿Por qué?

MILORD
Si veo a una mujer que me gusta... la cortejo.

ROSAURA
¡Amor pasajero!

MILORD
¿Qué? ¿Acaso se debe amar para siempre?
¿Qué le importa a usted
que la ame en Londres
o que la ame en París?
Superfluo es para usted,
infructuoso es para mí.

ROSAURA
¿Y qué espera obtener
mientras esté cerca de mí?

MILORD
Verla y ser visto.

ROSAURA
Es usted adorable...

MILORD
Soy todo suyo.

ROSAURA
¡Pero sólo mientras esté usted en Venecia!

MILORD
Eso pienso.

ROSAURA
(Para sí)
¡Qué buen humor!

MILORD
(Para sí)
¡Cómo me gusta!

MARIONETTE
(entra desde el fondo)
Señora; está ahí
el Conde de Bosco Nero,
que quiere visitarla.

ROSAURA
¿Él?

MARIONETTE
Sí, claro.

ROSAURA
¡Hazle pasar!

MARIONETTE
Obedezco.

(sale por el fondo)

MILORD
Madama: ¿El conde es su amante?

ROSAURA
Debería serlo.

CONDE
(entra alegre, pero se detiene al notar
la presencia del inglés. Con tono grave)

Mis felicitaciones, señora Rosaura.

ROSAURA
Buen día, querido Conde, siéntese aquí.

CONDE
(sentándose)
Realmente me regocijo en tal compañía...

MILORD
Querido amigo, hizo bien en venir:
Yo estaba haciendo que esta bella dama
se muriera de aburrimiento.

CONDE
En absoluto; estoy seguro que la divertía.

(Entra Marionette y coloca una taza
de chocolate frente al Conde, quien
la rechaza)


MILORD
Usted conoce mi naturaleza.

(se levanta y se va distraídamente)

ROSAURA
(hace un gesto a Marionette para
que se acerque y le dice en voz baja)

Marionette, entretén tú al inglés,
no quiero que se produzca un altercado.

(Marionette toma un álbum de
fotos y postales y se lo lleva a
Milord, hojeándolo frente a él)


CONDE
No pensé tan pronto
volver a verla tan bien acompañada.
Qué maravilla verla tan encantadora:
¡siempre hay gente a sus pies!

ROSAURA
Si Milord ha querido honrarme,
no entiendo por qué no debería haberlo hecho.
¡No me parece bien que escenas como esta
deban hacerse en mi casa!

MARIONETTE
(a Milord)
Son magníficas reproducciones, señor.
Deben ser vistas con gran atención:
el Palacio Ducal, San Marco,

la Piazzetta, etc. etc, etc.

MILORD
(para sí)
No me interesa ver postales,
pero necesito alejarme de él.
¡No me gusta ese hombre que resopla
y pierde el control de esa manera!

TODOS
Todo estaba calmo hasta hace un momento,
pero ahora una sombra nos envuelve.
La oscura tormenta que nos amenaza
no puede permanecer suspendida por siempre.

MILORD
(Para sí)
¡Está celoso como una bestia!

(Hace una reverencia a Rosaura para irse)

Soy su esclavo.

ROSAURA
¿A dónde va, Milord?

MILORD
A la plaza.

ROSAURA
¿Está disgustado?

MILORD
Piense que...
Nos veremos, señora, más tarde.
¡Conde, adiós!

ROSAURA
(levantándose)
Permítame acompañarle...

MILORD
No, no no se moleste.
Quédese, señora, y consuele al pobre conde.
¡Adiós, adiós!

(saluda con ambas manos y

sale seguido de Marionette)


ROSAURA
¿Ha visto usted?

CONDE
¡Si! ¡Estoy loco! ¡Loco!
¡Loco de amor!...
¡Y usted es una malvada!

ROSAURA
¿Yo?
¿Qué le he hecho?

CONDE
Rosaura, ¡ay!...
¿Por qué disfruta usted martirizándome?...
¡Ah! ¿Aún no entiende cuánto la adoro?...
¡La amo... alma mía!...

(intenta tomar su mano)

ROSAURA
¡Conde! ¡Qué maneras!

(se levanta)

CONDE
¡Ah, estoy horrorizado,
he maltratado a su enamorado!

ROSAURA
¡Conde!

CONDE
¡Desperdiciar así sus virtudes,
con un forastero!

ROSAURA
¡Pues bien! ¡Ya es suficiente!
¿Soy yo una propiedad suya?...
¿Me ha comprado usted?...
¿Soy su esposa?...
¿Osa usted darme órdenes?...
¿Con qué autoridad?...
¿Con qué fundamento?...
Conde, yo lo aprecio,
lo aprecio mucho más
de lo que usted piensa.
Pero quiero mantener mi libertad.
Con todos me codeo,
sé bien lo que hago.
Usted se cree con derechos sobre mí
porque lo he distinguido sobre los demás,
pero si se abusa,
lo pondré en la misma cesta que a los otros
y quizás...
¡lo expulsaré definitivamente
de mi casa!

(sale)

CONDE
¡Ah!¿Cómo hacer
para no estar celoso?
Amo a una mujer hermosa
y la encuentro junto a otro.
¡Oh, pero la conversación
es honesta y educada!
Será así, no lo niego,
pero se empieza educadamente
y se termina suspirando.
Yo también he estado enamorado.
¡Maldito sea
quien haya inventado
la costumbre de conversar!

(girando furiosamente para salir, vuelca el
jarrón y la columna que le sirve de pedestal
y se hacen añicos. Se marcha furioso)


Escena Tercera
 

(El telón ha caído dejando unos tres metros
de espacio en el proscenio. Luz diurna.
Monsieur y Marionette entran, él lo hace
por la izquierda y ella por la derecha,
encontrándose con alegre sorpresa)


MONSIEUR
¡Oh! ¡Marionette!

MARIONETTE
¡Monsieur Le Bleau!

MONSIEUR
¡Tú aquí!

MARIONETTE
¡Usted en Venecia!

MONSIEUR
Qué alegría.

MARIONETTE
¡Oh! ¡Qué felicidad!

AMBOS
¡París aquí se reencuentra!
¡Mi querida! ¡Mi querido!

(se abrazan con alegría)

MONSIEUR
Y puedes decirme, querida,
¿dónde está doña Rosaura?

MARIONETTE
(separándose de él, con seriedad)
¡Oh, no lo sé!

MONSIEUR
¿Qué te sucede?

MARIONETTE
¿Ya no amas a la pequeña Marionette?

MONSIEUR
¡Amo a todas las mujeres!

(intenta abrazarla)

MARIONETTE
(alejándose y pateando el suelo)
¡No!... ¡No!... ¡No!...

(lloriqueando)

 ¡Oh!... ¡Qué desgracia!...

(secándose las lágrimas con su delantal)

 

¡Ah!... Me hace tanto daño...

(de repente, volviéndose con alegría)
 

Y si le digo dónde está la señora,
¿qué me dará el apuesto caballero?

MONSIEUR
Te daré un hermoso par de guantes,
tersos, bordados...

MARIONETTE
Es muy poco, es muy poco.

MONSIEUR
Dos medias de malla.

MARIONETTE
Es muy poco.

MONSIEUR
Una cofia de encaje...
¡Y un bonito corsé!

MARIONETTE
Es muy poco, es muy poco.

MONSIEUR
¡Y además te doy cinco cequíes!

MARIONETTE
¡Está en el jardín!

(extiende su mano)
 
¡Págame!

MONSIEUR
¿En el jardín? ¡Voy ahora mismo!

(a punto de salir)

MARIONETTE
(agarrándolo por la solapa de su chaqueta)
¿Y las monedas?

CONDE
¡Pagaré!

(se libera y sale por la derecha)

MARIONETTE
¡Pagaré! ¡Pagaré!
¿Qué ha dicho?... ¡Pagaré!
¡Ah, bendita sea la costumbre inglesa
de pagar de inmediato!

(sale por la izquierda)

(Se levanta el telón)

Escena Cuarta

(Al levantarse el telón aparece el
jardín de Rosaura sobre la Laguna.
Árboles grandes; arbustos florecidos y
setos de ligustrina. Asientos a izquierda
y derecha. Una amplia avenida atraviesa
el jardín hasta el fondo, que termina en la
"orilla" de la laguna. Monsieur toca la
flauta entre las plantas a la derecha, en
primer plano)


ROSAURA
(entra por el fondo a la izquierda,
avanza, escuchando curiosa y
sorprendida, topándose con Monsieur)

Pero... Monsieur...

MONSIEUR
(se arrodilla)
¡Ah, señora! ¡Mi Venus, Flora,
Diana, Elena, Hebe!

ROSAURA
Monsieur, demasiados elogios.

MONSIEUR
(se levanta)
Le hablo con sinceridad,
como un caballero,
como un verdadero francés.

(se sientan en el asiento de la izquierda)

¡Usted es hermosa! Tan hermosa como...
¿Quién la acicaló, madame?
¿Nuestra Marionette?
Perdone, ¡un cabello insolente
quiere escapar de su influjo!

ROSAURA
No sería demasiado grave.

MONSIEUR
¡Oh, perdón!
¡Qué desarreglo!... Si quiere...
Si me permite... S
eré su doncella.
Espere.

(saca del bolsillo unas tijeras con las

que  corta el pelo rebelde de Rosaura)


Ya está.

 
(luego, saca un alfiler y le
acomoda los cabellos)


Así está mejor.

 
(al ver que no ha quedado
bien, de otro bolsillo saca un
peine y le acomoda el tupé)


No quedó bien... así... así está mejor.

(De una caja de plata saca
una polvera con polvo de Chipre
y la maquilla)


¡Aquí... aquí, aquí!

 
(luego saca un cepillo y le quita
el polvo sobrante de la frente)


Así...

(con un pañuelo la termina de limpiar)

fff... fff...

 
(Saca un espejo para
que ella pueda mirarse)


¿Qué le parece?

 
(finalmente saca una botella con agua
perfumada y se la echa en las manos
para que se las lave. Durante todos
estos procedimientos, Rosaura, asombrada,
lo deja hacer. Seca sus manos. Monsieur,
que se había levantado, guarda su pañuelo
y se sienta con la satisfacción del artista
que acaba su obra)


¡Ya está!

ROSAURA
Verdaderamente no carece de buen gusto.

MONSIEUR
(se levanta y camina pavoneándose)
¡Ah! ¡Mire usted este cuerpo esbelto!
¡Mire cómo lo adornan
estas dos ágiles piernas!
Precisamente el equilibrio
con que me sostienen,
es el principal motivo
por el que me ha visto usted sobresalir,
anoche, bailando el minueto.

Mire... admire...
¡Hop-là-là... Hop-là-là!...

ROSAURA
(para sí)
No podría haber sido peor:
¡casi me disloca la  mano!

MONSIEUR
Pero charlo y charlo,
y mientras tanto
olvido lo más importante:
decirle que usted me gusta apasionadamente,
que la amo, que la adoro,
que es la luz de mis ojos.
¡Ah, que solo deseo
ser correspondido,
que ese será el único consuelo
de mi dulce penar!

ROSAURA
La mujer prudente
debe vivir para sí misma
o encontrar un marido...

MONSIEUR
(arrodillándose)
Aquí está el esposo:
¡Le Bleau que la adora!

(cada vez más impulsivo,

tratando de agarrarle la mano)


¡Le Bleau que la adora!
El esposo, Le Bleau,
que arde, delira,
¡que ya no puede esperar más!

ROSAURA
(alejándose cada vez más)
Paciencia, moderación,
moderación, Monsieur;
hay que pensarlo,
pensarlo y esperar...

MONSIEUR
Pero estoy enamorado, ardo de pasión,
¡no puedo esperar!

ROSAURA
(Para sí)
Conviene terminar con esta situación.

(se levanta)

MONSIEUR
(va tras ella)
¡No huya de mí!
¡Tenga piedad de mí!

ROSAURA
Moderación...

MONSIEUR
(arrodillado)
¡Perdón! ¡Ay de mí!

ROSAURA
(Para sí)
¡Ya volvemos a empezar!

(En voz alta)

¡Levántese, no ceda a sus impulsos!

MONSIEUR
Señora, mi corazón angustiado
me impide levantarme... ¡Ayúdeme...

ROSAURA
Vamos, que así sea,

(Le extiende la mano
y él esa su brazo)


MONSIEUR
Pobre amante es
el que no sabe robar un beso.

ROSAURA
¡Monsieur, más prudencia!

MONSIEUR
Es que usted es demasiado hermosa.

ROSAURA
No me satisfacen
sus requiebros.

MONSIEUR
¡Adiós, reina mía,
regente de mi corazón,
vida de mis pensamientos!
¡Qué hermosa! ¡Qué gracia!...
¡Qué lástima que no haya
nacido en París!

(se marcha por el fondo a la derecha)
 

ROSAURA
Ya se sabe: si yo hubiera nacido en París
valdría un poco más.

(se escuchan sonidos de

guitarras y mandolinas acercarse)


Pero, ¿qué es esa música?

(va al fondo y observa a la izquierda)

CORO
(desde lejos)
Don Álvaro de Castilla,
que el amor sea dulce para ti.

ROSAURA
¡Ah, el español en una góndola!
¿Él también?... ¡Demasiados cortejos!
Necesito un respiro.

(Entra Marionette, atraída por la música)

Marionette, dile...
lo que se te ocurra... que espere.
Que volveré.

(sale)

(La góndola de don Álvaro avanza
por la izquierda, cargada de criados,
pajes y músicos. Atraca en la "orilla".
Los criados desembarcan y extienden
una gran alfombra hacia el primer plano
de la escena. Al mismo tiempo los pajes la
cubren de flores. Don Álvaro baja a tierra
y avanza gravemente hasta el centro de la
escena, mientras los sirvientes lo reverencian
al pasar)


MARIONETTE
¡Qué andar tan majestuoso!

(se inclina ante Don Álvaro
que se ha detenido a su lado)


DON ÁLVARO
(sin mirarla a la cara)
¿Doña Rosaura dei Bisognosi?

MARIONETTE
Acaba de levantarse
y se está vistiendo.
Si quiere esperar...

DON ÁLVARO
¿Qué hora es?

(mira su reloj con leve
impaciencia. El reloj cae
sobre su pie. Lo patea)


¡Vete al infierno!

(a Marionette)

Me dignaré esperar.

(señala hacia el asiento de piedra.
Los pajes lo cubren con un tapete y
cuelgan de las ramas de un árbol
una  oriflama con el escudo de
armas de la Casa de Don Álvaro.
Marionette, rápidamente, se lanza
para recoger el reloj y devolvérselo
a Don Álvaro, pero un criado la detiene,
escandalizado)


EL SIRVIENTE
¿Qué haces?... Ha tocado sus pies
y ya no es digno de su mano.

MARIONETTE
Pero es de oro...

EL SIRVIENTE
¡Qué oro, ni oro!
El oro es fango para él.

(Cuando el “trono” está listo, Don Álvaro
se sienta gravemente y aleja a los
criados y pajes con un gesto imperioso.
Éstos se ubican rígidos al fondo.
Don Álvaro saca lentamente del bolsillo
una caja de rapé y aspira una pizca
de tabaco)


MARIONETTE
(que se ha quedado con el reloj en la
mano, mirándolo, se acerca temerosa
a los sirvientes)

¡Es inglés!
¿No hacen relojes en España?

LOS SIRVIENTES
¿Cómo?
En España muy pocos "trabajan".

MARIONETTE
Pero ¿cómo vive
la gente pobre?

DON ÁLVARO, SIERVOS
En España no hay gente pobre.

MARIONETTE
(los mira atónita, y con un sentido de respeto
temeroso la obliga a alejarse haciendo las
más profundas y exageradas reverencias.
Llega a la salida de la izquierda)

¡La llamo enseguida!

DON ÁLVARO
La esperaré.
(Marionette sale por la izquierda.
Álvaro espera muy digno. Los criados
y los pajes se quedan inmóviles en el
rojo atardecer)


DON ÁLVARO, SIERVOS
En España no hay gente pobre.
¡No!...¡No!
 
 

ACTO SEGUNDO



Escena Primera
 
(Como la primera escena del primer acto.

Monsieur Le Bleau entra por la derecha,
luego Arlequín por la izquierda)


MONSIEUR
¿Arlequín?

ARLEQUÍN
¿Monsù?

MONSIEUR
Puedo ver en tu cara que naciste
para ser embajador del amor.

ARLEQUÍN
¿Yo? Es usted un mal astrólogo:
nunca he hecho de alcahuete.

MONSIEUR
¡Así es como deforman
las cosas en Italia!
¿Qué es eso de alcahuete?
¡Guía de corazones ardientes,
heraldo de la alegría,
embajador de la paz
y felicidad!

ARLEQUÍN
¿Embajador de la paz,
heraldo de la dicha?
Eso en italiano significa
¡hacer de rufián!

MONSIEUR
Veamos… ¿Puedes llevarle
un tesoro a Madama Rosaura?

ARLEQUÍN
¿Será acaso algún anillo?

MONSIEUR
¡Más que un anillo! ¡Es una joya invalorable!

ARLEQUÍN
Digo bien, porque si fuera un anillo
no lo aceptaría con seguridad.
Está bien; lo intentaré.
Pero… ¿y qué gano con hacerlo?

MONSIEUR
Ve, y te recompensaré
generosamente.
Pero no quiero que crean
que eres el camarero de una posada.
Ven, te vestiré como un francés.

ARLEQUÍN
¡Oh! ¡También yo
me convertiré en un Monsieur!

MONSIEUR
Esbelto, ingenioso, atento,
sombrero en la mano, reverencias continuas...

(Arlequín lo intenta y
no logra hacerlo bien)


Aquí está la joya: ¡mi retrato!

(le entrega una miniatura)

ARLEQUÍN
¡Oh, qué joya! ¡Oh, qué hermosa joya!

MONSIEUR
Oye, querido Arlequín,
oye el soneto que le cantarás...

ARLEQUÍN
¿¡Yo!? ¡Nunca canté!...

MONSIEUR
(cantando)
Ah... ah... ah...

ARLEQUÍN
¡Nunca canté!...
Es demasiado largo, señor...
¡Mi memoria no es suficiente!...

MONSIEUR
Pues bien, ¿puedes leer?

ARLEQUÍN
Algunas veces.

MONSIEUR
Ven conmigo. Te lo escribiré
y lo leerás muchas veces
hasta que lo recuerdes.

(sale por la izquierda)

ARLEQUÍN
¡Me temo que no recordaré nada!

(sale por la izquierda)

CONDE
(entra por la izquierda)
Rosaura está indignada.
Espero con esta carta
lograr que me conceda su perdón,
y con la gracia de su hermosa sonrisa
encontrar la alegría que he perdido.
¡Lacayo!

FOLLETTO
(entra corriendo por la izquierda)
¿Ilustrísimo?

CONDE
Entrégale esto a Madama Rosaura.

FOLLETTO
Sí, ilustrísimo.

(a punto de partir)

CONDE
Haz que te dé una respuesta.

FOLLETTO
Ilustrísimo, sí.

(va a salir)

CONDE
Observa si hay visitantes.
¡Corre!

FOLLETTO
¡Voy como un rayo!

(sale corriendo por la derecha.
El Conde sale por la izquierda)


MILORD
(Entra por la derecha. Se pasea por el
escenario sin hablar. Después saca un
cofrecito de joyas y las mira.
Luego lo cierra y llama)

¡Birif!

(Birif entra por la izquierda)

Llévale estos diamantes
a Madama Rosaura.

BIRIF
¡Si Milord!

MILORD
Tráeme la respuesta.

BIRIF
¡Si Milord!

(sale por la derecha)

MILORD
¡Mil ducados!... El asunto ya está hecho.

(sale por la izquierda)

ARLEQUÍN
(entra con una hoja recibida del francés, y la
estudia con cómica concentración, dándose
puñetazos en la cabeza)

“M”-“a”… Ma.
“D”-“a”… da.
¡Eso es señora!... ¿Y esto?

(gestos de desesperación)

Es inútil, mi cerebro
funciona mal...
Tendré que estar leyendo mientras viva...

(trata de volver a estudiar, mientras que
don Álvaro entra por la izquierda, con
un pergamino en la mano)


DON ÁLVARO
¿Caballero?

ARLEQUÍN
¿A quién le habla?

DON ÁLVARO
Te hablo a ti.

ARLEQUÍN
¿A mí?

DON ÁLVARO
Dime: ¿conoces a doña Rosaura?

ARLEQUÍN
Sí, la conozco

(Para sí)

¡Diablos! ¡Todos preguntan por ella!

DON ÁLVARO
Tendrás el honor
de presentarle
un gran tesoro.

ARLEQUÍN
¿Un tesoro?.. ¡Bagatelas!
Pero... ¿qué ganaré haciéndolo?

DON ÁLVARO
Obedece y serás remunerado
de manera notable.

(intenta entregarle el pergamino)
 

ARLEQUÍN
(sin tomarlo)
¿Y esto es el tesoro?

DON ÁLVARO
¡Es este, y no tiene precio!

(deja que el pergamino se

desenrolle hasta sus pies)


¡Mi árbol genealógico!

ARLEQUÍN
(Riéndose. Para sí)
¡Es un tesoro mejor, mucho mejor
que la cara de pescado del francés!

DON ÁLVARO
Dáselo, y a continuación
cántale este poema...

(cantando)

Ah... ah... ah...

ARLEQUÍN
(Para sí)
¡Hoy va de canto!

(A don Álvaro)

Oiga, señor,
su tesoro lo llevaré;
pero el poema y mi memoria no se llevan bien.
Si quiere que lo recuerde, démelo por escrito.

DON ÁLVARO
Sí, ven conmigo. Si me das una alegría,
también habrá un pequeño tesoro para ti.

(sale por la izquierda)

ARLEQUÍN
No quisiera que ese pequeño tesoro
fuera un arbolito.
Pero ¿quién sabe?
tal vez en esta puja entre Francia y España
podría conseguir algo de comer.
¡Tal vez en esta puja entre Francia y España
me llenaré la panza!
España... Francia... ¡me llenaré la panza!

(sale por la izquierda)

Escena Segunda

 
(Cuando se levanta el telón, aparece

otra habitación en la casa de Rosaura,
con un clavecín y un escritorio)


ROSAURA
(está en el clavecín y acompaña su
canto leyendo una partitura)

En el bosque nocturno,
Daphne suspira así:
"Los rosales cantan
y mi alma está delirando...
Rubia Amarilis, ¡ay de mí!
¿Mi llanto llega hasta ti?...
¡Ah! ¡No me oyes!
El viento murmura,
este lamento
se pierde a lo lejos... ”
Mientras tanto, Amarilis llora
junto al río plateado:
"Las estrellas ahora se apagan
y palpita mi corazón...
Daphne, mi Daphne, ¡ay!"
¿Mi llanto llega hasta ti?...
¡Ah! ¡No me oyes!
El viento murmura
y a lo lejos se pierde
este lamento...”

MARIONETTE
(entra desde el fondo)
Señora,
un mozo de Monsieur
trae un recado para usted.

ROSAURA
Déjalo pasar.

MARIONETTE
Pero ¿sabe quién es?
Es Arlequín, a quien el caballero francés
ha puesto a su servicio.

ROSAURA
(Para sí)
El francés redobla sus ataques,
pero Rosaura tiene juicio.

MARIONETTE
(hacia la puerta)
¡Entre, entre,
señor camarero francés!

(Entra Arlequín por el fondo, vestido de
camarero francés, haciendo muchas y
profundas reverencias a Rosaura)


ROSAURA
¡Bien, bien, no te fatigues!
¡Habla, si es que tienes algo que decir!

ARLEQUÍN
(con lenguaje alterado)
Señora,
en nombre de mi amo,
debo presentarle una joya.

ROSAURA
¿Una joya para mí?

ARLEQUÍN
Para usted, Madama.
Pero antes de dársela,
o, mejor dicho,
de presentársela,
debía cantarle un cumplido...
pero sufro de una ronquera
y no puedo recordar una palabra.

MARIONETTE
Arlequín, desmereces tu talento.

ROSAURA, MARIONETTE
Si lo has olvidado, será muy difícil
para mí escucharlo.

ARLEQUÍN
La habilidad del ser humano suplanta
las vicisitudes del azar.

(Para sí)

¡Buenas palabras!

(A Rosaura)

¡He aquí el gran cumplido,
registrado en la cándida letra
de esta tarjeta!

(presenta la tarjeta a Rosaura)

MARIONETTE
¡Bravo!

ROSAURA
¡Viva!

(lee lentamente)

ROSAURA, MARIONETTE
(cantando a dúo)
¡Hm!... ¡Hm!

ROSAURA
¡Ah!... Qué galantería...

MARIONETTE
(lee sobre los hombros de Rosaura)
Bonito estilo francés...

ROSAURA
Bueno: ¿qué tienes que presentarme?

ARLEQUÍN
Una joya preciosa,
una joya francesa.
¡Aquí está!

(le da el retrato)

ROSAURA
¿Esta es la joya?

MARIONETTE
¿Y le parece poco?
¡El retrato de un parisino!

ROSAURA
En verdad es una joya singular.

ARLEQUÍN
Señora, por favor,
envíe una respuesta;
de ella depende
el consuelo de mi amo
y los “intereses”
del criado.

ROSAURA
Sí, querido, con mucho gusto.

(va al escritorio para escribir)

MARIONETTE
Has tenido mucha suerte, mi Arlequín;
¡pareces otra persona, en verdad!

ARLEQUÍN
Ahora estoy listo
para desarrollar mi talento.
El cielo me ha afrancesado de tal modo
y siento que estoy temblando tanto
que no quepo en mi camisa,
entonces será mejor no hablar.
Ven aquí, hermosa doncella, dime "oui"
¡y yo temblaré contigo!

MARIONETTE
Estoy completamente hechizada
por tus palabras y tu actitud.
¡La fortuna que te sonríe
pues me haces palpitar...
¡No, no hagas más eso,
de lo contrario diré "oui"!

(Arlequín, que iba a seguir con

sus requiebros, de inmediato se
recompone porque Rosaura ha
terminado su carta y se vuelve hacia él)


ROSAURA
Aquí está la respuesta.

ARLEQUÍN
¿Es alentadora?
¿Puedo confiar que recibiré mi propina?

ROSAURA
Creo que sí.

ARLEQUÍN
(con varias reverencias, retirándose)
Señora, con todo mi corazón.

MARIONETTE
(en voz baja, a Arlequín)
Demasiada confianza.

ARLEQUÍN
Con toda mi alma.

MARIONETTE
(como antes)
Demasiado galante.

ARLEQUÍN
Con total confianza.
¡Buenos días tenga su señoría!

(se marcha)

ROSAURA
Es gracioso.

MARIONETTE
¡La ha atrapado un francés!
Cásese con el amo,
y no se equivocará usted.

ROSAURA
Marionette, no, no;
porque esas falsas apariencias
no aseguran la fidelidad.
Lo pensaré.

MARIONETTE
Si se lo piensa tanto,
le sucederá como a todas,
¡y la suerte dejará escapar!

(hacia la puerta)

Pero ¿quién viene ahí corriendo?

ROSAURA
¿Un lacayo?

MARIONETTE
¡Qué descarado!
¡Ha entrado sin permiso!

FOLLETTO
(que ha entrado a toda prisa)
¡Humilde servidor
de Vuestra Ilustre Señoría!

ROSAURA
¿Quién eres tú?

FOLLETTO
Soy Folletto,
el lacayo del ilustrísimo
Conde de Bosco Nero.
¡A las órdenes
de su Ilustre Señoría!

ROSAURA
¿Y qué dice el Conde?

FOLLETTO
El Ilustrísimo Conde,
mi señor, envía esta carta
a la ilustrísima Señora Rosaura,
señora mía.

(le entrega la carta)

ROSAURA
(la abre, la lee despacio, sonriendo)
"... y te amaré soñando
mientras haya vida en mí...
Dime una palabra
¡y me tendrás a tus pies! "

(Conmovida)

Ahora voy a escribir la respuesta.

(va al escritorio)

FOLLETTO
Francesita, ¿cómo estás de amantes?

MARIONETTE
Más o menos.

FOLLETTO
¿Si yo me atreviera...?

MARIONETTE
Quién sabe...

FOLLETTO
Lo intentaré esta noche.

ROSAURA
Aquí está la respuesta.

(le da la carta)

FOLLETTO
¡Gracias, su Ilustrísima Señoría!
Pero... ¿hay algo para este joven?

ROSAURA
Sí, toma.

(le da una propina)

FOLLETTO
¡Muy agradecido
a su Ilustrísima Señoría!
¡Que viva mil años
su Ilustrísima Señoría!
Francesita, nos vemos esta noche.

(sale corriendo)

MARIONETTE
¡Sí, sí, que verás lo que hallarás!

ROSAURA
Sin embargo, por el estilo del Conde,
sé que realmente me ama.

MARIONETTE
¡Ya lo veo! Comprendo...
¡está usted loca por él!

ROSAURA
Marionette, no, no, créeme,
yo también sé que un amante
puede fingir amor.
Lo pensaré.

MARIONETTE
¡Eh, ya se sabe!
A aquél que sea el peor de todos,
elegirá usted.

(Birif ha entrado silenciosamente.
Marionette, volviéndose, lo ve y
se sobresalta)


MARIONETTE
¡Justo cielo! ¿Quién es éste?

BIRIF
Señora.

ROSAURA
¿Qué quieres?

BIRIF
Milord me envía con esta bagatela.

(le da la joya)

ROSAURA
¡Oh! ¡Qué esplendor! Observa, Marionette,
qué hermosa joya.

MARIONETTE
¡También una carta de amor!

ROSAURA
¡Y un retrato!

(a Birif)

¿Ha dicho algo?

BIRIF
No, señora.

ROSAURA
Agradéceselo.

BIRIF
Señora.

(hace una reverencia)

ROSAURA
Toma.

(intenta darle propina)

BIRIF
Me asombra, señora.

(rechaza la propina y se marcha)

MARIONETTE
¡Ese inglés debe ser muy rico!
¡Cásese con él!

ROSAURA
¡Marionette, no, no!
El amor no se compra...

MARIONETTE
La, la, la, la...
Estoy convencida que da tantas vueltas,
porque no sabe exactamente
qué es lo que quiere.

ROSAURA
(mirando hacia el pasillo)
Y quien este hombre encapotado,
¿quién diablos es?

MARIONETTE
¡Oh! ¡Es Arlequín vestido como
un sirviente español! ¡Qué bizarría!

ROSAURA
¡Qué bizarría!

A DÚO
Este es un día especial.
¡Un día de grandes halagos!

ARLEQUÍN
(entra vestido de sirviente

español. Se quita el sombrero)
Que el cielo guarde muchos años,
a doña Rosaura.

(se pone el sombrero)

ROSAURA
¿Qué escena es esta?

A DÚO
¿De qué te has disfrazado?

ARLEQUÍN
(se quita el sombrero)

Don Álvaro me envía,
mi gran señor.

(se pone el sombrero)

ROSAURA
¿Y qué quiere de mí?

A DÚO
¿Qué pretende tu señor?

ARLEQUÍN
(se quita el sombrero)
¡Enviarle un tesoro a doña Rosaura!

(se pone el sombrero)

MARIONETTE
¡Caramba!

ROSAURA
¿Un tesoro?

ARLEQUÍN
¡Si! ¡Si!
¡Un tesoro!

MARIONETTE
¡Caramba! ¡Un tesoro!
¿Y qué es ese tesoro?

ROSAURA
¿Qué será?
¿Qué es ese tesoro?

ARLEQUÍN
Aquí está:

(se quita el sombrero)

Inclinen sus cabezas.

(deja que el pergamino

se desenrolle a sus pies)


ROSAURA
¿Qué es este tesoro?

ARLEQUÍN
Este es el árbol
genealógico
con todos los nombres
de mi señor.

(hace una reverencia)

MARIONETTE
(con tono burlón)
¡Ah! ¡Qué tesoro!

ROSAURA
¿Por qué no? ¿Ha dicho algo más?

ARLEQUÍN
Él dijo.
Pero dijo tanto que yo nunca, nunca
lo habría aprendido,
si no lo hubiera escrito en este folio.

(le da una hoja a Rosaura)

ROSAURA
Te daré la respuesta.

(va a la mesa a escribir)

MARIONETTE
Pero dime...
¿Qué locura es esta
de cambiarte de ropa?

ARLEQUÍN
Respeto y gravedad.

MARIONETTE
¿Qué? ¿Se te ha subido el orgullo a la cabeza?

ARLEQUÍN
Respeto... gravedad.

MARIONETTE
(para sí)
¡Oh, qué ridículo!
¡Ja! ¡Ja! ¡Ja!
Es un sirviente metamorfoseado
que sabe lo que hace.

ARLEQUÍN
Respeto y gravedad.

ROSAURA
(regresando con una carta)
Aquí está la respuesta.

ARLEQUÍN
A su disposición doña Rosaura.

(se quita el sombrero
y se lo vuelve a poner)


ROSAURA
Buen día.

ARLEQUÍN
Adiós, Marionette. ¡Adiós!...

(sale con gravedad)

MARIONETTE
¡Oh, qué ridículo!

ROSAURA
Muestra una buena actitud.

MARIONETTE
(con voz grave, imitando
los gestos de Arlequín)

"A su disposición doña Rosaura".

ROSAURA
(secundando la broma)
"Buenos días."

MARIONETTE
Adiós, Marionette.
¡Adiós!"

(cambiando de tono)

Entonces, ¿le gusta a usted España?

 
(Rosaura por toda respuesta
la mira y sonríe)


Pero, entonces: ¿no le gusta ninguno?

ROSAURA
(tranquila y siempre sonriente)
Al contrario: ¡todos!

MARIONETTE
Pero no puede
casarse con todos ellos.

ROSAURA
Elegiré uno.

MARIONETTE
¿Cuál?

ROSAURA
¿Crees que
debería estar preocupada?...
Un poder arcano se cierne dulcemente
a mi alrededor,
es él quien une
corazón con corazón,
y yo voy confiar en él.

MARIONETTE
(para sí)
La, la, la...
Ese riesgo ya lo conozco, ya lo conozco...

ROSAURA
Soy astuta y prudente:
¡su favor él me concederá!
Lo pensaré.

MARIONETTE
(mientras Rosaura se aleja, la acompaña
a la salida gesticulando como si dijera:
con exagerada convicción :)


“Ah, pero ¿quién lo duda?
Ella es inteligente. lo sabemos bien"...

(Cuanto Rosaura sale, niega con la cabeza y
luego, se vuelve hacia el público y dice:)


Y luego, ya se sabe,
hará como todas,
se casará
con el peor de los maridos.

 
(Sale bailando. Música orquestal)


Escena Tercera

 
(Al levantarse el telón, se ve una plaza con

la posada "Escudo de Francia" a la derecha.
Dos pilares a la izquierda y otros dos a la
derecha. Al fondo un río con un puente que
lo cruza. Milord y el Conde Di Bosco Nero

que ronda a su alrededor)


CONDE
(Para sí)
¡Y no quiere hablar!

(A Milord)

Es verdad, yo la amo...
Pero tú también la amas...
Y he renunciado...

 
(Milord se pasea y no responde)


(Para sí)

¡Y no habla!
¡No puedo averiguar nada!

(A Milord)

A esta hora debe recibir...
Si fueras tú...
¡Pero qué demonios!
¿Eres mudo? ¿No hablas?...
¡Por tu rostro imperturbable
no se sabe si estás alegre o triste!

MILORD
Esto es lo que nunca entenderás.

CONDE
(Para sí)
¡Y a esto lo llama hablar!

(Entran Folleto y Birif, el primero del
lado del Conde, el segundo del lado
de Milord)


BIRIF
Milord.

FOLLETTO
Ilustrísimo.

(el Conde le hace un gesto a Folletto
de que no hable, y éste le da la carta)


MILORD
¿Lo hiciste?

BIRIF
Si mi señor.

MILORD
¿Le agradó?

BIRIF
Le agradece.

MILORD
No sucedió nada más.

(le da una bolsa con dinero y Birif se
va. El Conde le hace un gesto a Folletto
para que se vaya. Este último extiende
la mano como para recibir una propina.
El conde lo rechaza con violencia)


FOLLETTO
(Para sí)
¡Bella Italia, pero mala para los lacayos!

(parte)

CONDE
(mirando a Milord de reojo)
¿Un mensaje? ¿Será de Rosaura?

(En voz alta)

Amigo, me alegro...
las mujeres corren tras de ti...
Madama...

MILORD
¡Estás loco!

(Se marcha)

CONDE
¿Loco yo? ¡Vive Dios!
Pero ¿qué dice mi querida Rosaura?
¿Me consuela o me asesina?...

(lee lentamente)

Me anima a amarla... ¡Oh, qué feliz soy!

 
(vuelve a leer la carta conmovido)


Cuánta dulce paz
desciende a mi corazón...
El alma enjuga su llanto,
en un dulce olvido...
¡Ella me ama, la vida es bella!
La alegría anida en mi corazón...
¡Ella me ama!
Mi sueño es verdadero,
y el universo es amor...

(se marcha radiante)

DON ÁLVARO
(entra deambulando)
O Rosaura no sabe de conveniencias,
o Arlequín es un burro.
¡Hacerme esperar tanto!
¡A alguien como yo! ¡A un magnate!
Si viene ese, ¡por Dios!
que le daré cien bastonazos.
Pero quizás
el árbol de mi familia
la haga meditar.
Son veinticinco generaciones
para analizar.
Marqueses, príncipes,
condes, barones,
reyes, duques, obispos,
santos y mecenas...
¡Hay mucho para analizar!
Este retraso
es comprensible;
es comprensible
esta tardanza:
se la puede disculpar.

ARLEQUÍN
(vestido de español entra,
sin ser visto por Álvaro)

¡Caballero!

DON ÁLVARO
¿Qué traes?

ARLEQUÍN
(se quita el sombrero
y Don Álvaro también)

¡Viva el Rey, nuestro señor!
Doña Rosaura le desea mucho bien.

DON ÁLVARO
Lo sé. ¿Qué dijo sobre mi gran árbol?

ARLEQUÍN
Lo besó varias veces y lo volvió a besar.
Arqueaba las cejas
y apretaba los dientes
con admiración.

DON ÁLVARO
¡Muy bien!
¿Cantaste mi poema?

ARLEQUÍN
¡Como un cisne!

DON ÁLVARO
¿Qué te respondió?

ARLEQUÍN
Aquí está su epístola.

(Se quita el sombrero y le da el papel)

DON ÁLVARO
Corazón mío,
prepárate para la dulzura.

(lee)

"Acepto con mucho agrado
el retrato..."
¿De qué retrato habla?

ARLEQUÍN
(Para sí)
¡Oh, pobre de mí!
¡Le he dado el mensaje del francés!
Con franqueza e ingenio,
lo remediaré.

DON ÁLVARO
Bueno, ¿no respondes?

ARLEQUÍN
El árbol de vuestra casa es...
el retrato de vuestra grandeza.

DON ÁLVARO
Así lo entendí también yo.
"El mío no puedo enviarlo
porque no lo tengo..."

ARLEQUÍN
¿Ella no lo tiene?
Mire bien.

DON ÁLVARO
Lo entiendo también yo...
"Estimo mucho esta joya preciosa,
que quiero enmarcar
en un círculo dorado..."
¡Oh, diablos, mi árbol genealógico
en un círculo dorado!

ARLEQUÍN
Quiere decir en un marco dorado.

DON ÁLVARO
Así lo entiendo también yo...
"Y llevarlo sobre mi pecho..."
¡Un cuadro de ese tamaño
sobre su pecho!

ARLEQUÍN
¡Eh! ¡Es una licencia poética!
Lo llevará en el corazón,
o sobre su pecho, que significa lo mismo.

DON ÁLVARO
Por supuesto.
Así lo entiendo también yo.
¡Adiós!

(a punto de partir)

ARLEQUÍN
Caballero... ¿Y no recuerda?

DON ÁLVARO
¡Temerario!

ARLEQUÍN
Caballero que promete...

DON ÁLVARO
Tienes razón, lo olvidé.
Le has llevado un tesoro a mi señora,
aquí hay un tesoro para ti también.

(le da una hoja doblada)

ARLEQUÍN
¿Qué es esto?

DON ÁLVARO
Un diploma
que te identifica como mi servidor.

(se marcha)

ARLEQUÍN
¡Ah, maldito perro!
¡Darme a mí este “tesorito”!
¿Así se burla de mí
un gentilhombre?
¡Quiero vengarme! ¡Oh, sí!
¡Hoy mismo me vengaré!
Pero aquí viene el francés.
¡que no me vea!
que si el español
me ha defraudado,
¡quizás este también lo haga!

(se marcha)

MONSIEUR
(entra y se pasea contemplándose
en un espejo)

Esta peluca no está diseñada
como debiera.
Este rizo de aquí.
es más largo que ese de allá.
¡Ah! ¡París!... ¡París!...
¡Qué triste es la vida así!...
¡Y los zapateros de aquí
siempre hacen calzados anchos!...
No saben que para estar
elegantemente calzado
uno debe sentir su pie ajustado.
¡Ah! París!... ¡París!...
¡Qué triste es la vida así!...

(Arlequín vestido a la moda francesa
entra haciendo muchas reverencias y
profundas inclinaciones a Monsieur)


¡Bravo, te ves bien!
¿Has estado con Madama?

ARLEQUÍN
He estado con ella... ¡Ah!...
¡Ojalá no hubiera estado!

MONSIEUR
¿Por qué?

ARLEQUÍN
¡Qué belleza! ¡Qué gracia! ¡Qué ojos!
¡Qué nariz! ¡Qué boca! ¡Qué senos!

MONSIEUR
¿Le presentaste mi retrato?

ARLEQUÍN
Lo presenté; y ella
no se cansaba
de mirarlo y besarlo...

MONSIEUR
¡Oh! ¡Qué amorosa!... ¿Le cantaste?

ARLEQUÍN
Canté... canté...
y ella, ¡oh, cielos!...

MONSIEUR
¿Qué hizo ella, Arlequín, qué hizo?

ARLEQUÍN
Al oírme cantar... ¡se desmayó!

MONSIEUR
¡Oh, querida!

(lo besa)

¡Elevas el nivel de mi felicidad!
Pero dime: ¿te dio la respuesta?

ARLEQUÍN
(Para sí)
Diablos, ¿se la entregué al otro caballero?

(A Monsieur)

¡Ah, ah, ah!...

MONSIEUR
¡Ah, ah, ah!...

ARLEQUÍN
Me la dio... pero...

MONSIEUR
¿Pero qué?

ARLEQUÍN
¡La perdí!

MONSIEUR
¡Ah! ¡Indigno! ¡Villano!
¡Te atravesaré con mi espada!

(desenvaina la espada)

ARLEQUÍN
(Para sí)
¡Necesito encontrarla!
Le daré la respuesta del otro.

(A Monsieur)

¡Ah, aquí está!

(le da una nota)

MONSIEUR
¡Oh, mi querido Arlequín!
¡Consuelo de mi aflicción!

(lo abraza)

ARLEQUÍN
(Para sí)
¡Y hace un momento quería matarme!...

MONSIEUR
¡Oh, querida tarjeta!
Leamos:
"Admiro mucho
el magnífico árbol de vuestra casa..."
Pero... ¿qué es esto
del árbol de mi casa?

ARLEQUÍN
(Para sí)
¡Hagamos lo de costumbre!

(A Monsieur)

¿No lo entiende?

MONSIEUR
Yo no.

ARLEQUÍN
Se lo explicaré.
¿Usted no es el único vástago
de su familia?

MONSIEUR
Sí.

ARLEQUÍN
¿No tiene que casarse?

MONSIEUR
Sí.

ARLEQUÍN
¿El matrimonio?
¿No da frutos?

MONSIEUR
Seguro.

ARLEQUÍN
¿No se denomina árbol
a lo que da frutos?

MONSIEUR
Es verdad.

ARLEQUÍN
Entonces...
¡Usted es el árbol de su hogar!

MONSIEUR
¿Y Madama Rosaura es tan sutil?

ARLEQUÍN
¡Eh, y mucho más que eso!

MONSIEUR
¡Eres un gran hombre!

(lo besa)

ARLEQUÍN
(Para sí)
¡Otro beso!

MONSIEUR
¡Adelante!

ARLEQUÍN
Adelante.

MONSIEUR
"Si debo ser admitida entre tantas heroínas..."
¿Qué heroínas?

ARLEQUÍN
Aquellas que lo aman a usted.

MONSIEUR
Dices bien; y son muchas.
"... también el árbol de mi casa
será ennoblecido"
¿Qué significa eso?

ARLEQUÍN
Eh... ella será noble...
y también su viejo padre,
que es el árbol de su casa.

MONSIEUR
¡Viva el gran Arlequín!
¡Te mereces un reconocimiento
inmensurable!

ARLEQUÍN
(Para sí)
¡Oh, menos mal!

MONSIEUR
Estoy pensando qué puedo darte
por una labor tan perfecta.

ARLEQUÍN
Un inglés, por un trabajo similar,
me dio una bolsa de monedas.

MONSIEUR
¿Qué? ¡Una bolsa es poco!
Te mereces un premio ilimitado...
Un reconocimiento extraordinario
Pero he aquí...
¡he aquí que se me ocurre una idea!
Toma un trozo de esta tarjeta,
¡que es la cosa más preciosa del mundo!

 
(le da un trozo de la tarjeta y se
marcha. Arlequín se queda atónito,
mirando salir a Monsieur)


MARIONETTE
(sale de la casa y se le acerca)
Monsieur Arlequín, ¿qué está haciendo?

ARLEQUÍN
Estaba pensando en un hombre generoso.

MARIONETTE
¿Quizás en Monsieur Le Bleau?

ARLEQUÍN
Justamente en él.

MARIONETTE
¿Te dio un regalo?

ARLEQUÍN
¡Y qué regalo!

MARIONETTE
Si pretendes
a servir a la francesa,
debes aprender
las costumbres de ese país.
Si el sirviente del amante
obtiene algún beneficio,
la sirvienta de la amada
tiene derecho a una parte;
porque es ella quien se encarga
de que todo salga bien,
y que todos disfruten
de la mejor manera posible.

ARLEQUÍN
¡Viva Marionette! ¡Brava!
¡Te mereces una recompensa
inmensurable!

MARIONETTE
Por supuesto, pues he sido
de gran ayuda para tu amo...

ARLEQUÍN
Estoy pensando qué puedo darte
por una labor tan perfecta.

MARIONETTE
Diez escudos no alcanzan para pagar
todo lo que hice por él.

ARLEQUÍN
¿Diez escudos? ¡No son suficientes!
Te mereces un premio ilimitado,
un reconocimiento
extraordinario...
Pero he aquí...
¡he aquí que se me ocurre una idea!
Dame tu mano.
Aquí tienes una parte de esta tarjeta,
¡que es la cosa más preciosa del mundo!

(Rompe un trozo del pedazo de tarjeta

que le dio el francés, se lo da y se va)


MARIONETTE
¡Ah, sinvergüenza,
mal educado!
¡Un trozo de papel!
¡A mí, hacerme una broma
de este calibre!
¡Marionette burlada y engañada!
¡Si no me vengo,
no soy quién soy!
¿Y sabéis quién soy?
¡Son Marionette!
¡Soy la hija de la doncella
de la nodriza del Rey!
¡Y mi padre fue Tambor Mayor!
¡Haré que te fusilen!

(Sale corriendo por donde salió Arlequín.
Mientras tanto, la escena se ha ido
poblando. Cocineras y mozos han salido

de la posada ,mientras otros llegan por
el puente o se asoman a las ventanas.
Todos se han divertido escuchando a
Marionette)

CORO
(alegremente)
¿Qué?
¿Qué?
¿A quién hará fusilar la hija
de la doncella del Rey?
¿La hija del Tambor Mayor?

(Entra Arlequín corriendo por el fondo

a la izquierda  llevando bajo el brazo
la ropa que le dio Monsieur. Marionette
lo persigue)


ARLEQUÍN
¡Sálvate! ¡Sálvate!
¡Escapa! ¡escapa!

MARIONETTE
¡Si te atrapo!
¡Si te agarro!

CORO
¡Oh, Arlequín!

(Marionette persigue a Arlequín;
éste coloca el sombrero francés en la
cabeza de un cocinero cubriéndolo por
completo, y también le pone su capa,
luego trepa ágilmente por el canalón
de la posada hasta el tejado, ocultándose
bajo el alero. Marionette, confundiéndolo
con Arlequín, se lanza sobre el cocinero,
a quien Arlequín le ha puesto sus
ropas de camarero francés; se las
arranca y queda sorprendida,
al ver que no es Arlequín. La
confusión ha llegado a su punto
máximo)


ARLEQUÍN
(desde arriba, plácidamente)
¡Mirad, mirad al hermoso gato,
sobre el tejado de la cocina!
Si la gatita quiere arañarlo
tendrá que trepar hasta aquí...

LOS JÓVENES
(señalando a Arlequín)
¡Mirad, mirad qué lindo gato,
sobre el tejado de la cocina!
si la gatita quiere arañarlo
tendrá que trepar hasta allí!

(a Marionette, con grosera galantería)

Aráñalo, aráñalo, gatita:
¡muéstranos cómo se hace!

(y se amontonan a su alrededor)

MARIONETTE
(trata en vano de golpear a los jóvenes)
¡Pícaros! ¡Bribones!
¡Sí, os voy a arañar! ¡Fuera de aquí!

(Pero, en cambio, ella huye perseguida por
los jóvenes. Arlequín, que ha quedado solo,
desciende rápidamente y avanza hacia el
proscenio, mirando con desconfianza a su
alrededor)


ARLEQUÍN
Sigiloso como un gato,
con miedo en mis entrañas,
me escabulliré, me escurriré
y me escaparé de aquí.

(se escapa)

 

ACTO  TERCERO



Escena Primera
 
(Aparece una pequeña abertura en el

telón, más allá de la cual se ve el diminuto
salón de Rosaura, con una mesita en el
medio, con paquetes de cartas encima de
ella. Puerta al fondo. Rosaura escribe las
últimas direcciones, sentada a un lado de la
mesa. Marionette, de pie al otro lado, cierra
los sobres a medida que Rosaura se los
entrega)
 

ROSAURA
Escucha, Marionette, mi plan.
Quiero poner a prueba la fidelidad
de mis cuatro amantes.
Me disfrazaré y me presentaré
a cada uno de ellos,
fingiendo ser
una amante desconocida de su país.
Quien pueda resistir
a esta tentación,
lo elegiré entre todos,
y mi esposo será.

MARIONETTE
Hazlo, pero preveo
que no elegirás a nadie.

ROSAURA
¿Por qué?

MARIONETTE
¡Eh! Porque todos
caerán en la trampa.

ROSAURA
Ya veremos.

MARIONETTE
Y el baile de esta noche,
¿con qué motivo es?

ROSAURA
Es un pretexto para reunir
a los cuatro amantes conmigo.

(termina de escribir las direcciones)

Rápidamente, envía
estas invitaciones a la ciudad.

(Suena una campana. Primero entran dos

viejos criados. inmediatamente después, otros
seis. Los viejos criados y las criadas, con
paquetes de invitaciones en la mano, se
acercan al proscenio y bailan a derecha
e izquierda)


ROSAURA, MARIONETTE
Ya veremos el efecto
de esta humorada.

(se cierra el telón haciendo desaparecer
a Rosaura y Marionette, y continúa el
ballet en el proscenio, hasta que los dos
grupos salen)


Escena Segunda

 
(Se levanta el telón y aparece una placita,

con un café al fondo, y dos calles, a derecha
e izquierda respectivamente. Es la tarde.
Monsieur Le Bleau, por un lado, analiza
la nota de Rosaura. Don Álvaro, por el otro,
hace lo mismo.


MONSIEUR
¿Yo soy entonces,
el árbol de una casa?
¡No puedo creerlo!
¡No es posible!

DON ÁLVARO
El árbol
¿es mi retrato?
¡No es posible!

AMBOS
¡No puedo creerlo!
¡No es posible!

MONSIEUR
Arlequín lo interpreta de otro modo.

DON ÁLVARO
Arlequín lo entiende de esa manera.

ARLEQUÍN
(entra lentamente y ve que
los dos están leyendo las
tarjetas que él equivocadamente
les dio)

De buena voluntad.

(toma las dos notas y las cambia,
dándole a cada uno la suya; luego,
con una  muda reverencia, se retira)


DON ÁLVARO
(leyendo)
¡Ah! ¡Ahora sí!

MONSIEUR
¡Oh! ¡Qué hermosas expresiones!

(besa la carta)

DON ÁLVARO
(Para sí)
¡Arlequín intercambió cartas!

MONSIEUR
(a Don Álvaro)
Amigo, ¿le enviaste algún árbol
a Madama Rosaura?

DON ÁLVARO
¿Y tú un retrato?

MONSIEUR
No lo niego.

DON ÁLVARO
Lo confieso.

MONSIEUR
¿Rivales?

DON ÁLVARO
¡Enemigos!

MONSIEUR
¿Te rindes?

DON ÁLVARO
¡Nunca!
¡Sígueme!

(saca su espada y sale)

MONSIEUR
¡Yo te sigo!
Rosaura! ¡por ti!

(Va a seguirlo; pero entra bailando un
grupo numeroso de criadas, haciendo
sonar las campanillas de todas las casas.
Monsieur se detiene admirado)


¿Y el duelo?... ¡Ah, que espere!

(envaina su espada)

¿Debería quizás, por un duelo, dejar de
admirar a estas bellas muchachas?... ¡Jamás!

(Va de una a otra muchacha con
creciente admiración, mientras
siguen saliendo de las casas con
canastillas. Las jóvenes se marchan
bailando, poco a poco. Monsieur está
a punto de seguirlas, cuando otra
criada entra sola, bailando y coquetea
con él, luego se escapa riendo, por el
lado opuesto al que salió don Álvaro)


¡Oh, belleza sin par, ten piedad de mí!

(sale detrás de ella)

CONDE
(entra y va a sentarse en el café. Pidiéndole
al mozo, que se asoma a la puerta)

¡Un café!

MILORD
(entra por el lado opuesto
y se sienta a una mesa)

¡Un café!

(El mozo desaparece dentro.
En un momento salen dos camareros,
sirviéndoles café a los dos)


CONDE
¡Eh! ¡no es necesario!
¡Milord está acostumbrado
a beber chocolate con las mujeres!

(Milord sacude su cabeza y bebe)

Pero queremos beber un poco más,
mi querido Milord.

(Milord lo mira con dureza)

Su falta de respuesta es mala educación.

MILORD
(se levanta y va al centro de la escena)
Monsieur, venga aquí.

CONDE
¿Con qué autoridad?

(se levanta amenazadoramente)

MILORD
Debe batirse a duelo.

(saca la espada)

CONDE
Estoy dispuesto.

(se para frente a él y saca su espada)

MILORD
¡A nosotros!

CONDE
¡A nosotros!

(Se baten: el Conde es

herido en el brazo)


Aquí está la sangre,
¿es suficiente para usted?

MILORD
Si.

(envaina la espada. El Conde también
envaina la suya y se va. Milord vuelve a
sentarse)


MILORD
Si se atreve a ofenderme de  nuevo,
su herida será mortal.

(Entra Rosaura disfrazada de inglesa y
le hace una reverencia a Milord, según la
costumbre de las damas inglesas)


Pero, ¿quién es esta máscara,
vestida a la manera inglesa?
Esa elegante reverencia permite conocer
que es de Inglaterra.

(Rosaura se acerca a Milord
y le hace otra reverencia)


Señora, tan encantadora.
¿Quiere un café?

(Rosaura indica con la cabeza que no)

¿Chocolate?

(Rosaura de igual modo.)

¿Un ponche?

(Rosaura asiente con la cabeza)
 
(Para sí)


¡Oh, sí, es inglesa!

(A Rosaura)

Siéntese, siéntese.

(a los camareros)

¡Traed ponche!

(acomoda una silla y hace que
Rosaura se siente a su derecha)


¿Me conoce usted?

ROSAURA
Desafortunadamente.

MILORD
¿Qué? ¿Me ama?

ROSAURA
Con todo mi corazón.

MILORD
¿Dónde me ha visto?

ROSAURA
En Londres.

(le traen el ponche y ella lo bebe)

MILORD
¿La amaba yo?

ROSAURA
No lo sé.

MILORD
Entonces, la amaré ahora.

ROSAURA
¿Y Madama Rosaura?

MILORD
Nada le prometí a ella.

ROSAURA
¿Puedo tener esperanzas?
¿Será usted mío?

MILORD
Pero ¿quién es usted?

ROSAURA
Usted me verá esta noche.

MILORD
¿Dónde?

ROSAURA
En un baile.

MILORD
Estaré a su servicio.

ROSAURA
¿Y Madama Rosaura?

MILORD
Le cederá su lugar a una dama de mi país.

ROSAURA
Deme una prenda
para que pueda reconocerme.

MILORD
Este estuche.

(le da un cofrecito de oro)

ROSAURA
Es suficiente para mí.

(se levanta)

MILORD
¿Quiere irse?

ROSAURA
Si.

MILORD
Yo la acompañaré.

(se levanta)

ROSAURA
Si es usted un caballero, no me siga.

MILORD
La obedezco.

ROSAURA
Señor, adiós.

(hace su habitual reverencia y se va)

MILORD
¡Qué placer salir de la ciudad
para encontrar a una compatriota!...
Esas reverencias... esa forma de hablar
sin palabras... superfluas...
Esta dama me conoce,
me ama mucho y me desea...
Si ella es tan hermosa como amable,
será ella la “elegida ".
Rosaura es muy estimable;
pero esta dama, esta dama es británica:
dos condiciones que me obligan
a preferirla ante todo.

(se marcha)

DON ÁLVARO
(entra irritado)
¡Monsieur Le Bleau ha huido
y yo, arrebatado por la ira,
no me volví para comprobar si me seguía!
¡Esa no es la actitud
de un caballero!
¡Lo buscaré,
lo encontraré!

(al camarero)

¡Un café!

(se sienta malhumorado. Un mozo
le trae café con unas galletas)


ARLEQUÍN
(va hacia la cafetería; mira el
café que le han servido a Don Álvaro.
Para sí)

¡Ahora es el momento de actuar!

(se acerca a Don Álvaro)

¡Caballero, el cielo lo guarde!

DON ÁLVARO
(seco)
Buenos días.

ARLEQUÍN
(mirando a su alrededor como para
asegurarse de que nadie lo escucha,
con aire de misterio)

Doña Rosaura me envió a verlo.

DON ÁLVARO
¡Oh, querida dama!... dime...

ARLEQUÍN
Ella estaba sentada a la mesa, como si fuera
a comer... y en medio de lágrimas y suspiros...

DON ÁLVARO
¿Pues bien?

ARLEQUÍN
¿Me autoriza usted
a imitar sus gestos?

DON ÁLVARO
Totalmente de acuerdo: ¡totalmente!

ARLEQUÍN
Bien.
Estando en ese estado,
tomó una galleta,
¡Ah! justo igual a esta...

(toma una galleta)

y sumergiéndola en un licor bastante oscuro,
como si fuera este café...

(sumerge la galleta en el café)

Y mientras se la comía delicadamente,
de esta manera graciosa...

(se come la galleta tranquilamente,
mientras Don Álvaro pende de sus
palabras)


Me dijo:
"Ve, busca a don Álvaro,
mi querido amigo,
y dile que él...
¡Me importa un comino!"

(riendo, huye)

DON ÁLVARO
(levantándose, enfurecido)
¡Ah! ¡Villano! ¡Bribón! ¡Deténganlo!

MONSIEUR
(entra por donde salió Arlequín)
No crea que me falta coraje...

DON ÁLVARO
¡Llega a tiempo!
¡Desenvaine su espada!

(saca la espada)

MONSIEUR
¡Mi Rosaura! ¡Esta víctima es para ti!

(saca su espada y se baten)

ROSAURA
(enmascarada como francesa, se
pone entre los dos, hace que se
detengan y le dice al francés)

¡Ah! Monsieur, ¿Qué está haciendo?

MONSIEUR
Lucho ¡oh, hermosa mujer!
por mi dama.

ROSAURA
¿Y quiere arriesgar su vida
por una mujer italiana,
mientras tantas francesas sufren,
languidecen y mueren
por sus ojos?

MONSIEUR
Pero yo...

ROSAURA
Monsieur, olvídese de ella
y elija
a una dama de Francia
que suspira por usted.

MONSIEUR
¿Y quién es ella?

ROSAURA
Aquí está a sus pies.

(se arrodilla)

MONSIEUR
¡Levántate, cariño,
me haces morir!...

ROSAURA
Si me amara usted...

MONSIEUR
(se arrodilla)
¡Sí, te amo!

ROSAURA
¡No es cierto, no me levantaré
hasta estar segura de que me ama, señor!

MONSIEUR
Sí, querida, te juro que te amo.
¡De por vida permaneceré
a tus pies!

ROSAURA
¿Y si surgiera otra belleza?

MONSIEUR
¡Por ti la dejaré!

(se levanta)

¡Espera!

(se acerca a don Álvaro que esperaba
con actitud grave apoyado en su
espada)


Amigo, esta dama francesa
suspira por mí.
Ella se me declara y me gusta,
Rosaura es vuestra.

DON ÁLVARO
Soy un caballero, a vuestro servicio.

(envaina su espada y entra en el café)

MONSIEUR
(vuelve a Rosaura que se ha levantado)
Señora, renuncio a Rosaura.
¡Pero deja que pueda admirar tu rostro!

ROSAURA
¡Ay, aquí no!
Usted quédese, que yo me voy.

MONSIEUR
Te seguiré.

ROSAURA
Si se atreve a hacerlo,
nunca me volverá a ver.

MONSIEUR
¿Has venido a atormentarme?

ROSAURA
Me verá usted esta noche. Deme una prenda
para que pueda hacerme reconocer.

MONSIEUR
Aquí tienes un frasco de agua de rosas.

(le da un frasquito de perfume)

ROSAURA
¡Oh! ¡Gracias!
¡Muchas gracias!

MONSIEUR
¿Dónde, querida, podré verte?

ROSAURA
Será usted notificado.

MONSIEUR
¡Oh, cielos!

ROSAURA
¡Oh, estrellas!

MONSIEUR
¡Señora!

ROSAURA
¡Oh, señor!

AMBOS
¡Oh! ¡Partir!... ¡Qué agonía para el corazón!...

MONSIEUR
¡Ah!...

ROSAURA
¡Ah!...

MONSIEUR
¡Ah!...

ROSAURA
¡Ah!...

(se marcha)

 

MONSIEUR
¿Y no puedo seguirla?
¿Tengo prohibido verla?...
¿Una francesa
que vino a Venecia por mí?
No es que no lo merezca,
pero me cuesta creerlo.
¿Y si fuera una mujer de la noche
que se burla de mí?
¡Y yo la amé de inmediato!
¡Ah! ¡Qué gran virtud la del sexo débil!
Quizás he renunciado a Rosaura
demasiado rápido.
¡Ah! ¡No! ¡No quiero perderla!
¡Don Álvaro!

DON ÁLVARO
(acercándose)
Monsieur.

MONSIEUR
Esa dama no se ha dado a conocer.
A ciegas, no renunciaré a Rosaura.

DON ÁLVARO
¡Renunciará
a pesar de usted mismo!

MONSIEUR
¡Mi valor sabrá defenderla!

DON ÁLVARO
¡A nosotros!

MONSIEUR
¡A nosotros!

(se baten a duelo)

ROSAURA
(entra enmascarada al estilo español)
¡Caballeros, deteneos!

DON ÁLVARO
¡Una dama española!

MONSIEUR
Hermosa dama...

ROSAURA
(agresiva y autoritaria)
A vos no os conozco.
¡Le hablo a Don Álvaro de Castilla!

DON ÁLVARO
¿Qué queréis
de vuestro siervo?

ROSAURA
Haced que el francés se marche.
Quiero hablaros con libertad.

DON ÁLVARO
(a Monsieur)
Caballero...¿Quisiera usted...?

MONSIEUR
Comprendo.

(se retira)

 

DON ÁLVARO
Le estoy agradecido.

MONSIEUR
Y aquí acaba el segundo duelo.

(se marcha)

ROSAURA
(severa, dramática y autoritaria)
¡Don Álvaro, me asombra que,
para vergüenza de España,
ensuciéis vuestra sangre
con la hija de un comerciante!
¿No os horroriza eso?
¡Don Álvaro! El blasón, la patria,
la nación os intiman a arrepentiros;
y si esto no os conmueve,
¡oh, hombre atolondrado!
una dama desconocida lo requiere;
que en secreto
dignándose a amaros,
ahora os ordena: ¡salvaros!...

DON ÁLVARO
(Para sí)
¡Ay! Estoy plenamente
confundido...
Sí... esta voz
proviene del cielo...
Rosaura es hermosa,
pero no es noble...
se merece recibir afecto...
pero no de mí.

Dúo
 

ROSAURA
(dramáticamente)
Veo una madre...
¡la vuestra, don Álvaro!
en el amargo llanto
del deshonor...

DON ÁLVARO
¡Ah, no! ¡Detente!
Ordenadme
y obedeceré.

ROSAURA
Un castigo digno por vuestro vil afecto
será amarme sin conocerme.

DON ÁLVARO
¡Ah! Esto es demasiado…

ROSAURA
¡Es poco para vuestro delito!

DON ÁLVARO
Eso cierto, es justo.
Así lo haré.

ROSAURA
Tiene que serme fiel
con la incertidumbre de la recompensa.

DON ÁLVARO
¡Ay... me hace temblar!...

ROSAURA
Deme una prenda de nuestro pacto.

DON ÁLVARO
Esta tabaquera...

(le da una caja de rapé)

ROSAURA
Don Álvaro, me estáis empezando a gustar.
¡Nos volveremos a ver!

DON ÁLVARO
¡Alabado sea el cielo!...

ROSAURA
¡Nos veremos de nuevo!

DON ÁLVARO
¿Podría al menos
saber quién sois?

ROSAURA
¡Oh!... Lo sabréis:
y... os asombraréis.

(se marcha)

DON ÁLVARO
Me estaba perdiendo...
¡El Amor, el Amor!
¡Es la deidad que me salvó!

(se marcha)

EL CONDE
(entra con Arlequín, como si siguiera

una conversación ya iniciada)

¿Qué estabas diciendo
que no te entiendo?

ARLEQUÍN
(a menudo interrumpiéndose
con estallidos de risa)

Digo que la señora Rosaura
ha mandado invitaciones para un baile
esta noche en la posada.

CONDE
¿Qué demonios dices?
¿Invita en la posada?

ARLEQUÍN
Quiero decir... ¡maldita sea!...
Una broma que le hice a Don Álvaro
me hace reír tanto que me ahogo...

CONDE
¿Y qué broma?

ARLEQUÍN
Simulando llevarle un mensaje
de la señora Rosaura...

CONDE
¡Ah! ¡Entonces Don Álvaro
tendrá acceso a ella!

ARLEQUÍN
Si señor; acceso y acercamiento...
Lo ha invitado a él también
al baile de la viuda.

CONDE
¡A él sí! ¿Y a mí no?

ARLEQUÍN
Señor sí, también a usted.
Aquí está la invitación.

CONDE
No me gustaría encontrar
entre los invitados a tantos rivales.

ARLEQUÍN
No tenga dudas.
Una dama de su garbo
sabe satisfacer a todos,
sin dificultad.

(Entra Rosaura enmascarada con un
cendal veneciano. Viene paseando con
cierta desenvoltura, mirando al Conde
con sumo encanto, sin hablar)


CONDE
Mira, Arlequín, esa enmascarada
me observa con atención.

ARLEQUÍN
¡Cuidado señor!
Porque, a veces,
creemos encontrar el sol de agosto,
¡y encontramos la luna de marzo!

(se marcha)

CONDE
Vete, vete...
¿Y entonces, mascarita?

ROSAURA
(Rosaura suspira)
¡Ah!...

CONDE
¿Suspiras?
Simulas inútilmente,
querida, conmigo.

ROSAURA
Usted me ofende.

CONDE
Perdóneme, señora,
porque así, enmascarada y sola,
la tomé por una criada.

ROSAURA
El amor hace tales extravagancias.

CONDE
¿Está enamorada de mí?

ROSAURA
¡Desafortunadamente!

CONDE
Pues yo para nada de usted.

ROSAURA
Si me conociera, no diría eso.

CONDE
Aunque fuera la diosa Venus,
no la amaría.

ROSAURA
¿Por que?

CONDE
Mi corazón está comprometido.

ROSAURA
¿Con quién?

CONDE
Con quien adoro,
Madama Rosaura.

ROSAURA
¿La viuda?

CONDE
Sí, exactamente.

ROSAURA
¡Qué mal gusto!
¿Qué tiene ella de hermosa?

CONDE
Todo. Me gusta. Y es suficiente.

ROSAURA
¡Ah! Le gusta. Y es suficiente...
Pero yo, que suspiro por usted,
¿no puedo esperar un poco de piedad?

CONDE
Le he dicho que no puede esperar nada.

ROSAURA
Entonces me iré.

CONDE
Señora...

ROSAURA
Al menos déjeme un recuerdo.

CONDE
¡Pero si no la amo!

ROSAURA
Por favor.

CONDE
Comprendo...
Toma, medio ducado...

ROSAURA
No me importa su dinero.

CONDE
¿Entonces, qué pretendes?

ROSAURA
Ese pañuelo es suficiente.

(le quita el pañuelo de la mano)

CONDE
Podría haber dicho de entrada
que le gustaba mi pañuelo.

(le hace un gesto de despedida y se va)

ROSAURA
(lo sigue unos pasos, mirando en
dirección a donde ha salido. Cuando
está segura de que ha desaparecido,
corre hacia el proscenio, se quita la
máscara y estalla en una exclamación
de alegría)

¡Ah! ¡Él me ama de verdad!... ¡Soy feliz!...

MARIONETTE
(entra y se acerca a ella)
¿Qué tiene, señora,
que está tan contenta?

ROSAURA
(la abraza, apenas pudiendo hablar,
la arrastra con ella)

¡Pronto! ¡Al baile! ¡Rápido!

(salen)


Última Escena
 

(A telón bajado desfilan los invitados
vestidos de gala, con sus tarjetas de
invitación en la mano)


INVITADOS
¡En la mansión de Rosaura
habrá una fiesta extraordinaria!
De esta mujer que tiene tanto ingenio
esperamos grandes cosas.
¡Ah!... ¡Bailemos!

(Se levanta el telón y aparece un
salón ricamente iluminado en casa
de Rosaura, con una escalera al fondo
que conduce a una galería. El salón
es un torbellino de invitados
enmascarados. El grupo de invitados
del coro anterior se confunde con los
demás)


TODOS
¡Veréis que fiesta!
¡Veréis qué júbilo!
¡Rosaura prepara
una fiesta de Arcadia!

(Mientras tanto, recibidos por un
vistoso mayordomo, han entrado el
Conde, Don Álvaro, Milord y Monsieur.
De repente, en lo alto de la escalera,
aparecen tres pastores que dan una
señal con sus rústicos instrumentos.
Entonces aparece, del mismo lugar,
Marionette, disfrazada de Eros, con
flechas y carcaj. La siguen otros
pastores, pastoras y ninfas, una de las
cuales lleva un rico cofre)


MARIONETTE
(invita a todos a que se callen)
¡Silencio! ¡Soy Eros, el Rey!

TODOS
¡Ah!

(Todos callan. Precedida por  tres figuras
mitológicas, Rosaura aparece en lo alto
de la escalera)


(mientras las figuras pastoriles bailan)

Rosa de Arcadia, ¡Salve!
¡Salve fragante flor!
¡Eros, con su dardo dorado,
hiere tu dulce corazón!

(Marionette toca a Rosaura con un dardo.
Rosaura desciende y avanza hacia el
proscenio, seguida de Marionette y su
séquito. Monsieur y Don Álvaro, uno a
cada lado de ella, besan las manos de
Rosaura al mismo tiempo, doblando una
rodilla a tierra, mientras que el Conde y
Milord, uno a la derecha y el otro a la
izquierda, se inclinan profundamente)


ROSAURA
¡Caballeros, escúchenme, por favor!
Dado que elegir esposo es un asunto serio,
quiero elegirlo en público.

(movimiento de sorpresa del coro)

Aquí están mis cuatro pretendientes:
Don Álvaro, Monsieur, Milord y el Conde...

(se vuelve hacia Milord)

Milord no quiere una esposa.
Pero, por si acaso aun tuviera alguna duda,
una muchacha inglesa
de gentiles reverencias,
me obliga a recordarle
que le hizo promesas de amor y fidelidad...
Y quien le devuelve este estuche de oro
es la misma a quien él se lo dio.

(Marionette saca el estuche de oro de
Milord del cofre que lleva entre sus
manos y se lo entrega a Rosaura, quien
a su vez lo entrega al inglés que se retira
confuso)
 
(Rosaura se dirige entonces a Monsieur)


Monsieur Le Bleau,
con sus ardientes suspiros... me fascinó.
Pero cierta francesa le recuerda
que usted se ha entregado a ella.
Y aquí está su frasco de perfume.

(Marionette le entrega el frasco
a Rosaura y ella se lo devuelve
a Monsieur, que se retira como
desmayándose. Marionette lo
abanica con un pañuelo)
 
(dirigiéndose a Don Álvaro)


Don Álvaro, usted me hubiera conquistado.
Pero recuerde a una dama española,
que desprecia a los comerciantes,
le ordenó amarla sin esperanza.
Conozca la identidad de la desconocida
por esta caja de rapé que usted ya conoce.

(Marionette, igual que antes, le entrega
a Rosaura la caja de rapé que ella
devuelve a Don Álvaro, que se retira
avergonzado)
 
(al Conde)


Y vos, conde, que tratáis
a las enmascaradas con tanta aspereza;
y a quienes suspiran por vos,
incluso con muy poca gentileza.
A vos, que ayer parecíais tan altivo,
y ahora os veo temblar...
Os hago saber que
esa lánguida enmascarada
aquí la mano y el corazón os otorga
para ser vuestra esposa.

MARIONETTE
¡Ah!... Señora, ¡soy feliz!
¡Su esposa será!

INVITADOS
¡Su esposa será!

CONDE
¡Oh, qué feliz soy!
¡Rosaura, ídolo mío!

DON ÁLVARO, MILORD, MONSIEUR
(avanzando, abatidos)
Pero, entonces, nosotros
¿carecemos de todo mérito?

CONDE
¡Eh! ¡Qué queréis!
¡El cielo me eligió!

ROSAURA
(cerrándole la boca con gracia)
Despacio, Conde, despacio...
No es, no es
que él tampoco tenga sus defectos

(Para sí)

¡Es bastante celoso!

(En voz alta)

Pero es un compatriota
¡qué es mucho decir!
y entonces, y entonces
el corazón sobre eso no se puede controlar.

(Monsieur, retomando su compostura,

corre hacia el proscenio y se vuelve
hacia el público, inmediatamente imitado
por Marioneta, Milord y Don Álvaro)


MONSIEUR, MARIONETTE

MILORD, DON ÁLVARO
No es, no es
que él tampoco tenga sus defectos

(se suma a ellos el coro)

Pero él es un compatriota
¡qué es mucho decir!
y entonces,
y entonces
el corazón sobre eso no se puede controlar!

ARLEQUÍN
(de repente, aparece por entre el coro

y los solistas, avanza hacia la concha del
apuntador y le dice al público)

No es -
no es
que la ópera no tenga defectos...
Pero el amor de Goldoni
es una gran cosa:
y ya se sabe-
y ya se sabe -
¡al corazón no se lo puede controlar!

TODOS
¡Al corazón no se lo puede controlar!

(saludan al público,
bailan y cae el telón)


 

Digitalizado y traducido por:

José Luis Roviaro 2020