ATTO  QUARTO                                                


Scena Prima 

(Prigione) 

ARRIGO
(mostra a l'ufficial de la prigione un documento)
È di Monforte il cenno!
Per suo voler supremo
m'è concesso il vederli.
A me li adduci!

(L'ufficial esce) 

Voi per me qui gemete
in orrida prigion, 
diletti miei!
Ed io, cagion 
de' mali vostri, 
in ceppi non sono! 
E del destino vittima,
mal sottrarmi poteva 
al beneficio che m'opprime!
Clemenza ingiuriosa!
Insultante favore!
Più della vita 
è caro a me l'onore!
D'un indegno sospetto
io vengo a discolparmi.
Ma vorran essi vedermi?
Udir le mie difese?
Empio mi crede ognuno;
son reietto da lei,
in odio a tutti,
io, che per lor,
per lor morrei!
Giorno di pianto, 
di fier dolore!
Mentre l'amore sorrise a me,
il ciel dirada 
quel sogno aurato,
il cor piagato
tutto perdè!
De' loro sdegni crudo 
il pensiero
fa in me più fiero 
l'atro dolor!
Il tuo disprezzo, Elena mia,
è cruda, 
è ria pena al mio cor!

(Odi attentamente) 

Chi vien? Io tremo!
Appena, ahimè, respiro!
È dessa!
A maledirmi ella s'appresta!
A maledirmi! A maledirmi!
Ah, di terror io tremo!
Tutto ahi,
tutto or m'abbandona!
Grazia, deh, grazia, perdono,
pietade, mio bene, perdono!
Tutto or m'abbandona, ecc.
La morte è men crudel, 
è men crudel
del tuo sprezzo!

Scena Seconda 

(Elena entra) 

ELENA
Oh sdegno miei, tacete!
Fremere sento il core.
Forse a novel tormento
mi serba il traditor!

ARRIGO 
Ah! Volgi il guardo 
a me sereno,
per pietà del mio pregar,
mi perdona, o lascia almeno
che al tuo piede 
poss'io spirar!

ELENA
Del fallir mercede avrai
nel rimorso del tuo cor!
Il perdono a te? Giammai!
Non lo speri un traditor!

ARRIGO
Non son reo! 
Tremendo fato d'onta 
e lutto mi coprì, ah, sì,
fui soltanto sventurato,
ma il mio cor 
giammai tradì!

ELENA
Non sei reo, 
ma accusi il fato
che d'obbrobrio ti coprì!
Preghi il cielo, sciagurato,
che fai tristi i nostri dì!

ARRIGO
Non son reo, ecc.

ELENA
Non sei reo, ecc.
Non fu tua mano, o indegno,
che disarmò il mio braccio,
allor che il ferro vibrava
in cor del rio tiran?

ARRIGO
Mio padre!

ELENA
Tuo padre?

ARRIGO
Nodo orribil,
fatal legame è questo!
Mortale, orrendo vincolo
per sempre a me funesto,
che eternamente a perdermi
mi rivelava il ciel.
Che far dovea, me misero,
in bivio sì crudele?
Tu del fratello ai mani
te stessa offrivi invano;
io più feci, io più feci:
al crudel padre
sacrificai l'onor!

ELENA
(fra sé)
Oh, qual funesto arcano!
Oh, doppio mio dolor!
Se sincero è quell'accento,
deh, ti muova il suo dolor,
tu, che vedi il suo tormento,
tu, che leggi 
in fondo ai cor!

ARRIGO
Veritiero è questo accento,
esso è figlio del dolor.
Solo Dio sa il mio tormento,
ei che legge
in fondo ai cor.

ELENA
Ma gli aborriti vincoli?

ARRIGO
Gl'infranse già il mio core!
La vita ch'egli diedemi
ho resa al genitore;
ormai di me son libero;
riprendo l'odio antico!

ELENA
Ma il nome, le dovizie?

ARRIGO
Tutto disprezza Arrigo!
Da lui vogl'io sol chiedere
del mio soffrir mercè,
il don di poter vivere,
o di spirar,
di spirar con te.

ELENA
Arrigo! 
Ah, parli a un core
già pronto a perdonare;
il mio più gran dolore
era doverti odiar!
Un'aura di contento
or calma il mio martir;
io t'amo, io t'amo!
E quest'accento
fa lieto il mio morir!
Gli odi fur già fatali
al cor 
che indarno spera!
Di sangue i tuoi natali
poser tra noi barriera!
Addio! M'attende il cielo!
Addio! Mi serba fè!
Io muoio, io muoio!
E il mortal velo
spoglio pensando a te.
Ah! Mi serba fè, ecc.

ARRIGO
Pensando a me, 
pensando a me!
È dolce raggio,
celeste dono
il tuo perdono
al mio pentir.
Sfidar le folgori
vo' del destino,
se a te vicino
potrò, ah! Potrò morir!

ELENA
Or dolce all'anima
voce risuona,
che il ciel perdona
al tuo pentir.
Sfidar le folgori
vo' del destino,
se a te vicino
potrò, ah! Potrò morir!

ARRIGO
Ah, tu perdoni al mio pentir!

ELENA
Sì!
Ah! Or dolce all'anima, ecc.

ARRIGO
Ah! È dolce raggio, ecc.

Scena Terza 

(Procida entra e s'avvicina ad Elena. 
Arrigo s'allontana) 

PROCIDA
(Mostra ad Elena una lettera)
Amica man, 
sollievo al martir nostro,
questo foglio recò
d'oltre le mura della prigion!

ELENA
(leggendo)
"D'Aragona un navil
solcò vostr'onde, 
ed è già presso al porto,
gravido d'oro e d'armi!"

PROCIDA
Ed io gemo tra ferri!
Ah, del mio sangue a prezzo
potessi uscir!
Un giorno, un'ora!
Che il mio voto si compia 
e poi, gran Dio, si mora! 

(Vedendo ad Arrigo) 

Ma chi vegg'io?
Costui perchè
miro al tuo fianco?

ELENA
Il suo pentir
quivi lo addusse!

PROCIDA
Un nuovo tradimento!

(guardando a Monforte, Bethune 
e francesi qui entrano) 

Il suo complice vedi!

Scena Quarta 

BETHUNE
(a Monforte)
I cenni tuoi, signor!

MONFORTE
Un sacerdote e il lor supplizio!

BETHUNE
Il popol minaccioso freme!

MONFORTE
Le schiere in armi
ne' destinati lochi
pronte a' cenni miei 
il primo grido de' ribelli,
segnal di strage sia!
Intendesti?

BETHUNE
Sì, t'intesi!

Scena Quinta 

ARRIGO 
(a Monforte)
Perchè tai cenni?

MONFORTE
Brevi istanti ancora,
e giunta l'ultim'ora
per lor sarà!

ARRIGO
Di morte!

PROCIDA 
(fra sé)
O patria mia! La morte!
Or che dal viver mio 
dipende tua sorte!

ARRIGO
(A Monforte)
Ai prigionier perdona tu,
oh signor!
oh me con essi uccidi!

ELENA 
(A Procida)
L'intendi tu?

PROCIDA
Colui che ci tradia
merta perir!
Ma non pei lari suoi.

(Ad Arrigo.)

Ah, va! Di tanto onore
ti proclamo indegno!

ARRIGO 
Ah!...

MONFORTE
Da lor tanto oltraggio 
a te spettava, Arrigo!
A te, mio sangue!

PROCIDA 
Che?

ELENA
Suo figlio!

MONFORTE
A te, che scegli, ingrato,
piuttosto morte 
che con me la gloria!

PROCIDA
Lui, suo figlio!
Or compiuto è il nostro fato!
Addio, mia patria, 
invendicato
ad altra sfera 
m'innalzo a vol;
io per te moro, ma disperato
d'abbandonarti 
fra tanto duol!

MONFORTE
Sì, col lor capo 
sarà troncato
a quell'ardire 
furente il vol.

ARRIGO
Ah! Nella tua tomba, 
o sventurata,
per me cangiossi 
il patrio suol!

MONFORTE
E dai ribelli sarà sanato,
gentil Sicilia,
il tuo bello suol!

ARRIGO
Ma non morrai, 
donna adorata,
o teco, il giuro, 
morrò di duol.

PROCIDA
Io per te moro
disperato, ecc.

ELENA
Addio, mia patria amata,
addio, fiorente suolo!
Io movo sconsolata
ad altra sfera il vol! ecc.
Addio, mia patria amata, ecc.
Oh mia patria,
t'abbandono in duol!

ARRIGO
Nella tua tomba per me, ecc.
Ma non morrai,
donna adorata, ecc. Ah!

PROCIDA
Addio, ,mia patria, ecc.

SACERDOTI
(Interno)
De profundis 
clamavi ad te,
Domine!
Exaudi orationem meam!

PROCIDA 
(Ad Elena.)
A terra, o figlia!
Prostriamci innanzi a Dio!
Già veggo il ciel sorridere.

ELENA
M'attende il fratel mio!

ARRIGO
(a Monforte)
Pietà, pietà di loro!
Sospendi il cenno, 
o qui con essi io moro!

MONFORTE 
Tu, tu pur colpevole,
audace assunto imprendi!
E con qual dritto ai complici
intercessor ti rendi?

(tenero) 

Ma, benchè ingrato, al figlio
tutto concedo e dono.
Padre mi chiama, Arrigo,
e ad essi e a te perdono!

ARRIGO
Oh, ciel!

MONFORTE
(guardando al popolo)
Indarno un popol supplice
or mi cadrebbe al pie!
Dimmi sol di' "mio padre!"
e grazia avran da me!

ELENA 
(Ad Arrigo.)
Non dir giammai,
no, no, giammai
e lasciami morir!

ARRIGO
Ah, donna!

ELENA
Nel pentimento
mi serba fede almen!

MONFORTE 
Chiamami padre,
e grazia avran da me!
Di' "mio padre" di'.

ELENA
Non dir giammai,
no, no, giammai!
E avrai da me perdon!

(s'apri una porta e appare il carnefice) 

ARRIGO
Mi reggi tu, gran Dio!
Che vegg'io?

SACERDOTI
De profundis 
clamavi ad te, Domine!
Domine, exaudi vocem meam!

MONFORTE 
La scure ha
il carnefice in mano,
e attende il cenno mio!

ARRIGO
Cenno crudel,
comando sanguinario!

(due sacerdoti accompagnano ad Elena e Procida)  

PROCIDA
(Ai sacerdoti)
Noi vi seguiam.

(Ad Elena.)

A morte vieni!

ELENA
A gloria!

ARRIGO
Oh donna!... Oh donna!

PROCIDA
Oh patria mia!

SACERDOTI
De profundis!

ELENA
Oh patria mia!

ARRIGO
Oh terror!

ELENA, PROCIDA
Oh ciel!

SACERDOTI
De profundis!

DONNE
Grazia!

SACERDOTI
De profundis!

DONNE
Grazia!

SACERDOTI
De profundis!

PROCIDA, ELENA
Oh mia Sicilia, 
per sempre addio, addio!

SACERDOTI
De profundis clamavi...

DONNE
Grazia!

PROCIDA, ELENA
Per sempre addio, addio!

ARRIGO
Oh padre!, Oh padre!
Oh padre!

MONFORTE
Oh gioia! E fia pur ver?

DONNE
Grazia, grazia per lor!

SACERDOTI
... ad te, Domine!

MONFORTE
(al carnefice)
Ministro di morte, arresta! 
A lor perdono!
Nè basti a mia clemenza!
Qual d'amistà suggello
tra popoli rivali
d'Arrigo e di costei 
io sacro il nodo.

ELENA
Giammai!

PROCIDA
(sottovoce ad Elena)
Tu il dei! 
La patria, il fratello,
o donna,
il voglion! Tel consiglio!

MONFORTE
(guardando al popolo)
Pace e a tutti perdon!
Ritrovo un figlio!

ELENA, ARRIGO
Oh mia sorpresa,
oh giubilo
maggior d'ogni contento!
E poco il labbro, e accento
a esprimerlo non ha,
no, non ha.

MONFORTE, POPOLO
Risponda ogn'alma al fremito
d'universal contento;
di pace omai l'accento
ovunque echeggerà.

PROCIDA
Di quelle gioie al fremito,
al general contento,
fra poco un altro accento
tremendo echeggerà.

ELENA, ARRIGO
Omai rapito in estasi
da tanta gioia il core,
s'apre al più dolce amore,
è pegno d'amistà.
Omai rapito, ecc.

MONFORTE, POPOLO
Lieti pensieri all'estasi
rapiscono ogni core.
Ah! Il serto dell'amore
coroni l'amistà.
Lieti rapito, ecc.

PROCIDA
(fra sé)
Lo spensierato giubilo
si cangerà in dolore;
ah! dal velo dell'amore
vendetta scoppierà.
Dal velo, ecc.

ARRIGO
(a Monforte)
Deh! Colma il nostro giubilo
sì cotanto in sen represso;
e il sacro imen 
si celebri doman!

MONFORTE
Quest'oggi istesso,
allor che al raggio fervido
temprato dalla brezza
s'udrà squillare il vespero.

ARRIGO
Oh cara, oh dolce ebbrezza!

PROCIDA
(fra sé)
Fra poco! O ciel terribile,
la forza a me darai!

ELENA
Sei mio! Sei mio!
E il crederò?
Omai rapito in estasi, ecc.

ARRIGO
Son tuo! Son tuo!
E il crederò?
Omai rapito in estasi, ecc.

MONFORTE, POPOLO
Di pace omai
l'accento echeggerà.
Lieti pensieri, ecc.

PROCIDA
(fra sé)
Giammai! Giammai!
Sì, di quelle gioie
al fremito, ecc.

(Monforte, Elena e Arrigo escono)
ACTO  CUARTO


Escena Primera

(Prisión) 

ARRIGO
(muestra al carcelero un papel)
¡Es una orden de Monforte!
Por su voluntad suprema
me es concedido verlos.
¡Hazlos venir!

(El carcelero sale) 

¡Por mi culpa aquí gemís,
en esta sórdida prisión, 
queridos amigos!
¡Y yo, causa de vuestros males, 
en el calabozo con vosotros no estoy!
¡Víctima del destino
mal podría sustraerme
al beneficio que me atormenta!
¡Clemencia injuriosa!
¡Vergonzoso favor!
¡Mas preciado que la vida 
es para mí el honor!
De una indigna sospecha
vengo a defenderme.
Pero ¿querrán verme?
¿Oirán mis disculpas?
Traidor me creen todos.
Ella me desprecia
y todos me odian.
¡Yo que por ellos moriría!
¡Día de llanto y
profundo dolor!
Cuando ya el amor
comenzaba a sonreírme,
el cielo eclipsó 
aquel sueño dorado.
¡Mi atormentado corazón
todo lo ha perdido!
Su repudio
hace más cruel
el atroz dolor.
Tu desprecio, 
Elena mía,
es una dura y terrible
pena 
para mi corazón.

(Escuchando.) 

¿Quién viene? ¡Tiemblo!
Apenas ¡ay de mí! puedo respirar.
¡Es ella!
¡Se dispone a maldecirme!
¡A maldecirme! 
¡A maldecirme!
¡Ah, espantoso terror!
Todo ¡ah! todo me abandona.
¡Gracia, gracia, perdón,
piedad, mi bien, perdón!
Todo ¡ah! todo me abandona. Etc.
¡Menos cruel 
que tu desprecio
me es la muerte!

Escena Segunda 

(Elena, sale conducida por el carcelero) 

ELENA
¡Oh, que mi ira calle!
Siento temblar el corazón.
¡Quizá un nuevo tormento
me reserva el traidor!

ARRIGO 
¡Vuelve hacia mí 
tu mirada serena,
escucha mis suplicas,
perdóname,
o deja, al menos,
que pueda expirar a tus pies!

ELENA
¡Tu condena será
el remordimiento de tu corazón!
¿Perdón? ¡Jamás!
¡No lo espere un traidor!

ARRIGO
¡No soy culpable! 
La tremenda fatalidad
me cubrió 
de vergüenza y luto.
Fui simplemente un desventurado,
pero mi corazón jamás traicionó.

ELENA
¡No eres culpable 
porque acusas al destino
de haberte cubierto de oprobio!
¡Suplica al cielo, desgraciado,
pues entristeces nuestros días!

ARRIGO
No soy culpable, etc.

ELENA
¡No eres culpable, etc.
¿No fue tu mano ¡oh indigno!
quien desarmó mi brazo
cuando el acero caía 
sobre el corazón del tirano?

ARRIGO
¡Es mi padre!

ELENA
¿Tu padre?

ARRIGO
¡Ay, es nudo horrible,
una fatal relación!
Mortal y terrible vínculo
por siempre para mí funesto,
que para perderme eternamente
me lo reveló el cielo.
¿Qué debía hacer ¡mísero de mí!
en dilema tan cruel?
Tú, a los manes del hermano
te ofrecías en vano.
yo hice algo más:
¡a un cruel padre
sacrifiqué mi honor!

ELENA
(para sí)
¡Oh, cruel, funesto arcano!
¡Oh, mi mayor dolor!
Si sinceras son esas palabras
compadécete de su dolor;
Tú, que ves su tormento,
Tú, que lees 
en el fondo de los corazones

ARRIGO
Mis palabras son sinceras
pues son hijas del dolor.
Sólo Dios sabe de mi tormento,
pues Él lee
en el fondo de los corazones.

ELENA
Pero ¿y el odioso parentesco?

ARRIGO
¡Lo destruyó ya mi corazón!
La vida que mi padre me dio,
ya se la he devuelto.
¡Ahora soy libre
y retomo mi viejo odio!

ELENA
Pero ¿y las riquezas?

ARRIGO
¡Arrigo las desprecia todas!
A él sólo quiero pedirle
con recompensa a mi sufrimiento,
el don de poder vivir 
o de morir,
de morir junto a ti.

ELENA
¡Arrigo! 
¡Ah, hablas a un corazón
predispuesto a perdonar;
mi mayor dolor era
tener que odiarte!
Una brisa dichosa
calma ahora mi martirio.
¡Yo te amo, te amo,
y estas palabras
hacen alegre mi muerte!
¡El odio es fatal
para un corazón 
que en vano espera!
¡Tu origen pone entre nosotros 
una barrera de sangre!
¡Adiós, me espera el cielo!
¡Adiós, manténte fiel a mí!
¡Muero!
¡Y del mortal velo me despojo 
pensando en ti!
¡Ah, manténte fiel a mí! Etc.

ARRIGO
¡Pensando en mí!
¡Pensando en mí!
Tu perdón
es un dulce rayo,
un don celestial
para mi culpa.
¡Desafiaré los rayos
del cruel destino,
si cerca de ti
puedo morir!

ELENA
Ahora una dulce voz
resuena en mi alma
pues el cielo 
perdona tu culpa.
Desafiaré los rayos
del cruel destino,
si cerca de ti
puedo morir!

ARRIGO
¡Ah, perdona mi culpa!

ELENA
¡Sí!
¡Ahora una dulce voz, etc.

ARRIGO
¡Es un dulce rayo, etc.

Escena Tercera 

(Procida entra y se dirige hacia Elena. 
Arrigo se aleja) 

PROCIDA
(En voz baja a Elena sin ver a Arrigo)
¡Una mano amiga, 
alivio de nuestro martirio,
esta carta nos ha enviado desde 
el otro lado del muro de la prisión!

ELENA
(lee a media voz)
"Un navío de Aragón se encuentra
anclado en vuestras aguas,
próximo al puerto,
cargado de oro y armas"

PROCIDA
¡Y yo gimo entre grilletes!
¡Ah, si al precio de mi sangre
pudiera escapar!
¡Un día, una hora!
¡Que mi deseo se cumpla 
y después, gran Dios, que muera!

(Se vuelve y reconoce a Arrigo.) 

¿Qué veo?
¿Qué hace ése
a tu lado?

ELENA
¡Su arrepentimiento
aquí lo condujo.

PROCIDA
¡Una nueva traición!

(Indicando a Monforte, que entra seguido 
de Bethune y soldados) 

¡Ahí llegan sus cómplices!

Escena Cuarta 

BETHUNE
(a Monforte) 
¿Cuáles son tus órdenes, señor!

MONFORTE
¡Un sacerdote y al cadalso!

BETHUNE
¡El pueblo amenazador se inquieta!

MONFORTE
Sitúa a las tropas en los lugares previstos
y que a mi orden 
estén prontas para intervenir.
El primer grito de los rebeldes 
será la señal de la matanza!
¿Entendiste?

BETHUNE
¡Sí, he entendido! 

Escena Quinta 

ARRIGO 
(a Monforte)
¿Por qué tales órdenes?

MONFORTE
¡En breves instantes
sonará la última hora
para ellos!

ARRIGO
¡La muerte!

PROCIDA 
(para sí)
¡Oh patria mía! ¡La muerte!
¡Ahora que de mi vida 
depende tu suerte!

ARRIGO
(A Monforte )
¡Perdón para los prisioneros,
oh señor!
¡Gracia, o mátame con ellos!

ELENA
(A Procida, con alegría.) 
¿Lo has oído?

PROCIDA
¡Quien traiciona
merece morir!
Pero no por su patria. 

(A Arrigo.) 

¡Vete! De tanto honor
te declaro indigno!

ARRIGO 
¡Ah!

MONFORTE
¿De ellos tanto ultraje
soportas, Arrigo?
¡Tú, mi sangre!

PROCIDA 
¿Qué?

ELENA
¡Es su hijo!

MONFORTE
¡Tú que eliges, ingrato, 
la muerte 
antes que la gloria conmigo!

PROCIDA
¡Él, su hijo!
¡Cumplido está nuestro destino!
¡Adiós, patria mía! 
Me elevo hacia otra esfera
sin haberme vengado.
¡Por ti muero, 
pero desesperado
de abandonarte 
entre tanto dolor!

MONFORTE
Sí, con su cabeza 
será cortado
el vuelo 
de la rebelión.

ARRIGO
¡En tu tumba, 
oh desventurada,
para mí se convirtió 
el patrio suelo!

MONFORTE
¡Noble Sicilia,
de rebeldes quedará limpio
tu hermoso suelo!

ARRIGO
Pero no morirás, 
mujer adorada,
o contigo, lo juro, 
moriré de dolor.

PROCIDA
Por ti muero 
desesperado, etc.

ELENA
¡Adiós, mi patria amada,
adiós, florido suelo!
¡Yo levanto desconsolada
hacia otra esfera el vuelo! Etc.
¡Adiós, mi patria amada! Etc.
¡Oh, patria mía
te abandono con tristeza!

ARRIGO
En tu tumba para mí, etc.
Pero no morirás,
mujer adorada, etc. ¡Ah!

PROCIDA
¡Adiós, patria mía, etc.

SACERDOTES
(Interior.)
De profundis 
clamavi ad te,
Domine!
Exaudi orationem meam!

PROCIDA 
(A Elena.)
¡Arrodíllate, oh hija!
¡Postrémonos ante de Dios!
¡Ya veo el cielo sonreír!

ELENA
¡Me espera mi hermano!

ARRIGO
(A Monforte)
¡Piedad, piedad para ellos!
¡Suspende la orden 
o aquí con ellos moriré!

MONFORTE 
¿Tú, también culpable?
¡Audaz asunto emprendes!
¿Con qué derecho eres
el intercesor de tus cómplices?

(Con ternura.) 

Pero, aunque ingrato, 
a mi hijo todo se lo concedo y doy.
¡Llámame padre , Arrigo,
y a ellos y a ti perdono!

ARRIGO
¡Oh, cielos!

MONFORTE
(señala la muchedumbre que entra)
¡En vano un todo un pueblo
podría ablandarme!
Pero dime sólo "padre mío"
y gracia obtendrán de mí!

ELENA 
(A Arrigo.)
¡Ah, no lo digas! 
¡No, no, nunca!
¡Déjame morir!

ARRIGO
¡Ah, mujer!

ELENA
¡En el arrepentimiento
permanéceme fiel!

MONFORTE 
¡Llámame padre
y gracia obtendrán de mí!
Di "padre mío" di.

ELENA
¡No, no lo digas nunca!
¡No, no, nunca!
¡Y tendrás mi perdón!

(Se abre una puerta y aparece el verdugo) 

ARRIGO
¡Oh, Dios mío!
¿Qué veo?

SACERDOTES
De profundis 
clamavi ad te, Domine!
Domine, exaudi vocem meam!

MONFORTE 
¡El hacha 
del verdugo
espera mi orden!

ARRIGO
¡Orden cruel, 
injusta, inicua orden!

(Dos sacerdotes acompañan a Elena y Procida) 

PROCIDA
(A los sacerdotes)
Os seguimos.

(A Elena.) 

¡Ven hacia la muerte!

ELENA
¡Hacia la gloria!

ARRIGO
¡Oh, mujer!... ¡Oh, mujer!

PROCIDA
¡Oh, patria mía!

SACERDOTES
¡De profundis!

ELENA
¡Oh, patria mía!

ARRIGO
¡Oh, terror!

ELENA, PROCIDA
¡Oh, cielos!

SACERDOTI
¡De profundis!

CORO DE MUJERES
¡Gracia!

SACERDOTI
¡De profundis!

CORO DE MUJERES
¡Gracia!

SACERDOTES
¡De profundis!

PROCIDA, ELENA
¡Oh, mi Sicilia, adiós,
adiós para siempre!

SACERDOTES
De profundis clamavi...

CORO DE MUJERES
¡Gracia!

PROCIDA, ELENA
¡Adiós, adiós para siempre!

ARRIGO
¡Oh, padre! 
¡Oh, padre mío!

MONFORTE
¡Oh, dicha! ¿Será al fin verdad? 

CORO DE MUJERES
¡Gracia, gracia para ellos!

SACERDOTES
...ad te, Domine!

MONFORTE
(Al verdugo.)
¡Ministro de muerte, detente! 
¡Los perdono!
¡Que no baste mi clemencia!
¡Como sello de amistad
entre pueblos rivales,
consagro la unión
de Arrigo y esta dama!

ELENA
¡No!

PROCIDA
(en voz baja a Elena)
¡Debes aceptar! 
¡La patria y tu hermano 
así lo quieren, oh mujer!
¡Te lo aconsejo!

MONFORTE
(dirigiéndose al pueblo)
¡Paz y perdón para todos!
¡He encontrado a mi hijo!

ELENA, ARRIGO
¡Oh, sorpresa! 
¡Oh, júbilo
no puede haber mayor felicidad!
Mis labios no tienen palabras
para expresarlo.
no, no tienen.

MONFORTE, PUEBLO
Que todos participen 
del universal contento;
sólo palabras de paz 
en adelante resonarán.

PROCIDA
En medio de la alegría 
y del júbilo general,
dentro de poco una palabra 
tremenda sonará.

ELENA, ARRIGO
Mi corazón transportado en éxtasis
por tanta alegría y gozo,
se abre al mas dulce amor
como prenda de amistad.
Mi corazón transportado, etc.

MONFORTE, PUEBLO
Alegres pensamientos transportan
en éxtasis a todos los corazones.
¡Ah, que la guirnalda del amor
corone la amistad!
Alegres pensamientos, etc.

PROCIDA
(para sí)
El despreocupado júbilo
se trocará en dolor.
¡Ah, bajo el velo del amor
la venganza estallará!
Bajo el velo, etc.

ARRIGO
(A Monforte)
¡Ah, colma nuestro gozo
tanto tiempo reprimido
y que el sagrado himeneo 
se celebre mañana!

MONFORTE
¡Hoy mismo!
Cuando templados por la brisa 
se aplaquen los rayos del ardiente sol,
se oirá el toque de vísperas.

ARRIGO
¡Oh cara, oh divina embriaguez!

PROCIDA
(para sí)
¡Ya falta poco! ¡oh cielo terrible,
dame fuerzas!

ELENA
¡Eres mío! ¡Eres mío!
¿Será posible?
Transportada en éxtasis. etc.

ARRIGO
¡Soy tuyo! ¡Soy tuyo!
¿Será posible?
Transportado en éxtasis, etc.

MONFORTE, PUEBLO
Ya se oyen 
palabras de paz.
Gratos pensamientos, etc.

PROCIDA
(para sí)
¡Jamás! ¡Jamás!
Sí, entre tanta
alegría, etc.

(Monforte sale con Elena y Arrigo)

Acto V