ATTO
PRIMO
Scena Prima
(Davanti al
sipario chiuso Milord
Runebif, Monsieur Le
Bleau, Don Alvaro e ilConte Di Bosco
Nero seggono alla tavola rotonda, conbicchieri
in mano pieni di vino, cantando una
canzonealla francese)
MONSIEUR “Damigella,
bruna e bella col mio vin ti
voglio amare!
MONSIEUR,
CONDE
MILORD, DON
ALVARO Bevilo, godilo, lascia che
scivoli; non ti fa mal!” E la bella -
damigella dieci baci mi
scoccò!
DON ALVARO Evviva la
bottiglia!
MONSIEUR,
CONDE
MILORD, DON
ALVARO Evviva
l'allegria! Evviva!
CONDE Ottima cena.
MONSIEUR Ottima cena?
Eh, via! a Parigi si
mangia, là il gusto si
raffina! Ah! Parigi,
Paris!...
MILORD Io sono buon
inglese, ma di Londra non parlo mai.
DON ALVARO Io rido quando
esaltano Parigi: Madrid è la
città... Madrid!...
Madrid!
CONDE Signori miei,
vi parlo come Italiano vero: tutto nel mondo
è bello quando il cuore
è sincero.
MONSIEUR Sì, bravo
camerata! Evviva
l'allegria!
TUTTI Evviva! -
Evviva!
MONSIEUR (intonando
nuovamente la canzone,
poi gli altri) “Damigella -
bruna e bella, Col mio vino ti
voglio amare!
MONSIEUR,
CONDE
MILORD, DON
ALVARO Bevilo, godilo, lascia che
scivoli, non ci
pensare!” E la bella -
damigella dieci baci mi
scoccò!
ARLECCHINO (Entra e si
ferma ammirato ad ascoltare la canzone.
Terminata che l'hanno, s'accosta
alla tavola, si empie un bicchier di vino e
canta) Bevilo, godilo, varda le
séleghe, no ghe pensar
(beve)
E la bella -
damigella nove mesi ci
pensò!
(col
bicchiere, se ne va)
CONDE Bravo quel
cameriere! Ha sempre gran
trovate.
DON ALVARO Si buscherebbe
in Spagna cinquanta
bastonate!
MONSIEUR Ma che dite,
messiers, di quella bella
vedova, che questa
notte al ballo noi tutti si
servì.
MILORD Una lady
ammirabile.
DON ALVARO Grave che mi
rapì.
MONSIEUR Pareva una
francese! Che brio! che
bel esprit!
CONDE Mettete il
cuore in pace.
DON ALVARO,
MONSIEUR, MILORD Perché?
CONDE Donna Rosaura è nemica
d’amore.
(Fra sè) Meco solo
pietosa, soave e di buon
cuore.
(S'alza da
tavola e s'apparta)
MONSIEUR (a Don
Alvaro) Guardate il
geloso: è pazzo costui: gli par che le
donne sien tutte le
lui. Chi siamo,
parbleu? Che modi, grand
Dieu! Siam forse
lacché? e lui che
cos'è? Rosaura, bel
fleur sbocciato per
me!
DON ALVARO (a Monsieur) Guardate il
geloso: che crede
costui? che tutte le
donne sien pazze per
lui? Cospetto!
perbacco! che implori
perdono! Io son quel che
sono ma lui che
cos'è? Hermosa Rosaura sei degna di
me!
CONDE Anima mia
soave, sollievo del
mio ardore, Dio t'ha creata
a posta per esser del
mio cuore.
MONSIEUR (provocante) Eh! se un vero
francese l'arriva ad
incantare, vi giuro che
dovrete vederla
sospirare.
(Milordintanto s'è alzato e s'è appartato dal lato
opposto a quello del conte, guardando un
suo anello)
DON ALVARO Non oserà
respingere la nobiltate mia!
CONDE Voi non farete
niente.
(Fra sè) Ardo di
gelosia!
MILORD (da sé) L'anello le
piaceva al ballo poco
fa; adesso glie lo
mando: all night,
l'accetterà.
(chiamando) Ehi?
ARLECCHINO (entra) ‘Strissimo,
comandela?
MILORD Vien qui.
(gli altri
fanno mostra di parlar fra di loro)
ARLECCHINO Son qua.
MILORD Tu porta quest'anello a
madama Rosaura, e dì che andrò
da lei a ber la
cioccolata.
ARLECCHINO Ma siòr, la
vede ben...
(gesti per
una mancia)
MILORD Sei zecchini
per te.
(Gli dà sei
zecchini)
ARLECCHINO Ghe son
obligatissimo, ma no voràve...
(Fa cenno a
qualcos'altro)
MILORD Vanne o provi
il mio bastone.
ARLECCHINO No 'l se
disturba...svolo! me adaterò anca
mi, che, zà, i
servi d'albergo i xe tuti
cussì.
(parte)
MILORD (chiamando) Ehi?
(entrano tre
camerieri di locanda, ciascuno con
un candeliere) Prendi il lume.
(un
cameriere toglie di tavola una candela e la
fissa nel candeliere) Amici, un poco
di riposo.
(parte
seguito dal cameriere; diminuisce
un quarto di luce)
MONSIEUR Addio, Milord!
Dormire solo com'è
noioso!
CONDE Ci rivedremo?
MONSIEUR Ne dubito: vò
visitar Madama.
CONDE Monsieur,
questo è impossibile: le visite non
ama.
(parte
seguito da un cameriere con lume; la luce
diminuisce di un altro quarto)
MONSIEUR Sentite com'è
ruvido! È cotto più di
tutti. E forse è già
riamato, e noi restiamo
asciutti!
(parte
seguito dall'ultimo cameriere col lume; la
luce diminuisce di un altro quarto. Frattanto
sono entrati pomposamente in fila
indiana, alcuni servi di Don Alvaro, disposti a
canna d'organo; il primo, il più alto, con un
candeliere in mano. L'ultimo è un
paggetto)
DON ALVARO Sia l’Italian
geloso, fedel
Rosaurasia, i dobloni di
Spagna la renderanno
mia.
(parte
maestosamente, seguito dai servi, il primo
deiquali ha fissato nel candeliere l'ultima
candela che erarimasta sulla tavola. La
scena piomba nell'oscurità. Tavole e
sedie scompaiono)
Scena
Seconda
(Quando la
luce ritorna alla ribalta, il siparietto è
statotirato su, ed appare una graziosa
piccola stanza incasa di Rosaura. Porta aperta
sul fondo. A sinistra un divano con sedie e
un piccolo tavolino. Più indietro, un grande
vaso di porcellana su una colonnetta.
A destra un altro tavolino con stampe
sparse. È giorno. Rosauraè seduta a sinistra,
guardandosi in uno specchio. Marionette,
vestita all'uso delle cameriere francesi, dà
gli ultimi tocchi al suo
abbigliamento)
MARIONETTE Et comme, ça,
j'ai fini: en coiffeuse de
Paris. Vraiment un
bijou! Créme de
riz?... la voici... charmante,
delicieuse Signora!... Un bel neo,
qua, così... ed un altro... Oh joli! et voilà j'ai
fini.
ROSAURA,
MARIONETTE Di donna che sa
farsi bella il cielo geloso
non è!
ROSAURA Marionette,
dimmi: per esser stata
tutta notte al ballo, son io pallida?
MARIONETTE Siete un fiore;
ma in Francia dovreste adoprare il
crayon.
ROSAURA Oh! questo
poi...
MARIONETTE Moda, moda! signora
padrona, pazzie! tutte pazzie!
ROSAURA (s'alza) Pazzie; eppur
d'ora innanzi voglio sfoggiar
le mode con più arte.
MARIONETTE Brava, brava,
signora! e lo sposino l'avete già?
ROSAURA Ti pare?... Son
vedova di pochi mesi.
MARIONETTE Eh! che le
mogli giovani dei mariti
decrepiti soglian pensar
per tempo a farsi
consolare! Feci lo steso
anch'io col mio primo
marito che ne aveva
settanta.
ROSAURA Mi fai
ridere... il Contenon mi
spiace...
MARIONETTE Troppo
geloso... Oh! se fosse un
francese! Beata voi!
ROSAURA Perché?
MARIONETTE La gelosia non si conosce
in Francia: anzi le
cercano, le mogli
disinvolte!
ROSAURA No, Marionette,
t'inganni: a tutt'altro è
rivolto il mio pensier. Vane ubbie,
miraggi vani, no, non cerca
il cuore; sol cerca
amore, amore e fede, altro non
vuole. Sono scaltra,
sono accorta: nella pania non
cadrò.
MARIONETTE Un francese! un
francese!
ROSAURA Spira intorno
vago e lene un potere
arcano: cuore a cuore
attira e unisce ed a lui mi
affiderò. Ma so che la
grazia sua non dona a chi
inerte sta: sono scaltra,
sono accorta, la sua grazia
mi darà.
MARIONETTE
(Contemporaneamente, mentre s'affaccenda
a spolverare e a mettere in ordine la
stanza) Canta, canta
pure! Ci dovrai
cascare: meglio del
francese, di sposi, non
ce n'è. Lui ti lascia
andare, lui ti lascia
fare quello che ti
pare. Che ti stiano
intorno amanti notte e
giorno, non gl'importa
un corno, anzi n'ha
piacere. Marito più
caro, marito più raro di quello
francese al mondo non
c'è. Che gioia,
signora! pensate - che
amore! sposare un
francese che festa pel
cuore!
ARLECCHINO (entra
vivacemente dal fondo) Con grazia, se
pol entrar? Resti servida. Obligatissimo a le so grazie.
ROSAURA Chi è costui?
MARIONETTE Un cameriere
dello “Scudo di
Francia”; è buffo,
lasciatelo dire.
ARLECCHINO Siòr
MilordRunebif la reverisse. E dopo
reverida, el dise che
stamatina el vegnirà a tor la
ciocolata; e per un segno
de la verità el ghe manda
sto anelo.
(Le offre
l'anello)
ROSAURA
(rifiutandolo) Mi stupisco di
te e di chi ti manda. e Milordvuol
venire, che venga pure, ma l'anello
m'offende.
ARLECCHINO Come? La recusa un
anelo? Mi resto
attonito, stupefatto, maravegià! Una dona recusa
un anelo? l'è un miracolo
contro natura!
MARIONETTE Oh! com'è
bello!
ROSAURA Orsù,
obbedisci. E digli che
Rosaura non manca
d'anelli.
ARLECCHINO Anderò, ghe lo
dirò; conteròa tuta
Venezia che una dona,
che una femena questo anelo ha
recusà: ma son certo,
son siguro che nissun me
crederà!
(parte)
MARIONETTE Che peccato,
signora!... Perché?
ROSAURA Che mi preghi,
e sia lui che ringrazi.
MARIONETTE Ma torna il
cameriere.
ROSAURA E con lui v'è
Milord. Non perde
tempo.
MARIONETTE Eh! già, si sa:
gl'Inglesi hanno poche
parole e molti fatti.
(Parte)
ROSAURA Milordè troppo
serio... Ma, chi sa? forse forse,
col tempo... Ma eccolo che
viene.
MILORD (entra dal
fondo. Ha in dito l'anello che Rosauraha
rifiutato. S’inchina) Madama.
ROSAURA Milord
MILORD Perché non
prendere piccolo anello? Iersera vi
piaceva.
ROSAURA Piacere e
prendere son due cose
diverse.
MILORD
(rassegnandosi) Madama.
ROSAURA Favorite
(Siedono) V'è piaciuto il
festino di iersera?
MILORD Molto.
ROSAURA V'erano belle
donne?
MILORD Si, belle.
ROSAURA E la più bella?
MILORD
Voi, Madama.
ROSAURA
Oh!
m'adulate... Non merito
tanto.
MILORD (mostrando
l'anello) Molto; e non
degnate poco.
ROSAURA Chi accetta ha
da concedere.
MILORD Nulla a me. Se prendere
anello, farmi felice; se l'aggradite, son
soddisfatto.
ROSAURA Quand'è così...
MILORD (si leva
l'anello e lo dà a Rosaurache lo mette al
dito. Rosauraaccenna con un gesto a
ringraziare. Milord, con altro gesto, la
interrompe) Mi fate torto.
MARIONETTE (entra con
due chicchere di cioccolata
su una guantiera) Ecco la
cioccolata.
MILORD (prende una
tazza e la dà a Rosaura) Madama.
ROSAURA (Fra sè) Che stile
laconico!
(beve)
MILORD (bevendo) Marionette, sei
tu francese?
MARIONETTE Si, signore.
(fa una
riverenza)
MILORD Madama ha da
servirsi con attenzione.
MARIONETTE Fo quel che
posso.
(Milordripone la tazza sulla guantiera e sotto vi
pone una moneta)
MARIONETTE
(guardandola, da sé) Questa è per
me: una doppia!
ROSAURA Prendi.
(rimette la
tazza e Marionette vede l'anello)
MARIONETTE (piano) Mi rallegro
dell'anello.
ROSAURA (piano) Sta cheta.
MARIONETTE Non parlo
(parte con
la guantiera)
MILORD Voi siete
vedova, non è così?
ROSAURA Son vedova, e
trovando un buon partito, forse...
MILORD Io non ho
intenzione di prender moglie.
ROSAURA Perché?
MILORD Amo, se vedo la
donna amabile.
ROSAURA Amor
passeggero.
MILORD Che? Si deve
amar sempre? Che importa a
voi ch'io v'ami in
Londra, o ch'io v'ami a
Parigi? Per voi
superfluo, per me
infruttifero.
ROSAURA E qual frutto
sperate finché mi siete
vicino?
MILORD Vedervi ed
essere veduto.
ROSAURA Siete
adorabile...
MILORD Son tutto
vostro.
ROSAURA Ma finché state
a Venezia!
MILORD Così penso.
ROSAURA (Fra sè) Che bell'umore!
MILORD (Fra sè) Quanto mi
piace!
MARIONETTE (entra dal
fondo) Signora; c'è il
Conte di Bosco Nero che vuol
visitarvi.
ROSAURA Lui?
MARIONETTE Sì, per
l'appunto.
ROSAURA E fallo venire!
MARIONETTE Obbedisco.
(parte dal
fondo)
MILORD Madama: il
Conteè vostro amante?
ROSAURA Vorrebbe
esserlo.
CONTE (entra con
animazione, ma s'arresta notando
l'inglese. Con tono sostenuto) I miei
complimenti, Signora Rosaura.
ROSAURA Buon dì, caro
Conte, sedetevi qui.
CONDE (sedendo) Davver mi
rallegro di tal compagnia...
MILORD Caro amico, ben
fatto a venire: io facevo morir
di tristezza la bella
signora.
CONDE Anzi no:
divertita l'avrete.
(Marionette
entra e depone una chicchera di
cioccolata davanti al Conde, che
non ci fa caso)
MILORD Sapete il mio
naturale.
(s'alza, e
s'apparta distrattamente)
ROSAURA (fa un cenno
a Marionette che le si
avvicina; le dice piano) Marionette,
intrattieni l'inglese, non vorrei che
accadesse un pasticcio.
(Marionette
va a prendere una cartella di
stampe e la porta a Milord sfogliandola
davanti a lui)
CONTE Non credevo
così di buon'ora ritrovarla già
tanto servita. Gran mercè di
cotanta malìa: sempre gente
tra i piedi così!
ROSAURA Se Milordha
voluto onorarmi, non capisco
perché non dovrebbe. Non mi pare che
sia in casa mia che si debban
far scene così!
MARIONETTE (a Milord) Son magnifiche
stampe, signore, da guardarsi
con grande attenzione; il Palazzo
Ducale, San Marco, la Piazzetta,
ed avanti così!
MILORD (da sé) Non m'importa
vedere le stampe, ma mi piace di
stargli lontano: non mi piace
quell'uomo sbuffante, e che perde il
controllo così!
TUTTI C'era tanto
sereno poc'anzi, ora un'ombra
s'aggrava dintorno: la tempesta che
oscura minaccia non può stare
sospesa così.
MILORD (Fra sè) Costui è geloso
come una bestia!
(a
Rosaurainchinandosi per partire) Vi sono
schiavo.
ROSAURA Dove, dove,
Milord?
MILORD Alla Piazza.
ROSAURA Disgustato vi
siete?
MILORD Eh, pensate... Ci vedremo,
Madama. A più tardi. Conte, addio.
ROSAURA (per
alzarsi) Permettete che
almeno...
MILORD No, non voglio.
Restate, Madama, consolare quel
povero Conte. Good-bye...
Good-bye.
(saluta con
ambo le mani e parte, seguito da
Marionette)
ROSAURA Avete visto?
CONDE Sì! son pazzo!
pazzo! pazzo
d'amore!... e voi cattiva!
ROSAURA Io? Io che v'ho
fatto?
CONDE Rosaura,
ahimé!... perché vi
divertite del mio martirio?... Ah! non capite
ancora quanto v'adoro? Amore... anima
mia...
(tenta di
prenderle una mano)
ROSAURA Conte! che
modi!
(s'alza)
CONDE Ah! vi fo
orrore, perché ho maltrattato quel vostro
damo!
ROSAURA Conte!
CONDE Sprecar la
vostra grazia a prò d'un
forestiero!
ROSAURA Oh insomma!
basta! Son io cosa
vostra?... Mi avete
comperata?... Son vostra
moglie?... Osate
comandarmi?... Con quale
autorità?... Qual
fondamento?... Conte, io vi
amo, e v'amo più di
quello che voi
pensate. Ma ci tengo
alla mia libertà. Tratto con
tutti: so quel che fo. Ma se voi no 'l
capite, è perché v'hò
distinto, ve n'abusate, vi metterò
nella massa degli altri e forse... vi bandirò
affatto dalla mia casa!
(parte)
CONDE Ah come si può
fare a non essere
geloso? Amo una bella
donna, e la ritrovo accanto a un
altro. Oh! la conversazione è onesta e
civile! Sarà non lo
nego. Ma si comincia
con la civiltà, e si finisce
coi sospiri. Anch'io mi sono
innamorato un pò alla volta. Sia maledetto chi ha mai
introdotto questo costume di conversare!
(nel
volgersi furioso per uscire, rovescia vaso e
lacolonnetta che vanno in frantumi Parte
furibondo)
Scena Terza
(Il
siparietto è calato in modo da lasciar circa tre
metridi spazio fino alla ribalta. Luce di
giorno. Monsieur e Marionette entrano, il
primo da sinistra e l'altra da destra, e
s'incontrano con gioioso stupore)
MONSIEUR Oh!
Marionette!
MARIONETTE MonsieurLe
Bleau!
MONSIEUR Tu qui!
MARIONETTE Voi a Venezia!
MONSIEUR Che gioia.
MARIONETTE Oh! bonheur!
AMBI Paris qui se
rencontre! Mon chéri! Ma
chérie!
(si
abbracciano festosamente)
MONSIEUR E mi sai dire,
cara, dov'è Donna
Rosaura?
MARIONETTE (staccandosi
da lui, seria) Oh!... non lo
so.
MONSIEUR Che c'è?
MARIONETTE Voi non l'amate
più la petite Marionette?
MONSIEUR Amo tutte le
donne!
(e fa per
abbracciarla)
MARIONETTE (ritraendosi
e battendo i piedini) Non!... Non!...
Non!...
(piagnucolando) Oh!... quel
malheur!...
(asciugandosi le lagrime col grembiulino)
Ah!... ça me
fait si mal... (d'un
tratto, voltandosi, allegra) E se vi dico
dov'è Madama, che mi date,
bel Monsieur?
MONSIEUR Ti darò un bel
par di guanti, belli, lucidi,
glacés.
MARIONETTE C'est trop peu,
c'est trop peu.
MONSIEUR Due calzette
tricotées.
MARIONETTE C'est trop peu.
MONSIEUR Una cuffia di
merletto... ti regalo un
bel corsetto.
MARIONETTE C'est trop peu,
c'est trop peu.
MONSIEUR Ti darò cinque
zecchini!
MARIONETTE È in giardino!
(tende la
mano)
Paga qua!
MONSIEUR In giardino?
Corro subito!
(per
partire)
MARIONETTE
(afferrandolo per la falda della giubba) Gli zecchini?
CONDE Pagherò!
(si libera e
parte dalla destra)
MARIONETTE Pagherò!
Pagherò! Cos'ha
detto?... Pagherò! Ah! beato l'uso
inglese di pagar
tambour battant!
(parte dalla
sinistra)
(S'alza il
siparietto d'argento)
Scena Quarta
(All'alzarsi
del siparietto, appare il giardino di
Rosaura,sulla Laguna. Grandi
alberi; Cespugli fioriti. Siepi di bosso a
disegno. Sedili a destra ed a sinistra. Un
largoviale lo traversa tutto, fino al
fondo, mettendo ad un"riva", che dà sulla
Laguna. Monsieur sta sonando il flauto
fra le piante a destra in primo piano)
ROSAURA (entra dal
fondo, a sinistra, e avanza, ascoltando
curiosa e sorpresa. Ma appena sbuca
Monsieur) Ma...
Monsieur...
MONSIEUR
(s'inginocchia) Ah! Madama! mia
Venere, Flora, Diana, Elena,
Ebe!
ROSAURA Monsieur,
troppa lode.
MONSIEUR (s'alza) Vi parlo
sincero, da cavaliere, da vero
francese.
(seggono sul
sedile di sinistra) Siete bella! ma
bella siccome... Chi vi ha
frisato, Madama? La nostra
Marionette? Perdonate: un
capello insolente vuol disertare
dal vostro tuppé!
ROSAURA Non sarebbe
gran cosa.
MONSIEUR Oh! pardon! ça dérange...
S'il vous plaît... Ve lo
devo. Vi farà da
cameriera. Attendez.
(tira fuori
di tasca un astuccio, da cui cava le forbici e
taglia il capello a Rosaura)
C'est ça.
(poi dal
medesimo, cava uno spillone e
le accomoda i capelli)
Comme ça.
(trovando
che non va bene, da un'altra tasca cava
fuori un piccolo pettine dalla sua
custodia, ed accomoda il tuppé)
Ça ne va pas...
comme ça... c'est mieux.
(Da una
scatola d'argento cava fuori un buffettino
con polvere di Cipro e le dà la polvere
dove manca) Là... là, là!
(poi
dall'astuccio cava i coltellino e le leva la
polvere dalla fronte)
Comme ça...
(con un
fazzoletto la ripulisce)
fff... fff...
(dopo tira
fuori uno specchio
perché si guardi) Ça vous plaît?
(e
finalmente tira fuori una boccetta con acqua
odorosa e se la getta sulle mani per
lavarsele, e se le asciuga col fazzoletto Durante
tutte queste funzioni, Rosaura si va
meravigliando e lascia fare. Rasciugatesi le mani.
Monsieur, che s'era alzato al principio della
toilette, ripone il fazzoletto e siede con la
soddisfazione dell'artista!) Voilà: c'est
fait.
ROSAURA Non vi manca il
buon gusto, in verità.
MONSIEUR (alzandosi e
passeggiando) Ah! mirate
questo taglio di vita! Vedete quanto
adornano questi due
fianchi agili! Appunto
l'equilibrio in cui son
messi in bilico è la ragion
precipua che mi vedeste
eccellere iersera al
minuè. Regardez...
Admirez... Hop-là-là...
Hop-là-là...
ROSAURA (Fra sé) Non si potea
far peggio: la mano mi
storpiava!
MONSIEUR Ma io
chiacchiero, chiacchiero, e intanto
scordo il più: dirvi che mi
piacete
appassionatamente, che v'amo, che
v'adoro, luce degli
occhi miei, ah, che io sol
desidero vostra
corrispondenza, unico
refrigerio del dolce mio
penar!
ROSAURA La donna
prudente deve viver a
sé, oppure trovarsi
uno sposo...
MONSIEUR
(inginocchiandosi) Ecco lo sposo: Le Bleau che
v'adora!
(sempre più
invadente, cercando afferrarle
una mano)
Le Bleau che
v'adora! lo sposo, Le
Bleau, che arde,
delira, che attender
non può!
ROSAURA (ritraendosi
sempre più) Pazienza
modestia, modestia,
Monsieur; bisogna
pensarci, pensarci e
aspettare...
MONSIEUR Ma spasimo,
brucio, non posso
aspettare!
ROSAURA (Fra sè) convien
finirla.
(S'alza)
MONSIEUR (le va
dietro) Non mi fuggite! Pietà di me!
ROSAURA Modestia,
dico...
MONSIEUR
(inginocchiandosi) Perdono! ahimé!
ROSAURA (Fra sè) E siam da capo!
(Forte) Alzatevi, non
date in debolezza!
MONSIEUR Madama, un
affanno di cuore mi nega levarmi
da terra... Soccorretemi...
ROSAURA Andiamo, sia
pure,
(gli tende
la mano egli l'afferra e le dà un
bacio sul braccio)
MONSIEUR Povero amante è chi non sa
rubare.
ROSAURA Monsieur,
troppo accorto.
MONSIEUR E voi troppo
bella.
ROSAURA Orsù, di vostre
grazie non posso goder
più.
MONSIEUR Addio, regina
mia, reggente del
mio cuor, vita del mio
pensier! Che bellezza!
Che grazia!... Peccato... che
non siate nata a Parigi!
(parte da
destra in fondo)
ROSAURA Eh! si sa:
fossi nata a Parigi varrei qualche
cosa di più.
(s'odono
avvicinarsi da sinistra suoni di
chitarre e mandolini)
Ma che sono
questi suoni?
(va verso il
fondo e spia a sinistra)
CORO (di lontano) Don Alvarodi
Castiglia, ti sia dolce il
dì d'amore.
ROSAURA Ah! lo spagnolo
in gondola! Anche lui?...
troppa grazia! Un poco di
respiro.
(Marionette
entra, attratta dai suoni) Marionette, digli... quello
che vuoi... che attenda.
Tornerò.
(parte)
(s'avanza da
sinistra la bissona di Don Alvaro,
carica di servi, di paggi, e di musici.
Attracca alla "riva". Dalla barca
scendono i servi che stendono un lungo
tappeto verso il proscenio.
Contemporaneamente i paggetti lo cospargono
di fiori. Don Alvaro pone piede a
terra ed avanza gravemente fino a metà della
scena, mentre i servi fanno reverenti al
suo passaggio)
MARIONETTE Vè che passo
geometrico!
(s'inchina a
Don Alvaroche s'è fermato
presso a lei)
DON ALVARO (senza
guardarla in viso) Donna Rosaura
dei Bisognosi?
MARIONETTE S'è alzata
adesso, e sta
abbigliandosi. Se vuole
attendere....
DON ALVARO Che ora è?
(guarda
l'orologio con lieve
insofferenza. Questo gli cade su un piede.
Gli dà un calcio)
Vattene al
diavolo!
(a
Marionette)
Mi degnerò.
(fa un cenno
verso il sedile di pietra. I paggetti lo
ricoprono con una gualdrappa e vi fan
pendere sopra, appendendolo ai rami d'un
albero, un orifiamma con lo stemma
del Casato di Don Alvaro. Marionette
si è subito slanciata a raccogliere
l'orologio, per ridarlo a Don
Alvaro,ma un servo la arresta,
scandalizzato)
IL SERVO Che fate?... Ha
toccato i suoi piedi: non è più degno
della sua mano.
MARIONETTE Ma è d'oro...
IL SERVO Che oro! che
oro! L'oro è fango
per lui.
(Come il
tronetto è pronto, Don Alvaro siede
gravemente, e allontana i servi e i paggetti con
un gesto imperioso. Questi si
irrigidiscono nello sfondo. Don
Alvarocava lentamente di tasca una
tabacchiera e assapora una presa di tabacco)
MARIONETTE (che è
rimasta con l'orologio in mano,
osservandolo, s'avvicina timorosa ai servi) Marca inglese? In Ispagna non
fanno orologi?
I SERVI Eh! pensate: In Ispagna ben
pochi “trabajano”.
MARIONETTE Ma come vivono le genti basse?
DON ALVARO,
SERVI In Ispagna non
v'è gente bassa.
MARIONETTE (li guarda
allibita e vorrebbe scappar via. Ma un senso
di pauroso rispetto l'obbliga ad
allontanarsi profondendosi in inchino esagerati.
Giunta presso l'uscita di sinistra) La chiamo
subito.
DON ALVARO L'attenderò.
(Marionette
esce da sinistra. Alvaro attende
maestosamente. I servi ed i paggetti
restano immobili nel tramonto rosso)
DON ALVARO,
SERVI In Ispagna non
v'è gente bassa. No!... No!
ATTO SECONDO
Scena Prima
(Come la
prima scena del primo atto.
MonsieurLe Bleau entra da destra, poi
Arlecchino da sinistra)
MONSIEUR Arlecchino?
ARLECCHINO Monsù?
MONSIEUR Ti vedo in
faccia che sei nato a fare le ambasciate
d’amore.
ARLECCHINO Mi? L’è un
cattivo astrologo: non ho mai fato
el mezàn.
MONSIEUR Ecco come in
Italia si svisano le
cose! Cos’è questo
mezzàn? Guida dei cuori
ardenti, araldo di
contenti, ambasciator di
pace e di felicità!
ARLECCHINO Ambasciator di
pace, araldo di
contenti vol dir in
italian far el rufian!
MONSIEUR Orsù. Sai tu
portare a Madama
Rosauraun tesoro?
ARLECCHINO Elo fursi
qualche anuelo?
MONSIEUR Altro che
anello! È gioia senza prezzo!
ARLECCHINO Digo ben,
perché se ‘l gera un anelo non lo toleva
siguro. Basta; me
proverò. E mi, po’,
cossa ròsego?
MONSIEUR Eseguisci e
sarai vistosamente ricompensato. Ma non vò che
ti credano servitore di
locanda. Vieni: ti
vestirò alla francese.
ARLECCHINO Oh! Magari!
Anca mi diventerò
Monsù!
MONSIEUR Diritto,
svelto, spiritoso, pronto, cappello in
mano, inchini senza fine...
(Arlecchinosi va provando e non gli
riesce) Ecco la gioia:
il mio ritratto!
(gli
consegna una miniatura)
ARLECCHINO Oh che zoggia!
Oh che bella zoggia!
MONSIEUR Odi, caro
Arlecchino, odi il sonetto che le dovrai
cantare...
ARLECCHINO Mi!? Mai
cantà!...
MONSIEUR (cantando) Ah… Ah… Ah…
ARLECCHINO Mai cantà!... El ghe mola,
paròn… Me sciopa la
memoria!...
MONSIEUR Ebben, sai
leggere?
ARLECCHINO Qualche volta.
MONSIEUR Vien meco. Te
lo scrivo: e tante volte
lo leggerai fin che ti
resti in mente.
(parte da
sinistra)
ARLECCHINO Mi go paura che
no resta gnente!
(parte da
sinistra)
CONTE (entra da
sinistra) Rosauras’è
sdegnata. Spero con
questa lettera riavere il suo
perdono, e nella grazia
del suo bel sorriso ritrovare la
gioia che svanì. Lacché!
FOLLETTO (entra
correndo da sinistra) Illustrissimo?
CONTE A Madama
Rosaura.
FOLLETTO Sì
illustrissimo.
(per
partire)
CONTE Fatti dar la
risposta.
FOLLETTO Illustrissimo,
sì.
(per
partire)
CONTE Vedi se vi sono
visite. Corri.
FOLLETTO Vo’ come il
fulmine.
(parte da
destra correndo. Il
Conteparte da sinistra)
MILORD (entra da
destra. Passeggia senza parlare su e
giù per la scena. Poi tira fuori uno
scrignetto di gioie e le guarda. Indi lo
chiude e chiama) Birif?
(Birif entra
da sinistra)
Questi diamanti a Madama
Rosaura.
BIRIF Yes, Milord!
MILORD Portami la
risposta.
BIRIF Yes, Milord!
(parte da
destra)
MILORD Mille ducati… È
poco: si farà.
(parte da
sinistra)
ARLECCHINO (rientra da
sinistra con un foglio in mano, avuto dal
francese, e lo studia con comica
concentrazione, dandosi dei pugni in testa) Emme-a... ma. De-a... da. Madama ciò!...
e po’?
(gesti di
disperazione) Xe inutile: el
cervelo xe cativo... Mi qua me toca
a lezer fin che vivo...
(farebbe per
studiare ancora, se Don Alvaronon
entrasse da sinistra, con un rotolo in
mano)
DON ALVARO Galantuomo?
ARLECCHINO Con chi
pàrlelo?
DON ALVARO Parlo con te.
ARLECCHINO Con mi?
DON ALVARO Dimmi: conosci
Donna Rosaura?
ARLECCHINO Sì, la conosso
(Fra sè) Diavolo! tuti
intorno a custìa!
DON ALVARO Tu avrai
l’onore di presentarle un gran tesoro.
ARLECCHINO Un tesoro?
Bagatele Ma… de questi,
ghe ne vien?
DON ALVARO Obbedisci e
sarai vistosamente
remunerato.
(fa per
consegnarli il rotolo)
ARLECCHINO (senza
prenderlo) Elo questo sto
tesoro?
DON ALVARO È questo, ed è
impagabile.
(lascia che
il rotolo si svolga fino
ai suoi piedi)
Eccolo:
l’albero del mio casato
ARLECCHINO (se ne ride.
Fra sè L’è un tesoro
compagno de la zoggia
francese!
DON ALVARO Daglielo, e insieme
questo carme cantale...
(cantando) Ah… Ah… Ah…
ARLECCHINO (Fra sè) E dàghela col
canto!
(A Don
Alvaro) El senta, siòr, mi sto tesoro
ghe lo porterò. Ma la carme el
mio talento no ghe riva: se ‘l vol che
me ricorda, che ‘l lo scriva.
DON ALVARO Si. Vieni meco.
E se m’apporti giubilo, ci sarà un
tesoretto anche per te.
(parte da
sinistra)
ARLECCHINO No vorìa che el
tesoretto Fusse un picolo
albereto. Ma chi sa, che a torzìon
fra Franza e Spagna qualcoseta non
se magna; che a torziòn
fra Spagna e Franza no me regola la
panza! Spagna...
Franza... magna... panza!
(parte da
sinistra)
Scena
Seconda
(All’alzarsi
del siparietto appare un’altra stanza in
casadi Rosaura, con spinetta e scrivania)
ROSAURA (è alla
spinetta e s’accompagna, leggendo da
un foglio di musica) Nella notturna
selva Dafni così
sospira: “Cantano i
rosignoli l’anima mia
delira... Bionda
Amarilli, ahimé! giunge il mio
pianto a te?... Ah! tu non
m’odi! mormora il
vento, sperde lontano questo
lamento...” Piange Amarilli
intanto presso
l’argento rio: “Sbiancano
ormai le stelle, palpita il
cuore mio… Dafni, mio
Dafni, ahimé! giunge il mio
pianto a te?... Ah! tu non
m’odi! mormora il
vento sperde lontano questo
lamento...”
MARIONETTE (entra dal
fondo) Signora, c’è un valletto
di Monsieur, che vuol farvi
un’ambasciata.
ROSAURA Fa che passi.
MARIONETTE Ma sapete chi
è? È
Arlecchino,che il Cavalier francese ha preso al suo
servizio.
ROSAURA (Fra sè) Questo francese
replica gli assalti, ma Rosauraha
giudizio.
MARIONETTE (verso la
porta) Venite, venite, signor
cameriere francese.
(Arlecchino
entra dal fondo, vestito da cameriere
francese, facendo molti inchini
caricati a Rosaura)
ROSAURA Bravo, bravo.
Non t’affaticare. Parla, parla,
se hai qualche cosa da dirmi.
ARLECCHINO (con
linguaggio alterato) Madama, per
parte del mio
padrone, devo
presentarvi una zoggia.
ROSAURA A me una gioia?
ARLECCHINO A voi, Madama. Ma pria di
darla, o, per dir
meglio, di presentarla, gaverèi da
cantarghe un complimento… Ma ancuo so
rauco in gola, e non me ne
arecordo un parola.
MARIONETTE Arlecchino, fai
torto al tuo spirito.
ROSAURA,
MARIONETTE Se l’hai
scordato, sarà ben difficile, che io lo
senta.
ARLECCHINO L’arte dell’omo
supplisse A le aventure
del caso.
(Fra sè)
Bele parole!
(A Rosaura) Eco il gran
complimento, registrato nel
candido deposito di questa
carta!
(presenta il
foglio a Rosaura)
MARIONETTE Bravo!
ROSAURA Evviva!
(legge
piano)
ROSAURA,
MARIONETTE (cantando a
due) Hm!... Hm!..
ROSAURA Uh!... Che
galanteria…
MARIONETTE (legge sopra
le spalle di Rosaura) Bello stile
francese…
ROSAURA Bene: che cosa
devi presentarmi?
ARLECCHINO Una zoggia
preziosa, una zoggia
francese. Eccola!
(le dà il
ritratto)
ROSAURA Questa è la
gioia?
MARIONETTE E vi par poco? la miniatura
d’un parigino?
ROSAURA Questa è una
gioia particolare.
ARLECCHINO Madama, vi
prego de la risposta, onde dipende la
consolazion del padron, e l’interesse del servitor.
ROSAURA Sì, caro,
volentieri.
(va alla
scrivania a scrivere)
MARIONETTE Gran fortuna,
mio Arlecchino; sembri un
altro, en veritè!
ARLECCHINO Vedo adesso, me
n’incorzo, che talento ghe
ne xe. Za che el cielo
m’infranzisa, che me sento
snananar, che non toca la
camisa dove è megio
non parlar, vien qua, bela,
dime “oui”, che me snànara
co ti!
MARIONETTE Sono qui tutta
conquisa del tuo dire,
del tuo fare; la fortuna che
t’è arrisa mi fa
palpitare; no, non fare
più così, che se no ti
dico “oui”!
(Arlecchino,
che stava per diventare troppo
intraprendente, si ricompone subito,
perché Rosaura ha finito e si volge a lui)
ROSAURA Eccoti la
risposta.
ARLECCHINO Xela
consolatoria? Posso sperar
l’efeto?
ROSAURA Mi par di sì.
ARLECCHINO (con varie
riverenze, ritraendosi) Madama, con
tutto il cuore.
MARIONETTE (piano ad
Arlecchino) Troppo
confidente.
ARLECCHINO Con tutto lo
spirito.
MARIONETTE (come sopra) Troppo
elegante.
ARLECCHINO Con tuta
confidenza. Bon zorno a
Vossignoria.
(parte)
ROSAURA È grazioso.
MARIONETTE L’ha preso un
francese! Sposatevi il
padrone, che non
fallirete.
ROSAURA Marionette, no,
no; ché quei finti
color non mi fanno
sperar fedeltà. Ci penserò.
MARIONETTE E pensando farà
come il solito di noialtre
povere donne: la fortuna si
lascia scappar!
(verso la
porta) Ma chi vien
dalla sala correndo?
ROSAURA Un lacché?
MARIONETTE Che sfacciato! è già entrato
da sé!
FOLLETTO (è già
entrato di corsa) Servo
umilissimo di Vossignoria
Illustrissima!
ROSAURA Chi sei?
FOLLETTO Sono Folletto lacché
dell’Illusttrissimo Contedi Bosco
Nero, pronto ai
comandi di Vossignoria
Illustrissima.
ROSAURA Che dice il
Conte?
FOLLETTO L’Illustrissimo
Contemio padrone manda questa
lettera,
all’Illustrissima. Signora
Rosaura, mia signora.
(le dà la
lettera)
ROSAURA (l’apre, la
legge piano, sorride) “…e t’amerò
sognando fin che c’è
vita in me… Dimmi una tua
parola che mi
riaccosti a te!”
(commossa) Ora vado a
formare la risposta.
(va alla
scrivania)
FOLLETTO Francesina,
come state d’amanti?
MARIONETTE Così, così.
FOLLETTO S’io mi facessi
avanti…?
MARIONETTE Chi sa…
FOLLETTO Stasera mi
provo.
ROSAURA Eccoti la
risposta.
(gli dà la
lettera)
FOLLETTO Grazia a
Vossignoria Illustrissima! Ma… Vi è nulla
per il giovane?
ROSAURA Sì, prendi.
(gli dà la
mancia)
FOLLETTO Obbligatissimo A Vossignoria
Illustrissima! E viva
mill’anni vossignoria
Illustrissima! Francesina, a
rivederci a stasera.
(parte
correndo)
MARIONETTE Sì, vieni che
stai fresco!
ROSAURA Pure, dallo
stile del conte conosco che
m’ama davvero.
MARIONETTE Via, Via! v’ho
capito: smaniate per
lui!
ROSAURA Marionette, no,
no: credi, anch’io
bel lo so che un amante
sa finger se vuole. Ci penserò.
MARIONETTE Eh! si sa! A costui ch’è
dei pessimi il pessimo s’attaccherà.
(Birif è
entrato silenziosamente. Marionette,
nel volgersi, lo vede e sobbalza)
MARIONETTE Giusto cielo!
Chi è questo?
BIRIF Madama.
ROSAURA Che bramate?
BIRIF Milordmanda me
con questa bagattella.
(le dà le
gioie)
ROSAURA Oh! che
splendore! Osserva, Marionette, che belle
gioie.
MARIONETTE Altro che uno
scritto amoroso!
ROSAURA E che un
ritratto!
(a Birif) Ha detto nulla?
BIRIF No, Madama.
ROSAURA Ringraziatelo.
BIRIF Madama.
(fa una
riverenza)
ROSAURA Prendete.
(gli vuol
dare la mancia)
BIRIF Meraviglio,
madama.
(non la
vuole e parte)
MARIONETTE Quell’inglese
dev’essere ben ricco! E sposatelo!
ROSAURA Marionette, no,
no: non si compra
l’amor..
MARIONETTE La, la, la, la… Mi convinco
che, voltala e
girala, non sa proprio
che cosa si vuole.
ROSAURA (guardando
verso la sala) E questo
mantellone, che diamine è?
MARIONETTE Oh!
Arlecchinoda servo spagnolo! Che bizzarrìa!
ROSAURA Che bizzarrìa!
A DUE Questo è un
giorno di grande ventura: gran conquiste
si fecero invero!
ARLECCHINO (entra
vestito da servo
spagnolo. Sicava il
cappello) Guardi il cielo
molti anni, Donna Rosaura.
(si rimette
il cappello)
ROSAURA Che scene son
queste?
A DUE Quante figure
pretendi di fare?
ARLECCHINO (si toglie
il cappello)
Mi manda Don
Alvaro, immenso mio
signor.
(si rimette
il cappello)
ROSAURA E che vuol
dire?
A DUE Che pensa il
tuo signor?
ARLECCHINO (si toglie
il cappello) Manda a Donna
Rosauraun tesoro!
(si rimette
il cappello)
MARIONETTE Canchero!
ROSAURA Un tesoro?
ARLECCHINO Sì! Sì! Un tesoro!
MARIONETTE Canchero! Un
tesoro! Cos’è questo
tesoro?
ROSAURA E cos’è mai? Cos’è questo
tesoro?
ARLECCHINO Ecco:
(si toglie
il cappello) chinate il
capo.
(lascia che
il rotolo si svolga fino
ai suoi piedi)
ROSAURA Cos’è questo
tesoro?
ARLECCHINO È questo
l’albero ”generalogico” di tutti i
nonni del mio signor.
(gli fa un
inchino)
MARIONETTE (in tono
beffardo) Ah! che tesoro!
ROSAURA E perché no? Ha
detto altro?
ARLECCHINO Ha detto. Ma tanto ha
detto che io mai e poi mai l’avrei
imparato, se prudentemente in questa carta
non l’avesse scritto.
(dà un
foglio a Rosaura)
ROSAURA Ti darò la
risposta.
(va al
tavolino a scrivere)
MARIONETTE Ma dimmi un
poco, che pazzia è
codesta: Di mutar abito?
ARLECCHINO Rispetto e
gravità
MARIONETTE Che? sei già
entrato in superbia?
ARLECCHINO Rispetto…
gravità.
MARIONETTE (da sé) Oh, che
ridicolo! Ah! Ah! Ah! È un servo a
metamorfosi che sa quel che
si fa.
ARLECCHINO Rispetto e
gravità.
ROSAURA (tornando
con una lettera) Eccoti la
risposta.
ARLECCHINO Servo di Donna
Rosaura.
(si toglie
il cappello e se lo
rimette)
ROSAURA Bon giorno.
ARLECCHINO Addio,
Marionette. Addio!...
(parte con
gravità)
MARIONETTE Oh! che
ridicolo!
ROSAURA Si porta bene.
MARIONETTE (con voce
grossa imitando i gesti di
Arlecchino) “Servo di Donna
Rosaura.”
ROSAURA (secondando
lo scherzo) “Buon giorno.”
MARIONETTE “Addio,
Marionette. Addio!”
(cambiando
il tono)
Dunque, vi piace la Spagna?
(Rosauraper
tutta risposta la guarda e
sorride) Ma insomma: non
vi piace nessuno?
ROSAURA (calma e
sempre sorridente) Anzi: tutti.
MARIONETTE Ma tutti Non li potete
sposare.
ROSAURA Uno ne
sceglierò.
MARIONETTE E quale?
ROSAURA Ti pare Ch’io mi, debba
sgomentare?... Spira intorno
vago e lene un potere
arcano: è lui che cuore a cuore unisce, e a lui
m’affiderò.
MARIONETTE (tra sé) La,la,la… Il rischio
riconosco, riconosco...
ROSAURA Sono scaltra,
sono accorta: la sua grazia
mi darà! Ci penserò.
MARIONETTE (mentre
Rosauras’allontana, ne accompagna
l’uscita gesticolando come se dicesse:
con esagerata convinzione:
“Eh, ma chi ne
dubita? Ella è
intelligente. Si sa bene”…
(Ma appena
Rosaura è uscita, scrolla il capo e
poi, rivolta al pubblico, dice) E poi già si
sa, come tutte
farà: al peggior dei
mariti s’attaccherà.
(musica
orchestrale. Parte ballando)
Scena Terza (All’alzarsi
del siparietto d’argento, appare un
campiello, con a destra la locanda dello “Scudo di
Francia”. Due calli a sinistra, due calli a
destra. Infondo un “rio” con un ponte che lo
traversa. Milorde i lConteDi Bosco Nero che gli
ronza intorno)
CONTE (Fra sè) E non vuole
parlare!
(AMilord) È ver,
l’amavo... Ma l’amate voi
pure... E ho
rinunciato...
(Milord
passeggia e non risponde)
(Fra sè) E non parla! E non posso
scoprir nulla!
(A Milord) A quest’ora
riceve. Fossi voi... Ma che diavolo! Siete mutolo?
Non parlate?... Dal vostro
volto astruso non sa intendere se siate
allegro oppure malinconico!
MILORD Questo è quel
che non capirete mai.
CONTE (Fra sè) E lo chiama
parlare!
(entrano
Folletto e Birif, il primo dalla parte del
Conte, il secondo da quella di Milord)
BIRIF Milord.
FOLLETTO Illustrissimo.
(il Contefa
cenno a Folletto che non parli, e
questi gli dà la lettera)
MILORD
Facesti?
BIRIF
Yes, Milord.
MILORD Aggradi?
BIRIF Ringrazia.
MILORD Non
occorr’altro.
(gli dà il
borsellino con denari. Folletto osserva.
Birif fa una riverenza e parte. Il Contefa
cenno a Folletto che se ne vada. Questi
stende la mano per la mancia. Il
Contela scaccia)
FOLLETTO (Fra sè) Bella Italia,
ma cattivo servire!
(parte)
CONTE (guardando
Milorddi sottecchi) Un messaggio?
che sia di Rosaura?
(Forte) Amico, mi
rallegro... le donne corron
dietro… Madama…
MILORD Siete un pazzo!
(Parte)
CONTE A me pazzo!
Viva il Cielo Ma che dice la
mia cara Rosaura? Mi consola o
m’uccide?...
(legge
piano) M’incoraggia ad
amarla... Oh! me felice!
(rilegge la
lettera commosso) Quanta soave
pace scende nel
cuore mio... L’anima terge
il pianto, migra in un
dolce oblio... M’ama! la vita
è bella, serro la gioia
in cuor!... M’ama! Il mio sogno è
vero, e l’universo è
amor...
(parte
raggiante)
DON ALVARO (entra
passeggiando in su e in giù) O Rosauranon sa
le convenienze, o Arlecchinoè
un somaro. Farmi aspettar
sì a lungo! Un pari mio! un
magnate! Se vien colui,
per Dio! Gli voglio dare
cento bastonate! Ma forse
l’albero del mio casato la tiene a
meditar. Son venticinque
generazioni: ce n’è da
cogitar. Marchesi,
principi, conti, baroni, re, duchi,
vescovi santi e
patroni: ce n’è da
cogitar. È compatibile questa
tardanza; e comprensibile questa
mancanza: si può scusar.
ARLECCHINO (vestito da
spagnolo, entra, non veduto da Alvaro
che passeggia) Cavaliere!
DON ALVARO Che rechi?
ARLECCHINO (si cava il
cappello e anche Don
Alvaro) Viva il Re,
nostro signore! Donna Rosauravi
vuole un gran bene.
DON ALVARO Lo so. Che ha
detto del mio grand’albero?
ARLECCHINO L’ha baciato
più volte e ribaciato, inarcava le
ciglia, stringeva i
denti per meraviglia!
DON ALVARO Bene, bene! Le ha cantato
il mio carme?
ARLECCHINO Come un cigno!
DON ALVARO Che ti ha
risposto?
ARLECCHINO Eccovi qua
l’epistola.
(Si cava il
cappello e gli dà il foglio)
DON ALVARO Mio cuor,
preparati alle dolcezze.
(legge)
“Acepto con mucho agradimiento el ritratto...”
Che dice di
ritratto?
ARLECCHINO (Fra sè) O povareto mi!
gh’ho dà a lu la carta del
Francese! Niente:
franchezza e spirito, e ghe
rimedierò.
DON ALVARO Ebbene: non
rispondi?
ARLECCHINO L’albero della
vostra casa è... il
ritratto della vostra grandezza.
DON ALVARO Così
l’intendevo ancor io. “El mio non ve
lo posso mandar porque non
l’ho...”
ARLECCHINO Lei non ce
l’ha, vedete bene.
DON ALVARO L’intendo ancor
io… “Estimo mucho
questa gioia preciosa, che la voglio
far legare in un
cerchio d’oro…” Oh! Diavolo! In un cerchio
d’oro il mio albero!
ARLECCHINO Vuol dire
cornice dorata.
DON ALVARO Così
l’intendevo ancor io… “E portarlo
attaccato al petto…” Un quadro di
quella grandezza attaccato al
petto!?
ARLECCHINO Eh! frase
poetica! lo porterà nel
cuore, oppur nel
petto, che vuol dir lo stesso.
DON ALVARO Per l’appunto. Così
l’intendevo ancor io. Addio.
(per
partire)
ARLECCHINO Cavaliere... E
la memoria?
DON ALVARO Temerario!
ARLECCHINO Cavaliere che
promette...
DON ALVARO Hai ragione, me
ne scordavo. Hai portato un
tesoro alla mia dama, ecco qui un
tesoretto anche per te.
(gli dà un
foglio piegato)
ARLECCHINO Che è questo?
DON ALVARO Una patente del mio
servidor.
(parte)
ARLECCHINO Ah! can
maledettissimo! A mi sto
tesoretto! Cussì se burla
un povaro galantuomo de
sesto? Me vogio
vendicar! Ah sì! de dia, me vogio
vendicar! Ma ve ‘lo qua
el Francese: presto, che no
‘l me veda! che se ‘l
spagnolo m’ha buzzerà, fursi che
questo me rifarà!
(parte)
MONSIEUR (entra e
passeggia guardandosi in uno
specchietto) Questa
parrucca, però, acconciata non
è come il faut. Questo riccio
di qua. è più lungo di
quello di là. Ah! Parigi...
Paris!... Com’è triste la
vita così!... E questi
calzolai sempre le
scarpe larghe!... Non sanno che
chi con grazia è
calzato si deve sentire
stroppiato. Ah! Parigi!...
Paris!... Com’è triste la
vita così!...
(Arlecchino
da francese entra facendo
molte riverenze ed inchini
caricati a Monsieur) Bravo, ti porti
bene. Sei stato da
Madama?
ARLECCHINO Ci sono
stato... Ah!... Non ci fossi
stato!
MONSIEUR Pourquoi?
ARLECCHINO Che bellezza!
che grazia! che occhi! che naso! che
bocca! che senato!
MONSIEUR Presentasti il
ritratto?
ARLECCHINO Lo presentai;
ed ella non si saziava di mirarlo e
baciarlo...
MONSIEUR Oh! cara!... Le
cantasti?
ARLECCHINO Cantai… cantai… Ed ella, o
cielo…
MONSIEUR Che fece,
Arlecchino, che fece?
ARLECCHINO Sentendomi
cantar si svenne!
MONSIEUR O caro!
(lo bacia) M'innalzi al
trono di felicità! Ma dimmi: ti
diè la risposta?
ARLECCHINO (Fra sè) Diavolo, che vu
che st’altro?
(A
Monsieur)
Ah, ah,
ah!...
MONSIEUR
Ah, ah,
ah!...
ARLECCHINO La me l'ha
data... ma...
MONSIEUR Che ma?
ARLECCHINO L'ho persa.
MONSIEUR Ah! indegno!
scellerato! Io t'infilzo
con questa mia spada!
(cava la
spada)
ARLECCHINO (Fra sè) Ghe vol ben la
trovada! Ghe darò
st'altra.
(A Monsieur) A vu, ecola
qua.
(gli dà un
foglio)
MONSIEUR O caro il mio
Arlecchino! Refrigerio
delle mie pene!
(lo
abbraccia)
ARLECCHINO (Fra sè) E prima el me
sbusava!...
MONSIEUR Oh! carta
adorata! leggiamo; "Ammiro
sommamente il magnifico
albero della vostra casa..." Ma come
l'albero della mia casa?
ARLECCHINO (Fra sè) Semo a le
solite!
(A Monsieur) Non la capite?
MONSIEUR Io no.
ARLECCHINO Ve la spiegherò
mi. Non siete
l'unico di vostra casa?
MONSIEUR Sì.
ARLECCHINO Non dovete
ammogliarvi?
MONSIEUR Bene.
ARLECCHINO Il matrimonio? non rende
frutti?
MONSIEUR Sicuro.
ARLECCHINO Quelo che fa i
frutti non si dice
albaro?
MONSIEUR È vero.
ARLECCHINO Dunque... voi
siete l'albero di
vostra casa!
MONSIEUR E Madama
Rosauraè sì sottile?
ARLECCHINO Eh! Anca de
più!
MONSIEUR Sei un
grand'uomo!
(lo bacia)
ARLECCHINO (Fra sè) Altro baso!
MONSIEUR Avanti!
ARLECCHINO Avanti.
MONSIEUR "Se sarò
ammessa fra tante eroine..." Quali eroine?
ARLECCHINO Quelle che
v'amano.
MONSIEUR Dici bene; e
son molte. "...sarà
nobilitato anche l'albero della mia
casa." E questo che
vuol dire?
ARLECCHINO Eh… così sarà
nobile lei... e anche il
vecchio suo padre, che è l'albero
della sua casa.
MONSIEUR Viva il grande
Arlecchino! Tu meriti una
recognizione senza misura!
ARLECCHINO (Fra sè) Oh! manco mal!
MONSIEUR Vò pensando che
posso donarti per un'opera
tanto perfetta.
ARLECCHINO Un inglese, per
un afar de sto genere, m'ha dà una
borsa.
MONSIEUR Che!? Una borsa
è poco! Meriti un
premio illimitato... Una
recognizione estraordinaria Ma ecco...
ecco! che già mi
balena l'idea! Eccoti un pezzo
di questa carta, che è la cosa
più preziosa del mondo!
(gli dà un
pezzo della carta di Rosaura e parte.
Arlecchino resta attonito, con la carta in mano,
guardando dietro a Monsieur)
MARIONETTE (esce di
casa e gli si avvicina) MonsieurArlecchino, che fate voi?
ARLECCHINO Stavo pensando
a un uomo generoso.
MARIONETTE Forse a
MonsieurLe Bleau?
ARLECCHINO Giusto quelo.
MARIONETTE Vi ha forse
regal ato?
ARLECCHINO E come!
MARIONETTE Sentite, voi
che ambite servire alla
francese, bisogna che
impariate le usanze del
paese. Se il servo
dell'amante ricava alcun
profitto, la serva della
bella a una parte ha
diritto; perché è poi
lei che fa che tutto vada
bene, e che tutti ne
godano siccome si
conviene.
ARLECCHINO Evviva
Marionette! Brava! Tu meriti una
recognizione senza misura!
MARIONETTE Certo che al
tuo padrone di grande aiuto
fui...
ARLECCHINO So pensando che
posso donarti per un'opera
tanto perfetta.
MARIONETTE Dieci scudi non
pagano quanto feci per
lui.
ARLECCHINO Dieci scudi?
Non bastano! Meriti un
premio illimitato, una
recognizione
estraordinaria.... Ma ecco, ecco! che già mi
balena l'idea! Para la mano.
Eccoti un pezzo di questa
carta, che è la cosa
più preziosa del mondo!
(Straccia un
pezzo di foglio,
glielo dà e parte)
MARIONETTE Ah!
furfantaccio senza creanza! A me un pezzo
di carta! A me uno
scherzo di questa
sorte! Marionette
burlata e derisa! Se non mi
vendico non son chi
sono! E sai chi sono? Son Marionette! sono la figlia della cameriera
della balia del Re! E mio padre il
Tamburo maggiore! Ti farò
fucilare!
(via
correndo di dove è uscito Arlecchino.
Frattanto la scena s'è andata
popolando. Cuochi, cuoche e
sguatteri sono usciti dalla locanda,
altra gente è entrata dal ponte e s'è
affacciata alle finestre. Tutti si sono
divertiti ad ascoltare Marionette)
CORO
(allegramente) Chi? Chi? Chi farà
fucilare la figlia della cameriera
della balia del Re? La figlia del
Tamburo maggiore?
(Arlecchino
entra da sinistra in fondo, recando
sotto il braccio gli indumenti che gli
diede Monsieur. Marionette l'insegue)
ARLECCHINO Salva! Salva! Scampa! scampa!
MARIONETTE Se ti piglio! Se t'afferro!
CORO Oh! Arlecchino!
(Marionette rincorre Arlecchino;
questi
calca, il cappello da francese sulla
testa
di un popolano coprendogliela tutta,
e gli appioppa anche il mantello,
poi
agilmente, s'arrampica su per la
doccia
della locanda, fino alla grondaia,
raggomitolandosi sotto il tetto.
Marionette, scambiandolo per
Arlecchino, si slancia sul popolano,
addosso al quale Arlecchinoha messo
gli indumenti da cameriere francese,
glieli strappa via e rimane
scornata,
vedendo che non è Arlecchino.
La confusione è arrivata al colmo)
ARLECCHINO (dall'alto,
placidamente) Varda, varda
che bel gato, sora i copi de
cusina: se sgrafar vol
la gatina la s'inrampega
fin qua...
GIOVINOTTI (additando
Arlecchino) Varda, varda
che bel gato, sora i copi de
cusina: se sgrafar vol
la gatina la s'inrampega
fin là!
(A
Marionette con galanteria grossolana) Graffia,
graffia, mia gattina: fa veder come
si fa!
(e le si
affollano intorno)
MARIONETTE (tentando
invano di schermirsi) Furfantacci!
birbaccioni! Sì, vi grafio!
Via di qua!
(Ma invece
se ne fugge lei, inseguita dai
giovanotti. Arlecchino, rimato solo, scende
lestamente dal suo rifugio e s'avanza al
proscenio, guardandosi in giro
sospettosamente)
ARLECCHINO Quacio quacio
come un gato, spasemà ne le
buèle, me la sùbio, me
la bato, me la moco via
de qua.
(se la
svigna)
ATTO
TERZO
Scena Prima
(Appare una
piccola apertura nel siparietto d'argento,
di là dalla quale si vede il minuscolo
salottino di Rosaura,con un tavolino in
mezzo, cui sovrastano pacchi dilettere.
Porta in fondo. Rosaura è intenta a scrivere
gli ultimi indirizzi, seduta da un lato del
tavolino. Marionette, in piedi dall'altro,
chiude le buste manmano che Rosaura
gliele dà)
ROSAURA Ascolta,
Marionette, il mio progetto; voglio provar
la fede dei quattro
amanti miei. Io mi travesto, e mi presento
loro ad uno ad uno, fingendomi a
ciascuno un'incognita
amante sua paesana. Chi a questa
tentazione resistere
saprà, preferirò fra
tutti e sposo mio
sarà.
MARIONETTE Fatelo, ma
prevedo che nessun
sceglierete.
ROSAURA Perché?
MARIONETTE Eh! perché
tutti cadranno nella
rete.
ROSAURA Lo vedremo.
MARIONETTE Ed il ballo di stasera,
perché?
ROSAURA Pretesto per
riunire gli amanti qui
da me.
(ha finito
di scrivere gli indirizzi) Presto, al loro
indirizzo. Questi inviti
in città.
(Suona un
campanello. Entrano prima due vecchi
servi. Poi, subito dopo, sei servette. I vecchi
servi e le servette, con i pacchi degli inviti
in mano, vengono al proscenio, e fanno un
balletto a destra ed a sinistra
dell'apertura)
ROSAURA,
MARIONETTE Di questo
ghiribizzo l'effetto si
vedrà.
(si chiude
l'apertura facendo scomparire Rosaurae
Marionette, ed il balletto sul proscenio
continua, finché i due gruppi escono, uno
a destra e l'altro a sinistra)
Scena
Seconda
(S'alza il
siparietto d'argento ed appare un
campielletto,con caffé in fondo, e due callette, a
destra e a sinistra. Pomeriggio. Monsieur Le
Bleau, da una parte,
stastudiando, il biglietto di Rosaura. Don Alvaro,
dall'altra, fa lo stesso)
MONSIEUR Io dunque
l'albero son d'una casa? Non si può
credere! Non si può dar!
DON ALVARO Lo stesso è
l'albero che il mio
ritratto? Non si può
dare!
AMBOS Non si può
credere! Non si può
dare!
MONSIEUR
Arlecchinol'intende a rovescio.
DON ALVARO
Arlecchinol'intende a sghimbescio.
ARLECCHINO (entra,
osserva, vede i due che leggono. S'avanza fra
loro pian piano e vedendo che i due
hanno i biglietti in mano, dati ad essi per
errore, dice loro) Con bona
grazia.
(prende i
due biglietti ad essi di mano e li cambia,
dando ad ognuno il suo; poi, con una
riverenza alla mutola, parte)
DON ALVARO (leggendo) Ah! ora sì!
MONSIEUR Oh! espressioni
adorabili!
(bacia la
lettera)
DON ALVARO (Fra sè) Arlecchinoha
scambiato le lettere!
MONSIEUR (a Don
Alvaro) Amico, avete
voi mandato qualche albero a Madama
Rosaura?
DON ALVARO E voi un
ritratto?
MONSIEUR Non nego.
DON ALVARO Confesso.
MONSIEUR Rivali?
DON ALVARO Nemici!
MONSIEUR Cedete?
DON ALVARO Giammai! Venite!
(sfodera la
spada e parte)
MONSIEUR Vi seguo! Rosaura! per
te!
(fa per
seguirlo; ma in quella entra danzando lo
sciame delle servette, che va a sonare
i campanelli di tutte le case.
Monsieurs'arresta di botto, ammirato)
E il duello?...
Che aspetti!
(rinfodera
la spada)
Dovrei forse
lasciar d'ammirare delle belle
ragazze?... Jamais!
(sfarfalla
dall'una all'altra con ammirazione
sempre crescente, mentre dalle case
si calano i cestini. Le servette deposti in
questi gli inviti, se ne vanno danzando.
Monsieur sta per seguirle, quando
un'altra servetta entra sola, danzando, si
volge a lui civettuola, poi fugge
ridendo, dalla parte opposta a quella da
cui uscì Don Alvaro)
O bellezza
tiranna, mercè!
(parte
dietro a lei)
CONDE (entra e va
a sedersi al caffé. Ordina al caffettiere,
che s'affaccia alla porta) Caffé.
MILORD (entra dalla
parte opposta e siede, al
caffé) Caffé.
(il
caffettiere scompare nell'interno. Di lì a un
momento escono due garzoni, servendo il
caffé ad entrambi)
CONTE Eh! non
occorre! Milordè avvezzo a ber la
cioccolata dalle dame!
(Milordscuote il capo e beve)
Ma ne vogliamo
bere più poche, Milordmio caro.
(Milord lo
guarda brusco)
Il vostro non
rispondere è incivile.
MILORD (s'alza e si
fa al centro della scena) Monsieur,
venite qua.
CONTE Con quale
autorità?
(s'alza
minaccioso)
MILORD Dovete
battervi.
(sfodera la
spada)
CONTE Son pronto.
(si fa di
fronte a lui e sfodera la spada)
MILORD A noi!
CONDE A noi!
(Si battono:
il Conteresta ferito ad un
braccio)
Eccovi i sangue Vi basta?
MILORD Sì.
(rinfodera
la spada. Il Conterinfodera la spada e
parte. Milordtorna sedersi al caffé)
MILORD Se costui
un'altra volta osa me offendere la sua ferita
non sarà sanabile.
(Rosaura
entra mascherata da inglese e da una
riverenza a Milord, secondo l'uso delle
dame inglesi)
Ma chi è questa
maschera, abbigliata
all'inglese? Quell'inchino
grazioso fa conoscere ch'è
d'Inghilterra.
(Rosauras'accosta a Milorde gli fa un
altro inchino)
Madama, molto
compita. Volete caffé?
(Rosaurafa
cenno di no)
Cioccolata?
(Rosauracome
sopra.)
Ponce?
(Rosaurafa
cenno di sì) (Fra sè)
Oh! è inglese!
(A Rosaura)
Sedete, sedete.
(ai
caffettieri)
Portate ponce.
(avanza una
sedia e fa sedere Rosauraalla
sua destra)
Mi conoscete?
ROSAURA Purtroppo.
MILORD Che? Mi amate?
ROSAURA Con tutto il
cuore.
MILORD Dove m'avete
veduto?
ROSAURA In Londra.
(le portano
il ponce ed essa lo beve)
MILORD Vi amai?
ROSAURA Non so.
MILORD V'amerò adesso.
ROSAURA E Madama
Rosaura?
MILORD Nulla ho
promesso.
ROSAURA Posso sperare? Sarete mio?
MILORD Ma chi siete?
ROSAURA Stasera mi
vedrete.
MILORD Dove?
ROSAURA A una festa da
ballo.
MILORD Vi servirò.
ROSAURA E Madama
Rosaura?
MILORD Cederà luogo ad
una mia paesana.
ROSAURA Datemi un segno per farmi
conoscere.
MILORD Quest'astuccio.
(le dà un
astuccio d'oro)
ROSAURA Mi basta.
(s'alza)
MILORD Volete partire?
ROSAURA Sì.
MILORD Vi scorterò.
(s'alza)
ROSAURA Se siete
cavalier non mi seguite.
MILORD Vi obbedisco.
ROSAURA Milord, addio.
(gli fa i
solito inchino e parte)
MILORD Che piacer fuor
di paese ritrovare una
mia inglese... Quegli
inchini... quel parlare senza mai
superfluità... Questa dama mi
conosce, m'ama molto e
mi desidera… S'essa è bella
quanto amabile, sarà lei la
“preferabile”. È Rosauraassai
stimabile; dama è questa
ed è britannica: due argomenti
che mi stimolano questa dama è
preferir.
(parte)
DON ALVARO (entra
irritato) MonsieurLe
Bleau è fuggito: ed io
trasportato dall'ira, non mi volsi a
guardar se mi seguiva. Da cavaliere azion non è! Lo cercherò, lo troverò!
(al
caffettiere)
Porta il caffé.
(siede
imbronciato. Un garzone porta ad Alvaro il
caffé con alquanti biscottini)
ARLECCHINO (s'avanza
verso la bottega; osserva
l'apparecchio del caffé per Don Alvaro. Fra sè) Adesso xe el momento de refarme
(s'avvicina
a Don Alvaro) Cavaliere, il
ciel vi guardi.
DON ALVARO (asciutto) Buon giorno.
ARLECCHINO (guardandosi
in giro come per assicurarsi
che nessuno lo senta, con aria di
mistero) Donna
Rosauram'ha mandà a ciamar.
DON ALVARO Oh!
cara!... Dimmi...
ARLECCHINO L'era a tola,
come lu a sto tavolin, che la magnava…
E tra pianti e sospiri…
DON ALVARO Ebben?
ARLECCHINO Ma me da la
licenza de gestir come
ela?
DON ALVARO Tutto ti
accordo: tutto!
ARLECCHINO Ben. Essendo sul
deser, la prese un
biscottin, giusto sul
desegno de questo...
(prende un
biscottino) e facendo
zopeta in un liquor alquanto tetro,
come sto cafè… (tuffa il
biscottino nel caffè) e magnandolo
delicatamente, in sta graziosa
maniera… (mangia con
calma il biscottino, mentre Don
Alvaropende dalle sue labbra)
la disse: "Va, trova Don
Alvaro, il mio diletto
amico, e digli che di
lui… non me
n'importa un fico!"
(ridendo,
fugge)
DON ALVARO (levandosi,
inferocito) Ah! Villano!
Briccone! Fermatelo!
MONSIEUR (entra di
dove è uscito Arlecchino) Non m'ascrivete
a mancanza…
DON ALVARO Giungi in
tempo! Pon mano alla
spada!
(sfodera la
spada)
MONSIEUR Mia Rosaura! È
per te questa vittima!
(sfodera la
spada e si battono)
ROSAURA (in maschera
alla francese, entra in mezzo ai
due, li fa fermare e dice al francese) Ah! Monsieur,
che fate?
MONSIEUR Mi batto, o
bella, per la mia
dama.
ROSAURA E volete
rischiare la vita per una donna
italiana, mentre tante
francesi penano, languono,
muoiono per gli occhi
vostri?
MONSIEUR Ma io...
ROSAURA Monsieur,
cedetela per una dama di
Francia che sospira per
voi.
MONSIEUR E chi è mai
questa?
ROSAURA Eccola ai
vostri piedi.
(s'inginocchia)
MONSIEUR Alzatevi,
tesoro, che mi fate
morire...
ROSAURA Se m'amaste…
MONSIEUR
(s'inginocchia) Ma v'amo!
ROSAURA Non sia vero
ch'io m'alzi finché non sia certa
che m'ami, o Monsieur!
MONSIEUR Sì, mia cara,
ti giuro d'amarti; per la vita
rimango ai tuoi piè!
ROSAURA Combattete
almen per altra bellezza!
MONSIEUR Per voi la
lascerò!
(s'alza)
Attendete.
(s'accosta a
Don Alvaro che era rimasto gravemente
ad attendere appoggiato alla spalla)
Amico, questa
dama francese sospira per me. Se si scopre e
mi piace, Rosauraè
vostra.
DON ALVARO Son cavalier.
Servitevi.
(ripone la
spada ed entra nel caffé)
MONSIEUR (ritorna a
Rosaurache s'è alzata) Madama, cedo
Rosaura. Ma lasciate che
il viso v'ammiri!
ROSAURA Ahimé! non qui. Voi restate ed
io parto.
MONSIEUR Vi seguirò.
ROSAURA Se l'osate, non mi vedrete
mai più.
MONSIEUR Siete venuta
per tormentarmi?
ROSAURA Stasera mi
vedrete. Datemi un segno
per farmi riconoscere.
MONSIEUR Ecco: una fiala
d'acqua di rose.
(le dà una
bottiglietta)
ROSAURA Oh! grazie! grand merci!
MONSIEUR Dove, mia cara,
potrò vederti?
ROSAURA Sarete
avvisato.
MONSIEUR O ciel!
ROSAURA O stelle!
MONSIEUR Madama!
ROSAURA O Monsieur!
AMBOS Oh!
partirsi!... che strazio nel cor…
MONSIEUR Ah!...
ROSAURA Ah!...
MONSIEUR Ah!...
ROSAURA Ah!...
(parte)
MONSIEUR E non posso
seguirla? Mi è vietato
vederla?… Una francese venuta a
Venezia per me? Non è ch'io non
lo meriti, ma fo fatica a
crederlo. Se fosse una
nottambula che m'ha
pigliato in giro? Ed io l'ho
amata subito! Ah! gran virtù
del sesso! No: troppo a
precipizio ho ceduto
Rosaura. Ah! no! Non
voglio perderla! Don Alvaro!
DON ALVARO (facendosi
avanti) Monsieur.
MONSIEUR Quella dama non
s'è data a conoscere. Alla cieca,
Rosauranon cedo.
DON ALVARO La cederete vostro
malgrado!
MONSIEUR Saprà
difenderla il mio valore!
DON ALVARO A noi!
MONSIEUR A noi!
(Si battono)
ROSAURA (entra
mascherata alla spagnola) Cavalieri,
arrestate!
DON ALVARO Una dama
spagnola!
MONSIEUR Bella dama…
ROSAURA (aggressiva
e autoritaria) Non vi conosco. Io parlo a Don
Alvarode Castiglia.
DON ALVARO Che richiedete da un vostro
servo?
ROSAURA Far partire il
francés. Voglio parlarvi
con libertad.
DON ALVARO (a Monsieur) Vorreste...
Cavaliere...?
MONSIEUR Capisco.
(si ritira)
DON ALVARO Vi son grato.
MONSIEUR Ed ecco che il
secondo duello è terminato.
(parte)
ROSAURA (severa) Don Alvaro, me
stupisco che a ludibrio
delle Spagne, insozziate il
vostro sangre con la figlia
d'un mercante. Non vi fa
orror? Don Alvaro, il
blasón, la patria, la
nación v'intiman
pentirve; e se ciò non vi
scuote, o perduto, un'incognita
dama lo vuole; che in suo
segreto degnando
amarvi, or di salvarvi
si comandò…
DON ALVARO (Fra sè) Ohimè! son
pieno di
confuzione... Sì... questa
voce mi vien dal
cielo... Rosauraè bella, ma non è
nobile... merita
affetto... ma non da me.
Duo
ROSAURA
(dramaticamente) Vedo una madre… la vostra,
Alvaro nel pianto
amaro del disonor...
DON ALVARO Ah no! Fermate! Mi comandate. V'obbedirò.
ROSAURA Degno castigo
al vostro vile affetto sarà l'amarmi
senza conoscermi.
DON ALVARO Ah! questo è
troppo…
ROSAURA È poco al
vostro crimine!
DON ALVARO È vero, è
giusto. Sì, lo farò.
ROSAURA Dovete serbarmi
fede con
l'incertezza del premio.
DON ALVARO Ohimé... voi mi
fate tremare...
ROSAURA Datemi un
simbolo del nostro patto.
DON ALVARO Questa mia
tabacchiera.
(le dà una
tabacchiera)
ROSAURA Don Alvaro,
cominciate a piacermi. Ci rivedrem!
DON ALVARO Lode al Cielo…
ROSAURA Ci rivedremo.
DON ALVARO Potessi almeno saper chi
siete.
ROSAURA Oh!... lo
saprete: e... stupirete.
(parte)
DON ALVARO Stavo
precipitando… Amore, amore! Deità che mi
salvò!
(parte)
ILCONTE (entra con
Arlecchino, come continuando una
conversazione iniziata fuori) Che vai dicendo che non
t'intendo?
ARLECCHINO
(interrompendosi spesso con scoppi
di risa) Digo cussì che
la signora Rosaura ha mandà a
invidar la locanda pel balo de
stasera.
CONTE Che diavolo
dici? Invitar la
locanda?
ARLECCHINO Vogio dir...
Sia maledetto!... Una burla che
ho fato a Don Alvaro m'ha fato rider
tanto che m'ingozzo...
CONTE E quale burla?
ARLECCHINO Finzendo de
portarghe un'ambassiada De la siora
Rosaura…
CONTE Ah! Dunque Don
Alvaro ha accesso
presso lei!
ARLECCHINO Siòr sì:
l'acesso, sto cesso… e l'è invidà
anca lu al balo de la
vèdoa.
CONTE Lui sì! e io
no!
ARLECCHINO Siòr sì, anca
lu. Xe questa
l'ambassiada.
CONTE Non vorrei
ritrovar nei convitati altrettanti
rivali.
ARLECCHINO No 'l dubita de
gnente: una dona de
garbo la sa sodisfar
tuti senza
difficoltà.
(entra
Rosaura mascherata con zendalo alla
veneziana. Viene passeggiando con qualche
caricatura, guardando vezzosamente
il Conte, senza parlare)
CONTE Guarda,
Arlecchino, come quella maschera m'osserva
attentamente.
ARLECCHINO In gamba siòr! Perchè, a le
volte, se crede de
trovar el sol d'agosto, e se trova la
luna de marzo!
(parte)
CONTE Ah... Ah... E così,
mascherina?
ROSAURA
(Rosaurasospira) Ah....
CONTE Sospirate? Finzioni
inutili, cara, con me.
ROSAURA Voi
m'offendete.
CONTE Perdonate,
signora: così in
maschera e sola, v'avevo preso
per qualche pedina.
ROSAURA Amore fa simili
stravaganze.
CONTE Siete
innamorata di me?
ROSAURA Purtroppo!
CONDE Ed io niente di
voi.
ROSAURA Se mi
conosceste, non direste così.
CONTE Foste anche la
dea Venere non v'amerei.
ROSAURA Perché?
CONTE Il mio cuore è
impegnato.
ROSAURA Con chi?
CONTE Quella che
adoro è Madama
Rosaura.
ROSAURA La vedova?
CONTE Sì, appunto.
ROSAURA Quale cattivo
gusto! Che ha di bello
costei?
CONTE Tutto. Mi
piace. E basta.
ROSAURA Ah! Gli piace.
E basta… Ma io che
sospiro per voi non posso
sperare pietà?
CONTE Vi dissi che
nulla potete sperare.
ROSAURA E dunque
partirò.
CONTE Padronissima.
ROSAURA Almeno
lasciatemi un ricordo.
CONTE Ma se non
v'amo!
ROSAURA Per piacere.
CONTE Ho capito... Se volete un
mezzo ducato…
ROSAURA Non m'importa
del vostro danaro.
CONTE Dunque: che
pretendete?
ROSAURA Quel fazzoletto
mi serve.
(gli leva il
fazzoletto di mano)
CONTE Potevate dirlo
alla prima che vi piaceva
il mio fazzoletto.
(le fa un
gesto di addio e parte)
ROSAURA (lo segue
per qualche passo, guardando nella
direzione in cui egli si era
allontanato.Quando si è ben assicurata che sia
scomparso, corre al proscenio, si toglie la
maschera e prorompe in
un'esclamazione di gioia) Ah! ei m'ama
davvero!... son felice...
MARIONETTE (entra e le
si avvicina) Che avete,
signora, che siete così
contenta?
ROSAURA
(l'abbraccia, non sa quasi parlare, se
la trascina via) Presto! al
ballo, presto!
(partono)
Scena Ultima
(Sfilano
davanti al siparietto d'argento, alla
spicciolata,tipi e macchiette d'invitati, con i
biglietti d'invito in mano)
INVITATI Nel palazzo di
Rosaura una festa
straordinaria! Da quest'ospite
di spirito grandi svaghi
ci aspettiam. Ah... danziam!
(S'alza il
siparietto d'argento, ed appare un salone
nel palazzo di Rosaura,
sfarzosamente illuminato, con una scala in fondo,
che conduce ad un piano rialzato e ad una
galleria. Il salone, è tutto un turbinio
d'invitati mascherati in tutte le fogge. Il
gruppo degli invitati che cantava si va a
confondere con gli altri)
TUTTI Vedrete che
festa! Vedrete che
giubilo! Rosauraprepara una festa
d'Arcadia!
(Frattanto,
ricevuti da un vistoso Maggiordomo,
sono entrati il Conte, Don Alvaro,
Milorde Monsieur. Ad un tratto, a
capo della scalea, appaiono tre pastori
arcadici, che danno un segnale con i loro
istrumenti rustici. Poi appare, dalla stessa
parte, Marionette, abbigliata da Eros, con
le frecce e la faretra. Lo seguono
altre figure arcadiche, pastori, pastorelle e
ninfe, una delle quali reca un ricco
cofanetto)
MARIONETTE (fa cenno a
tutti di tacere) Silenzio!
Mirate: son Eros, il Re!
TUTTI Ah!
(Tutti
ammutoliscono e fanno ala. Preceduta da
altre tre figure mitologiche, appare
Rosauraal sommo della scalea) (mentre le
figure arcadiche danzano)
Rosa d'Arcadia,
salve! Salve olezzanti
fior! Eros, con
l'aureo dardo, siede il tuo
dolce cuore!
(Tocca
Rosaura con una freccia. Rosaura
scende e s'avanza al proscenio, seguita da
Marionette e dal suo corteo. Monsieure
Don Alvaro, uno di qua e l'altro di
là, baciano contemporaneamentele mani di
osaura, chinando un ginocchio a terra,
mentre il Conte e Milord, uno a destra e
l'altro a sinistra, s'inchinano
profondamente)
ROSAURA Signori miei,
vò farvi un discorsetto. Giacché
sceglier lo sposo è cosa seria, voglio
sceglierlo in pubblico.
(moto di
sorpresa del coro)
Eccovi qua i
miei quattro pretendenti: Don Alvaro,
Monsieur, Milord, il Conte...
(si volge a
Milord)
Milordnon vuole
moglie. Ma se pur
tuttavia gli rimanesse qualche ubbia
su di me, un'inglesina
dai begli inchini m'impone dirgli che a lei fece
sperare amore e fede... E che colei che
gli rende l'astuccio è la stessa cui
lui lo regalò.
(Marionette
toglie dallo scrignetto, che la linfa
sorregge tra le mani, l'astuccio
di Milord, e lo porge a Rosaura, che
lo rende all'inglese. Questi si
ritrae, confuso) (a Monsieur)
MonsieurLe
Bleau, coi suoi sospiri ardenti... m'affascinava. Ma una certa
francese gli ricorda che quel che
s'è ceduto, s'è ceduto. Ed ecco la
boccetta.
(Marionette
con la stessa azione di prima, le
porge la boccetta, ed ella la rende a
Monsieur, che si ritrae come venendo
meno. Marionette gli fa vento col
fazzoletto) (a Don
Alvaro)
Don
Alvarom'avrebbe conquistata. Ma gli sovvenga
una dama spagnola, dispregiatrice
di mercantesse, che gli ordinò
d'amarla senza speme. Ed ecco che
l'incognita gli dà la
tabacchiera ch'egli sa.
(Marionette
con la medesima azione di poc'anzi, le
porge la tabacchiera. Ella la
rende a Don Alvaroche si ritrae scornato) (al Conte)
Al Contepoi,
che tanto acerbamente tratta le
mascherine, e a chi per lui
sospira, nega perfin la
civiltà - a lui che ieri
parea sì altero, ed or tremante
sta - faccio sapere che quella
languida mascherina in
falpalà, qui la mano e
il cuor gli dona e sposa sua
sarà.
MARIONETTE Ah... Signora
son felice! Sposa sua sarà!
INVITATI Sposa sua sarà!
CONDE O me felice! Rosaura, idol
mio.
DON ALVARO,
MILORD, MONSIEUR
(avanzandosi, avviliti) Ma noi, dunque, siam proprio
senza meriti?
CONDE Eh! che volete! M'ha scelto il
Cielo!
ROSAURA (chiudendosi
con grazia la bocca) Adagio, Conte,
adagio... No e - no e che gnanca lu
no 'l gabia i so difeti.
(Fra sè)
Oh! geloso!...
geloso!
(Forte)
ma el e
compatriota, la xe una roba
granda... E po - e po - al cuor no se
comanda!
(Monsieur,
pigliando la palla al balzo, si slancia
al proscenio, e si volge al pubblico,
subito imitato da Marionette, Milorde Don
Alvaro)
MONSIEUR,
MARIONETTE MILORD, DON
ALVARO No xe - no xe che gnanca lu
no 'l gabia i so difeti...
(s'aggiunge
loro anche i coro)
Ma el xe
compatriota, la e una roba
granda! E po – e po - al cuor no se
comanda!
ARLECCHINO
(improvvisamente sbuca a traverso il coro e i
solisti, s'avanza fino alla buca del
suggeritore, e dice al pubblico) No xe - no xe che l'opera la
sia senza difeti... Ma l'amor de
Goldoni el xe una roba
granda: e zà - e sa - al cuor no se
comanda!
TUTTI Al cuor no se
comanda!
(salutano il
pubblico, ballano, e
cala il sipario)

|
ACTO PRIMERO
Escena Primera
Delante del telón
cerrado: Milord Runebif, Monsieur Le
Bleau, Don Álvaro y el Conde Bosco Nero que se sientan en
una mesa
redonda, sosteniendo copas de vino,
cantando una canción francesa)
MONSIEUR ¡Damisela,
morena y guapa, con mi
vino quiero amarte!
MONSIEUR, CONDE
MILORD,
DON ÁLVARO Bébelo,
disfrútalo, déjalo
correr; ¡no te
hace daño! ¡Y la
hermosa muchacha diez besos
me disparó!
DON
ÁLVARO ¡Viva la
botella!
MONSIEUR, CONDE
MILORD
, DON ÁLVARO ¡Viva la
alegría! ¡Viva!
CONDE Gran cena.
MONSIEUR ¿Una gran
cena? ¡Eh, vamos! En París
sí que se come, ¡allí se
refina el sabor! ¡Ah!
¡París, París!...
MILORD Soy un
buen inglés, pero nunca
hablo de Londres.
DON
ÁLVARO Me río
cuando elogian París: Madrid es
la ciudad...
¡Madrid!...¡Madrid!
CONDE Señores,
les hablo como verdadero italiano: todo en el
mundo es hermoso cuando el
corazón es sincero.
MONSIEUR ¡Sí, bravo
camarada! ¡Viva la
alegría!
TODOS ¡Viva!
¡Viva!
MONSIEUR
(cantando nuevamente la
canción, luego los demás) “Damisela
- morena y hermosa, con mi
vino quiero amarte!
MONSIEUR, CONDE
MILORD
, DON ÁLVARO Bébelo,
disfrútalo, deja que
corra, ¡no lo
pienses! ¡Y la
hermosa damisela diez besos
me dará!
ARLEQUÍN (Entra
y se detiene admirado al escuchar la
canción. Cuando han terminado, se acerca
a la mesa, se sirve una copa de vino y
canta) ¡Bébelo,
disfrútalo, que corra
abundante, no lo
pienses!
(bebe)
¡Y la
hermosa damisela, durante
nueve meses, lo pensará!
(se
marcha con la copa)
CONDE ¡Bravo por
ese camarero! Siempre
tiene grandes ideas.
DON
ÁLVARO ¡Cincuenta
azotes le
hubieran dados en España!
MONSIEUR ¿Y qué me
decís, señores, de esa
hermosa viuda, que a
todos nos invitó esta noche
al baile?
MILORD Una dama
admirable.
DON
ÁLVARO Que me ha
cautivado definitivamente.
MONSIEUR ¡Parecía
una muchacha francesa! ¡Qué
garbo! ¡Qué hermoso espíritu!
CONDE Apacigua
tu corazón.
DON
ÁLVARO, MONSIEUR,
MILORD ¿Por que?
CONDE Doña
Rosaura es enemiga
del amor.
(Para
sí)
Sólo
conmigo es piadosa, dulce y de
buen corazón.
(Se
levanta de la mesa y se aparta)
MONSIEUR (a Don
Álvaro) ¡Mirad qué
hombre tan celoso! Está loco
por ella, le parece
que las mujeres son todas
para él. ¿Quiénes
somos, pardiez? ¡Qué
modales, gran Dios! ¿Somos
lacayos? ¿Y quién
es él? ¡Rosaura,
hermosa flor florecida
para mí!
DON
ÁLVARO (a
Monsieur) ¡Mirad qué
celoso está! ¡Qué se
cree! ¿Qué todas
las mujeres están
locas por él? ¡Caramba!
¡Por Baco! ¡Que pida
perdón! Yo soy lo
que soy, pero
¿quién es él? Hermosa
Rosaura ¡eres
digna de mí!
CONDE Dulce alma
mía, alivio de
mi pasión, Dios te
creó con el propósito de anidar
en mi corazón.
MONSIEUR
(provocativo) ¡Eh! Si un
francés logra
hechizarla, os juro
que la veréis
suspirar.
(mientras tanto, Milord se ha levantado y
retirado al lado opuesto al que está el Conde,
mirando uno de sus anillos)
DON
ÁLVARO ¡No se
atreverá a rechazar mi nobleza!
CONDE No
lograréis nada.
(Para
sí)
¡Ardo de
celos!
MILORD (para
sí) A ella le
gustaba el anillo, en el
baile, hace un momento; ahora se
lo enviaré. ¡Seguro
que lo aceptará!
(llamando a Arlequín)
¿Oye?
ARLEQUÍN (se
acerca) Ilustrísimo, ¿qué desea?
MILORD Ven acá.
(los
demás hablan entre ellos)
ARLEQUÍN Estoy
aquí.
MILORD Lleva este
anillo a la
señora Rosaura y dile que
iré a tomar
chocolate con ella.
ARLEQUÍN Pero
señor, ¿le parece bien?...
(pone
su mano para recibir una propina)
MILORD Toma, seis
cequíes para ti.
(Le da
seis monedas de oro)
ARLEQUÍN Estoy muy
agradecido, pero no
querría...
(Hace
señas para recibir algo más)
MILORD Vete o
probarás mi bastón.
ARLEQUÍN No se
enfade... ¡vuelo! Me
adaptaré yo también, ya lo sabe
usted, los criados del
albergue son todos iguales.
(se
marcha)
MILORD
(llamando) ¿Eh?
(Entran
tres camareros, cada
uno con un candelabro)
Toma la
lámpara.
(un
camarero quita un candelabro de la
mesa y acompaña a Milord)
Amigos,
voy a descansar un poco.
(sale
seguido por el camarero; la luz
disminuye un cuarto de su intensidad)
MONSIEUR ¡Adiós,
Milord! ¡Dormir
solo es aburrido!
CONDE ¿Nos
volveremos a ver?
MONSIEUR Lo dudo,
voy a visitar a Madama.
CONDE Monsieur,
eso es imposible, a ella no
le gustan las visitas.
(sale
seguido por un camarero con otra
lámpara; la luz disminuye en otro cuarto)
MONSIEUR ¡Qué
sincero es! Él es el
más apasionado de todos ¡y quizás
ella también lo ame y no quede
nada para nosotros!
(sale
seguido por el último camarero la luz
disminuye otro poco. Mientras tanto,
algunos de los sirvientes de don Álvaro
han entrado pomposamente en fila,
dispuestos de mayor a menor; el primero, lleva
un candelabro en la mano. El último es un
pequeño paje)
DON
ÁLVARO Aunque el
italiano sea celoso y le sea
fiel Rosaura, los
doblones de España la harán
mía.
(Sale
majestuoso, seguido por los
sirvientes, el primero de los cuales lleva el
último candelabro encendido que quedaba
sobre la mesa. Oscuridad. Las
mesas y sillas desaparecen)
Escena
Segunda
(Cuando
la luz vuelve al escenario, se ha
levantado el telón y se puede ver un
precioso y pequeño cuarto en la casa de
Rosaura. Puerta abierta al fondo. A la
izquierda un sofá, sillas y una mesita. Más atrás,
un gran jarrón de porcelana sobre una
columna. A la derecha otra mesa con
estampados dispersos. Es de día. Rosaura está
sentada a la izquierda, mirándose en un espejo.
Marionette, vestida a la manera de las
doncellas francesas, da los toques finales a su
atuendo)
MARIONETTE ¡Ya he
terminado! Es como en
una peluquería en París.
¡Verdaderamente una joya! ¿El
maquillaje?... aquí está... ¡Qué
señora tan encantadora y atractiva!... Un poco
por aquí, así... y otro
poco por acá... ¡Oh, qué
hermosa! He
terminado.
ROSAURA, MARIONETTE ¡El cielo
no siente celos de la
mujer que sabe embellecerse!
ROSAURA Marionette,
dime: he estado
toda la noche en el baile, ¿estoy
pálida?
MARIONETTE Está usted
como una flor; pero en Francia, debería
usar lápiz de labios.
ROSAURA ¡Oh!...
MARIONETTE ¡Moda, es
la moda! ¡Señora,
una locura! ¡Todo es
locura!
ROSAURA (se
levanta) Locuras,
sí, pero a partir de ahora quiero
vestir a la moda un poco más discreta.
MARIONETTE ¡Bien,
bien, señora! ¿Y ya le
ha echado el ojo a un
futuro esposo?
ROSAURA ¡Qué
dices!... Soy viuda desde hace
pocos meses.
MARIONETTE ¡Eh! ¡Las
jóvenes esposas de los
maridos decrépitos están
siempre dispuestas en hacerse
consolar! Yo también
hice lo mismo con mi
primer marido, que tenía
setenta años.
ROSAURA Me haces
reír... No me
desagrada el Conde...
MARIONETTE Es
demasiado celoso... ¡Oh, si
fuera un francés! ¡Dichosa
de usted!
ROSAURA ¿Por qué?
MARIONETTE Los celos no se
conocen en Francia, de hecho
ellos buscan ¡esposas
frívolas!
ROSAURA No,
Marionette, te equivocas. Pienso
totalmente lo contrario. Espejismos
vanos, vanos milagros, no, no
busca mi corazón; solamente
busca amor, amor y
fidelidad, no quiere
nada más. Soy astuta
y tengo los pies en la tierra, no caeré
en esa trampa.
MARIONETTE ¡Un
francés! ¡Un francés!
ROSAURA Él inspira
a su alrededor un poder
arcano y sutil. Me atrae y
envuelve mi corazón que se
confiará a él. Pero sé
que sus favores no los
otorga a quien es indolente: Soy
astuta, soy prudente, y él me
concederá su atención
MARIONETTE
(mientras que se ocupa de
quitar el polvo y ordenar la
habitación) ¡Canta,
canta entonces! Tendrás
que caer en la trampa: mejor que
un francés, no hay
ningún esposo. Te deja
ir, te deja
hacer lo que
quieras. Que los
amantes te rodeen
día y noche, no le importa
un comino, al
contrario, le gusta. Marido más
apreciado, marido más
raro que los
franceses en el
mundo no hay. ¡Qué
alegría, señora! Piense
usted... ¡qué amor! ¡Casarse
con un francés, qué fiesta
para el corazón!
ARLEQUÍN (entra
vivaz desde el fondo) Permiso,
¿se puede entrar? A su
servicio. Muy
agradecido por su
amabilidad.
ROSAURA ¿Quién es
este?
MARIONETTE Un
camarero de la posada "El Escudo
Francés"; es muy
simpático, déjelo hablar.
ARLEQUÍN El señor
Milord Runebif la saluda. Y después
de saludarla
respetuosamente, él dice
que esta mañana vendrá a tomar el
chocolate con usted. Como
prenda de su palabra le envía
este anillo.
(Le
ofrece el anillo)
ROSAURA
(rechazándolo) Me admiro
de ti y de quien te envía. Si Milord
quiere venir, que venga, pero el
anillo me ofende.
ARLEQUÍN ¡Cómo! ¿Rechaza
el anillo? ¡Estoy
asombrado,
estupefacto y
maravillado! Una mujer
que rechaza un anillo ¡es un
milagro antinatural!
MARIONETTE ¡Oh, qué
hermoso es!
ROSAURA Vamos,
obedece. Y dile que
a Rosaura no le
faltan anillos.
ARLEQUÍN Iré, se lo
diré. Contaré
por toda Venecia que una
dama, que una mujer ha
rechazado este anillo. Estoy
seguro, pero muy seguro, ¡de que
nadie me creerá!
(se
marcha)
MARIONETTE ¡Qué
lástima, señora!... ¿Por qué
ha hecho esto?
ROSAURA Que me
ruegue, y que sea él quien agradezca.
MARIONETTE Pero... ¡
ahí vuelve el camarero!
ROSAURA Y con él,
Milord... ¡Parece
que no pierde el tiempo!
MARIONETTE ¡Eh! Sí,
ya se sabe que los ingleses son de
pocas palabras y muchos hechos.
(Se
marcha)
ROSAURA Milord es
demasiado serio... Pero,¿
quién sabe? Tal vez,
tal vez, con el tiempo... Pero...
aquí viene.
MILORD (entra
por el fondo. Tiene en el dedo el anillo
que Rosaura rechazó. Se inclina) Señora.
ROSAURA Milord.
MILORD ¿Por qué
no acepta este pequeño anillo? Anoche
dijo que le gustaba.
ROSAURA El gustar
y el aceptar son dos
cosas diferentes.
MILORD
(resignándose) Señora.
ROSAURA Por favor.
(se
sientan)
¿Le gustó
la fiesta de anoche?
MILORD Mucho.
ROSAURA ¿Había
mujeres hermosas?
MILORD Si, muy
hermosas.
ROSAURA ¿Y la más
bella?
MILORD Usted,
señora.
ROSAURA ¡Oh,
adulador!...No merezco tanto.
MILORD
(mostrando el anillo) Merece
mucho más... no lo desdeñe.
ROSAURA Quien
acepta, algo tiene que dar a cambio.
MILORD Nada pido
para mí. Si toma el
anillo, me haría
feliz. Si le
agrada, quedaré
satisfecho.
ROSAURA Si es
así...
MILORD (se
quita el anillo y se lo da a Rosaura
quien se lo pone en el dedo.
Rosaura hace un gesto de
agradecimiento) Por favor,
no me lo agradezca.
MARIONETTE (entra
con dos tazas de
chocolate en una bandeja) Aquí está
el chocolate.
MILORD (toma
una taza y se la da a Rosaura) Señora.
ROSAURA (Para
sí) ¡Qué
estilo tan lacónico!
(bebe)
MILORD (bebiendo) Marionette,
¿eres francesa?
MARIONETTE Sí señor.
(hace
una reverencia)
MILORD La señora
debe estar bien atendida.
MARIONETTE Hago lo
que puedo.
(Milord
vuelve a poner la taza en la bandeja
y coloca una moneda debajo)
MARIONETTE (mirando
la moneda, para sí) Esa moneda
es para mí: ¡una propina!
ROSAURA Toma.
(al
darle la taza, Marionette le ve anillo)
MARIONETTE (en voz
baja) ¡Bien. le
ha aceptado el anillo!
ROSAURA (en voz
baja) Silencio.
MARIONETTE No hablo.
(se
marcha llevándose la bandeja)
MILORD Es usted
viuda, ¿no es así?
ROSAURA Sí, soy
viuda y quizás
por poco tiempo...
MILORD Pues yo no
tengo intención de casarme.
ROSAURA ¿Por qué?
MILORD Si veo a
una mujer que me gusta... la cortejo.
ROSAURA ¡Amor
pasajero!
MILORD ¿Qué?
¿Acaso se debe amar para siempre? ¿Qué le
importa a usted que la ame
en Londres o que la
ame en París? Superfluo
es para usted,
infructuoso es para mí.
ROSAURA ¿Y qué
espera obtener mientras
esté cerca de mí?
MILORD Verla y
ser visto.
ROSAURA Es usted
adorable...
MILORD Soy todo
suyo.
ROSAURA ¡Pero sólo
mientras esté usted en Venecia!
MILORD Eso
pienso.
ROSAURA (Para
sí) ¡Qué buen
humor!
MILORD (Para
sí) ¡Cómo me
gusta!
MARIONETTE (entra
desde el fondo) Señora;
está ahí el Conde
de Bosco Nero, que quiere
visitarla.
ROSAURA ¿Él?
MARIONETTE Sí, claro.
ROSAURA ¡Hazle
pasar!
MARIONETTE Obedezco.
(sale
por el fondo)
MILORD Madama:
¿El conde es su amante?
ROSAURA Debería
serlo.
CONDE (entra
alegre, pero se detiene al notar la
presencia del inglés. Con tono grave) Mis
felicitaciones, señora Rosaura.
ROSAURA Buen día,
querido Conde, siéntese aquí.
CONDE
(sentándose) Realmente
me regocijo en tal compañía...
MILORD Querido
amigo, hizo bien en venir: Yo estaba
haciendo que esta bella dama se muriera
de aburrimiento.
CONDE En
absoluto; estoy seguro que la divertía.
(Entra
Marionette y coloca una taza de
chocolate frente al Conde, quien la
rechaza)
MILORD Usted
conoce mi naturaleza.
(se
levanta y se va distraídamente)
ROSAURA (hace
un gesto a Marionette para que se
acerque y le dice en voz baja) Marionette,
entretén tú al inglés, no quiero
que se produzca un altercado.
(Marionette
toma un álbum de fotos y
postales y se lo lleva a Milord,
hojeándolo frente a él)
CONDE No pensé
tan pronto volver a
verla tan bien acompañada. Qué
maravilla verla tan encantadora: ¡siempre
hay gente a sus pies!
ROSAURA Si Milord
ha querido honrarme, no
entiendo por qué no debería haberlo hecho. ¡No me
parece bien que escenas como esta deban
hacerse en mi casa!
MARIONETTE (a
Milord) Son
magníficas reproducciones, señor. Deben ser
vistas con gran atención: el Palacio
Ducal, San Marco, la Piazzetta,
etc. etc, etc.
MILORD (para
sí) No me
interesa ver postales, pero
necesito alejarme de él. ¡No me
gusta ese hombre que resopla y pierde
el control de esa manera!
TODOS Todo
estaba calmo hasta hace un momento, pero ahora
una sombra nos envuelve. La oscura
tormenta que nos amenaza no puede
permanecer suspendida por siempre.
MILORD (Para
sí) ¡Está
celoso como una bestia!
(Hace
una reverencia a Rosaura para irse)
Soy su
esclavo.
ROSAURA ¿A dónde
va, Milord?
MILORD A la
plaza.
ROSAURA ¿Está
disgustado?
MILORD Piense
que... Nos
veremos, señora, más tarde. ¡Conde,
adiós!
ROSAURA
(levantándose) Permítame
acompañarle...
MILORD No, no no
se moleste. Quédese,
señora, y consuele al pobre conde. ¡Adiós,
adiós!
(saluda
con ambas manos y sale
seguido de Marionette)
ROSAURA ¿Ha visto
usted?
CONDE ¡Si!
¡Estoy loco! ¡Loco! ¡Loco de
amor!... ¡Y usted
es una malvada!
ROSAURA ¿Yo? ¿Qué le he
hecho?
CONDE Rosaura,
¡ay!... ¿Por qué
disfruta usted martirizándome?... ¡Ah! ¿Aún
no entiende cuánto la adoro?... ¡La amo...
alma mía!...
(intenta tomar su mano)
ROSAURA ¡Conde!
¡Qué maneras!
(se
levanta)
CONDE ¡Ah, estoy
horrorizado, he
maltratado a su enamorado!
ROSAURA ¡Conde!
CONDE
¡Desperdiciar así sus virtudes, con un
forastero!
ROSAURA ¡Pues
bien! ¡Ya es suficiente! ¿Soy yo
una propiedad suya?... ¿Me ha
comprado usted?... ¿Soy su
esposa?... ¿Osa usted
darme órdenes?... ¿Con qué
autoridad?... ¿Con qué
fundamento?... Conde, yo
lo aprecio, lo aprecio
mucho más de lo que
usted piensa. Pero
quiero mantener mi libertad. Con todos
me codeo, sé bien lo
que hago. Usted se
cree con derechos sobre mí porque lo
he distinguido sobre los demás, pero si se
abusa, lo pondré
en la misma cesta que a los otros y
quizás... ¡lo
expulsaré definitivamente de mi
casa!
(sale)
CONDE ¡Ah!¿Cómo
hacer para no
estar celoso? Amo a una
mujer hermosa y la
encuentro junto a otro. ¡Oh, pero
la conversación es honesta
y educada! Será así,
no lo niego, pero se
empieza educadamente y se
termina suspirando. Yo también
he estado enamorado. ¡Maldito
sea quien haya
inventado la
costumbre de conversar!
(girando furiosamente para salir, vuelca el jarrón
y la columna que le sirve de pedestal y se
hacen añicos. Se marcha furioso)
Escena
Tercera
(El
telón ha caído dejando unos tres metros de
espacio en el proscenio. Luz diurna.
Monsieur y Marionette entran, él lo hace por la
izquierda y ella por la derecha,
encontrándose con alegre sorpresa)
MONSIEUR ¡Oh!
¡Marionette!
MARIONETTE ¡Monsieur Le
Bleau!
MONSIEUR ¡Tú aquí!
MARIONETTE ¡Usted en
Venecia!
MONSIEUR Qué
alegría.
MARIONETTE ¡Oh! ¡Qué
felicidad!
AMBOS ¡París
aquí se reencuentra! ¡Mi
querida! ¡Mi querido!
(se
abrazan con alegría)
MONSIEUR Y puedes
decirme, querida, ¿dónde
está doña Rosaura?
MARIONETTE
(separándose de él, con seriedad) ¡Oh, no lo
sé!
MONSIEUR ¿Qué te
sucede?
MARIONETTE ¿Ya no
amas a la pequeña Marionette?
MONSIEUR ¡Amo a
todas las mujeres!
(intenta abrazarla)
MARIONETTE
(alejándose y pateando el suelo) ¡No!...
¡No!... ¡No!...
(lloriqueando)
¡Oh!...
¡Qué desgracia!...
(secándose las lágrimas con su delantal) ¡Ah!... Me
hace tanto daño...
(de
repente, volviéndose con alegría) Y si le
digo dónde está la señora, ¿qué me
dará el apuesto caballero?
MONSIEUR Te daré un
hermoso par de guantes, tersos,
bordados...
MARIONETTE Es muy
poco, es muy poco.
MONSIEUR Dos medias
de malla.
MARIONETTE Es muy
poco.
MONSIEUR Una cofia
de encaje... ¡Y un bonito
corsé!
MARIONETTE Es muy
poco, es muy poco.
MONSIEUR ¡Y además
te doy cinco cequíes!
MARIONETTE ¡Está en
el jardín!
(extiende su mano) ¡Págame!
MONSIEUR ¿En el
jardín? ¡Voy ahora mismo!
(a
punto de salir)
MARIONETTE
(agarrándolo por la solapa de su chaqueta) ¿Y las
monedas?
CONDE ¡Pagaré!
(se
libera y sale por la derecha)
MARIONETTE ¡Pagaré!
¡Pagaré! ¿Qué ha
dicho?... ¡Pagaré! ¡Ah,
bendita sea la costumbre inglesa de pagar
de inmediato!
(sale
por la izquierda)
(Se
levanta el telón)
Escena
Cuarta
(Al
levantarse el telón aparece el jardín
de Rosaura sobre la Laguna. Árboles
grandes; arbustos florecidos y setos
de ligustrina. Asientos a izquierda y
derecha. Una amplia avenida atraviesa el
jardín hasta el fondo, que termina en la
"orilla" de la laguna. Monsieur toca la flauta
entre las plantas a la derecha, en primer
plano)
ROSAURA (entra
por el fondo a la izquierda, avanza,
escuchando curiosa y
sorprendida, topándose con Monsieur) Pero...
Monsieur...
MONSIEUR (se
arrodilla) ¡Ah,
señora! ¡Mi Venus, Flora, Diana,
Elena, Hebe!
ROSAURA Monsieur,
demasiados elogios.
MONSIEUR (se
levanta) Le hablo
con sinceridad, como un
caballero, como un
verdadero francés.
(se
sientan en el asiento de la izquierda)
¡Usted es
hermosa! Tan hermosa como... ¿Quién la
acicaló, madame? ¿Nuestra
Marionette? Perdone,
¡un cabello insolente quiere
escapar de su influjo!
ROSAURA No sería
demasiado grave.
MONSIEUR ¡Oh,
perdón! ¡Qué
desarreglo!... Si quiere... Si me
permite... Seré su
doncella. Espere.
(saca
del bolsillo unas tijeras con las que
corta el pelo rebelde de Rosaura)
Ya está.
(luego,
saca un alfiler y le acomoda
los cabellos)
Así está
mejor.
(al ver
que no ha quedado bien,
de otro bolsillo saca un peine y
le acomoda el tupé)
No quedó
bien... así... así está mejor.
(De una
caja de plata saca una
polvera con polvo de Chipre y la
maquilla)
¡Aquí...
aquí, aquí!
(luego
saca un cepillo y le quita el
polvo sobrante de la frente)
Así...
(con un
pañuelo la termina de limpiar)
fff... fff...
(Saca
un espejo para que
ella pueda mirarse)
¿Qué le
parece?
(finalmente saca una botella con agua
perfumada y se la echa en las manos para
que se las lave. Durante todos estos
procedimientos, Rosaura, asombrada, lo deja
hacer. Seca sus manos. Monsieur, que se
había levantado, guarda su pañuelo y se
sienta con la satisfacción del artista que
acaba su obra)
¡Ya está!
ROSAURA
Verdaderamente no carece de buen gusto.
MONSIEUR (se
levanta y camina pavoneándose) ¡Ah! ¡Mire
usted este cuerpo esbelto! ¡Mire cómo
lo adornan estas dos
ágiles piernas!
Precisamente el equilibrio con que me
sostienen, es el
principal motivo por el que
me ha visto usted sobresalir, anoche,
bailando el minueto.
Mire...
admire...
¡Hop-là-là...
Hop-là-là!...
ROSAURA (para
sí) No podría
haber sido peor: ¡casi me
disloca la mano!
MONSIEUR Pero
charlo y charlo, y mientras
tanto olvido lo
más importante: decirle
que usted me gusta apasionadamente, que la
amo, que la adoro, que es la
luz de mis ojos. ¡Ah, que
solo deseo ser
correspondido, que ese
será el único consuelo de mi
dulce penar!
ROSAURA La mujer
prudente debe vivir
para sí misma o
encontrar un marido...
MONSIEUR
(arrodillándose) Aquí está
el esposo: ¡Le Bleau
que la adora!
(cada
vez más impulsivo,
tratando de agarrarle la mano)
¡Le Bleau
que la adora! El esposo,
Le Bleau, que arde,
delira, ¡que ya no
puede esperar más!
ROSAURA
(alejándose cada vez más) Paciencia,
moderación,
moderación, Monsieur; hay que
pensarlo, pensarlo y
esperar...
MONSIEUR Pero estoy
enamorado, ardo de pasión, ¡no puedo
esperar!
ROSAURA (Para
sí) Conviene
terminar con esta situación.
(se
levanta)
MONSIEUR (va
tras ella) ¡No huya
de mí! ¡Tenga
piedad de mí!
ROSAURA
Moderación...
MONSIEUR
(arrodillado) ¡Perdón!
¡Ay de mí!
ROSAURA (Para
sí) ¡Ya
volvemos a empezar!
(En voz
alta)
¡Levántese, no ceda a sus impulsos!
MONSIEUR Señora, mi
corazón angustiado me impide
levantarme... ¡Ayúdeme...
ROSAURA Vamos, que
así sea,
(Le
extiende la mano y él
esa su brazo)
MONSIEUR Pobre
amante es el que no
sabe robar un beso.
ROSAURA ¡Monsieur,
más prudencia!
MONSIEUR Es que
usted es demasiado hermosa.
ROSAURA No me
satisfacen sus
requiebros.
MONSIEUR ¡Adiós,
reina mía, regente de
mi corazón, vida de
mis pensamientos! ¡Qué
hermosa! ¡Qué gracia!... ¡Qué
lástima que no haya nacido en
París!
(se
marcha por el fondo a la derecha)
ROSAURA Ya se
sabe: si yo hubiera nacido en París valdría un
poco más.
(se
escuchan sonidos de
guitarras y mandolinas acercarse)
Pero, ¿qué
es esa música?
(va al
fondo y observa a la izquierda)
CORO (desde
lejos) Don Álvaro
de Castilla, que el
amor sea dulce para ti.
ROSAURA ¡Ah, el
español en una góndola! ¿Él
también?... ¡Demasiados cortejos! Necesito
un respiro.
(Entra
Marionette, atraída por la música)
Marionette,
dile... lo que se
te ocurra... que espere. Que
volveré.
(sale)
(La
góndola de don Álvaro avanza por la
izquierda, cargada de criados, pajes y
músicos. Atraca en la "orilla". Los
criados desembarcan y extienden una
gran alfombra hacia el primer plano de la
escena. Al mismo tiempo los pajes la cubren
de flores. Don Álvaro baja a tierra y
avanza gravemente hasta el centro de la escena,
mientras los sirvientes lo reverencian al
pasar)
MARIONETTE ¡Qué andar
tan majestuoso!
(se
inclina ante Don Álvaro que se
ha detenido a su lado)
DON
ÁLVARO (sin
mirarla a la cara) ¿Doña Rosaura
dei Bisognosi?
MARIONETTE Acaba de
levantarse y se está
vistiendo. Si quiere
esperar...
DON
ÁLVARO ¿Qué hora
es?
(mira
su reloj con leve
impaciencia. El reloj cae sobre
su pie. Lo patea)
¡Vete al
infierno!
(a
Marionette)
Me dignaré
esperar.
(señala
hacia el asiento de piedra. Los
pajes lo cubren con un tapete y cuelgan
de las ramas de un árbol una
oriflama con el escudo de armas
de la Casa de Don Álvaro.
Marionette, rápidamente, se lanza para
recoger el reloj y devolvérselo a Don
Álvaro, pero un criado la detiene,
escandalizado)
EL
SIRVIENTE ¿Qué
haces?... Ha tocado sus pies y ya no es
digno de su mano.
MARIONETTE Pero es de
oro...
EL
SIRVIENTE ¡Qué oro,
ni oro! El oro es
fango para él.
(Cuando
el “trono” está listo, Don Álvaro se
sienta gravemente y aleja a los criados
y pajes con un gesto imperioso. Éstos
se ubican rígidos al fondo. Don
Álvaro saca lentamente del bolsillo una
caja de rapé y aspira una pizca de
tabaco)
MARIONETTE (que se
ha quedado con el reloj en la mano,
mirándolo, se acerca temerosa a los
sirvientes) ¡Es
inglés! ¿No hacen
relojes en España?
LOS
SIRVIENTES ¿Cómo? En España
muy pocos "trabajan".
MARIONETTE Pero ¿cómo
vive la gente
pobre?
DON
ÁLVARO, SIERVOS En España
no hay gente pobre.
MARIONETTE (los
mira atónita, y con un sentido de respeto
temeroso la obliga a alejarse haciendo las más
profundas y exageradas reverencias. Llega a
la salida de la izquierda) ¡La llamo
enseguida!
DON
ÁLVARO La
esperaré. (Marionette
sale por la izquierda. Álvaro
espera muy digno. Los criados y los
pajes se quedan inmóviles en el rojo
atardecer)
DON
ÁLVARO, SIERVOS En España
no hay gente pobre.
¡No!...¡No!
ACTO
SEGUNDO
Escena
Primera
(Como
la primera escena del primer acto.
Monsieur Le Bleau entra por la derecha, luego
Arlequín por la izquierda)
MONSIEUR ¿Arlequín?
ARLEQUÍN ¿Monsù?
MONSIEUR Puedo ver
en tu cara que naciste para ser
embajador del amor.
ARLEQUÍN ¿Yo? Es
usted un mal astrólogo: nunca he
hecho de alcahuete.
MONSIEUR ¡Así es
como deforman las cosas
en Italia! ¿Qué es
eso de alcahuete? ¡Guía de
corazones ardientes, heraldo de
la alegría, embajador
de la paz y
felicidad!
ARLEQUÍN ¿Embajador
de la paz, heraldo de
la dicha? Eso en
italiano significa ¡hacer de
rufián!
MONSIEUR Veamos…
¿Puedes llevarle un tesoro
a Madama Rosaura?
ARLEQUÍN ¿Será
acaso algún anillo?
MONSIEUR ¡Más que
un anillo! ¡Es una joya invalorable!
ARLEQUÍN Digo bien,
porque si fuera un anillo no lo
aceptaría con seguridad. Está bien;
lo intentaré. Pero… ¿y
qué gano con hacerlo?
MONSIEUR Ve, y te
recompensaré
generosamente. Pero no
quiero que crean que eres
el camarero de una posada. Ven, te
vestiré como un francés.
ARLEQUÍN ¡Oh!
¡También yo me
convertiré en un Monsieur!
MONSIEUR Esbelto,
ingenioso, atento, sombrero
en la mano, reverencias continuas...
(Arlequín lo intenta y no
logra hacerlo bien)
Aquí está
la joya: ¡mi retrato!
(le
entrega una miniatura)
ARLEQUÍN ¡Oh, qué
joya! ¡Oh, qué hermosa joya!
MONSIEUR Oye,
querido Arlequín, oye el
soneto que le cantarás...
ARLEQUÍN ¿¡Yo!?
¡Nunca canté!...
MONSIEUR
(cantando) Ah...
ah... ah...
ARLEQUÍN ¡Nunca
canté!... Es
demasiado largo, señor... ¡Mi
memoria no es suficiente!...
MONSIEUR Pues bien,
¿puedes leer?
ARLEQUÍN Algunas
veces.
MONSIEUR Ven
conmigo. Te lo escribiré y lo
leerás muchas veces hasta que
lo recuerdes.
(sale
por la izquierda)
ARLEQUÍN ¡Me temo
que no recordaré nada!
(sale
por la izquierda)
CONDE (entra
por la izquierda) Rosaura
está indignada. Espero con
esta carta lograr que
me conceda su perdón, y con la
gracia de su hermosa sonrisa encontrar
la alegría que he perdido. ¡Lacayo!
FOLLETTO (entra
corriendo por la izquierda) ¿Ilustrísimo?
CONDE Entrégale
esto a Madama Rosaura.
FOLLETTO Sí,
ilustrísimo.
(a
punto de partir)
CONDE Haz que te
dé una respuesta.
FOLLETTO
Ilustrísimo, sí.
(va a
salir)
CONDE Observa si
hay visitantes. ¡Corre!
FOLLETTO ¡Voy como
un rayo!
(sale
corriendo por la derecha. El
Conde sale por la izquierda)
MILORD (Entra
por la derecha. Se pasea por el
escenario sin hablar. Después saca un
cofrecito de joyas y las mira. Luego
lo cierra y llama) ¡Birif!
(Birif
entra por la izquierda)
Llévale
estos diamantes a Madama
Rosaura.
BIRIF ¡Si Milord!
MILORD Tráeme la
respuesta.
BIRIF ¡Si Milord!
(sale
por la derecha)
MILORD ¡Mil
ducados!... El asunto ya está hecho.
(sale
por la izquierda)
ARLEQUÍN (entra
con una hoja recibida del francés, y la estudia
con cómica concentración, dándose
puñetazos en la cabeza)
“M”-“a”… Ma.
“D”-“a”… da.
¡Eso es
señora!... ¿Y esto?
(gestos
de desesperación)
Es inútil,
mi cerebro funciona mal... Tendré que
estar leyendo mientras viva...
(trata
de volver a estudiar, mientras que don
Álvaro entra por la izquierda, con un
pergamino en la mano)
DON
ÁLVARO
¿Caballero?
ARLEQUÍN ¿A quién
le habla?
DON
ÁLVARO Te hablo a
ti.
ARLEQUÍN ¿A mí?
DON
ÁLVARO Dime:
¿conoces a doña Rosaura?
ARLEQUÍN Sí, la
conozco
(Para
sí)
¡Diablos!
¡Todos preguntan por ella!
DON
ÁLVARO Tendrás el
honor de
presentarle un gran
tesoro.
ARLEQUÍN ¿Un
tesoro?.. ¡Bagatelas! Pero...
¿qué ganaré haciéndolo?
DON
ÁLVARO Obedece y
serás remunerado de manera
notable.
(intenta entregarle el pergamino)
ARLEQUÍN (sin
tomarlo) ¿Y esto es
el tesoro?
DON
ÁLVARO ¡Es este,
y no tiene precio!
(deja
que el pergamino se
desenrolle hasta sus pies)
¡Mi árbol
genealógico!
ARLEQUÍN
(Riéndose. Para sí) ¡Es un
tesoro mejor, mucho mejor que la
cara de pescado del francés!
DON
ÁLVARO Dáselo, y
a continuación cántale
este poema...
(cantando)
Ah...
ah... ah...
ARLEQUÍN (Para
sí) ¡Hoy va de
canto!
(A don
Álvaro)
Oiga,
señor, su tesoro
lo llevaré; pero el
poema y mi memoria no se llevan bien. Si quiere
que lo recuerde, démelo por escrito.
DON
ÁLVARO Sí, ven
conmigo. Si me das una alegría, también
habrá un pequeño tesoro para ti.
(sale
por la izquierda)
ARLEQUÍN No
quisiera que ese pequeño tesoro fuera un
arbolito. Pero
¿quién sabe? tal vez en
esta puja entre Francia y España podría
conseguir algo de comer. ¡Tal vez
en esta puja entre Francia y España me llenaré
la panza! España...
Francia... ¡me llenaré la panza!
(sale
por la izquierda)
Escena
Segunda
(Cuando
se levanta el telón, aparece otra
habitación en la casa de Rosaura, con un
clavecín y un escritorio)
ROSAURA (está
en el clavecín y acompaña su canto
leyendo una partitura) En el
bosque nocturno, Daphne
suspira así: "Los
rosales cantan y mi alma
está delirando... Rubia
Amarilis, ¡ay de mí! ¿Mi llanto
llega hasta ti?... ¡Ah! ¡No
me oyes! El viento
murmura, este
lamento se pierde
a lo lejos... ” Mientras
tanto, Amarilis llora junto al
río plateado: "Las
estrellas ahora se apagan y palpita
mi corazón... Daphne, mi
Daphne, ¡ay!" ¿Mi llanto
llega hasta ti?... ¡Ah! ¡No
me oyes! El viento
murmura y a lo
lejos se pierde este
lamento...”
MARIONETTE (entra
desde el fondo) Señora, un mozo de
Monsieur trae un
recado para usted.
ROSAURA Déjalo
pasar.
MARIONETTE Pero ¿sabe
quién es? Es
Arlequín, a quien el caballero francés ha puesto
a su servicio.
ROSAURA (Para
sí) El francés
redobla sus ataques, pero
Rosaura tiene juicio.
MARIONETTE (hacia
la puerta) ¡Entre,
entre, señor
camarero francés!
(Entra
Arlequín por el fondo, vestido de
camarero francés, haciendo muchas y
profundas reverencias a Rosaura)
ROSAURA ¡Bien,
bien, no te fatigues! ¡Habla, si
es que tienes algo que decir!
ARLEQUÍN (con
lenguaje alterado) Señora, en nombre
de mi amo, debo
presentarle una joya.
ROSAURA ¿Una joya
para mí?
ARLEQUÍN Para
usted, Madama. Pero antes
de dársela, o, mejor
dicho, de
presentársela, debía
cantarle un cumplido... pero sufro
de una ronquera y no puedo
recordar una palabra.
MARIONETTE Arlequín,
desmereces tu talento.
ROSAURA, MARIONETTE Si lo has
olvidado, será muy difícil para mí
escucharlo.
ARLEQUÍN La
habilidad del ser humano suplanta las
vicisitudes del azar.
(Para
sí)
¡Buenas
palabras!
(A
Rosaura)
¡He aquí
el gran cumplido, registrado
en la cándida letra de esta
tarjeta!
(presenta la tarjeta a Rosaura)
MARIONETTE ¡Bravo!
ROSAURA ¡Viva!
(lee
lentamente)
ROSAURA, MARIONETTE
(cantando a dúo) ¡Hm!...
¡Hm!
ROSAURA ¡Ah!...
Qué galantería...
MARIONETTE (lee
sobre los hombros de Rosaura) Bonito
estilo francés...
ROSAURA Bueno:
¿qué tienes que presentarme?
ARLEQUÍN Una joya
preciosa, una joya
francesa. ¡Aquí
está!
(le da
el retrato)
ROSAURA ¿Esta es
la joya?
MARIONETTE ¿Y le
parece poco? ¡El
retrato de un parisino!
ROSAURA En verdad
es una joya singular.
ARLEQUÍN Señora,
por favor, envíe una
respuesta; de ella
depende el
consuelo de mi amo y los
“intereses” del
criado.
ROSAURA Sí,
querido, con mucho gusto.
(va al
escritorio para escribir)
MARIONETTE Has tenido
mucha suerte, mi Arlequín; ¡pareces
otra persona, en verdad!
ARLEQUÍN Ahora
estoy listo para
desarrollar mi talento. El cielo
me ha afrancesado de tal modo y siento
que estoy temblando tanto que no
quepo en mi camisa, entonces
será mejor no hablar. Ven aquí,
hermosa doncella, dime "oui" ¡y yo
temblaré contigo!
MARIONETTE Estoy
completamente hechizada por tus
palabras y tu actitud. ¡La
fortuna que te sonríe pues me
haces palpitar... ¡No, no
hagas más eso, de lo
contrario diré "oui"!
(Arlequín, que iba a seguir con sus
requiebros, de inmediato se
recompone porque Rosaura ha
terminado su carta y se vuelve hacia él)
ROSAURA Aquí está
la respuesta.
ARLEQUÍN ¿Es
alentadora? ¿Puedo
confiar que recibiré mi propina?
ROSAURA Creo que
sí.
ARLEQUÍN (con
varias reverencias, retirándose) Señora,
con todo mi corazón.
MARIONETTE (en voz
baja, a Arlequín) Demasiada
confianza.
ARLEQUÍN Con toda
mi alma.
MARIONETTE (como
antes) Demasiado
galante.
ARLEQUÍN Con total
confianza. ¡Buenos
días tenga su señoría!
(se
marcha)
ROSAURA Es
gracioso.
MARIONETTE ¡La ha
atrapado un francés! Cásese con
el amo, y no se
equivocará usted.
ROSAURA Marionette,
no, no; porque
esas falsas apariencias no
aseguran la fidelidad. Lo
pensaré.
MARIONETTE Si se lo
piensa tanto, le
sucederá como a todas, ¡y la
suerte dejará escapar!
(hacia
la puerta)
Pero
¿quién viene ahí corriendo?
ROSAURA ¿Un
lacayo?
MARIONETTE ¡Qué
descarado! ¡Ha
entrado sin permiso!
FOLLETTO (que ha
entrado a toda prisa) ¡Humilde
servidor de Vuestra
Ilustre Señoría!
ROSAURA ¿Quién
eres tú?
FOLLETTO Soy
Folletto, el lacayo
del ilustrísimo Conde de
Bosco Nero. ¡A las
órdenes de su
Ilustre Señoría!
ROSAURA ¿Y qué
dice el Conde?
FOLLETTO El
Ilustrísimo Conde, mi señor,
envía esta carta a la
ilustrísima Señora Rosaura, señora
mía.
(le
entrega la carta)
ROSAURA (la
abre, la lee despacio, sonriendo) "... y te
amaré soñando mientras
haya vida en mí... Dime una
palabra ¡y me
tendrás a tus pies! "
(Conmovida)
Ahora voy
a escribir la respuesta.
(va al
escritorio)
FOLLETTO
Francesita, ¿cómo estás de amantes?
MARIONETTE Más o
menos.
FOLLETTO ¿Si yo me
atreviera...?
MARIONETTE Quién
sabe...
FOLLETTO Lo
intentaré esta noche.
ROSAURA Aquí está
la respuesta.
(le da
la carta)
FOLLETTO ¡Gracias,
su Ilustrísima Señoría! Pero...
¿hay algo para este joven?
ROSAURA Sí, toma.
(le da una
propina)
FOLLETTO ¡Muy
agradecido a su
Ilustrísima Señoría! ¡Que viva
mil años su
Ilustrísima Señoría!
Francesita, nos vemos esta noche.
(sale
corriendo)
MARIONETTE ¡Sí, sí,
que verás lo que hallarás!
ROSAURA Sin
embargo, por el estilo del Conde, sé que
realmente me ama.
MARIONETTE ¡Ya lo
veo! Comprendo... ¡está
usted loca por él!
ROSAURA Marionette,
no, no, créeme, yo también
sé que un amante puede
fingir amor. Lo
pensaré.
MARIONETTE ¡Eh, ya se
sabe! A aquél
que sea el peor de todos, elegirá
usted.
(Birif
ha entrado silenciosamente.
Marionette, volviéndose, lo ve y se
sobresalta)
MARIONETTE ¡Justo
cielo! ¿Quién es éste?
BIRIF Señora.
ROSAURA ¿Qué
quieres?
BIRIF Milord me
envía con esta bagatela.
(le da
la joya)
ROSAURA ¡Oh! ¡Qué
esplendor! Observa, Marionette, qué
hermosa joya.
MARIONETTE ¡También
una carta de amor!
ROSAURA ¡Y un
retrato!
(a
Birif)
¿Ha dicho
algo?
BIRIF No,
señora.
ROSAURA
Agradéceselo.
BIRIF Señora.
(hace
una reverencia)
ROSAURA Toma.
(intenta darle propina)
BIRIF Me
asombra, señora.
(rechaza la propina y se marcha)
MARIONETTE ¡Ese
inglés debe ser muy rico! ¡Cásese
con él!
ROSAURA
¡Marionette, no, no! El amor no
se compra...
MARIONETTE La, la, la,
la... Estoy
convencida que da tantas vueltas, porque no
sabe exactamente qué es lo
que quiere.
ROSAURA
(mirando hacia el pasillo) Y quien
este hombre encapotado, ¿quién
diablos es?
MARIONETTE ¡Oh! ¡Es
Arlequín vestido como un
sirviente español! ¡Qué bizarría!
ROSAURA ¡Qué
bizarría!
A DÚO Este es un
día especial. ¡Un día de
grandes halagos!
ARLEQUÍN (entra
vestido de sirviente
español.
Se
quita el sombrero) Que el
cielo guarde muchos años, a doña
Rosaura.
(se
pone el sombrero)
ROSAURA ¿Qué
escena es esta?
A DÚO ¿De qué te
has disfrazado?
ARLEQUÍN (se
quita el sombrero)
Don Álvaro
me envía, mi gran
señor.
(se
pone el sombrero)
ROSAURA ¿Y qué
quiere de mí?
A DÚO ¿Qué
pretende tu señor?
ARLEQUÍN (se
quita el sombrero) ¡Enviarle
un tesoro a doña Rosaura!
(se
pone el sombrero)
MARIONETTE ¡Caramba!
ROSAURA ¿Un tesoro?
ARLEQUÍN ¡Si! ¡Si! ¡Un
tesoro!
MARIONETTE ¡Caramba!
¡Un tesoro! ¿Y qué es
ese tesoro?
ROSAURA ¿Qué será? ¿Qué es
ese tesoro?
ARLEQUÍN Aquí está:
(se
quita el sombrero)
Inclinen
sus cabezas.
(deja
que el pergamino se
desenrolle a sus pies)
ROSAURA ¿Qué es
este tesoro?
ARLEQUÍN Este es el
árbol
genealógico con todos
los nombres de mi
señor.
(hace
una reverencia)
MARIONETTE (con
tono burlón) ¡Ah! ¡Qué
tesoro!
ROSAURA ¿Por qué
no? ¿Ha dicho algo más?
ARLEQUÍN Él dijo. Pero dijo
tanto que yo nunca, nunca lo habría
aprendido, si no lo
hubiera escrito en este folio.
(le da
una hoja a Rosaura)
ROSAURA Te daré la
respuesta.
(va a
la mesa a escribir)
MARIONETTE Pero
dime... ¿Qué
locura es esta de
cambiarte de ropa?
ARLEQUÍN Respeto y
gravedad.
MARIONETTE ¿Qué? ¿Se
te ha subido el orgullo a la cabeza?
ARLEQUÍN Respeto...
gravedad.
MARIONETTE (para
sí) ¡Oh, qué
ridículo! ¡Ja! ¡Ja!
¡Ja! Es un
sirviente metamorfoseado que sabe
lo que hace.
ARLEQUÍN Respeto y
gravedad.
ROSAURA
(regresando con una carta) Aquí está
la respuesta.
ARLEQUÍN A su
disposición doña Rosaura.
(se
quita el sombrero y se lo
vuelve a poner)
ROSAURA Buen día.
ARLEQUÍN Adiós,
Marionette. ¡Adiós!...
(sale
con gravedad)
MARIONETTE ¡Oh, qué
ridículo!
ROSAURA Muestra
una buena actitud.
MARIONETTE (con
voz grave, imitando los
gestos de Arlequín) "A su
disposición doña Rosaura".
ROSAURA
(secundando la broma) "Buenos
días."
MARIONETTE Adiós,
Marionette. ¡Adiós!"
(cambiando de tono)
Entonces,
¿le gusta a usted España?
(Rosaura por toda respuesta la mira
y sonríe)
Pero,
entonces: ¿no le gusta ninguno?
ROSAURA
(tranquila y siempre sonriente) Al
contrario: ¡todos!
MARIONETTE Pero no
puede casarse
con todos ellos.
ROSAURA Elegiré
uno.
MARIONETTE ¿Cuál?
ROSAURA ¿Crees que debería
estar preocupada?... Un poder
arcano se cierne dulcemente a mi
alrededor, es él
quien une corazón
con corazón, y yo voy
confiar en él.
MARIONETTE (para
sí) La, la,
la... Ese riesgo
ya lo conozco, ya lo conozco...
ROSAURA Soy astuta
y prudente: ¡su favor
él me concederá! Lo
pensaré.
MARIONETTE
(mientras Rosaura se aleja, la acompaña a la
salida gesticulando como si dijera: con
exagerada convicción :)
“Ah, pero
¿quién lo duda? Ella es
inteligente. lo sabemos bien"...
(Cuanto
Rosaura sale, niega con la cabeza y luego,
se vuelve hacia el público y dice:)
Y luego,
ya se sabe, hará como
todas, se casará con el
peor de los maridos.
(Sale
bailando. Música orquestal)
Escena
Tercera
(Al
levantarse el telón, se ve una plaza con la
posada "Escudo de Francia" a la derecha. Dos
pilares a la izquierda y otros dos a la
derecha. Al fondo un río con un puente que lo cruza.
Milord y el Conde Di Bosco Nero que
ronda a su alrededor)
CONDE (Para
sí) ¡Y no
quiere hablar!
(A
Milord)
Es verdad,
yo la amo... Pero tú
también la amas... Y he
renunciado...
(Milord
se pasea y no responde)
(Para
sí)
¡Y no
habla! ¡No puedo
averiguar nada!
(A
Milord)
A esta
hora debe recibir... Si fueras
tú... ¡Pero qué
demonios! ¿Eres
mudo? ¿No hablas?... ¡Por tu
rostro imperturbable no se sabe
si estás alegre o triste!
MILORD Esto es lo
que nunca entenderás.
CONDE (Para
sí) ¡Y a esto
lo llama hablar!
(Entran
Folleto y Birif, el primero del lado
del Conde, el segundo del lado de Milord)
BIRIF
Milord.
FOLLETTO
Ilustrísimo.
(el
Conde le hace un gesto a Folletto de que
no hable, y éste le da la carta)
MILORD ¿Lo
hiciste?
BIRIF Si mi
señor.
MILORD ¿Le
agradó?
BIRIF Le
agradece.
MILORD No sucedió
nada más.
(le da una
bolsa con dinero y Birif
se va. El
Conde le hace un gesto a Folletto para
que se vaya. Este último extiende la mano
como para recibir una propina. El
conde lo rechaza con violencia)
FOLLETTO (Para
sí) ¡Bella
Italia, pero mala para los lacayos!
(parte)
CONDE
(mirando a Milord de reojo) ¿Un
mensaje? ¿Será de Rosaura?
(En voz
alta)
Amigo, me
alegro... las
mujeres corren tras de ti... Madama...
MILORD ¡Estás
loco!
(Se
marcha)
CONDE ¿Loco yo?
¡Vive Dios! Pero ¿qué
dice mi querida Rosaura? ¿Me
consuela o me asesina?...
(lee
lentamente)
Me anima a
amarla... ¡Oh, qué feliz soy!
(vuelve
a leer la carta conmovido)
Cuánta
dulce paz desciende
a mi corazón... El alma
enjuga su llanto, en un
dulce olvido... ¡Ella me
ama, la vida es bella! La alegría
anida en mi corazón... ¡Ella me
ama! Mi sueño
es verdadero, y el
universo es amor...
(se
marcha radiante)
DON
ÁLVARO (entra
deambulando) O Rosaura
no sabe de conveniencias, o Arlequín
es un burro. ¡Hacerme
esperar tanto! ¡A alguien
como yo! ¡A un magnate! Si viene
ese, ¡por Dios! que le
daré cien bastonazos. Pero
quizás el árbol
de mi familia la haga
meditar. Son
veinticinco generaciones para
analizar. Marqueses,
príncipes, condes,
barones, reyes,
duques, obispos, santos y
mecenas... ¡Hay mucho
para analizar! Este
retraso es
comprensible; es
comprensible esta
tardanza: se la
puede disculpar.
ARLEQUÍN
(vestido de español entra, sin ser
visto por Álvaro) ¡Caballero!
DON
ÁLVARO ¿Qué
traes?
ARLEQUÍN (se
quita el sombrero y Don
Álvaro también) ¡Viva el
Rey, nuestro señor! Doña
Rosaura le desea mucho bien.
DON
ÁLVARO Lo sé.
¿Qué dijo sobre mi gran árbol?
ARLEQUÍN Lo besó
varias veces y lo volvió a besar. Arqueaba
las cejas y apretaba
los dientes con
admiración.
DON
ÁLVARO ¡Muy bien! ¿Cantaste
mi poema?
ARLEQUÍN ¡Como un
cisne!
DON
ÁLVARO ¿Qué te
respondió?
ARLEQUÍN Aquí está
su epístola.
(Se
quita el sombrero y le da el papel)
DON
ÁLVARO Corazón
mío, prepárate
para la dulzura.
(lee)
"Acepto
con mucho agrado el
retrato..." ¿De qué
retrato habla?
ARLEQUÍN (Para
sí) ¡Oh, pobre
de mí! ¡Le he
dado el mensaje del francés! Con
franqueza e ingenio, lo
remediaré.
DON
ÁLVARO Bueno, ¿no
respondes?
ARLEQUÍN El árbol
de vuestra casa es... el retrato
de vuestra grandeza.
DON
ÁLVARO Así lo
entendí también yo. "El mío no
puedo enviarlo porque no
lo tengo..."
ARLEQUÍN ¿Ella no
lo tiene? Mire bien.
DON
ÁLVARO Lo
entiendo también yo... "Estimo
mucho esta joya preciosa, que quiero
enmarcar en un
círculo dorado..." ¡Oh,
diablos, mi árbol genealógico en un
círculo dorado!
ARLEQUÍN Quiere
decir en un marco dorado.
DON
ÁLVARO Así lo
entiendo también yo... "Y
llevarlo sobre mi pecho..." ¡Un cuadro
de ese tamaño sobre su
pecho!
ARLEQUÍN ¡Eh! ¡Es
una licencia poética! Lo llevará
en el corazón, o sobre su
pecho, que significa lo mismo.
DON
ÁLVARO Por
supuesto. Así lo
entiendo también yo. ¡Adiós!
(a
punto de partir)
ARLEQUÍN
Caballero... ¿Y no recuerda?
DON
ÁLVARO
¡Temerario!
ARLEQUÍN Caballero
que promete...
DON
ÁLVARO Tienes
razón, lo olvidé. Le has
llevado un tesoro a mi señora, aquí hay
un tesoro para ti también.
(le da
una hoja doblada)
ARLEQUÍN ¿Qué es
esto?
DON
ÁLVARO Un diploma que te
identifica como mi servidor.
(se
marcha)
ARLEQUÍN ¡Ah,
maldito perro! ¡Darme a
mí este “tesorito”! ¿Así se
burla de mí un
gentilhombre? ¡Quiero
vengarme! ¡Oh, sí! ¡Hoy mismo
me vengaré! Pero aquí
viene el francés. ¡que no me
vea! que si el
español me ha
defraudado, ¡quizás
este también lo haga!
(se
marcha)
MONSIEUR (entra
y se pasea contemplándose en un
espejo) Esta
peluca no está diseñada como
debiera. Este rizo
de aquí. es más
largo que ese de allá. ¡Ah!
¡París!... ¡París!... ¡Qué
triste es la vida así!... ¡Y los
zapateros de aquí siempre
hacen calzados anchos!... No saben
que para estar
elegantemente calzado uno debe
sentir su pie ajustado. ¡Ah!
París!... ¡París!... ¡Qué
triste es la vida así!...
(Arlequín vestido a la moda francesa entra
haciendo muchas reverencias y
profundas inclinaciones a Monsieur)
¡Bravo, te
ves bien! ¿Has
estado con Madama?
ARLEQUÍN He estado
con ella... ¡Ah!... ¡Ojalá no
hubiera estado!
MONSIEUR ¿Por qué?
ARLEQUÍN ¡Qué
belleza! ¡Qué gracia! ¡Qué ojos! ¡Qué
nariz! ¡Qué boca! ¡Qué senos!
MONSIEUR ¿Le
presentaste mi retrato?
ARLEQUÍN Lo
presenté; y ella no se
cansaba de mirarlo
y besarlo...
MONSIEUR ¡Oh!
¡Qué amorosa!... ¿Le cantaste?
ARLEQUÍN
Canté... canté...
y ella,
¡oh, cielos!...
MONSIEUR ¿Qué hizo
ella, Arlequín, qué hizo?
ARLEQUÍN Al oírme
cantar... ¡se desmayó!
MONSIEUR ¡Oh,
querida!
(lo
besa)
¡Elevas el
nivel de mi felicidad! Pero dime:
¿te dio la respuesta?
ARLEQUÍN (Para
sí) Diablos,
¿se la entregué al otro caballero?
(A
Monsieur)
¡Ah, ah,
ah!...
MONSIEUR ¡Ah, ah,
ah!...
ARLEQUÍN Me la
dio... pero...
MONSIEUR ¿Pero qué?
ARLEQUÍN ¡La perdí!
MONSIEUR ¡Ah!
¡Indigno! ¡Villano! ¡Te
atravesaré con mi espada!
(desenvaina la espada)
ARLEQUÍN (Para
sí) ¡Necesito
encontrarla! Le daré la
respuesta del otro.
(A
Monsieur)
¡Ah, aquí
está!
(le da
una nota)
MONSIEUR ¡Oh, mi
querido Arlequín! ¡Consuelo
de mi aflicción!
(lo
abraza)
ARLEQUÍN (Para
sí) ¡Y hace un
momento quería matarme!...
MONSIEUR ¡Oh,
querida tarjeta! Leamos: "Admiro
mucho el
magnífico árbol de vuestra casa..." Pero...
¿qué es esto del árbol
de mi casa?
ARLEQUÍN (Para
sí) ¡Hagamos
lo de costumbre!
(A
Monsieur)
¿No lo
entiende?
MONSIEUR Yo no.
ARLEQUÍN Se lo
explicaré. ¿Usted no
es el único vástago de su
familia?
MONSIEUR Sí.
ARLEQUÍN ¿No tiene
que casarse?
MONSIEUR Sí.
ARLEQUÍN ¿El
matrimonio? ¿No da
frutos?
MONSIEUR Seguro.
ARLEQUÍN ¿No se
denomina árbol a lo que
da frutos?
MONSIEUR Es verdad.
ARLEQUÍN
Entonces... ¡Usted es
el árbol de su hogar!
MONSIEUR ¿Y Madama
Rosaura es tan sutil?
ARLEQUÍN ¡Eh, y
mucho más que eso!
MONSIEUR ¡Eres un
gran hombre!
(lo
besa)
ARLEQUÍN (Para
sí) ¡Otro
beso!
MONSIEUR ¡Adelante!
ARLEQUÍN Adelante.
MONSIEUR "Si debo
ser admitida entre tantas heroínas..." ¿Qué
heroínas?
ARLEQUÍN Aquellas
que lo aman a usted.
MONSIEUR Dices
bien; y son muchas. "...
también el árbol de mi casa será
ennoblecido" ¿Qué
significa eso?
ARLEQUÍN Eh... ella
será noble... y también
su viejo padre, que es el
árbol de su casa.
MONSIEUR ¡Viva el
gran Arlequín! ¡Te
mereces un reconocimiento
inmensurable!
ARLEQUÍN (Para
sí) ¡Oh, menos
mal!
MONSIEUR Estoy
pensando qué puedo darte por una
labor tan perfecta.
ARLEQUÍN Un inglés,
por un trabajo similar, me dio una
bolsa de monedas.
MONSIEUR ¿Qué? ¡Una
bolsa es poco! Te mereces
un premio ilimitado... Un
reconocimiento extraordinario Pero he
aquí... ¡he aquí
que se me ocurre una idea! Toma un
trozo de esta tarjeta, ¡que es la
cosa más preciosa del mundo!
(le da
un trozo de la tarjeta y se marcha.
Arlequín se queda atónito, mirando
salir a Monsieur)
MARIONETTE (sale
de la casa y se le acerca) Monsieur
Arlequín, ¿qué está haciendo?
ARLEQUÍN Estaba
pensando en un hombre generoso.
MARIONETTE
¿Quizás
en Monsieur Le Bleau?
ARLEQUÍN Justamente
en él.
MARIONETTE ¿Te dio un
regalo?
ARLEQUÍN ¡Y qué
regalo!
MARIONETTE Si
pretendes a servir a
la francesa, debes
aprender las
costumbres de ese país. Si el
sirviente del amante obtiene
algún beneficio, la
sirvienta de la amada tiene
derecho a una parte; porque es
ella quien se encarga de que
todo salga bien, y que
todos disfruten de la
mejor manera posible.
ARLEQUÍN ¡Viva
Marionette! ¡Brava! ¡Te
mereces una recompensa
inmensurable!
MARIONETTE Por
supuesto, pues he sido de gran
ayuda para tu amo...
ARLEQUÍN Estoy
pensando qué puedo darte por una
labor tan perfecta.
MARIONETTE Diez
escudos no alcanzan para pagar todo lo
que hice por él.
ARLEQUÍN ¿Diez
escudos? ¡No son suficientes! Te mereces
un premio ilimitado, un
reconocimiento
extraordinario... Pero he
aquí... ¡he aquí
que se me ocurre una idea! Dame tu
mano. Aquí
tienes una parte de esta tarjeta, ¡que es la
cosa más preciosa del mundo!
(Rompe
un trozo del pedazo de tarjeta que le
dio el francés, se lo da y se va)
MARIONETTE ¡Ah,
sinvergüenza, mal
educado! ¡Un trozo
de papel! ¡A mí,
hacerme una broma de este
calibre!
¡Marionette burlada y engañada! ¡Si no me
vengo, no soy
quién soy! ¿Y sabéis
quién soy? ¡Son
Marionette! ¡Soy la
hija de la doncella de la
nodriza del Rey! ¡Y mi
padre fue Tambor Mayor! ¡Haré que
te fusilen!
(Sale
corriendo por donde salió Arlequín.
Mientras tanto, la escena se ha ido
poblando. Cocineras y mozos han salido
de la
posada ,mientras otros llegan por
el puente
o se
asoman a las ventanas.
Todos se han
divertido escuchando a
Marionette)
CORO
(alegremente) ¿Qué? ¿Qué? ¿A quién
hará fusilar la hija de la
doncella del Rey? ¿La hija
del Tambor Mayor?
(Entra
Arlequín corriendo por el fondo a la
izquierda llevando bajo el brazo la ropa
que le dio Monsieur. Marionette lo
persigue)
ARLEQUÍN ¡Sálvate!
¡Sálvate! ¡Escapa!
¡escapa!
MARIONETTE ¡Si te
atrapo! ¡Si te
agarro!
CORO ¡Oh,
Arlequín!
(Marionette persigue a Arlequín; éste
coloca el sombrero francés en la cabeza
de un cocinero cubriéndolo por
completo, y también le pone su capa, luego
trepa ágilmente por el canalón de la
posada hasta el tejado, ocultándose bajo el
alero. Marionette, confundiéndolo con
Arlequín, se lanza sobre el cocinero, a quien
Arlequín le ha puesto sus ropas
de camarero francés; se las arranca
y queda sorprendida, al ver
que no es Arlequín. La
confusión ha llegado a su punto máximo)
ARLEQUÍN (desde
arriba, plácidamente) ¡Mirad,
mirad al hermoso gato, sobre el
tejado de la cocina! Si la
gatita quiere arañarlo tendrá que
trepar hasta aquí...
LOS
JÓVENES
(señalando a Arlequín) ¡Mirad,
mirad qué lindo gato, sobre el
tejado de la cocina! si la
gatita quiere arañarlo tendrá que
trepar hasta allí!
(a
Marionette, con grosera galantería)
Aráñalo,
aráñalo, gatita:
¡muéstranos cómo se hace!
(y se
amontonan a su alrededor)
MARIONETTE (trata
en vano de golpear a los jóvenes) ¡Pícaros!
¡Bribones! ¡Sí, os
voy a arañar! ¡Fuera de aquí!
(Pero,
en cambio, ella huye perseguida por los
jóvenes. Arlequín, que ha quedado solo,
desciende rápidamente y avanza hacia el
proscenio, mirando con desconfianza a su
alrededor)
ARLEQUÍN Sigiloso
como un gato, con miedo
en mis entrañas, me
escabulliré, me escurriré y me
escaparé de aquí.
(se
escapa)
ACTO
TERCERO
Escena
Primera
(Aparece una pequeña abertura en el telón,
más allá de la cual se ve el diminuto salón
de Rosaura, con una mesita en el medio,
con paquetes de cartas encima de ella.
Puerta al fondo. Rosaura escribe las últimas
direcciones, sentada a un lado de la mesa.
Marionette, de pie al otro lado, cierra los
sobres a medida que Rosaura se los
entrega)
ROSAURA Escucha,
Marionette, mi plan. Quiero
poner a prueba la fidelidad de mis
cuatro amantes. Me
disfrazaré y me presentaré a cada uno
de ellos, fingiendo
ser una amante
desconocida de su país. Quien
pueda resistir a esta
tentación, lo elegiré
entre todos, y mi
esposo será.
MARIONETTE Hazlo,
pero preveo que no
elegirás a nadie.
ROSAURA ¿Por qué?
MARIONETTE ¡Eh!
Porque todos caerán en
la trampa.
ROSAURA Ya
veremos.
MARIONETTE Y el baile
de esta noche, ¿con qué
motivo es?
ROSAURA Es un
pretexto para reunir a los
cuatro amantes conmigo.
(termina de escribir las direcciones)
Rápidamente, envía estas
invitaciones a la ciudad.
(Suena
una campana. Primero entran dos viejos
criados. inmediatamente después, otros seis.
Los viejos criados y las criadas, con
paquetes de invitaciones en la mano, se acercan
al proscenio y bailan a derecha e
izquierda)
ROSAURA, MARIONETTE Ya veremos
el efecto de esta
humorada.
(se
cierra el telón haciendo desaparecer a
Rosaura y Marionette, y continúa el ballet
en el proscenio, hasta que los dos grupos
salen)
Escena
Segunda
(Se
levanta el telón y aparece una placita, con un
café al fondo, y dos calles, a derecha e
izquierda respectivamente. Es la tarde. Monsieur Le Bleau, por un
lado, analiza la nota
de Rosaura. Don Álvaro, por el otro, hace lo
mismo.
MONSIEUR ¿Yo soy
entonces, el árbol
de una casa? ¡No puedo
creerlo! ¡No es
posible!
DON
ÁLVARO El árbol ¿es mi
retrato? ¡No es
posible!
AMBOS ¡No puedo
creerlo! ¡No es
posible!
MONSIEUR Arlequín
lo interpreta de otro modo.
DON
ÁLVARO Arlequín
lo entiende de esa manera.
ARLEQUÍN (entra
lentamente y ve que los dos
están leyendo las
tarjetas que él equivocadamente les
dio) De buena
voluntad.
(toma
las dos notas y las cambia, dándole
a cada uno la suya; luego, con una
muda reverencia, se retira)
DON
ÁLVARO
(leyendo) ¡Ah!
¡Ahora sí!
MONSIEUR ¡Oh! ¡Qué
hermosas expresiones!
(besa
la carta)
DON
ÁLVARO (Para
sí) ¡Arlequín
intercambió cartas!
MONSIEUR (a Don
Álvaro) Amigo, ¿le
enviaste algún árbol a Madama
Rosaura?
DON
ÁLVARO ¿Y tú un
retrato?
MONSIEUR No lo
niego.
DON
ÁLVARO Lo
confieso.
MONSIEUR ¿Rivales?
DON
ÁLVARO ¡Enemigos!
MONSIEUR ¿Te
rindes?
DON
ÁLVARO ¡Nunca! ¡Sígueme!
(saca
su espada y sale)
MONSIEUR ¡Yo te
sigo! Rosaura!
¡por ti!
(Va a
seguirlo; pero entra bailando un grupo
numeroso de criadas, haciendo sonar
las campanillas de todas las casas.
Monsieur se detiene admirado)
¿Y el
duelo?... ¡Ah, que espere!
(envaina su espada)
¿Debería
quizás, por un duelo, dejar de admirar a
estas bellas muchachas?... ¡Jamás!
(Va de
una a otra muchacha con
creciente admiración, mientras siguen
saliendo de las casas con
canastillas. Las jóvenes se marchan
bailando, poco a poco. Monsieur está a punto
de seguirlas, cuando otra criada
entra sola, bailando y coquetea con él,
luego se escapa riendo, por el lado
opuesto al que salió don Álvaro)
¡Oh,
belleza sin par, ten piedad de mí!
(sale
detrás de ella)
CONDE (entra
y va a sentarse en el café. Pidiéndole al
mozo, que se asoma a la puerta) ¡Un café!
MILORD (entra
por el lado opuesto y se
sienta a una mesa) ¡Un café!
(El
mozo desaparece dentro. En un
momento salen dos camareros,
sirviéndoles café a los dos)
CONDE ¡Eh! ¡no
es necesario! ¡Milord
está acostumbrado a beber
chocolate con las mujeres!
(Milord
sacude su cabeza y bebe)
Pero
queremos beber un poco más, mi querido
Milord.
(Milord
lo mira con dureza)
Su falta
de respuesta es mala educación.
MILORD (se
levanta y va al centro de la escena) Monsieur,
venga aquí.
CONDE ¿Con qué
autoridad?
(se
levanta amenazadoramente)
MILORD Debe
batirse a duelo.
(saca
la espada)
CONDE Estoy
dispuesto.
(se
para frente a él y saca su espada)
MILORD ¡A
nosotros!
CONDE ¡A
nosotros!
(Se
baten: el Conde es herido
en el brazo)
Aquí está
la sangre, ¿es
suficiente para usted?
MILORD Si.
(envaina la espada. El Conde también envaina
la suya y se va. Milord vuelve a
sentarse)
MILORD Si se
atreve a ofenderme de nuevo, su herida
será mortal.
(Entra
Rosaura disfrazada de inglesa y le hace
una reverencia a Milord, según la
costumbre de las damas inglesas)
Pero,
¿quién es esta máscara, vestida a
la manera inglesa? Esa
elegante reverencia permite conocer que es de
Inglaterra.
(Rosaura se acerca a Milord y le
hace otra reverencia)
Señora,
tan encantadora. ¿Quiere un
café?
(Rosaura indica con la cabeza que no)
¿Chocolate?
(Rosaura de igual modo.)
¿Un
ponche?
(Rosaura asiente con la cabeza) (Para
sí)
¡Oh, sí,
es inglesa!
(A
Rosaura)
Siéntese,
siéntese.
(a los
camareros)
¡Traed
ponche!
(acomoda una silla y hace que Rosaura
se siente a su derecha)
¿Me conoce
usted?
ROSAURA
Desafortunadamente.
MILORD ¿Qué? ¿Me
ama?
ROSAURA Con todo
mi corazón.
MILORD ¿Dónde me
ha visto?
ROSAURA En
Londres.
(le
traen el ponche y ella lo bebe)
MILORD ¿La amaba
yo?
ROSAURA No lo sé.
MILORD Entonces,
la amaré ahora.
ROSAURA ¿Y Madama
Rosaura?
MILORD Nada le
prometí a ella.
ROSAURA ¿Puedo
tener esperanzas? ¿Será
usted mío?
MILORD Pero
¿quién es usted?
ROSAURA Usted me
verá esta noche.
MILORD ¿Dónde?
ROSAURA En un
baile.
MILORD Estaré a
su servicio.
ROSAURA ¿Y Madama
Rosaura?
MILORD Le cederá
su lugar a una dama de mi país.
ROSAURA Deme una
prenda para que
pueda reconocerme.
MILORD Este
estuche.
(le da
un cofrecito de oro)
ROSAURA Es
suficiente para mí.
(se levanta)
MILORD ¿Quiere irse?
ROSAURA Si.
MILORD Yo la
acompañaré.
(se
levanta)
ROSAURA Si es
usted un caballero, no me siga.
MILORD La
obedezco.
ROSAURA Señor,
adiós.
(hace
su habitual reverencia y se va)
MILORD ¡Qué
placer salir de la ciudad para
encontrar a una compatriota!... Esas
reverencias... esa forma de hablar sin
palabras... superfluas... Esta dama
me conoce, me ama
mucho y me desea... Si ella es
tan hermosa como amable, será ella
la “elegida ". Rosaura es
muy estimable; pero esta
dama, esta dama es británica: dos
condiciones que me obligan a
preferirla ante todo.
(se
marcha)
DON
ÁLVARO (entra
irritado) ¡Monsieur
Le Bleau ha huido y yo,
arrebatado por la ira, no me
volví para comprobar si me seguía! ¡Esa no es
la actitud de un
caballero! ¡Lo
buscaré, lo
encontraré!
(al
camarero)
¡Un café!
(se
sienta malhumorado. Un mozo le trae
café con unas galletas)
ARLEQUÍN (va
hacia la cafetería; mira el café
que le han servido a Don Álvaro. Para
sí) ¡Ahora es
el momento de actuar!
(se
acerca a Don Álvaro)
¡Caballero, el cielo lo guarde!
DON
ÁLVARO (seco) Buenos
días.
ARLEQUÍN
(mirando a su alrededor como para
asegurarse de que nadie lo escucha, con
aire de misterio) Doña
Rosaura me envió a verlo.
DON
ÁLVARO ¡Oh,
querida dama!... dime...
ARLEQUÍN Ella
estaba sentada a la mesa, como si fuera a comer...
y en medio de lágrimas y suspiros...
DON
ÁLVARO ¿Pues
bien?
ARLEQUÍN ¿Me
autoriza usted a imitar
sus gestos?
DON
ÁLVARO Totalmente
de acuerdo: ¡totalmente!
ARLEQUÍN Bien. Estando en
ese estado, tomó una
galleta, ¡Ah! justo
igual a esta...
(toma
una galleta)
y
sumergiéndola en un licor bastante oscuro, como si
fuera este café...
(sumerge la galleta en el café)
Y mientras
se la comía delicadamente, de esta
manera graciosa...
(se
come la galleta tranquilamente,
mientras Don Álvaro pende de sus
palabras)
Me dijo: "Ve, busca
a don Álvaro, mi querido
amigo, y dile que
él... ¡Me
importa un comino!"
(riendo, huye)
DON
ÁLVARO
(levantándose, enfurecido) ¡Ah!
¡Villano! ¡Bribón! ¡Deténganlo!
MONSIEUR (entra
por donde salió Arlequín) No crea
que me falta coraje...
DON
ÁLVARO ¡Llega a
tiempo!
¡Desenvaine su espada!
(saca
la espada)
MONSIEUR ¡Mi
Rosaura! ¡Esta víctima es para ti!
(saca
su espada y se baten)
ROSAURA
(enmascarada como francesa, se pone
entre los dos, hace que se
detengan y le dice al francés) ¡Ah!
Monsieur, ¿Qué está haciendo?
MONSIEUR Lucho ¡oh,
hermosa mujer! por mi
dama.
ROSAURA ¿Y quiere
arriesgar su vida por una
mujer italiana, mientras
tantas francesas sufren,
languidecen y mueren por sus
ojos?
MONSIEUR Pero yo...
ROSAURA Monsieur,
olvídese de ella y elija
a
una dama de Francia que
suspira por usted.
MONSIEUR ¿Y quién
es ella?
ROSAURA Aquí está
a sus pies.
(se
arrodilla)
MONSIEUR
¡Levántate, cariño, me haces
morir!...
ROSAURA Si me
amara usted...
MONSIEUR (se
arrodilla) ¡Sí, te
amo!
ROSAURA ¡No es
cierto, no me levantaré hasta
estar segura de que me ama, señor!
MONSIEUR Sí,
querida, te juro que te amo. ¡De por
vida permaneceré
a tus pies!
ROSAURA ¿Y si
surgiera otra belleza?
MONSIEUR ¡Por ti la
dejaré!
(se
levanta)
¡Espera!
(se
acerca a don Álvaro que esperaba con
actitud grave apoyado en su espada)
Amigo,
esta dama francesa suspira
por mí. Ella se me
declara y me gusta, Rosaura es
vuestra.
DON
ÁLVARO Soy un
caballero, a vuestro servicio.
(envaina su espada y entra en el café)
MONSIEUR (vuelve
a Rosaura que se ha levantado) Señora,
renuncio a Rosaura. ¡Pero deja
que pueda admirar tu rostro!
ROSAURA ¡Ay, aquí
no! Usted
quédese, que yo me voy.
MONSIEUR Te
seguiré.
ROSAURA Si se
atreve a hacerlo, nunca me
volverá a ver.
MONSIEUR ¿Has
venido a atormentarme?
ROSAURA Me verá
usted esta noche. Deme una prenda para que
pueda hacerme reconocer.
MONSIEUR Aquí
tienes un frasco de agua de rosas.
(le da un
frasquito de perfume)
ROSAURA ¡Oh!
¡Gracias! ¡Muchas
gracias!
MONSIEUR ¿Dónde,
querida, podré verte?
ROSAURA Será usted
notificado.
MONSIEUR ¡Oh,
cielos!
ROSAURA ¡Oh,
estrellas!
MONSIEUR ¡Señora!
ROSAURA ¡Oh,
señor!
AMBOS ¡Oh!
¡Partir!... ¡Qué agonía para el corazón!...
MONSIEUR
¡Ah!...
ROSAURA
¡Ah!...
MONSIEUR
¡Ah!...
ROSAURA ¡Ah!...
(se
marcha)
MONSIEUR ¿Y no
puedo seguirla? ¿Tengo
prohibido verla?... ¿Una
francesa que vino a
Venecia por mí? No es que
no lo merezca, pero me
cuesta creerlo. ¿Y si
fuera una mujer de la noche que se
burla de mí? ¡Y yo la
amé de inmediato! ¡Ah! ¡Qué
gran virtud la del sexo débil! Quizás he
renunciado a Rosaura demasiado
rápido. ¡Ah! ¡No!
¡No quiero perderla! ¡Don
Álvaro!
DON
ÁLVARO
(acercándose) Monsieur.
MONSIEUR Esa dama
no se ha dado a conocer. A ciegas,
no renunciaré a Rosaura.
DON
ÁLVARO
¡Renunciará a pesar de
usted mismo!
MONSIEUR ¡Mi valor
sabrá defenderla!
DON
ÁLVARO ¡A
nosotros!
MONSIEUR ¡A
nosotros!
(se
baten a duelo)
ROSAURA (entra
enmascarada al estilo español) ¡Caballeros, deteneos!
DON
ÁLVARO ¡Una dama
española!
MONSIEUR Hermosa
dama...
ROSAURA
(agresiva y autoritaria) A vos no
os conozco. ¡Le hablo
a Don Álvaro de Castilla!
DON
ÁLVARO ¿Qué
queréis de vuestro
siervo?
ROSAURA Haced que
el francés se marche. Quiero
hablaros con libertad.
DON
ÁLVARO (a
Monsieur) Caballero...¿Quisiera usted...?
MONSIEUR Comprendo.
(se
retira)
DON
ÁLVARO Le estoy
agradecido.
MONSIEUR Y aquí
acaba el segundo duelo.
(se
marcha)
ROSAURA
(severa, dramática y autoritaria) ¡Don
Álvaro, me asombra que, para
vergüenza de España, ensuciéis
vuestra sangre con la
hija de un comerciante! ¿No os
horroriza eso? ¡Don
Álvaro! El blasón, la patria, la nación
os intiman a arrepentiros; y si esto
no os conmueve, ¡oh,
hombre atolondrado! una dama
desconocida lo requiere; que en
secreto dignándose
a amaros, ahora os
ordena: ¡salvaros!...
DON
ÁLVARO (Para
sí) ¡Ay! Estoy
plenamente
confundido... Sí... esta
voz proviene
del cielo... Rosaura es
hermosa, pero no es
noble... se merece
recibir afecto... pero no de
mí.
Dúo
ROSAURA
(dramáticamente) Veo una
madre... ¡la
vuestra, don Álvaro! en el
amargo llanto del
deshonor...
DON
ÁLVARO ¡Ah, no!
¡Detente! Ordenadme y
obedeceré.
ROSAURA Un castigo
digno por vuestro vil afecto será
amarme sin conocerme.
DON
ÁLVARO ¡Ah! Esto
es demasiado…
ROSAURA ¡Es poco
para vuestro delito!
DON
ÁLVARO Eso
cierto, es justo. Así lo
haré.
ROSAURA Tiene que
serme fiel con la
incertidumbre de la recompensa.
DON
ÁLVARO ¡Ay... me
hace temblar!...
ROSAURA Deme una
prenda de nuestro pacto.
DON
ÁLVARO Esta
tabaquera...
(le da
una caja de rapé)
ROSAURA Don
Álvaro, me estáis empezando a gustar. ¡Nos
volveremos a ver!
DON
ÁLVARO ¡Alabado
sea el cielo!...
ROSAURA ¡Nos
veremos de nuevo!
DON
ÁLVARO ¿Podría al
menos saber
quién sois?
ROSAURA ¡Oh!... Lo
sabréis: y... os
asombraréis.
(se
marcha)
DON
ÁLVARO Me estaba
perdiendo... ¡El Amor,
el Amor! ¡Es la
deidad que me salvó!
(se
marcha)
EL
CONDE (entra
con Arlequín, como si siguiera una
conversación ya iniciada) ¿Qué
estabas diciendo que no te
entiendo?
ARLEQUÍN (a
menudo interrumpiéndose con
estallidos de risa) Digo que
la señora Rosaura ha mandado
invitaciones para un baile esta noche
en la posada.
CONDE ¿Qué
demonios dices? ¿Invita en
la posada?
ARLEQUÍN Quiero
decir... ¡maldita sea!... Una broma
que le hice a Don Álvaro me hace
reír tanto que me ahogo...
CONDE ¿Y qué
broma?
ARLEQUÍN Simulando
llevarle un mensaje de la
señora Rosaura...
CONDE ¡Ah!
¡Entonces Don Álvaro tendrá
acceso a ella!
ARLEQUÍN Si señor;
acceso y acercamiento... Lo ha
invitado a él también al baile
de la viuda.
CONDE ¡A él sí!
¿Y a mí no?
ARLEQUÍN Señor sí,
también a usted. Aquí está
la invitación.
CONDE No me
gustaría encontrar entre los
invitados a tantos rivales.
ARLEQUÍN No tenga
dudas. Una dama
de su garbo sabe
satisfacer a todos, sin
dificultad.
(Entra
Rosaura enmascarada con un cendal
veneciano. Viene paseando con cierta
desenvoltura, mirando al Conde con
sumo encanto, sin hablar)
CONDE Mira,
Arlequín, esa enmascarada me observa
con atención.
ARLEQUÍN ¡Cuidado
señor! Porque, a
veces, creemos
encontrar el sol de agosto, ¡y
encontramos la luna de marzo!
(se
marcha)
CONDE Vete,
vete... ¿Y
entonces, mascarita?
ROSAURA
(Rosaura suspira) ¡Ah!...
CONDE ¿Suspiras? Simulas
inútilmente, querida,
conmigo.
ROSAURA Usted me
ofende.
CONDE Perdóneme,
señora, porque
así, enmascarada y sola, la tomé
por una criada.
ROSAURA El amor
hace tales extravagancias.
CONDE ¿Está
enamorada de mí?
ROSAURA
¡Desafortunadamente!
CONDE Pues yo
para nada de usted.
ROSAURA Si me
conociera, no diría eso.
CONDE Aunque
fuera la diosa Venus, no la
amaría.
ROSAURA ¿Por que?
CONDE Mi corazón
está comprometido.
ROSAURA ¿Con
quién?
CONDE Con quien
adoro, Madama
Rosaura.
ROSAURA ¿La viuda?
CONDE Sí,
exactamente.
ROSAURA ¡Qué mal
gusto! ¿Qué tiene
ella de hermosa?
CONDE Todo. Me
gusta. Y es suficiente.
ROSAURA ¡Ah! Le
gusta. Y es suficiente... Pero yo,
que suspiro por usted, ¿no puedo
esperar un poco de piedad?
CONDE Le he
dicho que no puede esperar nada.
ROSAURA Entonces
me iré.
CONDE Señora...
ROSAURA Al menos
déjeme un recuerdo.
CONDE ¡Pero si
no la amo!
ROSAURA Por favor.
CONDE
Comprendo... Toma,
medio ducado...
ROSAURA No me
importa su dinero.
CONDE ¿Entonces,
qué pretendes?
ROSAURA Ese
pañuelo es suficiente.
(le
quita el pañuelo de la mano)
CONDE Podría
haber dicho de entrada que le
gustaba mi pañuelo.
(le
hace un gesto de despedida y se va)
ROSAURA (lo
sigue unos pasos, mirando en
dirección a donde ha salido. Cuando está
segura de que ha desaparecido, corre
hacia el proscenio, se quita la máscara
y estalla en una exclamación de
alegría) ¡Ah! ¡Él
me ama de verdad!... ¡Soy feliz!...
MARIONETTE (entra
y se acerca a ella) ¿Qué
tiene, señora, que está
tan contenta?
ROSAURA (la
abraza, apenas pudiendo hablar, la
arrastra con ella) ¡Pronto!
¡Al baile! ¡Rápido!
(salen)
Última
Escena (A
telón bajado desfilan los invitados
vestidos de gala, con sus tarjetas de
invitación en la mano)
INVITADOS ¡En la
mansión de Rosaura habrá una
fiesta extraordinaria! De esta
mujer que tiene tanto ingenio esperamos
grandes cosas. ¡Ah!...
¡Bailemos!
(Se
levanta el telón y aparece un salón
ricamente iluminado en casa de
Rosaura, con una escalera al fondo que
conduce a una galería. El salón es un
torbellino de invitados
enmascarados. El grupo de invitados del
coro anterior se confunde con los demás)
TODOS ¡Veréis
que fiesta! ¡Veréis
qué júbilo! ¡Rosaura
prepara una fiesta
de Arcadia!
(Mientras tanto, recibidos por un vistoso
mayordomo, han entrado el Conde,
Don Álvaro, Milord y Monsieur. De
repente, en lo alto de la escalera,
aparecen tres pastores que dan una señal
con sus rústicos instrumentos.
Entonces aparece, del mismo lugar,
Marionette, disfrazada de Eros, con flechas
y carcaj. La siguen otros
pastores, pastoras y ninfas, una de las cuales
lleva un rico cofre)
MARIONETTE (invita
a todos a que se callen) ¡Silencio!
¡Soy Eros, el Rey!
TODOS ¡Ah!
(Todos
callan. Precedida por tres figuras
mitológicas, Rosaura aparece en lo alto de la
escalera)
(mientras las figuras pastoriles bailan)
Rosa de
Arcadia, ¡Salve! ¡Salve
fragante flor! ¡Eros, con
su dardo dorado, hiere tu
dulce corazón!
(Marionette toca a Rosaura con un dardo. Rosaura
desciende y avanza hacia el
proscenio, seguida de Marionette y su
séquito. Monsieur y Don Álvaro, uno a cada
lado de ella, besan las manos de Rosaura
al mismo tiempo, doblando una rodilla
a tierra, mientras que el Conde y Milord,
uno a la derecha y el otro a la
izquierda, se inclinan profundamente)
ROSAURA
¡Caballeros, escúchenme, por favor! Dado que
elegir esposo es un asunto serio, quiero
elegirlo en público.
(movimiento de sorpresa del coro)
Aquí están
mis cuatro pretendientes: Don
Álvaro, Monsieur, Milord y el Conde...
(se
vuelve hacia Milord)
Milord no
quiere una esposa. Pero, por
si acaso aun tuviera alguna duda, una
muchacha inglesa de
gentiles reverencias, me obliga
a recordarle que le
hizo promesas de amor y fidelidad... Y quien le
devuelve este estuche de oro es la
misma a quien él se lo dio.
(Marionette saca el estuche de oro de Milord
del cofre que lleva entre sus manos y
se lo entrega a Rosaura, quien a su
vez lo entrega al inglés que se retira
confuso)
(Rosaura se dirige entonces a Monsieur)
Monsieur
Le Bleau, con sus
ardientes suspiros... me fascinó. Pero
cierta francesa le recuerda que usted
se ha entregado a ella. Y aquí
está su frasco de perfume.
(Marionette le entrega el frasco a
Rosaura y ella se lo devuelve a
Monsieur, que se retira como
desmayándose. Marionette lo abanica
con un pañuelo)
(dirigiéndose a Don Álvaro)
Don
Álvaro, usted me hubiera conquistado. Pero
recuerde a una dama española, que
desprecia a los comerciantes, le ordenó
amarla sin esperanza. Conozca la
identidad de la desconocida por esta
caja de rapé que usted ya conoce.
(Marionette, igual que antes, le entrega a
Rosaura la caja de rapé que ella
devuelve a Don Álvaro, que se retira
avergonzado) (al
Conde)
Y vos,
conde, que tratáis a las
enmascaradas con tanta aspereza; y a
quienes suspiran por vos, incluso
con muy poca gentileza. A vos, que
ayer parecíais tan altivo, y ahora os
veo temblar... Os hago
saber que esa
lánguida enmascarada aquí la
mano y el corazón os otorga para ser
vuestra esposa.
MARIONETTE ¡Ah!...
Señora, ¡soy feliz! ¡Su esposa
será!
INVITADOS ¡Su esposa
será!
CONDE ¡Oh, qué
feliz soy! ¡Rosaura,
ídolo mío!
DON
ÁLVARO, MILORD,
MONSIEUR
(avanzando, abatidos) Pero,
entonces, nosotros ¿carecemos
de todo mérito?
CONDE ¡Eh! ¡Qué
queréis! ¡El cielo
me eligió!
ROSAURA
(cerrándole la boca con gracia) Despacio,
Conde, despacio... No es, no
es que él
tampoco tenga sus defectos
(Para
sí)
¡Es
bastante celoso!
(En voz
alta)
Pero es un
compatriota ¡qué es
mucho decir! y
entonces, y entonces el corazón
sobre eso no se puede controlar.
(Monsieur, retomando su compostura, corre
hacia el proscenio y se vuelve hacia
el público, inmediatamente imitado por
Marioneta, Milord y Don Álvaro)
MONSIEUR, MARIONETTE
MILORD,
DON ÁLVARO No es, no
es que él
tampoco tenga sus defectos
(se
suma a ellos el coro)
Pero él es
un compatriota ¡qué es
mucho decir! y
entonces, y entonces el corazón
sobre eso no se puede controlar!
ARLEQUÍN (de
repente, aparece por entre el coro y los
solistas, avanza hacia la concha del
apuntador y le dice al público) No es - no es que la
ópera no tenga defectos... Pero el
amor de Goldoni es una
gran cosa: y ya se
sabe- y ya se
sabe - ¡al
corazón no se lo puede controlar!
TODOS ¡Al
corazón no se lo puede controlar!
(saludan al público, bailan
y cae el telón)
Digitalizado y traducido por:
José
Luis Roviaro 2020
|