RICARDO Y ZORAIDA

 

 

 

Personajes

 

AGORANTE

ZOMIRA

IRCANO

ZORAIDA

RICARDO

ERNESTO

ZAMORRE

ELVIRA

FÁTIMA

           Rey de Nubia, obsesionado con Zoraida

                          Esposa de Agorante

                              Noble nubio

                            Hija de Ircano

               Cruzado, enamorado de Zoraida

                        Embajador cristiano

                      Confidente de Agorante

                       Confidente de Zomira

                       Confidente de Zoraida

                     Tenor

                Contralto


                       Bajo

                 Soprano
 
                     Tenor

                     Tenor

                     Tenor

        Mezzosoprano

        Mezzosoprano

 

 

La acción se desarrolla en Dongola, capital de Nubia (actual Sudán), durante Las Cruzadas

 

ATTO PRIMO


Scena Prima

(Piazza fuori del recinto della città di Dongola,
capitale della Nubia. Coro di soldati e popolo.
Marcia militare; sfilano intanto le truppe vittoriose
allo spuntar dell'aurora. Agorante)

CORO
Cinto di nuovi allori
Riede Agorante a noi,
Degli africani eroi
Il primo nel valor.
Tra' bellici sudori
Fiaccò l'orgoglio insano
Del temerario
Ircano, col brando punitor.

AGORANTE
Popoli della Nubia, ecco tra voi
Il vostro duce, il Re; vinsi, dispersi
I ribelli seguaci
Del fuggitivo Ircano,
Ei che, nato nell'Asia, in questi lidi
Fondò nascente impero, e ardì negarmi
Di sua figlia Zoraide un dì la mano,
Che pur ritolsi al rapitor Ricciardo,
Per cui sdegnoso contro me già move
D'Europa a stento le raccolte schiere;
Proveranno ancor queste il mio potere.
Minacci pur: disprezzo
Quel suo furore insano;
Con questa invitta mano
Di lui trionferò.
Sul trono, a suo dispetto,
Tutti i trionfi miei
Coronerà colei,
Che il core m'involò.

CORO
Sì, con quel serto istesso,
Che offrirti è a noi concesso,
Che amor per te formò.

AGORANTE
Or di regnar per voi
Tutta la gioia io sento.
E tanto è il mio contento,
ch'esprimerlo non so.

Scena Seconda

(Stanza nella reggia d Agorante. Coro di donzelle,
che da varie parti si avanzano sulla scena, allegre
e sollecite; indi Zoraide e Fatima sbalordite. La
musica indica un lontano strepito)

PARTE DEL CORO
Quai grida!...

ALTRA PARTE
Qual giubilo!...

ALTRA PARTE
Già riede Agorante.

ZORAIDE
(fra sé)
Orribile istante!...

FATIMA
(fra sé)
Annunzio crudel!

CORO
Con gli altri dividere la gioia dovremo.

ZORAIDE
(a Fatima, nel massimo dolore)
Ah! Fatima, io tremo...
Assistimi, o Ciel!

FATIMA
(a Zoraide)
Accorta dissimula, occulta i tormenti.

CORO
Andiam, che a momenti ei qui giungerà.

(Le donzelle, nel sentire avvicinar lo strepito,
si ricoprono de' loro veli, e s'incamminano
verso Agorante)

ZORAIDE
Amore mi strazia,
Il padre mi accusa;
Ahi l'alma confusa
Più pace non ha!

Scena Terza

FATIMA
Deh! frena il lungo duol; cerchiamo unite,
Un mezzo onde salvarci.

ZORAIDE
Da chi?... Come trovarlo!
Ed in qual parte?

FATIMA
Tutto otterrem colla prudenza e l'arte.
Sai che vergato foglio
Ricciardo t'inviò; che dell'insulto
Vendicarsi saprà; che pel tuo padre
D'Agorante nel sen, col tuo disprezzo,
Lo sdegno accresceresti;
Che Zomira, del prence odiata sposa,
Per rabbia e gelosia,
D'opprimerti, ahi crudel! cerca ogni via?

ZORAIDE
Sì, tutto io so; ma come, oh Dio! frenarmi,
Se l'alma mia delira?

FATIMA
Taci, calmati alfin: giunge Zomira.

(Parte)

Scena Quarta

(Zomira entra)

ZOMIRA
Zoraide, e qui t'arresti?
Non affretti i tuoi passi, onde far pompa
Di tua bellezza al tuo sovran?

ZORAIDE
Ah! sono
Gl'insulti indegni di chi siede in trono.

ZOMIRA
Insultarti non bramo:
Tu da te stessa giudicar lo puoi;
Sono all'amor soggetti anche gli eroi.
Se Agorante ti adora
No, tua colpa non è.

(Con arte)

So che dal seno
Ti strappò del tuo ben,

(con ironia)

Che tu non l'ami.
Come amarlo potresti? In tuo soccorso
M'avrai, se tu lo brami;
Un'infelice ottiene
Tutto dall'amor mio.

ZORAIDE
(fra sé)
Finger conviene.

(A Zomira)

Zomira, io fui d'irata sorte, è vero,
Crudel ludibrio; eppure
Seppi ognor trionfar di mie sventure.

ZOMIRA
Ma per Ricciardo il cor sospira ancora?
Confidati all'amica:
Io non t'ingannerò.

ZORAIDE
Che dir potrei?
Cessàr, co' miei martiri,
Indifferente il cor, brame e sospiri.

ZOMIRA
Invan tu fingi, ingrata;
No, che l'interno ardore,
Un labbro mentitore
No, che celar non sa.

ZORAIDE
(fra sé)
Che dura prova è questa!...
Come il mio core, oh Dio!
L'amor, lo sdegno mio,
Come frenar potrà?

ZOMIRA
(fra sé)
Quale insultante orgoglio!
Parmi vederla in soglio
Goder del mio martir.

ZORAIDE
(fra sé)
Ella mi guarda e freme;
Il duol che il cor mi preme
Mi deve alfin tradir.

ZOMIRA
(fra sé)
Io più non resisto...

ZORAIDE
Da me che pretendi?

ZOMIRA
E ancor non comprendi!

ZORAIDE
Comprender non so.

ZORAIDE, ZOMIRA
(fra sé)
Che smania è mai questa!
Languire, soffrire...
Più fiero martire
No, darsi non può.)

Scena Quinta

(Agorante entra)

AGORANTE
A voi ritorno alfine. Eccomi spoglio
Del mio fasto regal. Appiè d'amore,
Appiè dell'amistade il brando invitto
Lieto depongo, e fia diviso il core
Fra la pura amistade e un dolce amore.

ZOMIRA
(fra sé)
O momento fatal!

ZORAIDE
(fra sé)
Ahimè, che intesi!...

AGORANTE
Zomira, un dì m'accesi
Di te, negar nol posso;
Ma, non ti offenda il vero,
La mia fiamma men viva in me ridesta
Altri sensi per te.

ZORAIDE
(fra sé)
Qual cenno!

ZOMIRA
(fra sé)
Ingrato!...

AGORANTE
Ah! non turbarti. In Africa mi è dato
Cangiar d'affetti a mio talento. Io sono
L'arbitro del mio core; e pur dal trono
Non chieggo allontanarti. Io vo' soltanto
Che l'alma tua, per me costante e fida,
Con altra la mia gloria ancor divida.

ZOMIRA
(fingendo di non comprenderlo)
Per chi mai nutri il tuo novello foco?...

AGORANTE
Nol comprendesti ancora?...

ZORAIDE
(fra sé)
Ahi qual giorno d'orror! giorno tremendo!

ZOMIRA
Taci, non dir di più: tutto comprendo.

ZORAIDE
(fra sé)
Cruda sorte!

AGORANTE
(fra sé)
Oh amor tiranno!

ZOMIRA
(fra sé)
Io sprezzata!...

AGORANTE
(fra sé)
Ahi che momento!

ZOMIRA
(fra sé)
Più non reggo!

ZORAIDE, ZOMIRA, AGORANTE
(fra sé)
In tal cimento
L'alma mia fremendo sta.

AGORANTE
(fra sé)
M'amerà?...

ZOMIRA
(ad Agorante)
Crudel!

ZORAIDE
(fra sè)
Che affanno!

AGORANTE
(a Zomira)
Che mai dici?...

ZOMIRA
(a Zoraide)
Indegna!

ZORAIDE
(a Zomira)
E ardisci?...

(fra sè)

Giusto Cielo, in lor punisci
La più fiera crudeltà.

ZOMIRA
(fra sè)
Giusto Cielo, in lui punisci
La più nera infedeltà.

AGORANTE
(fra sè)
Ciel, perché così punisci
Chi s'accese a tal beltà?

DAMIGELLE
(di dentro)
Scendi propizio
Nume de’ cori
Fa' che Zoraide,
Fra' puri ardori,
D'immenso giubilo
Esulti ognor.

AGORANTE
(fra sè)
Quai dolci palpiti!...

ZORAIDE
(fra sè)
Quai tristi accenti!...

ZOMIRA
(fra sè)
Vaneggio e smanio...

AGORANTE
(a Zoraide)
E amor non senti?

ZORAIDE
Che dici?...

(fra sè)

Ahi misera!...

ZOMIRA
Che sento!

(fra sè)

Ahi perfido!

AGORANTE
(fra sè)
Barbaro amor!

(a Zoraide)

Dunque ingrata...

ZORAIDE
T'accheta... ti calma.

AGORANTE
Sperar posso?

ZOMIRA
(fra sè)
Che smania crudele!

AGORANTE
(a Zoraide)
Per te vive, respira quest'alma.

ZOMIRA
(fra sè)
Oh che rabbia!...

ZORAIDE
(fra sè)
Che acerbo martir!

ZOMIRA
Osi, iniquo?...

AGORANTE
Gl'insulti disprezzo.

ZORAIDE
Per Zomira, deh! placa quell'ira.

ZOMIRA
Taci, trema: non voglio a tal prezzo...

ZORAIDE, AGORANTE
(a Zoraide)
Che baldanza!

ZOMIRA
Neppure un sospir.

AGORANTE
(a Zoraide)
Sarà l'alma delusa, schernita,
Al mio bene per sempre riunita,
O Ricciardo qui deve perir.

ZOMIRA
(a Zoraide)
Sarà l'alma delusa, schernita,
All'infido per sempre riunita
O l'indegno qui giuro punir.

ZORAIDE
(fra sè)
Sarà l'alma dolente, schernita,
Al mio bene per sempre riunita,
O a lui infida qui giuro perir.

(Partono)

Scena Sesta

(Veduta in qualche distanza di una parte del castello
che difende la città di Dongola, con fossi e pianura
adiacente. Ramo del fiume Nubio che la bagna. Un
gruppo d'alberi che nasconde una parte del fiume.
Monti in distanza. Soldati sulle mura. Coro di
esploratori)

ESPLORATORI
Tutto è in calma.
Picciol legno
Sol diè segno
D'approdar.

ALTRA PARTE
Stiamo attenti,
Vigilanti,
Se alcun tenti
D'avanzar.

TUTTI
No, d'offese
Non temiamo;
Son le mura
Che guardiamo,
Ben difese:
Né bravura,
Né l'inganno
Ci faranno
Paventar.

(Gli esploratori si ritirano.
Il ponte del castello s'innalza)

Scena Settima

(Su piccolo battello approdano Ricciardo sotto
mentite spoglie africane, ed Ernesto ambasciatore
del campo cristiano)

RICCIARDO
Eccoci giunti al desiato loco;
Ecco, Ernesto, le mura
In cui rinchiuso è il mio tesor. Nel petto
Come mi batte il cor!

ERNESTO
Ah! non tradirti;
Pensa ove siam...
Tu sai che in ogni parte
Di Ricciardo si chiede.
T'inseguono a vicenda
Il desolato Ircano,
Agorante inumano...
Ogni motto, ogni cenno
Ah! svelarne potria...

RICCIARDO
Sconosciuto qui son: facil non fia,
S'anche alcun mi conosca, in queste spoglie
Di potermi scoprir.

ERNESTO
Invan lo speri,
Il valor, la tua gloria, il tuo splendore
Son noti al mondo intero:
Occultarti non puoi
Tu primo onor de' Paladini eroi.

RICCIARDO
No; celarmi saprò.

ERNESTO
Dunque tu sei risoluto a seguire i passi miei?

RICCIARDO
E ne dubiti ancor?

ERNESTO
Ah! lascia almeno
Che, rispettato ambasciator, qui possa
Richieder del tuo ben, aprirti a un tempo
Facile strada a' tuoi disegni.

RICCIARDO
Amico, arrestarmi non posso;
Ad ogni costo Io ti debbo seguir.

ERNESTO
Come sottrarti
Di tanti esploratori al vigil sguardo,
A sì nuovi perigli?...

RICCIARDO
Non vaglion contro amore i tuoi consigli.
S'ella mi è ognor fedele,
Se l'amistà mi è guida,
Quest'alma non diffida
Di possederla ancor.

ERNESTO
All'amistà ti affida,
T'affida a questo cor.

RICCIARDO
Trionferemo insieme
Di sì tiranna sorte,
Le barbare ritorte
Saprà spezzare amor.

ERNESTO
Dividerò tua sorte,
O vinto, o vincitor.

RICCIARDO
Qual sarà mai la gioia
Allor che a lei d'accanto,
Versando un dolce pianto,
D'amor le parlerò,
Se nel pensarlo solo,
ogni più acerbo duolo
Già nel mio sen cessò?

(Ricciardo va sul battello, prende una bandiera bianca
e la consegna ad Ernesto. Egli l'innalza; è veduto dalla
sentinella: il ponte abbassandosi, entrano nella città)

Scena Ottava

(Stanza nella reggia come prima)

ZOMIRA
Elmira, e non degg'io fremer disdegno
Se Zoraide or m'invola e sposo e regno?
Ah! se tu m'ami, al mio furor sì giusto
Il tuo pur anco unisci; ah! cerca, osserva
Che fa la mia rivale,
Se ancor debbo sperar. Deh! tu procura
Di render men crudel la mia sventura.

ELMIRA
Ah! no, non disperar. Nell'opra, il credi
Mille compagne avrò sempre a me fide,
Che ognuna i torti tuoi con te divide.

ZOMIRA
Da sì costante affetto
Spero che i voti miei saran compiti...
Ma l'infido a me vien... partiam, s'eviti.

(Partono)

Scena Nona

(Agorante con seguito de' Grandi
della sua corte. Marcia)

AGORANTE
Ch'entri l'ambasciator.

ERNESTO
A te m'invia
Di nostre schiere il duce.
Egli richiede che ragion si dia
Degl'insulti a noi fatti
A noi che rispettiamo e leggi e patti.

AGORANTE
(fra sè)
Oh qual baldanza!

ERNESTO
Un stuol di tuoi seguaci
Di notte ardì furtivo
Avanzarsi ver noi, e prigionieri
Fe' con Zoraide allor pochi guerrieri.
Se l'ordin non fu tuo, se giusto sei,
Rendili in questo punto uniti a lei.

AGORANTE
Nol deggio... Ah!
Dimmi, e qual ragion ne impone
Di rispettar chi, da ladrone imbelle,
Osa involarci timide donzelle?

RICCIARDO
(fra sè)
Più non resisto...

ERNESTO
(di nascosto)
Ah frenati...

AGORANTE
La fama
D'un eccesso sì reo grida per tutto;
L’Africa ancor ne freme.

(A Ricciardo)

A te ne appello,
Che qui nascesti e sei
Guida al franco guerriero,
Se ciò ch'io dico è vero.

RICCIARDO
(fra sè)
Oh rabbia!

(Ad Agorante)

È vero.

ERNESTO
Ma tua non è la giovane involata,
Né suddita a te nacque.

AGORANTE
Suddita diventò quando a me piacque.
I guerrieri a te rendo;
Poi lascia al nostro amore
Di regolar come gli aggrada il core.

RICCIARDO
(fra sè)
Io mi sento morir.

ERNESTO
Termine ha dunque
Ogni tregua tra noi.

AGORANTE
Tanto potere
Ha una donna su voi, che per lei sola
Espor volete i vostri mille prodi,
Con incauto consiglio,
A fiero inevitabile periglio?

ERNESTO
De' tuoi, tu mille ancor.

RICCIARDO
(con eccesso di furore toccando il brando)
Sol questo...

ERNESTO
(di nascosto)
Ah! ferma...

RICCIARDO
(fra sè)
È ver, già mi tradiva.

ERNESTO
Qual risposta mi dai?

AGORANTE
L'avrai fra breve
In presenza di lei, de' miei più fidi.

ERNESTO
Se pace o guerra vuoi, pronto decidi.

(Partono)

Scena Decima

(Sala con trono. Agorante, con seguito,
va a sedersi sul trono)

CORO
Se al valore compenso promesso
È il possesso di giovin beltà,
Fia Zoraide compenso maggiore
A un valore che eguale non ha.

AGORANTE
S'appelli qui Zoraide, ove fra breve
Il franco ambasciator giunger pur deve.

Scena Undicesima

(Entra Zoraide)

AGORANTE
Sgombra ogni tema dal tuo cor; rimira
Innanzi a te non già il sovran, ma solo
Il più tenero amante.
Agorante non sdegna a' piedi tuoi
Prostrarsi in atto umil; ei, che non seppe
Avvilirsi giammai.
S'or non senti pietà... crudel m'avrai.

ZORAIDE
Signore, a te son grata
Di tanto amor per me; ma l'alma mia
È oppressa dal dolor. Priva d'un padre,
In preda a un fier destin, come il mio core
Può indifferente ragionar d'amore?

AGORANTE
Più pretesti non voglio.
In faccia al mondo intero, in questo giorno
Io t'offro la mia mano, il soglio e quanto
Di più grato a te fia.

ZORAIDE
Lasciami al pianto.

Scena Dodicesima

(Ricciardo, Ernesto e detti)

RICCIARDO
(fra sè)
Che veggo!

AGORANTE
(a Zoraide)
E ancor resisti?
E ancor non senti in seno
D'amor per me qualche scintilla almeno?
Cessi omai quel tuo rigore;
Deh! consola un'alma amante.
Fa' ch'esprima il bel sembiante
Qualche palpito d'amor.

RICCIARDO
(ad Ernesto)
Senti, oh Ciel! come il mio core
Sta nel seno palpitante.
Chi mai puote a quel sembiante
Non accendersi d'amor?

ERNESTO
(a Ricciardo)
Frena, oh Ciel! nel tuo dolore,
Or che siamo a lui d'innante,
Quell'ardir che nel sembiante
Suole imprimere l'amor.

ZORAIDE
(fra sè)
Tu che vedi il mio dolore,
Giusto Cielo, in questo istante,
Fa' che almen nel mio sembiante
Resti tacito l'amor.

ERNESTO
(si avanza verso Agorante)
Risolvesti!...

AGORANTE
Ho risoluto.

ERNESTO
Tu Zoraide alfin mi cedi?

AGORANTE
Nol sperare: è mia, lo vedi:
E a pugnar già volerò.

ZORAIDE
(fra sè)
Che sento!

RICCIARDO
(fra sè)
Ahi! barbaro!

ERNESTO
(fra sè)
Qual fiero insulto!

AGORANTE
(fra sè)
Saprò distruggerli...

ZORAIDE, RICCIARDO
(fra sè)
Al fier tumulto
D'affetti, ahi misero/misera
Regger non so!

CORO
(fra sè)
Come in un subito il dì cangiò!

ERNESTO
Parto ed annunzio
Che vuoi tu guerra.

AGORANTE
Di' che invincibile,
Per mar, per terra,
Sempre Zoraide
Difenderò.

Scena Tredicesima

(Zomira e detti)

ZOMIRA
T'arresta, o perfido: nol soffrirò.

AGORANTE
All'armi... abbattervi
Tutti saprò.

ZORAIDE, ZOMIRA, RICCIARDO
ERNESTO, AGORANTE
(fra sè)
Oppressa, smarrita,
Delira quest'alma,
Più tregua, più calma
Trovare non sa. y los antedichos.

(Marcia in distanza che chiama le truppe a raccolta)

AGORANTE
(fra sè)
Qual suono terribile
Foriero di lagrime!
In me già s'accrescono
Le furie, le smanie,
E amore implacabile
Non sente pietà.

ZORAIDE, RICCIARDO, ERNESTO
(fra sè)
Qual suono terribile
Foriero di lagrime!
In me già s'accrescono
Gli affanni, le smanie,
E il Cielo implacabile
Non sente pietà.



ATTO SECONDO


Scena Prima

(Atrio della reggia contiguo
a' giardini. Agorante, Zamorre)

AGORANTE
Zamorre, ed è pur quegli!...

ZAMORRE
Ah sì, l'istessa
Guida del franco ambasciator, che occulta,
Al suo partir qui si arrestò, ch'or chiede
Teco parlar.

AGORANTE
Traggasi al mio cospetto.

(Parte Zamorre)

Che dirmi ei puote!
Oh qual tumulto ho in petto!

Scena Seconda

(Entra Ricciardo)

RICCIARDO
Sicuro e franco io m'offro a te.
Ci unisce di vendetta egual brama.
A te Ricciardo tolse il tuo bene,
E a me la sposa amata
Ahi! fu da quel fellone anco involata.

AGORANTE
Perfido!...
E come mai con tanto ardore,
Se ad altra diede il cor,
Zoraide or chiede?

RICCIARDO
Cerca punirla, perché tua la crede.

AGORANTE
Oh rabbia!... A che arrestarci?...

RICCIARDO
Ferma; le sue minacce
Or dobbiamo sprezzar; esse fian vane
Quando uniti sarem. Pochi, ma scelti,
Ho guerrieri a me fidi;
Veglian costoro accorti
Sull'inimico campo. All'oste infida
Non dier finora alcun sospetto: in seno
L'ira frenai per vendicarmi appieno.

AGORANTE
Opportuno giungesti...
Amico, oh quanto a te grato son io!...
Ma ancor più grato
Io ti sarò, se, per tuo mezzo, ottengo
Questa, dolce al cor mio, prima vendetta.

RICCIARDO
Tutto farò per te.

AGORANTE
Svela a Zoraide
Di Ricciardo gl'iniqui
Occulti tradimenti. Ah! tu soltanto
Puoi cangiare il suo cor... tu sol.

RICCIARDO
Compresi;
Ma difficil mi sembra... è donna... e amore...

AGORANTE
Il tentarlo non nuoce... A te mi affido...

RICCIARDO
T'ubbidirò.

(fra sè)

Son già vicino al lido.

AGORANTE
Donala a questo core,
Serena i suoi be' rai:
Contento allor sarai,
Te vendicar saprò.

RICCIARDO
Furor, rispetto, amore
Saranno a me di guida:
Amar dovrà chi fida
L'alma per lei serbò.

AGORANTE
Ah! dille, sì, che m'ami...

RICCIARDO
(sospirando)
Che t'ami le dirò.

AGORANTE
Spiegale pur le pene...

RICCIARDO
Le pene io spiegherò.

RICCIARDO, AGORANTE
(fra sè)
Qual dolce speme or sorgere
Sento nell'alma mia!
Essa incomincia a spegnere
Di fiera gelosia
Il barbaro velen.

AGORANTE
Teco or sarà.

RICCIARDO
Che giubilo!...

AGORANTE
Sulla tua fé...

RICCIARDO
Riposa.

AGORANTE
(fra sè)
Come potrò reprimere,
La smania tormentosa
Ch'amor mi desta in sen!...

RICCIARDO
(fra sè)
Come potrò reprimere,
Come tenere ascosa
La fiamma ch'ho nel sen!...

RICCIARDO, AGORANTE
(fra sè)
Gioco d'amor, quest'anima
Pace trovar non sa.
Il suo dolor fra' palpiti
Sempre maggior si fa.

(Parte Agorante)

Scena Terza

RICCIARDO
Partì... Che mai farò... Diviso, ondeggio
Tra speranza e timor... Sempre diffida
Un'alma innamorata.
Rivederla dovea... Sì, quest'indugio
Necessario è per me... L'incerto core
Io rassicuro, e i miei guerrieri intanto
Raggiungermi potranno;
A lor sarò di aita.
O la vita darò per lei che adoro...
Ella a me vien... Ahi! di piacer già moro!

Scena Quarta

(Entra Zoraide)

ZORAIDE
(ricoprendosi col velo)
Ciel, che vegg'io! Forse un'insidia è questa...

RICCIARDO
(avvicinandosi)
Zoraide...

ZORAIDE
E ardisci!... Ah! tradita son io.
Fugassi.

RICCIARDO
Ah ferma... ascoltami...

ZORAIDE
Nol posso...
T'allontana da me...

RICCIARDO
Così m'accogli!...
L'amor mio, la mia fé più non rammenti?

ZORAIDE
(riguardandolo)
Qual voce!... Oh quali accenti!...

(alzandosi il velo)

Sei tu!... poss'io sperarlo?... o pur vaneggio?...

RICCIARDO
Non vaneggi, son io.

ZORAIDE
Come tu qui!... Chi vi ti trasse! Oh cielo!
Qual piacer! Qual tormento!...
Ah! se tu sei, non t'arrestar... deh! parti...
Salvati per pietà. Ma no... che penso?
Forse illusa son io.

RICCIARDO
Credimi: il labbro mio
Per te non è bugiardo;
Deh! rimira a' tuoi piedi il tuo Ricciardo.

ZORAIDE
Ricciardo!... che veggo?...
Mancare mi sento...
In tanto contento
Son fuori di me.

RICCIARDO
M'ascolta, ti calma.

(fra sè)

Confuso son io.

(A Zoraide)

S'ei giunge... ben mio,
Più speme non v'è.

ZORAIDE
Sei meco!...

RICCIARDO
Son teco!...

ZORAIDE e RICCIARDO
Tra i teneri amplessi,
Men tristi, perplessi,
Ci renda il piacer.

(Elmira fra le piante si accorge de'
loro amori, e subito ritirasi)

ZORAIDE
(agitata guarda in giro)
Temo del perfido l'ira, il poter.

RICCIARDO
Fingi, secondami, e non temer.

ZORAIDE
Ma come illuderlo.
Come potesti,
E in finte vesti
Qui trarre il piè?

RICCIARDO
Fu amor propizio
L'ingannatore;
Seguillo il core,
Fidando in te.

ZORAIDE, RICCIARDO
Proteggi amore sì bella fé.

ZORAIDE
Sarem per sempre insieme!...

RICCIARDO
E puoi temerne ancor...

ZORAIDE
Sempre in amar si teme.

RICCIARDO
Non v'è per noi timor.

ZORAIDE, RICCIARDO
Ah! nati, è ver, noi siamo
Sol per amarci ognor;
Quel che tu brami, io bramo,
Noi non abbiam che un cor.

ZORAIDE
Dimmi, spiegami alfin qual fu l'inganno,
Qual scampo troverem.

RICCIARDO
T'affida. Ah! sappi
Ch'Ernesto... i miei seguaci
Da qui lunge non son, ch'io finsi... Ah! taci:
Il tiranno a noi vien.

Scena Quinta

(Entra Agorante)

ZORAIDE
Cielo, che sento!

RICCIARDO
Rasserenati... Ah! serba amor costante
Per chi tanto ti amò... Per Agorante.

AGORANTE
(a Ricciardo da parte)
Ebben, che pensi!...

RICCIARDO
A lei, che sembra fede
Prestar ai detti miei,
Mostrati indifferente.
Disprezzala se puoi...

AGORANTE
Tutto comprendo.
Zoraide, ah! sai che, per Ircan, tremendo,
Grande è lo sdegno mio, ma fu più grande
La mia pietà per te, se ti lasciai
Libera i sensi tui

(agitazione di Zoraide)

Svelar tutti a costui,
Del padre tuo l'amico.

ZORAIDE
(fra sè)
Oh Ciel! respiro.

AGORANTE
E or bramo ancor, per tuo maggior rossore
Che a me sveli il tuo cor, senza timore,
Ma che!... tu taci?... Ah forse
Davanti ad un straniero
Non osi profferir...

ZORAIDE
Ah no, t'inganni;
Mi fan dubbiosa e mesta i lunghi affanni.

AGORANTE
M'illudesti abbastanza.
Il tuo silenzio istesso
Sì, tutto a me svelò. Più non ti curo,
Le tue colpe non vo' più rinfacciarti.
In odio alfin mi sei. Prendila, e parti.

(A Ricciardo)

Conducila al suo ben, che a te rapio
La tua sposa infedel.

ZORAIDE
(sottovoce)
Cielo! che ascolto!...
Ingannarmi potesti...

RICCIARDO
(sottovoce)
Ah, taci, io finsi.

AGORANTE
Ebben, che mai risolvi?

ZORAIDE
Ho risoluto.
Del mio padre l'amore, al suol natio
M'appella; altro non bramo, io parto, addio.

AGORANTE
(fra sè)
Ogni speme perdei...
E ridarla degg'io al mio nemico...
Tanta virtù non ho...

(A Zoraide)

Crudel!... t'arresta...
Nel carcere più orrendo...

Scena Sesta

(Ircano tutto rivestito di bruna maglia, con
visiera abbassata, e detti)

RICCIARDO
Ah! gl'impeti raffrena;
Pentirsi ella potrà.

AGORANTE
No, non lo spero.
Ma vo' che il mondo intero
Vegga quanto l'amai.
Quanto ingiusta ella fu; che trucidarla
Dovrei, e pure alla ragion dell'armi
Affidar l'onor mio, la gloria io voglio,
Gli usi obliando, i miei diritti e il soglio.
Chi difenderla vuol, venga, l'attendo;
Per lei pugnar qui deve.

IRCANO
(facendosi avanti)
Io la difendo.

AGORANTE
Chi sei!... Che mai pretendi?
Qual baldanza è mai questa?
Nella mia reggia istessa
Volgere il piè sotto nemiche spoglie?
Qual cagione ti spinse a tal cimento?

IRCANO
Son di scudo agli oppressi, e non pavento.
Contro cento e cento prodi
La pietà mi rende invitto,
E se cado al suol trafitto
Mi è di gloria la pietà.

AGORANTE
(fra sè)
Quanti dubbi e quai sospetti,
Mentre smanio e mi dispero,
Quell'incognito guerriero
Ora in me destando va!

ZORAIDE, RICCIARDO
(fra sè)
Quanti dubbi e quai sospetti,
Mentre incerta/incerto e temo e spero:
quell'incognito guerriero
Ora in me destando va!

IRCANO
Venga in campo alla tenzone
Chi difenderti dovrà.

AGORANTE
(mostrando Ricciardo)
Mira in questo il mio campione,
Che difendermi saprà.

ZORAIDE, RICCIARDO
(fra sè)
Quale inatteso fulmine
È questo, oh Dio, per me!
In tal cimento orribile
No, scampo alcun non v'è.

AGORANTE
(fra sè)
I torti miei, qual fulmine
Vendicherà per me.
Sarò con lei terribile
S'ella più mia non è.

IRCANO
(fra sè)
Più ratte ancor del fulmine
Son le sciagure in me.
No, sorte più terribile
Di questa mia non v'è.

AGORANTE
(a le guardie)
Nel più profondo carcere traggasi.

ZORAIDE, RICCIARDO, IRCANO
Ahimè, che sento!

IRCANO
(fra sè)
Son padre... in qual cimento
Trovasi questo cor!

RICCIARDO
(fra sè)
Son sposo... in qual cimento
Trovasi questo cor!

IRCANO
(con forza)
E mia: crudel! rapirmela
Invano tu potrai.

AGORANTE
(fra sè)
È sua!... che sento io mai!...
S'accresce il mio furor.

RICCIARDO
(fra sè)
E sua! che sento io mai!...
Sdegno m'accende il cor.

ZORAIDE
(fra sè)
Sua!... Ciel, che sento io mai!
In qual tumulto ho il cor!

ZORAIDE, AGORANTE
Parti.

IRCANO
T'arresta.

ZORAIDE
Ahi misera!

RICCIARDO
Quai palpiti!

ZORAIDE, IRCANO
Crudele!

CORO DI GUARDIE
Non vagliono querele,
Non vale il lagrimar.

ZORAIDE, RICCIARDO, IRCANO
(fra sè)
Di mie sciagure il termine
Io veggo omai vicino;
O cangia il mio destino,
O qui degg'io spirar.

AGORANTE
(fra sè)
Saprò del rio destino,
Dell'empia trionfar.

(Partono)

Scena Settima

(Zomira e parte de' seguaci d Agorante)

ZOMIRA
(frettolosa e sorpresa)
Un stranier nella reggia! A me ridite
Perché venne, chi sia; non mi tradite.

CORO
Incognito audace
Sembrava che pace
Venisse a recar.
Ma tutti ne illuse.
Ei vuol dalle accuse
Zoraide salvar.

ZOMIRA
Confusa è l'alma mia!
Ma d'Agorante il difensor chi fia!...

CORO
Del Franco tra breve
La guida qui deve
Il Re vendicar.
E in carcere orrendo
Zoraide, gemendo,
È tratta a penar.

Scena Ottava

(Zomira, Elmira)

ZOMIRA
Che intesi!...
Ah! que' sospetti
Ch'Elmira in me destò son quasi estinti.
Ma avvilirmi non deggio;
Tutti si tenti.

ELMIRA
(a Zomira)
Ove corri? Che brami?

ZOMIRA
Ah tu non sai...

ELMIRA
Si, tutto io so.

ZOMIRA
Ma puoi
Esser tu certa ch'ei sia Ricciardo,
S'ora a pugnar si accinge?...

ELMIRA
Dubitarne non dei; nel mesto aspetto
Tutto ei pingeva il mal celato affetto!

ZOMIRA
E ciò mi basta. Ei nelle mie catene
Cadrà. Non indugiamo: oprar conviene.
Più non sente quest'alma dolente,
Che la brama di giusta vendetta.
Ah si compia, si renda perfetta,
Calmi alfine l'acerbo dolor.
Ah quest'alma trovar non può calma
Se riede al mio seno l'ingrato,
Se non giungo d'un barbaro fato
A cangiare l'ingiusto rigor.

Scena Nona

(Profondo oscuro carcere de Zoraide)

CORO
(di dentro)
Il tuo pianto, i tuoi sospiri
Da te sparsi invano or sono,
No, trovar non puoi perdono,
Se ti è guida un folle amor.

ZORAIDE
(alzandosi)
Quali insulti!... Ah! l'idol mio
Sarà vinto o vincitor?

CORO
Per tua colpa omai dal trono
Sei discesa in questo loco;
Spegni in te l'impuro foco
E fia spento ogni dolor.

ZORAIDE
Nol sperate!... Ah! l'idol mio
Sarà vinto o vincitor?

CORO
Hai cangiato. in vili spoglie
Il tuo serto e il regio ammanto,
Ed or vivi sol nel pianto,
Sempre in preda del timor.

ZORAIDE
Non vi temo!... Ah! l'idol mio
Sarà vinto o vincitor?

Scena Decima

(Zomira e detta)

ZORAIDE
Zomira! oh Ciel!... Forse tu qui ne vieni
A raddoppiar gl'insulti,
A goder del mio duolo, o pur, spietata,
Nel mio sangue a bagnarti?

ZOMIRA
Con mio rischio, o crudel, vengo a salvarti.

ZORAIDE
No, che la mia salvezza
Non la chieggo da te.

ZOMIRA
Dunque tu vuoi
Veder Ricciardo a' piedi tuoi trafitto!...

ZORAIDE
Ricciardo!... che mai dici?...

(fra sè)

Io mi sento morir!

ZOMIRA
Dopo il conflitto ei vincitor...

ZORAIDE
(con trasporto)
Chi mai?...

ZOMIRA
Ricciardo.

ZORAIDE
Oh gioia!...
Come egli qui?

ZOMIRA
No, il fingere non giova;
Arrestato già fu mentre era intento
Ad eseguir forse novelle imprese,
Spoglio dell'african mentito arnese.

ZORAIDE
Che sento! ahimè! Che affanno!
Se perderlo degg'io, meglio è ch'io mora.

ZOMIRA
È in mio poter: posso salvarlo ancora,
Non indugiar, fuggi da questo loco,
Ricongiungiti a lui. Altro io non bramo
Che vederti lontana.
Ogni altra cura, il sai, è per me vana.

ZORAIDE
Lo so... ma come!... e per qual strada!... oh Dio!
Son fuor di me...

ZOMIRA
Per quella appunto ov'io
M'introdussi poc'anzi.
Libero è il varco: ogni custode a tempo
Fu sedotto da me. Ti sarà guida
Il più fido de miei. Va', il tempo vola.
Parti.

ZORAIDE
(nel partire)
O ciel, l'ira tua volgi in me sola.

(Parte)

Scena Undicesima

ZOMIRA
Vendicata son io... ma non appieno;
Ambi perir dovranno.

Scena Dodicesima

(Agorante e detta)

AGORANTE
Come! tu qui!... per qual cagion?...
Ma dove, Dov'è Zoraide?

ZOMIRA
E ancora
Ardisci in mia presenza
Pronunziar quell'abborrito nome?
Ella fuggì, t'illuse:
Me illudere non seppe. A tempo accorsi;
Col tuo rivale istesso
Arrestata sarà per cenno mio.

AGORANTE
E crederlo poss'io! Come! in qual loco
Ascondersi ei poté!

ZOMIRA
No, non s'ascose:
Amico a te si finse,
Per te pugnò, ma a suo dispetto ei vinse.

AGORANTE
Qual enigma è mai questo!
Il vincitor d'Ircano...

ZOMIRA
D'Ircan... del di lei padre... Oh! quai vicende
S'affollano in un punto!

AGORANTE
Di mia piena vendetta il tempo è giunto.

(Parte)

Scena Tredicesima

(Zomira e coro)

ZOMIRA
L'inganno è omai compito;
Sono alfin vendicata.
Più non ti curo, ingiusta sorte ingrata.

CORO DI CONFIDENTI DI ZOMIRA
Fra' lacci già sono
I perfidi amanti;
Pur lieti, costanti,
Si giurano fé.

ZOMIRA
Andiam, contenta io sono.
Mi fian sgabello i miei nemici al trono.

(Partono)

Scena Quattordicesima

(Gran piazza, in fondo della quale un trivio che va a
terminare alle sponde del fiume. Ricciardo e Zoraide
tra soldati, che avanzano lentamente. Popolo che
accorre da tutte le parti)

CORO
Qual giorno, ahimè! d'orror!
Pur lieto in Ciel spuntò.
Quanto s'inganna un cor
Che spera d'eternar
Il rapido piacere!
Vittima dell'amor,
Ahi giovine beltà!
Al suolo or or cadrà.
Né il pubblico dolor
Ha forza d'arrestar
Del fato il rio poter.

ZORAIDE
(abbracciando Ricciardo)
Ah Ricciardo!

RICCIARDO
Ah Zoraide!

ZORAIDE, RICCIARDO
In morte solo
Ci unisce il Ciel!... e ben, si mora,
E fian di gioia almeno
Le lagrime, i sospir, le voci estreme
Confondere in morir uniti insieme.

Scena Quindicesima

(Continua la funebre marcia ed il coro. Ircano
tra soldati, col braccio dritto fasciato)

ZORAIDE
Che veggo... Il padre mio!...

(Si getta a' suoi piedi)

IRCANO
Da me scostati, ingrata.
No, figlia mia non sei.

ZORAIDE
È ver, mancai.
Confesso i torti miei.
Ma se ora il pianto mio, il mio dolore
Non son bastanti ad ottener perdono,
Ancor tua figlia io sono.
Chiamami con tal nome, e il giusto sdegno
Poi non trovi in punirmi alcun ritegno.

IRCANO
Ah! qual cordoglio è il mio!...

RICCIARDO
Quai rimproveri atroci!

ZORAIDE
Oh Ciel!

IRCANO
(a Ricciardo)
Deh mira
A qual punto ti spinse un cieco affetto!
Ah! tu sei la cagion del mio tormento...
Ma se moro con te, moro contento.

ZORAIDE
Che dici?... Ah! perché esporti
A tanti rischi tra nemiche squadre?...

IRCANO
Come spegner si può l'amor di padre!
Per te qui venni; io per te sol pugnai;
Quel traditor mi vinse.

ZORAIDE
(a Ricciardo)
Ah che facesti!
Come amarti potei!...

RICCIARDO
Incolpane il tuo cor.

ZORAIDE
Qual duolo .è questo!

IRCANO
Perfidi! il pianto mio vi dica il resto.

Scena Sedicesima

(Agorante con seguito e detti)

AGORANTE
E ancor non eseguite i cenni miei?
Peran tosto gl'indegni,
Abbiano fin con essi i rei disegni.

ZORAIDE
Salvami il padre almeno,
Poi vibra a questo seno
Quella tua spada ultrice.
Morrò, morrò felice,
Intrepida morrò.

AGORANTE
Prima il rival si sveni,
Poi, se al mio sen non vieni
Il padre immolerò.

ZORAIDE
(fra sè)
Che intesi! qual voce
Sul core piombò!

IRCANO
(fra sè)
Qual ira feroce!

ERNESTO
(fra sè)
Oh Ciel che farò!

AGORANTE
(a guerrieri)
E non ubbidite!

(I guerrieri si avanzano per trucidare
Ircano e Ricciardo).

ZORAIDE
Arrestati!... Ah! senti...

IRCANO, RICCIARDO
(fra sè)
Quai fieri tormenti!

CORO
(fra sè)
Salvarli chi può!

ZORAIDE
Per poco ti calma...

(fra sè)

Ahimè! che quest'alma
Smarrita, tremante.
Tra il padre e l'amante,
Soccorso non trova,
Non trova pietà.

AGORANTE
O dammi la destra,
O estinto cadrà.

ZORAIDE
La destra!...

(fra sè)

E il mio bene!...
Che smanie! che pene!...
No: ceda nel petto
Di figlia all'affetto,
Qualunque altro amore.

Te l'offro... ma il core
No, tuo non sarà.

AGORANTE
(fra sè)
E ancor mi disprezza!...

(forte)

Ah! dunque morrà.

CORO
(fra sè)
Oh quanta fermezza in giovin beltà...

IRCANO
(fra sè)
Ahi tanta fierezza mi muove a pietà.

RICCIARDO
Quest'alma vi sprezza;
Tremare non sa.

Scena Diciassettesima

(Zomira, e detti)

ZOMIRA
Sorpresi, traditi
Noi siam... Da per tutto
Non regna che lutto,
Che duolo, che orror.

ZORAIDE, IRCANO, RICCIARDO
Qual gioia!

AGORANTE
Che dici!...

(Si sentono delle grida di dentro)

ZOMIRA
Da mille nemici
Già vinti... Le grida ascolta...

(Ernesto sbarca co' suoi. Combattimento; in fuga i
seguaci d Agorante che si batte con Ernesto.
Ricciardo libera Ircano, ed impedisce ad Ernesto
d'uccidere Agorante)

RICCIARDO
In me fida...

ERNESTO
Nel nostro valor.

(Sfodera il ferro, e s'incammina verso de' nemici)

ERNESTO
Mori perfido!

RICCIARDO
(Ad Ernesto)
T'arresta...

(Ad Agorante)

Trucidarti, ah sì, dovrei...
Ma or che vinto, oppresso sei
Non sarebbe che viltà.

(Restituisce la spada ad Agorante)

ZOMIRA, AGORANTE
(a due)
Duolo, rabbia, orror, stupore
Mi condannano a tacere.

RICCIARDO, ZORAIDE
Riedi al padre, e non temere,
Egli al sen ti stringerà.

IRCANO
Vi perdono. A tal virtude
Egli merta la tua mano.

AGORANTE, ZOMIRA
Or m'avvengo ch'è pur vano
Contro amor ogni poter.

ERNESTO, RICCIARDO, ZORAIDE
Or più dolci intorno al core
Stringe amor le sue catene:
Più soave dalle pene
Or fa sorgere il piacer.

IRCANO, CORO
Son cessate alfin le pene
Non dobbiamo che goder.

ZOMIRA
In me crescono le pene,
Non dovrò mai più goder.

AGORANTE
Sciolta alfin da rie catene
Nuota l'alma nel piacer.



ACTO PRIMERO


Escena Primera

(Exterior de las murallas de la ciudad de
Dongola, capital del Nubia. Coro de soldados
y pueblo. Marcha militar con la que desfilan
las tropas victoriosas al despuntar el día.)

CORO
Ceñido de nuevos laureles
vuelve Agorante,
héroe de los africanos
y el más valiente de todos ellos.
Con sus virtudes marciales
y su espada justiciera
aplacó el loco furor
del temerario Ircano.

AGORANTE
Pueblos del Nubia, he aquí ante vosotros
a vuestro conductor y rey.
Vencí y dispersé a los rebeldes
seguidores del fugitivo Ircano.
Él, que nació en Asia, fundó en estas playas
un nuevo imperio y se atrevió a negarme
la mano de su hija Zoraida,
a la que yo rescaté de su secuestrador Ricardo.
Y él ahora, indignado, mueve contra mí
nuevas tropas reclutadas en Europa,
las cuales también sentirán mi poder.
Las amenazas, desprecio.
Su loco furor;
con esta mano invicta,
sabré dominar.
Y sobre el trono, a despecho suyo,
con todos mi triunfos
coronaré a aquella,
que me arrebató el corazón.

CORO
Sí, con la misma corona
que hoy te ofrecemos
y que el amor por ti formó.

AGORANTE
Ahora siento toda la alegría
de reinar por vosotros,
y tanta es mi felicidad,
que no sé expresarla.

Escena Segunda

(Habitación en el palacio de Agorante. Unas
doncellas acuden desde varios lados, alegres
y solícitas; luego Zoraida y Fátima aturdidas.
La música indica un lejano estrépito)

PARTE DEL CORO
¡Qué griterío!...

OTRA PARTE
¡Qué júbilo!...

OTRA PARTE
¡Ya regresa Agorante!

ZORAIDA
(para sí)
¡Qué horrible instante!...

FÁTIMA
(para sí)
¡Anuncio cruel!

CORO
¡Compartamos con ellos la alegría!

ZORAIDA
(a Fátima, muy apenada )
¡Ay, Fátima, tiemblo!...
¡Asísteme, oh Cielo!

FÁTIMA
(a Zoraida)
Prudentemente disimula y oculta tus tormentos.

CORO
¡Vamos, que él ya está aquí!

(Las doncellas, al oír que se acerca el estrépito,
se cubren con sus velos y se dirigen al encuentro
de Agorante)

ZORAIDA
El Amor me tortura
y mi padre me acusa.
¡Ay, mi alma confusa
ya no tiene paz!

Escena Tercera

FÁTIMA
¡Vamos, refrena tu angustia,
busquemos juntas una forma de salvarnos!

ZORAIDA
¿A quién acudir?... ¿Cómo encontrarlo?
Y ¿dónde?

FÁTIMA
Todo lo conseguiremos con
prudencia y astucia.
¿Sabes que Ricardo te mandó una nota
en la que ofrece vengar la ofensa?
Él bien sabe que el odio de Agorante por tu padre
haría aumentar tu desprecio;
y que Zomira, la cruel esposa de Agorante,
por rabia y celos
busca por todos los medios tu perdición.

ZORAIDA
Sí, todo eso lo sé, pero ¿cómo ¡oh, Dios!
podré serenarme, si mi alma delira?

FÁTIMA
¡Calla, cálmate... ahí llega Zomira!

(Fátima sale)

Escena Cuarta

(Entra Zomira)

ZOMIRA
Zoraida, ¿a qué esperas?
¿No corres para ir a lucir tu belleza
ante tu soberano?

ZORAIDA
¡Ay! Esos son los indignados insultos
de quien se sienta en el trono.

ZOMIRA
No deseo insultarte.
Tú misma lo puedes juzgar.
Los héroes también están sujetos al amor.
Si Agorante te adora,
no, la culpa no es tuya.

(con astucia)

Sé que del seno de tu amado
te arrancó.

(con ironía)

Que tú no lo amas.
¿Cómo podrías quererlo?
En tu auxilio me tendrás, si lo deseas.
Los infelices
consiguen todo de mi amor.

ZORAIDA
(Para sí)
Conviene fingir.

(A Zomira)

Zomira, yo fui del airado destino, es verdad,
cruel escarnio; sin embargo,
supe siempre triunfar sobre mis desdichas.

ZOMIRA
Pero ¿por Ricardo tu corazón aún suspira?
Confía en mí, que soy tu amiga,
no te defraudaré.

ZORAIDA
¿Qué podría decir?
Terminar con mis martirios;
indiferente, mi corazón ansía y suspira.

ZOMIRA
En vano finges, ingrata.
No, tu interna pasión
tus labios mentirosos
no, no saben ocultar.

ZORAIDA
(para sí)
¡Qué dura prueba es ésta!...
¡Ay Dios! ¿Cómo mi corazón,
el amor y el desdén
podrá sofrenar?

ZOMIRA
(para sí)
¡Qué orgullo ofensivo!
Me parece verla sentada en el trono
gozando de mí martirio.

ZORAIDA
(para sí)
Ella me mira y brama.
El dolor que oprime mi corazón, finalmente,
hará que me traicione a mí misma.

ZOMIRA
(para sí)
No resisto más...

ZORAIDA
¿Qué pretendes de mí?

ZOMIRA
¿Todavía no lo comprendes?

ZORAIDA
No, no lo comprendo

ZORAIDA, ZOMIRA
(para sí)
¡Qué delirio es éste!
Languidecer, sufrir...
Más feroz martirio
no, no puede existir.

Escena Quinta

(Entra Agorante)

AGORANTE
¡Al fin regreso con vosotras!
Aquí estoy despojado de mis atributos reales.
A los pies del amor y de la amistad pongo feliz
mi invicta espada y comparto mi corazón
entre la pura amistad y el dulce amor.

ZOMIRA
(para sí)
¡Oh, qué momento fatal!

ZORAIDA
(para sí)
¡Ay de mí, qué oigo!...

AGORANTE
Zomira, un día me enamoré de ti,
no puedo negarlo;
Pero, que no te ofenda la verdad,
hoy una pasión menos viva
siente mi alma por ti.

ZORAIDA
(para sí)
¡Qué confesión!

ZOMIRA
(para sí)
¡Ingrato!...

AGORANTE
¡Ah, no te turbes!
En África está permitido cambiar los afectos.
Soy el árbitro de mi corazón y del trono.
No quiero alejarte; sólo deseo que tu alma,
fiel y constante a mí,
comparta toda mi gloria.

ZOMIRA
(fingiendo no comprenderlo)
¿Quién alimenta esa nueva pasión?...

AGORANTE
¿Todavía no lo has comprendido?...

ZORAIDA
(para sí)
¡Ay! ¡Qué día de horror! ¡Qué día terrible!

ZOMIRA
¡Calla, no digas más, todo lo comprendo!

ZORAIDA
(para sí)
¡Destino cruel!

AGORANTE
(para sí)
¡Oh, amor tirano!

ZOMIRA
(para sí)
¡Repudiada!...

AGORANTE
(para sí)
¡Ay, qué momento!

ZOMIRA
(para sí)
¡No lo resisto!

ZORAIDA, ZOMIRA, AGORANTE
(para sí)
En estas circunstancias
mi alma sufre.

AGORANTE
(para sí)
¿Me amará?...

ZOMIRA
(a Agorante)
¡Cruel!

ZORAIDA
(para sí)
¡Qué angustia!

AGORANTE
(a Zomira)
¿Qué dices?...

ZOMIRA
(a Zoraida)
¡Indigna!

ZORAIDA
(a Zomira)
¿Eso me dices?...

(para sí)

¡Justo Cielo, en ellos palpita
la crueldad más feroz!

ZOMIRA
(para sí)
¡Justo Cielo, en él palpita
la infidelidad más profunda!

AGORANTE
(para sí)
Cielo, ¿por qué castigas así
a quien se enamora de tanta belleza?

DONCELLAS
(fuera de escena)
Desciende propicio
Dios de los cielos
y haz qué Zoraida,
de puro amor,
con inmenso júbilo
viva por siempre.

AGORANTE
(para sí)
¡Qué dulces sones!...

ZORAIDA
(para sí)
¡Qué palabras tan tristes!...

ZOMIRA
(para sí)
Deliro y desvarío...

AGORANTE
(a Zoraida)
¿Y no sientes amor?

ZORAIDA
¿Qué dices?...

(para sí)

¡Ay, pobre de mí!...

ZOMIRA
¡Qué oigo!

(para sí)

¡Ah, pérfido!

AGORANTE
(para sí)
¡Cruel amor!

(a Zoraida)

Entonces, ingrata...

ZORAIDA
Serénate... cálmate.

AGORANTE
¿Puedo tener esperanzas?

ZOMIRA
(para sí)
¡Qué cruel delirio!

AGORANTE
(a Zoraida)
Por ti vive y respira mi alma.

ZOMIRA
(para sí)
¡Oh, qué rabia!...

ZORAIDA
(para sí)
¡Qué amargo martirio!

ZOMIRA
¿Osas, inicuo?...

AGORANTE
Tus insultos desprecio.

ZORAIDA
¡Por Zomira, ay, aplaca tu ira!

ZOMIRA
Calla y tiembla, no acepto ese precio...

ZORAIDA, AGORANTE
(para sí)
¡Qué osadía!

ZOMIRA
Ni siquiera un suspiro.

AGORANTE
(para sí)
Mi alma vivirá escarnecida
si no me uno a mi amada para siempre,
de lo contrario Ricardo deberá morir.

ZOMIRA
(para sí)
Mi alma vivirá escarnecida
si el ingrato me abandona,
de lo contrario al indigno juro castigar.

ZORAIDA
(para sí)
Mi alma vivirá escarnecida
si no me uno a mi amado para siempre,
de lo contrario aquí juro perecer.

(Salen todos)

Escena Sexta

(Vista a cierta distancia una parte del castillo que
defiende la ciudad de Dongola, con fosos y llanos
adyacentes del río Nubio que la baña. Un grupo
de árboles esconde una parte del río. Montes a la
distancia. Soldados sobre las murallas. Coro de
exploradores)

EXPLORADORES
Todo está en calma.
Del barco
ya hicieron señas
para desembarcar.

OTRA GRUPO
Estamos atentos
y vigilantes,
por si alguno intenta
avanzar.

TODOS
No, no tememos
un ataque;
Están las murallas
que custodiamos,
Bien defendidas:
Ni el coraje,
ni el engaño
nos harán
asustar.

(Los exploradores se retiran.
El puente del castillo se eleva)

Escena Séptima

(Sobre el barquichuelo llegan Ricardo vestido con
falsas ropas africanas y Ernesto como embajador
del campo cristiano)

RICARDO
¡He aquí la ansiada ciudad!
Esas murallas, Ernesto,
encierran a mi tesoro.
¡Cómo palpita el corazón en mi pecho!

ERNESTO
¡Ah, no te traiciones!
Piensa donde estamos...
Tú sabes que por todas partes
andan buscando a Ricardo.
Te persiguen al mismo tiempo
el desconsolado Ircano
y en inhumano Agorante...
Cada palabra, cada gesto
¡ay! podrían descubrirte...

RICARDO
Aquí soy desconocido.
No será fácil, vestido de esta forma,
que alguien pudiera descubrirme.

ERNESTO
En vano lo crees.
Tu valor, tu gloria y tu renombre
son conocidos en todo el mundo.
No puedes ocultarte siendo
el más grande de los héroes paladinos.

RICARDO
No; yo sabré ocultarme.

ERNESTO
Entonces ¿estás resuelto a seguir mi pasos?

RICARDO
¿Y aún lo dudas?

ERNESTO
¡Ah! Deja al menos que
como respetado embajador,
pueda aquí abrir
un fácil camino hacia tu amada.

RICARDO
Amigo, no puedo detenerme;
a cualquier precio debo seguirte.

ERNESTO
¿Cómo sustraerte a la mirada vigilante
de tantos exploradores,
y de tantos peligros?...

RICARDO
Contra el amor no valen los consejos.
Si ella me es siempre fiel,
si la amistad es mi guía,
mi alma no duda
que nuevamente ella será mía.

ERNESTO
En la amistad confía,
confía en mi corazón.

RICARDO
Juntos venceremos
a tan tirana suerte,
las crueles fatigas
sabrá vencer el amor.

ERNESTO
Compartiré tu suerte,
en la derrota o en la victoria.

RICARDO
Es tal mi alegría,
ahora que estaré cerca de ella
vertiendo un dulce llanto
y hablándole de amor,
que de sólo pensarlo
todo amargo dolor
ya de mi pecho se aleja.

(Ricardo entrega una bandera blanca a Ernesto
que la levanta; y al ser vista por el centinela,
levanta el puente y ellos entran en la ciudad)

Escena Octava

(Habitación en el palacio, como anteriormente)

ZOMIRA
Elvira,
¿No debo bramar indignada si Zoraida
me arrebata esposo y reino?
Si me quieres, ¡une a mi justo furor el tuyo!
Averigua y observa que hace mi rival,
y si todavía puedo tener esperanzas.
¡Procura hacer menor cruel mi desdicha!

ELMIRA
¡Ah, no, no desesperes! Para lo que intentas, créeme,
mil compañeras fieles siempre tendrás
que cada una de tus fatigas contigo compartirán.

ZOMIRA
Con tan constante afecto
espero que mis deseos puedan cumplirse...
Pero, allí viene el infiel... Salgamos, evitémoslo.

(Salen)

Escena Nona

(Agorante con su séquito de nobles damas.
Marcha)

AGORANTE
¡Que entre el embajador!

ERNESTO
Ante ti me envía
el comandante de nuestro ejército.
Él solicita que se le dé una satisfacción
por las ofensas que se nos han hecho,
nosotros, que respetamos las leyes y los pactos.

AGORANTE
(para sí)
¡Oh, qué arrogancia!

ERNESTO
Durante la noche, un grupo de hombres tuyos
se atrevió furtivamente
a avanzar sobre nuestras líneas e hizo prisionera
a Zoraida junto a unos pocos guerreros.
Si la orden no fue tuya, si eres justo,
devuélvelos a su lugar de origen.

AGORANTE
¡No lo haré... ah!
Dime, ¿acaso no sois vosotros, cobardes ladrones,
los que tenéis por costumbre
secuestrar a tímidas doncellas?

RICARDO
(Para sí)
¡No resisto más!...

ERNESTO
(en voz baja, a Ricardo)
¡Refrénate!...

AGORANTE
La fama de vuestra malvada violencia
grita por doquier.
¡Toda África brama!

(a Ricardo)

A ti apelo, pues aquí naciste
y eres guía de los guerreros francos,
para que atestigües
si lo que digo es verdad.

RICARDO
(para sí)
¡Qué rabia!

(A Agorante)

Es verdad.

ERNESTO
Pero tuya no es la joven secuestrada.
Ni nació como súbdita tuya.

AGORANTE
Súbdita mía se volvió cuando a mí me agradó.
Los guerreros te devuelvo;
pero deja que nuestro amor se regule
según le agrade al corazón.

RICARDO
(para sí)
Me siento morir.

ERNESTO
Toda tregua entre nosotros
termina en este momento.

AGORANTE
¿Tanto poder tiene una mujer sobre vosotros
que sólo por ella,
por su incauto consejo,
queréis exponer a vuestros miles de valientes
a un feroz e inevitable peligro?

ERNESTO
Y también para los tuyos.

RICARDO
(con excesivo furor tocando su espada)
Sólo esta...

ERNESTO
(en voz baja)
¡Ah, detente!...

RICARDO
(para sí)
Es verdad, me estaba traicionando.

ERNESTO
¿Qué respuesta me das?

AGORANTE
La tendrás entre breve,
en presencia de ella y de mis súbditos más fieles.

ERNESTO
Decide pronto si quieres paz o guerra.

(Salen)

Escena Décima

(Sala del trono. Agorante, con su séquito,
va a sentarse en el trono)

CORO
Si la recompensa prometida al valor
es la posesión de la bella joven,
será Zoraida la mayor recompensa,
pues tu valor no tiene igual.

AGORANTE
Llamad a Zoraida, que acuda aquí.
En breve en embajador franco vendrá.

Escena Undécima

(Entra Zoraida)

AGORANTE
Desecha todo temor de tu corazón;
contempla ante ti no ya al soberano,
sino al más tierno de los amantes.
Agorante no desdeña postrarse a tus pies
en un acto de humildad;
él, que jamás se ha envilecido.
Si así no sientes piedad... cruel me verás.

ZORAIDA
Señor, agradezco tanto amor por mí;
pero mi alma está aún oprimida por el dolor.
Privada de un padre
y en manos de un cruel destino,
¿como puede mi corazón pensar en el amor?

AGORANTE
No quiero más pretextos.
Frente al mundo entero, en este día,
te ofrezco mi mano, el trono
y todo cuanto más grato te sea.

ZORAIDA
¡Déjame llorar!

Escena Duodécima

(Llegan Ricardo y Ernesto)

RICARDO
(Para sí)
¡Qué veo!

AGORANTE
(a Zoraida)
¿Y todavía te resistes?
¿Todavía no sientes en tu pecho
al menos una chispa de amor?
Deja de lado tanto rigor.
¡Vamos, consuela a un alma enamorada!
Deja que tu hermoso semblante
exprese algún signo de amor.

RICARDO
(a Ernesto)
Siente, ¡oh, cielos! como el corazón
se agita en mi pecho.
¿Quién puede ante ese semblante
no encenderse de amor?

ERNESTO
(a Ricardo)
¡Refrena, oh cielos, tu dolor!
Ahora que estamos ante él,
refrena ese ardor que en tu semblante
imprime el amor.

ZORAIDA
(para sí)
Tú que ves mi dolor, justo Cielo,
haz que al menos en este instante
en mi semblante
quede oculto el amor.

ERNESTO
(avanza hacia Agorante)
¿Decidiste?...

AGORANTE
He decidido.

ERNESTO
¿Me cedes a Zoraida?

AGORANTE
¡Ni lo sueñes; es mía, ya lo ves!
A luchar me apresto...

ZORAIDA
(para sí)
¡Qué oigo!

RICARDO
(para sí)
¡Ah, cruel!

ERNESTO
(para sí)
¡Qué insulto tan atroz!

AGORANTE
(para sí)
Voy a destruirlos...

ZORAIDA, RICARDO
(para sí)
¡Ay, qué miserable soy!
¡Tan feroz avalancha de emociones,
no la puedo soportar!

CORO
(para sí)
¡Cómo de repente cambió todo!

ERNESTO
Me marcho para anunciar
que eliges la guerra.

AGORANTE
Pregona que invencible,
tanto por mar como por tierra,
siempre a Zoraida d
defenderé.

Escena Decimotercera

(Llega Zomira)

ZOMIRA
¡Detente, oh pérfido, no lo toleraré!

AGORANTE
¡A las armas!...
Sabré abatirlos a todos.

ZORAIDA, ZOMIRA, RICARDO,
ERNESTO, AGORANTE
(para sí)
Oprimida y turbada
delira mi alma,
y no logra encontrar
ni paz, ni calma.

(Se oye una marcha llamando a las tropas)

AGORANTE
(para sí)
¡Ese sonido terrible
es el precursor de las lágrimas!
En mí ya se acrecienta
la furia y el frenesí,
mi amor implacable
no tendrá piedad.

ZORAIDA, RICARDO, ERNESTO
(para sí)
¡Ese sonido terrible
es precursor de las lágrimas!
En mí ya se acrecienta
la ansiedad y el frenesí,
y el Cielo implacable
no sentitá piedad.



ACTO SEGUNDO


Escena Primera

(Atrio del palacio real contiguo a
los jardines. Agorante, Zamorre)

AGORANTE
Zamorre, ¿quién es ese hombre?...

ZAMORRE
Es el mismo que guiaba al embajador franco,
y que cuando éste marchó,
aquí permaneció oculto...
Él solicita hablar contigo.

AGORANTE
Que venga ante mí.

(Sale Zamorre)

¿Qué podrá decirme?
¡Oh, qué ansiedad siento en mi pecho!

Escena Segunda

(entra Ricardo)

RICARDO
Decidido y esperanzado vengo ante ti,
pues nos une el mismo deseo de venganza.
¡A ti Ricardo te arrebató tu amor,
y a mí, mi amada esposa!
¡Sí, ella fue secuestrada por ese traidor!

AGORANTE
¡Pérfido!...
¿Y si a otra mujer dio su corazón,
por qué con tanta pasión
a Zoraida ahora reclama?

RICARDO
Busca castigarla, pues cree que ha sido tuya.

AGORANTE
¡Rabia!... ¿Por qué demoramos?...

RICARDO
¡Detente! Debemos menospreciar
sus amenazas, pues serán vanas
cuando estemos preparados.
Unos pocos y valerosos guerreros
estamos infiltrados en el campo enemigo.
A las paganas huestes, hasta ahora,
no hemos dado ninguna sospecha
de la ira que llena nuestro pecho de venganza.

AGORANTE
Oportuno llegaste... amigo.
¡Oh, cuánto te estoy agradecido!...
Pero aún más agradecido te estaré, si,
por tu intermedio, consigo,
una primera venganza muy dulce a mi corazón.

RICARDO
Todo haré por ti.

AGORANTE
Revélale a Zoraida
la secreta traición de Ricardo.
¡Ay, solamente tú puedes cambiar
sus sentimientos... sólo tú!

RICARDO
Comprendo, pero me parece difícil hacerlo...
Es mujer... y el amor...

AGORANTE
Con intentarlo no se pierde nada... Confío en ti...

RICARDO
Te obedezco.

(para sí)

¡Ya estoy cerca del mi objetivo!

AGORANTE
Entrégale a mi corazón,
sus bellos y dulces ojos;
feliz entonces serás,
pues yo sabré vengarte.

RICARDO
El furor, el respeto y el amor
serán mi guía.
Ella deberá amar a quien
el alma fiel para ella conservó.

AGORANTE
¡Ah, dile, sí, que me ame!...

RICARDO
(suspirando)
Sí, le diré que te ame.

AGORANTE
Nárrale también mis penas...

RICARDO
De tus penas le hablaré.

RICARDO, AGORANTE
(para sí)
¡Qué dulce esperanza
siento surgir en mi alma!
Ella comienza a mitigar
el cruel veneno
de los feroces celos.

AGORANTE
Ahora mismo estará contigo.

RICARDO
¡Qué alegría!...

AGORANTE
Confío en ti...

RICARDO
Tranquilízate.

AGORANTE
(para sí)
¿Cómo podré reprimir,
las tormentosas ansias
que el amor despierta en mi pecho?...

RICARDO
(para sí)
¿Cómo podré reprimir,
como mantendré oculta,
la pasión que hay en mi pecho?...

RICARDO, AGORANTE
(para sí)
Juguete del amor,
mi alma no logra encontrar la paz.
Su dolor, siempre latente,
se hace cada vez mayor.

(Agorante se marcha)

Escena Tercera

RICARDO
Ya se fue... ¿Qué hacer?...
Indeciso, oscilo entre la esperanza y el temor...
Un alma enamorada siempre desconfía.
Voy a verla de nuevo...
Sí, esta demora es necesaria... para tranquilizar
mi dubitativo corazón, y para que mientras tanto
mis guerreros logren alcanzarme;
¡Ah, puedo ayudarla!
La vida daré por la que adoro...
¡Viene hacia mí... ¡Ay, ya muero de gozo!

Escena Cuarta

(Llega Zoraida)

ZORAIDA
(cubriéndose con el velo)
¿Qué veo? ¡Un hombre! Quizás sea una trampa...

RICARDO
(acercándose)
Zoraida...

ZORAIDA
¿Cómo te atreves?...
¡Ay, es una trampa! ¡Debo huir!

RICARDO
¡Ah, detente!... ¡Escúchame!...

ZORAIDA
No puedo...
¡Aléjate de mí!...

RICARDO
¿Así me recibes?...
¿Ya no te acuerdas de mi amor y mi promesa?

ZORAIDA
(Volviéndose a mirarlo)
¡Esa voz!... ¡Oh, esas palabras!...

(levantándose el velo)

¡Eres tú!... ¿Puedo creerlo?... ¿Deliro?...

RICARDO
No deliras, soy yo.

ZORAIDA
¿Tú aquí?... ¿Quién te trajo? ¡Oh, cielos!
¡Qué placer! ¡Qué tormento!...
¡Ah, sí, eres tú, no te demores!... ¡Ah, vete!...
¡Sálvate por piedad! Pero no... ¿qué digo?
Quizás estoy soñando.

RICARDO
Créeme:
mis labios no te mienten;
¡Ah, mira a tus pies a tu Ricardo!

ZORAIDA
¡Ricardo!... ¿Qué veo?...
Me siento desmayar...
Con tanta felicidad
me siento fuera de mí misma.

RICARDO
Escúchame, cálmate.

(para sí)

Estoy confuso.

(a Zoraida)

Si él llega... bien mío,
ya no tendremos esperanzas.

ZORAIDA
¡Estás junto a mí!...

RICARDO
¡Estoy contigo!...

ZORAIDA, RICARDO
Que entre tiernos abrazos,
menos tristes y ansiosos,
nos envuelva el placer.

(Elmira, entre las plantas, observa a los
enamorados y se retira)

ZORAIDA
(agitada, mira a su alrededor)
Temo la ira y el poder del pérfido Agorante.

RICARDO
Finge, secúndame y no temas.

ZORAIDA
¿Pero cómo lo lograste?
¿Cómo pudiste,
con estos falsos vestidos,
llegar hasta aquí?

RICARDO
El amor fue
propicio al engaño.
Lo siguió el corazón,
confiando en ti.

ZORAIDA, RICARDO
¡Protege Amor tan hermosa fidelidad!

ZORAIDA
¿Estaremos juntos por siempre?...

RICARDO
¿Y aún puedes temer lo contrario?...

ZORAIDA
Siempre al amar se teme.

RICARDO
No hay por qué temer.

ZORAIDA, RICARDO
¡Ah, es verdad, nosotros hemos nacido
para amarnos por siempre!
Lo que tú deseas, yo lo deseo,
somos un solo corazón.

ZORAIDA
¿Dime, explícame cuál es la treta,
cómo lograremos salvarnos?

RICARDO
¡Confía en mí!
Debes saber que Ernesto y mis soldados
no están lejos de aquí
¡Ah, finge... calla... el tirano viene hacia aquí!

Escena Quinta

(Llega Agorante)

ZORAIDA
¡Cielos, qué veo!

RICARDO
¡Serénate!... Muestra amor por quien
mucho te ama... ¡por Agorante!

AGORANTE
(a parte, a Ricardo)
Y bien, ¿qué piensa?...

RICARDO
A ella, que parece
dar crédito a mis palabras.
¡Muéstrate frío.
indiferente, si puedes!...

AGORANTE
Lo comprendo perfectamente.
¡Zoraida, ah! Bien sabes que por Ircano
siento un gran y terrible desdén,
pero más grande será mi piedad para ti,
si dejaras en libertad tus sentimientos.

(Zoraida se sobresalta)

Puedes confiarle todo a él,
al amigo de tu padre.

ZORAIDA
(para sí)
¡Oh cielos, me tranquilizo!

AGORANTE
Y aún ahora deseo, para tu mayor rubor,
que me abras tu corazón, sin temor,
¡pero qué!... ¿callas?...
¡Ay, quizás delante de un extraño
no te atreves a decir!...

ZORAIDA
¡Ah, no, te engañas!
Me hace dudar y entristece una gran ansiedad..

AGORANTE
Tu silencio, sí, todo me lo ha revelado.
Pero no te apremio,
no te echaré en cara tus culpas.
Finalmente me resultas odiosa.
¡Toma tus cosas y vete!

(a Ricardo)

Condúcela junto a su amado,
el que a ti te arrebató tu infiel esposa.

ZORAIDA
(en voz baja)
¡Cielos! ¡Qué escucho!...
¿Pudiste engañarme?...

RICARDO
(en voz baja)
¡Ah, calla, yo le mentí!

AGORANTE
Pues bien, ¿qué resuelves?

ZORAIDA
He decidido.
El amor de mi padre y por mi patria me llama.
Otra cosa no deseo... Me marcho, ¡adiós!

AGORANTE
(para sí)
Toda esperanza está perdida...
¿Deberé entregarla a mi enemigo?...
Tanta virtud no tengo...

(a Zoraida)

¡Cruel!... ¡Detente!...
Irás a la cárcel más horrorosa...

Escena Sexta

(Aparece Ircano cubierto con armadura
oscura y con la visera baja)

RICARDO
¡Ah, refrena tu ímpetu,
ella puede arrepentirse!

AGORANTE
¡No, no creo que lo haga!
Pero quiero que todos sepan cuánto la quise.
Por lo injusta que has sido, debería ejecutarte;
no obstante al juicio de Dios confiaré mi honor.
Quiero la gloria y olvidando
las costumbres, mis derechos y el trono
desafío a quiera defenderte.
¡Quien desee pelear por ti,
aquí lo espero!

IRCANO
(adelantándose)
¡Yo la defiendo!

AGORANTE
¿Quién eres?... ¿Qué pretendes?
¿Qué osadía es ésta?
En mi propio palacio real
¿osa poner sus pies un enemigo?
¿Qué razón te impulsa?

IRCANO
Soy el escudo de los oprimidos, y no temo nada.
Para enfrentarme a cientos como tú
la piedad me hace invicto,
y si caigo muerto,
será mi gloria la piedad.

AGORANTE
(para sí)
Mientras rabio y desespero,
cuántas dudas y cuántas sospechas,
este desconocido guerrero
despierta en mí.

ZORAIDA, RICARDO
(para sí)
Mientras me siento inseguro/a y temo y espero:
cuántas dudas y cuántas sospechas,
este desconocido guerrero
despierta en mí.

IRCANO
¡Que acuda al campo del honor
quien defenderte deba!

AGORANTE
(Señalando a Ricardo)
Contempla en él a mi campeón,
que sabrá defenderme.

ZORAIDA, RICARDO
(para sí)
¡Qué inesperado golpe es éste,
oh Dios!
Ante tan horrorosa prueba no,
no hay salvación alguna.

AGORANTE
(para sí)
Mi agravio,
como un rayo será vengado.
Seré con ella terrible
si ella ya no puede ser mía.

IRCANO
(para sí)
Más rápido que un rayo
caen las desgracias sobre mí.
No, suerte más terrible
que la mía no hay.

AGORANTE
(a su escolta)
¡Llevadlos a lo más profundo de las mazmorras!

ZORAIDA, RICARDO, IRCANO
¡Ay de mí, qué oigo!

IRCANO
(para sí)
¡Soy padre... y en qué riesgo
se encuentra ahora mi corazón!

RICARDO
(para sí)
Soy esposo... y en qué riesgo
se encuentra ahora mi corazón!

IRCANO
(con fuerza)
¡Es mía, canalla,
y en vano intentas arrebatármela!

AGORANTE
(para sí)
¿Es suya?... ¡Qué oigo!...
Mi furia aún es mayor.

RICARDO
(para sí)
¿Es suya? ¡Qué oigo!...
El desdén inflama mi corazón.

ZORAIDA
(para sí)
¡Suya!... ¡Cielos, qué oigo!
¡Qué confusión hay en mi corazón!

ZORAIDA, AGORANTE
¡Vete!

IRCANO
¡Detente!

ZORAIDA
¡Ay, pobre de mí!

RICARDO
¡Qué angustia!

ZORAIDA, IRCANO
¡Cruel!

GUARDIAS
No sirven las discusiones,
de nada sirve implorar.

ZORAIDA, RICARDO, IRCANO
(para sí)
De mis desgracias
veo próximo el final;
o cambia mi suerte,
o aquí debo morir.

AGORANTE
(para sí)
Sabré sobre el cruel destino,
triunfar sobre la impía.

(Salen todos)

Escena Séptima

(Llegan Zomira y algunos súbditos de Agorante)

ZOMIRA
(ansiosa y sorprendida)
¡Un extranjero en el palacio real!
Decidme ¿porqué vino, quién es?

CORO
De incógnito audazmente
parecía que la paz
venía a buscar,
pero todo era falso.
Él, en realidad,
quiere salvar a Zoraida.

ZOMIRA
¡Confusa está mi alma!
Pero de Agorante ¿quien será el defensor?...

CORO
El que fue guía de los francos
dentro de poco
al rey deberá vengar.
Mientras tanto, a la horrenda cárcel
Zoraida, gimiendo,
fue llevada a sufrir.

Escena Octava

(entra Elmira)

ZOMIRA
¿Qué oigo?...
¡Ah! Las sospechas que despertó en mí Elmira,
están casi extinguidas.
Pero no debo bajar la guardia;
todo lo intentaré.

ELMIRA
(a Zomira)
¿A dónde corres? ¿Qué buscas?

ZOMIRA
¡Ah! Es que tú no sabes...

ELMIRA
¡Sí, todo lo sé!

ZOMIRA
¿Estás segura
de que es Ricardo,
él que se apresta a luchar?...

ELMIRA
No debes dudarlo. Todo en su triste aspecto
revelaba sus mal escondidos sentimientos.

ZOMIRA
Eso me basta... ¡Él caerá en mi trampa!
No nos demoremos, conviene actual rápido.
Mi alma dolorida sólo siente
el deseo de su justa venganza.
¡Ah, que se cumpla plenamente
y que se calme por fin mi acerbo dolor!
¡Ah! Mi alma no podrá encontrar la calma
si no regresa a mi seno el ingrato,
si no logro cambiar el injusto rigor
de tan cruel destino.

Escena Nona

(Mazmorra de Zoraida)

CORO
(fuera de escena)
Llanto y suspiros
en vano derramas.
No, no podrás lograr el perdón,
pues te guía un loco amor.

ZORAIDA
(levantándose)
¡Qué angustia!... ¡Ay!
Mi amado ¿saldrá vencido o vencedor?

CORO
Por tu propia culpa has descendido
del trono a en éste sitio.
Apaga el fuego loco que te abraza
y acabará para ti todo dolor.

ZORAIDA
¡No lo esperéis!... ¡Ay!
Mi amado ¿saldrá vencido o vencedor?

CORO
Has cambiado por viles harapos
la corona y el manto real;
ahora vives sola en el llanto,
siempre presa del temor.

ZORAIDA
¡No temo!... ¡Ay!
Mi amado ¿saldrá vencido o vencedor?

Escena Décimo

(Entra Zomira)

ZORAIDA
¡Zomira! ¡Oh, cielos!...
¿Acaso vienes a renovar tus insultos,
a gozar de mi dolor, o incluso, despiadada,
a bañarte en mi sangre?

ZOMIRA
Arriesgándome ¡oh, ingrata! vengo a salvarte.

ZORAIDA
No, mi salvación
no te la he pedido a ti.

ZOMIRA
Entonces ¿quiere ver
a Ricardo muerto a tus pies?...

ZORAIDA
¡Ricardo!... ¿Qué dices?...

(para sí)

¡Me siento morir!

ZOMIRA
Después del combate, el vencedor...

ZORAIDA
(con arrebato)
¿Qué?...

ZOMIRA
Ricardo.

ZORAIDA
¡Ah, qué alegría!...
¿Él está aquí?

ZOMIRA
No, fingir no te ayuda.
Fue arrestado mientras intentaba
una nueva aventura,
disfrazado con ropas de africano.

ZORAIDA
¿Qué oigo? ¡Ay de mí! ¡Qué angustia!
Si debo perderlo, es mejor que me muera.

ZOMIRA
Está en mi poder y todavía puedo salvarlo.
No lo dudes ¡huye de éste sitio, reúnete con él!
Otra cosa no deseo que verte lejos de aquí.
Cualquier otra solución
sería inútil para mí.

ZORAIDA
Lo sé... ¿pero cómo?... ¿y por dónde?...
¡Oh Dios, estoy fuera de mí!...

ZOMIRA
Por la misma vía
por la que yo acabo de entrar.
Libre está el paso: los centinelas
han sido comprados por mí.
Te servirá de guía mi siervo más fiel.
¡Ve, el tiempo vuela! ¡Corre!

ZORAIDA
(a punto de marcharse)
¡Oh cielo, toda tu ira cae sobre mí!

(Sale)

Escena Undécima

ZOMIRA
Vengada estoy... pero no completamente.
Ambos deberán morir.

Escena Duodécima

(Entra Agorante)

AGORANTE
¡Cómo! ¿Tú aquí?... ¿Por qué razón?...
Pero ¿dónde, dónde está Zoraida?

ZOMIRA
¿Y todavía te atreves en mi presencia
a pronunciar ese aborrecible nombre?
Ella huyó, te engañó.
Pero a mí no pudo engañarme.
Corre a reunirse con tu propio rival.
Ambos serán detenidos
oportunamente por mi orden..

AGORANTE
¿Puedo creerlo? ¿Cómo?
¿En qué lugar pudo esconderse él?

ZOMIRA
No, no se esconde.
Fingió ser amigo tuyo;
por ti luchó, pero a su despecho venció.

AGORANTE
¿Qué enigma es éste?
El vencedor de Ircano...

ZOMIRA
De Ircano... el padre de ella... ¡Oh!
¡Cuántas cosas se agolpan en un mismo punto!

AGORANTE
De mi plena venganza ha llegado el momento.

(sale)

Escena Decimotercera

(Entran la damas de Zomira)

ZOMIRA
El engaño ha surtido efecto;
al fin estoy vengada.
Ya no me preocupas, ingrata e injusta suerte.

DAMAS
En la trampa han caído
los pérfidos amantes.
Despreocupados,
se juran amor eterno.

ZOMIRA
¡Marchemos! Hoy estoy muy contenta,
pues los enemigos son el escabel de mi trono.

(Salen todos)

Escena Decimocuarta

(Gran plaza, al fondo de la cual hay un camino
que conduce a las orillas del río. Ricardo y
Zoraida, entre soldados, avanzan lentamente.
Los campesinos acuden de todas las partes)

CORO
¡Ay de mí, qué día de horror!
Aunque haya despuntado feliz el cielo.
¡Cuánto se engaña
un corazón que espera
hacer eterno un pasajero placer!
¡Ay, víctima del amor,
la bella joven!
Al suelo ahora caerá.
Ni el dolor del pueblo
tiene fuerzas para detener
el cruel poder del destino.

ZORAIDA
(abrazando a Ricardo)
¡Ah, Ricardo!

RICARDO
¡Ah Zoraida!

ZORAIDA, RICARDO
¡Sólo en la muerte nos une el cielo!...
Si es así, muramos, y al menos
de alegría serán las lágrimas,
los suspiros y las últimas palabras
que se confundirán al morir unidos.

Escena Decimoquinta

(Continúa la fúnebre marcha. Ircano entre soldados,
con el brazo derecho vendado)

ZORAIDA
¡Qué veo... mi padre!...

(Se echa a sus pies)

IRCANO
¡De mí apártate, ingrata!
¡No, no eres mi hija!

ZORAIDA
Es verdad, te falté.
Confieso mis errores.
Pero si ahora mi llanto y mi dolor
no son suficientes para obtener tu perdón,
piensa que soy tu hija.
Llámame como tal y que tu justa indignación
no encuentre reparo alguno en castigarme.

IRCANO
¡Ah, qué pena tengo!...

RICARDO
¡Qué reproche atroz!

ZORAIDA
¡Oh, cielos!

IRCANO
(a Ricardo)
¡Vamos, mira a que extremo
te llevó un ciego afecto!
¡Ah, tú eres la razón de mi tormento!...
Pero si muero junto contigo, muero contento.

ZORAIDA
¿Qué dices?... ¡Ah! ¿Por qué con tanto riesgo
te expusiste entre las filas enemigas?...

IRCANO
¡Cómo se puede dejar de lado el amor paternal!
Por ti aquí vine; sólo por ti luché;
pero ese traidor me venció.

ZORAIDA
(a Ricardo)
¡Ay, qué hiciste!
¡Cómo pude amarte!...

RICARDO
Culpa de ello a tu corazón.

ZORAIDA
¡Cuánto dolor!

IRCANO
¡Pérfidos! Que mi llanto os diga el resto.

Escena Decimosexta

(Llega Agorante con su séquito)

AGORANTE
¿Todavía no se han ejecutado mis órdenes?
¡Que mueran de inmediato los indignos!
¡Que terminen con ellos sus criminales proyectos!

ZORAIDA
Al menos perdona la vida de mi padre,
y luego clava en este pecho
esa espada asesina.
Moriré, moriré feliz,
moriré valientemente.

AGORANTE
Primero mataré a mi rival,
y luego, si no te entregas a mí,
a tu padre inmolaré.

ZORAIDA
(para sí)
¡Qué oigo!
¡Esas palabras sobre mi corazón cayeron!

IRCANO
(para sí)
¡Qué ira feroz!

RICARDO
(para sí)
¡Oh, cielos! ¿Qué puedo hacer?

AGORANTE
(a los soldados)
¡Obedeced!

(Los soldados avanzan para masacrar
a Ircano y a Ricardo)

ZORAIDA
¡Deteneros!... ¡Ah, oíd!...

ARCANO, RICARDO
(para sí)
¡Qué feroces tormentos!

CORO
(para sí)
¿Quién puede salvarlos?

ZORAIDA
¡Cálmate!...

(para sí)

¡Ay de mí! Mi alma
está extraviada y temblorosa.
Entre el padre y el amante,
no encuentra consuelo,
no encuentra piedad.

AGORANTE
¡O me otorgas tu mano,
o muerto él caerá!

ZORAIDA
¡Mi mano!...

(para sí)

¡Y mi felicidad!...
¡Qué angustia! ¡Qué dolor!...
No, que no ceda en mi pecho
el cariño de hija,
ante cualquier otro amor.

Te doy mi mano... pero el corazón no,
tuyo nunca será.

AGORANTE
(para sí)
¡Y aún me desprecia!...

(en voz alta)

¡Ah, pues entonces él morirá!

CORO
(para sí)
¡Oh, cuánta firmeza en una joven tan bella!...

IRCANO
(para sí)
¡Ay, tanta vehemencia me mueve a piedad!

RICARDO
Mi alma te desprecia;
y no sabe temblar.

Escena Decimoséptima

(Entra Zomira)

ZOMIRA
¡Hemos sido sorprendidos,
y traicionados!...
Por todos lados reina el luto,
¡qué dolor, qué horror!

ZORAIDA, IRCANO, RICARDO
¡Qué alegría!

AGORANTE
¿Qué dices?...

(Se oyen gritos en el exterior)

ZOMIRA
¡Derrotados por mil enemigos!...
¡Escucha sus gritos!...

(Ernesto llega con sus soldados, combate, y pone
en fuga a los hombres de Agorante que se bate
con Ernesto. Ricardo libera a Ircano e impide a
Ernesto que mate a Agorante)

RICARDO
¡Confía en mí!...

ERNESTO
¡Y en nuestro valor!

(Desenfunda la espada y va hacia Agorante)

ERNESTO
¡Muere, pérfido!

RICARDO
(a Ernesto)
¡Detente!...

(a Agorante)

¡Ah sí, debería dejar que te matara!...
Pero ahora que estás indefenso,
sería una vileza.

(Le devuelve la espada a Agorante)

ZOMIRA, AGORANTE
(para sí)
El dolor, la rabia, el horror y el estupor
me condenan a callar.

RICARDO, ZORAIDA
Vayamos con tu/mi padre, y no temas,
él contra su pecho te/me estrechará.

IRCANO
¡Os perdono!
Por tanto valor él merece tu mano.

AGORANTE, ZOMIRA
Ahora comprendo que es vano
oponerse al poder del amor.

ERNESTO, RICARDO, ZORAIDA
Ahora más dulcemente aprieta el amor
sus cadenas alrededor del corazón.
Ahora suaviza las penas
y hace surgir el placer.

IRCANO, CORO
Al fin cesaron las penas,
solamente nos queda disfrutar.

ZOMIRA
En mí se acrecientan las penas
y jamás podré ser feliz.

AGORANTE
Desprendida mi alma de sus crueles cadenas,
ahora navega en la felicidad.



Digitalizado y Traducido por:
José Luis Roviaro 2011