RICARDO Y ZORAIDA
Personajes
AGORANTE
|
Rey de Nubia, obsesionado con Zoraida
|
Tenor
|
La acción se desarrolla en Dongola, capital de Nubia (actual Sudán), durante Las Cruzadas.
ATTO
PRIMO Scena Prima (Piazza fuori del recinto della città di Dongola, capitale della Nubia. Coro di soldati e popolo. Marcia militare; sfilano intanto le truppe vittoriose allo spuntar dell'aurora. Agorante) CORO Cinto di nuovi allori Riede Agorante a noi, Degli africani eroi Il primo nel valor. Tra' bellici sudori Fiaccò l'orgoglio insano Del temerario Ircano, col brando punitor. AGORANTE Popoli della Nubia, ecco tra voi Il vostro duce, il Re; vinsi, dispersi I ribelli seguaci Del fuggitivo Ircano, Ei che, nato nell'Asia, in questi lidi Fondò nascente impero, e ardì negarmi Di sua figlia Zoraide un dì la mano, Che pur ritolsi al rapitor Ricciardo, Per cui sdegnoso contro me già move D'Europa a stento le raccolte schiere; Proveranno ancor queste il mio potere. Minacci pur: disprezzo Quel suo furore insano; Con questa invitta mano Di lui trionferò. Sul trono, a suo dispetto, Tutti i trionfi miei Coronerà colei, Che il core m'involò. CORO Sì, con quel serto istesso, Che offrirti è a noi concesso, Che amor per te formò. AGORANTE Or di regnar per voi Tutta la gioia io sento. E tanto è il mio contento, ch'esprimerlo non so. Scena Seconda (Stanza nella reggia d Agorante. Coro di donzelle, che da varie parti si avanzano sulla scena, allegre e sollecite; indi Zoraide e Fatima sbalordite. La musica indica un lontano strepito) PARTE DEL CORO Quai grida!... ALTRA PARTE Qual giubilo!... ALTRA PARTE Già riede Agorante. ZORAIDE (fra sé) Orribile istante!... FATIMA (fra sé) Annunzio crudel! CORO Con gli altri dividere la gioia dovremo. ZORAIDE (a Fatima, nel massimo dolore) Ah! Fatima, io tremo... Assistimi, o Ciel! FATIMA (a Zoraide) Accorta dissimula, occulta i tormenti. CORO Andiam, che a momenti ei qui giungerà. (Le donzelle, nel sentire avvicinar lo strepito, si ricoprono de' loro veli, e s'incamminano verso Agorante) ZORAIDE Amore mi strazia, Il padre mi accusa; Ahi l'alma confusa Più pace non ha! Scena Terza FATIMA Deh! frena il lungo duol; cerchiamo unite, Un mezzo onde salvarci. ZORAIDE Da chi?... Come trovarlo! Ed in qual parte? FATIMA Tutto otterrem colla prudenza e l'arte. Sai che vergato foglio Ricciardo t'inviò; che dell'insulto Vendicarsi saprà; che pel tuo padre D'Agorante nel sen, col tuo disprezzo, Lo sdegno accresceresti; Che Zomira, del prence odiata sposa, Per rabbia e gelosia, D'opprimerti, ahi crudel! cerca ogni via? ZORAIDE Sì, tutto io so; ma come, oh Dio! frenarmi, Se l'alma mia delira? FATIMA Taci, calmati alfin: giunge Zomira. (Parte) Scena Quarta (Zomira entra) ZOMIRA Zoraide, e qui t'arresti? Non affretti i tuoi passi, onde far pompa Di tua bellezza al tuo sovran? ZORAIDE Ah! sono Gl'insulti indegni di chi siede in trono. ZOMIRA Insultarti non bramo: Tu da te stessa giudicar lo puoi; Sono all'amor soggetti anche gli eroi. Se Agorante ti adora No, tua colpa non è. (Con arte) So che dal seno Ti strappò del tuo ben, (con ironia) Che tu non l'ami. Come amarlo potresti? In tuo soccorso M'avrai, se tu lo brami; Un'infelice ottiene Tutto dall'amor mio. ZORAIDE (fra sé) Finger conviene. (A Zomira) Zomira, io fui d'irata sorte, è vero, Crudel ludibrio; eppure Seppi ognor trionfar di mie sventure. ZOMIRA Ma per Ricciardo il cor sospira ancora? Confidati all'amica: Io non t'ingannerò. ZORAIDE Che dir potrei? Cessàr, co' miei martiri, Indifferente il cor, brame e sospiri. ZOMIRA Invan tu fingi, ingrata; No, che l'interno ardore, Un labbro mentitore No, che celar non sa. ZORAIDE (fra sé) Che dura prova è questa!... Come il mio core, oh Dio! L'amor, lo sdegno mio, Come frenar potrà? ZOMIRA (fra sé) Quale insultante orgoglio! Parmi vederla in soglio Goder del mio martir. ZORAIDE (fra sé) Ella mi guarda e freme; Il duol che il cor mi preme Mi deve alfin tradir. ZOMIRA (fra sé) Io più non resisto... ZORAIDE Da me che pretendi? ZOMIRA E ancor non comprendi! ZORAIDE Comprender non so. ZORAIDE, ZOMIRA (fra sé) Che smania è mai questa! Languire, soffrire... Più fiero martire No, darsi non può.) Scena Quinta (Agorante entra) AGORANTE A voi ritorno alfine. Eccomi spoglio Del mio fasto regal. Appiè d'amore, Appiè dell'amistade il brando invitto Lieto depongo, e fia diviso il core Fra la pura amistade e un dolce amore. ZOMIRA (fra sé) O momento fatal! ZORAIDE (fra sé) Ahimè, che intesi!... AGORANTE Zomira, un dì m'accesi Di te, negar nol posso; Ma, non ti offenda il vero, La mia fiamma men viva in me ridesta Altri sensi per te. ZORAIDE (fra sé) Qual cenno! ZOMIRA (fra sé) Ingrato!... AGORANTE Ah! non turbarti. In Africa mi è dato Cangiar d'affetti a mio talento. Io sono L'arbitro del mio core; e pur dal trono Non chieggo allontanarti. Io vo' soltanto Che l'alma tua, per me costante e fida, Con altra la mia gloria ancor divida. ZOMIRA (fingendo di non comprenderlo) Per chi mai nutri il tuo novello foco?... AGORANTE Nol comprendesti ancora?... ZORAIDE (fra sé) Ahi qual giorno d'orror! giorno tremendo! ZOMIRA Taci, non dir di più: tutto comprendo. ZORAIDE (fra sé) Cruda sorte! AGORANTE (fra sé) Oh amor tiranno! ZOMIRA (fra sé) Io sprezzata!... AGORANTE (fra sé) Ahi che momento! ZOMIRA (fra sé) Più non reggo! ZORAIDE, ZOMIRA, AGORANTE (fra sé) In tal cimento L'alma mia fremendo sta. AGORANTE (fra sé) M'amerà?... ZOMIRA (ad Agorante) Crudel! ZORAIDE (fra sè) Che affanno! AGORANTE (a Zomira) Che mai dici?... ZOMIRA (a Zoraide) Indegna! ZORAIDE (a Zomira) E ardisci?... (fra sè) Giusto Cielo, in lor punisci La più fiera crudeltà. ZOMIRA (fra sè) Giusto Cielo, in lui punisci La più nera infedeltà. AGORANTE (fra sè) Ciel, perché così punisci Chi s'accese a tal beltà? DAMIGELLE (di dentro) Scendi propizio Nume de’ cori Fa' che Zoraide, Fra' puri ardori, D'immenso giubilo Esulti ognor. AGORANTE (fra sè) Quai dolci palpiti!... ZORAIDE (fra sè) Quai tristi accenti!... ZOMIRA (fra sè) Vaneggio e smanio... AGORANTE (a Zoraide) E amor non senti? ZORAIDE Che dici?... (fra sè) Ahi misera!... ZOMIRA Che sento! (fra sè) Ahi perfido! AGORANTE (fra sè) Barbaro amor! (a Zoraide) Dunque ingrata... ZORAIDE T'accheta... ti calma. AGORANTE Sperar posso? ZOMIRA (fra sè) Che smania crudele! AGORANTE (a Zoraide) Per te vive, respira quest'alma. ZOMIRA (fra sè) Oh che rabbia!... ZORAIDE (fra sè) Che acerbo martir! ZOMIRA Osi, iniquo?... AGORANTE Gl'insulti disprezzo. ZORAIDE Per Zomira, deh! placa quell'ira. ZOMIRA Taci, trema: non voglio a tal prezzo... ZORAIDE, AGORANTE (a Zoraide) Che baldanza! ZOMIRA Neppure un sospir. AGORANTE (a Zoraide) Sarà l'alma delusa, schernita, Al mio bene per sempre riunita, O Ricciardo qui deve perir. ZOMIRA (a Zoraide) Sarà l'alma delusa, schernita, All'infido per sempre riunita O l'indegno qui giuro punir. ZORAIDE (fra sè) Sarà l'alma dolente, schernita, Al mio bene per sempre riunita, O a lui infida qui giuro perir. (Partono) Scena Sesta (Veduta in qualche distanza di una parte del castello che difende la città di Dongola, con fossi e pianura adiacente. Ramo del fiume Nubio che la bagna. Un gruppo d'alberi che nasconde una parte del fiume. Monti in distanza. Soldati sulle mura. Coro di esploratori) ESPLORATORI Tutto è in calma. Picciol legno Sol diè segno D'approdar. ALTRA PARTE Stiamo attenti, Vigilanti, Se alcun tenti D'avanzar. TUTTI No, d'offese Non temiamo; Son le mura Che guardiamo, Ben difese: Né bravura, Né l'inganno Ci faranno Paventar. (Gli esploratori si ritirano. Il ponte del castello s'innalza) Scena Settima (Su piccolo battello approdano Ricciardo sotto mentite spoglie africane, ed Ernesto ambasciatore del campo cristiano) RICCIARDO Eccoci giunti al desiato loco; Ecco, Ernesto, le mura In cui rinchiuso è il mio tesor. Nel petto Come mi batte il cor! ERNESTO Ah! non tradirti; Pensa ove siam... Tu sai che in ogni parte Di Ricciardo si chiede. T'inseguono a vicenda Il desolato Ircano, Agorante inumano... Ogni motto, ogni cenno Ah! svelarne potria... RICCIARDO Sconosciuto qui son: facil non fia, S'anche alcun mi conosca, in queste spoglie Di potermi scoprir. ERNESTO Invan lo speri, Il valor, la tua gloria, il tuo splendore Son noti al mondo intero: Occultarti non puoi Tu primo onor de' Paladini eroi. RICCIARDO No; celarmi saprò. ERNESTO Dunque tu sei risoluto a seguire i passi miei? RICCIARDO E ne dubiti ancor? ERNESTO Ah! lascia almeno Che, rispettato ambasciator, qui possa Richieder del tuo ben, aprirti a un tempo Facile strada a' tuoi disegni. RICCIARDO Amico, arrestarmi non posso; Ad ogni costo Io ti debbo seguir. ERNESTO Come sottrarti Di tanti esploratori al vigil sguardo, A sì nuovi perigli?... RICCIARDO Non vaglion contro amore i tuoi consigli. S'ella mi è ognor fedele, Se l'amistà mi è guida, Quest'alma non diffida Di possederla ancor. ERNESTO All'amistà ti affida, T'affida a questo cor. RICCIARDO Trionferemo insieme Di sì tiranna sorte, Le barbare ritorte Saprà spezzare amor. ERNESTO Dividerò tua sorte, O vinto, o vincitor. RICCIARDO Qual sarà mai la gioia Allor che a lei d'accanto, Versando un dolce pianto, D'amor le parlerò, Se nel pensarlo solo, ogni più acerbo duolo Già nel mio sen cessò? (Ricciardo va sul battello, prende una bandiera bianca e la consegna ad Ernesto. Egli l'innalza; è veduto dalla sentinella: il ponte abbassandosi, entrano nella città) Scena Ottava (Stanza nella reggia come prima) ZOMIRA Elmira, e non degg'io fremer disdegno Se Zoraide or m'invola e sposo e regno? Ah! se tu m'ami, al mio furor sì giusto Il tuo pur anco unisci; ah! cerca, osserva Che fa la mia rivale, Se ancor debbo sperar. Deh! tu procura Di render men crudel la mia sventura. ELMIRA Ah! no, non disperar. Nell'opra, il credi Mille compagne avrò sempre a me fide, Che ognuna i torti tuoi con te divide. ZOMIRA Da sì costante affetto Spero che i voti miei saran compiti... Ma l'infido a me vien... partiam, s'eviti. (Partono) Scena Nona (Agorante con seguito de' Grandi della sua corte. Marcia) AGORANTE Ch'entri l'ambasciator. ERNESTO A te m'invia Di nostre schiere il duce. Egli richiede che ragion si dia Degl'insulti a noi fatti A noi che rispettiamo e leggi e patti. AGORANTE (fra sè) Oh qual baldanza! ERNESTO Un stuol di tuoi seguaci Di notte ardì furtivo Avanzarsi ver noi, e prigionieri Fe' con Zoraide allor pochi guerrieri. Se l'ordin non fu tuo, se giusto sei, Rendili in questo punto uniti a lei. AGORANTE Nol deggio... Ah! Dimmi, e qual ragion ne impone Di rispettar chi, da ladrone imbelle, Osa involarci timide donzelle? RICCIARDO (fra sè) Più non resisto... ERNESTO (di nascosto) Ah frenati... AGORANTE La fama D'un eccesso sì reo grida per tutto; L’Africa ancor ne freme. (A Ricciardo) A te ne appello, Che qui nascesti e sei Guida al franco guerriero, Se ciò ch'io dico è vero. RICCIARDO (fra sè) Oh rabbia! (Ad Agorante) È vero. ERNESTO Ma tua non è la giovane involata, Né suddita a te nacque. AGORANTE Suddita diventò quando a me piacque. I guerrieri a te rendo; Poi lascia al nostro amore Di regolar come gli aggrada il core. RICCIARDO (fra sè) Io mi sento morir. ERNESTO Termine ha dunque Ogni tregua tra noi. AGORANTE Tanto potere Ha una donna su voi, che per lei sola Espor volete i vostri mille prodi, Con incauto consiglio, A fiero inevitabile periglio? ERNESTO De' tuoi, tu mille ancor. RICCIARDO (con eccesso di furore toccando il brando) Sol questo... ERNESTO (di nascosto) Ah! ferma... RICCIARDO (fra sè) È ver, già mi tradiva. ERNESTO Qual risposta mi dai? AGORANTE L'avrai fra breve In presenza di lei, de' miei più fidi. ERNESTO Se pace o guerra vuoi, pronto decidi. (Partono) Scena Decima (Sala con trono. Agorante, con seguito, va a sedersi sul trono) CORO Se al valore compenso promesso È il possesso di giovin beltà, Fia Zoraide compenso maggiore A un valore che eguale non ha. AGORANTE S'appelli qui Zoraide, ove fra breve Il franco ambasciator giunger pur deve. Scena Undicesima (Entra Zoraide) AGORANTE Sgombra ogni tema dal tuo cor; rimira Innanzi a te non già il sovran, ma solo Il più tenero amante. Agorante non sdegna a' piedi tuoi Prostrarsi in atto umil; ei, che non seppe Avvilirsi giammai. S'or non senti pietà... crudel m'avrai. ZORAIDE Signore, a te son grata Di tanto amor per me; ma l'alma mia È oppressa dal dolor. Priva d'un padre, In preda a un fier destin, come il mio core Può indifferente ragionar d'amore? AGORANTE Più pretesti non voglio. In faccia al mondo intero, in questo giorno Io t'offro la mia mano, il soglio e quanto Di più grato a te fia. ZORAIDE Lasciami al pianto. Scena Dodicesima (Ricciardo, Ernesto e detti) RICCIARDO (fra sè) Che veggo! AGORANTE (a Zoraide) E ancor resisti? E ancor non senti in seno D'amor per me qualche scintilla almeno? Cessi omai quel tuo rigore; Deh! consola un'alma amante. Fa' ch'esprima il bel sembiante Qualche palpito d'amor. RICCIARDO (ad Ernesto) Senti, oh Ciel! come il mio core Sta nel seno palpitante. Chi mai puote a quel sembiante Non accendersi d'amor? ERNESTO (a Ricciardo) Frena, oh Ciel! nel tuo dolore, Or che siamo a lui d'innante, Quell'ardir che nel sembiante Suole imprimere l'amor. ZORAIDE (fra sè) Tu che vedi il mio dolore, Giusto Cielo, in questo istante, Fa' che almen nel mio sembiante Resti tacito l'amor. ERNESTO (si avanza verso Agorante) Risolvesti!... AGORANTE Ho risoluto. ERNESTO Tu Zoraide alfin mi cedi? AGORANTE Nol sperare: è mia, lo vedi: E a pugnar già volerò. ZORAIDE (fra sè) Che sento! RICCIARDO (fra sè) Ahi! barbaro! ERNESTO (fra sè) Qual fiero insulto! AGORANTE (fra sè) Saprò distruggerli... ZORAIDE, RICCIARDO (fra sè) Al fier tumulto D'affetti, ahi misero/misera Regger non so! CORO (fra sè) Come in un subito il dì cangiò! ERNESTO Parto ed annunzio Che vuoi tu guerra. AGORANTE Di' che invincibile, Per mar, per terra, Sempre Zoraide Difenderò. Scena Tredicesima (Zomira e detti) ZOMIRA T'arresta, o perfido: nol soffrirò. AGORANTE All'armi... abbattervi Tutti saprò. ZORAIDE, ZOMIRA, RICCIARDO ERNESTO, AGORANTE (fra sè) Oppressa, smarrita, Delira quest'alma, Più tregua, più calma Trovare non sa. y los antedichos. (Marcia in distanza che chiama le truppe a raccolta) AGORANTE (fra sè) Qual suono terribile Foriero di lagrime! In me già s'accrescono Le furie, le smanie, E amore implacabile Non sente pietà. ZORAIDE, RICCIARDO, ERNESTO (fra sè) Qual suono terribile Foriero di lagrime! In me già s'accrescono Gli affanni, le smanie, E il Cielo implacabile Non sente pietà. ATTO SECONDO Scena Prima (Atrio della reggia contiguo a' giardini. Agorante, Zamorre) AGORANTE Zamorre, ed è pur quegli!... ZAMORRE Ah sì, l'istessa Guida del franco ambasciator, che occulta, Al suo partir qui si arrestò, ch'or chiede Teco parlar. AGORANTE Traggasi al mio cospetto. (Parte Zamorre) Che dirmi ei puote! Oh qual tumulto ho in petto! Scena Seconda (Entra Ricciardo) RICCIARDO Sicuro e franco io m'offro a te. Ci unisce di vendetta egual brama. A te Ricciardo tolse il tuo bene, E a me la sposa amata Ahi! fu da quel fellone anco involata. AGORANTE Perfido!... E come mai con tanto ardore, Se ad altra diede il cor, Zoraide or chiede? RICCIARDO Cerca punirla, perché tua la crede. AGORANTE Oh rabbia!... A che arrestarci?... RICCIARDO Ferma; le sue minacce Or dobbiamo sprezzar; esse fian vane Quando uniti sarem. Pochi, ma scelti, Ho guerrieri a me fidi; Veglian costoro accorti Sull'inimico campo. All'oste infida Non dier finora alcun sospetto: in seno L'ira frenai per vendicarmi appieno. AGORANTE Opportuno giungesti... Amico, oh quanto a te grato son io!... Ma ancor più grato Io ti sarò, se, per tuo mezzo, ottengo Questa, dolce al cor mio, prima vendetta. RICCIARDO Tutto farò per te. AGORANTE Svela a Zoraide Di Ricciardo gl'iniqui Occulti tradimenti. Ah! tu soltanto Puoi cangiare il suo cor... tu sol. RICCIARDO Compresi; Ma difficil mi sembra... è donna... e amore... AGORANTE Il tentarlo non nuoce... A te mi affido... RICCIARDO T'ubbidirò. (fra sè) Son già vicino al lido. AGORANTE Donala a questo core, Serena i suoi be' rai: Contento allor sarai, Te vendicar saprò. RICCIARDO Furor, rispetto, amore Saranno a me di guida: Amar dovrà chi fida L'alma per lei serbò. AGORANTE Ah! dille, sì, che m'ami... RICCIARDO (sospirando) Che t'ami le dirò. AGORANTE Spiegale pur le pene... RICCIARDO Le pene io spiegherò. RICCIARDO, AGORANTE (fra sè) Qual dolce speme or sorgere Sento nell'alma mia! Essa incomincia a spegnere Di fiera gelosia Il barbaro velen. AGORANTE Teco or sarà. RICCIARDO Che giubilo!... AGORANTE Sulla tua fé... RICCIARDO Riposa. AGORANTE (fra sè) Come potrò reprimere, La smania tormentosa Ch'amor mi desta in sen!... RICCIARDO (fra sè) Come potrò reprimere, Come tenere ascosa La fiamma ch'ho nel sen!... RICCIARDO, AGORANTE (fra sè) Gioco d'amor, quest'anima Pace trovar non sa. Il suo dolor fra' palpiti Sempre maggior si fa. (Parte Agorante) Scena Terza RICCIARDO Partì... Che mai farò... Diviso, ondeggio Tra speranza e timor... Sempre diffida Un'alma innamorata. Rivederla dovea... Sì, quest'indugio Necessario è per me... L'incerto core Io rassicuro, e i miei guerrieri intanto Raggiungermi potranno; A lor sarò di aita. O la vita darò per lei che adoro... Ella a me vien... Ahi! di piacer già moro! Scena Quarta (Entra Zoraide) ZORAIDE (ricoprendosi col velo) Ciel, che vegg'io! Forse un'insidia è questa... RICCIARDO (avvicinandosi) Zoraide... ZORAIDE E ardisci!... Ah! tradita son io. Fugassi. RICCIARDO Ah ferma... ascoltami... ZORAIDE Nol posso... T'allontana da me... RICCIARDO Così m'accogli!... L'amor mio, la mia fé più non rammenti? ZORAIDE (riguardandolo) Qual voce!... Oh quali accenti!... (alzandosi il velo) Sei tu!... poss'io sperarlo?... o pur vaneggio?... RICCIARDO Non vaneggi, son io. ZORAIDE Come tu qui!... Chi vi ti trasse! Oh cielo! Qual piacer! Qual tormento!... Ah! se tu sei, non t'arrestar... deh! parti... Salvati per pietà. Ma no... che penso? Forse illusa son io. RICCIARDO Credimi: il labbro mio Per te non è bugiardo; Deh! rimira a' tuoi piedi il tuo Ricciardo. ZORAIDE Ricciardo!... che veggo?... Mancare mi sento... In tanto contento Son fuori di me. RICCIARDO M'ascolta, ti calma. (fra sè) Confuso son io. (A Zoraide) S'ei giunge... ben mio, Più speme non v'è. ZORAIDE Sei meco!... RICCIARDO Son teco!... ZORAIDE e RICCIARDO Tra i teneri amplessi, Men tristi, perplessi, Ci renda il piacer. (Elmira fra le piante si accorge de' loro amori, e subito ritirasi) ZORAIDE (agitata guarda in giro) Temo del perfido l'ira, il poter. RICCIARDO Fingi, secondami, e non temer. ZORAIDE Ma come illuderlo. Come potesti, E in finte vesti Qui trarre il piè? RICCIARDO Fu amor propizio L'ingannatore; Seguillo il core, Fidando in te. ZORAIDE, RICCIARDO Proteggi amore sì bella fé. ZORAIDE Sarem per sempre insieme!... RICCIARDO E puoi temerne ancor... ZORAIDE Sempre in amar si teme. RICCIARDO Non v'è per noi timor. ZORAIDE, RICCIARDO Ah! nati, è ver, noi siamo Sol per amarci ognor; Quel che tu brami, io bramo, Noi non abbiam che un cor. ZORAIDE Dimmi, spiegami alfin qual fu l'inganno, Qual scampo troverem. RICCIARDO T'affida. Ah! sappi Ch'Ernesto... i miei seguaci Da qui lunge non son, ch'io finsi... Ah! taci: Il tiranno a noi vien. Scena Quinta (Entra Agorante) ZORAIDE Cielo, che sento! RICCIARDO Rasserenati... Ah! serba amor costante Per chi tanto ti amò... Per Agorante. AGORANTE (a Ricciardo da parte) Ebben, che pensi!... RICCIARDO A lei, che sembra fede Prestar ai detti miei, Mostrati indifferente. Disprezzala se puoi... AGORANTE Tutto comprendo. Zoraide, ah! sai che, per Ircan, tremendo, Grande è lo sdegno mio, ma fu più grande La mia pietà per te, se ti lasciai Libera i sensi tui (agitazione di Zoraide) Svelar tutti a costui, Del padre tuo l'amico. ZORAIDE (fra sè) Oh Ciel! respiro. AGORANTE E or bramo ancor, per tuo maggior rossore Che a me sveli il tuo cor, senza timore, Ma che!... tu taci?... Ah forse Davanti ad un straniero Non osi profferir... ZORAIDE Ah no, t'inganni; Mi fan dubbiosa e mesta i lunghi affanni. AGORANTE M'illudesti abbastanza. Il tuo silenzio istesso Sì, tutto a me svelò. Più non ti curo, Le tue colpe non vo' più rinfacciarti. In odio alfin mi sei. Prendila, e parti. (A Ricciardo) Conducila al suo ben, che a te rapio La tua sposa infedel. ZORAIDE (sottovoce) Cielo! che ascolto!... Ingannarmi potesti... RICCIARDO (sottovoce) Ah, taci, io finsi. AGORANTE Ebben, che mai risolvi? ZORAIDE Ho risoluto. Del mio padre l'amore, al suol natio M'appella; altro non bramo, io parto, addio. AGORANTE (fra sè) Ogni speme perdei... E ridarla degg'io al mio nemico... Tanta virtù non ho... (A Zoraide) Crudel!... t'arresta... Nel carcere più orrendo... Scena Sesta (Ircano tutto rivestito di bruna maglia, con visiera abbassata, e detti) RICCIARDO Ah! gl'impeti raffrena; Pentirsi ella potrà. AGORANTE No, non lo spero. Ma vo' che il mondo intero Vegga quanto l'amai. Quanto ingiusta ella fu; che trucidarla Dovrei, e pure alla ragion dell'armi Affidar l'onor mio, la gloria io voglio, Gli usi obliando, i miei diritti e il soglio. Chi difenderla vuol, venga, l'attendo; Per lei pugnar qui deve. IRCANO (facendosi avanti) Io la difendo. AGORANTE Chi sei!... Che mai pretendi? Qual baldanza è mai questa? Nella mia reggia istessa Volgere il piè sotto nemiche spoglie? Qual cagione ti spinse a tal cimento? IRCANO Son di scudo agli oppressi, e non pavento. Contro cento e cento prodi La pietà mi rende invitto, E se cado al suol trafitto Mi è di gloria la pietà. AGORANTE (fra sè) Quanti dubbi e quai sospetti, Mentre smanio e mi dispero, Quell'incognito guerriero Ora in me destando va! ZORAIDE, RICCIARDO (fra sè) Quanti dubbi e quai sospetti, Mentre incerta/incerto e temo e spero: quell'incognito guerriero Ora in me destando va! IRCANO Venga in campo alla tenzone Chi difenderti dovrà. AGORANTE (mostrando Ricciardo) Mira in questo il mio campione, Che difendermi saprà. ZORAIDE, RICCIARDO (fra sè) Quale inatteso fulmine È questo, oh Dio, per me! In tal cimento orribile No, scampo alcun non v'è. AGORANTE (fra sè) I torti miei, qual fulmine Vendicherà per me. Sarò con lei terribile S'ella più mia non è. IRCANO (fra sè) Più ratte ancor del fulmine Son le sciagure in me. No, sorte più terribile Di questa mia non v'è. AGORANTE (a le guardie) Nel più profondo carcere traggasi. ZORAIDE, RICCIARDO, IRCANO Ahimè, che sento! IRCANO (fra sè) Son padre... in qual cimento Trovasi questo cor! RICCIARDO (fra sè) Son sposo... in qual cimento Trovasi questo cor! IRCANO (con forza) E mia: crudel! rapirmela Invano tu potrai. AGORANTE (fra sè) È sua!... che sento io mai!... S'accresce il mio furor. RICCIARDO (fra sè) E sua! che sento io mai!... Sdegno m'accende il cor. ZORAIDE (fra sè) Sua!... Ciel, che sento io mai! In qual tumulto ho il cor! ZORAIDE, AGORANTE Parti. IRCANO T'arresta. ZORAIDE Ahi misera! RICCIARDO Quai palpiti! ZORAIDE, IRCANO Crudele! CORO DI GUARDIE Non vagliono querele, Non vale il lagrimar. ZORAIDE, RICCIARDO, IRCANO (fra sè) Di mie sciagure il termine Io veggo omai vicino; O cangia il mio destino, O qui degg'io spirar. AGORANTE (fra sè) Saprò del rio destino, Dell'empia trionfar. (Partono) Scena Settima (Zomira e parte de' seguaci d Agorante) ZOMIRA (frettolosa e sorpresa) Un stranier nella reggia! A me ridite Perché venne, chi sia; non mi tradite. CORO Incognito audace Sembrava che pace Venisse a recar. Ma tutti ne illuse. Ei vuol dalle accuse Zoraide salvar. ZOMIRA Confusa è l'alma mia! Ma d'Agorante il difensor chi fia!... CORO Del Franco tra breve La guida qui deve Il Re vendicar. E in carcere orrendo Zoraide, gemendo, È tratta a penar. Scena Ottava (Zomira, Elmira) ZOMIRA Che intesi!... Ah! que' sospetti Ch'Elmira in me destò son quasi estinti. Ma avvilirmi non deggio; Tutti si tenti. ELMIRA (a Zomira) Ove corri? Che brami? ZOMIRA Ah tu non sai... ELMIRA Si, tutto io so. ZOMIRA Ma puoi Esser tu certa ch'ei sia Ricciardo, S'ora a pugnar si accinge?... ELMIRA Dubitarne non dei; nel mesto aspetto Tutto ei pingeva il mal celato affetto! ZOMIRA E ciò mi basta. Ei nelle mie catene Cadrà. Non indugiamo: oprar conviene. Più non sente quest'alma dolente, Che la brama di giusta vendetta. Ah si compia, si renda perfetta, Calmi alfine l'acerbo dolor. Ah quest'alma trovar non può calma Se riede al mio seno l'ingrato, Se non giungo d'un barbaro fato A cangiare l'ingiusto rigor. Scena Nona (Profondo oscuro carcere de Zoraide) CORO (di dentro) Il tuo pianto, i tuoi sospiri Da te sparsi invano or sono, No, trovar non puoi perdono, Se ti è guida un folle amor. ZORAIDE (alzandosi) Quali insulti!... Ah! l'idol mio Sarà vinto o vincitor? CORO Per tua colpa omai dal trono Sei discesa in questo loco; Spegni in te l'impuro foco E fia spento ogni dolor. ZORAIDE Nol sperate!... Ah! l'idol mio Sarà vinto o vincitor? CORO Hai cangiato. in vili spoglie Il tuo serto e il regio ammanto, Ed or vivi sol nel pianto, Sempre in preda del timor. ZORAIDE Non vi temo!... Ah! l'idol mio Sarà vinto o vincitor? Scena Decima (Zomira e detta) ZORAIDE Zomira! oh Ciel!... Forse tu qui ne vieni A raddoppiar gl'insulti, A goder del mio duolo, o pur, spietata, Nel mio sangue a bagnarti? ZOMIRA Con mio rischio, o crudel, vengo a salvarti. ZORAIDE No, che la mia salvezza Non la chieggo da te. ZOMIRA Dunque tu vuoi Veder Ricciardo a' piedi tuoi trafitto!... ZORAIDE Ricciardo!... che mai dici?... (fra sè) Io mi sento morir! ZOMIRA Dopo il conflitto ei vincitor... ZORAIDE (con trasporto) Chi mai?... ZOMIRA Ricciardo. ZORAIDE Oh gioia!... Come egli qui? ZOMIRA No, il fingere non giova; Arrestato già fu mentre era intento Ad eseguir forse novelle imprese, Spoglio dell'african mentito arnese. ZORAIDE Che sento! ahimè! Che affanno! Se perderlo degg'io, meglio è ch'io mora. ZOMIRA È in mio poter: posso salvarlo ancora, Non indugiar, fuggi da questo loco, Ricongiungiti a lui. Altro io non bramo Che vederti lontana. Ogni altra cura, il sai, è per me vana. ZORAIDE Lo so... ma come!... e per qual strada!... oh Dio! Son fuor di me... ZOMIRA Per quella appunto ov'io M'introdussi poc'anzi. Libero è il varco: ogni custode a tempo Fu sedotto da me. Ti sarà guida Il più fido de miei. Va', il tempo vola. Parti. ZORAIDE (nel partire) O ciel, l'ira tua volgi in me sola. (Parte) Scena Undicesima ZOMIRA Vendicata son io... ma non appieno; Ambi perir dovranno. Scena Dodicesima (Agorante e detta) AGORANTE Come! tu qui!... per qual cagion?... Ma dove, Dov'è Zoraide? ZOMIRA E ancora Ardisci in mia presenza Pronunziar quell'abborrito nome? Ella fuggì, t'illuse: Me illudere non seppe. A tempo accorsi; Col tuo rivale istesso Arrestata sarà per cenno mio. AGORANTE E crederlo poss'io! Come! in qual loco Ascondersi ei poté! ZOMIRA No, non s'ascose: Amico a te si finse, Per te pugnò, ma a suo dispetto ei vinse. AGORANTE Qual enigma è mai questo! Il vincitor d'Ircano... ZOMIRA D'Ircan... del di lei padre... Oh! quai vicende S'affollano in un punto! AGORANTE Di mia piena vendetta il tempo è giunto. (Parte) Scena Tredicesima (Zomira e coro) ZOMIRA L'inganno è omai compito; Sono alfin vendicata. Più non ti curo, ingiusta sorte ingrata. CORO DI CONFIDENTI DI ZOMIRA Fra' lacci già sono I perfidi amanti; Pur lieti, costanti, Si giurano fé. ZOMIRA Andiam, contenta io sono. Mi fian sgabello i miei nemici al trono. (Partono) Scena Quattordicesima (Gran piazza, in fondo della quale un trivio che va a terminare alle sponde del fiume. Ricciardo e Zoraide tra soldati, che avanzano lentamente. Popolo che accorre da tutte le parti) CORO Qual giorno, ahimè! d'orror! Pur lieto in Ciel spuntò. Quanto s'inganna un cor Che spera d'eternar Il rapido piacere! Vittima dell'amor, Ahi giovine beltà! Al suolo or or cadrà. Né il pubblico dolor Ha forza d'arrestar Del fato il rio poter. ZORAIDE (abbracciando Ricciardo) Ah Ricciardo! RICCIARDO Ah Zoraide! ZORAIDE, RICCIARDO In morte solo Ci unisce il Ciel!... e ben, si mora, E fian di gioia almeno Le lagrime, i sospir, le voci estreme Confondere in morir uniti insieme. Scena Quindicesima (Continua la funebre marcia ed il coro. Ircano tra soldati, col braccio dritto fasciato) ZORAIDE Che veggo... Il padre mio!... (Si getta a' suoi piedi) IRCANO Da me scostati, ingrata. No, figlia mia non sei. ZORAIDE È ver, mancai. Confesso i torti miei. Ma se ora il pianto mio, il mio dolore Non son bastanti ad ottener perdono, Ancor tua figlia io sono. Chiamami con tal nome, e il giusto sdegno Poi non trovi in punirmi alcun ritegno. IRCANO Ah! qual cordoglio è il mio!... RICCIARDO Quai rimproveri atroci! ZORAIDE Oh Ciel! IRCANO (a Ricciardo) Deh mira A qual punto ti spinse un cieco affetto! Ah! tu sei la cagion del mio tormento... Ma se moro con te, moro contento. ZORAIDE Che dici?... Ah! perché esporti A tanti rischi tra nemiche squadre?... IRCANO Come spegner si può l'amor di padre! Per te qui venni; io per te sol pugnai; Quel traditor mi vinse. ZORAIDE (a Ricciardo) Ah che facesti! Come amarti potei!... RICCIARDO Incolpane il tuo cor. ZORAIDE Qual duolo .è questo! IRCANO Perfidi! il pianto mio vi dica il resto. Scena Sedicesima (Agorante con seguito e detti) AGORANTE E ancor non eseguite i cenni miei? Peran tosto gl'indegni, Abbiano fin con essi i rei disegni. ZORAIDE Salvami il padre almeno, Poi vibra a questo seno Quella tua spada ultrice. Morrò, morrò felice, Intrepida morrò. AGORANTE Prima il rival si sveni, Poi, se al mio sen non vieni Il padre immolerò. ZORAIDE (fra sè) Che intesi! qual voce Sul core piombò! IRCANO (fra sè) Qual ira feroce! ERNESTO (fra sè) Oh Ciel che farò! AGORANTE (a guerrieri) E non ubbidite! (I guerrieri si avanzano per trucidare Ircano e Ricciardo). ZORAIDE Arrestati!... Ah! senti... IRCANO, RICCIARDO (fra sè) Quai fieri tormenti! CORO (fra sè) Salvarli chi può! ZORAIDE Per poco ti calma... (fra sè) Ahimè! che quest'alma Smarrita, tremante. Tra il padre e l'amante, Soccorso non trova, Non trova pietà. AGORANTE O dammi la destra, O estinto cadrà. ZORAIDE La destra!... (fra sè) E il mio bene!... Che smanie! che pene!... No: ceda nel petto Di figlia all'affetto, Qualunque altro amore. Te l'offro... ma il core No, tuo non sarà. AGORANTE (fra sè) E ancor mi disprezza!... (forte) Ah! dunque morrà. CORO (fra sè) Oh quanta fermezza in giovin beltà... IRCANO (fra sè) Ahi tanta fierezza mi muove a pietà. RICCIARDO Quest'alma vi sprezza; Tremare non sa. Scena Diciassettesima (Zomira, e detti) ZOMIRA Sorpresi, traditi Noi siam... Da per tutto Non regna che lutto, Che duolo, che orror. ZORAIDE, IRCANO, RICCIARDO Qual gioia! AGORANTE Che dici!... (Si sentono delle grida di dentro) ZOMIRA Da mille nemici Già vinti... Le grida ascolta... (Ernesto sbarca co' suoi. Combattimento; in fuga i seguaci d Agorante che si batte con Ernesto. Ricciardo libera Ircano, ed impedisce ad Ernesto d'uccidere Agorante) RICCIARDO In me fida... ERNESTO Nel nostro valor. (Sfodera il ferro, e s'incammina verso de' nemici) ERNESTO Mori perfido! RICCIARDO (Ad Ernesto) T'arresta... (Ad Agorante) Trucidarti, ah sì, dovrei... Ma or che vinto, oppresso sei Non sarebbe che viltà. (Restituisce la spada ad Agorante) ZOMIRA, AGORANTE (a due) Duolo, rabbia, orror, stupore Mi condannano a tacere. RICCIARDO, ZORAIDE Riedi al padre, e non temere, Egli al sen ti stringerà. IRCANO Vi perdono. A tal virtude Egli merta la tua mano. AGORANTE, ZOMIRA Or m'avvengo ch'è pur vano Contro amor ogni poter. ERNESTO, RICCIARDO, ZORAIDE Or più dolci intorno al core Stringe amor le sue catene: Più soave dalle pene Or fa sorgere il piacer. IRCANO, CORO Son cessate alfin le pene Non dobbiamo che goder. ZOMIRA In me crescono le pene, Non dovrò mai più goder. AGORANTE Sciolta alfin da rie catene Nuota l'alma nel piacer. |
ACTO PRIMERO Escena Primera (Exterior de las murallas de la ciudad de Dongola, capital del Nubia. Coro de soldados y pueblo. Marcha militar con la que desfilan las tropas victoriosas al despuntar el día.) CORO Ceñido de nuevos laureles vuelve Agorante, héroe de los africanos y el más valiente de todos ellos. Con sus virtudes marciales y su espada justiciera aplacó el loco furor del temerario Ircano. AGORANTE Pueblos del Nubia, he aquí ante vosotros a vuestro conductor y rey. Vencí y dispersé a los rebeldes seguidores del fugitivo Ircano. Él, que nació en Asia, fundó en estas playas un nuevo imperio y se atrevió a negarme la mano de su hija Zoraida, a la que yo rescaté de su secuestrador Ricardo. Y él ahora, indignado, mueve contra mí nuevas tropas reclutadas en Europa, las cuales también sentirán mi poder. Las amenazas, desprecio. Su loco furor; con esta mano invicta, sabré dominar. Y sobre el trono, a despecho suyo, con todos mi triunfos coronaré a aquella, que me arrebató el corazón. CORO Sí, con la misma corona que hoy te ofrecemos y que el amor por ti formó. AGORANTE Ahora siento toda la alegría de reinar por vosotros, y tanta es mi felicidad, que no sé expresarla. Escena Segunda (Habitación en el palacio de Agorante. Unas doncellas acuden desde varios lados, alegres y solícitas; luego Zoraida y Fátima aturdidas. La música indica un lejano estrépito) PARTE DEL CORO ¡Qué griterío!... OTRA PARTE ¡Qué júbilo!... OTRA PARTE ¡Ya regresa Agorante! ZORAIDA (para sí) ¡Qué horrible instante!... FÁTIMA (para sí) ¡Anuncio cruel! CORO ¡Compartamos con ellos la alegría! ZORAIDA (a Fátima, muy apenada ) ¡Ay, Fátima, tiemblo!... ¡Asísteme, oh Cielo! FÁTIMA (a Zoraida) Prudentemente disimula y oculta tus tormentos. CORO ¡Vamos, que él ya está aquí! (Las doncellas, al oír que se acerca el estrépito, se cubren con sus velos y se dirigen al encuentro de Agorante) ZORAIDA El Amor me tortura y mi padre me acusa. ¡Ay, mi alma confusa ya no tiene paz! Escena Tercera FÁTIMA ¡Vamos, refrena tu angustia, busquemos juntas una forma de salvarnos! ZORAIDA ¿A quién acudir?... ¿Cómo encontrarlo? Y ¿dónde? FÁTIMA Todo lo conseguiremos con prudencia y astucia. ¿Sabes que Ricardo te mandó una nota en la que ofrece vengar la ofensa? Él bien sabe que el odio de Agorante por tu padre haría aumentar tu desprecio; y que Zomira, la cruel esposa de Agorante, por rabia y celos busca por todos los medios tu perdición. ZORAIDA Sí, todo eso lo sé, pero ¿cómo ¡oh, Dios! podré serenarme, si mi alma delira? FÁTIMA ¡Calla, cálmate... ahí llega Zomira! (Fátima sale) Escena Cuarta (Entra Zomira) ZOMIRA Zoraida, ¿a qué esperas? ¿No corres para ir a lucir tu belleza ante tu soberano? ZORAIDA ¡Ay! Esos son los indignados insultos de quien se sienta en el trono. ZOMIRA No deseo insultarte. Tú misma lo puedes juzgar. Los héroes también están sujetos al amor. Si Agorante te adora, no, la culpa no es tuya. (con astucia) Sé que del seno de tu amado te arrancó. (con ironía) Que tú no lo amas. ¿Cómo podrías quererlo? En tu auxilio me tendrás, si lo deseas. Los infelices consiguen todo de mi amor. ZORAIDA (Para sí) Conviene fingir. (A Zomira) Zomira, yo fui del airado destino, es verdad, cruel escarnio; sin embargo, supe siempre triunfar sobre mis desdichas. ZOMIRA Pero ¿por Ricardo tu corazón aún suspira? Confía en mí, que soy tu amiga, no te defraudaré. ZORAIDA ¿Qué podría decir? Terminar con mis martirios; indiferente, mi corazón ansía y suspira. ZOMIRA En vano finges, ingrata. No, tu interna pasión tus labios mentirosos no, no saben ocultar. ZORAIDA (para sí) ¡Qué dura prueba es ésta!... ¡Ay Dios! ¿Cómo mi corazón, el amor y el desdén podrá sofrenar? ZOMIRA (para sí) ¡Qué orgullo ofensivo! Me parece verla sentada en el trono gozando de mí martirio. ZORAIDA (para sí) Ella me mira y brama. El dolor que oprime mi corazón, finalmente, hará que me traicione a mí misma. ZOMIRA (para sí) No resisto más... ZORAIDA ¿Qué pretendes de mí? ZOMIRA ¿Todavía no lo comprendes? ZORAIDA No, no lo comprendo ZORAIDA, ZOMIRA (para sí) ¡Qué delirio es éste! Languidecer, sufrir... Más feroz martirio no, no puede existir. Escena Quinta (Entra Agorante) AGORANTE ¡Al fin regreso con vosotras! Aquí estoy despojado de mis atributos reales. A los pies del amor y de la amistad pongo feliz mi invicta espada y comparto mi corazón entre la pura amistad y el dulce amor. ZOMIRA (para sí) ¡Oh, qué momento fatal! ZORAIDA (para sí) ¡Ay de mí, qué oigo!... AGORANTE Zomira, un día me enamoré de ti, no puedo negarlo; Pero, que no te ofenda la verdad, hoy una pasión menos viva siente mi alma por ti. ZORAIDA (para sí) ¡Qué confesión! ZOMIRA (para sí) ¡Ingrato!... AGORANTE ¡Ah, no te turbes! En África está permitido cambiar los afectos. Soy el árbitro de mi corazón y del trono. No quiero alejarte; sólo deseo que tu alma, fiel y constante a mí, comparta toda mi gloria. ZOMIRA (fingiendo no comprenderlo) ¿Quién alimenta esa nueva pasión?... AGORANTE ¿Todavía no lo has comprendido?... ZORAIDA (para sí) ¡Ay! ¡Qué día de horror! ¡Qué día terrible! ZOMIRA ¡Calla, no digas más, todo lo comprendo! ZORAIDA (para sí) ¡Destino cruel! AGORANTE (para sí) ¡Oh, amor tirano! ZOMIRA (para sí) ¡Repudiada!... AGORANTE (para sí) ¡Ay, qué momento! ZOMIRA (para sí) ¡No lo resisto! ZORAIDA, ZOMIRA, AGORANTE (para sí) En estas circunstancias mi alma sufre. AGORANTE (para sí) ¿Me amará?... ZOMIRA (a Agorante) ¡Cruel! ZORAIDA (para sí) ¡Qué angustia! AGORANTE (a Zomira) ¿Qué dices?... ZOMIRA (a Zoraida) ¡Indigna! ZORAIDA (a Zomira) ¿Eso me dices?... (para sí) ¡Justo Cielo, en ellos palpita la crueldad más feroz! ZOMIRA (para sí) ¡Justo Cielo, en él palpita la infidelidad más profunda! AGORANTE (para sí) Cielo, ¿por qué castigas así a quien se enamora de tanta belleza? DONCELLAS (fuera de escena) Desciende propicio Dios de los cielos y haz qué Zoraida, de puro amor, con inmenso júbilo viva por siempre. AGORANTE (para sí) ¡Qué dulces sones!... ZORAIDA (para sí) ¡Qué palabras tan tristes!... ZOMIRA (para sí) Deliro y desvarío... AGORANTE (a Zoraida) ¿Y no sientes amor? ZORAIDA ¿Qué dices?... (para sí) ¡Ay, pobre de mí!... ZOMIRA ¡Qué oigo! (para sí) ¡Ah, pérfido! AGORANTE (para sí) ¡Cruel amor! (a Zoraida) Entonces, ingrata... ZORAIDA Serénate... cálmate. AGORANTE ¿Puedo tener esperanzas? ZOMIRA (para sí) ¡Qué cruel delirio! AGORANTE (a Zoraida) Por ti vive y respira mi alma. ZOMIRA (para sí) ¡Oh, qué rabia!... ZORAIDA (para sí) ¡Qué amargo martirio! ZOMIRA ¿Osas, inicuo?... AGORANTE Tus insultos desprecio. ZORAIDA ¡Por Zomira, ay, aplaca tu ira! ZOMIRA Calla y tiembla, no acepto ese precio... ZORAIDA, AGORANTE (para sí) ¡Qué osadía! ZOMIRA Ni siquiera un suspiro. AGORANTE (para sí) Mi alma vivirá escarnecida si no me uno a mi amada para siempre, de lo contrario Ricardo deberá morir. ZOMIRA (para sí) Mi alma vivirá escarnecida si el ingrato me abandona, de lo contrario al indigno juro castigar. ZORAIDA (para sí) Mi alma vivirá escarnecida si no me uno a mi amado para siempre, de lo contrario aquí juro perecer. (Salen todos) Escena Sexta (Vista a cierta distancia una parte del castillo que defiende la ciudad de Dongola, con fosos y llanos adyacentes del río Nubio que la baña. Un grupo de árboles esconde una parte del río. Montes a la distancia. Soldados sobre las murallas. Coro de exploradores) EXPLORADORES Todo está en calma. Del barco ya hicieron señas para desembarcar. OTRA GRUPO Estamos atentos y vigilantes, por si alguno intenta avanzar. TODOS No, no tememos un ataque; Están las murallas que custodiamos, Bien defendidas: Ni el coraje, ni el engaño nos harán asustar. (Los exploradores se retiran. El puente del castillo se eleva) Escena Séptima (Sobre el barquichuelo llegan Ricardo vestido con falsas ropas africanas y Ernesto como embajador del campo cristiano) RICARDO ¡He aquí la ansiada ciudad! Esas murallas, Ernesto, encierran a mi tesoro. ¡Cómo palpita el corazón en mi pecho! ERNESTO ¡Ah, no te traiciones! Piensa donde estamos... Tú sabes que por todas partes andan buscando a Ricardo. Te persiguen al mismo tiempo el desconsolado Ircano y en inhumano Agorante... Cada palabra, cada gesto ¡ay! podrían descubrirte... RICARDO Aquí soy desconocido. No será fácil, vestido de esta forma, que alguien pudiera descubrirme. ERNESTO En vano lo crees. Tu valor, tu gloria y tu renombre son conocidos en todo el mundo. No puedes ocultarte siendo el más grande de los héroes paladinos. RICARDO No; yo sabré ocultarme. ERNESTO Entonces ¿estás resuelto a seguir mi pasos? RICARDO ¿Y aún lo dudas? ERNESTO ¡Ah! Deja al menos que como respetado embajador, pueda aquí abrir un fácil camino hacia tu amada. RICARDO Amigo, no puedo detenerme; a cualquier precio debo seguirte. ERNESTO ¿Cómo sustraerte a la mirada vigilante de tantos exploradores, y de tantos peligros?... RICARDO Contra el amor no valen los consejos. Si ella me es siempre fiel, si la amistad es mi guía, mi alma no duda que nuevamente ella será mía. ERNESTO En la amistad confía, confía en mi corazón. RICARDO Juntos venceremos a tan tirana suerte, las crueles fatigas sabrá vencer el amor. ERNESTO Compartiré tu suerte, en la derrota o en la victoria. RICARDO Es tal mi alegría, ahora que estaré cerca de ella vertiendo un dulce llanto y hablándole de amor, que de sólo pensarlo todo amargo dolor ya de mi pecho se aleja. (Ricardo entrega una bandera blanca a Ernesto que la levanta; y al ser vista por el centinela, levanta el puente y ellos entran en la ciudad) Escena Octava (Habitación en el palacio, como anteriormente) ZOMIRA Elvira, ¿No debo bramar indignada si Zoraida me arrebata esposo y reino? Si me quieres, ¡une a mi justo furor el tuyo! Averigua y observa que hace mi rival, y si todavía puedo tener esperanzas. ¡Procura hacer menor cruel mi desdicha! ELMIRA ¡Ah, no, no desesperes! Para lo que intentas, créeme, mil compañeras fieles siempre tendrás que cada una de tus fatigas contigo compartirán. ZOMIRA Con tan constante afecto espero que mis deseos puedan cumplirse... Pero, allí viene el infiel... Salgamos, evitémoslo. (Salen) Escena Nona (Agorante con su séquito de nobles damas. Marcha) AGORANTE ¡Que entre el embajador! ERNESTO Ante ti me envía el comandante de nuestro ejército. Él solicita que se le dé una satisfacción por las ofensas que se nos han hecho, nosotros, que respetamos las leyes y los pactos. AGORANTE (para sí) ¡Oh, qué arrogancia! ERNESTO Durante la noche, un grupo de hombres tuyos se atrevió furtivamente a avanzar sobre nuestras líneas e hizo prisionera a Zoraida junto a unos pocos guerreros. Si la orden no fue tuya, si eres justo, devuélvelos a su lugar de origen. AGORANTE ¡No lo haré... ah! Dime, ¿acaso no sois vosotros, cobardes ladrones, los que tenéis por costumbre secuestrar a tímidas doncellas? RICARDO (Para sí) ¡No resisto más!... ERNESTO (en voz baja, a Ricardo) ¡Refrénate!... AGORANTE La fama de vuestra malvada violencia grita por doquier. ¡Toda África brama! (a Ricardo) A ti apelo, pues aquí naciste y eres guía de los guerreros francos, para que atestigües si lo que digo es verdad. RICARDO (para sí) ¡Qué rabia! (A Agorante) Es verdad. ERNESTO Pero tuya no es la joven secuestrada. Ni nació como súbdita tuya. AGORANTE Súbdita mía se volvió cuando a mí me agradó. Los guerreros te devuelvo; pero deja que nuestro amor se regule según le agrade al corazón. RICARDO (para sí) Me siento morir. ERNESTO Toda tregua entre nosotros termina en este momento. AGORANTE ¿Tanto poder tiene una mujer sobre vosotros que sólo por ella, por su incauto consejo, queréis exponer a vuestros miles de valientes a un feroz e inevitable peligro? ERNESTO Y también para los tuyos. RICARDO (con excesivo furor tocando su espada) Sólo esta... ERNESTO (en voz baja) ¡Ah, detente!... RICARDO (para sí) Es verdad, me estaba traicionando. ERNESTO ¿Qué respuesta me das? AGORANTE La tendrás entre breve, en presencia de ella y de mis súbditos más fieles. ERNESTO Decide pronto si quieres paz o guerra. (Salen) Escena Décima (Sala del trono. Agorante, con su séquito, va a sentarse en el trono) CORO Si la recompensa prometida al valor es la posesión de la bella joven, será Zoraida la mayor recompensa, pues tu valor no tiene igual. AGORANTE Llamad a Zoraida, que acuda aquí. En breve en embajador franco vendrá. Escena Undécima (Entra Zoraida) AGORANTE Desecha todo temor de tu corazón; contempla ante ti no ya al soberano, sino al más tierno de los amantes. Agorante no desdeña postrarse a tus pies en un acto de humildad; él, que jamás se ha envilecido. Si así no sientes piedad... cruel me verás. ZORAIDA Señor, agradezco tanto amor por mí; pero mi alma está aún oprimida por el dolor. Privada de un padre y en manos de un cruel destino, ¿como puede mi corazón pensar en el amor? AGORANTE No quiero más pretextos. Frente al mundo entero, en este día, te ofrezco mi mano, el trono y todo cuanto más grato te sea. ZORAIDA ¡Déjame llorar! Escena Duodécima (Llegan Ricardo y Ernesto) RICARDO (Para sí) ¡Qué veo! AGORANTE (a Zoraida) ¿Y todavía te resistes? ¿Todavía no sientes en tu pecho al menos una chispa de amor? Deja de lado tanto rigor. ¡Vamos, consuela a un alma enamorada! Deja que tu hermoso semblante exprese algún signo de amor. RICARDO (a Ernesto) Siente, ¡oh, cielos! como el corazón se agita en mi pecho. ¿Quién puede ante ese semblante no encenderse de amor? ERNESTO (a Ricardo) ¡Refrena, oh cielos, tu dolor! Ahora que estamos ante él, refrena ese ardor que en tu semblante imprime el amor. ZORAIDA (para sí) Tú que ves mi dolor, justo Cielo, haz que al menos en este instante en mi semblante quede oculto el amor. ERNESTO (avanza hacia Agorante) ¿Decidiste?... AGORANTE He decidido. ERNESTO ¿Me cedes a Zoraida? AGORANTE ¡Ni lo sueñes; es mía, ya lo ves! A luchar me apresto... ZORAIDA (para sí) ¡Qué oigo! RICARDO (para sí) ¡Ah, cruel! ERNESTO (para sí) ¡Qué insulto tan atroz! AGORANTE (para sí) Voy a destruirlos... ZORAIDA, RICARDO (para sí) ¡Ay, qué miserable soy! ¡Tan feroz avalancha de emociones, no la puedo soportar! CORO (para sí) ¡Cómo de repente cambió todo! ERNESTO Me marcho para anunciar que eliges la guerra. AGORANTE Pregona que invencible, tanto por mar como por tierra, siempre a Zoraida d defenderé. Escena Decimotercera (Llega Zomira) ZOMIRA ¡Detente, oh pérfido, no lo toleraré! AGORANTE ¡A las armas!... Sabré abatirlos a todos. ZORAIDA, ZOMIRA, RICARDO, ERNESTO, AGORANTE (para sí) Oprimida y turbada delira mi alma, y no logra encontrar ni paz, ni calma. (Se oye una marcha llamando a las tropas) AGORANTE (para sí) ¡Ese sonido terrible es el precursor de las lágrimas! En mí ya se acrecienta la furia y el frenesí, mi amor implacable no tendrá piedad. ZORAIDA, RICARDO, ERNESTO (para sí) ¡Ese sonido terrible es precursor de las lágrimas! En mí ya se acrecienta la ansiedad y el frenesí, y el Cielo implacable no sentitá piedad. ACTO SEGUNDO Escena Primera (Atrio del palacio real contiguo a los jardines. Agorante, Zamorre) AGORANTE Zamorre, ¿quién es ese hombre?... ZAMORRE Es el mismo que guiaba al embajador franco, y que cuando éste marchó, aquí permaneció oculto... Él solicita hablar contigo. AGORANTE Que venga ante mí. (Sale Zamorre) ¿Qué podrá decirme? ¡Oh, qué ansiedad siento en mi pecho! Escena Segunda (entra Ricardo) RICARDO Decidido y esperanzado vengo ante ti, pues nos une el mismo deseo de venganza. ¡A ti Ricardo te arrebató tu amor, y a mí, mi amada esposa! ¡Sí, ella fue secuestrada por ese traidor! AGORANTE ¡Pérfido!... ¿Y si a otra mujer dio su corazón, por qué con tanta pasión a Zoraida ahora reclama? RICARDO Busca castigarla, pues cree que ha sido tuya. AGORANTE ¡Rabia!... ¿Por qué demoramos?... RICARDO ¡Detente! Debemos menospreciar sus amenazas, pues serán vanas cuando estemos preparados. Unos pocos y valerosos guerreros estamos infiltrados en el campo enemigo. A las paganas huestes, hasta ahora, no hemos dado ninguna sospecha de la ira que llena nuestro pecho de venganza. AGORANTE Oportuno llegaste... amigo. ¡Oh, cuánto te estoy agradecido!... Pero aún más agradecido te estaré, si, por tu intermedio, consigo, una primera venganza muy dulce a mi corazón. RICARDO Todo haré por ti. AGORANTE Revélale a Zoraida la secreta traición de Ricardo. ¡Ay, solamente tú puedes cambiar sus sentimientos... sólo tú! RICARDO Comprendo, pero me parece difícil hacerlo... Es mujer... y el amor... AGORANTE Con intentarlo no se pierde nada... Confío en ti... RICARDO Te obedezco. (para sí) ¡Ya estoy cerca del mi objetivo! AGORANTE Entrégale a mi corazón, sus bellos y dulces ojos; feliz entonces serás, pues yo sabré vengarte. RICARDO El furor, el respeto y el amor serán mi guía. Ella deberá amar a quien el alma fiel para ella conservó. AGORANTE ¡Ah, dile, sí, que me ame!... RICARDO (suspirando) Sí, le diré que te ame. AGORANTE Nárrale también mis penas... RICARDO De tus penas le hablaré. RICARDO, AGORANTE (para sí) ¡Qué dulce esperanza siento surgir en mi alma! Ella comienza a mitigar el cruel veneno de los feroces celos. AGORANTE Ahora mismo estará contigo. RICARDO ¡Qué alegría!... AGORANTE Confío en ti... RICARDO Tranquilízate. AGORANTE (para sí) ¿Cómo podré reprimir, las tormentosas ansias que el amor despierta en mi pecho?... RICARDO (para sí) ¿Cómo podré reprimir, como mantendré oculta, la pasión que hay en mi pecho?... RICARDO, AGORANTE (para sí) Juguete del amor, mi alma no logra encontrar la paz. Su dolor, siempre latente, se hace cada vez mayor. (Agorante se marcha) Escena Tercera RICARDO Ya se fue... ¿Qué hacer?... Indeciso, oscilo entre la esperanza y el temor... Un alma enamorada siempre desconfía. Voy a verla de nuevo... Sí, esta demora es necesaria... para tranquilizar mi dubitativo corazón, y para que mientras tanto mis guerreros logren alcanzarme; ¡Ah, puedo ayudarla! La vida daré por la que adoro... ¡Viene hacia mí... ¡Ay, ya muero de gozo! Escena Cuarta (Llega Zoraida) ZORAIDA (cubriéndose con el velo) ¿Qué veo? ¡Un hombre! Quizás sea una trampa... RICARDO (acercándose) Zoraida... ZORAIDA ¿Cómo te atreves?... ¡Ay, es una trampa! ¡Debo huir! RICARDO ¡Ah, detente!... ¡Escúchame!... ZORAIDA No puedo... ¡Aléjate de mí!... RICARDO ¿Así me recibes?... ¿Ya no te acuerdas de mi amor y mi promesa? ZORAIDA (Volviéndose a mirarlo) ¡Esa voz!... ¡Oh, esas palabras!... (levantándose el velo) ¡Eres tú!... ¿Puedo creerlo?... ¿Deliro?... RICARDO No deliras, soy yo. ZORAIDA ¿Tú aquí?... ¿Quién te trajo? ¡Oh, cielos! ¡Qué placer! ¡Qué tormento!... ¡Ah, sí, eres tú, no te demores!... ¡Ah, vete!... ¡Sálvate por piedad! Pero no... ¿qué digo? Quizás estoy soñando. RICARDO Créeme: mis labios no te mienten; ¡Ah, mira a tus pies a tu Ricardo! ZORAIDA ¡Ricardo!... ¿Qué veo?... Me siento desmayar... Con tanta felicidad me siento fuera de mí misma. RICARDO Escúchame, cálmate. (para sí) Estoy confuso. (a Zoraida) Si él llega... bien mío, ya no tendremos esperanzas. ZORAIDA ¡Estás junto a mí!... RICARDO ¡Estoy contigo!... ZORAIDA, RICARDO Que entre tiernos abrazos, menos tristes y ansiosos, nos envuelva el placer. (Elmira, entre las plantas, observa a los enamorados y se retira) ZORAIDA (agitada, mira a su alrededor) Temo la ira y el poder del pérfido Agorante. RICARDO Finge, secúndame y no temas. ZORAIDA ¿Pero cómo lo lograste? ¿Cómo pudiste, con estos falsos vestidos, llegar hasta aquí? RICARDO El amor fue propicio al engaño. Lo siguió el corazón, confiando en ti. ZORAIDA, RICARDO ¡Protege Amor tan hermosa fidelidad! ZORAIDA ¿Estaremos juntos por siempre?... RICARDO ¿Y aún puedes temer lo contrario?... ZORAIDA Siempre al amar se teme. RICARDO No hay por qué temer. ZORAIDA, RICARDO ¡Ah, es verdad, nosotros hemos nacido para amarnos por siempre! Lo que tú deseas, yo lo deseo, somos un solo corazón. ZORAIDA ¿Dime, explícame cuál es la treta, cómo lograremos salvarnos? RICARDO ¡Confía en mí! Debes saber que Ernesto y mis soldados no están lejos de aquí ¡Ah, finge... calla... el tirano viene hacia aquí! Escena Quinta (Llega Agorante) ZORAIDA ¡Cielos, qué veo! RICARDO ¡Serénate!... Muestra amor por quien mucho te ama... ¡por Agorante! AGORANTE (a parte, a Ricardo) Y bien, ¿qué piensa?... RICARDO A ella, que parece dar crédito a mis palabras. ¡Muéstrate frío. indiferente, si puedes!... AGORANTE Lo comprendo perfectamente. ¡Zoraida, ah! Bien sabes que por Ircano siento un gran y terrible desdén, pero más grande será mi piedad para ti, si dejaras en libertad tus sentimientos. (Zoraida se sobresalta) Puedes confiarle todo a él, al amigo de tu padre. ZORAIDA (para sí) ¡Oh cielos, me tranquilizo! AGORANTE Y aún ahora deseo, para tu mayor rubor, que me abras tu corazón, sin temor, ¡pero qué!... ¿callas?... ¡Ay, quizás delante de un extraño no te atreves a decir!... ZORAIDA ¡Ah, no, te engañas! Me hace dudar y entristece una gran ansiedad.. AGORANTE Tu silencio, sí, todo me lo ha revelado. Pero no te apremio, no te echaré en cara tus culpas. Finalmente me resultas odiosa. ¡Toma tus cosas y vete! (a Ricardo) Condúcela junto a su amado, el que a ti te arrebató tu infiel esposa. ZORAIDA (en voz baja) ¡Cielos! ¡Qué escucho!... ¿Pudiste engañarme?... RICARDO (en voz baja) ¡Ah, calla, yo le mentí! AGORANTE Pues bien, ¿qué resuelves? ZORAIDA He decidido. El amor de mi padre y por mi patria me llama. Otra cosa no deseo... Me marcho, ¡adiós! AGORANTE (para sí) Toda esperanza está perdida... ¿Deberé entregarla a mi enemigo?... Tanta virtud no tengo... (a Zoraida) ¡Cruel!... ¡Detente!... Irás a la cárcel más horrorosa... Escena Sexta (Aparece Ircano cubierto con armadura oscura y con la visera baja) RICARDO ¡Ah, refrena tu ímpetu, ella puede arrepentirse! AGORANTE ¡No, no creo que lo haga! Pero quiero que todos sepan cuánto la quise. Por lo injusta que has sido, debería ejecutarte; no obstante al juicio de Dios confiaré mi honor. Quiero la gloria y olvidando las costumbres, mis derechos y el trono desafío a quiera defenderte. ¡Quien desee pelear por ti, aquí lo espero! IRCANO (adelantándose) ¡Yo la defiendo! AGORANTE ¿Quién eres?... ¿Qué pretendes? ¿Qué osadía es ésta? En mi propio palacio real ¿osa poner sus pies un enemigo? ¿Qué razón te impulsa? IRCANO Soy el escudo de los oprimidos, y no temo nada. Para enfrentarme a cientos como tú la piedad me hace invicto, y si caigo muerto, será mi gloria la piedad. AGORANTE (para sí) Mientras rabio y desespero, cuántas dudas y cuántas sospechas, este desconocido guerrero despierta en mí. ZORAIDA, RICARDO (para sí) Mientras me siento inseguro/a y temo y espero: cuántas dudas y cuántas sospechas, este desconocido guerrero despierta en mí. IRCANO ¡Que acuda al campo del honor quien defenderte deba! AGORANTE (Señalando a Ricardo) Contempla en él a mi campeón, que sabrá defenderme. ZORAIDA, RICARDO (para sí) ¡Qué inesperado golpe es éste, oh Dios! Ante tan horrorosa prueba no, no hay salvación alguna. AGORANTE (para sí) Mi agravio, como un rayo será vengado. Seré con ella terrible si ella ya no puede ser mía. IRCANO (para sí) Más rápido que un rayo caen las desgracias sobre mí. No, suerte más terrible que la mía no hay. AGORANTE (a su escolta) ¡Llevadlos a lo más profundo de las mazmorras! ZORAIDA, RICARDO, IRCANO ¡Ay de mí, qué oigo! IRCANO (para sí) ¡Soy padre... y en qué riesgo se encuentra ahora mi corazón! RICARDO (para sí) Soy esposo... y en qué riesgo se encuentra ahora mi corazón! IRCANO (con fuerza) ¡Es mía, canalla, y en vano intentas arrebatármela! AGORANTE (para sí) ¿Es suya?... ¡Qué oigo!... Mi furia aún es mayor. RICARDO (para sí) ¿Es suya? ¡Qué oigo!... El desdén inflama mi corazón. ZORAIDA (para sí) ¡Suya!... ¡Cielos, qué oigo! ¡Qué confusión hay en mi corazón! ZORAIDA, AGORANTE ¡Vete! IRCANO ¡Detente! ZORAIDA ¡Ay, pobre de mí! RICARDO ¡Qué angustia! ZORAIDA, IRCANO ¡Cruel! GUARDIAS No sirven las discusiones, de nada sirve implorar. ZORAIDA, RICARDO, IRCANO (para sí) De mis desgracias veo próximo el final; o cambia mi suerte, o aquí debo morir. AGORANTE (para sí) Sabré sobre el cruel destino, triunfar sobre la impía. (Salen todos) Escena Séptima (Llegan Zomira y algunos súbditos de Agorante) ZOMIRA (ansiosa y sorprendida) ¡Un extranjero en el palacio real! Decidme ¿porqué vino, quién es? CORO De incógnito audazmente parecía que la paz venía a buscar, pero todo era falso. Él, en realidad, quiere salvar a Zoraida. ZOMIRA ¡Confusa está mi alma! Pero de Agorante ¿quien será el defensor?... CORO El que fue guía de los francos dentro de poco al rey deberá vengar. Mientras tanto, a la horrenda cárcel Zoraida, gimiendo, fue llevada a sufrir. Escena Octava (entra Elmira) ZOMIRA ¿Qué oigo?... ¡Ah! Las sospechas que despertó en mí Elmira, están casi extinguidas. Pero no debo bajar la guardia; todo lo intentaré. ELMIRA (a Zomira) ¿A dónde corres? ¿Qué buscas? ZOMIRA ¡Ah! Es que tú no sabes... ELMIRA ¡Sí, todo lo sé! ZOMIRA ¿Estás segura de que es Ricardo, él que se apresta a luchar?... ELMIRA No debes dudarlo. Todo en su triste aspecto revelaba sus mal escondidos sentimientos. ZOMIRA Eso me basta... ¡Él caerá en mi trampa! No nos demoremos, conviene actual rápido. Mi alma dolorida sólo siente el deseo de su justa venganza. ¡Ah, que se cumpla plenamente y que se calme por fin mi acerbo dolor! ¡Ah! Mi alma no podrá encontrar la calma si no regresa a mi seno el ingrato, si no logro cambiar el injusto rigor de tan cruel destino. Escena Nona (Mazmorra de Zoraida) CORO (fuera de escena) Llanto y suspiros en vano derramas. No, no podrás lograr el perdón, pues te guía un loco amor. ZORAIDA (levantándose) ¡Qué angustia!... ¡Ay! Mi amado ¿saldrá vencido o vencedor? CORO Por tu propia culpa has descendido del trono a en éste sitio. Apaga el fuego loco que te abraza y acabará para ti todo dolor. ZORAIDA ¡No lo esperéis!... ¡Ay! Mi amado ¿saldrá vencido o vencedor? CORO Has cambiado por viles harapos la corona y el manto real; ahora vives sola en el llanto, siempre presa del temor. ZORAIDA ¡No temo!... ¡Ay! Mi amado ¿saldrá vencido o vencedor? Escena Décimo (Entra Zomira) ZORAIDA ¡Zomira! ¡Oh, cielos!... ¿Acaso vienes a renovar tus insultos, a gozar de mi dolor, o incluso, despiadada, a bañarte en mi sangre? ZOMIRA Arriesgándome ¡oh, ingrata! vengo a salvarte. ZORAIDA No, mi salvación no te la he pedido a ti. ZOMIRA Entonces ¿quiere ver a Ricardo muerto a tus pies?... ZORAIDA ¡Ricardo!... ¿Qué dices?... (para sí) ¡Me siento morir! ZOMIRA Después del combate, el vencedor... ZORAIDA (con arrebato) ¿Qué?... ZOMIRA Ricardo. ZORAIDA ¡Ah, qué alegría!... ¿Él está aquí? ZOMIRA No, fingir no te ayuda. Fue arrestado mientras intentaba una nueva aventura, disfrazado con ropas de africano. ZORAIDA ¿Qué oigo? ¡Ay de mí! ¡Qué angustia! Si debo perderlo, es mejor que me muera. ZOMIRA Está en mi poder y todavía puedo salvarlo. No lo dudes ¡huye de éste sitio, reúnete con él! Otra cosa no deseo que verte lejos de aquí. Cualquier otra solución sería inútil para mí. ZORAIDA Lo sé... ¿pero cómo?... ¿y por dónde?... ¡Oh Dios, estoy fuera de mí!... ZOMIRA Por la misma vía por la que yo acabo de entrar. Libre está el paso: los centinelas han sido comprados por mí. Te servirá de guía mi siervo más fiel. ¡Ve, el tiempo vuela! ¡Corre! ZORAIDA (a punto de marcharse) ¡Oh cielo, toda tu ira cae sobre mí! (Sale) Escena Undécima ZOMIRA Vengada estoy... pero no completamente. Ambos deberán morir. Escena Duodécima (Entra Agorante) AGORANTE ¡Cómo! ¿Tú aquí?... ¿Por qué razón?... Pero ¿dónde, dónde está Zoraida? ZOMIRA ¿Y todavía te atreves en mi presencia a pronunciar ese aborrecible nombre? Ella huyó, te engañó. Pero a mí no pudo engañarme. Corre a reunirse con tu propio rival. Ambos serán detenidos oportunamente por mi orden.. AGORANTE ¿Puedo creerlo? ¿Cómo? ¿En qué lugar pudo esconderse él? ZOMIRA No, no se esconde. Fingió ser amigo tuyo; por ti luchó, pero a su despecho venció. AGORANTE ¿Qué enigma es éste? El vencedor de Ircano... ZOMIRA De Ircano... el padre de ella... ¡Oh! ¡Cuántas cosas se agolpan en un mismo punto! AGORANTE De mi plena venganza ha llegado el momento. (sale) Escena Decimotercera (Entran la damas de Zomira) ZOMIRA El engaño ha surtido efecto; al fin estoy vengada. Ya no me preocupas, ingrata e injusta suerte. DAMAS En la trampa han caído los pérfidos amantes. Despreocupados, se juran amor eterno. ZOMIRA ¡Marchemos! Hoy estoy muy contenta, pues los enemigos son el escabel de mi trono. (Salen todos) Escena Decimocuarta (Gran plaza, al fondo de la cual hay un camino que conduce a las orillas del río. Ricardo y Zoraida, entre soldados, avanzan lentamente. Los campesinos acuden de todas las partes) CORO ¡Ay de mí, qué día de horror! Aunque haya despuntado feliz el cielo. ¡Cuánto se engaña un corazón que espera hacer eterno un pasajero placer! ¡Ay, víctima del amor, la bella joven! Al suelo ahora caerá. Ni el dolor del pueblo tiene fuerzas para detener el cruel poder del destino. ZORAIDA (abrazando a Ricardo) ¡Ah, Ricardo! RICARDO ¡Ah Zoraida! ZORAIDA, RICARDO ¡Sólo en la muerte nos une el cielo!... Si es así, muramos, y al menos de alegría serán las lágrimas, los suspiros y las últimas palabras que se confundirán al morir unidos. Escena Decimoquinta (Continúa la fúnebre marcha. Ircano entre soldados, con el brazo derecho vendado) ZORAIDA ¡Qué veo... mi padre!... (Se echa a sus pies) IRCANO ¡De mí apártate, ingrata! ¡No, no eres mi hija! ZORAIDA Es verdad, te falté. Confieso mis errores. Pero si ahora mi llanto y mi dolor no son suficientes para obtener tu perdón, piensa que soy tu hija. Llámame como tal y que tu justa indignación no encuentre reparo alguno en castigarme. IRCANO ¡Ah, qué pena tengo!... RICARDO ¡Qué reproche atroz! ZORAIDA ¡Oh, cielos! IRCANO (a Ricardo) ¡Vamos, mira a que extremo te llevó un ciego afecto! ¡Ah, tú eres la razón de mi tormento!... Pero si muero junto contigo, muero contento. ZORAIDA ¿Qué dices?... ¡Ah! ¿Por qué con tanto riesgo te expusiste entre las filas enemigas?... IRCANO ¡Cómo se puede dejar de lado el amor paternal! Por ti aquí vine; sólo por ti luché; pero ese traidor me venció. ZORAIDA (a Ricardo) ¡Ay, qué hiciste! ¡Cómo pude amarte!... RICARDO Culpa de ello a tu corazón. ZORAIDA ¡Cuánto dolor! IRCANO ¡Pérfidos! Que mi llanto os diga el resto. Escena Decimosexta (Llega Agorante con su séquito) AGORANTE ¿Todavía no se han ejecutado mis órdenes? ¡Que mueran de inmediato los indignos! ¡Que terminen con ellos sus criminales proyectos! ZORAIDA Al menos perdona la vida de mi padre, y luego clava en este pecho esa espada asesina. Moriré, moriré feliz, moriré valientemente. AGORANTE Primero mataré a mi rival, y luego, si no te entregas a mí, a tu padre inmolaré. ZORAIDA (para sí) ¡Qué oigo! ¡Esas palabras sobre mi corazón cayeron! IRCANO (para sí) ¡Qué ira feroz! RICARDO (para sí) ¡Oh, cielos! ¿Qué puedo hacer? AGORANTE (a los soldados) ¡Obedeced! (Los soldados avanzan para masacrar a Ircano y a Ricardo) ZORAIDA ¡Deteneros!... ¡Ah, oíd!... ARCANO, RICARDO (para sí) ¡Qué feroces tormentos! CORO (para sí) ¿Quién puede salvarlos? ZORAIDA ¡Cálmate!... (para sí) ¡Ay de mí! Mi alma está extraviada y temblorosa. Entre el padre y el amante, no encuentra consuelo, no encuentra piedad. AGORANTE ¡O me otorgas tu mano, o muerto él caerá! ZORAIDA ¡Mi mano!... (para sí) ¡Y mi felicidad!... ¡Qué angustia! ¡Qué dolor!... No, que no ceda en mi pecho el cariño de hija, ante cualquier otro amor. Te doy mi mano... pero el corazón no, tuyo nunca será. AGORANTE (para sí) ¡Y aún me desprecia!... (en voz alta) ¡Ah, pues entonces él morirá! CORO (para sí) ¡Oh, cuánta firmeza en una joven tan bella!... IRCANO (para sí) ¡Ay, tanta vehemencia me mueve a piedad! RICARDO Mi alma te desprecia; y no sabe temblar. Escena Decimoséptima (Entra Zomira) ZOMIRA ¡Hemos sido sorprendidos, y traicionados!... Por todos lados reina el luto, ¡qué dolor, qué horror! ZORAIDA, IRCANO, RICARDO ¡Qué alegría! AGORANTE ¿Qué dices?... (Se oyen gritos en el exterior) ZOMIRA ¡Derrotados por mil enemigos!... ¡Escucha sus gritos!... (Ernesto llega con sus soldados, combate, y pone en fuga a los hombres de Agorante que se bate con Ernesto. Ricardo libera a Ircano e impide a Ernesto que mate a Agorante) RICARDO ¡Confía en mí!... ERNESTO ¡Y en nuestro valor! (Desenfunda la espada y va hacia Agorante) ERNESTO ¡Muere, pérfido! RICARDO (a Ernesto) ¡Detente!... (a Agorante) ¡Ah sí, debería dejar que te matara!... Pero ahora que estás indefenso, sería una vileza. (Le devuelve la espada a Agorante) ZOMIRA, AGORANTE (para sí) El dolor, la rabia, el horror y el estupor me condenan a callar. RICARDO, ZORAIDA Vayamos con tu/mi padre, y no temas, él contra su pecho te/me estrechará. IRCANO ¡Os perdono! Por tanto valor él merece tu mano. AGORANTE, ZOMIRA Ahora comprendo que es vano oponerse al poder del amor. ERNESTO, RICARDO, ZORAIDA Ahora más dulcemente aprieta el amor sus cadenas alrededor del corazón. Ahora suaviza las penas y hace surgir el placer. IRCANO, CORO Al fin cesaron las penas, solamente nos queda disfrutar. ZOMIRA En mí se acrecientan las penas y jamás podré ser feliz. AGORANTE Desprendida mi alma de sus crueles cadenas, ahora navega en la felicidad. Digitalizado y Traducido por: José Luis Roviaro 2011 |