LAS VÍSPERAS SICILIANAS
Personajes
ELENA ARRIGO MONFORTE PROCIDA DANIELI NINETTA ROBERTO TEBALDO BETHUNE VAUDEMONT |
Princesa Siciliana Enamorado de Elena Gobernador francés de Sicilia Patriota siciliano Joven siciliano Dama de Elena Soldado francés Soldado francés Oficial francés Oficial francés |
Soprano Tenor Barítono Bajo Tenor Soprano Bajo Tenor Bajo Bajo |
La acción se desarrolla en Palermo, Sicilia, durante la ocupación francesa en el año 1282.
ATTO PRIMO Scena Prima (Gran piazza de Palermo) SOLDATI FRANCESI, TEBALDO, ROBERTO A te, ciel natio, con dolce desio torni il mio pensier, sì, tra i canti e i bicchier. SICILIANI (sottovoce) Con empio desio al suol natio insultan gl'iniqui fra canti e vin. SOLDATI FRANCESI TEBALDO, ROBERTO Con fronde d'alloro, col vino e coll'oro del pro' vincitor premiate il valor, ecc. SICILIANI (sottovoce) Oh vendetta, oh vendetta. Giorno di vendetta men lento t'affretta, desta il valore ai vinti in cor. Oh giorno di vendetta, ecc. TEBALDO (alzando il bicchiere) Evviva, evviva il grande capitano! ROBERTO Di Francia orgoglio e primo per valor! TEBALDO E fulmine di guerra: ROBERTO Mai non fere invano ed è de' suoi de' suoi l'amor! (Bethune e le conte di Vaudemont escono) Così di queste mura che chiamano Palermo, lo disse il general, - mio duce, è ver? - noi siam signori! BETHUNE (ridendo) Ah, ah! Il tuo piè vacilla. Amico, ebbro tu sei! ROBERTO Ebbro son io... d'amore! Ah! Mi piace ogni beltà. BETHUNE È il siciliano geloso, e fier delle sue donne il core. ROBERTO Ah, no, non v'ha cor che non ceda d'un cimiero alla vista! (A Tebaldo.) Vedrai!... TEBALDO Ma i lor consorti? ROBERTO Vincitor generoso m'avran donna gentile e facil sposo. FRANCESI Con fronde d'alloro, ecc. SICILIANI Oh vendetta, giorno di vendetta men lento t'affretta, ecc. Scena Seconda (entrano Elena, Ninetta e Danieli) VAUDEMONT (A Bethune) Qual s'offre al mio sguardo del ciel vaga stella? Fra noi qual si noma sì rara beltà? BETHUNE A lutto vestita, del prence sorella, cui tronco fu il capo, ostaggio qui sta. Or mesta deplora l'amato fratello. VAUDEMONT Amico allo Svevo che tanto l'amò. Affetto fatale che il sangue scontò! BETHUNE Quest'oggi ricorda quel dì doloroso. VAUDEMONT All'ombra fraterna invoca riposo. BETHUNE E ultrice su noi la folgor, la folgor del ciel! VAUDEMONT E a dritto, chè il duce fu troppo crudel! BETHUNE Ah! taci; ad un soldato mal s'addicon tai detti! (Bethune e Vaudemont partono) Scena Terza DANIELI Oh di fatal, giorno di duol, ove il nemico ferro de' miglior suoi figli il suol materno orbava! ELENA Oh mio fratel, Federico! Oh nobil alma, fior che rio turbin svelse nel suo primier mattino! Morte, morte al tiran che la tua vita troncava, e indifferente a tanto eccidio qui stassi ognun! Da me vendetta omai, oh mio fratel e sol da me tu avrai! ROBERTO (ubriaco) Assai nappi vuotammo; la canzone or ci allegri, il Siciliano Canti le nostre glorie! TEBALDO Il pensi tu? ROBERTO (guardando ad Elena) Per mia fè! Canto gentile tra queste belle or chi sciorrà! Fior di beltà or via, a te s'aspetta! NINETTA (A Danieli) Che fia di noi? ROBERTO Signor mi fe' de forti il dritto, e al vincitor mal ti sottraggi, oh donna! Non più s'indugi! Olà! NINETTA (proteggendo ad Elena) Soldato! E tanto ardisci? ELENA (a Ninetta.) Taci! ROBERTO (con furore) Tu canterai, tu canterai! Ovver... ELENA (calmata) Sì, canterò. In alto mare e battuto dai venti, vedi quel pino in sen degli elementi a naufragar già presso? Ascolti il pianto del marinar pel suo naviglio infranto? Ascolti il pianto del marinar? Ah! Deh! Tu calma, oh Dio possente, col tuo riso e cielo e mar; salga a te la prece ardente, in te fida il marinar! E Dio risponde in suo voler sovrano; a chi fida in sè stesso il cielo arride. Mortali! il vostro fato è in vostra man, coraggio, su coraggio, del mare audaci figli; si sprezzin i perigli, è il gemere viltà! Al ciel fa grave offesa chi manca di coraggio. Osate! L'alta impresa Iddio proteggerà! SICILIANI, NINETTA, DANIELI Oh quai detti! Quale ardor! ELENA (guardando gli siciliani) E perchè le preci ascolto, perchè pallido è ogni volto? Nel più forte del cimento voi tremate di spavento? Ardir, ardir! Al mugghiare, al mugghiare dell'onda e agli scrosci del tuono risponda, si desti alfin il vostro ardor, invitti cor! SICILIANI, NINETTA, DANIELI (sottovoce) A quel dir ogni ardore si destò nel mio core. Sospirar è viltade! L'onta ria vendichiamo, il servir disprezziamo, e con noi Dio sarà. TEBALDO, ROBERTO, SOLDATI FRANCESI Di vin colmi bicchieri rallegran ogni core, raddoppiano il valore; beviamo alla beltà! Ah, sì, beviamo, ecc. ELENA (guarda gli soldati) Santa voce dell'onore già parlò a quei cor. Ah! coraggio, su, coraggio, del mare audaci figli. Si sprezzin i perigli; Iddio vi guiderà! Si vendichi l'offesa. Si spezzi il rio servaggio. NINETTA, DANIELI, SICILIANI Ardir, ardir! ELENA Osate! L'alta impresa il ciel proteggerà! SICILIANI, ELENA, DANIELI, NINETTA Andiam! Orsù, coraggio, corriam, feriam, splenda l'acciar del prode in man. Andiam, feriam, ecc. SOLDATI FRANCESI Ah, sì, beviam, beviam nei nappi. Qual rumor! Ma qual frastuono! Ma qual rumor fa questa canzon! Ma qual rumor, ecc. (Gli siciliani prendono gli brando. Monforte appare en la porta del palazzo) TUTTI Egli! Oh, ciel! ELENA Oh, furor! Che mai vegg'io? Innanzi a lui paventa ognun. Gran Dio! (tutti siciliani partono, salvo Elena, Ninetta e Danieli) Scena Quarta ELENA, NINETTA, DANIELI (fra sé) D'ira fremo all'aspetto tremendo, io fremo, d'ira fremo, l'alma mia raccapriccia d'orrore! D'ira fremo! MONFORTE (fra sé) D'odio fremon compresso, tremendo, d'odio fremon, ma di sprezzo sorride il mio cor! D'odio fremon! ELENA (fra sé) Oh fratello! Fratello! A te penso gemendo, e vendetta, vendetta sol spira il mio cor! Fratello! gemendo penso a te, ecc. NINETTA, DANIELI (fra sé) Al fratel ella pensa gemendo, e vendetta, e vendetta sol spira il cor! Gemendo penso al fratel, ecc. MONFORTE (fra sé) Freman pur, ma divorin tacendo la vergogna e l'imbelle furor! Divorin tacendo il vil furor! Ah, freman pur, ecc. Scena Quinta (appare Arrigo) ARRIGO Oh donna! ELENA Oh ciel! Chi miro? Arrigo! E il crederò? Tu prigionier... ARRIGO Ah! sì, tra cari miei, del mio destino incerti, in questo loco libero stommi! ELENA, NINETTA Oh! che di' tu? ARRIGO Tremanti giudici pronunciaro equa sentenza! Cotanto osaro di Monforte in onta! ELENA, NINETTA Gioia! E fia vero? ARRIGO Appieno assolto io sono! E fu sola giustizia e non perdono. MONFORTE (indicando il palazzo) Di sconoscente cor segno è tuo folle ardire. Mercede lui rendi ch'è sì clemente. ARRIGO Meglio di' ch'egli è lasso! Al ferro il braccio or manca ed alle faci, se non vien meno il cor. Ei si riposa per colpir poi meglio! ELENA Ah, taci! NINETTA Non osar! ARRIGO E perchè? Ah, tra queste mura se il recasse, il recasse fortuna a mia vendetta! MONFORTE Or lo vedrai! Il tuo bollore affrena. ARRIGO Dov'è? MONFORTE Innanzi a te! ARRIGO Ciel! ELENA (fra sé) Ahimè! di lui che fia? MONFORTE Ebben! Non mi rispondi tu? ARRIGO Ah! nol poss'io! A me fu tolto il brando! Scena Sesta MONFORTE (Ad Elena, Ninetta e Danieli) Sgombrate! (Ad Arrigo) Tu qui resta, io tel comando! Qual è il tuo nome? ARRIGO Arrigo. MONFORTE Non altro? ARRIGO T'è noto l'odio mio! Al mio nemico ciò basti! MONFORTE E il genitore? ARRIGO Io genitor non ho! So che ramingo ed esule finiva i giorni suoi lontan dal patrio tetto, lontan dai cari suoi. MONFORTE Or di tua madre narrami! ARRIGO (guardando il celo) Ah! non è più colei! Già dieci lune scorsero che, lasso! la perdei; in breve la vedrò! MONFORTE Io so che prima di perderla del duca Federico t'accolse già la reggia. ARRIGO Sì, m'albergò la stanza di quell'eroe! MONFORTE Del perfido! ARRIGO Ei mi guidò magnanimo tra le guerriere squadre; i passi miei sorregger degnò siccome un padre; d'onor gli alteri esempi fu gloria mia seguir; per lui vissi ed impavido per lui voglio morir! Di giovane audace castiga l'ardir; mi sento capace d'odiarti e morir! Non curo ritorte, disprezzo il dolor; incontro alla morte va lieto il mio cor! MONFORTE (fra sé) Ammiro e mi piace in lui quell'ardir. Lo credo capace d'odiarmi e morir! Non cura ritorte disprezza il dolor, ed incontro a morte non teme il suo cor! (ad Arrigo) Dovrei punirti, ma scuso un folle ardire! ARRIGO Pietade in te? MONFORTE Sì! In grand'alma, taccion l'ire e vo' per te salvare offrire al tuo valore più eccelsa meta, oh giovane, degna d'un nobil cor. Al sol pensier di gloria in sen fremer tu dei! ARRIGO La gloria! Ove si merca? MONFORTE Là fra vessilli miei! Vien tra mie schiere intrepide, vieni, avrai così perdon, avrai così perdon! ARRIGO No; si vil non son! No, no, no. D'un audace castiga l'ardir, ecc. MONFORTE (fra sé) Ammiro e mi piace, ecc. (ad Arrigo) Adunque vanne! E immemore la mia clemenza oblia! Ma, giovinetto, ascoltami: Odi un consiglio in pria! Vedi tu quell'ostel? (guarda il palazzo d'Elena) ARRIGO Ebben? MONFORTE La soglia mai non dêi varcar di quello! ARRIGO E perchè? MONFORTE (misterioso) Lo saprai! Paventa che il tuo core arda d'infausto amore! ARRIGO Oh ciel! MONFORTE A me lo credi, l'amor ti perderà! ARRIGO Chi disse a te? MONFORTE Tu il vedi! Leggo nel tuo pensiero. Per me non v'ha mistero, tutto a me noto è già. Ah, fuggi, fuggi! Io tel comando! ARRIGO E con qual dritto? MONFORTE Il dissi, il voglio! Va! ARRIGO Non curo il tuo divieto, il cor legge non ha! MONFORTE Temerario! Qual ardire! Meno altiero t'arrendi a me! Non destarmi in sen quell'ire che cadran su voi, su te! ecc. ARRIGO Sono libero, e l'ardire di grand'alma è innato in me. MONFORTE Temerario! ARRIGO L'ira tua, ecc. MONFORTE Freno al tuo folle ardir, e quella soglia non varcar giammai; io, io tel comando! ARRIGO Tu? MONFORTE Sì, l'odio mio fu ognor mortale. ARRIGO E pure io lo disprezzo! MONFORTE E morte' avrai! ARRIGO Per lei non temo io morte! MONFORTE E morte avrai! (Arrigo entra in palazzo d'Elena) |
ACTO PRIMERO Escena Primera (Plaza Mayor de Palermo) SOLDADOS FRANCESES, TEBALDO, ROBERTO Hacia ti, cielo patrio, vuela el dulce recuerdo de mi pensamiento entre cánticos y copas de vino. SICILIANOS (a media voz) Con malvado deseo a nuestra tierra natal insultan esos inicuos entre cánticos y copas de vino. SOLDADOS FRANCESES, TEBALDO, ROBERTO Con ramas de laurel, con vino y oro premiad el valor del vencedor, etc. SICILIANOS (a media voz) ¡Oh venganza, oh venganza, el día de la venganza se aproxima despertando el valor en el corazón de los oprimidos! ¡Oh, día de venganza, etc. TEBALDO (Levantando el vaso) ¡Viva, viva el nuestro gran capitán! ROBERTO ¡Orgullo de Francia y el primero por su valor! TEBALDO ¡Y un rayo de la guerra! ROBERTO ¡Nunca hiere en vano y es el ídolo de sus hombres! (Bethune y el conde de Vaudemont aparecen) Así que de estos muros, que llaman Palermo, nosotros somos los amos... Lo ha dicho el general... ... y él es mi jefe ¿no es verdad?... BETHUNE (Riendo.) ¡Ja, ja! Tus pies vacilan. ¡Soldado, estás borracho! ROBERTO Sí, ebrio estoy... ¡pero de amor! Todas las mujeres bellas me gustan. BETHUNE Pero los orgullosos sicilianos son celosos del corazón de sus mujeres. ROBERTO ¡Ah, no! ¡No hay corazón que se resista ante la vista de un morrión! (A Tebaldo.) ¡Ya lo verás!... TEBALDO Pero ¿y sus esposos? ROBERTO Mujeres amables y esposos consentidores encontrarán en mí a un vencedor generoso. FRANCESES Con ramas de laurel, etc. SICILIANOS ¡Oh venganza, el día de la venganza se aproxima, etc. Escena Segunda (aparecen Elena y Ninetta seguidas por Danieli) VAUDEMONT (A Bethune) ¿Qué hermosa estrella del cielo se ofrece a mi mirada? ¿Cual es el nombre de tan excepcional beldad? BETHUNE Es la hermana del príncipe, aquel que decapitaron, y por él viste de luto. Ella permanece aquí como rehén. Ahora triste llora a su amado hermano. VAUDEMONT El amigo del sueco que tanto lo apreciaba. ¡Ese fatal afecto bien caro pagó con su sangre! BETHUNE Hoy recuerda aquel día doloroso. VAUDEMONT Para el alma fraterna pide reposo. BETHUNE E invoca que a nosotros nos fulminen los rayos del cielo. VAUDEMONT ¡En verdad que nuestro jefe fue demasiado cruel! BETHUNE ¡Ah, calla! Un soldado no debe decir semejantes palabras. (Bethune y Vaudemont entran en el cuartel) Escena Tercera DANIELI ¡Oh día fatal, día de duelo, cuando el acero enemigo privó al suelo patrio del mejor de sus hijos! ELENA ¡Oh, Federico, hermano mío! ¡Oh alma noble, flor que un cruel vendaval arrancó en su primera mañana! ¡Muerte, muerte al tirano que tu vida segó! ¡E indiferentes ante tanta desgracia todos permanecemos pusilánimes! Yo te vengaré ¡oh, hermano mío! yo sola te vengaré. ROBERTO (completamente borracho) Ya hemos vaciado muchos vasos... ¡Y ahora una canción! ¡Que los sicilianos canten nuestra gloria! TEBALDO ¿Crees que lo harán? ROBERTO (mirando a Elena) ¡A fe mía! ¿Cuál de estas beldades entonará ahora una gentil canción? Hermosa flor, vamos, a ti te corresponde. ¡A qué estás esperando! NINETTA (A Danieli.) ¿Qué quiere éste de nosotras? ROBERTO Mi deseo es el del fuerte, no puedes negarte al vencedor. ¡Vamos, mujer, no me hagas esperar más! NINETTA (protegiendo a Elena) ¡Soldado! ¿Cómo te atreves? ELENA (a Ninetta) ¡Calla! ROBERTO (A Elena, amenazador) ¿Cantarás? ¿Cantarás? O... ELENA (Con calma.) Sí, cantaré. En alta mar y batido por los vientos ¿ves aquel barco a merced de los elementos ya próximo a naufragar? ¿Escuchas el llanto de los marineros por su navío destrozado? ¡Ah, Dios todopoderoso! Calma cielo y mar con tu sonrisa. Suba a Ti la ardiente plegaria. ¡En Ti confían los marineros! Y Dios les responde en su voluntad soberana: El cielo responde a quien confia en sí mismo. Vuestro destino está en vuestras propias manos. ¡Valor, sí, valor, audaces hijos de la mar! Despreciad los peligros, ¡gemir es de cobardes! Al cielo ofende gravemente quien carece de valor. ¡Atreveos! ¡Dios protegerá vuestro empeño! SICILIANAS, NINETTA, DANIELI ¡Oh, qué palabras, qué ardor! ELENA (mirando a los sicilianos) ¿Y por qué sólo escucho plegarias? ¿Por qué están pálidos vuestros rostros? ¿Ante la vorágine del peligro tembláis de espanto? ¡Valor, valor! Que bajo el rugir de la ola y ante el estruendo del trueno responda y despierte el valor en vuestros invictos corazones! SICILIANOS, NINETTA, DANIELI (Aparte y a media voz.) Esas palabras han despertado el ardor de mi corazón. ¡Suspirar es cobardía! La vergonzosa afrenta venguemos, despreciemos la servidumbre y Dios estará con nosotros. TEBALDO, ROBERTO, SOLDADOS FRANCESES Las copas llenas de vino alegran los corazones y redoblan nuestro valor. ¡Bebamos por la belleza! ¡Ah, sí, bebamos, etc. ELENA (mirando a los franceses) La santa voz del honor a estos corazones ha hablado. ¡Valor, sí, valor, audaces hijos de la mar! Si despreciáis los peligros, Dios os guiará! Vengad la ofensa y romped la cruel servidumbre. NINETTA, DANIELI, SICILIANOS ¡Valor! ¡Valor! ELENA ¡Adelante! ¡Vuestra alta empresa el cielo protegerá! SICILIANOS, ELENA DANIELI, NINETTA ¡Vamos! ¡Adelante, valor! Que el acero refulja en la mano del valiente. Adelante, golpeemos! ¡Adelante, ataquemos! SOLDADOS FRANCESES ¡Ah, sí, bebamos, escanciemos las copas! Pero ¡qué ruido! ¡Qué estruendo! ¡Qué ruido hace esa canción! ¡Qué ruido! Etc. (Los sicilianos se disponen a atacar cuando aparece Monforte en la escalinata del palacio) TODOS ¡Es él, oh cielo! ELENA ¡Oh, furor! ¿Qué veo? Todos se arredran ante su presencia... ¡Gran Dios! (Todos huyen menos Elena, Ninetta y Danieli) Escena Cuarta ELENA, NINETTA, DANIELI (para sí) De ira me estremezco ante su aspecto tremendo, me estremezco, de ira tiemblo, mi alma se espeluzna de horror. ¡De ira me estremezco! MONFORTE (Aparte.) De odio contenido, tremendo, se estremecen. ¡Pero con desprecio sonríe mi corazón! ¡De odio se estremecen! ELENA (para sí) ¡Oh, hermano! ¡Hermano! En ti pienso gimiendo. ¡Venganza, por venganza sólo suspira mi corazón! ¡Hermano! En ti pienso giminedo, etc. NINETTA, DANIELI (para sí) Ella piensa en su hermano gimiendo, ¡Sólo por venganza suspira su corazón! Ella piensa en su hermano, etc. MONFORTE (para sí) ¡Tiemblen, pero que devoren en silencio la vergüenza y el cobarde furor! ¡Que devoren en silencio el vil furor! ¡Ah que tiemblen, etc. Escena Quinta (entra Arrigo sin advertir a Monforte) ARRIGO ¡Oh, señora! ELENA ¡Oh, cielos! ¿A quién veo? ¡Arrigo!... ¿Es posible?... Tú estabas prisionero... ARRIGO ¡Ah! Sí, he sido liberado y ahora me encuentro aquí, en este lugar, entre mis queridos amigos. ELENA, NINETTA ¡Oh! ¿Qué dices? ARRIGO Aunque temblorosos, los jueces pronunciaron una sentencia justa, a pesar del temor a Monforte. ELENA, NINETTA ¡Qué alegría! ¿Es eso cierto? ARRIGO ¡Sí, estoy libre! Fue un acto de justicia y no de perdón. MONFORTE (Avanza sonriendo indicando el palacio) Tu loca audacia es prueba de tu desagradecido corazón. ¡Dale las gracias a él, por su clemencia! ARRIGO ¡Di mejor que ya está viejo! Su brazo no tiene fuerza para sostener el hierro y la antorcha. Pero su corazón no desfallece. ¡Descansa para luego herir con más fuerza! ELENA ¡Ah, calla! NINETTA ¡Ten cuidado! ARRIGO ¿Por qué? ¡Ah, si mi buena estrella lo trajese ante mí, para poder vengarme! MONFORTE ¡Creo que aciertas! Ten cuidado con tu insolencia. ARRIGO ¿Dónde está? MONFORTE ¡Ante ti! ARRIGO ¡Cielos! ELENA (para sí) ¡Ay de mí! ¿Qué será de él? MONFORTE Y bien, ¿no me respondes? ARRIGO ¡Ah, no puedo! ¿No ves que no tengo espada? Escena Sexta MONFORTE (A Elena, Ninetta y Danieli) ¡Marchaos! (A Arrigo) ¡Tú, quédate aquí, te lo ordeno! ¿Cuál es tu nombre? ARRIGO ¡Arrigo! MONFORTE ¿Nada más? ARRIGO Mi odio te es conocido. ¡A mi enemigo eso le basta! MONFORTE ¿Y tu padre? ARRIGO ¡No tengo padre! Sé que errante y desterrado acabó sus días lejos del techo patrio, lejos de sus seres queridos. MONFORTE ¡Háblame de tu madre! ARRIGO (Señalando al cielo) ¡Ah, ya no existe! Hace diez lunas que la perdí, pero pronto me reuniré con ella. MONFORTE Sé que antes de perderla te acogió la corte del Duque Federico. ARRIGO ¡Sí, me albergué en la casa de aquel héroe! MONFORTE ¡De aquel traidor! ARRIGO Sobre mí veló magnánimo entre sus escuadras guerreras; apoyó mis pasos como un padre y su altivo ejemplo espero tener el honor de seguir. ¡Por él viví e, intrépido, por él quiero morir! Castiga la osadía de un joven audaz. ¡Me siento capaz de odiarte y morir! No me preocupa la prisión y desprecio el dolor. ¡Al encuentro de la muerte alegre irá mi corazón! MONFORTE (para sí) Admiro y me agrada en él esa audacia. ¡Le creo capaz de odiarme y morir! No le preocupa la prisión y desprecia el dolor. ¡Y al encuentro de la muerte alegre va su corazón! (A Arrigo) Debería castigarte, ¡pero disculpo la loca audacia! ARRIGO ¿Piedad, en ti? MONFORTE Sí. En un alma grande la ira se calma fácil. Para salvarte quiero ofrecer a tu valor una meta excelsa ¡oh joven! digna de un noble corazón. ¡Sólo pensamientos de gloria tu pecho debe albergar! ARRIGO ¿La gloria? ¿Dónde se consigue? MONFORTE ¡Bajo mis banderas! Ven con mis intrépidas escuadras y así obtendrás el perdón. ¡Ven y obtendrás mi perdón! ARRIGO ¡No, no, tan vil no soy! ¡No, no, no! De un osado castiga la audacia, etc. MONFORTE (para sí) Admiro y me agrada, etc. (A Arrigo) Entonces ¡vete! E ingrato mi clemencia olvida. Pero antes escúchame, jovencito, oye un consejo: ¿Ves aquella mansión? (Indica el palacio de Elena.) ARRIGO ¿Y bien? MONFORTE ¡Aquel umbral jamás debes traspasar! ARRIGO ¿Por qué? MONFORTE (En tono misterioso.) ¡Ya lo sabrás! Teme que tu corazón arda con infausto amor. ARRIGO ¡Oh, cielos! MONFORTE Cree mis palabras: ¡el amor te perderá! ARRIGO ¿Quién te lo ha dicho? MONFORTE ¡Lo ves! Leo tu pensamiento, para mí no hay secretos, ¡todo me es conocido! ¡Ah, huye, huye! ¡Te lo ordeno! ARRIGO ¿Y con qué derecho? MONFORTE ¡Lo he dicho yo y basta! ¡Vete! ARRIGO No me importa tu prohibición, el amor no tiene leyes. MONFORTE ¡Temerario! ¡Qué osadía! ¡Eres demasiado altivo! No despiertes en mi pecho la ira pues que caerá sobre vosotros, sobre ti. Etc. ARRIGO Soy libre, y la audacia es innata en mí. MONFORTE ¡Temerario! ARRIGO Tu ira, etc. MONFORTE Frena tu loca audacia y ese umbral no traspases jamás. ¡Te lo ordeno! ARRIGO ¿Tú? MONFORTE ¡Sí! Mi odio fue siempre mortal. ARRIGO ¡Yo lo desprecio! MONFORTE ¡Muerte tendrás! ARRIGO ¡Por ella desafiaré a la muerte! MONFORTE ¡Morirás! (Arrigo entra en el palacio de Elena) |