TAMERLÁN

 

 

 

Personajes

 

TAMERLÁN

BAJAZET

ASTERIA

ANDRÓNICO

IRENE

LEÓN

                  Rey de los tártaros   

                 Sultán de los turcos


                    Hija de Bajazet

                   Príncipe Griego
 
             Princesa de Trebisonda


     
Amigo de Andrónico y Tamerlán

                Contralto

                     Tenor


                 Soprano

           Mezzoprano

                Contralto

                       Bajo

 

 

 

La acción desarrolla en Bursa, capital del reino de Bitinia, la primera ciudad ocupada por Tamerlán 
después de la derrota de los turcos en 1402.

 

 

ATTO PRIMO


Ouverture

Menuet

Scena Prima

(Cortile nel palazzo di Tamerlano,
luogo dove sta imprigionato Bajazet.)

Recitativo

ANDRONICO, BAJAZET
Esci, esci, oh signore,
abbia libero il passo, in questa reggia.

(Bajazet sorte dalla prigione.)

BAJAZET
Prence, lo so, ti devo
Questo di libertà brieve momento,
e perché il devo a te, men grave il sento.

ANDRONICO
No, Bajazet, al Tamerlan tu 'l dei.

BAJAZET
Al Tamerlan?
Da lui libertà non voglio:
da lui che appena saria degno portar la mia catena.
M'hai tu pietà?

ANDRONICO
M'affligge allor che 'l chiedi.

BAJAZET
Dammi il tuo ferro!

ANDRONICO
Ah! mio signor, non mai.

BAJAZET
Tu 'l nieghi a me? Per me pietà non hai.
Non me 'l nieghi il mio ardir:
questo mi tragga alla mia libertade,
o con la vostra, o con la morte mia.

(Leva di mano ad una guardia la daga.)

Indietro!

ANDRONICO
Ohimè! tu sei...

BAJAZET
Son Bajazet ancora, benché io sia prigionier.
No, no, non voglio dal Tamerlan
né libertà né vita.
Io vò morire, o sia ragione o orgoglio.

(Tenta d'uccidersi.)

ANDRONICO
Ferma! Signor, che fai?
Tu morir? Ed Asteria?

BAJAZET
Ahi, tu mi svegli in seno un molle affetto,
per cui sento languir la mia costanza.
Questo è il solo spavento
che mi fa il mio morir: lasciar mia figlia.

ANDRONICO
E in qual grand'uopo, oh dei!

BAJAZET
Ah! mio destin, troppo crudel tu sei!
Son tra ceppi, e m'insulta il mio nemico;
ho in mano la vendetta, e pur la perdo;
posso morire, e ancora m'è fatale il mio amor;
né vuol, ch'io mora.

(Getta il ferro)

Aria

Forte e lieto a morte andrei
se celassi ai pensier miei
della figlia il grande amor.
Se non fosse il suo cordoglio,
tu vedresti in me più orgoglio,
io morrei con più valor.
Forte e lieto a morte andrei, ecc.

(Parte)

Scena Seconda

(Andronico, e poi Tamerlano)

Recitativo

ANDRONICO
Non si perda di vista il disperato;
servasi Asteria in lui,
e nel suo amante ami la figlia
almen l’amor del padre.

TAMERLANO
Prencipe, or ora i Greci
han posto in mio poter il vostro impero;
ond'io vi rendo il trono.
Il Tamerlano non usurpa l’altrui:
vince, e lo dona.
Io vi dichiaro imperator;
potrete partir a vostro grado.
Ite a Bisanzio...

ANDRONICO
Ah! mio signor,
è grande il dono, e il donator; ma...

TAMERLANO
Il rifiutate?

ANDRONICO
No, Signor;
ma si presto dividermi da voi?
Deh! Lasciate che apprenda
vicino ancora al vincitor del mondo
il mestiero dell'armi.

TAMERLANO
Andronico, il consento, anzi lo bramo.
temeva impaziente la brama di regnar;
ma il vostro indugio deve servirmi
a vincere un nemico.

ANDRONICO
Qual nemico rimane?
Signor, tutto il mio sangue...

TAMERLANO
Non v'è duopo di sangue
per debellar un prigionier,
che solo ha il suo orgoglio in difesa.
E questi l’Ottoman.
Infine io voglio che di nostra union
sia vostro il merto.

ANDRONICO
La vostra union? Oh giusti cieli!
E questo il miglior de' miei voti.
Nel duol di Bajazet
il suo gran vincitor al fine è vinto.

TAMERLANO
No, prence,
non mi ha vinto di Bajazet il duolo,
e men lo sdegno.

ANDRONICO
E d'onde il colpo?

TAMERLANO
E vendicato a pieno
Bajazet del suo sangue: amo la figlia.

ANDRONICO
Che sento, oh ciel!

TAMERLANO
Ah! sì, che io sono amante,
e di tal cangiamento voi sol siete la colpa.

ANDRONICO
Io?

TAMERLANO
Sì, quando il superbo irritava i miei sdegni,
mi conduceste a' piedi.
La mia funesta vincitrice: il pianto,
che chiedeva da me pietà del padre,
ottenne amor per lei.

ANDRONICO
(fra sé)
Ahì, fiero colpo!

(ad Tamerlano)

E Irene, signor, che gia s'avanza al vostro letto?

TAMERLANO
Non deve esser mia sposa!
La destino per voi.

ANDRONICO
Per me, signore?

TAMERLANO
Per voi, non posso fare scelta miglior,
né voi miglior acquisto.
Non chiedo in ricompensa,
che il consenso d'un padre,
perché salga una figlia al maggior trono.
Da voi lo spero, e non lo spero invano,
se penserete, che l’impero e Irene
ambidue doni son della mia mano.

Aria

Vo' dar pace a un'alma altiera,
acciò renda men severa l'ira sua, il suo furor.
Addolcita la sua pena,
scioglierò quella catena
ch'odio accende nel suo cor.
Vo' dar pace a un'alma altiera, ecc.

(Parte.)

Scena Terza

(Andronico solo.)

Recitativo

ANDRONICO
Il Tartaro ama Asteria, ed io ne fui cagion!
Incauto amante!
Non sapevi per prova,
che non avea quel volto,
che a lasciarsi veder per farsi amare?
Ma cio non basta,
devo tradir anche me stesso?
Che farò? Son amante, e son monarca;
ma son beneficato;
se il fosse ancor, non vo' parere ingrato.

Aria

Bella Asteria, il tuo cor mi difenda
se tradisce la bocca il pensier!
Par ch'offenda l’amante la fede,
ma lo chiede amistade e dover.
Bella Asteria, il tuo cor mi difenda ecc.

Scena Quarta

(Appartamenti destinati a Bajazet ed
Asteria nel palazzo del Tamerlano.)

Recitativo

ASTERIA
Il fortunato Andronico
ritorna all'impero de' Greci?
Nella crudel giornata, che il Tamerlan
vinse mio padre in campo,
con la mia libertà perdei me stessa, che più?
L’amai, e l’amo;
or lo spietato si porta a una corona,
e me qui lascia alle catene?
Ingrato!

(Entra Tamerlano.)

TAMERLANO
Non è più tempo, Asteria,
di celarvi un segreto, a cui legata
sta la vostra fortuna,
di Bajazet, d’Andronico, e mia:
oggi, se voi bramate, avran fine i miei sdegni,
e al genitore darò cortese libertade, e pace.

ASTERIA
Vincitor gia del mondo
non vi riman per renderci felici,
che vincere voi stesso.

TAMERLANO
Son vinto; e amor n'ha il merto.
Andronico ne tratta con Bajazet:
ai patti del trionfo manca il vostro consenso.

ASTERIA
Forse Andronico ottenne da voi...

TAMERLANO
Al Greco prence è noto il mio volere,
e già favella di vostre nozze al padre.

ASTERIA
Di mie nozze? Con chi?

TAMERLANO
Col Tamerlano.
Sì, vi adoro, oh bella;
io lo dico, e ciò basta.

ASTERIA
Signor, se il prence Greco
necessario si rende a queste nozze,
pria d'inoltrarmi intendo udir
dalla sua bocca il mio destino.

TAMERLANO
Io v'acconsento, anzi lo bramo.
Il Greco non può ch’oprar per me:
gli rendo il trono,
e gli cedo per voi d'Irene il letto.

ASTERIA
Come? Di chi?

TAMERLANO
D'Irene.

ASTERIA
Ad Andronico?

TAMERLANO
Sì.

ASTERIA
Ed ei l’accetta?

TAMERLANO
Asteria, io vi do tempo a un gran consiglio.
Udite il Greco e persuadete il padre;
uno ha in premio due troni,
e l’altro libertade, pace e vita.
Pensateci! Da voi sola dipende
render del genitor felice il fato,
grande un amico, e un vincitor beato.

Aria

Dammi pace, o volto amato,
avrà pace il genitor.
Il tuo sdegno sia placato
dal tormento, ch'ho nel cor.
Dammi pace, o volto amato, ecc.

(Parte.)

Scena Quinta

(Asteria sola.)

Recitativo

ASTERIA
Serve Asteria di prezzo al Greco infido
per acquistar nuove corone?
Ah! indegno!
Il mio fedele amante
a prò del mio nemico è mediatore
d'infami nozze, allor ch'era rivale?
Ah! che invan mi giurò più volte amore!

Aria

Se non mi vuol amar, almeno il traditor,
perfido ingannator, il cor mi renda.
Se poi lo serba ancor,
che non lo sprezzi almen,
o nell’amarlo il sen poi non l’offenda.
Se non mi vuol amar, ecc.

(Mentre vuol partire si trattiene,
vedendo venire il padre e l’amante.)

Scena Sesta

(Bajazet, Andronico, ed Asteria.)

Recitativo

BAJAZET
Non ascolto più nulla.

ANDRONICO
Almeno udite la volontà d'Asteria!

BAJAZET
Ella è mia figlia.

(ad Asteria)

Non ti partire, Asteria; che di te qui si tratta.

ANDRONICO
(fra sé)
Ah! che s'ella consente, io son perduto!

ASTERIA
Di me?

(fra sé)

Che dubitar? Si, sì, gia vedo il traditor confuso.

BAJAZET
E perché so che il mio
s'accorda col tuo cor,
per te risposi.

ASTERIA
Di che?

BAJAZET
Il nostro nemico

(fra sé)

ahi, che nel dirlo avvampo di rossor,
ardo di sdegno!

(ad Asteria)

d'Andronico col mezzo chiede le nozze tue,
e m'offre in premio libertade e pace.
L'empio sa pur che fremo
d'essergli debitor sin della vita.

ANDRONICO
(fra sé)
E nulla dice Asteria?

BAJAZET
Figlia, tu non rispondi?
Io mi credea su l’indegna proposta
vederti accesa di dispetto e d'ira,
ma invece tu vacilli sino su la repulsa.
Ah, figlia, figlia!

ASTERIA
Or che il Tartaro
rende la corona ad Andronico,
il superbo con la fortuna
cangia core e affetto.
V'è noto il don di quel suo grande amico?
Li cede in premio di mie nozze Irene;
Or l’ambizion e un nuovo amor
lo chiama oprar,
non gia per noi, ma per sé stesso.

BAJAZET
E ciò è vero?

ANDRONICO
Crudele! Tacer non posso.
Asteria, al vostro amante non conviene
così ingiusto rimprovero;
sappiate che ho chieste queste nozze
col timor d'ottenerle;
ma non vedo che voi
siate pronta al rifiuto,
come che foste a rinfacciarmi ingiusta.

BAJAZET
Prence, Asteria è mia figlia,
io rispondo per lei,
e se tu l’ami, noto ti sia che il Tamerlano amante
è il rivale minor ch'abbia a temersi.
Vanne, principe, vanne;
tu consola i miei sdegni,
e a tutto questo aggiungi pur,
che s'anco mi rendesse oltre la libertà
dell'Asia i regni,
mi è più grato il piacere di negargli mia figlia.

ANDRONICO
(fra sé)
E Asteria tace?

(ad Bajazet)

Ma, signor, la repulsa vi può costar il capo.

BAJAZET
Non più! ti dissi, vanne.
La risposta tu rendi al mio nemico,
e la risposta è questa:
il rifiuto d'Asteria e la mia testa.

(Andronico parte.)

Aria

Ciel e terra armi di sdegno,
morrò invitto, e sarò forte.
Chi disprezza pace e regno
non potrà temer la morte.
Ciel e terra armi di sdegno, ecc.

(Parte.)

Scena Settima

(Andronico, ed Asteria.)

Recitativo

ANDRONICO
Asteria non parlate?
Ai riporveli vostri mal
corrisponde questo ostinato silenzio,
ond’è che meco siete sdegnata
o v’opponete al padre?

ASTERIA
Non replicate Andronico!
Eseguite gli ordini di mio padre,
ma per me non v’impegnate a nulla.

ANDRONICO
Legge crudel!
Devo partir certo dell’ora sua
ma di mia sorte incerto.

ASTERIA
S'ho a soffrir
dall'amante esser tradita,
la via di non amare,
oh Amor, m'addita!

Aria

Deh! lasciatemi il nemico,
se toglieste a me l’amante,
stelle amiche, per pietà!
Ed allor questo nemico,
se non posso averlo amante,
potrò odiar con libertà.
Deh! lasciatemi il nemico, ecc.

(Parte.)

Scena Ottava

(Leone solo.)

Recitativo

LEONE
Principessa infelice, infido Tamerlano!
Questa, questa è la fede
che diè un monarca a cosi illustre erede?
Con generoso core
vuò mostrargli il suo errore.
Corro per rinfacciarlo, ma sogno, o voglio?
E così incauto io parlo?
Del superbo il furore ecciterò, ma che tem'io?
Si vada a difesa del giusto,
s'irrite pure il barbaro regnante,
sprezza i gran perigli alma costante.

Aria

Nel mondo e nell'abisso
io non pavento tutto l’orror
che mai poss'inventar
il ciel, la terra, il mare.
No, perdere non vuò, gia sto contento;
Irene, tu vedrai che virtù
sol m'è guida a grande oprare.
Nel mondo e nell'abisso, ecc.

Scena Nona

(Atrio nel palazzo di Tamerlano. Andronico
da una parte, Irene e Leone dall'altra.)

Recitativo

IRENE
Cosi la sposa il Tamerlano accoglie?
E fuor che il Tamerlano ogni altro incontro?

LEONE
Il Greco prence è questo,
in breve a lui succederà il monarca.

ANDRONICO
Vergine eccelsa,
io vengo dal Tamerlan prescelto
al grand’onor d’accogliervi in sua vece.

IRENE
Ma, il mio sposo, dov’e?

ANDRONICO
Dirvi dovrei che lo son io,
ma il cambio troppo è difforme
ai vostro gran destino

IRENE
M’ingannò dunque il Tamerlano,
o pure pentito di mie nozze
vuoi che io parta nemica
quando venia sua sposa?
Chi m’addita la via
per tornar al dover quest’infedele?
Chi m’assicura almeno
da nuovi insulti, e chi m’accerta poi,
che lo posso veder per vendicarmi?

ANDRONICO
Io.

IRENE
Ed in qual forma?

ANDRONICO
Udite! ancora ignota voi siete al Tamerlan,
fingetevi compagna o messagiera
della sprezzata Irene
pregate, minacciate,
il tempo poi darà incontro
opportun per iscoprirvi.

IRENE
Si faccia,
è questo il mezzo per salvar il decoro,
e non abbandonar la mia ragione.

ANDRONICO
Leone vi servirà scorta segreta.

LEONE
Ubbidiente e fido,
che tal credo giovar al mio sovrano.

IRENE
Andiamo, amici, e nella vostra fede
di Trabisonda poserà l’erede.

Aria

Dal crudel che m'ha tradita
tenterò con la mia vita
di rimuover l’empietà.
Ma se poi tiranno ancora
non ascolta chi l’adora
dimmi, oh Ciel, che mai sarà?
Dal crudel, che m'ha tradita, ecc.

(Parte con Leone.)

Scena Decima

(Andronico solo.)

Recitativo

ANDRONICO
Chi vide mai più sventurato amante?
Asconder mi convien
l’ardor ch'io sento per salvar l’Ottoman
dall'ira ingiusta del Tartaro sdegnato.
Meco s'adira Asteria; credendomi infedel
da sé mi scaccia e di punir
l’infedeltà minaccia.
Può contro un sen
esser più crudo il fato?
E quando mai d'Asteria
io rivedrò il sembiante?
Chi vide mai più sventurato amante?

Aria

Benché mi sprezzi l'idol che adoro,
mai non potrei cangiar amore.
Lusinghe e vezzi non dan ristoro
ai mali miei, al mio dolore.
Benché mi sprezzi, ecc.



ATTO SECONDO


Scena Prima

(Galleria corrispondente al gabinetto del
Tamerlano. Tamerlano, ed Andronico)

Recitativo

TAMERLANO
Amico, tengo un testimon fedele
del vostro in mio favor felice impiego;
al fin col vostro mezzo
la mia grande nemica è gia placata.

ANDRONICO
Come, Signor, Asteria?

TAMERLANO
Si, sarà mia, vostra mercè.

ANDRONICO
Ma il padre?

TAMERLANO
So che il superbo non v'assente ancora,
ma inutile è il suo assenso,
se in mio favor ho della figlia il core.

ANDRONICO
(fra sé)
Ecco alfine avverati i miei sospetti

TAMERLANO
Vi duol che da altro labbro abbia l’avviso?
A voi però la devo, e ho pena
non aver più come parervi grato.

ANDRONICO
Dopo un si grande acquisto
l'avete ancor veduta?

TAMERLANO
Deve guidarla a momenti
Zaida nelle mie stanze.

ANDRONICO
(fra sé)
Ed anche questo, oh Ciel!

(ad Tamerlano)

Ciò è noto al padre?

TAMERLANO
Perché tante richieste?
Prence, attendete al vostro
gia vicino imeneo.
Irene, ch'accoglieste, è vostra sposa.
Vado a ordinar la pompa,
e questo giorno sarà di vostre e di
mie faci adorno.

Aria

Bella gara che faranno coronati i nostri amori!
Io sarò nel vostro grato,
e nel mio voi fortunato;
cangerem cori con cori.
Bella gara che faranno, ecc.

(Parte.)

Scena Seconda

(Asteria, ed Andronico.)

Recitativo

ASTERIA
(fra sé)
Qui l’infedel!
Cogliamo delle nostre vendette almen il frutto.

ANDRONICO
Asteria, vi turbate? e che?
temete portarvi forse me presente a un trono,
per cui fù cosi pronto il vostro voto?

ASTERIA
Piano, Andronico, piano!
non mi guida ambizione o amore al trono;
farò veder,

(fra sé)

ma Asteria, ove trascorri?

(Ad Andronico)

voi mi spingete al soglio, il dissi,
e il dico; e se voi non aveste o core o forza
per dichiararvi contro il mio nemico,
a odiarlo nè men io son più tenuta.

ANDRONICO
Quando ciò sia,
protesterò altamente
contro le chieste nozze,
mi griderò nemico del Tamerlan
rifiuterò l’impero,
al fin morrò, se il morir mio si brama.

(Entra Zaida e parla all’orecchio di Asteria.)

ASTERIA
Non è più tempo, il Tamerlan mi chiama.

Aria

Non è più tempo, no,
un altro stringerò, sospiri in vano.
Quest’è destin d’amor,
sovente il primo ha il cor,
l’altro la mano.
Non è più tempo, ecc.

(Parte)

Scena Terza

(Andronico solo.)

Recitativo

ANDRONICO
Ah, no! Dove trascorri, idolo mio?
Torna a bear quest'alma!
Io ti perdon, perdona.
Ma che?
Sorda a miei pianti,
sprezza l’ardor che ho in seno?
Ah, disperato Andronico, che pensi?
Perdesti Asteria, e perderai la vita!
Si vada a Bajazet.
Ah! se l’altiero non oppon l’ira sua,
più nulla spero.

Aria

Cerco in vano di placare
l'idol mio, il mio bel nume,
se le stelle a me fan guerra.
Io comincio a disperare,
qual nocchier che perde il lume,
quando ignota è a lui la terra.
Cerco in vano di placare, ecc.

(Parte.)

Scena Quarta

(S'alza la tenda del gabinetto, e si vede a sedere nel
mezzo il Tamerlano, ed Asteria da una parte sopra
origlieri. Tamerlano, Asteria, Leone, e poi Irene.)

Recitativo

LEONE
Signor, vergine illustre
chiede accostarvi per Irene al soglio.

TAMERLANO
Venga colei, che invia
Irene a noi per esplorare i sensi.
Legga in volto ad Asteria
il destin del mio trono, e la mia scusa.

IRENE
(fra sé)
La schiava assisa, e la regina in piedi?

(ad Tamerlano)

Signor, di Trabisonda l'erede a voi...

TAMERLANO
Non t'inoltrar!
M'è noto ciò che pretende Irene.

IRENE
Non arrossite, tradir una regina,
per poi stender la destra ad una schiava?
Una schiava, che ancora non si sa
con qual cor venga sul trono!

TAMERLANO
Che più direbbe Irene?

IRENE
(fra sé)
E Irene io sono.

(ad Tamerlano)

E tu, superba donna,
Il di cui gran retaggio è una catena,
sappi, che il soglio, a cui ti porti,
è pria dovuto a un'altra,
e impara dalla fé,
che tradisce il donator,
a misurare il dono.

TAMERLANO
Donna, garristi assai;
in te rispetto sesso, beltade,
e più d'Irene il nome.
Son reo, lo so,
ma la discolpa è questa:
al fin la cedo a un trono non minore del mio;
si plachi, e regni.

IRENE
Se non stringe la mano del Tamerlan,
ritornerà qual viene.

TAMERLANO
Fa' che mi spiaccia Asteria,
e abbraccio Irene.

(Parte.)

Scena Quinta

(Asteria, Irene, e Leone.)

Recitativo

ASTERIA
Senti, chiunque tu sia,
che a prò d'Irene tanto finor dicesti:
conosci adesso il cor d'Asteria,
e apprendi che me non chiama al trono
o brama di regnar, o molle affetto.

IRENE
Che dunque?

ASTERIA
Basta, e sappi che non vi vado
ad ingombrarne il passo.

IRENE
Ma due regine non capisce un trono.

ASTERIA
Me vedrà tosto Irene
o caduta, o discesa.
Dille al fin, che non parta;
in pegno de' miei detti ecco la mano:
saprà Asteria spiacere al Tamerlano.

(Parte.)

Scena Sesta

(Irene e Leone.)

Recitativo

IRENE
Gran cose espone Asteria.

LEONE
Ond'è che al certo maggiori ne ha in pensier.

IRENE
Alla tua fede, Leone, mi raccomando.

LEONE
Così servo al monarca, e a Irene insieme.

IRENE
Non si perda di vista
questa schiava nemica;
è risoluta.

LEONE
Cauto de' passi suoi seguirò l’orme.

IRENE
Felice me, se il soglio,
che ragione o beltà sì mal difende,
gratitudine almen oggi mi rende.

Aria

Par che mi nasca in seno
un raggio di speranza
a consolarmi il cor.
Ma non contenta è a pieno
del seno la costanza,
se l’agita il rigor.
Ma non contenta è a pieno
del seno la speranza
se l’agita il rigor.
Par che mi nasca in seno, ecc.

(Parte.)

Recitativo

LEONE
Veggio da questi amori
nascer strane vicende;
troppo Asteria è nemica,
molto il Tartaro è amante,
ed il core d'Irene è ognor costante.

Aria

Amor da guerra e pace,
da pena e da tormenti,
e poi, sordo ai lamenti,
gode di far penar.
Di lui l’ardente face
accende un cor sprezzato,
e poi che l’ha piagato
lo lascia abbandonar.
Amor da guerra e pace, ecc.

(Parte.)

Scena Settima

(Bajazet, ed Andronico.)

Recitativo

BAJAZET
Dov’è mia figlia, Andronico?

ANDRONICO
Sul trono.

BAJAZET
Su qual trono?

ANDRONICO
Su quel del suo nemico.

BAJAZET
Del Tamerlan?

ANDRONICO
Cosi nol fosse!

BAJAZET
Ah, indegna.
E quando, e come?
ohi, me tradito! Parla!

ANDRONICO
Testé la vidi io stesso
entrar la stanza del Tartaro;
la guidi vendetta o ambizion sole sul trono.

BAJAZET
E tu, codardo amante,
che nemico
potesti farla scender dal mio,
dal proprio soglio,
ad un altro non suo non le sapesti
attraversar la strada?

ANDRONICO
Dissi, gridai, ma chi non bada al padre,
più non ascolta un vilipeso amante.

BAJAZET
Entriam, Prence, seguiamola,
e se non siamo a tempo
d’impedir che vada al trono,
o vo’che scenda o Bajazet non sono.

Aria

A' suoi piedi padre esangue
la superba mi vedrà,
se non ha del mio sdegno, del mio sangue
o timor, o almen pietà.
A' suoi piedi padre esangue, ecc.

(Parte.)

Scena Ottava

(Andronico solo.)

Recitativo

ANDRONICO
Se Asteria mi tradisce,
al certo io voglio darle quel cor in man,
che tanto adora;svenerò Tamerlano,
ucciderò me stesso,
e al fin contenta sarà
l’empia crudel che mi tormenta.

Aria

Più d’una tigre altero
e perfido e severo
è il cor che ha in petto.
Empia disumanata
s’è d’ogni amor scordata,
e sol di crudeltà ha ogn’or diletto.
Più d’una tigre altero, ecc.

Scena Nona

(Sala con trono. Tamerlano, ed Asteria,
poi Bajazet, e poi Andronico.)

Recitativo

TAMERLANO
Al soglio, al soglio, oh bella!

ASTERIA
Signor, si fà mia legge il piacer vostro; al soglio si.

(fra sé)

Ma per svenarvi un mostro.

TAMERLANO
Porgi la destra!

ASTERIA
Eccola al cenno.

(fra sé)

Ahi, pena! se mi vedesse il padre
éccolo, ahi vista!

BAJAZET
Dove Asteria?

TAMERLANO
E tu dove, oh Bajazet?

BAJAZET
Ad arrestar mia figlia.

TAMERLANO
Temerario!
cotanto ardisci prigionier?

BAJAZET
Le mie catene
non mi han tolto ragion sopra mia figlia.

TAMERLANO
Più tua figlia non è,
mia sposa è Asteria.

BAJAZET
Tua sposa? non è vero;
degli Ottomani il sangue
non può accoppiarsi
al sangue d’un pastore.

TAMERLANO
Infelice superbo
non sai, ch’io sono tuo signor ancora?

BAJAZET
Eh! fortuna non toglie, o lieta, o avversa,
a te viltà di sangue,
a me grandezza.

(ad Asteria)

Tu taci?
temeraria, il tuo rossore vendica già
in gran parte il tuo delitto,
perfida, indegna figlia!

TAMERLANO
Olà! si taccia!
Stanco son di tue furie,
e se il volto d’Asteria
non arrestasse il colpo,
ne porterebbe il capo tuo la pena.

BAJAZET
Eccolo, via! che tardi?
indarno speri altrimenti placarmi.

ASTERIA
(fra sé)
Il cimento è funesto, o taci, o parli

TAMERLANO
Ti vo’avvilito almen, se non placato.
Olà! pieghisi a terra il superbo Ottomano,
e quel ardito capo mi serva
di sgabello a girne al trono.

BAJAZET
Non s’affatichi alcuno,
eccomi io stesso proteso a terra,
ascendi al trono!
Teco v’ascenda Asteria,
e con crudele ed inaudito esempio
oggi si veda al soglio del nemico
sul capo al genitor passar la figlia.

TAMERLANO
Andiamo, Asteria!

ASTERIA
Ah! mio signor! vi seguo,
ma non per questa via,
se mi volete sposa,
non mi vogliate almen disumanata!
sgombrisi quel sentiero, e vengo al soglio.

ANDRONICO
(fra sé)
A tempo giungo, ad osservar l’infida.

TAMERLANO
Surgi!

BAJAZET
No, poiché ingombro alla superba
almen la via del trono.

TAMERLANO
Surgi, ti dico, olà!

BAJAZET
Perverse stelle!

TAMERLANO
Con intrepido guardo rimira, Bajazet,
qual sie tua figlia,
in onta ancora al tuo mal nato orgoglio.

ASTERIA
Padre, perdon!

(fra sé)

saprai qual vado al soglio.
Andronico, tu taci?

ANDRONICO
Dopo il padre non ha voce l’amante.
Che dite Bajazet?
Colei vi sembra quella,
che cosi ben prima sapea
finger amor per me,
dover per voi?

BAJAZET
Deh! rivolgiamo altrove,
Andronico, le ciglia!
colei di Bajazet no, non è figlia.

TAMERLANO
Andronico, è ormai tempo,
che il Tamerlano vi sia grato.
Asteria è mia per voi,
per me sia vostra Irene
e con Irene l’uno e l’altro impero.
Or venga Irene a noi!

Scena Decima

(Irene, e detti.)

Recitativo

IRENE
È per lei vengo ad impegnar quel posto
è promesso e dovuto; è già occupato?
sei quella tu che non conduce al trono
o brama di regnar, o molle affetto?

ASTERIA
(fra sé)
il rimprovera ancor non esce in vano.

TAMERLANO
Ancor l’ardita qui?
mà dov’è Irene?

IRENE
Irene non verrà giammai
se pria sgombrato non rimira
il trono e il letto.

TAMERLANO
Fà ch’Asteria discenda,
e abbraccio Irene.

IRENE
Io far scender Asteria?
Ah! se il potessi!
olà, chi di voi presta
a una tradita principessa il braccio
contro un’usurpatrice
e a pro del giusto?
Bajazet? è suo padre,
Andronico? è sprezzato,
il Tamerlano? è il reo:
non trovo aiuto.

BAJAZET
Fermati, oh donna,
che a tuo pro m’impegno;
o scenderà mia figlia, o non son padre.
Odi, perfida,
e tu, fiero nemico, mi lascia favellar,
o ti protesto;
l’ultimo giorno che m’ascolti è questo.

ANDRONICO
Signor!

BAJAZET
Lascia ch’io dica.
Asteria, che per figlia non ti ravvisi più
dimmi: sei quella che giurò
al Tamerlano odio e vendetta?
Tu del sangue Ottoman? perfida, menti.
Del tuo nemico amante non ottenesti
al genitor la morte,
per averne poi tu Reina il merto?
ecco il petto, ecco il capo, or via!
che tardi?
quest‘ultimo ti resta ancor di tuoi delitti.

ANDRONICO
(fra sé)
Sento struggermi l’alma.

BAJAZET
Disumanata, un padre disperato
ti dimanda la morte e ti minaccia
o a pietade o a timor, ciò non ti muove?
Andiamo a mendicar la morte altrove!

ASTERIA
Padre, ferma!

TAMERLANO
Si fiacca, Astenia, dunque,
che di grida impotenti il suon ti scuote?

ASTERIA
E mio padre che parla.

TAMERLANO
Io son tuo sposo.

ASTERIA
Non per anco; e di qua scender poss’io
e non v’è padre che il sentier ingombri.

TAMERLANO
Scendivi dunque tosto!
Chi vacilla del Tamerlan sul trono,
è indegno di posarvi anche un momento.

IRENE ED ANDRONICO
Astenia scende?

ASTERIA
Eccomi scesa.

TAMERLANO
Eh vile!

ASTERIA
Padre, troncasti ad un gran colpo il volo.

TAMERLANO
Tornate, temerari, ai vostri ceppi.

ASTERIA
Padre, cor che pospone
a bassi affetti un regno,
di vagheggiarne lo splendore è indegno.

(Il Tamerlan si leva in piedi per discender

dal trono; Asteria lo ferma.)

BAJAZET
Andiamo

ASTERIA
Tamerlan, non vi partite.
Ascolti ogn’un,
e più di tutti fissa, fissa in me gli occhi,
oh Tamerlan, e mira!

(Asteria pianta lo stile sugli scalini dei
trono e poi a Tamerlano)

Quest’era il primo destinato amplesso
che portava festosa Asteria alletto;
giace, è vero, impotente al piè dei trono,
ma ancor in esso vagheggiarvi puoi
la mia illustre vendetta e i sdegni tuoi.

IRENE
Gran donna!

BAJAZET
Oh illustre figlia!

ANDRONICO
Oh Cor costante!

TAMERLANO
(Scende furioso del trono.)
Sdegni!
Ma di monarca a torto offeso
e disperato amante,
siano di mille armati
Asteria e Bajazet posti in difesa.
Io punir vo' con cento morti e cento,
nel padre e nella figlia il tradimento.

Trio

ASTERIA
Ecco il cor,
sarò contenta
per morire avrem valor.

TAMERLANO
Voglio stragi.

BAJAZET
Eccoti il petto.

TAMERLANO
Voglio sangue.

ASTERIA
Eccoti il cor.

TAMERLANO
Morte a te.

BAJAZET
Non mi spaventa.

TAMERLANO
Piaghe a te.

ASTERIA
Sarò contenta.

TAMERLANO
Per punire armo il rigor.

BAJAZET, ASTERIA
Per morire avrem valor.

TAMERLANO
Voglio stragi.

BAJAZET
Eccoti il petto.

TAMERLANO
Voglio morte.

ASTERIA
Eccoti il cor.

TAMERLANO
Morte a te.

BAJAZET
Non mi spaventa.

TAMERLANO
Piaghe a te.

ASTERIA
Sarò contenta.

TAMERLANO
Per punire armo il rigor/furor.

BAJAZET, ASTERIA
Per morire avrem valor.

Recitativo

ASTERIA
Padre, dimmi, son più l’indegna figlia?

BAJAZET
No, il tuo sdegno mi placò,
col tuo core e con il mio
più contento l’odierò.

ASTERIA
Andronico, son più l’infida amante?

Aria

ANDRONICO
No, che del tuo gran cor
io sono l’offensor,
l’oltraggio io sono.
Se non ti placo pria,
mai della colpa mia non vo’ perdono.
No, che del tuo gran cor, ecc.

(Parte.)

ASTERIA
Amica, son quella superba donna?

Aria

IRENE
No, che sei tanto costante
nella la fede a me promessa,
ch’a te fida ancor sarò.
S’or a me rendi l’amante,
avrai l’alma e poi me stessa,
che seguirti ogn’or saprò.
No, che sei tanto constante.

(Parte.)

ASTERIA
Si, si, son vendicata,
e se non ho al nemico
qual lo segnò il pensier passato il petto
il io acciaro però colpito ha il core,
e vi ha svenato quel funesto amore.

Aria

Cor di padre e cor d’amante,
salda fede, odio costante,
pur al fin vi placerò.
Sol non è pago i mio core,
perché dice il mio timore,
ch’ambe due vi perderà.
Cor di padre e cor d’amante, ecc.



ATTO TERZO


Scena Prima

(Cortile del serraglio in cui sono custoditi Bajazet,
ed Asteria.)

Recitativo

BAJAZET
Figlia, siam rei,
io di schernito sdegno,
tu d'amore sprezzato;
vorrà il nostro nemico
vendicarsi dell'uno e placar l’altro.

ASTERIA
Tutta la colpa mia
e una vendetta che ha fallito il segno.

BAJAZET
Se il Tartaro irritato
pensasse a nuovi oltraggi?
A me nulla più resta oltre la vita,
ma a te...

ASTERIA
Lo scampo, oh genitor, m'addita!

BAJAZET
Odi dunque,
ma tutta a incontrarlo
ci vuol la tua virtude.

ASTERIA
Se è morte,
sia la mia, ma non la vostra.

BAJAZET
La tua e la mia.
Vedi: quest'è veleno,
de' miei vasti tesori unico avanzo;
te ne fò parte, e perché l’usi ardita,
il mio intrepido cor teco divido.

ASTERIA
Dono caro e gradito,
ch'esci di mano al genitor, ti bacio.

BAJAZET
Ah, sangue mio, ti riconosco!
Usciamo dalle catene ormai.
Non altro attendo più,
che l’esito fatale d'un'impresa
che tenta il duce Orcamo.
Bada alla tua difesa,
ch'io baderò alla mia.
Deh, figlia, al primo insulto,
che tenta il Tamerlan,
lo bevi, e mori;
e me vedrai al primo infausto avviso
preceder o seguir il tuo destino.

ASTERIA
Padre, al tuo gran voler la fronte inchino.

BAJAZET
Invan, invan si crede
Tenerci un fier destino i lacci al piede.

Aria

ASTERIA
Cor di padre, e cor d'amante,
salda fede, odio costante,
pur al fin vi placherò.
Sol non è pago il mio core,
perché dice il mio timore,
ch'ambedue vi perderò.
Cor di padre, e cor d'amante, ecc.

(Si ritira in disparte.)

BAJAZET
Su la sponda del pigro Lete
la m’aspetta se vi giungi pria di me.
Che svanita la vendetta
ti promette di seguirti la mia fè.
Su la sponda del pigro Lete, ecc.

(Parte.)

Scena Seconda

(Tamerlano, Andronico, e Asteria in disparte.)

Recitativo

TAMERLANO
Andronico,
il mio amore dallo sdegno d'Asteria
acquista lena;
irritato ed offeso odiarla, il so, dovrei,
quanto m'oltraggia dovrei punirla.
Ma quel volto ch'ebbe
forza sin di placarmi a prò di Bajazet,
frena i miei sdegni.

ANDRONICO
(fra sé)
Principio infausto!

TAMERLANO
Io stesso scendo fra queste mura,
acciè da voi intenda, me presente, i suoi trionfi;
ditegli, che il mio trono ancora è vuoto.

ANDRONICO
Signor, co' suoi nemici
non si placa l'odio degl'Ottomani.
Io poi non sono ugual al grand'impiego,
e chi seppe tradirmi
sulle prime dimande
potrà poi rifiutar anco i miei voti.

ASTERIA
(fra sé)
Bella pro va di fede!
Perché nol può sperar? non me lo chiede.

TAMERLANO
Voi dunque al maggior segno
da me beneficato, e fatto grande,
vorrete essermi ingrato?
Parlate, o che vi credo della colpa d'Asteria
autore e reo.

ANDRONICO
Asteria

ASTERIA
Iniquo, taci.

ANDRONICO
Non mi dannate almeno
prima d'udirmi;
è tempo ch'Andronico
con voi parli da amante.

TAMERLANO
(fra sé)
Qual voce!

ASTERIA
(fra sé)
Ahi, che dirà?

ANDRONICO
Chiesi e pregai a pro del Tamerlan
nozze ed affetti;
ma questa mia richiesta
è il mio rimorso.
Voi la puniste
con fatal consenso,
né del gran colpo
mi voleste a parte;
ora lo son dell'odio vostro,
e dico che son rival del Tamerlano,
e v'amo.

TAMERLANO
Che ascolto mai?

ANDRONICO
Si, Tamerlano, udite:
un amante, un rival.

ASTERIA
Prence, tacete!

ANDRONICO
No, che pria vo' compir la mia protesta.
Tenga il Tartaro
pure tutti i vasti suoi doni,
e ancor maggiori
che per placar Asteria
Io gli rifiuto.

TAMERLANO
Se non dovessi al braccio
tuo gran prove, ardito prence,
nol diresti impune.
Ma che risponde Asteria?

ASTERIA
S'uniforma al suo amor,
benché infelice,
che t'odio, il sai;
che l'amo, egli lo dice.

TAMERLANO
Perfida! l'amor tuo fa ciò che invano
sino ad ora tentò tutto il mio sdegno.
Ben ti farrò pentir d'esser sì ardita.

ASTERIA
Ho il mio amante in difesa.

TAMERLANO
Or lo vedremo.
Tronchisi il capo a Bajazet,
e Asteria allo schiavo più vil sia fatta sposa.

ANDRONICO
Dunque real donzella...

TAMERLANO
Non favellar, o la sentenza affretto.

ASTERIA
(Asteria si getta in ginocchio innanzi al Tamerlano.)
Deh, signor,
sul mio capo cada il vostro furor,
ma al mio gran padre perdonate una colpa...

Scena Terza

(Bajazet, e detti.)

Recitativo

BAJAZET
Come?
Asteria, tu a piè del Tamerlano?

(Asteria si leva in piedi.)

Sorgi,
non s'ha da rimirar prostrata
innanzi al suo nemico una mia figlia.

TAMERLANO
Costui m'incanta,
e a tollerar mi sforza ciò che mal
soffrirei da un vincitore.

BAJAZET
Dimmi: qual arte usasti
per avvilir
degli Ottomani il sangue?

ANDRONICO
Non l’irritate.

BAJAZET
Eh! che quell'empio è un vile!

TAMERLANO
Bajazet, l’ira mia non ha più freno.
Sappi, che non più solo
sei mio nemico:
altri due rei son teco.
Ora con un sol colpo
voglio veder puniti
un rival, un'ingrata, e un superbo.
Bajazet ed Asteria
sian trascinati alle mie mense.
Seco venga Andronico,
e miri in Asteria i suoi ritorni;

Aria

A dispetto d'un volto ingrato
più sdegnato già s'agita il cor.
E nel petto ai tumulti dell’alma
può dar calma il mio solo furor.
A dispetto d'un volto ingrato, ecc.

(Parte.)

Scena Quarta

(Bajazet, Asteria, ed Andronico.)

Recitativo

BAJAZET
Figlia, con atto vil
tutta perdesti del passato vigor
la lode e il merto.

ASTERIA
Si minacciò la vostra testa.

BAJAZET
Ancora se vedessi a troncarla,
scuoter mai non ti devi.

ASTERIA
D'un servo vil
mi fu prescritto il nodo.

BAJAZET
Non hai come sottrarti?
E tu Andronico,
avesti cor da soffrir tanta viltade in lei?

ANDRONICO
Non badai che a placarla,
e mi compiacqui del suo stesso delitto
esser a parte.

BAJAZET
Vili!
ha cor Bajazet anco per voi.
Che preghiere? Che pianti?
La costanza e i disprezzi
sono l’armi da usar contro il tiranno.
Seguitemi e vedrete
Se ne' cimenti suoi
il cor di Bajazet basta anche a voi.

(Parte.)

Scena Quinta

(Andronico, Asteria, e Leone.)

Recitativo

LEONE
L’empietà de’ ministri,
principessa, a partir ormai vi affretta.

ANDRONICO
Voglio dunque morir con te, mia vita!

ASTERIA
No, no, questo vi basti, Prece,
saper che nell’estremo istante
saranno il mio dolor padre e amante.

Duetto

ASTERIA
Vivo in te, mio caro bene.
E se morte è a te gradita,
Son contenta di morir.

ANDRONICO
Vivo in te, mia dolce vita.
E se morte è a te gradita,
Son contento di morir:

ASTERIA
Ah! ti perdo, e quando mai,
O mio ben, mi rivedrai?
Troppo è crudo il mio martir.

ANDRONICO
Ah! ti lascio, e quando mai, o mio ben,
O mio ben, mi rivedrai?
Troppo è crudo il mio martir.

ASTERIA
Vivo in te, mio caro bene, ecc.

ANDRONICO
Vivo in te, mia dolce vita, ecc.

(Partono.)

Scena Sesta

(Salone imperiale apparecchiato per le mense
di Tamerlano. Irene, e Leone.)

Aria

IRENE
Crudel più non son io,
amarlo è dover mio se m'accarezza.
Ma tanto l’odierò quanto amarlo dovrò
se mi disprezza.
Crudel più non son io, ecc.

(Si ritira in disparte.)

Recitativo

LEONE
Se Irene al trono ascende,
saran felici Andronico ed Asteria;
di si costante affetto
bramo vedere un fortunato evento,
e del contento lor sarò contento.

Aria

Se ad un costante core,
tu non dai pace, Amore,
l'odio trionferà.
Sia premio a un pure affetto
bandire ancor dal petto
l'ombra d'infedeltà.
Se ad un costante core, ecc.

(Parte.)

Scena Settima

(Tamerlano, Bajazet, Andronico ed Irene in disparte.)

Recitativo

TAMERLANO
Eccoti, Bajazet,
dall’angusto ritiro in cui t’avea
già l’ira mia ristretto,
innanzi allo splendor delle mie mense,
cortese è il Tamerlan più che non pensi.

BAJAZET
Mi si rende sospetto,
benché sembri cortese, il mio nemico.

TAMERLANO
L’indovinasti,
ho già risolto il modo
che avvilirti potrà.

BAJAZET
No, non v’è colpo,
onde avvilir di Bajazet il core.

TAMERLANO
A questo non resisti.

BAJAZET
Che fia? l’affretta! intrepido l’attendo.

TAMERLANO
Or lo saprai;
ne venga Asteria,
e intenda dal vincitor offeso il suo destino.
E tu, Andronico, impara,
e siegui ancora ad essermi rival,
che ti perdono.

ANDRONICO
O la difendo, o Andronico non sono.

BAJAZET
Fermatevi,
che Asteria è munita da me di sua difesa.

ANDRONICO
Atto da grande è vincere il nemico
ma se l’opprimi poi,
è un atto indegno.

TAMERLANO
Parla per te, non per altrui, t’è d’uopo.

ANDRONICO
Altro per me non dico,
che se mi togli Asteria,
sei un ingiusto, un ingrato,
un empio core.

TAMERLANO
Chi ha la vendetta in man,
sprezza il furore.

Scena Ottava

(Andronico mentre vuoi partire,
s’incontra con Asteria, e detti.)

Recitativo

ASTERIA
Eccomi, che si chiede?

TAMERLANO
Accostati, superba,
e fissa il guardo ne e posto luminoso
che perdesti.

ASTERIA
Lieve perdita è un ben che si detesta.

TAMERLANO
Ma ciò basta;
venga serva che rifiutò d’esser regina.
Tosto ad Asteria un nappo!
e al basso impiego innanzi
al suo signor pieghi il ginocchio.

ANDRONICO
(a parte)
Ingiusto!

BAJAZET
Che pensa Asteria?

ASTERIA
(a parte)
La sorte almeno a questo colpo ardito!

(Asteria getta il veleno, che gli aveva dato Bajazet,
nella tazza, che deve apprestare al Tamerlano,
ed è veduta da Irene, che s’accosta alla tavola.)

IRENE
(a parte)
Ahi! che miro?
or conviene che Irene
al Tamerlan parli da Irene.

ASTERIA
Bevi, superbo, bevi,
e in questo nappo che ti porge Asteria,
d’ambizion l’immensa sete estingui!

TAMERLANO
Mira la figlia, Bajazet!
vagheggia, Andronico, l’amata!
Questo è suo dono,
e perché suo,
consacro questa tazza
all’amante e al genitore.

IRENE
Tamerlan, ferma il sorso!

TAMERLANO
Ancora qui la temeraria? e come?
chi ti concesse tanto ardire?

IRENE
Irene;
sappi, ch’entro quel nappo
nuota la morte tua,
sappi, ch’Asteria infuse
incauto un dono
che, se vien da sua man,
certo è veleno.
Sappi, che parla Irene,
e Irene io sono.

TAMERLANO
Tu Irene?

(ad Asteria)

Tu sì audace?

BAJAZET
Ah! che mia figlia perduta ha
la vendetta, e la difesa!

TAMERLANO
Sieda Irene; e tu iniqua,
il cui pallor già fece rea,
che dici?

ASTERIA
Bevi, ch’io stessa ti assicuro;
bevi!

TAMERLANO
No, che sei disperata;
o padre, o amante
me n’assicuri priva,
fà che l’assaggi o l’uno, o l’altro,
e bevo.

ASTERIA
(Fra sè)
Legge crudel!
che si risolve, Asteria?

Recitativo accompagnato

Padre, amante,
di voi chi vuole il merto
delle vendette mie?
Chi primo beve?
Bajazet è il mio padre;
Andronico è il mio amante.
Beva l’un, beva l’altro.
Ahi pena! e poi?

Arioso

Folle sei, se lo consenti!
il tiranno poi vivrà,
e morran questi innocenti.

Recitativo

Beva dunque la rea,
e da mia morte anzi che dalla loro
di punire il tiranno avremo il frutto.

ANDRONICO
Sconsigliata, che tenti?

BAJAZET
Incauto amante!

ASTERIA
Ah! stolto,
che pretendi?
mi togli a morte,
e a tirannia mi rendi.

ANDRONICO
Ad assisterti io vengo,
alma costante!

TAMERLANO
Seguitela, soldati,
e a cenni miei sia custodita!
empia, due volte rea
di enorme tradimento!
onde incomincio il suo castigo?
Dalla morte è poco,
dall’infamia si cerchi,
e Bajazet ne sia lo spettator;
si guidi il fiero
al serraglio de’ schiavi,
a momenti condotta Asteria,
lui presente
sia alla turba servil
concessa in preda.

Recitativo accompagnato

BAJAZET
E il soffrirete, d'onestade, oh numi?
la raccomando a voi,
poiché a me resta
onde togliermi a lui la via funesta.

Aria

Empio, per farti guerra,
dal regno di sotterra
l'ombra ritornerà.
E l’ira degli dei
al suon de' sdegni miei forse si sveglierà.
Empio, per farti guerra, ecc.

(Parte.)

Recitativo

IRENE
Signor, tra tante cure
che fia d'Irene?

TAMERLANO
Irene sarà mia sposa.
Il tradimento al fine
sia punito in Asteria,
e coronata

sia la fè in Irene.

IRENE
Oblio l’andate offese;
E mi farà
la bella sorte ardita
di dare al mio signor e trono e vita.

Duetto

Vedrò ch'un di si cangerà
del mio penar la crudeltà.

TAMERLANO
Vedrai ch'un dì cangiar saprò
del tuo penar la crudeltà.

IRENE
Mia fede
allor il premio avrà
se saprai amar
chi amarti sa.

TAMERLANO
Tua fede
allor il premio avrà
che saprò amar
chi amarmi sa.

IRENE
Vedrò ch'un dì si cangerà, ecc.

TAMERLANO
Vedrai ch'un dì cangiar saprò, ecc.

Scena Nona

(Entra Andronico da una parte,
et dall’altra Leone ed Asteria.)

Recitativo

LEONE
Vieni, Asteria,
e saprai quanto m’impone
il tuo gran padre.
A te gran cose, alto signor!
Placato è Bajazet,
e di parlarti or chiede.

ANDRONICO
E ciò fia ver?

TAMERLANO
Placato? parlarmi? e come?

ASTERIA
Che sarà mai?

TAMERLANO
Che dir saprai? già viene.

ANDRONICO
Quant’ha le luci placide e serene!

Scena Decima

(Bajazet, e detti.)

Recitativo

BAJAZET
Oh, per me lieto, avventuroso giorno!
oh figlia cara,
oh imperator, oh amici!
gia son nel cor,
qual son tranquillo in volto,
e sai perché, mia figlia?
e 'l sai, tiran?
Da' lacci tuoi son sciolto.

TAMERLANO
Ma chi di man può
trarti al furor mio?

BAJAZET
Chi lo può?
Lo poss'io.

Recitativo accompagnato

Fremi, minacci;
mi rido del tuo furor, di tue minaccie.
Ho vinto l'orgoglio
tuo con mio velen;
né puoi farmi morire,
né far si ch'io non mora:
è questa morte il mio trionfo eletto,
gia diventa
tuo scorno, e mia vendetta.

ASTERIA
Ah! genitor, che parli?

BAJAZET
Si, figlia, io moro; addio!
tu resti, ahimè, che dir non posso: in pace!
tu resti, figlia, negli affanni,
e questo e’l solo affanno mio.

Recitativo

ASTERIA
No, vo' seguirti anch'io; io vo' morir.
Prence, tiranno, un ferro!
al tuo amor, al tuo sdegno il chiedo.
Ah, padre! con questa man,
che per l’estrema volta ora ti bacio,
e co' miei pianti inondo,
prendi un ferro, se puoi;
passami il seno,
e guida teco la tua figlia!

Recitativo accompagnato

BAJAZET
Oh, sempre avversi dei!
dov'è ferro, o veleno?
si, figlia, in questi estremi amplessi miei
per pietà del tuo duol t'ucciderei.

Arioso

Figlia mia, non pianger, no.
Lascia allora uscire il pianto,
quando morto io nol vedrò.
Figlia mia, non pianger, no.

Recitativo accompagnato

(ad Tamerlano)

Tu, spietato, il vedrai

(fra sé)

misera figlia!,

(ad Tamerlano)

ma non ne andrai lieto gran tempo.
Io vado le furie a scatenar
per tuo tormento;
già miro il dì mancar,
morte, ti sento,
per tuo supplizio è quest'orror.

Arioso e Recitativo accompagnato

Sù, via, furie e ministre,
del gran re dell'ira.
Io vi conosco, eccovi la!
quel crudo percuotete, sbranate, lacerate,
sì, lanciategli al core i serpi,
e le ceraste!
Degni di voi que' colpi son.
Sì, presto, ma non cessate!
ahimè, se stanche siete,
la rabbia mia prendete,
e meco lo portate laggiù
nel regno del furore eterno.

(Va mancando nel ritirarsi dentro la scena,
sostenuto sempre da Asteria ed Andronico.)

Per tormentar,
per lacerar quel mostro
io sarò la maggior furia d'Averno.

(Bajazet muore.)

Recitativo

ANDRONICO
Barbaro! alfin sei sazio ancor?
Lo vedi gia steso a terra.

ASTERIA
Or manca solo il mio morire al trionfo.

Recitativo accompagnato

Mirami,
io quella son che gia due volte
tentò darti la morte,
e son rea,
perché non l’ho eseguita;
se non sono le mie colpe bastanti
per una nuova morte,
almeno quella rendimi,
che getto la mia vendetta;
dammi la morte, il genitor m'aspetta.

Aria

Padre amato, in me riposa,
io quell’ombra generosa
a momenti seguirò.
E tu, crudo empio tiranno,
ogni tuo tormento e affanno,
sempre invitta incontrerò.
Padre amato, in me riposa, ecc.

(Parte.)

Scena Ultima

(Detti, salvo Asteria.)

Recitativo

IRENE
Seguitela, miei fidi,
e custodite dal suo dolor la regal donna!
a lei, oh mio signor, perdona,
e la sua vita alla mia fede ordona!

ANDRONICO
Ah, forse vana fia la tua pietade,
la ucciderà il suo duolo;
più non posso vivere, oh Tamerlan;
suo destino e il mio amor disperato
e troppo forte,

(Snuda la spada.)

per ch'io non stringa il ferro
a darmi morte.

TAMERLANO
Fermati! Vinto io son.
Gia m'ha placato
di Bajazet la morte,
ed or m'affanna
l'estremo duo l della sua figlia e il tuo;
abbia Asteria per te, mia fida Irene,
perdono e vita.

IRENE
Oh, quanto generoso è il tuo core!

TAMERLANO
Regni con me la bella Irene.
Io rendo a te, fido amator,
Asteria e trono.

ANDRONICO
Per così grande e inaspettato dono,
signor, molto ti devo.

TAMERLANO
L'odio adesso placato,
e resi amici,
comincieremo oggi a regnar felici.

Duetto

TAMERLANO, ANDRONICO
Coronata di gigli e di rose
con gli amori ritorni la pace.
E fra mille facelle amorose,
perda i lampi dell'odio la face.
Coronata di gigli e di rose, ecc.

Recitativo

TAMERLANO
Ora, invitta regina,
il mio delitto so che perdon non merta;
ma pur sperar mi giovi,
che la vostra bontà m'assolva,
o ascolti d'un monarca pentito
i caldi prieghi.

IRENE
Signor, questo mio seno
è già contento appieno;
se cortese un gran re così m'accoglie,
sarò qual più gli aggrada:
o serva, o moglie.

Coro

TUTTI
D'atra notte
già mirasi a scorno
d'un bel giorno brillar lo splendor.
Fra le lede,
che Lachesi accende
chiara splende
la face d'Amor.
D'atra notte
già mirasi a scorno, ecc.



ACTO PRIMERO


Obertura

Minueto

Escena Primera

(Patio en el palacio de Tamerlán,
donde está encarcelado Bajazet.)

Recitativo

ANDRÓNICO, BAJAZET
¡Salid, salid, oh señor,
tenéis paso libre en este palacio real!

(Bajazet sale de la prisión.)

BAJAZET
Príncipe, sé que os debo
este breve momento de libertad,
y porque os lo debo, más lo aprecio.

ANDRÓNICO
No, Bajazet, a Tamerlán se lo debéis.

BAJAZET
¿A Tamerlán?
De él libertad no quiero;
él que apenas sería digno de llevar mi cadena.
¿Tenéis piedad de mí?

ANDRÓNICO
Me aflige que me lo preguntéis.

BAJAZET
¡Dadme vuestra arma!

ANDRÓNICO
¡Ah, mi señor, nunca!

BAJAZET
¿Me lo negáis? No tenéis piedad de mí.
No me neguéis mi coraje,
que éste me conduzca a la libertad,
o con mi muerte o con la vuestra.

(Le quita la daga de la mano a un guardia.)

¡Atrás!

ANDRÓNICO
¡Ay de mí! Vos sabéis...

BAJAZET
Aún soy Bajazet, aunque sea prisionero.
No, no, no quiero de Tamerlán
ni libertad ni vida.
Voy a morir, sea razón u orgullo.

(Intenta matarse.)

ANDRÓNICO
¡Deteneos! Señor, ¿qué hacéis?
¿Morir, vos? ¿Y Asteria?

BAJAZET
¡Ah, tú despiertas en mi seno un dulce afecto
por el que languidece mi resolución!
Ése es el único temor que me provoca la muerte,

¡dejar a mi hija!

ANDRÓNICO
¡Y qué necesario, oh Dios!

BAJAZET
¡Ah, mi destino es demasiado cruel!
Estoy atrapado y mi enemigo me insulta;
tengo en la mano la venganza y la pierdo;
puedo morir, y aún me es fatal el amor
que me impide que muera.

(Arroja el arma.)

Aria

Con valor y decisión a la muerte iría
si ocultara a mi pensamiento
el gran amor que tengo a mi hija.
Si no fuera su pesar,
veríais en mí más orgullo
y moriría con valor.
Con valor y decisión a la muerte iría, etc.

(Sale)

Escena Segunda

(Andrónico y después Tamerlán.)

Recitativo

ANDRÓNICO
No perderé de vista al desesperado;
en él serviré a Asteria,
y en su amante amará la hija
el amor que siente por su padre.

TAMERLÁN
Príncipe, los griegos
han puesto en mi poder vuestro imperio.
Hoy os devuelvo el trono.
Tamerlán no usurpa lo ajeno:
vence, y lo dona.
Yo os declaro emperador;
podréis, con vuestro rango, partir.
Id a Bizancio...

ANDRÓNICO
¡Ah, mi señor,
es grande el regalo y el dador; pero...

TAMERLÁN
¿Rehusáis?

ANDRÓNICO
No, señor;
pero ¿separarme tan pronto de vos?
¡Oh! Dejad que aprenda
cerca del vencedor del mundo
el misterio de las armas.

TAMERLÁN
Andrónico, lo permito e incluso lo deseo.
Os temía impaciente por el deseo de reinar,
pero vuestra demora me servirá
para vencer a un enemigo.

ANDRÓNICO
¿Qué enemigo os queda?
Señor, toda mi sangre...

TAMERLÁN
No hay necesidad de sangre
para controlar a un prisionero
que sólo tiene su orgullo como defensa.
Es ese otomano.
Quiero que de nuestra unión,
sea vuestro el mérito.

ANDRÓNICO
¿Vuestra unión? ¡Oh, justo cielo!
Es ése el mejor de mis votos.
El dolor de Bajazet ha vencido
a su gran vencedor.

TAMERLÁN
No, príncipe,
no me ha vencido el dolor de Bajazet
y mucho menos su desdén.

ANDRÓNICO
Y entones, ¿qué ha sido?

TAMERLÁN
Me he vengado plenamente
de Bajazet en su sangre: amo a su hija.

ANDRÓNICO
¿Qué oigo? ¡Oh, cielo!

TAMERLÁN
¡Ah, sí, soy amante,
y de tal cambio solo vos tenéis la culpa!

ANDRÓNICO
¿Yo?

TAMERLÁN
Sí, cuando el soberbio crispó mi ira,
me indujisteis a la piedad.
Mi funesto vencedor: el llanto,
pedía piedad para el padre
y consiguió amor para ella.

ANDRÓNICO
(para sí)
¡Ah, qué duro golpe!

(a Tamerlán)

¿E Irene, señor, que ya avanza a vuestro lecho?

TAMERLÁN
¡No debe ser mi esposa!
La destino para vos.

ANDRÓNICO
¿Para mí, señor?

TAMERLÁN
Para vos. Yo no puedo hacer elección mejor,
ni vos podéis hacer mejor adquisición.
No demando en recompensa
más que el consentimiento del padre
para que una hija suba al mayor de los tronos.
De vos lo espero, y no lo espero en vano.
Pensad que el imperio e Irene,
ambos dones son de mi mano.

Aria

Quiero dar paz a un alma altiva
para hacer menos intensa su ira y furor.
Endulzada su pena,
soltaré la cadena
que el odio pone en su corazón.
Quiero a dar paz a un alma altiva, etc.

(Sale)

Escena Tercera

(Andrónico solo.)

Recitativo

ANDRÓNICO
¡El tártaro ama a Asteria, y yo soy la causa!
¡Incauto amante!
¿No sabías por experiencia
que a ese rostro
basta verlo para amarlo?
Pero no bastaba eso,
¿también debo traicionarme a mí mismo?
¿Qué haré? Soy amante, soy monarca;
y él me lo ha regalado todo.
No debo parecer ingrato.

Aria

¡Bella Asteria, tu corazón me defenderá
si traiciona la boca al pensamiento!
Ofenderé la fidelidad del amante,
así lo requiere la amistad y el deber.
¡Bella Asteria, tu corazón me defenderá, etc.

Escena Cuarta

(Apartamentos destinados a Bajazet
y a Asteria en el palacio de Tamerlán.)

Recitativo

ASTERIA
¿El afortunado Andrónico
retorna al imperio griego?
Aquel cruel día, en que Tamerlán
venció a mi padre en el campo de batalla,
junto con mi libertad, lo perdí a él.
Lo amaba y lo amo;
¿el despiadado se lleva la corona
y me deja las cadenas?
¡Ingrato!

(Entra Tamerlán.)

TAMERLÁN
No es tiempo, Asteria,
de escondeos un secreto,
al que atada está vuestra suerte,
la de Bajazet, la de Andrónico y la mía.
Hoy, si vos lo deseáis, acabará mi ira
y a vuestro padre daré cortés libertad y paz.

ASTERIA
Vencedor del mundo,
ya no os queda para hacernos felices
más que venceos a vos mismo.

TAMERLÁN
Estoy vencido y es del amor el mérito.
Andrónico lo tratará con Bajazet,
tan sólo falta vuestro consentimiento.

ASTERIA
¿Quizás Andrónico consiguió de vos?...

TAMERLÁN
El príncipe griego conoce mi deseo,
y ya habla de vuestra boda al padre.

ASTERIA
¿De mi boda? Con quién?

TAMERLÁN
Con Tamerlán.
Sí, os adoro, ¡oh, bella!
yo os lo digo y eso basta.

ASTERIA
Señor, si el príncipe griego
es necesario en esta boda,
antes de consentir quisiera oír
de su boca mi destino.

TAMERLÁN
Os lo consiento y más bien lo deseo.
El griego no puede sino obrar por mí,
pues le devuelvo el trono
y le cedo por vos el lecho de Irene.

ASTERIA
¿Cómo? ¿De quién?

TAMERLÁN
De Irene.

ASTERIA
¿A Andrónico?

TAMERLÁN
Sí.

ASTERIA
¿Y él acepta

TAMERLÁN
Asteria, a tiempo os doy un gran consejo.
Escuchad al griego y persuadid al padre;
uno tiene en premio dos tronos
y el otro libertad, paz y vida.
¡Pensadlo! De vos sólo depende
hacer feliz el destino del padre,
grande a un amigo y feliz a un vencedor.

Aria

Dame paz ¡oh, rostro amado!
y tendrá paz el padre.
Tu ira será aplacada
con el tormento de mi corazón.
Dame paz ¡oh, rostro amado! etc.

(Sale.)

Escena Quinta

(Asteria sola.)

Recitativo

ASTERIA
¿Sirve Asteria de moneda al griego infiel
para conquistar nuevas coronas?
¡Ah, indigno!
¿Es mi fiel amante,
a favor de mi enemigo, que era su rival,
mediador de una infame boda?
¡Ah, en vano me juró tantas veces amor!

Aria

Si no me quiere amar, al menos, el traidor,
pérfido y embustero, me devuelva el corazón.
Si todavía lo conserva amor,
que al menos no lo desprecie
y el amado pecho no ofenda.
Si no me quiere amar, etc.

(Va a salir pero se detiene al ver venir
al padre y al amante.)

Escena Sexta

(Bajazet, Andrónico y Asteria.)

Recitativo

BAJAZET
¡Ya no escucho más!

ANDRÓNICO
¡Al menos oíd la voluntad de Asteria!

BAJAZET
Ella es mi hija.

(a Asteria)

No te vayas, Asteria, que de ti se trata.

ANDRÓNICO
(para sí)
¡Ah, si ella consiente, estoy perdido!

ASTERIA
¿De mí?

(para sí)

¿Duda? Sí, sí, ya veo confuso al traidor.

BAJAZET
Y porque sé que mi corazón
y el tuyo son acordes,
por ti respondí.

ASTERIA
¿De qué?

BAJAZET
Nuestro enemigo...

(para sí)

¡Ay, al decirlo me inflamo de rubor,
ardo de ira!

(a Asteria)

... por medio de Andrónico, pide desposarte
y me ofrece en premio libertad y paz.
El impío sabe que me estremezco
de deberle hasta la vida.

ANDRÓNICO
(para sí)
¿Y nada dice Asteria?

BAJAZET
¿Hija, no contestas?
Yo creía que la indigna propuesta
te encendería de despecho e ira,
pero en cambio vacilas sobre el rechazo.
¡Ah, hija, hija!

ASTERIA
Puesto que el Tártaro
devuelve la corona a Andrónico,
el soberbio, por la fortuna,
cambia corazón y afecto.
¿Os es conocido el regalo de su gran amigo?
Le cede a Irene en premio de mi boda.
La ambición y un nuevo amor
lo llaman a actuar,
no ya por nosotros, sino por sí mismo.

BAJAZET
¿Es eso cierto?

ANDRÓNICO
¡Cruel, callar no puedo!
Asteria, vuestro amante no se merece
tan injusto reproche.
Sabed que he preguntado por esta boda
con el temor de obtenerla;
pero no veo que vos
estéis tan pronta al rechazo
como para reprocharme injustamente.

BAJAZET
Príncipe, Asteria es mi hija,
y yo respondo por ella.
Si tú la amas, sabrás que el enamorado Tamerlán
es el menor rival a quien debes temer.
Ve, príncipe, ve,
y consuela mi ira.
A todo lo anterior añade que
aunque él me devolviera la libertad
y todos los reinos de más allá de Asia,
me es más grato el placer de negarle a mi hija.

ANDRÓNICO
(para sí)
¿Y calla Asteria?

(a Bajazet)

Pero, señor, el rechazo os puede costar la cabeza.

BAJAZET
¡Ya basta, te dijo, ve!
La respuesta lleva a mi enemigo
y la respuesta es ésta:
¡el rechazo de Asteria y mi cabeza!

(Andrónico sale)

Aria

Cielo y tierra armados de ira,
moriré invicto y seré fuerte.
Quien desprecia paz y reino,
no podrá temer a la muerte.
Cielo y tierra armados de ira, etc.

(Sale.)

Escena Séptima

(Andrónico y Asteria.)

Recitativo

ANDRÓNICO
¿Asteria, no habláis?
¿A reponer vuestro mal
corresponde este obstinado silencio,
que es conmigo desdeñoso
y opuesto a vuestro padre?

ASTERIA
¡No repliques Andrónico!
Ejecuta las órdenes de mi padre,
pero por mí no te comprometas a nada.

ANDRÓNICO
¡Acto cruel!
Debo partir seguro de su hora,
pero de mi suerte incierto.

ASTERIA
Si he de sufrir,
ser traicionada por el amante ¡oh, amor!
muéstrame el camino
para no amarlo.

Aria

¡Oh, dejadme al enemigo,
si me despojáis del amante,
estrellas amigas, por piedad!
Y mejor a este enemigo que,
si no puedo tenerlo como amante,
sí podré odiarlo con libertad.
¡Oh, dejadme al enemigo, , etc.

(Sale.)

Escena Octava

(Leone solo)

Recitativo

LEÓN
¡Princesa infeliz, infiel Tamerlán!
¿Ésta, ésta es la fidelidad
que da un monarca a tan ilustre heredero?
Con generoso corazón
quise mostrarle su error.
Corro a acusarlo pero, ¿sueño, o quiero?
¿Es tan osado lo que digo?
Del soberbio el furor excitaré ¿pero qué temo?
Hay que defender al justo,
desdeñando los grandes peligros del alma,
aunque se irrite el bárbaro reinante.

Aria

En el mundo y en el abismo
no le temo a todo los horrores
que hayan podido inventar
el cielo, la tierra y el mar.
No, nada puedo perder pues ya soy feliz.
Irene, verás que la virtud
sólo me guía a realizar grandes obras.
En el mundo y en el abismo, etc.

Escena Novena

(Atrio en el palacio de Tamerlán. Andrónico
de una parte, Irene y León de otra.)

Recitativo

IRENE
¿Así acoge Tamerlán a la esposa?
¿Está Tamerlán fuera, en otra reunión?

LEÓN
Éste es el príncipe griego,
en breve le seguirá el monarca.

ANDRÓNICO
Doncella excelsa,
vengo como representante de Tamerlán
para el gran honor de acogeos en su nombre.

IRENE
Pero mi esposo ¿dónde está?

ANDRÓNICO
Os debo decir que soy yo,
ya sé que el cambio es desproporcionado
a vuestra alta alcurnia.

IRENE
¿Me engañó entonces Tamerlán?
¿O acaso arrepentido de la boda
quiere que parta como enemiga
cuando venía como esposa?
¿Quién me señala el camino
para que el infiel cumpla con su deber?
¿Quién me asegura al menos,
que por los nuevos insultos
pueda verlo para vengarme?

ANDRÓNICO
Yo.

IRENE
¿Y en qué forma?

ANDRÓNICO
¡Oíd! Todavía desconocida le sois a Tamerlán,
fingíos compañera o mensajera
de la desdeñada Irene;
rogad, amenazad,
ya el tiempo dirá el momento
oportuno para descubriros.

IRENE
Lo haré,
si es ése el medio para salvar el decoro
y no perder la razón.

ANDRÓNICO
León os servirá de escolta secreta.

LEÓN
Obediente y fiel,
pues así creo servir a mi soberano.

IRENE
Vayamos, amigos, y por vuestra fidelidad,
en Trebisonda, la heredera os recompensará.

Aria

Del cruel que me ha traicionado
intentaré con mi vida
eliminar la impiedad.
Pero si luego,
el tirano no escucha a quien le adora,
dime ¡oh, cielo! ¿qué pasará?
Del cruel, que me ha traicionado, etc.

(Sale con León)

Escena Décima

(Andrónico solo.)

Recitativo

ANDRÓNICO
¿Quién vio jamás amante más desdichado?
Esconder me conviene
el ansia que siento por salvar al otomano
de la ira injusta del despreciable tártaro.
Conmigo se irrita Asteria; creyéndome infiel,
y de mí se aleja para castigar
el pecado de la infidelidad.
¿Puede contra un pecho
ser más cruel el hado?
¿Y cuándo de Asteria
volveré a ver el semblante?
¿Quién vio jamás amante más desdichado?

Aria

Aunque me desdeñes, ídolo que adoro,
nunca podrá cambiar mi amor.
Lisonjas y encantos no dan alivio
a mi males y dolores.
Aunque me desdeñes, etc.



ACTO SEGUNDO


Escena Primera

(Galería correspondiente al gabinete
de Tamerlán. Tamerlán y Andrónico)

Recitativo

TAMERLÁN
Amigo, tengo testimonio fiel
de vuestra feliz intermediación en mi favor;
al fin, gracias a vuestra mediación,
mi gran enemiga ya está calmada.

ANDRÓNICO
¿Cómo, señor, Asteria?

TAMERLÁN
Sí, será mía, por vuestra merced.

ANDRÓNICO
Pero ¿y el padre?

TAMERLÁN
Sé que ese soberbio todavía no consiente,
pero inútil es su consentimiento si en mi favor
tengo el corazón de la hija.

ANDRÓNICO
(para sí)
He aquí confirmadas mis sospechas.

TAMERLÁN
¿Tenéis un dolor que yo pueda sanar?
A vos os lo debo todo, y tengo pena de
no tener más para agradecéroslo.

ANDRÓNICO
Después de tan grande conquista,
¿la habéis visto?

TAMERLÁN
En este momento debe guiarla
Zaida a mis habitaciones.

ANDRÓNICO
(para sí)
¡Y aún esto, oh cielo!

(a Tamerlán)

¿Lo sabe el padre?

TAMERLÁN
¿Por qué tantas preguntas?
Príncipe, atended vuestro
ya cercano himeneo.
Irene, a quien acogisteis, es vuestra esposa.
Voy a ordenar las pompas.
Que este día sea para vosotros y para mí,
bella antorcha.

Aria

¡Bella carrera habrán coronado nuestros amores!
Yo estaré en el vuestro agradecido;
y en el mío, vos afortunado.
Cambiaremos corazones con corazones.
¡Bella carrera harán, etc.

(Sale)

Escena Segunda

(Asteria y Andrónico.)

Recitativo

ASTERIA
(para sí)
¡Aquí está el infiel!
Tomemos al menos el fruto de la venganza.

ANDRÓNICO
¿Asteria os turbáis? ¿Por qué?
¿Teméis que se desvíe el camino del trono
que estaba listo para vuestro deseo?

ASTERIA
¡Despacio, Andrónico, despacio!
No me guía ni ambición, ni amor al trono.
Ya lo demostraré.

(para sí)

Pero ¿qué pasará con Asteria?

(a Andrónico)

Me empujas al trono.
Si tú no tienes ni el valor ni la fuerza
para enfrentarte a mi enemigo,
yo no estoy obligada a odiarlo.

ANDRÓNICO
Cuando eso ocurra,
con ahínco protestaré
contra las solicitadas bodas,
me declararé enemigo de Tamerlán,
rechazaré el imperio,
e incluso moriré, si mi muerte se desea.

(Zaida entra y habla al oído a Asteria.)

ASTERIA
No hay tiempo, Tamerlán me llama.

Aria

Ya no hay tiempo, no,
sacudidas y suspiros vanos.
Este es mi destino en el amor,
a menudo uno está en el corazón
y otro en la mano.
Ya no hay tiempo, etc.

(Sale)

Escena Tercera

(Andrónico solo.)

Recitativo

ANDRÓNICO
¡Ah, no! ¿Qué te pasará ídolo mío?
¡Vuelve a deleitar mi alma!
Yo te perdono, perdona tú.
¿Pero qué?
¿Sorda a mi llanto
desdeñas el ardor que siento en el pecho?
¡Ah, desesperado Andrónico! ¿En qué piensas?
¡Perdiste Asteria, y perderás la vida!
Perderás a Bajazet.
¡Ah, si el soberbio no opusiera su ira!...
Mas, nada espero.

Aria

Busco en vano apaciguar
a mi ídolo, a mi bello dios,
pero las estrellas me hacen la guerra.
Empiezo a desesperar,
como barquero que pierde la luz
cuando la tierra le es desconocida.
Busco en vano apaciguar, etcétera

(Sale.)

Escena Cuarta

(Se levanta la cortina del gabinete y se ven
sentados a Tamerlán y Asteria, de pie a León.
Tamerlán, Asteria, León y luego Irene.)

Recitativo

LEÓN
Señor, una doncella en nombre de Irene
pide acercarse al trono.

TAMERLÁN
Venga aquella que envía
Irene para explorar mis sentimientos.
Que lea en el rostro de Asteria
el destino de mi trono y mi excusa.

IRENE
(para sí)
¿La esclava sentada y la reina de pie?

(a Tamerlán)

Señor, la heredera de Trebisonda...

TAMERLÁN
¡No sigas!
Me es conocido lo que pretende Irene.

IRENE
¿No os enrojece traicionar a una reina,
para sentar a vuestra derecha a una esclava?
¡Una esclava, de la que aún no se sabe
con qué corazón va al trono!

TAMERLÁN
¿Qué más dice Irene?

IRENE
(para sí)
Irene soy yo.

(a Tamerlán)

Y tú, soberbia mujer,
cuyo único legado es una cadena;
él sabe que el trono que te ofrece
se lo debe antes a otra.
Observa sus sentimientos,
pues al traidor se le delata
por el valor del regalo.

TAMERLÁN
¡Mujer, ya gritaste demasiado!
En ti respeto sexo, belleza
y sobretodo el nombre de Irene.
Soy culpable, lo sé,
pero la disculpa es ésta:
la cedo a un trono no menor que el mío.
Así pues que se aplaque y reine.

IRENE
Si no estrecha la mano de Tamerlán,
regresará a su reino tal y como vino.

TAMERLÁN
Haz que me desagrade Asteria
y abrazaré a Irene.

(Sale.)

Escena Quinta

(Asteria, Irene y León.)

Recitativo

ASTERIA
Oigo, quienquiera que seas,
lo que a favor de Irene hasta ahora dijiste.
Conoce ahora el corazón de Asteria,
y aprende que no me llama el trono,
el afán de reinar o el blando cariño.

IRENE
¿Qué, pues?

ASTERIA
Basta con que ella tenga claro
que yo no voy a obstruirle el paso.

IRENE
Pero dos reinas no puede tener un trono.

ASTERIA
Me verá pronto Irene
o caída, o descendida.
Dile al fin, que no parta;
en garantía aquí esta mi mano:
Asteria sabrá desagradar a Tamerlán.

(Sale)

Escena Sexta

(Irene y León)

Recitativo

IRENE
Grandes cosas expone Asteria.

LEÓN
Seguro que en el pensamiento tiene más.

IRENE
A tu fidelidad, León, me encomiendo.

LEÓN
Así sirvo al monarca y a Irene a la vez.

IRENE
No pierdas de vista
a esa esclava enemiga;
está decidida.

LEÓN
Cautamente la seguiré.

IRENE
Feliz soy si el trono,
tan mal defiende la razón o la belleza.
Gratitud al menos hoy me devuelve.

Aria

Parece que nace en mi pecho
un rayo de esperanza
que me consuela el corazón.
Pero no estoy del todo contenta,
en el pecho, con la constancia,
se solivianta el rigor.
Pero no estoy del todo contenta,
en el pecho, con la esperanza,
se solivianta el rigor.
Parece que nace en mi pecho, etc.

(Parte.)

Recitativo

LEÓN
Veo que de estos amores
nacen extraños hechos:
demasiado hostil es Asteria,
el tártaro muy amante,
y el corazón de Irene es siempre constante.

Aria

Amor de guerra y paz,
de pena y de tormentos,
y luego, sordo a los lamentos,
goza al hacer penar.
De él la ardiente antorcha
enciende un corazón desdeñado,
y luego que lo ha llagado
lo deja abandonado.
Amor de guerra y paz, etc.

(Parte.)

Escena Séptima

(Bajazet y Andrónico.)

Recitativo

BAJAZET
¿Dónde está mi hija, Andrónico?

ANDRÓNICO
En el trono.

BAJAZET
¿En qué trono?

ANDRÓNICO
En el de su enemigo.

BAJAZET
¿De Tamerlán?

ANDRÓNICO
¿Hay otro?

BAJAZET
¡Ah, indigna!
¿Y cuándo y cómo?
¡Oh, me ha traicionado! ¡Habla!

ANDRÓNICO
Hace un momento
la vi entrar en la habitación del tártaro.
La guía, o la venganza, o la ambición al trono.

BAJAZET
¿Y tú, cobarde amante,
que como enemigo
pudiste hacerla descender del mío,
de su propio trono,
no le supiste
dificultar el camino?

ANDRÓNICO
Sí, lo intenté, pero si no prestó atención al padre,
menos escucha a un amante desdeñado.

BAJAZET
Entremos, príncipe, sigámosla,
y si no estamos a tiempo
para evitar que vaya al trono
o que descienda de él, no soy Bajazet.

Aria

A sus soberbios pies
verá caer al padre exangüe,
si no tiene temor o al menos piedad
de mi desdén y de mi sangre.
A sus soberbios pies, etc.

(Sale)

Escena Octava

(Andrónico solo.)

Recitativo

ANDRÓNICO
Si Asteria me traiciona,
quiero darle en la mano este corazón,
que tanto la adora.
Mataré a Tamerlán, me mataré yo mismo,
y al fin contenta estará
la impía y cruel que me atormenta.

Aria

Más que el de un tigre orgulloso,
pérfido y severo,
es el corazón que tiene ella en el pecho.
Impía y deshumanizada,
del amor se ha olvidado,
pues sólo en la crueldad se deleita.
Más que el de un tigre orgulloso, etc.

Escena Novena

(Sala del trono. Tamerlán y Asteria.
Después Bajazet y después Andrónico.)

Recitativo

TAMERLÁN
¡Al trono, al trono, oh bella!

ASTERIA
Señor, es mi ley vuestro placer ¡Al trono, sí!

(para sí)

Pero para asesinar a un monstruo.

TAMERLÁN
¡Dame tu mano!

ASTERIA
Aquí estoy a vuestra disposición.

(para sí)

¡Ah, pena! Si mi padre me viera.
¡Ahí llega!...

BAJAZET
¿Qué haces Asteria?

TAMERLÁN
Y tú ¿qué haces aquí, Bajazet?

BAJAZET
Detener a mi hija.

TAMERLÁN
¡Temerario!
¿A tanto te atreves, prisionero?

BAJAZET
Las cadenas no me quitan
potestad sobre mi hija.

TAMERLÁN
Ya no es tu hija
¡Asteria es mi esposa!

BAJAZET
¿Tu esposa? ¡No es cierto!
La sangre de los otomanos
no puede emparejarse
con la sangre de un pastor.

TAMERLÁN
Infeliz soberbio,
¿no sabes que soy tu amo?

BAJAZET
La fortuna, sea feliz o adversa,
no elimina la vileza de tu sangre
ni la grandeza de la mía.

(a Asteria)

¿Callas?
¡Temeraria, con tu rubor
ya comienzas a purgar tu delito!
¡Pérfida, indigna hija!

TAMERLÁN
¡Eh, calla!
Cansado estoy de tu furia,
y si el rostro de Asteria
no detuviese el golpe,
tu cabeza pagaría la osadía.

BAJAZET
¡Aquí estoy, vamos! ¿Por qué tardas?
En vano esperas que me calme.

ASTERIA
(para sí)
El intento es funesto, ya calle o hable.

TAMERLÁN
Te desanimo al menos, si no te aplaco.
Arrodíllese en tierra el soberbio otomano,
para que el valiente jefe
lo use de banqueta para ascender al trono.

BAJAZET
No demoraros ninguno de los dos,
aquí estoy tendido en tierra,
¡subid al trono!
Que contigo suba Asteria y,
con cruel e inaudito ejemplo,
hoy se vea a la hija subir al trono del enemigo
sobre la cabeza del padre.

TAMERLÁN
¡Adelante Asteria!

ASTERIA
¡Ah, mi señor!
Os seguiré, pero no por este camino.
Si me queréis por esposa,
¡al menos no me queráis deshumanizada!
Despejad el camino e iré al trono.

ANDRÓNICO
(para sí)
A tiempo llego de observar a la infiel.

TAMERLÁN
¡Levántate!

BAJAZET
No, puesto que estorbo a esa soberbia,
al menos le facilitaré el camino al trono.

TAMERLÁN
¡Levántate, te digo, eh!

BAJAZET
¡Perversas estrellas!

TAMERLÁN
Con intrépida mirada contempla, Bajazet,
como siente tu hija vergüenza
de tu mal nacido orgullo.

ASTERIA
¡Padre, perdón!

(para sí)

Sabes que voy al trono.
¿Andrónico, callas?

ANDRÓNICO
Después del padre,
no tiene voz el amante.
¿Qué decís Bajazet?
¿Qué os parece aquella que
supo fingir amor por mí
y deber por vos?

BAJAZET
¡Oh, marchemos a otro lugar!
¡Andrónico, mírala!
¡Ésa no es la hija de Bajazet!

TAMERLÁN
Andrónico, ya es hora de que Tamerlán
os muestre su agradecimiento.
Puesto que Asteria es mía gracias a vos,
que por mí sea vuestra Irene;
y con Irene uno y otro imperio.
¡Haced llamar a Irene!

Escena Décima

(Irene y los anteriores.)

Recitativo

IRENE
¿Y es ella la causa por la que encuentro
mi prometido puesto ya ocupado?
¿Y tú eres aquella a la que no conducía al trono
ni el afán de reinar ni el cariño?

ASTERIA
(para sí)
Su crítica no es en vano.

TAMERLÁN
¿Aún te etreves?
Pero ¿dónde está Irene?

IRENE
Irene no vendrá aquí jamás
si primero despejado no ve
el trono y el lecho.

TAMERLÁN
Haz que Asteria me desagrade,
y entonces abrazaré a Irene.

IRENE
¿Yo hacer descender a Asteria?
¡Ah, si pudiera!
¡Ah! ¿Quién de vosotros
a una princesa traicionada
presta el brazo contra una usurpadora
y en favor de la justicia?
¿Bajazet? su padre.
¿Andrónico? desdeñado.
¿Tamerlán? culpable...
No encuentro ayuda.

BAJAZET
¡Detente, oh mujer!
Que a tu favor me obligo:
o desciende mi hija, o no soy padre.
¡Oye, pérfida,
y tú, cruel enemigo, déjame hablar!
Ante ti protesto;
hoy es el último día que me escuchas.

ANDRÓNICO
¡Señor!

BAJAZET
Deja que hable.
Asteria, puesto que ya no eres mi hija, dime:
¿eres la que le juró
a Tamerlán odio y venganza?
Tú, pérfida de sangre otomana ¿mentiste?
¿Del amante no conseguiste
la muerte de tu padre,
para tener luego tú, reina, el mérito?
¡He aquí el pecho, he aquí la cabeza!
¡Adelante!... ¿Por qué tardas?
¡Este será el último de tus delitos!

ANDRÓNICO
(para sí)
Siento consumirme el alma.

BAJAZET
Deshumanizada; un padre desesperado
te pide amenazante la muerte.
¿No te mueve piedad o temor?
¡Vámonos a otro lugar a mendigar la muerte!

ASTERIA
¡Padre, detente!

TAMERLÁN
¿Así que os debilita, Astenia?
¿El sonido de los gritos de mujeres os agita?

ASTERIA
Es mi padre quien habla.

TAMERLÁN
Y yo tu esposo.

ASTERIA
Aún puedo descender de aquí
si el padre no me obstruye el camino.

TAMERLÁN
Entones ¡baja inmediatamente!
Quien vacila sobre el trono de Tamerlán,
es indigno de sentarse en él ni un instante.

IRENE, ANDRÓNICO
¿Astenia desciende?

ASTERIA
¡Aquí estoy abajo!

TAMERLÁN
¡Vil!

ASTERIA
Padre, truncaste un gran golpe.

TAMERLÁN
¡Volved, temerarios, a vuestros cepos!

ASTERIA
Padre, el corazón que antepone
un reino al cariño,
de contemplar su esplendor es indigno.

(Tamerlán se levanta para descender

del trono, Asteria lo detiene.)

BAJAZET
¡Vamos!

ASTERIA
Tamerlán, no partáis.
¡Escuchad y antes de nada
fijad, fijad en mí los ojos!
¡Oh, Tamerlán, contemplad!

(Asteria llora sobre los peldaños del trono
y luego se dirige a Tamerlán)

Éste era el primer destinatario del abrazo
que alegre buscaba Asteria;
yace, es cierto, impotente al pie del trono,
pero todavía así puede contemplar
mi ilustre venganza y tu ira.

IRENE
¡Gran mujer!

BAJAZET
¡Oh, ilustre hija!

ANDRÓNICO
¡Oh corazón constante!

TAMERLÁN
(Baja furioso del trono.)
¡Desprecio!
Pero un monarca injustamente ofendido
y desesperado amante,
se arma con mil armas.
Asteria y Bajazet preparad la defensa.
Castigaré con cien y cien muertos
la traición del padre y de la hija.

Trío

ASTERIA
He aquí el corazón.
Estaré contenta,
pues tendré valor para morir.

TAMERLÁN
¡Quiero sa ngre!

BAJAZET
He aquí el pecho.

TAMERLÁN
¡Quiero sangre!

ASTERIA
Aquí el corazón.

TAMERLÁN
¡Muerte a ti!

BAJAZET
No me asusta.

TAMERLÁN
¡Llagas para ti!

ASTERIA
Estaré contenta.

TAMERLÁN
Para castigar me sobra rigor.

BAJAZET, ASTERIA
Para morir tendremos valor.

TAMERLÁN
¡Quiero matanza!

BAJAZET
Aquí el pecho.

TAMERLÁN
¡Quiero muerte!

ASTERIA
Aquí el corazón.

TAMERLÁN
¡Muerte a ti!

BAJAZET
No me asusta.

TAMERLÁN
¡Llagas para ti!

ASTERIA
Estaré contenta.

TAMERLÁN
Para castigar me sobra furor.

BAJAZET, ASTERIA
Para morir tendremos valor.

Recitativo

ASTERIA
Padre, dime, ¿aún soy una indigna hija?

BAJAZET
No, tu desdén me calmó.
Con tu corazón y con el mío,
más contento le odiaré.

ASTERIA
Andrónico, ¿aún soy una infiel amante?

Aria

ANDRÓNICO
No, que de tu gran corazón
yo soy el ofensor;
yo soy el que te ha ultrajado.
Si no te desagravio,
nunca de mi culpa me perdonaré.
No, que de tu gran corazón, etc.

(Sale)

ASTERIA
Amiga, ¿soy acaso aquella soberbia mujer?

Aria

IRENE
No, que sois tan constante
en la fidelidad que me prometisteis,
que en vos siempre confiaré.
Vos que me devolvéis al amante,
tendréis mi alma y luego a mí misma,
Siempre sabré seguiros.
No, que sois tan constante

(Parte.)

ASTERIA
Sí, sí, estoy vengada,
y no he apuñalado al enemigo en el pecho
como antes me señaló el pensamiento,
pero lo he golpeado en el corazón,
y ya he asesinado aquel funesto amor.

Aria

Corazón de padre y corazón de amante,
firme fidelidad, odio constante,
al final os complací.
Sólo no está satisfecho mi corazón,
porque, con temor,
me dice que a los dos os perderé.
Corazón de padre y corazón de amante, etc.



ACTO TERCERO


Escena Prima

(Patio del serrallo en el que se custodia
a Bajazet y Asteria.)

Recitativo

BAJAZET
Hija, somos culpables.
Yo, de escarnecido desdén;
tú, de amor desdeñado.
Querrá nuestro enemigo
vengarse del uno y aplacar el otro.

ASTERIA
Toda la culpa es mía,
y la prueba es la venganza fracasada.

BAJAZET
¿Y si el tártaro irritado
pensara en nuevos ultrajes?
A mí nada me queda más que la vida,
pero a ti...

ASTERIA
¡Señálame una salida, oh padre!

BAJAZET
Oye pues,
pero para encontrarla
necesitarás toda tu virtud.

ASTERIA
Si es la muerte,
que sea la mía no la tuya.

BAJAZET
La tuya y la mía.
Mira: esto es un veneno,
único resto de mis vastos tesoros.
Toma una parte para que lo uses
junto con mi intrépido corazón.

ASTERIA
Regalo querido y agradable
que recibo de tu paterna mano, que beso.

BAJAZET
¡Ah, sangre mía, te reconozco!
Librémonos de las cadenas.
Nada más espero
que el resultado fatal de una empresa
que intenta el líder Orcamo.
Cuida tu defensa,
que yo cuidaré la mía.
¡Ah, hija, al primer insulto
que Tamerlán te increpe,
bébelo y muere!
A mí me verás, al primer indicio,
preceder tu suerte.

ASTERIA
Padre, ante tu deseo inclino mi frente.

BAJAZET
En vano, en vano cree tenernos,
con un cruel destino, atados a sus pies.

Aria

ASTERIA
Corazón de padre y corazón de amante,
firme fe, odio constante,
pero al fin os aplacaré.
Aunque no está satisfecho mi corazón,
pues dice mi temor,
que a ambos os perderé.
Corazón de padre y corazón de amante, etc.

(Se retira aparte)

BAJAZET
En la orilla del perezoso Lete
¡esperadme si llegáis antes que yo!
Desvanecida la venganza
promete seguirte mi fe.
En la orilla del perezoso Lete, etc.

(Parte.)

Escena Segunda

(Tamerlán, Andrónico y Asteria aparte.)

Recitativo

TAMERLÁN
Andrónico,
mi amor a causa desdén de Asteria
adquiere más fuerza.
Irritado y ofendido odiarla, lo sé, debería,
y por su ultraje debería castigarla.
Pero ese rostro que una vez
me forzó a tener piedad de Bajazet,
frena mi ira.

ANDRÓNICO
(para sí)
¡Principio infausto!

TAMERLÁN
Deseo que bajo estas paredes compruebes,
en mi presencia, su triunfo.
Dile que todavía mi trono está vacío.

ANDRÓNICO
Señor, no se calma tan fácil el odio
de los otomanos hacia sus enemigos.
Yo tampoco estoy en la mejor situación,
pues quién supo traicionarme
en la primera demanda,
podrá de nuevo rechazar mis consejos.

ASTERIA
(para sí)
¡Hermosa prueba de fidelidad!
¿Por qué no puede esperar? Nada se lo impide.

TAMERLÁN
Tú, a pesar de las muestras
que mi generosidad te ha dado,
¿quieres serme ingrato?
Habla, o te creeré de la culpa de Asteria,
responsable.

ANDRÓNICO
Asteria.

ASTERIA
El inicuo calla.

ANDRÓNICO
No me condenéis al menos
antes de oírme.
Ya es hora de que Andrónico
os hable como amante.

TAMERLÁN
(para sí)
¡Qué voz!

ASTERIA
(para sí)
¿Ah, qué dirá?

ANDRÓNICO
Pregunté y rogué a favor de Tamerlán
bodas y afectos;
pero mi solicitud
es mi remordimiento.
Vos la castigasteis
con fatal consentimiento por mi parte,
y del gran golpe no
deseo apartarme.
Ahora lo seré de vuestro odio,
pues, aunque os amo,
confieso que soy rival de Tamerlán.

TAMERLÁN
¿Qué escucho?

ANDRÓNICO
Sí, Tamerlán, escuchad:
¡un amante, un rival!

ASTERIA
¡Príncipe, callad!

ANDRÓNICO
No, debo terminar de hablar.
Mantenga el tártaro
todos sus grandes regalos,
e incluso los aumente,
que por aplacar a Asteria
¡yo los rechazaré!

TAMERLÁN
Si no debiera a tu brazo
grandes pruebas, valiente príncipe,
no lo dirías tan impunemente.
Pero ¿qué contesta Asteria?

ASTERIA
Se acomoda a su amor,
aunque infeliz.
Que te odio, él lo sabe;
que le amo, él lo dice.

TAMERLÁN
¡Pérfida! Tu amor es en vano,
pues atrae toda mi ira.
¡Haré que te arrepientas de ser tan osada!

ASTERIA
Mi amor me defiende.

TAMERLÁN
Eso ya lo veremos.
Cortaré la cabeza a Bajazet
y a Asteria la esposaré con el esclavo más vil.

ANDRÓNICO
Pero es una doncella real...

TAMERLÁN
¡Calla, o la sentencia la ejecuto ahora mismo!

ASTERIA
(Asteria cae de rodillas ante Tamerlán.)
¡Ah, señor,
que sobre mi cabeza caiga vuestro furor,
pero perdonad la culpa mi padre!...

Escena Tercera

(Bajazet y los anteriores.)

Recitativo

BAJAZET
¿Cómo?
¿Asteria, tú a los pies de Tamerlán?

(Asteria se levanta)

¡Levántate,
que no ha de postrarse
ante su enemigo mi hija!

TAMERLÁN
Ella me hechiza,
y a tolerar me fuerza el dolor
que sufre un vencedor.

BAJAZET
Dime: ¿qué arte usaste
para degradar
la sangre de los otomanos?

ANDRÓNICO
No lo irritéis.

BAJAZET
¡Eh! ¡Eres impío y vil!

TAMERLÁN
Bajazet, mi cólera ya no tiene freno.
Debes saber que no eres
mi único enemigo:
contigo hay otros dos culpables.
Ahora, y con un sol golpe,
quiero ver castigados
a un rival, a una ingrata y a un soberbio.
Bajazet y Asteria
serán arrastrados a mi mesa.
Con ellos vendrá Andrónico,
y verá el retorno de Asteria.

Aria

A despecho de un rostro ingrato
más enojado se agita mi corazón.
Ni en el pecho, los tumultos del alma
pueden calmar mi furor.
A despecho de un rostro ingrato, etc.

(Parte.)

Escena Cuarta

(Bajazet, Asteria, y Andrónico.)

Recitativo

BAJAZET
Hija, con acto tan vil
perdiste tu pasado vigor,
la alabanza y el mérito.

ASTERIA
Amenazaba tu cabeza.

BAJAZET
Pues ahora, si la ves cortada,
temblar no debes.

ASTERIA
Con un vil siervo
me fue prescrita la boda.

BAJAZET
¿No tienes como sustraerte?
Y tú, Andrónico,
¿has de sufrir en ella tanta vileza?

ANDRÓNICO
No cuidé para calmarla,
y me complací en ser parte
de su mismo delito.

BAJAZET
¡Vil!
¿Y aún te queda corazón, Bajazet?
¿Qué ruegos? ¿Qué llantos?
La constancia y el desprecio
son armas a usar contra el tirano.
Seguidme y veréis
si el corazón de Bajazet
no logra su propósito.

(Sale.)

Escena Quinta

(Andrónico, Asteria y León)

Recitativo

LEÓN
La impiedad del ministro,
princesa, ahora os apremia.

ANDRÓNICO
¡Quiero morir contigo, vida mía!

ASTERIA
No, no, que esto os baste, príncipe,
sabed que en el último instante
serán mi dolor el padre y el amante.

Dúo

ASTERIA
Vivo en ti, mi querido bien,
y si la muerte deseas,
estoy contenta de morir.

ANDRÓNICO
Vivo en ti, mi dulce vida,
y si la muerte deseas,
estoy contento de morir.

ASTERIA
¡Ah, te pierdo! ¿Cuándo, oh mi bien,
me volverás a ver?
Demasiado cruel es mi martirio.

ANDRÓNICO
¡Ah, te dejo! ¿Cuándo, oh mi bien,
oh mi bien, me volverás a ver?
Demasiado cruel es mi martirio.

ASTERIA
Vivo en ti, mi querido bien, etc.

ANDRÓNICO
Vivo en ti, mi dulce vida, etc.

(Salen)

Escena Sexta

(Salón del palacio, comedor preparado para
Tamerlán. Irene y Leone.)

Aria

IRENE
No soy cruel.
Quererlo, es mi deber si me corresponde,
pero deberé odiarlo tanto como lo amo
si me desprecia.
No soy cruel, etc.

(Se retira a parte)

Recitativo

LEÓN
Si Irene al trono sube,
serán felices Andrónico y Asteria.
De su constante cariño
deseo ver un dichoso acontecimiento
y ser feliz con su desenlace.

Aria

Si a un corazón constante,
tú no das paz, Amor,
el odio triunfará.
Será el premio a un afecto puro
exiliar del pecho
la sombra de la infidelidad.
Si a un corazón constante, etc.,

(Parte.)

Escena Séptima

(Tamerlán, Bajazet, Andrónico e Irene aparte.)

Recitativo

TAMERLÁN
Debes saber, Bajazet, que al verte
en el angosto retiro en que te hallas
mi ira merma.
Delante del esplendor de mi mesa,
más cortés es Tamerlán de lo que piensas.

BAJAZET
Más me hace sospechar mi enemigo,
si parece cortés.

TAMERLÁN
¡Lo adivinaste!
Ya he encontrado el modo
en que envilecerte podré.

BAJAZET
No, no es con golpes,
como se degrada el corazón de Bajazet.

TAMERLÁN
A éste no resistirás.

BAJAZET
¿Qué será? ¡Rápido! Valeroso lo espero.

TAMERLÁN
Ahora lo sabrás.
¡Que enga Asteria,
y oiga del vencedor ofendido su destino!
Y tú, Andrónico, aprende,
y si todavía sigues siendo mi rival,
te perdono.

ANDRÓNICO
O la defiendo, o Andrónico no soy.

BAJAZET
Cálmate,
pues yo defiendo a Asteria.

ANDRÓNICO
Gran acto es vencer al enemigo
pero si luego lo oprimes,
es un acto indigno.

TAMERLÁN
Habla por ti, no por otros, te hace falta.

ANDRÓNICO
No hablo por otro.
Si me separas de Asteria,
eres injusto, ingrato,
y tu corazón impío.

TAMERLÁN
Quién tiene la venganza en mano,
desdeña el furor.

Escena Octava

(Andrónico quiere marcharse, pero se
encuentra con Asteria y los anteriores.)

Recitativo

ASTERIA
Heme aquí, ¿por qué se me reclama?

TAMERLÁN
Acércate, soberbia,
y fija la mirada en el lugar luminoso
que perdiste.

ASTERIA
Leve pérdida es un bien que se detesta.

TAMERLÁN
Ya basta.
Sea sierva quien rechazó ser reina.
¡En seguida, Asteria, trae una copa!
Y con tu nueva condición servil,
delante de tu señor, ¡arrodíllate!

ANDRÓNICO
(a parte)
¡Injusto!

BAJAZET
¿Qué piensa Asteria?

ASTERIA
(a parte)
¡Que tenga suerte al menos, en este golpe audaz!

(Asteria echa el veneno, que Bajazet le dio, en
la copa que tiene preparada para Tamerlán.
Irene lo ve y se acerca a la mesa.)

IRENE
(a parte)
¡Ah! ¿Qué veo?
Ahora conviene que Irene
le hable a Tamerlán de Irene.

ASTERIA
Bebe, soberbio, bebe,
y que en esta bebida que Asteria te entrega,
calmes tu inmensa sed de ambición.

TAMERLÁN
¡Mira a tu hija, Bajazet!
¡Contempla, Andrónico, a la amada!
Éste es su regalo,
y porque es suyo,
brindaré con esta copa
por el amante y el padre.

IRENE
¡Tamerlán, no bebáis!

TAMERLÁN
¿De nuevo aquí, atrevida? ¿Y cómo?
¿Quién te concede tanto atrevimiento?

IRENE
Irene.
Sabed, que en esa bebida
nada vuestra muerte.
Sabed que Asteria disolvió
un regalo oculto
que, viniendo de su mano,
seguro es veneno.
Sabed que habla Irene
e Irene yo soy.

TAMERLÁN
¿Tú, Irene?

(a Asteria)

¿Tú, osada?

BAJAZET
¡Ah! ¡Mi hija perdida tiene
la venganza y la defensa!

TAMERLÁN
Sentaos Irene; y tú inicua,
cuyo temor ya te hizo rea,
¿qué dices?

ASTERIA
Bebed, yo misma os lo aseguro,
¡bebed!

TAMERLÁN
No, pues estás dubitativa.
Sólo el padre o el amante
me lo asegurarán,
haz que lo prueben el uno o el otro,
y beberé.

ASTERIA
(Para sí)
¡Ley cruel!
¿Qué se soluciona, Asteria?

Recitativo acompañado

Padre, amante,
¿de vosotros quién quiere
el mérito de mi venganza?
¿Quién beberá primero?
Bajazet es mi padre;
Andrónico es mi amante.
Beba uno, beba el otro.
¡Ah, pena! ¿Y luego?

Arioso

¡Loca estás, si lo permites!
Entonces el tirano vivirá
y morirán estos inocentes.

Recitativo

Beba pues la rea,
y mi muerte, mejor que la de ellos,
dará el fruto de castigar al tirano.

ANDRÓNICO
Insensata, ¿qué intentas?

BAJAZET
¡Incauta amante!

ASTERIA
¡Ah, necio!
¿qué pretendes?
Me sacas de la muerte
para devolverme a la tiranía.

ANDRÓNICO
¡A asistirte vengo,
alma constante!

TAMERLÁN
¡Seguidla, soldados,
os ordeno custodiarla!
¡Impía, dos veces rea
de enorme traición!
¿Por dónde comienzo su castigo?
La muerte es poco,
que de la infamia se rodee,
y Bajazet sea de ello espectador.
Vaya, inmediatamente,
el orgulloso al serrallo de los esclavos
conduciendo a Asteria,
y en su presencia,
sea concedida como presa
a la turba servil.

Recitativo acompañado

BAJAZET
¿No os apiadareis de la honesta, oh dioses?
La encomiendo a vosotros,
puesto que a mí sólo me queda
trasladarme al serrallo funesto.

Aria

Impío, para hacerte sufrir,
del reino subterráneo de las sombras
mi fantasma volverá.
Y la cólera de los dioses
al son de mi ira se despertará.
Impío, para hacerte sufrir, etc.

(Parte.)

Recitativo

IRENE
Señor, entre tantos hechos,
¿qué será de Irene?

TAMERLÁN
Irene será mi esposa.
De esta forma la traición
será castigada en Asteria,
y será coronada
la fidelidad en Irene.

IRENE
Olvido las ofensas
y me atrevo a dar
buena suerte
a mi señor, trono y vida.

Dúo

Veré un día cambiar
la crueldad de mi penar.

TAMERLÁN
Verás que un día sabré cambiar
la crueldad de tu penar.

IRENE
Mi fidelidad
el mejor premio tendrá
si supieras amar
a quien sabe quererte.

TAMERLÁN
Tu fidelidad
el mejor premio tendrá
puesto que sabré amar
a quien sabe quererme.

IRENE
Veré un día cambiar, etc.

TAMERLÁN
Verás que un día sabré cambiar, etc.

Escena Novena

(Entra Andrónico por un lado
y León y Asteria de otro.)

Recitativo

LEÓN
Ven, Asteria,
y sabrás cuanto me importa
tu gran padre.
¡Grandes noticias, alto señor!
Calmado está Bajazet
y quiere hablarte.

ANDRÓNICO
¿Es eso cierto?

TAMERLÁN
¿Calmado? ¿Hablarme? ¿Y cómo?

ASTERIA
¿Qué pasará?

TAMERLÁN
¿Qué dirá?... Ahí viene.

ANDRÓNICO
¡Qué mirada plácida y serena!

Escena Décima

(Bajazet y los anteriores.)

Recitativo

BAJAZET
¡Oh, para mí, feliz y venturoso día!
¡Oh, querida hija,
¡Oh emperador, oh amigos!
Mi corazón y mi rostro
ya están serenos.
¿Y sabes por qué, hija mía?
¿Y tú lo sabes, tirano?
De tus ataduras estoy liberado.

TAMERLÁN
¿Pero qué mano pudo
liberarte de mi furor?

BAJAZET
¿Quién pudo?
Yo lo pude.

Recitativo acompañado

¿Tiemblas, amenazas?
Yo me río de tu furor y de tus amenazas.
He vencido tu orgullo
con el veneno.
Ni puedes hacerme morir,
ni hacer que no muera.
Esta muerte es el triunfo que he elegido,
y ya se convierte
en tu vergüenza y en mi venganza.

ASTERIA
¡Ah, padre! ¿Qué dices?

BAJAZET
Sí, hija, muero; ¡adiós!
Tú quedas, ¡ay de mí!...en paz.
Tú quedas, hija, con las preocupaciones,
y ésta es mi única aflicción.

Recitativo

ASTERIA
No, yo también te seguiré; ¡moriré!
¡Príncipe, tirano, una espada!
Por tu amor, por tu ira, la quiero.
¡Ah, padre! Con esta mano
que te beso por última vez
y que mi llanto inunda,
toma una espada, si puedes.
¡Atraviésame el seno,
y lleva contigo a tu hija!

Recitativo acompañado

BAJAZET
¡Oh, siempre adversos, dioses!
¿Dónde está la espada, el veneno?
Si, hija, en éste mi último abrazo,
por piedad de tu dolor, te mataría.

Arioso

Hija mía, no llores, no.
Libera el llanto
cuando muerto esté.
Hija mía, no llores, no.

Recitativo acompañado

(a Tamerlán)

Tú, despiadado, lo verás,

(para sí)

¡Pobre hija!,

(a Tamerlán)

Pero no serás feliz mucho tiempo.
Voy a desencadenar
a las furias para tu tormento.
Ya veo el día decaer,
y la muerte ya se acerca,
será tu suplicio mi dolor.

Arioso y Recitativo acompañado

¡Adelante, furias y ministros
del gran rey de la ira!
¡Yo os conozco, aquí estáis!
¡Al cruel golpead, devorad, lacerad,
sí, lanzadle al corazón serpientes
y encerradlas en él!
Dignos de vosotros los golpes son.
¡Sí, rápido, pero no ceséis!
¡Ay de mí, si cansados estáis,
tomad mi rabia,
y conmigo llevadlo abajo
al reino del furor eterno!

(Se va apartando dentro de la escena,
sostenido siempre por Asteria y Andrónico.)

Por atormentar,
por lacerar a ese monstruo,
yo seré la mayor furia del averno.

(Bajazet muere)

Recitativo

ANDRÓNICO
¡Cruel! ¿Al fin estás satisfecho?
¡Míralo tendido en la tierra!

ASTERIA
Y ahora sólo falta mi muerte para el triunfo.

Recitativo acompañado

¡Mírame!
Soy la que ya dos veces
intentó darte la muerte
y soy culpable,
porque no lo he conseguido.
Si no son mis culpas suficientes
para una nueva muerte,
al menos devuélveme aquella
que lanzó mi venganza.
Dame la muerte, mi padre espera.

Aria

Padre querido, en mí descansa.
Yo aquella sombra generosa
al momento seguiré.
Y tú, cruel impío tirano,
todo tu tormento y preocupación
siempre invicta encontraré.
Padre querido, en mí descansa, etc.

(Parte.)

Escena Ultima

(Los anteriores salvo Asteria.)

Recitativo

IRENE
¡Seguidla, mis fieles,
y proteged de su dolor a la real mujer!
A ella, ¡oh, mi señor! perdona,
y protege su vida por mi fidelidad.

ANDRÓNICO
¡Ah, quizá es vana tu piedad,
pues la matará su dolor!
Ya no puedo vivir más ¡oh, Tamerlán!
Su suerte y mi amor desesperado
son demasiado fuertes,

(Desenvaina la espada.)

para que no fuerce a la espada
a darme muerte.

TAMERLÁN
¡Quietos! Vencido estoy.
Ya me ha aplacado
la muerte de Bajazet
y ahora me aflige
el extremo dolor de su hija y el tuyo.
Sea Asteria por ti, mi fiel Irene,
perdonada y viva.

IRENE
¡Oh, qué generoso es tu corazón!

TAMERLÁN
Reine conmigo la bella Irene.
Yo te devuelvo, fiel amante,
a Asteria y el trono.

ANDRÓNICO
Por tan gran e inesperado regalo,
señor, mucho te debo.

TAMERLÁN
El odio ya se aplacó
y vueltos a ser amigos
comencemos hoy a reinar felices.

Dúo

TAMERLÁN, ANDRÓNICO
Coronada de azucenas y rosas,
con los amores retorna la paz.
Y entre mil antorchas amorosas
se pierda al momento la cara del odio.
Coronada de azucenas y de rosas, etc.

Recitativo

TAMERLÁN
Ahora, invicta reina,
sé mi delito, que perdón no merece,
pero aun espero vuestro beneficio.
Que vuestra bondad me absuelva,
o escuche de un monarca arrepentido
los fuertes lamentos.

IRENE
Señor, mi pecho ya está
plenamente contento.
Si cortés un gran rey me acoge,
seré lo que más le agrade:
sierva, o mujer.

Coro

TUTTI
La vergüenza de la noche
da paso al día
con todo su esplendor.
Entre las luces
que Láquesis enciende,
clara resplandece
la antorcha del amor.
La vergüenza de la noche
da paso el esplendoroso día.



Traducido y Digitalizado por:
Begoña Domínguez 2011