OTELO

 

(El moro de Venecia)

 

 

Personajes

 

OTELO

DESDÉMONA

ELMIRO

RODRIGO

JAGO

EMILIA

LUCIO

EL DOGO

                   Almirante al servicio de Venecia  

                            Prometida de Otelo

                          Padre de Desdémona


                     Enamorado de Desdémona

                             Oficial de Otelo

                    Confidente de Desdémona

                            Oficial de Otelo

                              Dux veneciano    

                              Tenor

                 Mezzosoprano

    
                           Bajo


                              Tenor

                              Tenor

                 Mezzosoprano

                              Tenor

                              Tenor

 

La acción se desarrolla en Venecia a finales del siglo XVIII.

ATTO PRIMO


(Scena: Un atrio apparato, in fondo del quale fra
alcuni archi vedessi il lido coperto di popolo, che
attende festoso lo sbarco di Otello. Navi in distanza)

(Doge, Elmiro e Senatori seduti)

No. 1 Introduzione

POPOLO
Viva Otello, viva il prode,
delle schiere invitto duce!
Or per lui di nuova luce
torna l'Adria a sfolgorar.
Lui guidò virtù fra l'armi
militò con lui fortuna.
Si oscurò l'Odrisia luna
del suo brando al fulminar.

Marcia

(Sbarcato Otello, si avanza verso il Doge al suono
d'una marcia militare, seguito da Iago, e da Rodrigo)

No. 2 Duetto e Coro

OTELLO
Vincemmo, o prodi, I perfidi nemici
caddero estinti. Al lor fuoror ritolsi
sicura ormai d'ogni futura offesa
Cipro, di questo suol
forza e difesa.
Null'altro a oprar mi resta. Ecco vi rendo
l'acciar temuto; e delle vinte schiere
depongo al vostro piede armi e bandiere.

DOGE
Qual premio al tuo valor chieder potrai?

OTELLO
Mi compensaste assai
nell'affidarvi in me.
D'Africa figlio,
quí straniero son io; ma se ancor serbo
un cor degno di voi, se questo suolo
puì che patria rispetto, ammiro, ed amo,
m'abbia l'Adria qual figlio:
altro non bramo.

IAGO
(fra sè)
Che superba richiesta!

RODRIGO
(fra sè)
Ai voti del mio cor fatale è questa.

DOGE
Tu d'ogni gloria il segno
vincitor trascorresti.
Il brando invitto
riponi al fianco, e già dell'Adria figlio
vieni trai i plausi a coronar il crine
del meritato alloro...

RODRIGO
(a Iago, sottovoce)
Che ascolto? ahimè!
perduto ho il mio tesoro.

IAGO
(a Rodrigo, sottovoce)
Taci, non disperar.

OTELLO
Confuso io sono
a tante prove e tante
d'un generoso amor.
Ma meritarle
poss'io, che nacqui sotto ingrato cielo,
d'aspetto, e di costumi
sì diverso da voi?

DOGE
Nascon per tutto, e rispettiam gli eroi.

OTELLO
Ah! sì, per voi già sento
nuovo valor nel petto:
Per voi d'un nuovo affetto
sento infiammarsi il cor.
Premio maggior di questo
a me sperar no lice.

(per sé esteso)

Ma allor sarò felice
quando il coroni Amor.

(Rodrigo nel massimo dispetto si vorrebbe
scagliare su di Otello: Iago lo trattiene)

IAGO
(a Rodrigo, sottovoce)
T'affrena, la vendetta
cauti dobbiam celar.

POPOLO
Non indugiar,
deh vieni a trionfar.

OTELLO
(fra sè)
Amor, dirada il nembo
cagion di tanti affanni;
comincia coi tuoi vanni
la speme a ravvivar.

(forte)

Ah! sì, per voi già sento, ecc.

SENATORI E POPOLO
Non indugiar, t'affretta,
deh vieni a trionfar.

(Parte Otello sequito dai Senatori e dal popolo)

No. 3 Recitativo e Duetto

(Entra Elmiro; Iago va in disparte)

ELMIRO
Rodrigo!...

RODRIGO
Elmiro! ah padre mio! deh! lascia
che un tal nome ti dia,
se al mio tesoro
desti vita sì cara.
Ma che fa mai Desdemona?...
che dice?...
Sì ricorda di me?... sarò felice?

ELMIRO
Ah! che dirti poss'io?
Sospira, piange, e la cagion mi cela
dell'occulto suo duol.

RODRIGO
Ma in parte almeno...

ELMIRO
Arrestarmi non posso; odi lo squillo
delle trombe guerriere:
Alla pubblica pompa ora degg'io
volgere il piè; ci rivedremo: addio.

(Parte)

RODRIGO
(a Iago)
Udisti?

IAGO
Udii...

RODRIGO
Dunque abbagliato Elmiro
dalla gloria fallace
dell'Afro insultator, potrebbe ei forse,
degenerar dagli avi, a un nodo indegno
sagrificar l'unica figlia?

IAGO
Ah, frena,
frena gl'impeti alfin...
Iago conosci, e diifidi così?
Tutti ho presenti
i miei torti,
ed i tuoi:
ma sol fingendo
vendicarci saprem.
Se quell'indegno, dell'Africa rifiuto,
or qui tant'alto ascese,
e pel tuo ben s'accese
d'occulta, incauta fiamma,
oppormi a lui saprò.
Sol questo foglio.
basta a domare il suo crudele orgoglio.

(Gli porge un foglio)

RODRIGO
Che leggo? e come mai...

IAGO
Per or t'accheta.
Tutto saprai:
ogni ritardo or puote
render vana l'impresa.

RODRIGO
Ondeggia il core
fra la speme, lo sdegno ed il timore.

IAGO
No, non temer, serena
l'addolorato ciglio:
Prevenni al tuo periglio,
fidati all'amistà.

RODRIGO
Calma sui labbri tuoi
trova quest'alma oppressa,
ed una sorte istessa
con te dividerà.

IAGO, RODRIGO
Se uniti negli affanni
noi fummo un tempo insieme,
ora una dolce speme
più stretti ci unirà, sì, sì.

RODRIGO
Nel seno già sento
risorger l'ardire.

IAGO
Vicino il contento
mi pinge il pensier.

IAGO, RODRIGO
A un'alma, che pena
si rende più grato
quant'è più bramato,
atteso piacer.

(Partono)

No. 4 Recitativo e Duetto

(Camera in casa d'Elmiro)

EMILIA
Inutile è quel pianto. Il lungo affanno
sì transformi in piacer.
Carco di allori
a noi riede il tuo bene.
Odi d'intorno
come l'Adria festeggia un sì bel giorno.

DESDEMONA
Emilia, ah tu ben sai
quanto finor penai,
come quest'alma
al racconto fedel del suo periglio,
del suo valore, palpitando, incerta,
si piangea sul mio ciglio,
e fra i palpiti miei, fra le mie pene,
quante volte dicea: Perché non viene?
Ed or ch'è me vicino
mi veggo in preda al più crudel destino.

EMILIA
E perché mai?

DESDEMONA
Sì, questa sua gloria accresce
in me per lui l'affetto,
come nel padre mio
l'odio e il dispetto.

EMILIA
Sicura del suo core, ogni altra tema
inutile si rende.

DESDEMONA
Ah! ch'io pavento
ch'ei sospetti di me.
Ben ti sovviene
quando parte tu stessa
del mio crin recidesti. Ah! che ad Otello
dono sì caro allor non giunse;
il padre soppresse il foglio,
ch'io con man tremante
a lui vergava.
Al suo Rodrigo invece
diretto il crede:
io secondai l'errore;
ma il labbro il disse, e lo smentiva il core.
Fin da quel di dell'idol mio le usate
note più non rividi...
un dubbio atroce
m'agita, mi confonde...
Chi sa? conobbe ei forse
pegno sì dolce in mano altrui?
me infida crede dunque?...

EMILIA
Che dici?
Timido è Amore,
e spesso si figura
un mal che non esiste, o che non dura.

DESDEMONA
Vorrei, che il tuo pensiero a me dicesse il ver.

EMILIA
Sempre è con te sincero:
No, che non dei temer.

DESDEMONA
Ma l'amistà sovente
ciò, che desia, si finge.

EMILIA
Ma un'anima languente
sempre il dolor si pinge.

DESDEMONA
Ah! crederti vorrei,
ma a te s'oppone il cor.

EMILIA
Credere a me tu dei
e non fidarti al cor.
Ah, credi a me.

A DUE
Quanto son fieri i palpiti
che desta a noi l'amor!
Dura un momento il giubilo,
eterno è il suo dolor.

No. 5 Finale I

DESDEMONA
Ma che miro?
ecco che incerto i passi
muove il perfido Iago;
fuggiam, si eviti;
ei rintracciar potria
sul mio volto l'amor, la pena mia.

(Partono. Entra Iago)

IAGO
Fuggi... sprezzami pur: più non mi curo
della tua destra... un tempo a' voti miei
utile io la credei...
Tu mi sprezzasti
per un vile Africano, e ciò ti basti.
Ti pentirai, lo giuro:
Tutti servir dovranno a' miei disegni
gl'involati d'amor furtivi pegni.
Ma che veggo! Rodrigo!

RODRIGO
(Entrando)
Ah, del mio bene
il genitor dov'è?

IAGO
Miralo, ei viene.

(Entra Elmiro)

ELMIRO
Giunto è, Rodrigo, il fortunato istante,
in cui dovrai di sposo
dar la destra a mia figlia.
L'amistà mel consiglia,
il mio dover, la tua virtude,
e quel odio ch'io serbo
per l'African superbo.
Insiem congiunti
per sangue, e per amor, facil ne fia
opporci al suo poter.
Ma tu procura
al padre tuo, che invitto e amato siede
in su l'Adriaco suolo,
svelar le trame,
e il suo nascosto orgoglio.


RODRIGO
Ah! sì, tutto farò.

ELMIRO
Iago, t'affretta
a compir l'Imeneo. A parte sei
delle mie brame, e dei disegni miei.

(Iago parte)

RODRIGO
Ah di qual gioia sento acceso il mio petto!
Ma saro felice?

ELMIRO
Io tel prometto.

(Rodrigo parte)

Vendicarmi dovrò; né più si vegga,
che un barbaro stranier con modi indegni
ad ubbidirlo, ed a servir ne insegni.
Ma la figlia a me vien...

(Entra Desdemona)

DESDEMONA
Padre, permetti,
che rispettosa io baci...

ELMIRO
Ah! figlia, vieni,
vieni al mio seno. In questo fausto giorno
dividere vo'teco il mio contento.

DESDEMONA
(fra sè)
Che mai dirmi potrà?
Spero e pavento.

ELMIRO
Dal sen saccia ogni duol.
Un premio or t'offro
che caro a te sarà.

DESDEMONA
(fra sè)
Forse d'Otello
l'han calmato i trionfi?

ELMIRO
In vaga pompa
seguirmi or tu dei
tra novella allegria i passi miei.

(Parte. Entra Emilia)

DESDEMONA
Comprender io non so, confusa io sono.
Emilia, in quali tumulti
sento il povero cor!

EMILIA
Che avvenne?

DESDEMONA
Il padre un premio m'offre e vuole
che il seno, il crine
pomposamente adorno
festeggi insiem con lui sì fausto giorno.
Fra la speme e il timor
che mi consigli?

EMILIA
Fingon gli amanti ognor nuovi perigli,
ma tu non paventar.
Chi sa d'un padre l'amore in lui parlò.
Forse d'Otello alla gloria offuscato
ha l'odio fine in amistà cangiato.
Vieni, non indugiar.

DESDEMONA
Ti seguo. Oh Dio,
palpita intanto il povero cor mio.

(Sala magnificamente adorna. Damigelle,
amici e confidenti d'Elmiro)

CORO
Santo Imen! te guida Amore
due bell'alme ad annodar.
Dell'amore il dolce ardore
tu procura di eternar. -
Senza lui divien tiranno
il tuo nobile poter. -
Senza te cagion di affanno
è d'amore ogni piacer. -
Qual momento di contento!
Tra l'amore ed il valore
resta attonito il pensier!

(Entrano Elmiro, Desdemona, Emilia e
Rodrigo con suo seguito)

DESDEMONA
Dove son? Che mai veggio?
Il cor non mi tradi!

ELMIRO
Tutta or riponi
la tua fiducia in me.
Padre a te sono:
Ingannarti non posso. Eterna fede
giura a Rodrigo: egli la merta; ei solo
può renderti felice.

RODRIGO
Che mai dirà?...

EMILIA
Qual cenno!

DESDEMONA
(fra sè)
Oh me infelice!

ELMIRO
Appaga i voti, miei, in te riposo.

DESDEMONA
(fra sè)
Oh natura! oh dover!
oh legge! oh sposo!

ELMIRO
Nel cor d'un padre amante
riposa, amata figlia,
è Amor, che mi consiglia
la tua felicità.

RODRIGO
Confusa è l'alma mia
fra tanti dubbi e tanti;
soli in sì fieri istanti
reggermi Amor potrà.

DESDEMONA
Padre... tu brami... oh Dio! tremo...
che la sua mano accetti?

(fra sè)

A 'miei tiranni affetti
chi mai resisterà?

ELMIRO
S'arresta!... ahimè!... sospira!
Che mai temer degg'io?

RODRIGO
Tanto soffrir, ben mio,
tanto il mio cuor dovrà?

DESDEMONA
Deh taci!

ELMIRO
Che veggo?

RODRIGO
Mi sprezza!

ELMIRO
Resiste.

RODRIGO, DESDEMONA
Oh ciel! da te chieggo
soccorso, pietà.

ELMIRO
Deh giura.

DESDEMONA
Che chiedi?

RODRIGO
Ah vieni...

DESDEMONA
Che pena!

ELMIRO
Se al padre non cedi,
punirti saprà.

RODRIGO
Ti parli d'amore:
Non essermi infida.
Quest'alma a te fida
più pace non ha.

ELMIRO
D'un padre l'amore
ti serva di guida:
Al padre t'affida
che pace non ha.

DESDEMONA
Di sorte il rigore
a pianger mi guida.
Quest'alma a lui fida
più pace non ha.

RODRIGO
Ti parli d'amore, ecc.

(Entra Otello nel fondo della scena,
seguito da alcuni suoi compagni)

OTELLO
L'infida, ahimè che miro?
Al mio rivale accanto!...

SEGUITO DI OTELLO
Taci!

RODRIGO
Ti muova il pianto mio,
ti muova il mio dolor.

ELMIRO
(a Desdemona)
Risolvi...

OTELLO
Io non resisto!

SEGUITO DI OTELLO
Frenati!

ELMIRO
Ingrata figlia!

RODRIGO, DESDEMONA
Oh, Dio! chi mi consiglia?
Chi mi dà forza al cor?

TUTTI
Al rio destin rubello
chi mai sottrarla può?

ELMIRO
Deh giura...

OTELLO
(avanzandosi)
Ah ferma...

TUTTI
Otello!...
Il core in sen gelò!

ELMIRO
Che brami?

OTELLO
Il suo core... Amore mel diede,
e Amore lo chiede, Elmiro, da te.

ELMIRO
Che ardire!

DESDEMONA
Che affanno!

RODRIGO
Qual'alma superba!

OTELLO
(a Desdemona)
Rammenta... mi serba
intatta la fé.

RODRIGO
E qual dritto mai,
perfido! su quel core
vantar con me potrai,
per renderlo infedel?

OTELLO
Virtù, costanza, e amore,
il data giuramento...

ELMIRO
Misero me! che sento?
Giurasti?

DESDEMONA
È ver: giurai...

ELMIRO, RODRIGO
Per me non hai più fulmini,
inesorabil Ciel!

ELMIRO
Vieni.

OTELLO
T'arresta!

RODRIGO
Invano
l'avrai tu, mio nemico...

ELMIRO
Figlia!... ti maledico...

TUTTI
Ah!... che giorno d'orror!
Incerta l'anima vacilla e geme,
la dolce speme fuggi dal cor.

RODRIGO
Parti, crudel.

OTELLO
Ti sprezzo.

(Elmiro prende Desdemona, e protetto da suoi,
la conduce via. Ella rimirando con dolcezza
Otello, s'allontana da lui)

DESDEMONA
Padre!...

ELMIRO
Non v'è perdono.

RODRIGO
Or or vedrai chi sono.
Vedrai.

OTELLO
Paventa il mio furor!
Paventa.

TUTTI
Smanio, deliro e tremo.
No, non fu mai più fiero
d'un rio destin severo
il barbaro tenor!



ATTO SECONDO


(Un giardino)

No. 6 Recitativo ed Aria

DESDEMONA
Lasciami.

RODRIGO
È dunque vano
il mio dolor, l'ira del padre.

DESDEMONA
Ah vanne! Io per te sol sono infelice.

RODRIGO
Oh Dio! mon dirmi così.
Se mai per me sereni
io veggo a scintillar questi occhi tuoi,
farò, bel Idol mio,
ciò che tu vuoi.

DESDEMONA
Placami dunque il padre.
Rendimi l'amor suo,
mostra nel petto
qual grand'alma
rinchiudi e generosa.

RODRIGO
Ma Otello, Otello adori.

DESDEMONA
Io gli son sposa.

RODRIGO
Che ascolto? ahimè, che dici?
Ah! come mai non senti
pietà de' miei tormenti?
del mio tradito amor!
Ah! come mai non senti
pietà del mio tormento,
del mio tradito amor,
perché pietà, oh Dio non senti
del mio tradito amor?
Ma se costante sei
nel tuo rigor crudele,
se prezzi i preghi miei,
sparò con questo braccio
punire il traditor.
Ah! come mai non senti, ecc.

No. 7. Recitativo, Duetto

DESDEMONA
M'abbandonò, disparve.
Oh me infelice!
Che ma farò?
Restar degg'io?
Seguirlo? terribil incertezza!
Ah! chi m’aiuta, chi mi consiglia?
Ah! vieni, Emilia, vieni,
soccorrimi, previeni
l'ultima mia rovina.

EMILIA
Che avvenne! Oh Ciel!
perché così cosi tremante?

DESDEMONA
Io perderò per sempre il caro amante.

EMILIA
Chi tel rapisce?

DESDEMONA
Il suo rival, Rodrigo: a lui svelai,
che sposa...

EMILIA
Ah! che facesti?

DESDEMONA
È tardo il pentimento;
in sì fatal momento
sol m'addita un cammin onde sicura
possa giungere a lui.

EMILIA
Ma se sorpresa sei, se il genitore...

DESDEMONA
Più riguardi non ho,
non ho più tema,
presente è il suo periglio al mio pensiere.
Salvisi, a lui mi chiama il mio dovere.

(parte)

EMILIA
Ella a perdersi va;
sequir io deggio,
sola che fo se giunge il padre...
Ah? prima le mie compagne,
le sue fide de amiche avvertire si denno.
Alcun soccorso posso almeno sperare
in qual cimento.
È questo core in sì fatal momento!

(Parte. Entra Otello)

OTELLO
Che feci?... over mi trasse
un disperato amor! io gli posposi
la gloria, l'onor mio!
Ma che!... mia non è forse?... in faccia al Cielo
fede non mi giurò? Non diemmi in pegno
la sua destra, il suo cor?...
Potrò lasciarla?
Obbliarla potrò?... Potrò soffrire
vederla in braccio ad altri,
e non morire?

(Entra Iago)

IAGO
Perché mesto così?...
scuotiti. Ah mostra,
che Otello alfin tu sei.

OTELLO
Lasciami in preda al mio crudo destin.

IAGO
Del suo rigore
hai ragion di langarti:
Ma tu non dei,
benché nemico il Fato,
cader, per nostro scorno,
invendicato.

OTELLO
Che mai far degg'io?

IAGO
Ascoltami... che pensi?
In te stesso ritorna...
I tuoi trionfi di difesa ti son,
sono bastanti i tuoi nemici ad atterrir...
a farti sprezzare
ogni altro affetto.

OTELLO
Quai terribili accenti!
L'interrotto parlare,
i dubbi tuoi, l’irresoluto volto,
in quanti affanni involto
hanno il povero cor!

IAGO
Spiegati.

OTELLO
Ah! non tenermi in sì fiera incertezza.

IAGO
Altro dirti non so: dai labbri miei
altro chieder non dei.

OTELLO
Chieder non deggio?...
Oh Dio! Quanto s'accresce
il mio timor dal tuo silenzio!...
Ah forse l'infida...

IAGO
Ah placa alfin, placa i rimorsi tuoi.

OTELLO
Tu m'uccidi così. Meno infelice sarei
se il vero io conoscessi.

IAGO
Ebbene, il vuoi? T'appagherò...
Che dico? io gelo!

OTELLO
Parla una volta!

IAGO
Oh qual arcan'io svelo!
Ma l'amistà lo chiede,
io cedo all’amistà, Sappi...

OTELLO
Ah, taci! ohimè! tutto compresi.

IAGO
E che farai?

OTELLO
Vendicarmi, e morir.

IAGO
Morir non dei,
e in disprezzarla avrai
vendetta intera.

OTELLO
Ma non tremenda e fiera,
qual'io bramo, quale amor richiede...
Ma sicuro son io del suo delitto?
Ah! se tal fosse... quale in me... Tu Iago,
mi comprendi, ed il tradirmi or fora
delitto ancora in te.

IAGO
Che mai pensi?
Confuso io son... ti parli questo foglio per me.

(Gli dà un foglio)

OTELLO
Che miro! oh Dio!
Sì! di sua man son queste
le crudeli d'amor cifre funeste.
Non m'inganno; al mio rivale
l'infedel vergato ha il foglio;
più non reggo al mio cordoglio!
Io mi sento lacerar.

IAGO
(a sé stesso)
Già la fiera gelosia
versò tutto il suo veleno,
tutto già gl'inonda il seno,
e mi guida a trionfar.

OTELLO
(legge)
"Caro bene"... e ardisci, ingrata?

IAGO
(fra sè)
Nel suo ciglio il cor il leggo.

OTELLO
(continua a leggere)
"Ti son fida"... Ahimè! Che leggo?
Quali smani io sento al cor!

IAGO
(fra sè)
Quanta gioia io sento al cor!

OTELLO
(continua a leggere)
"Di mia chioma un pegno"...
Oh Cielo!

IAGO
(fra sè)
Cresce in lui l'atroce affetto.

OTELLO
Dov'è mai l'offerto pegno?

IAGO
Ecco... il cedo con orror!

OTELLO
No, più crudele un'anima...

IAGO
(fra sè)
No, più contenta un'anima...

OTELLO, IAGO
No, che giammai si vide!

OTELLO
Il cor mi si divide per tante crudeltà.

IAGO
(fra sè)
Propizio il ciel m'arride:
L'indegna ah! si, cadrà.

OTELLO
Che far degg'io?

IAGO
Ti calma.

OTELLO
Lo speri invano

IAGO
Che dici? che dici?

OTELLO
Spinto da furie ultrici
punirla alfin saprò.

IAGO
Ed oserai?...

OTELLO
Lo giuro.

IAGO
E l'amor...

OTELLO
Io più nol curo.

IAGO
T'affida, i tuoi nemici
or dunque abbatterò.

OTELLO
L'ira d'avverso fato
io più non temerò.

IAGO
(fra sè)
L'ira d'avverso fato
temer più non dovrò.

OTELLO
Morrò, ma vendicato.
Sì,... dopo lei morrò.

IAGO
(fra sè)
Di lui trionferò.

(Parte)

No. 8 Recitativo e Terzetto

OTELLO
E a tanto giunger puote
un ingannevol cor!... Ma chi s'avanza?

(Entra Rodrigo)

Rodrigo... e che mai brami?

RODRIGO
A te ne vengo
tuo nemico, se il vuoi,
se al mio voler tu cedi,
tuo amico, e difensor.

OTELLO
Uso non sono
a mentire, a tradir. Io ti disprezzo
nemico, o difensor.

RODRIGO
(fra sè)
Oh che baldanza!

(ad Otello)

Non mi conosci ancor?

OTELLO
Ti conosco,
perciò non ti pavento;
sol disprezzo, il ripeto, io per te sento.

RODRIGO
Ah vieni, nel tuo sangue le offese
vendicherò:
Se un vano amor t'accese,
distruggerlo saprò.

OTELLO
Or ora vedrai qual chiudo
giusto furor nel seno:
Sì, vendicarmi appieno
di lei, di te dovrò.

A DUE
Qual gioia! all'armi! all'armi!
Il traditor già parmi
veder traffito al suol.

(Desdemona giunge)

DESDEMONA
(arrestandoli)
Ahimè! fermate, udite...
Solo il mio cor ferite,
cagion di tanto duol.

RODRIGO, OTELLO
Che fiero punto è questo!
L'indegna a me d'innante!
Pinta ha sul reo sembiante
tutta l'infedeltà.

DESDEMONA
Che fiero punto è questo!
L'ingrato a me d'innante!
Non cangia di sembiante,
non sente ancor pietà.

OTELLO
Deh seguimi.

RODRIGO
Ti seguo.

OTELLO
Son pago alfin.

DESDEMONA
T'arresta.

OTELLO
Vanne.

DESDEMONA
Che pena è questa!
Che fiera crudeltà!
Perché da te mi sacchi?...
Qual barbaro furore,
così ti accende il core,
che vaneggiar ti fa?

OTELLO
Ah perfida? E ardisci...

RODRIGO
T'affretta.

DESDEMONA
Che mai sento!

A TRE
Più barbaro tormento
di questo non si dà.

DESDEMONA
Ah per pietà!

OTELLO
Mi lascia.

DESDEMONA
Ma che ti feci mai?

OTELLO
Or ora lo saprai...

RODRIGO
Mi seguì.

OTELLO
Ti seguo.

DESDEMONA
Ah per pietà!

OTELLO
Mi lascia.

DESDEMONA
Ma che ti feci mai?

OTELLO
Vedrai, vedrai.

(fra sè)

Ah, finge l'indegna ancor!

RODRIGO
Tra tante smanie e tante
quest'alma mia delira,
vinto è l'amor dall'ira,
spira vendetta il cor.

DESDEMONA
Quest'alma che delira
sui labbri miei già spira:
Sento mancarmi il cor!

OTELLO, RODRIGO
Tra tante smanie e tante, ecc.

DESDEMONA
Quest'alma che delira, ecc.

RODRIGO
All'armi!

DESDEMONA
Fermate!

OTELLO
Che gioia! che gioia!

DESDEMONA
Ah fermate, ah fermate!
deh sentite almen pietà!

No. 9 Finale II

EMILIA
Desdemona!
Che veggo! al sol giacente...
Pallor di morte le ricopre il volto...
Misera, che farò?
chi mi soccorre?
Quale aiuto recarle?
Ah tu dell'alma mia parte più cara,
ascoltami, deh, riedi a questo seno!
La tua amica ti chiama...
Ah! non risponde.
Gelo è il petto e la man.
Chi me l'invola?
quel barbaro dov'è?
Vorrei... Che miro!
Apre i languidi lumi...
Oh ciel, respiro.

DESDEMONA
Chi sei?...

EMILIA
Non mi conosci?

DESDEMONA
Emilia!

EMILIA
Ah quella, quella appunto son'io.
Un più fatal periglio...
Seguì i miei passi.

DESDEMONA
Ma potrò
rivederlo?... Ah se nol sai...
Vanne, corri, procura...

EMILIA
E che mai chiedi?

DESDEMONA
Non so...
Confusa, oppressa
in me non so più ritrovar me stessa!
Che smania. ohimè! che affanno!
Chi mi soccorre, oh Dio!
Per sempre, ah!, l'idol mio
perder così dovrò!
Barbaro ciel tiranno!
Da me se lo dividi,
salvalo almen; me uccidi;
contenta io morirò.

(Entrano le damigelle)

DESDEMONA
(continua)
Qual nuova a me recate?...
Men fiero, se parlate,
sì rende il mio dolor.

CORO DI DAMIGELLE
Freme il mio core e tace.

DESDEMONA
De' detti ah! più loquace
è quel silenzio ancor!

DAMIGELLE
Freme il mio core e tace.

DESDEMONA
Che smania. ohimè, ecc.
Deh parlate, l'idol mio...
Men fiero, ecc.

(Si avanzano i confidenti)

Ah ditemi almen voi...

CORO DI CONFIDENTI
Che mi saper tu voi?

DESDEMONA
Se vive il mio tesoro.

CONFIDENTI
Vive, serena il ciglio...

DESDEMONA
Salvo dal suo periglio?...
Altro non brama il cor.

(Entra Elmiro)

ELMIRO
Qui!... indegna!

DESDEMONA
Il genitore!

ELMIRO
Del mio tradito onore
come non hai rossor?

DAMIGELLE, CONFIDENTI
Oh ciel! qual nuovo orror!

DESDEMONA
L'error d'un'infelice,
ah Padre, mi perdona.
Se il padre m'abbandona,
da chi sperar pietà?

ELMIRO
No, che pietà non merti.
Vedrai fra poco, ingrata,
qual pena è riservata
per chi virtù non ha.

DESDEMONA
A quel severo aspetto
più reggere non so.

DAMIGELLE
Come cangiar nel petto
può il suo paterno affetto,
cangiato in crudeltà?

CONFIDENTI
Se nutre nel suo petto
un impudico affetto,
giusta è la crudeltà.

ELMIRO
Odio, furor, dispetto
han la pietà nel petto
cangiata in crudeltà.



ATTO TERZO


(Una stanza da letto in casa d'Elmiro. Emilia e
Desdemona, in semplicissime vesti abbandonata
su di una sedia, ed immersa nel più fiero dolore)

No. 10 Recitativo, Aria, Duetto e Finale

DESDEMONA
Ah!

EMILIA
Dagli affanni oppressa
parmi fuor di sé stessa,
Che mai farò?...
chi mi consiglia? oh Cielo!...
Perché tanto ti mostri
a noi severo?

DESDEMONA
(fra sè)
Ah no; di rivederlo io più non spero!

EMILIA
Rincorati, m'ascolta...
In me tu versa
tutto il duol. Nell'amistà soltanto
puoi ritrovare alcun conforto.
Ah! parla...

DESDEMONA
Che mai dirti poss'io?...
Ti parli il mio dolor, il pianto mio.

EMILIA
(fra sê)
Quanto mi fai pietà!...

(a Desdemona)

Ma almen procura,
da saggia che tu sei,
di dar tregua per poco alle tue pene.

DESDEMONA
Che dici? che mai pensi?
In odio al Cielo,
al mio padre, a me stessa...
in duro esilio
condannato per sempre il caro sposo...
Come trovar poss'io tregua, o riposo?

(Sentesi da lungi il gondoliere)

GONDOLIERE
"Nessun maggior dolore
Che ricordarsi del tempo felice
Nella miseria."

(Desdemona a quel canto si scuote)

DESDEMONA
Oh come infino al core
giungon quei dolci accenti!

(Alzasi, e con trasporto sì avvicina alla finestra)

Chi sei che così canti?... Ah tu rammenti
Io stato mio crudele.

EMILIA
È il Gondoliere, che cantando inganna
il cammin sulla placida laguna
pensando ai figli,
mentre il ciel s'imbruna.

DESDEMONA
Oh lui felice!
almen ritorna al seno,
dopo i travagli, di colei ch'egli ama.
Io più tornavi, no, non potrò.

EMILIA
Che miro!
S'accresce il suo dolor...

DESDEMONA
Isaura!... Isaura!

EMILIA
Essa l'amica appella,
che all'Africa involata, a lei vicina
qui crebbe, e qui moria.

DESDEMONA
Infelice tu fosti
al par di me. Ma or tu riposi in pace.

EMILIA
Oh quanto è ver,
che ratti a un core oppresso
sì nudriscon gli affanni!

DESDEMONA
Oh tu del mio dolor dolce instrumento!
Io ti riprendo ancora;
e unisco al mesto canto
i sospiri d'Isaura, ed il mio pianto.

(Prende la sua arpa)

Assisa a' piè d'un salice,
immersa nel dolore,
gemmea trafitta Isaura
dal più crudele amore:
L'aura tra i rami flebile
ne ripeteva il suon.
I ruscelletti limpidi
a' caldi suoi sospiri,
il mormorio mesceano
de' lor diversi giri:
L'aura fra i rami flebile
ne ripeteva il suon.
Salce d'amor delizia!
Ombra pietosa appresta,
di mie sciagure immemore,
all'urna mia funesta;
né più ripeta l'aura
de' miei lamenti il suon.

Che dissi!... Ah m'ingannai!...
Non è del canto
questo il lugubre fin. M'ascolta...

(Un colpo di vento spezza alcuni vetri della finestra)

Oh Dio!
Qual mai strepito è questo!
Qual presagio funesto!

EMILIA
Non paventar; rimira:
Impetuoso vento è quel, che spira.

DESDEMONA
Io credeva che alcuno... Oh come il Cielo
s'unisce a' miei lamenti!...
Ascolta il fin de' dolorosi accenti.
Ma stanca alfin di spargere
mesti sospiri, e pianto,
morì l'afflitta vergine
ah! di quel salce accanto.
Ma stanca alfin di piangere
morì... che duol! l'ingrato...
Ohimè... ma il pianto
proseguir non mi fa. Parti, ricevi
da' labbri dell'amica il bacio estremo.

EMILIA
Oh che dici! Ubbidisco...
oh come tremo!

(Parte)

DESDEMONA
Deh calma, o Ciel, nel sonno
per poco le mie pene,
fa, che l'amato bene
mi venga a consolar.
Se poi son vani i prieghi,
di mia breve urna in seno.
di pianto venga almeno
il cenere a bagnar.

(Cala la tendina e si getta sul letto. Otello s'introduce
nella stanza di Desdemona, per una segreta porta,
tenendo in mano una lucerna, ed un pugnale)

OTELLO
Eccomi giunto inosservato, e solo
nella stanza fatal...
Iago involommi
al mio vicin periglio. Egli i miei passi
dirigere qui seppe.
Il silenzio m'addita
ch'ella di mia partenza omai sicura
sogna il rivale, e più di me non cura.
Quanto t'inganni,
egli or al suol trafitto...
Che dico! Ah tu sol compli il mio delitto.

(Rimane per un momento attonito, indi
si avvicina al letto, ed apre le tendine)

Che miro! ahimè! quegli occhi, abbenchè chiusi,
pur parlano al cor.
Quel volto, in cui
natura impresse i più bei pregi suoi,
mi colpisce, m'arresta.
Ma se mio più non è,
perché serbarlo, struggasi...
E chi mai puote
riprodurne l'egual!
È sua la colpa,
se il mio temuto aspetto l'allontana da me?
Perché un sembiante, barbaro Ciel, non darmi
in cui scolpito si vedesse il mio cor?
Forse... ch'allora... Che dico...

(S'allontana dal letto)

E il tradimento
non merta il mio rigor? Mora l'indegna!

(avvicinandosi di nuovo al letto)

Ahi! trema il braccio ancor!
crudele indugio!

(rimirando il lume)

Eccone la cagion... tolgasi...

(Spegne il lume)

Oh notte che mi riedi sul ciglio, eternamente
colle tenebre tue copri l'orrore
di questo infausto giorno.

DESDEMONA
(in sonno)
Amato ben!

OTELLO
Che sento?
A chi quel nome?
Sogna, o è pur desta?

(Un lampo che passa a traverso della
finestra gli mostra ch'ella dorme)

Ah! che tra' lampi il cielo
a me più chiaro il suo delitto addita,
e a compir la vendetta il ciel m'invita.

(Un forte tuono si ascolta. Desdemona si desta,
e tra frequenti lampi riconosce Otello)

Indegna!

DESDEMONA
Ahimè!... che veggo?...
Come mai qui giungesti?...
Come tu puoi?... ma no... contenta t'offro
inerme il petto mio,
se più quell'alma tua pietà non sente...

OTELLO
La tradisti, o crudel!

DESDEMONA
Sono innocente.

OTELLO
Ed osi ancor, spergiura!...
Più frenarmi non so. Rabbia, dispetto
mi trafiggono a gara.

DESDEMONA
Ah padre! ah che mai feci!
È sol colpa la mia di averti amato.
Uccidimi, se vuoi, perfido, ingrato!
Non arrestare il colpo...
Vibralo a questo core,
sfoga il tuo reo furore,
intrepida morrò.

OTELLO
Ma sappia pria che mori,
per tuo maggior tormento
che già il tuo bene è spento,
che Iago il trucidò.

DESDEMONA
Iago! che ascolto?... oh Dio!
Fidarti a lui potessi?
A un vile traditor?

OTELLO
Ah! vile!... Ben comprendo
perché così t'adiri;
ma inutili i sospiri
or partono dal cor.

(I lampi continuano)

DESDEMONA
Ah crudel!

OTELLO
Oh rabbia! Io fremo!

DESDEMONA
Ah! qual giorno!

OTELLO
il giorno estremo...

DESDEMONA
Che mai dici?

OTELLO
A te sarà.

(Comincia il temporale)

Notte per me funesta.
Fiera crudel tempesta!
Accresci coi tuoi fulmini,
col tuo fragore orribile
accresci il mio furor!

DESDEMONA
Notte per me funesta!
Fiera crudel tempesta!
Tu accresci in me co' fulmini,
il tuo fragore orribile
accresci i palpiti, e l'orror.

(Il temporale cresce)

Oh Ciel! se me punisci
è giusto il tuo rigor.

(I tuoni cessano, lampi continuano)

OTELLO
Tu d'insultarmi ardisci!
Ed io m'arresto ancor?

DESDEMONA
Uccidimi... t'affretta,
saziati alfin crudel!

OTELLO
Sì compia la vendetta.

(La trafigge col pugnale)

DESDEMONA
Ahimè!...

OTELLO
Mori, infedel!
Che sento... Chi batt?

LUCIO
(interno)
Otello!

OTELLO
Qual voce!

(Entra Lucio)

Occultati, atroce rimorso,
nel cor.

(a Lucio)

Rodrigo?

LUCIO
Egli è salvo.

OTELLO
E Iago?

LUCIO
Perisce.

OTELLO
Chi mai lo punisce?

LUCIO
Il Cielo, l'Amor...

OTELLO
Che dici? che dici?
tu credi?

LUCIO
Ei stesso le trame,
le perfide brame
sorpreso svelò.

OTELLO
Che mai dici? Che mai dici?

LUCIO
Ah, già tutti, deh mira contenti...

OTELLO
A tanto tormento resister no so.

(Entrano il Doge, Elmiro e Rodrigo)

DOGE
Per me la tua colpa
perdona il Senato.

ELMIRO
Io riedo placato
qual padre al tuo sen.

RODRIGO
Il perfido Iago
cangiò nel mio petto
Io sdegno in affetto;
ti cedo il tuo ben.

OTELLO
Che pena!

CORO
Che gioia!

DOGE
Accogli nel core...

RODRIGO
Il pubblico amore,
la nostra amistà.

ELMIRO
La man di figlia...

OTELLO
La man di tua figlia...
Sì... unirmi a lei deggio.
Rimira.

(Sì uccide)

ELMIRO
Che veggio...

OTELLO
Punito m'avrà...

TUTTI
Ah!



PRIMER ACTO


(Arcada al fondo de la cual se observa la orilla
del mar repleta de ciudadanos que aguardan el
desembarco de Otelo)

(El Dogo Elmiro y senadores sentados)

No. 1 Introducción

PUEBLO
¡Viva Otelo, viva el valiente,
de las invictas escuadras del Dogo!
Ahora, gracias a él, vuelve a brillar
con renovada luz el Adriático.
Él guió con gran destreza los ejércitos,
lo acompañó la fortuna,
y la luna de Odrisia se oscureció
con el resplandor de su espada

Marcha

(Otelo desembarca y avanza hacia el Dogo al son
de una marcha militar; le siguen Jago y Rodrigo)

No. 2 Dúo y Coro

OTELO
¡Vencimos, oh valientes! Los pérfidos enemigos
cayeron extintos. Desde ahora estamos a salvo
de su furor y de toda futura ofensa.
¡En Chipre, suelo de mi autoridad y amparo,
nada me ha quedado por hacer!
He aquí que os presento las temidas espadas y,
de las vencidas escuadras,
pongo a vuestros pies armas y banderas.

DOGO
¿Qué recompensa pides por tu valor?

OTELO
Mucho me has recompensado
al confiar en mí.
Como hijo del África, aquí soy un extranjero,
pero si todavía conservo
un corazón digno de vos, si este suelo,
el que más que a mi patria respeto, admiro y amo
otra cosa no anhela
que se le considere como un hijo del Adria.

JAGO
(para sí)
¡Que soberbia petición!

RODRIGO
(para sí)
Esto es fatal para los deseos de mi corazón.

DOGO
Tú, con gloria, el signo de la victoria
llevaste vencedor.
La espada invicta envaina y ya,
hijo del Adriático,
ven entre aplausos a que coronen tus sienes
con el merecido laurel...

RODRIGO
(a Jago, en voz baja)
¿Qué escucho? ¡Ay de mí!
He perdido mi tesoro amado.

JAGO
(a Rodrigo, en voz baja)
¡Calla, no desesperes!

OTELO
Confuso estoy
ante tantas demostraciones
y tanto generoso afecto.
¿Acaso puedo merecerlos yo,
que nací bajo un mísero techo
de aspecto y costumbres
tan distintas a las vuestras?

DOGO
Ignoramos todo eso y respetamos al héroe.

OTELO
¡Ah, sí, por vos siento renovar
el valor en mi pecho!
Por vos nace un nuevo sentimiento
que enciende mi corazón.
Mayor recompensa que ésta
no me es permitido esperar.

(para sí)

Pero no seré plenamente feliz
hasta que me premie el amor.

(Rodrigo, totalmente fuera de sí, intenta
lanzarse sobre Otelo; Jago lo detiene)

JAGO
(a Rodrigo, en voz baja)
Refrénate, la venganza
cautamente deberemos ocultar.

EL PUEBLO
¡No demoremos más!
¡Ea, vayamos todos a festejar!

OTELO
(para sí)
Amor, apacigua el torbellino
que es la causa de tantas ansiedades.
Empieza con tus alas
a reavivar la esperanza.

(en voz alta)

¡Ah, sí, por vos ya siento, etc.

SENADORES, PUEBLO
¡No nos demoremos más!
¡Vamos! ¡Vamos a festejar el triunfo!

(Otelo,los senadores y el pueblo salen)

No. 3 Recitativo y Dúo

(Entran Elmiro. Jago se sitúa a un lado)

ELMIRO
¡Rodrigo!

RODRIGO
¡Elmiro! ¡Ah, padre mío!
Deja que tal nombre te dé
pues a mi tesoro
diste la vida.
Pero ¿qué hace Desdémona?...
¿Qué dice?
¿Se acuerda de mí?... ¿Podré ser feliz?

ELMIRO
¡Ah! ¿Qué puedo decirte?...
Ella suspira, llora y esconde la causa
de su oculto dolor

RODRIGO
Pero al menos, en parte...

ELMIRO
Demorarme no puedo:
¡oye el sonido de las trompetas!
A los festejos públicos ahora debo regresar,
nos veremos más tarde luego: ¡adiós!

(Sale)

RODRIGO
(a Jago)
¿Oíste?

JAGO
Lo oí...

RODRIGO
¿Acaso Elmiro, deslumbrado por la gloria falaz
del aborrecido africano podría, quizás,
renegar indignamente
de su estirpe
y sacrificar a su única hija?

JAGO
¡Ah, detente,
refrena tus ímpetus!..
¿A Jago tú conoces y así de él desconfías?
Todo lo tengo presente.
Las ofensas que he recibido
y las que tú recibisteis,
pero sólo fingiendo
podremos lograr la venganza.
Si ese indigno renegado africano
hoy aquí tan alto asciende,
y por tu bien acéptalo,
a su oculta e incauta pasión
yo sabré oponerme.
Sólo este papel basta
para domar su cruel orgullo.

(le entrega una hoja de papel)

RODRIGO
¿Qué leo? ¿Y cómo?...

JAGO
Por ahora cállate,
todo lo sabrás a su tiempo.
Ahora cualquier demora
puede hacer fracasar la empresa.

RODRIGO
Oscila mi corazón
entre la esperanza, el rencor y el temor.

JAGO
No, no temas.
Serena tu afligida mirada
y frente al peligro
confía en mi amistad.

RODRIGO
Por tus palabras
encuentra mi alma oprimida la calma,
y con la tuya
una misma suerte compartirá.

JAGO, RODRIGO
Si unidos por el anhelo
juntos estuvimos en un tiempo,
ahora una esperanza dulce
más estrechamente nos unirá, sí, sí.

RODRIGO
En el pecho siento ya
renacer el valor

JAGO
Muy cerca de la felicidad
se encuentra mi alma.

JAGO, RODRIGO
Al alma que sufre,
el esperado placer
se vuelve más grato
cuando más ansiado es.

(Salen)

No. 4 Recitativo y Dúo

(Una habitación de la residencia de Elmiro)

EMILIA
¡Cesa ya el inútil llanto!
¡Que la larga ansiedad se transforme en gozo!
Cargado de laureles
a nosotros vuelve tu amado.
¡Oye como entorno él,
Adria festeja este glorioso día!

DESDÉMONA
Emilia, ¡ah tú bien sabes
cuánto hasta ahora he sufrido!
Cómo mi alma, ante el relato
de sus peligros y de sus proezas,
palpitando en la incertidumbre lloraba,
y entre latidos y penas
cuántas veces me decía:
¿Por qué no viene?
Y ahora que está cerca
me veo presa del más cruel de los destinos.

EMILIA
¿Y por qué? Acaso...

DESDÉMONA
Sí, su gloria
acrecienta en mí el amor por él
tanto como acrecienta en mi padre
el odio y el rencor.

EMILIA
La fidelidad de su corazón
hace que cualquier otro temor sea inútil.

DESDÉMONA
¡Ah, lo que yo temo
es que él dude de mí!
¿Te acuerdas cuando tú misma
cortaste un mechón de mi cabello?
¡Ah, pero ese regalo tan preciado
a Otelo no le llegó!
Mi padre descubrió la carta que yo,
con temblorosa mano a él le escribía
y que en cambio él creyó
que estaba dirigida a Rodrigo.
Yo secundé su error,
pero lo que los labios decían
lo desmentía el corazón.
Desde aquel día no volví a recibir
las cartas que me enviaba mi amor...
Una duda atroz me perturba,
me confunde...
¿Qué sabe él?... ¿Lo supo quizás?
¿Cayó en otros brazos?
¿Me cree infiel, tal vez?...

EMILIA
¿Qué dices?
Tímido es el amor,
y a menudo se imagina un mal
que no existe o que no es duradero.

DESDÉMONA
Quisiera que tu corazón me dijera la verdad.

EMILIA
Siempre ha sido sincero contigo.
No, no debes temer.

DESDÉMONA
Pero la amistad, a menudo,
supone aquello que desea.

EMILIA
Pero un alma afligida
siempre imagina lo peor.

DESDÉMONA
¡Ah, quisiera creerte,
pero tus sentimientos hacia mí te confunden!

EMILIA
Debes creerme
y desconfiar del corazón.
¡Ah, créeme!

A DÚO
Cuando son impetuosos los sentimientos
que despierta en nosotros el amor,
el júbilo dura un momento
y eterno es el dolor.

No. 5 Final I

DESDÉMONA
Pero ¿qué veo?
He aquí que el pérfido Jago
acerca sus misteriosos pasos.
¡Huyamos, evitémoslo!
Podría descubrir en mi rostro
el amor... mi pena

(Salen. Entra Jago)

JAGO
Huye... ella también me desprecia.
Sin embargo, no me preocupa su actitud...
Hubo un tiempo en que yo la creía útil...
Ella me desprecia por un vil africano
y eso es intolerable.
¡Te arrepentirás, lo juro!
Todo debe servir a mis proyectos,
aún las prendas de un furtivo amor robado.
Pero ¡qué veo! ¡Rodrigo!

RODRIGO
(Entrando)
¡Ah! ¿Dónde está el padre
de mi amada?

JAGO
Míralo, ahí viene.

(Entra Elmiro)

ELMIRO
Rodrigo,
ha llegado el afortunado instante
en el que deberás, como esposo,
tomar la mano de mi hija.
Me lo aconseja la amistad,
el deber, tus virtudes
y ese odio que guardo
por el orgulloso africano.
Unidos por la sangre y por el amor,
fácil será oponernos a su poder.
Pero procura a tu padre,
que es invicto y amado
en toda la tierra adriática,
explicarle la traición
que oculta el orgulloso.

RODRIGO
¡Ah, sí, eso haré!

ELMIRO
¡Jago, apresúrate a organizar el casamiento!
Tú eres parte de mis deseos
y de mis proyectos.

(Jago parte)

RODRIGO
¡Ah, cuánta alegría siente mi corazón!
Pero ¿llegaré a ser feliz?

ELMIRO
Yo te lo aseguro.

(Rodrigo parte)

Tengo que vengarme.
Que nunca se vea que un bárbaro extranjero,
de indignos modales, nos enseña a obedecerle...
Pero, ahí se acerca mi hija...

(Entra Desdémona)

DESDÉMONA
Padre, permíteme
que respetuosamente te bese.

ELMIRO
¡Ah, hija, ven, ven a mi corazón!
En este afortunado día
quiero compartir contigo mi alegría.

DESDÉMONA
(para sí)
¿Qué podrá decirme?
Espero y temo.

ELMIRO
De tu pecho aleja todo dolor
pues te ofrezco un regalo
que grato te será.

DESDÉMONA
(para sí)
Quizás los triunfos de Otelo
lo hayan tranquilizado.

ELMIRO
Debes, alegre,
obedecer con orgullo
mis deseos.

(Parte. Entra Emilia)

DESDÉMONA
No comprendo... estoy confundida.
Emilia, ¿en qué torbellino
está envuelto mi pobre corazón?

EMILIA
¿Qué sucede?

DESDÉMONA
Mi padre un regalo me ofrece
y quiere que el pecho y los cabellos
adorne pomposamente.
¿Qué festejaremos en tan afortunado día?
Entre la esperanza y el temor
¿qué me aconsejas?

EMILIA
Los amantes creen ver peligros por doquier,
pero no debes temer;
quien sabe si el amor de padre a él no le habló.
Quizás, astuto, ha cambiado en amistad
el odio que le produce la gloria de Otelo.
Ven, no te demores.

DESDÉMONA
Te sigo.
¡Oh Dios, cómo palpita mi pobre corazón!

(Sala magníficamente engalanada. Damas,
amigos y confidentes de Elmiro)

CORO
¡Santo himeneo! Te lleva el amor
a enlazar a dos bellas almas.
Procura eternizar
la dulce llama del amor,
pues sin ella, se transforma en tirano
tu noble poder.
Sin ti, es causa de congoja
cada placer del amor.
¡Qué momento de felicidad!
¡Entre el amor y el valor,
qué dubitativa queda la razón!

(Entran Elmiro, Desdémona, Emilia y
Rodrigo con su comitiva)

DESDÉMONA
¿Dónde estoy? ¿Qué estoy viendo?
¡El corazón no me traicionó!

ELMIRO
Vuelve a depositar en mí
toda tu confianza.
Soy tu padre y no puedo engañarte.
Júrale eterna fidelidad a Rodrigo:
él la merece.
Sólo él puede hacerte feliz.

RODRIGO
¿Qué responderá?

EMILIA
¡Qué gesto!

DESDÉMONA
(para sí)
¡Oh, infeliz de mí!

ELMIRO
Esto satisface mis propósitos, en ti confío.

DESDÉMONA
(para sí)
¡Oh, destino! ¡Oh, deber!
¡Oh, leyes! ¡Oh, esposo!

ELMIRO
En el corazón de un padre amante confía,
querida hija.
Es el amor
quien me aconseja tu felicidad.

RODRIGO
Confusa está mi alma
entre tantas y tantas dudas.
Sólo el amor podrá sostenerme
en esta encrucijada.

DESDÉMONA
Padre... tú me pides... ¡Oh, Dios¡
¿Qué acepte su mano?

(para sí)

¿Quién más se opondrá
a mis deseos apasionados?

ELMIRO
¡Se ha quedado inmóvil!... ¡Ay de mí!... ¡Suspira!
¿Acaso debo temer algo?

RODRIGO
¿Tanto sufrir, bien mío,
tanto deberá sufrir mi corazón?

DESDÉMONA
¡Ah, calla!

ELMIRO
¿Qué veo?

RODRIGO
¡Me rechaza!

ELMIRO
Se resiste.

RODRIGO, DESDÉMONA
¡Oh Dios, piedad!
¡A Ti te pido auxilio!

ELMIRO
¡Vamos, jura!

DESDÉMONA
¿Qué exiges?

RODRIGO
¡Ah, hazlo!...

DESDÉMONA
¡Qué tormento!

ELMIRO
Si no obedeces a tu padre,
él sabrá castigarte.

RODRIGO
Te habla de amor
no me seas infiel.
Mi alma, fiel a ti,
no tendrá jamás paz.

ELMIRO
Que el amor de un padre
te sirva de guía.
Confía en tu padre
que no tiene paz.

DESDÉMONA
El rigor del destino
me obliga a llorar.
Mi alma, a él confiada,
no tendrá jamás paz.

RODRIGO
Te hable de amor... etc.

(Entra Otelo por el fondo de la escena,
seguido de algunos de sus compañeros)

OTELO
La infiel, ¡hay de mí!... ¿Qué veo?
¡Al lado de mi rival!

EL SÉQUITO DE OTELO
¡Calla!

RODRIGO
Te conmueva mi llanto,
te conmueva mi dolor...

ELMIRO
(a Desdémona)
Decide...

OTELO
¡No lo resisto!

EL SEQUITO DE OTELO
¡Detente!

ELMIRO
¡Hija ingrata!

RODRIGO, DESDÉMONA
¡Oh, Dios! ¿Qué me aconsejas?
¿Quién le dará valor a mi corazón?

TODOS
¿Quién podrá sustraerla, rebelde,
del cruel destino?

ELMIRO
¡Vamos, jura!...

OTELO
(adelantándose)
¡Ah, detente!

TODOS
¡Otelo!...
¡El corazón se hiela en el pecho!

ELMIRO
¿Qué quieres?

OTELO
Su corazón... El amor me lo ha dado y,
Elmiro, el amor lo pide de ti.

ELMIRO
¡Qué audacia!

DESDÉMONA
¡Qué angustia!

RODRIGO
¡Qué espíritu orgulloso!

OTELO
(a Desdémona)
Recuerda...
Conserva intacta tu fidelidad.

RODRIGO
¡Pérfido!
¿Cuál es el derecho
que puedes reclamar sobre ese corazón,
para tacharlo de infiel?

OTELO
¡Virtud, constancia y amor
ella me juró!...

ELMIRO
¡Miserable de mí! ¿Qué oigo?
¿Eso le juraste?

DESDÉMONA
¡Es verdad, juré!

ELMIRO, RODRIGO
¿No hay para mí más castigo,
oh, cielos inexorables?

ELMIRO
¡Ven!

OTELO
¡Detente!

RODRIGO
¡En vano será tuya!
¡Eres mi enemigo...

ELMIRO
¡Hija!... ¡Yo te maldigo!

TODOS
¡Ah, qué día de horror!
El alma, duda, vacila y gime,
la dulce esperanza huye del corazón.

RODRIGO
¡Vete, cruel!

OTELO
¡Te desprecio!

(Elmiro toma a Desdémona y, protegido por
los suyos la conduce fuera. Ella mirando con
dulzura a Otelo, se aleja)

DESDÉMONA
¡Padre!...

ELMIRO
¡No te perdono!

RODRIGO
¡Ahora, ahora vas a ver quién soy yo!
¡Ya lo verás!

OTELO
¡Teme mi furia!
¡Teme!

TODOS
Desvarío, delirio, y tiemblo.
No, no fue nunca más feroz
el severo y cruel destino
que este cruel suceso.



ACTO SEGUNDO


(Un jardín)

No. 6 Recitativo y Aria

DESDÉMONA
Déjame.

RODRIGO
¿Son vanos entonces
mi dolor y la ira de tu padre?

DESDÉMONA
¡Ah, vete! ¡Por tu culpa soy infeliz!

RODRIGO
¡Oh, Dios, no me hables así!
Si yo viera centellear
tus dulces ojos por mí,
haría, bella diosa mía,
todo lo que tú desearas.

DESDÉMONA
Entonces calma a mi padre
y devuélveme su amor;
Que tu alma grande,
leal y generosa,
se muestre en tu pecho.

RODRIGO
Pero... ¿y Otelo?... ¿amas a Otelo?

DESDÉMONA
Yo soy su esposa.

RODRIGO
¿Qué escucho? ¡Ay de mí! ¿Qué dices?
¡Ah! ¿Cómo es que no sientes piedad
de mis tormentos?
¿De mi amor traicionado?
¡Ah! ¿Cómo no sientes
piedad de mi tormento
y de mi amor traicionado?
¿Por qué, oh Dios, no sientes piedad
de mi traicionado amor?
Pero, si sigues constante
con tu cruel rigor,
si desprecias mis ruegos,
sabré con este brazo
castigar al traidor...
¡Ah! ¿Cómo es que no sientes... etc.

No. 7. Recitativo, Dúo

DESDÉMONA
¡Me entrego a la desesperación!
¡Oh, infeliz de mí!
¿Qué debo hacer?
¿Debo quedarme?
¿Debo seguirlo?
¡Terrible incertidumbre!
¡Ah, ven Emilia,
ayúdame,
y conoce mi última desventura!

EMILIA
¿Qué ha sucedido? ¡Oh, cielos!
¿Por qué tiemblas de este modo?

DESDÉMONA
¡Perderé para siempre a mi bien amado!

EMILIA
¿Quién te lo arrebata?

DESDÉMONA
Su rival, Rodrigo.
A él le revelé que estoy casada.

EMILIA
¡Ah! ¿Qué hiciste?

DESDÉMONA
Es tarde para arrepentirse
en este momento fatal.
Sólo veo un camino para que pueda
en forma segura unirme a él.

EMILIA
Pero si eres sorprendida, si tu padre...

DESDÉMONA
Desprecio toda prudencia.
Sólo tengo presente en mi pensamiento
el peligro que corre.
¡A salvarlo me llama el deber!

(sale)

EMILIA
Ella camina hacia su perdición.
Debo seguirla, se ha marchado sola...
si su padre llega...
¡Ah! Antes que a otras
a su fiel confidente se dignó advertir.
¡Intentaré ayudara
en este trance!
¡Mi corazón no flaqueará en tan fatal momento!

(Sale, entra Otelo)

OTELO
¿Qué hice?...
¿Dónde me condujo un amor desesperado?
¡Por él pospuse la gloria y el honor!
¡Ay, de mí!... ¿Acaso no es mía?...
¿No me juró, delante del cielo, fidelidad?
¿No me dio como prenda, su mano, su corazón?
¿Podré dejarla?
¿Podré obligarla?
¿Podré soportar el verla en otros brazos,
y no morir?

(Entra Jago)

JAGO
¿Por qué esa aflicción?
¡Ánimo!
¡Ah, demuestra que eres Otelo!

OTELO
Déjame en manos de mi cruel destino.

JAGO
Tienes razón de penar
por el rigor de tu destino pero,
aunque hostiles te sean los hados,
no debes ceder,
para vergüenza nuestra,
sin ser vengado.

OTELO
¿Y qué debo hacer?

JAGO
Escúchame... ¿Qué crees?
¡Vuelve en ti!
Tus triunfos son tu defensa.
Tus enemigos son numerosos
y amenazan con arrebatarte
ese afecto que más deseas.

OTELO
¡Qué terribles palabras!
La frase interrumpida,
las dudas, el rostro irresoluto...
¡Cuánta ansiedad
me oprime el corazón!

JAGO
Explícate.

OTELO
¡Ah, no me tengas en tan cruel incertidumbre!

JAGO
No sé decirte otra cosa...
No debes pedirme que diga nada más.

OTELO
¿No debo pedir?...
¡Oh, Dios!
¡Cuánto se acrecienta mi temor con tu silencio!...
¡Ah, quizás la infiel...

JAGO
¡Ah, cálmate, calma tus remordimientos!

OTELO
De esta forma me matas.
Sería menos infeliz, si supiera la verdad.

JAGO
Y bien ¿Lo quieres así? Te satisfaré...
¿Qué digo? ¡Me aterro!

OTELO
¡Habla de una vez!

JAGO
¡Oh, qué secreto revelo!...
Pero la amistad así lo exige,
y yo siempre me someto a la amistad...

OTELO
¡Ah, calla! ¡Ay de mí, lo comprendo todo!

JAGO
¿Y qué harás?

OTELO
¡Vengarme y morir!

JAGO
No debes morir.
Despreciándola lograrás
una total venganza.

OTELO
Pero no aquella tremenda y feroz que deseo,
como la que el amor reclama.
Pero... ¿Estoy seguro de su crimen?
¡Ah! ¿Si así fuera?...
Tú Jago, me comprendes y el traicionarme,
sería un terrible delito en ti.

JAGO
¿Pero es que acaso piensas?...
Estoy confundido... Esta carta habla por mí.

(le entrega una carta)

OTELO
¿Qué veo? ¡Oh, Dios!
¡Sí! Son de sus manos estas funestas
y crueles letras de amor.
No me engaño; a mi rival, la infiel,
ha escrito esta carta.
No resisto más esta amargura
siento que se desgarra mi alma.

JAGO
(para sí)
Ya los feroces celos
vertieron todo su veneno y,
invandiendo toda su alma,
me conducen hacia el triunfo.

OTELO
(leyendo)
"Querido bien mío"...¿y osa, la ingrata?

JAGO
(para sí)
En su mirada leo su corazón.

OTELO
(continúa leyendo)
"Te soy fiel..." ¡Ay de mí! ¿Qué leo?
¡Cuánto frenesí siento en el corazón!

JAGO
(para sí)
¡Cuánta alegría siento en el corazón!

OTELO
(continúa leyendo)
"Un mechón de mis cabellos como prenda"...
¡Oh, cielos!

JAGO
(para sí)
En él crece un sentimiento atroz.

OTELO
¿Qué otra cosa le habrá ofrecido?

JAGO
Sí... ¡él se derrumba horrorizado!

OTELO
No, un alma más cruel...

JAGO
(para sí)
No, un alma más alegre...

OTELO, JAGO
¡No, nunca se vio!

OTELO
Se me parte el corazón ante tanta crueldad.

JAGO
(para sí)
El cielo propicio me sonríe.
¡La indigna, ah, sí, caerá!

OTELO
¿Qué debo hacer?

JAGO
Ten calma.

OTELO
En vano lo esperas.

JAGO
¿Qué dices? ¿Qué dices?

OTELO
Impulsado por una furia vengativa
castigarla finalmente sabré.

JAGO
¿Y te atreverás?...

OTELO
¡Lo juro!

JAGO
¿Y el amor?...

OTELO
Me lo he arrancado.

JAGO
Ten confianza.
Ahora, como antes, a tus enemigos abatiré.

OTELO
La ira del adverso destino
ya no temeré.

JAGO
(para sí)
La ira del adverso destino
ya no deberé temer.

OTELO
Moriré, pero vengado.
Sí... después de ella moriré.

JAGO
(para sí)
Por él triunfaré.

(Sale)

No. 8 Recitativo y Terceto

OTELO
¿A qué no puede llegar
un corazón traicionado?

(Entra Rodrigo)

Rodrigo... ¿Qué buscas?

RODRIGO
A ti vengo como enemigo,
si lo quieres,
mas, si a mis deseos accedes,
como amigo y defensor.

OTELO
Yo no acostumbro a mentir ni a traicionar.
Te desprecio ya sea
como enemigo o como defensor.

RODRIGO
(para sí)
¡Oh, qué orgullo!

(a Otelo)

¿No me comprendes, todavía?

OTELO
Te conozco
y por eso no te temo;
lo repito, sólo desprecio siento por ti.

RODRIGO
¡Ah ven, con tu sangre
la ofensa vengaré!
Si un vano amor te inflama
yo sabré destruirlo.

OTELO
Ahora mismo verás qué justa furia
encierro en mi pecho.
Sí, para vengarme de ella,
contigo lo haré.

DÚO
¡Qué alegría! ¡A las armas! ¡A las armas!
Al traidor ya me parece verlo
muerto en tierra.

(Llega Desdémona)

DESDÉMONA
(deteniéndolos)
¡Ay de mí! ¡Deteneos, oíd!...
Herid sólo a mi corazón
puesto que es el motivo de tanto dolor.

RODRIGO, OTELO
¡Qué momento tan tremendo!
¡La indigna frente a mí!
Dibujado lleva sobre su rostro culpable
toda su infidelidad y traición.

DESDÉMONA
¡Qué momento tan tremendo!
¡El ingrato delante de mí!
No cambia de aspecto,
ni aún siente piedad.

OTELO
¡Eh, sígueme!

RODRIGO
Te sigo.

OTELO
Al fin estoy satisfecho.

DESDÉMONA
¡Detente!

OTELO
¡Vamos!

DESDÉMONA
¡Qué castigo es éste!
¡Qué atroz crueldad!
¿Por qué me rechazas?
¿Qué furia salvaje
te enardece el corazón
que te hace desvariar?

OTELO
¡Ah, pérfida! ¿Y aún te atreves?

RODRIGO
¡Apresúrate!

DESDÉMONA
¡Qué oigo!

TRÍO
Tormento más cruel que éste
no existe, no.

DESDÉMONA
¡Ah, por piedad!

OTELO
¡Déjame!

DESDÉMONA
Pero ¿qué te he hecho?

OTELO
Ahora mismo lo sabrás...

RODRIGO
¡Sígueme!

OTELO
Te sigo.

DESDÉMONA
¡Ah, por piedad!

OTELO
¡Déjame!

DESDÉMONA
Pero ¿qué te he hecho?

OTELO
Lo verás, lo verás.

(para sí)

¡Ah, la indigna todavía finge!

RODRIGO
Entre tanto y tanto desvarío
mi alma delira.
Derrotado está el amor por la ira,
expira vengado el corazón.

DESDÉMONA
¡Mi alma que delira
sobre mis labios ya expira
y siento que muere el corazón!

OTELO, RODRIGO
Entre tanto y tanto frenesí...etc.

DESDÉMONA
¡Mi alma que desvaría, etc.

RODRIGO
¡A las armas!

DESDÉMONA
¡Deteneos!

OTELO
¡Qué placer! ¡Qué placer!

DESDÉMONA
¡Ah, deteneos, deteneos!
¡Tened piedad de mí!

No. 9 Final II

EMILIA
¡Desdémona!
¡Qué veo! Yace al sol...
Una palidez mortal le cubre el rostro...
Pobre de mí, ¿qué haré?
¿Quién me auxiliará?
¿Cómo podré ayudarla?
¡Ah tú, la parte más querida de mi alma,
escúchame, vamos ven a mi regazo!
Tu amiga te llama
¡Ay, no responde!
¡Helados tiene el pecho y las manos!
¿Quién me la arrebata?
¿Dónde está el cruel?
Quisiera... ¡Qué veo!
¡Abre los ojos...
¡Oh cielos, respira!

DESDÉMONA
¿Quién eres?

EMILIA
¿No me conoces?

DESDÉMONA
¡Emilia!

EMILIA
¡Ah sí, ésa soy yo?
Un peligro más que fatal...
¡Sigue mis pasos!

DESDÉMONA
Pero ¿podré volver a verlo?...
¡Ah, no lo sabe aún!...
¡Ve, corre, procura...

EMILIA
¿Qué pretendes?

DESDÉMONA
No sé...
¡Confundida y agobiada
no puedo volver en sí!
¡Qué delirio, ay de mí, qué ansiedad!
¿Quién me puede ayudar? ¡Oh, Dios!
¡Para siempre, ay, ídolo mío
deberé perderte!
¡Cielo tirano y cruel!
Aunque de mí lo separas,
sálvalo al menos;
él me mató y contenta moriré.

(Entran las damas)

DESDÉMONA
(prosigue)
¿Qué novedad me traéis?
Si habláis, menos cruel
será mi dolor.

CORO DE DAMAS
Se detiene mi corazón y calla.

DESDÉMONA
¡Por Dios, hablad!
¡Vuestro silencio lo dice todo!

DAMAS
Se detiene mi corazón y calla.

DESDÉMONA
¡Qué desvarío, ay de mí! etc.
¡Vamos hablad, mi adorado...
Menos cruel es...etc.

(Se acercan las confidentes)

¡Ah, queréis decirme al menos...

DAMAS
¿Qué quieres saber?

DESDÉMONA
Si mi amor aún vive.

DAMAS
Vive, serénate...

DESDÉMONA
¿Está a salvo del peligro?
Otra cosa no desea mi corazón.

(Entra Elmiro)

ELMIRO
¿Tú aquí?... ¡Indigna!

DESDÉMONA
¡Padre!

ELMIRO
¿Cómo es que no sientes vergüenza
de mi honor traicionado?

DAMAS
¡Oh, cielos! ¡Qué nuevo horror!

DESDÉMONA
¡El error de una infeliz,
ah padre, perdónalo!
Si el padre me abandona...
¿De quién esperar piedad?

ELMIRO
No, pues piedad no mereces.
Verás muy pronto, ingrata,
qué castigo está reservado
a quién perdió la virtud.

DESDÉMONA
¡Esta pesada espera
no puedo soportarla!

UNAS DAMAS
¿Cómo puede cambiar en el pecho
su afecto paternal,
transformándolo en crueldad?

OTRAS DAMAS
Si alimenta en su pecho
un afecto impúdico
justa es la crueldad.

ELMIRO
Odio, furor e indignación
han cambiado en mi pecho
la piedad por crueldad.



ACTO TERCERO


(Alcoba en la casa de Elmiro. Emilia y
Desdémona. Ésta última con ropas sencillas
y sumida en el más profundo dolor)

No. 10 Recitativo, Aria, Dúo y Final

DESDÉMONA
¡Ah!

EMILIA
Oprimida por la angustia
la veo fuera de sí.
¿Qué puedo hacer?...
¿Qué me aconsejáis? ¡Oh, cielos!...
¿Por qué os mostráis
tan severos con nosotras?

DESDÉMONA
(para sí)
¡Ah no, no espero poder volver a verlo!

EMILIA
Anímate, escúchame...
Vuelca en mí todo tu dolor;
sólo en la amistad
puedes encontrar algún consuelo.
¡Ah! Habla...

DESDÉMONA
¿Qué más te puedo decir?
Que te hablen mi dolor y mi llanto

EMILIA
(para sí)
¡Cuánta piedad me inspira!...

(A Desdémona)

Al menos procura,
siendo tan prudente,
dar un poco de tregua a tus penas.

DESDÉMONA
¿Qué dices? ¿Qué crees?
Con un odio supremo hacia mí, mi padre...
al duro exilio
ha condenado para siempre
a mi amado esposo...
¿Cómo puedo encontrar tregua o reposo?

(Se oye a lo lejos la canción de un gondolero)

GONDOLERO
"No hay mayor dolor
que recordar tiempos felices
en la miseria"

(Desdémona se estremece por el canto)

DESDÉMONA
¡Oh, cómo ha llegado hasta mi corazón
esa dulce canción!

(Se levanta y, arrobada, se acerca a la ventana)

¿Quién canta de ese modo?...
¡Ah, me recuerda mi cruel situación!

EMILIA
Es el gondolero, que cantando navega veloz
sobre la plácida laguna
pensando en sus hijos,
mientras el cielo se oscurece.

DESDÉMONA
¡Oh, feliz él!
Al menos regresa, después de sus labores,
al seno de aquellos a quienes ama.
Yo jamás, jamás podré regresar como él.

EMILIA
¡Qué veo!
Se acrecienta tu dolor...

DESDÉMONA
¡Isaura!... ¡Isaura!

EMILIA
Ella llama a la amiga
que robada del África,
aquí fue criada junto a ella y aquí murió.

DESDÉMONA
Infeliz tú fuiste, al igual que yo.
Pero al menos tú reposas en paz.

EMILIA
¡Oh, cuán cierto es
que sobre un corazón oprimido
se ceban las penas!

DESDÉMONA
¡Oh tú, dulce instrumento de mi dolor!
Yo te volveré a tañer ahora.
Unido al triste canto y
a los suspiros de Isaura, está mi llanto.

(Toma su arpa)

Sentada al pie de un sauce
inmersa en el dolor,
gemía herida Isaura
por el más cruel amor.
El aire, entre las llorosas ramas,
repetía sus lamentos.
El límpido arroyuelo
mezclaba los murmullos
de sus traviesos remolinos
con sus ardientes suspiros.
El aire, entre las llorosas ramas,
repetía su canción.
¡Sauce delicia del amor!
Sombra piadosa,
prepara la urna funesta
de mi desgraciado olvido,
y que ni siquiera repita el aire
los sonidos de mis lamentos

¿Qué has dicho?... ¡Ah, me engañas!...
No es éste el lúgubre fin de la canción.
¡Escúchame!...

(El viento rompe algunos cristales de la ventana)

¡Oh, Dios!
¡Qué estrépito es ése!
¡Qué funesto presagio!

EMILIA
No temas, observa:
es el viento que sopla impetuoso.

DESDÉMONA
Yo creía que alguno...
¡Oh, cómo si el cielo
se hubiera unido a mis lamentos!
Escucha el final del doloroso relato.
Ya cansada de esparcir tristes suspiros y llantos,
muere la afligida virgen...
¡Ay... al lado de aquel sauce!
¡Cansada de llorar, murió...
¡Qué pena! ¿Y el ingrato?...
¡Ay de mí... el llanto no me deja continuar!
¡Vete, recibe de tu amiga
un último beso!

EMILIA
¡Oh, qué dices! Obedezco...
¡Oh, cómo temo!

(Sale)

DESDÉMONA
¡Ah, calmad, oh cielos, con el sueño
por un momento mis penas!
Haced que mi bienamado
me venga a consolar y,
si no obstante son vanos mis ruegos,
sobre mi tumba
que venga al menos
a bañar mis cenizas con su llanto.

(Baja la cortina y se tiende sobre la cama. Entra
Otelo por un a puerta secreta llevando en una
mano una lámpara y en la otra una daga)

OTELO
Heme aquí que, sin ser visto,
he llegado a la fatal alcoba.
Jago me libró del peligro inminente
y supo dirigir mis pasos hacia aquí.
El silencio me demuestra que ella,
segura de mi partida,
sueña con mi rival
y que ya no le importo.
¡Cuánto te engañas,
pues él yace ahora en el suelo, muerto!
¡Ah, y ahora tú completarás mi venganza!

(Permanece por un momento atónito.
Luego se acerca al lecho y abre la cortina)

¡Qué veo! ¡Ay de mí! Esos ojos, aunque cerrados,
le hablan a mi corazón.
Ese rostro, en el que la naturaleza
ha grabado sus más bellos dones,
me impacta y me detiene.
Pero si ese rostro ya no es mío
¿por qué conservarlo?
Se diluye...
¿Y quién puede reproducirlo igual?
¿Es suya la culpa, si mi temible aspecto
la aleja de mí?
¿Por qué un semblante, oh Dios, no me diste,
en el que se viese esculpido mi corazón?
Quizás...ahora... ¿Qué digo?

(Se aleja del lecho)

¿Y la traición, no aumenta mi rigor?
¡Que muera la indigna!

(Se acerca de nuevo al lecho)

¡Ay, todavía tiembla mi brazo!
¡Cruel demora!

(mirando fijamente la luz de la lámpara)

He aquí la causa... extínguete...

(apaga la luz)

¡Oh, noche que eternamente me vuelves
en las tinieblas cargadas del horror
de este infausto día!

DESDÉMONA
(en sueños)
¡Amado bien mío!

OTELO
¿Qué oigo?
¿A quién nombra?
¿Sueña o está despierta?

(Un relámpago cuya luz penetra por la
ventana muestra a Desdémona dormida)

¡Ah! El relámpago del cielo
me muestra claramente su crimen
y a cumplir la venganza el cielo me invita.

(Se oye un fuerte trueno. Desdémona se despierta
y entre los relámpagos reconoce a Otelo)

¡Indigna!

DESDÉMONA
¡Ay de mí!... ¿Qué veo?...
¿Cómo llegaste hasta aquí?
¿Cómo pudiste?... Pero no...
Feliz te ofrezco indefenso mi pecho
si es que tu alma no siente piedad...

OTELO
¡A mi alma la traicionaste, oh cruel!

DESDÉMONA
Soy inocente.

OTELO
¿Y todavía perjuras?
¡No puedo contenerme más!
Rabia, desprecio, todo me invade.

DESDÉMONA
¡Ah, padre! ¿Qué me has hecho?
Mi culpa es sólo haberte amado.
¡Mátame si quieres, pérfido, ingrato!
No detengas el golpe...
Lánzalo sobre mi corazón,
desata tu furia,
valientemente moriré.

OTELO
Pero antes de morir haz de saber,
para mayor tormento tuyo,
que tu bienamado está muerto.
Jago lo mató.

DESDÉMONA
¡Jago! ¿Qué escucho?...
¡Oh, Dios! ¿Pudiste confiar en él?
¿En un canalla traidor?

OTELO
¡Ah, vil!...
Bien comprendo por qué te irritas así,
pero inútilmente los suspiros
surgen ahora de tu corazón.

(Continúan los relámpagos)

DESDÉMONA
¡Ah, cruel!

OTELO
¡Oh, rabia! ¡Tiemblo!

DESDÉMONA
¡Ah, funesto día!

OTELO
El último día...

DESDÉMONA
¿Qué dices?

OTELO
... para ti será.

(Se desata un fuerte temporal)

Noche funesta para mí.
¡Feroz y cruel tormenta!
¡Acrecientas con tus rayos,
con tu horrible fragor,
mi furor!

DESDÉMONA
¡Noche funesta para mí!
¡Cruel y feroz tempestad!
Acrecientas con tus rayos,
con tu horrible fragor,
los latidos de mi corazón.

(El temporal se hace más intenso)

¡Oh, Cielos! Si me castigáis,
es justo vuestro rigor.

(Cesan los truenos pero no los relámpagos)

OTELO
¡Tú osaste insultarme!
¿Y yo aún me contengo?

DESDÉMONA
¡Mátame... aprisa,
sáciate en mí, cruel!

OTELO
Sí, acabemos la venganza.

(Le clava la daga)

DESDÉMONA
¡Ay de mí!...

OTELO
¡Muere, infiel!...
¿Qué oigo... ¿Quién golpea?...

LUCIO
(fuera de escena)
¡Otelo!

OTELO
¡Esa voz!

(Entra Lucio)

¡Ocúltate,
atroz remordimiento de mi corazón!

(A Lucio)

¿Y Rodrigo?

LUCIO
¡Está a salvo!

OTELO
¿Y Jago?

LUCIO
Murió.

OTELO
¿Quién lo mató?

LUCIO
El Cielo, el Amor...

OTELO
¿Qué dices? ¿Qué dices?...
¿Qué ha sucedido, dime?

LUCIO
Él mismo, al ser descubierto,
reveló todas sus intrigas
y pérfidas codicias.

OTELO
¿Qué es lo que dices? ¿Qué es lo que dices?

LUCIO
¡Ahí llegan todos, alegres!...

OTELO
Tanto tormento no puedo resistir.

(Entran el Dogo, Elmiro y Rodrigo)

DOGO
Por mi intercesión,
tu culpa ha perdonado el Senado.

ELMIRO
Y yo vuelvo pacíficamente como padre,
a tu lado.

RODRIGO
El pérfido Jago
cambió en mi pecho
la aversión por afecto.
‘Te entrego a tu bienamada!

OTELO
¡Qué Castigo!

CORO
¡Qué alegría!

DOGO
Acoge en el corazón...

RODRIGO
... el amor del pueblo
y nuestra amistad.

ELMIRO
La mano de mi hija...

OTELO
La mano de tu hija...
Sí... debo unirme a ella.
¡Mira!

(Se suicida)

ELMIRO
¡Qué veo!...

OTELO
¡Castigado estoy!...

TODOS
¡Ah!



Digitalizado y traducido por:
José Luís Roviaro 2012.