(A Napoli, a' giorni nostri.
L'Asilo Infantile, annesso al Reale Albergo
dei Poveri, è affidato
alle così dette « Monache Francesi». Costoro
non si occupano se
non d'accogliere per poche ore del giorno
soltanto una parte dei
bambini ricoverati nell'Albergo dei Poveri.
Questo grandioso
edifizio, fatto costruire in Napoli da Carlo
III, accoglie non meno
di tremila poveri, tra vecchi e bambini.
Alle bambine le suore
danno lezione nelle classi elementari e
insegnano a ricamare, a
cucire e a fabbricar fiori di carta; dei
maschietti, che hanno le
loro camerate in un'altra parte
dell'edificio, le suore stesse sono
incaricate d'una certa sorveglianza e d'una
educazione rudimentale.
Ma esse non possono, per il gran numero dei
bambini e il loro
movimento continuo, rispondere e dar conto
di ciascuno di essi;
tanti nuovi entrano, tanti escono
dall'Albergo, tanti sono accolti
nella lontana infermeria.
La scena segue nel vasto cortile dell'Asilo
Infantile, un cortile
settecentesco, pieno di luce e di gaiezza.
A destra dello spettatore è l'entrata alle
scuole: la porta è
aperta, e, di profilo, si vedono i banchi
degli scolaretti, e sopra
i banchi si vede un crocefisso attaccato
alla parete. Più verso lo
spettatore, e pur a destra, è l'uscio della
portineria, la cui facciata
guarda sul vasto cortile. A sinistra dello
spettatore è la chiesetta
dell'Albergo dei Poveri: una breve scala,
dalle balaustre di marmo,
conduce alla porta della chiesa. Il cortile
termina in una bella
terrazza e la terrazza affaccia sul giardino
dell'Albergo. Napoli
appare nel lontano e si dilegua sul cielo
turchino; appare la linea
del Vesuvio, appaiono le case sulla riva, i
piccoli campanili a
mattonelle colorate e luccicanti, il verde
delle colline; e tutto è
bagnato dalla serena luce di un bel
pomeriggio di maggio. Sulla
balaustra marmorea della terrazza è piantata
una statua di S.
Gennaro, patrono della città. Il Santo
stende la mano destra verso
il Vesuvio, come per arrestare il suo furore.
Tutto è lieto. Su per
i cancelletti della chiesa, sul muro della
portineria, su per la
balaustra della terrazza si arrampicano
l'edera e le campanule;
da qualche ascoso rosaio attingono la bianca
balaustra le rose
gialline.
Il tramonto è prossimo)
ATTO UNICO
Scena Prima
(La tela si leva.
Quasi in mezzo alla scena un gruppetto di
bambini che si tengono
per mano, gira allegramente e canta. Sulla
sinistra dello spettatore
altri bimbi giocano a saltar la corda. Suor
Celeste è presso di loro
e li sorveglia, in piedi, lavorando a un
merletto. La porta del
corridoio delle scuole è aperta. A una
tavola che sta quasi davanti
all'entrata delle scuole è seduta Suor
Agnese. Ha davanti le forbici
e un gomitolo; cuce un grembialino bianco;
ha inforcato gli occhiali.
Qualche registro, molte, carte, un calamaio,
un piccolo crocefisso
e un vasetto di fiori son pure su quella
tavola. Accanto alla porta
del corridoio delle scuole è la campanella;
la sua fune pende
davanti a un di quegli stipiti)
I BAMBINI
(In giro)
Gira, gira, orsù!
Gira in tondo!
Come il mondo!
Gira, gira!Gira ancor!
(Si sciolgono, s'inseguono, si riprendono
per
mano e seguitano a girare e a cantare, e poi
si
rincorrono su per le scale della chiesa e
mutano di giochi).
SOR
CELESTE
(Ai bambini)
La madre Superiora!
(I bambini, un pò impauriti, interrompono i
loro giochi)
Scena Seconda
(Appare dalla terrazza la madre Superiora,
frettolosa. E' una
donna anziana. La seguono due bambine, alle
quali ella ha
affidato la raccolta delle rose, in giardino.
Le bimbe ne portano
un gran cesto, e ciascuna di loro lo regge
per un manico)
LA SUPERIORA
(A una delle bambine)
Hai capito? Davanti all'altare...
(Le bambine, col cesto, salgono in fretta le
scale della chiesa)
SOR
MARIA
(Accorrendo dalla terrazza)
La contessa!
SOR
PAZIENZA
(Accorrendo anche lei dalla terrazza)
La contessa!
SOR CELESTE
(Ai bambini)
Bimbi! A posto!
(Gran movimento: confusione. La Superiora è
agitatissima)
LA SUPERIORA
(Correndo qua e là)
Suor Celeste!
SOR CELESTE
Suora madre?!
LA SUPERIORA
Ov'è il rettore?
SOR CELESTE
Ha finito la dottrina
e ora viene... si riveste...
LA SUPERIORA
(A Suor Pazienza)
Suor Pazienza! Per favore!...
Quella solita poltrona!...
(Suor Pazienza, correndo, entra nelle scuole)
Suor Maria! L'appoggiapiedi!
(Suor Maria, pure in fretta, entra nelle
scuole)
SOR CELESTE
(Ai bambini)
Bimbi! A posto!
(Escono dalla chiesa le due ragazzette del
cesto di fiori e si uniscono agli altri
bambini)
LA SUPERIORA
(Ai bambini)
E come appare la contessa, tutti in fila!
SOR
AGNESE
Presto!
SOR CELESTE
(Ai bambini, mentre le suore dalla terrazza,
le fanno i cenni)
Attenti!
SOR MARIA
(Accorrendo dalle scuole con tra le
mani l'appoggiapiedi e un mazzo di fiori)
Ecco il bouquet!...
LA SUPERIORA
(Prende i fiori e si guarda intorno,
cercando)
Valentina!... Ov'è?...
SOR CELESTE
(Guardando fra i bambini)
Dov'è?
(Chiama forte)
Valentina!...
VALENTINA
(Esce, correndo, dalle scuole. Ha in mano un
rotoletto di carta)
Ecco! Presente!
LA SUPERIORA
Sta a sentire attentamente!
Dunque: appena alla presenza
di madama la contessa...
VALENTINA
(Disinvolta)
Io le fo la riverenza...
LA SUPERIORA
Brava!... E dopo...
VALENTINA
(Stende la mano sinistra col bouquet)
Le offro i fiori...
LA SUPERIORA
(Correggendo)
Con la destra! La sinistra
te la metti qui, sul petto...
VALENTINA
... qui sul petto...
LA SUPERIORA
E le reciti il sonetto.
(La Superiora accorre sulla terrazza. Suor
Celeste si è posta
di faccia a' bambini, che stanno, in fila
sulla sinistra. A capofila
è Valentina, coi fiori in mano. Momento di
viva aspettazione.
Si sentono le voci di coloro che arrivano
sulla terrazza. I bambini,
curiosi, si voltano tutti da quella parte, e
fra loro è un pispiglio,
un mormorio di curiosità)
Scena Terza
(La Contessa - Gli altri di prima - Il
Rettore)
SOR CELESTE
(Ai bambini, dando il segno)
Avanti!
(Subito appaiono sulla terrazza e muovono
verso il proscenio
la Superiora, la contessa, le altre suore.
La contessa è seguita
da un servo in livrea che porta un enorme
scatolo. La Superiora
le fa strada)
(Valentina offre il bouquet alla contessa)
IL CORO DEI BAMBINI
Siamo piccini,
Ma cresceremo!
Sempre ameremo
Dio e la virtù!
Preghiam per noi!
Preghiam col cuor!
Salga alla Vergine
l'inno d'amor!
LA CONTESSA
(Avanzando e salutandoli)
Oh, che cari!
Bravi! Bravi!
(Si mette a sedere nella poltrona. Tutti un
po' le si affacendano
attorno. Suor Pazienza le fa scivolare sotto
i piedi l'appoggiapiedi.
La contessa, molto soddisfatta, sorride a
tutti, poi fa un cenno al
suo servitore e costui s'avanza e le
presenta lo scatolo di dove lei,
man mano, cava dolci, sacchettini di
confetti e giocattoli. I bambini
le si affollano attorno; le suore si
trattengono)
LA CONTESSA
(Alla Superiora)
Senta... Ho portato
per i bimbetti,
un po' di dolci,
un poco di confetti...
(Comincia la distribuzione)
E, pel più diligente,
un treno
che cammina
automaticamente!...
(Cava dallo scatolo una piccola ferrovia)
LA SUPERIORA
(Ai bambini)
Bambini, ringraziate!
(Tutti i piccini confusamente ringraziano,
qualcuno bacia la mano della Contessa)
I BAMBINI
Grazie, grazie, signora contessa...
(Valentina si fa avanti col suo sonetto)
LA SUPERIORA
(Alla contessa)
La bambina vuol dirle qualche cosa...
VALENTINA
(Mentre la contessa si rigira dalla sua
parte e le suore
fanno Psst! a' ragazzi, che s'aggruppano in
fondo, fa la
riverenza e recita il sonetto)
Alla nobile e ornata signora,
Che rifulge per cor così eletto,
E che ancora una volta ci onora,
Torni grato il presente sonetto.
(Porge alla Contessa il sonetto, un
rotoletto di carta legato
con un nastrino. In questo, il rettore esce
dalla chiesa e si
sofferma, sorridendo, compiaciuto, al sommo
della scala)
VALENTINA
(Continua a recitare nel silenzio generale)
Tutti, tutti, ogni bimbo, ogni suora,
Ci sentiamo la gioia nel petto!
Oggi è lieta la nostra dimora!
Oggi è giorno di gaudio e d'affetto!
(La Contessa approva, ammirata, commossa)
Splende il sol! Sulla terra ogni fiore
Si colora, ed olezza ancor più!
E, dal Cielo, il Divino Creatore
Tutti noi benedice quaggiù!
E con noi benedice il fervore
Della vostra pietosa virtù!
(Riverenza)
LA CONTESSA
Ma brava! Brava!
(Valentina le si accosta; ella la abbraccia
e la bacia)
E che splendido sonetto!
E che forma!
LA SUPERIORA
E' del rettore...
(Si volta verso la chiesa)
LA CONTESSA
Ma è magnifico! E' perfetto!
(Vede il rettore, che dall'alto della scala
le si inchina
profondamente e non ha il coraggio di venir
avanti)
Bravo!Bravo!... Uno splendore!
Venga, venga, don Fabiano!
Voglio stringerle la mano!...
(Il rettore si appressa alla Contessa con
profondi
inchini, tutto modesto e cerimonioso. La
Contessa
gli stende la mano: egli galantemente,
gliela bacia)
IL RETTORE
(Alla contessa, con comicità)
M'avrà perdonato...
LA CONTESSA
Che dice!
IL RETTORE
Idee disadorne, ma schiette...
LA CONTESSA
Ma certo! Ma sono felice!
Si segga anche lei...
IL RETTORE
Se permette...
(Profondo inchino)
(Una suora entra e porta fra le mani un bel
vassoio con tazze
per cioccolatte e biscotti e Pan di Spagna.
Pone il vassoio sulla
scrivania e serve alla Contessa, alla
Superiora e al Rettore)
LA CONTESSA
(Al Rettore)
Mi dica, mi dica... La chiesa?...
IL RETTORE
Se v'entra vedrà...
(solenne)
Restaurata!
E, sa, con pochissima spesa...
LA SUPERIORA
Con pochissima spesa...
IL RETTORE
Osservi la nuova facciata...
E tutto per beneficenza...
LA SUPERIORA
E con la sua munificenza!
(S'inchina alla contessa)
LA CONTESSA
(Si leva: osserva la chiesa con le lenti a
manico)
E' bella!... Imponente e gentile.
LA SUPERIORA
(Premurosa)
Se vuole veder le navate...
IL RETTORE
Rifatte di pianta!
LA SUPERIORA
E son belle!
IL RETTORE
Le abbiamo finite in aprile...
LA SUPERIORA
Vedrà che gran lampada è accesa...
(S'avviano alla chiesa)
IL RETTORE
E or, dietro al coretto, è un passaggio che
dà sul terrazzo...
LA SUPERIORA
E la chiesa
è piena di rose di maggio...
(Entrano in chiesa)
Scena Quarta
(Carmela - Suor Celeste - Suor Maria
Suor Pazienza - Suor Agnese, e poi La
Superiora)
(Appena sono entrati nella chiesa la
contessa e coloro che
l'accompagnano, suor Celeste e suor Maria
radunano i bambini,
li mettono in fila e li avviano per la
terrazza, al giardino. Il
gran cortile si vuota e resta silenzioso.
Suor Agnese s'è tornata a
sedere alla tavola, e, lentamente la va
rassettando. Suor Pazienza
è rimasta anche lei presso alla tavola e si
china a spolverarla di
sotto con un spiumaccino)
(Carmela entra dalla portineria: s'avanza.
Suor Agnese la vede. Si leva)
SOR AGNESE
(Un po' burbera)
Chi siete? Che volete?
CARMELA
(Umile e rispettosa)
Son venuta
a vedere mio figlio...
Esposito Antonino.
(Cava il vigliettino dal petto e lo porge
alla suora che lo spiega e lo legge)
SOR AGNESE
(c. s.)
E a quest'ora?
CARMELA
(Mortificata)
Scusate...
Non sapevo...
SOR AGNESE
(Più rabbonita)
Aspettate.
(S'allontana lentamente. Sale le scale della
chiesa e in questa entra
a cercare della Superiora. Carmela fa ancora
qualche passo. Suor
Pazienza si volta. La vede: la riconosce:
getta lo spiumaccino sulla
scrivania e quasi le apre le braccia)
SOR PAZIENZA
Carmela!
CARMELA
(Sorpresa e contenta)
La Ninetta!
SOR PAZIENZA
(Guardandosi attorno)
Zitto!
CARMELA
(Come non credendo a sè stessa)
Nina!...
SOR PAZIENZA
Vieni qua...
CARMELA
Ma guarda chi si vede!
Chi si ritrova!...
(Vorrebbe abbracciarla)
SOR PAZIENZA
Aspetta!...
(Più basso)
Non mi chiamar più Nina!
Non mi dar più del tu...
La Nina non son più
di Via della Sapienza...
Qua dentro, tra le suore,
mi chiamo Suor Pazienza...
CARMELA
E' giusto... Ma, t'ho vista...
Voglio dire, scusate,
vi ho vista, e ricordo tante cose passate...
Dieci anni fa!...
Saranno dieci anni, non è vero?
SOR PAZIENZA
(Scorgendo la madre Superiora)
La Madre Superiora!
(La Superiora, tornata assieme a Suor
Agnese, dalla
terrazza, con fra le mani il vigliettino che
va leggendo,
si fa davanti a Carmela e a Suor Pazienza)
CARMELA
Oh!... Scusi, Eccellenza...
LA SUPERIORA
Che volete? Voi, chi siete?
CARMELA
(Umilmente)
Carmela Battinelli...
LA SUPERIORA
Va bene. E che volete?
CARMELA
Ho un figlio: un bambino...
LA SUPERIORA
(Legge ancora sul vigliettino)
Esposito Antonino...
CARMELA
Da un anno non lo vedo...
LA SUPERIORA
(Sorpresa, la guarda, torna a leggere)
Ma chi è vostro marito?
CARMELA
Battinelli Gaetano.
LA SUPERIORA
(L'affisa, severa)
Il marito ha un cognome, e il figliuolo ne
ha un altro?
CARMELA
(Confusa)
Ha ragione...
LA SUPERIORA
(Bonaria, minacciandola con l'indice teso)
Ah, Carmela!
(A Suor Agnese consegnandole il vigliettino)
Lo cerchi. E me lo faccia venir qui.
(Suor Agnese esce per la terrazza)
CARMELA
Dio ve lo renda!
LA SUPERIORA
(A Carmela)
Dunque? Dite, dite...
CARMELA
(Confusa e sottovoce, a Suor Pazienza)
Diglielo tu, Ninetta...
Io mi vergogno...
(La spinge verso la Superiora e rirrane,
in piedi, muta, un po' più in là)
SOR PAZIENZA
(Un po' impacciata)
Aspetta...
(S'avvicina alla Superiora, che leva la
testa dalle
sue carte, di tratto in tratto, e si mette a
udire)
La Carmela, una povera figliuola,
a sedici anni perdette la madre.
Rimase sola...
Era un discolo il padre,
e o non se ne curava, oppur la
maltrattava...
Seguì.. che un'operaio all'arsenale
la vide un giorno... E se ne innamorò...
(Resta un momento silenziosa: ha ritegno di
continuare)
Poi... Non so come dire...
CARMELA
(Abbassando gli occhi e con tristezza)
E mi lasciò...
SOR PAZIENZA
Ma Dio, ch'è sempre buono,
volle pur su costei stender la mano...
E un altro la sposò...
CARMELA
(Interrompendo)
Ch'è poi Gaetano.
LA SUPERIORA
(Affisandola, un po' severa)
Ma... te lo sei sposato?
CARMELA
(Con forza)
Sì!
LA SUPERIORA
(Contenta, levando gli occhi al cielo)
Gesù sia lodato!
(Ripensandoci)
Ma... E perchè l'hai qui posto,
il tuo piccino?!...
(Severa)
Non potevi tenertelo con te?
CARMELA
E come?! Ma le pare,
signora Superiora,
che una madre lo trovi per davvero
il barbaro coraggio di scacciare
il suo proprio figliuolo?!...
(Scotendo il capo, dolorosavnente)
No!No!... Tu che m'ascolti,
tu lo sai, buon Dio!...
Non sono stata io!
Io l'ho dovuto fare
per forza! Sì, per forza!
Mio marito... Quello di ora...
LA SUPERIORA
Sì, ho capito...
CARMELA
Non appena m'ha sposato,
lì per lì, la prima cosa
che m'ha detto, è stata questa:...
Dice: - Senti: ora tu stessa
devi farmi una promessa...
Quel piccino... è di quell'altro...
Patti chiari! Io non lo voglio!
Dunque, mandalo con Dio!... Non è mio...
(Con un grido)
Ma è mio! Ma è mio!...
SOR PAZIENZA
(Sorpresa e addolorata)
Oh, come?!... Così ha detto?!...
CARMELA
Oh, Nina mia!
Quando l'ho udito parlare così,
te lo giuro, piuttosto avrei voluto
trovarmi dieci palmi sotto terra!...
- Ma che dici? Che dici?
Mandar Nino via?!
Nino che m'è figlio!
No, no, Gaetano!
Ma dove lo mando?... Un piccoletto!
Senti!... Non ti fa pena?
Un piccino d'un anno!... Un anno appena!
Dove lo mando?
Dice: - Aspetta. Ho un'idea.
Tu sai Nunziata la sarta?
E' onesta. E' buona come il pane.
Sono cinque anni che s'è maritata:
Dio no l'ha benedetta: e figliuoli non ha.
Le ho già parlato del piccino, stamani...
E lei mi ha detto che se lo prenderà.
No!No! Pensaci bene! e che fastidio
ti può dare quell'anima innocente?...
Sentimi!...
- Niente! Niente!...
Così aveva detto - e così volle fare!...
(Una pausa)
Se l'avessi potuto immaginare...
Non lo sposavo... no!
Mi rimanevo così!
Disgraziata com'ero!
(Con voce cupa, gli occhi a terra)
Ve ne son tante...
SOR PAZIENZA
Povera Carmela!
LA SUPERIORA
Povera umanità!
(Si leva dalla scrivania)
CARMELA
Ci mettemmo d'accordo.
La comare Nunziata,
la domenica, al tocco,
si sarebbe venuta a pigliare il piccino.
(Una pausa)
E quel sabato a sera,
io me ne stavo a casa, sola sola
col mio povero Nino...
E la notte veniva
alta e silenziosa...
E il piccolo era lì,
nella culla...
E dormiva...
Tremante, mi accostai...
sulla punta dè piedi...
Gli presi la manina
che, fuori dalla culla,
bianca bianca, spuntava...
Gliela baciai... piangendo...
(S'è commossa. La sua voce è rotta dalle
lagrime)
E poi gli dissi: - Senti...
Senti, gioia!...
Gioia di mamma tua!...
Figlio mio! Figlio mio!
Abbi pazienza, Nino!
Perdonami!
Perdonami!
(Singhiozza. Non può più continuare.
S'abbatte quasi. Un silenzio)
LA SUPERIORA
Ed ora? Com'è stato che l'abbiamo con noi?
CARMELA
La Nunziata morì...
Ed io l'ho posto qui.
(Appare dalla terrazza il rettore, passa ed
entra in chiesa)
SOR PAZIENZA
(A Carmela)
Vuoi vedere la chiesa?
CARMELA
E Nino quando viene?
LA SUPERIORA
Ora viene.
SOR PAZIENZA
Ed io non sapevo che Nino fosse qui!
Si sarà fatto grande!
CARMELA
(Con orgoglio)
Eh!Lo vedrete!
SOR PAZIENZA
Andiamo intanto in chiesa?
(Vorrebbe restare ancora: si decide di mala
voglia
verso la chiesa. Ella v'entra con Suor
Pazienza)
(V'è un momento di silenzio. Ora, nel
cortile, non resta che la
Superiora. Le prime luci del tramonto che,
nel lontano, bagnano,
il grande anfiteatro delle case, de'
campanili, delle colline di
Napoli e tingono di roseo l'orizzonte si
cominciano a diffondere pur
nel cortile. Sul cielo e sul mare,
dall'ampia balaustra della terrazza,
si disegna più nettamente la bianca statua
di San Gennaro e si va
tutta arrossando di luce, davanti. Quello
scenario lontano è tenero
e poetico)
(Appaiono a un tratto sulla terrazza Suor
Agnese,
Suor Cristina, Suor Maria e Suor Celeste.
Tutte sono
emozionate, agitatissime. Appena vedono la
Superiora
s'avanzano verso costei. Altre suore
sopraggiungono)
SOR AGNESE
Suora madre!
SOR CRISTINA
Suora madre!
(La Superiora si leva in fretta)
Il piccino della donna...
ch'è lì.., in chiesa... E' morto!
LA SUPERIORA
(Colpita)
E' morto?!...
SOR
CRISTINA
Sì... stanotte...
LA SUPERIORA
(Smarrita, a mani giunte)
Buon Gesù!...
Chi glie lo dice?!...
SOR CELESTE
Io no!...
SOR MARIA
Nemmeno io!
(Un silenzio penoso)
SOR CRISTINA
(Alla Superiora)
Senta... mi lasci fare...
LA SUPERIORA
(Quasi afferrandole le mani, grata,
commossa)
Sì!... Faccia lei... Che le dirà?
SOR CRISTINA
(Indecisa, meditando)
Non so...
Ma Dio m'aiuterà...
(Appaiono sul sommo della scala uscendo
di chiesa, Carmela e Suor Pazienza)
LA SUPERIORA
(Vedendo Carmela)
Silenzio!
(Escono dalla chiesa Carmela e Suor
Pazienza)
CARMELA
E' vero, sissignore,
siam qui sul mondo per far penitenza!...
Ma il buon Dio ci considera.
E ci manda, di volta in volta, qualche
provvidenza...
SOR PAZIENZA
E pure questo è vero.
(Sono giunte nel cortile. Suor Cristina
muove verso
Carmela. Appena il dialogo tra Carmela e
Suor Cristina
comincia le altre suore fanno un segno a
Suor Pazienza,
che va a loro e alla quale narrano il fatto)
SOR CRISTINA
(A Carmela)
Buona donna...
Si ricorda?...
CARMELA
(Cerca di ricordarsi)
Sì... mi pare... Ah! suor Cristina!...
Suor Cristina!...
SOR CRISTINA
E qui che fa?
CARMELA
Chi?
SOR CRISTINA
Lei.
CARMELA
Come!?Son venuta per vedere Nino!
SOR CRISTINA
(Fingendo meraviglia)
Non si può!
CARMELA
(Sorpresa, non crede a quelle parole)
Ma lei che dice!
E perchè?
SOR CRISTINA
Sono a scuola...
CARMELA
(Irritata, protestando)
Ma che scuola!
(Indicando la Superiora)
Ma quell'altra ha detto sì!
(Alla Superiora)
Suora madre! E lei che dice!
LA SUPERIORA
(Imbrogliata, non sa che dire)
Ma... la suora... ha ragione...
CARMELA
(A mani giunte)
No!No!Mi faccia questa carità!
Io non vedo Nino
da più d'un anno!
Ho fatto quasi un miglio di strada...
Vengo qua, e mi si dice:
(Imitando Suor Cristina)
« E' a scuola... Non si può'... »
(Quasi piangendo)
Ma queste son barbarie!
SOR CRISTINA
(Dolce, carezzevole)
Ma se l'ora è passata!...
(S’ode un coro infantile. Sono i bambini che
si recano, in fila,
alla chiesa. Il canto, che da prima è lieve,
a poco a poco cresce.
Suor Cristina pur l'ode. Il suo volto si
rischiara)
IL CORO DEI BAMBINI
(Lontano)
Alla Vergine un canto
Oggi innalzi ogni cuor!
E ci copra il Suo manto!
E ci guidi il Suo amor!
La modesta violetta,
che nell'ombra si sta,
è l'immagine schietta
di Sua dolce umiltà!...
CARMELA
(Smarrita, come in un sogno)
Chi è?...
SOR CRISTINA
Sono i bambini...
E' il mese di Maria...
Portano i fiori in chiesa.
Ed è... lì... il suo piccino...
(Il canto s'avvicina. I bambini passano
sulla terrazza
e s'avviano alla chiesa. Una suora li
accompagna.
Carmela si vuole avanzare, si vuol far loro
incontro.
La Superiora la trattiene, la trae quasi sul
davanti della scena)
LA SUPERIORA
Non li distragga!
Non si faccia vedere!...
CARMELA
(Cercando di sfuggirle)
Ma io lo voglio vedere!...
(Gridando)
Nino!... Nino!...
(I bambini sono entrati in chiesa)
CARMELA
(Alle suore, tutta emozionata)
Ma dov'era? Dov'era? Io non l'ho visto!
SOR CRISTINA
Lì... nella prima fila...
CARMELA
(A Suor Pazienza)
Suor Pazienza... L'hai visto?
SOR PAZIENZA
Si... mi pare...
(Tutte le suore assentono)
CARMELA
(Implorando, quasi sperando che
acconsentano, a Suor Cristina)
E... nella chiesa?...
SOR CRISTINA
(Dolce, ma recisa)
No.
CARMELA
(Alla Superiora, come sbigottita)
Non posso entrare?
LA SUPERIORA
(Grave)
Non è permesso.
SOR CELESTE
(Affettuosa, mettendole una mano sulla
spalla)
Pazienza...
SOR CRISTINA
(Persuasiva, affettuosa)
Un'altra volta...
CARMELA
(Quasi sta per piangere. Si rivolge or
all'una, or all'altra)
(Alla Superiora)
Signora Superiora...
(A Suor Pazienza)
Suora... Nina...
(Alle suore)
Avete visto? Me ne devo andare...
SOR PAZIENZA
(Cercando di vincere la sua commozione)
Ma via, non vuol dir niente!...
SOR CRISTINA
(C. s.)
Un'altra volta!...
SOR PAZIENZA
Ubbidisci alla madre Superiora...
CARMELA
(Rassegnata, docile)
Sì.
(Alla Superiora)
Signora... Ubbidisco... Me ne vado...
Saranno i miei peccati! E andiamo via...
(Sorridendo a Suor Pazienza)
Anche tu me ne cacci?...
SOR PAZIENZA
No, Carmela!...
(L'abbraccia)
CARMELA
(S'accosta alla Superiora. Vuol baciarle la
mano)
Signora...
LA SUPERIORA
(Intenerita)
Oh, no! M'abbracci.
(L'abbraccia commossa)
CARMELA
(S'avvia, lenta, verso la portineria. Giunta
quasi all'uscio Carmela s'arresta)
Oh!... Mi scordavo...
(Si fruga in saccoccia, ne cava un
pacchetto che consegna a Suor Cristina)
Io gli avevo portato una sfogliata...
(Tasta il pacchetto. Un po' spiaciuta)
S'è fatta fredda...
(La Superiora volta la faccia. Suor Cristina
prende il pacchetto. Carmela si riavvia)
Buongiorno...
Me ne vado...
Tornerò...
(Sotto l'uscio, seguita dalle suore, si
volta. Guarda la chiesa,
e con la punta delle dita, manda un bacio.
Sorride a Suor
Cristina, che le sta accanto, torna a
salutare con gli occhi
e con un sorriso le suore. S'ode l'Armonium
che suona in
chiesa. S'odono la voce dei bimbi, che
stanno in chiesa, e
la loro canzonetta)
BAMBINI
(Dalla chiesa)
Alla Vergin un canto
oggi innalzi ogni cuor!
E ci copra il Suo manto,
E ci guidi il suo amor!
CARMELA
E' lui! E' lui!
(Sparisce)
T E L A

|
(Nápoles, comienzos del siglo XX.
El Asilo Infantil anejo al Real Hospicio para Pobres, está asistido
por las llamadas “Hermanas Francesas";. Estas se ocupan
exclusivamente de cuidar durante algunas horas del día a una parte
de los niños allí recogidos. Este grandioso
edificio, construido en
Nápoles por Carlos III, acoge nada menos que
a tres mil pobres,
entre ancianos y niños. Las monjas imparten
instrucción primaria
a las niñas y les enseñan a bordar, coser y
hacer flores de papel;
sobre los chicos, que tienen sus dormitorios
en otra parte del
edificio, las mismas religiosas tienen
encomendadas cierta
vigilancia y el dispensarles una
rudimentaria educación. Pero no
pueden, debido a la gran cantidad de niños y
a su continua
variación, responder y dar cuenta de cada
uno de ellos; entran
muchos nuevos, otros tantos abandonan el
Asilo, y numerosos son
los que ingresan en la lejana enfermería.
La acción transcurre el vasto patio del
hospicio infantil, un recinto
del siglo XVIII, lleno de luz y alegría.
A la derecha del espectador está la entrada
a las escuelas: la puerta
está abierta y, de perfil, se ven los
pupitres y, encima de ellos, un
crucifijo pegado a la pared. Más cerca del
espectador, también a la
derecha, está la entrada a la portería, cuya
fachada da al amplio
patio. A la izquierda del espectador se
encuentra la pequeña capilla
del Real Hospicio para Pobres: una pequeña
escalera, con
balaustradas de mármol, conduce a la puerta
del templo. El patio
termina en una hermosa terraza que conduce
al jardín del hospicio.
Nápoles se ve a lo lejos difuminado en el
cielo azul; se puede
apreciar la silueta del Vesubio, las casas
de la bahía, pequeños
campanarios con tejas de vivos colores y el
verde de los cerros;
todo está bañado por la serena luz de una
hermosa tarde de mayo.
Sobre la balaustrada de mármol de la terraza
hay colocada una
estatua de San Gennaro, patrón de la ciudad.
El santo extiende su
mano derecha hacia el Vesubio, como para
detener su furia. Todo
es alegre. La hiedra y las campanillas
trepan por la puerta de la
iglesia, por el muro de la portería, por la
balaustrada de la terraza;
de unos rosales escondidos, rosas amarillas
llegan hasta la blanca
balaustrada.
El sol está próximo a ponerse)
ACTO ÚNICO
Escena Primera
(Se alza el telón.
Más o menos en el centro de la escena, un
pequeño grupo de niños
cogidos de la mano, felizmente cantan y
juegan al corro. A la
izquierda del espectador, otros niños se
divierten saltando la
cuerda. Sor Celeste está con ellos y los
vigila, de pie, trabajando
en un encaje. La puerta del pasillo de la
escuela está abierta. Sor
Inés está sentada en una mesa junto a la
entrada a las escuelas.
Tiene unas tijeras y un ovillo de lana; cose
un delantal blanco;
tiene puestas sus lentes. En esa mesa
también hay algunos impresos
escolares, muchos papeles, un tintero, un
pequeño crucifijo y un
jarrón de flores. Junto a la puerta está la
campana; su cuerda
cuelga a lo largo de una de sus jambas)
NIÑOS (Jugando
a la rueda)
¡Gira, gira, venga!
¡Gira en redondo!
¡Como el Mundo!
¡Gira, gira! ¡Gira otra vez!
(Se sueltan, se persiguen, se toman otra vez
de la mano
y siguen girando y cantando, y luego se
persiguen por las
escaleras de la iglesia o cambian de juego)
SOR CELESTE
(A los niños)
¡La Madre Superiora!
(Los niños, un poco asustados, interrumpen
sus juegos)
Escena Segunda
(La Madre Superiora aparece apresuradamente
desde la terraza.
Es una anciana. Dos niñas, a quienes ha
confiado la recolección
de rosas en el jardín, la siguen. Las
pequeñas llevan una gran
canasta, y cada una la sostiene por un asa)
LA SUPERIORA
(A una de las chicas)
¿Entendiste? Delante del altar...
(Las chicas se apresuran a subir las
escaleras de la iglesia)
SOR MARÍA
(Corriendo desde la terraza)
¡La condesa!
SOR PACIENCIA
(También sale corriendo de la terraza)
¡La condesa!
SOR CELESTE
(A los niños)
¡Niños! ¡En fila!
(Gran movimiento: confusión. La Superiora
está muy agitada)
LA SUPERIORA
(Corriendo aquí y allá)
¡Sor Celeste!
SOR CELESTE
¡¿Reverenda Madre?!
LA SUPERIORA
¿Dónde está el rector?
SOR CELESTE
Ha terminado de dar la doctrina
y ahora viene... se está revistiendo...
LA SUPERIORA
(A Sor Paciencia)
¡Sor Paciencia! ¡Por favor!...
¡El sillón de siempre! ...
(Sor Paciencia, corriendo, entra a las
escuelas)
¡Sor María! ¡El reposapiés!
(Sor María, también con prisa, entra a las
escuelas)
SOR CELESTE
(A los niños)
¡Niños! ¡A vuestros puestos!
(Las dos niñas de la canasta de flores salen
de la iglesia y se unen a los otros niños)
LA SUPERIORA
(A los niños)
¡En cuanto entre la condesa, todos
alineados!
SOR INÉS
¡Rápido!
SOR CELESTE
(A los niños, mientras las monjas de la
terraza la saludan)
¡Estad atentos!
SOR MARÍA
(Corriendo desde las escuelas con el
reposapiés
y un ramo de flores en las manos)
¡Aquí está el ramo!...
LA SUPERIORA
(Toma las flores y mira a su alrededor,
buscando)
¡Valentina!... ¿Dónde está?...
SOR CELESTE
(Mirando entre los niños)
¿Dónde está?
(Llamándola con fuerza)
¡Valentina!...
VALENTINA
(Sale corriendo de las escuelas. Tiene un
rollo de papel en la mano)
¡Aquí estoy! ¡Presente!
LA SUPERIORA
¡Escucha cuidadosamente!
Entonces: apenas aparezca
la señora condesa...
VALENTINA
(Desenvuelta)
Le hago una reverencia...
LA SUPERIORA
¡Muy bien!... Y luego...
VALENTINA
(Extiende su mano izquierda con el ramo)
Le ofrezco las flores...
LA SUPERIORA
(Corrigiéndola)
¡Con la mano derecha! La izquierda
la pones aquí, en tu pecho...
VALENTINA
... aquí en el pecho...
LA SUPERIORA
Y le recitas el soneto.
(La Superiora corre a la terraza. Sor
Celeste se ha colocado
frente a los niños, que están de pie en una
fila a la izquierda.
A la cabeza está Valentina, con las flores
en la mano. Momento
de viva expectación. Se oyen las voces de
los que van llegando a
la terraza. Los niños, curiosos, se vuelven
todos en esa dirección,
y todos muestran una risita y murmullos de
curiosidad)
Tercera Escena
(La Condesa - Los otros de antes - El
Rector)
SOR CELESTE
(A los niños, con una señal)
¡Adelante!
(La Superiora, la Condesa y las demás monjas
aparecen
en la terraza y se dirigen hacia el
proscenio. La Condesa
es seguida por un sirviente con librea que
lleva una enorme
caja. La superiora le abre camino)
(Valentina ofrece el ramo de flores a la
Condesa)
CORO DE NIÑOS
¡Somos pequeños,
pero creceremos!
¡Siempre amaremos
a Dios y la virtud!
¡Roguemos por nosotros!
¡Recemos con el corazón!
¡Asciende a la Virgen
el himno del amor!
LA CONDESA
(Avanzando y saludándolos)
¡Oh, qué adorables!
¡Muy bien! ¡Muy bien!
(Se sienta en el sillón. Todos la rodean un
rato. Sor Paciencia
desliza el taburete bajo sus pies. La
Condesa, muy satisfecha,
sonríe a todos, luego asiente con la cabeza
a su sirviente; este
avanza y le acerca la caja de la que poco a
poco saca dulces,
bolsas de peladillas y juguetes. Los niños
se apiñan a su alrededor;
las monjas los contienen)
LA CONDESA
(A la Superiora)
Mire... he traído
para los más pequeños,
algunos dulces,
algunas peladillas...
(Comienza a repartirlas)
Y, para el más aventajado,
¡un tren
que anda
automáticamente!...
(Saca un pequeño ferrocarril de la caja)
LA SUPERIORA
(A los niños)
¡Niños, dad las gracias!
(Todos los pequeños, en cierto desorden, le
dan
las gracias; alguno besa la mano de la
Condesa)
NIÑOS
Gracias, gracias, señora condesa ...
(Valentina da un paso adelante con su
soneto)
LA SUPERIORA
(A la condesa)
La niña quiere decirle algo...
VALENTINA
(Mientras la condesa se vuelve hacia ella y
las monjas
dicen
¡Psst! a los chicos, que están agrupados
al fondo,
hace una reverencia y recita el soneto)
A la noble y refinada señora,
que brilla por tan augusto corazón,
y que una vez más nos honra,
sea de su agrado el presente soneto.
(Le entrega el soneto a la Condesa, en un
papel enrollado
y atado con una cinta. En esto, el rector
sale de la iglesia
y se detiene, sonriente, complacido, en lo
alto de la escalera)
VALENTINA
(Continuar recitando entre el silencio
general)
¡Todos, todos, los niños, todas las hermanas
sentimos la alegría en nuestro pecho!
¡Hoy nuestra casa está feliz!
¡Hoy es un día de alegría y de afecto!
(La Condesa aprueba, admirada, conmovida)
¡Brilla el sol! ¡En la tierra cada flor
toma más color y mayor fragancia!
¡Y, desde el Cielo, el Divino Creador,
a todos nos bendice aquí abajo!
¡Y, con nosotros, bendice el fervor
de vuestra piadosa bondad!
(Reverencia)
LA CONDESA
¡Pero bueno! ¡Muy bien!
(Valentina se le acerca; ella la abraza y la
besa)
¡Y qué espléndido soneto!
¡Qué estilo!
LA SUPERIORA
Es del rector...
(Se vuelve hacia la iglesia)
LA CONDESA
¡Pero es magnífico! ¡Es perfecto!
(Ve al rector, que se inclina
ostensiblemente ante ella desde
lo alto de la escalera, pero no tiene el
valor de adelantarse)
¡Bravo! ¡Muy bien!... ¡Magnífico!
¡Venga, venga, don Fabián!
¡Quiero estrechar su mano!...
(El rector se acerca a la condesa con
profundas
reverencias, muy modesto y ceremonioso. La
condesa le tiende la mano: él la besa
caballerosamente)
EL RECTOR
(A la condesa, con algo de teatro)
Me habrá perdonado...
LA CONDESA
¡Qué dice!
EL RECTOR
Ideas sencillas pero sinceras...
LA CONDESA
¡Por supuesto! ¡Pero estoy feliz!
Siéntese con nosotros...
EL RECTOR
Con su permiso...
(Profunda inclinación)
(Entra una hermana y lleva en sus manos una
bonita bandeja
con tazas para chocolate, galletas y
bizcochos. La coloca sobre
el escritorio y sirve a la Condesa, la
Superiora y al Rector)
LA CONDESA
(Al rector)
Y cuénteme, cuénteme... ¿La iglesia?...
EL RECTOR
Si entra, la verá...
(solemne)
¡Restaurada!
Y, como sabe, con muy poco gasto...
LA SUPERIORA
Con muy poco gasto...
EL RECTOR
Observe la nueva fachada...
Y todo con donativos...
LA SUPERIORA
¡Y con su generosidad!
(Se inclina ante la condesa)
LA CONDESA
(Se pone de pie: mira la iglesia con unos
lentes de mango)
¡Qué hermosa!... Imponente y noble.
LA SUPERIORA
(Delicadamente)
Si quiere ver las naves...
EL RECTOR
¡Rehechas en toda su planta!
LA SUPERIORA
¡Y qué hermosas están!
EL RECTOR
Estarán terminadas en abril..
LA SUPERIORA
Verá la gran lámpara encendida...
(Se encaminan a la iglesia)
EL RECTOR
Y ahora, detrás del coro, hay un pasillo que
da a la terraza...
LA SUPERIORA
Y la iglesia
está llena de rosas de mayo...
(Entran en la iglesia)
Escena Cuarta
(Carmela, Sor Celeste, Sor María, Sor
Paciencia,
Sor Inés, y después la Superiora)
(En cuanto la Condesa y los que la acompañan
han
entrado en la iglesia, Sor Celeste y Sor
María recogen
a los niños, los ponen en fila y los
conducen por la
terraza, al jardín. El gran patio queda
vacío y en silencio.
Sor Inés vuelve a sentarse en el escritorio
y lo ordena
despacio. Sor Paciencia también se ha
quedado en la mesa
y se inclina para desempolvarla con un
plumero)
(Carmela entra desde la portería: avanza.
Sor Inés la ve. Se levanta)
SOR
INÉS
(Un tanto brusca)
¿Quién es usted? ¿Qué desea?
CARMELA
(Humilde y respetuosa)
He venido
para ver a mi hijo...
Antonino Esposito.
(Saca una nota de su pecho y se la entrega
a la monja, que la abre y la lee)
SOR
INÉS
(como antes)
¿A esta hora?
CARMELA
(Afligida)
Lo siento...
No sabía...
SOR
INÉS
(Más calmada)
Espere.
(Se va despacio. Sube las escaleras de la
iglesia y entra
a buscar a la Superiora. Carmela se acerca
un poco más.
Sor Paciencia se vuelve. La ve; la reconoce;
deja caer el
plumero sobre el escritorio y abre al máximo
los brazos)
SOR PACIENCIA
¡Carmela!
CARMELA
(Sorprendida y feliz)
¡La Ninetta!
SOR PACIENCIA
(Mirando a su alrededor)
¡Calla!
CARMELA
(Como si no creyera lo que ven sus ojos)
¡Nina!...
SOR PACIENCIA
Ven aquí...
CARMELA
¡Pero mira quién está aquí!
¡A quién vuelvo a ver!...
(Intenta abrazarla)
SOR PACIENCIA
¡Espera!...
(Más bajo)
¡No me llames más Nina!
No me hables más de tú...
Ya no soy la Nina
de Via della Sapienza...
Aquí dentro, entre las monjas,
mi nombre es Sor Paciencia...
CARMELA
Vale... Pero es que te he visto...
Quiero decir, perdone,
La he visto, y recuerdo tantas cosas
pasadas...
¡Hace diez años!...
Son diez años, ¿verdad?
SOR PACIENCIA
(Viendo a la Madre Superiora)
¡La Madre Superiora!
(La Superiora, con Sor Inés, procedente de
la terraza,
viene leyendo la notita. Se para frente a
Carmela y
Sor Paciencia)
CARMELA
¡Oh!... Disculpe, excelencia...
LA SUPERIORA
¿Qué quieres? ¿Quién eres tú?
CARMELA
(Humildemente)
Carmela Battinelli...
LA SUPERIORA
Está bien. ¿Y qué deseas?
CARMELA
Tengo un hijo: un pequeño...
LA SUPERIORA
(Leyendo aún la nota)
Antonino Esposito...
CARMELA
No lo he visto desde hace un año...
LA SUPERIORA
(Sorprendida, la mira, y vuelve a leer)
¿Pero quién es tu marido?
CARMELA
Gaetano Battinelli.
LA SUPERIORA
(La mira fijamente, severa)
¿Tiene tu marido un apellido y el pequeño
otro?
CARMELA
(Avergonzada)
Así es...
LA SUPERIORA
(Condescendiente, pero amenazándola con el
dedo índice tenso)
¡Ay, Carmela!
(A Sor Inés, entregándole la nota)
Búsquelo. Y me lo trae aquí.
(Sor Inés sale por la terraza)
CARMELA
¡Que Dios se lo pague!
LA SUPERIORA
(A Carmela)
Entonces... Cuenta, cuenta...
CARMELA
(Ruborizada y en voz baja a Sor Paciencia)
Díselo tú, Ninetta...
A mí me da vergüenza...
(La empuja hacia la Superiora y se retira,
yéndose, en silencio, un poco más atrás)
SOR PACIENCIA
(Algo incómoda)
Espera...
(Se acerca a la Superiora que, levantando la
cabeza
de sus papeles de vez en cuando, se dispone
a escucharla)
Carmela, una pobre niña,
perdió a su madre a los dieciséis años.
Se quedó sola...
El padre era un bribón, que no se ocupaba
de ella, e incluso la maltrataba...
Después... Un trabajador del arsenal
la vio un día... y se enamoró de ella...
(Calla un momento: siente pudor de
continuar)
Luego... No sé cómo decirlo...
CARMELA
(Bajando los ojos, y con tristeza)
Y me dejó...
SOR PACIENCIA
Pero Dios, que siempre es bueno,
le extendió su mano...
Y otro se casó con ella...
CARMELA
(Interrumpiendo)
Que es, pues, Gaetano.
LA SUPERIORA
(Mirándola fijamente, con cierta severidad)
Pero... ¿te casaste con él?
CARMELA
(Resueltamente)
¡Sí!
LA SUPERIORA
(Feliz, elevando sus ojos al cielo)
¡Alabado sea Dios!
(Reflexionando)
Pero... ¡¿Y por qué trajiste aquí
a tu pequeño?!...
(Severa)
¿No podías haberlo tenido contigo?
CARMELA
¡¿Y cómo?! ¿Pero usted cree,
Madre Superiora,
que una madre puede tener de verdad
el inhumano coraje de expulsar
de su casa al propio hijo?!...
(Sacudiendo la cabeza, dolorosamente)
¡No! ¡No!... ¡Tú que me escuchas,
tú que lo sabes, Dios mío! ...
¡No fui yo!
¡Tuve que hacerlo a la fuerza!
¡Sí, a la fuerza!
Mi marido... el de ahora...
LA SUPERIORA
Sí; entiendo...
CARMELA
Tan pronto como se casó conmigo
en ese momento, lo primero
lo que me dijo, fue esto:...
Dijo: - Escucha: ahora tú misma
tienes que hacerme una promesa...
Ese pequeño... pertenece a otro...
¡Las cosas claras! ¡Yo no lo quiero!
¡Conque, mándalo con Dios!... Él no es
mío...
(Con un grito)
¡Pero es mío! ¡Es mío!...
SOR PACIENCIA
(Sorprendida y compungida)
¡Oh! ¿cómo?... ¡¿Eso dijo?!...
CARMELA
¡Oh, Nina mía!
Cuando lo escuché hablar así,
te lo juro, ¡hubiera preferido
estar diez palmos bajo tierra!...
- ¿Qué estás diciendo? ¿Qué dices?
¿Echar fuera a Nino?
¡ A Nino, que es mi hijo!
¡No, no, Gaetano!
Pero, ¿a dónde lo enviaría?... ¡Un
pequeñito!
¡Escucha!... ¿No te da pena?
¡Un bebé de un año!... ¡De apenas un año!
¿A dónde lo mando?
Él dijo: - Espera. Tengo una idea.
¿Conoces a Nunziata, la costurera?
Ella es honrada. Es más buena que el pan.
Lleva casada cinco años;
Dios no la ha bendecido y no tiene hijos.
Ya le hablé del pequeño esta mañana...
Y ella me dijo que lo tomará.
- ¡No! ¡No! ¡Piénsalo despacio!
¿Qué molestia te puede ocasionar esa alma
inocente?...
¡Escúchame!...
- ¡Nada! ¡Nada!...
Eso dijo, ¡y eso quería hacer! ...
(Una pausa)
Si hubiera podido imaginarlo...
No me habría casado con él ... ¡no!
¡Me habría quedado tal como era!
¡una desgraciada!
(Con voz triste y los ojos en el suelo)
Hay así tantas...
SOR PACIENCIA
¡Pobre Carmela!
LA SUPERIORA
¡Pobre humanidad!
(Se levanta del escritorio)
CARMELA
Finalmente nos pusimos de acuerdo.
La señora Nunziata,
vendría para llevarse al pequeño
el domingo al mediodía.
(Pausa)
Y aquel sábado, por la tarde
estaba yo sola en casa
con mi pobre Nino...
Y llego la noche
profunda y silenciosa...
El pequeño estaba ahí
en la cuna...
Y dormía...
Temblando, me acerqué...
de puntillas...
Cogí su mano
que, fuera de la cuna,
muy blanca, asomaba...
La besé... llorando...
(Ella se conmueve. Su voz se rompe entre
lágrimas)
Y luego le dije: - Escucha...
¡Escucha, alegría!...
¡Alegría de tu madre! ...
¡Hijo mío! ¡Hijo mío!
¡Ten resignación, Nino!
¡Perdóname!
¡Perdóname!
(Suspira. Ya no puede seguir. Casi se
derrumba. Silencio)
LA SUPERIORA
¿Y entonces? ¿Cómo es que lo tenemos con
nosotros?
CARMELA
La Nunziata murió...
Y lo traje aquí.
(El rector aparece desde la terraza, pasa y
entra en la iglesia)
SOR PACIENCIA
(A Carmela)
¿Quieres ver la iglesia?
CARMELA
¿Y cuándo vendrá Nino?
LA SUPERIORA
Ahora viene.
SOR PACIENCIA
¡Yo no sabía que Nino estaba aquí!
¡Estará muy grande!
CARMELA
(Con orgullo)
¡Oh, ya lo verás!
SOR PACIENCIA
Mientras tanto, ¿vamos a la iglesia?
(A Carmela le gustaría quedarse más rato; de
mala
gana decide ir a la iglesia. Entra con Sor
Paciencia)
(Todo queda en silencio unos momentos. La
Superiora queda
sola en el patio. Las primeras luces del
atardecer que, a lo lejos,
bañan el gran anfiteatro de casas,
campanarios y colinas de
Nápoles, y tiñen de rosa el horizonte,
comienzan a extenderse
incluso en el patio. Sobre el cielo y el
mar, desde la amplia
balaustrada de la terraza, se perfila más
claramente la blanca
estatua de San Gennaro, que se pone
completamente roja con la
luz delante. Se crea un escenario lejano,
tierno y poético)
(De repente aparecen en la terraza Sor
Inés,
Sor Cristina, Sor María y Sor Celeste. Todas
están
excitadas, muy agitadas. En cuanto ven a la
Superiora
avanzan hacia ella. Se acercan otras
Hermanas)
SOR
INÉS
¡Madre Superiora!
SOR CRISTINA
¡Madre Superiora!
(La Superiora se levanta rápidamente)
El pequeño de la mujer...
que está ahí... en la iglesia... ¡Ha muerto!
LA SUPERIORA
(Sacudida por la impresión)
¡¿Ha muerto?!...
SOR CRISTINA
Sí... Esta noche...
LA SUPERIORA
(Aturdida, con las manos juntas)
¡Dios mío!...
¡¿Quién se lo dice?!...
SOR CELESTE
¡Yo no!...
SOR MARIA
¡Yo tampoco!
(Doloroso silencio)
SOR CRISTINA
(A la Superiora)
Mire... deje que lo haga yo...
LA SUPERIORA
(Cogiéndole las manos, agradecida,
conmovida)
¡Sí!... Hágalo... ¿Qué le dirá?
SOR CRISTINA
(Indecisa, meditando)
No lo sé...
Pero Dios me ayudará...
(Carmela y Sor Paciencia aparecen en
lo alto de la escalera saliendo de la
iglesia)
LA SUPERIORA
(Viendo a Carmela)
¡Silencio!
(Carmela y Sor Paciencia salen de la
iglesia)
CARMELA
Es verdad, si señor.
¡Estamos aquí en el mundo para sufrir!...
Pero el buen Dios, cuida de nosotros.
Y nos envía, de vez en cuando, alguna
ayuda...
SOR PACIENCIA
Eso también es cierto.
(Han llegado al patio. Sor Cristina avanza
hacia Carmela.
En cuanto comienza el diálogo entre Carmela
y Sor Cristina,
las otras hermanas hacen señal a Sor
Paciencia de que se
acerque a ellas, y le cuentan lo sucedido)
SOR CRISTINA
(A Carmela)
Buena mujer...
¿Se acuerda de mí?...
CARMELA
(Trata de hacer memoria)
Sí... creo... ¡Ah! ¡Sor Cristina!...
¡Sor Cristina!...
SOR CRISTINA
¿Y qué le trae por aquí?
CARMELA
¿Quién?
SOR CRISTINA
Usted.
CARMELA
¿¡Cómo!? ¡Vine a ver a Nino!
SOR CRISTINA
(Fingiendo maravillarse)
¡No se puede!
CARMELA
(Sorprendida, no cree sus palabras)
¡Pero qué dice usted!
¿Por qué?
SOR CRISTINA
Están en la escuela...
CARMELA
(Irritada, gritando)
¿Pero qué escuela, ni escuela?
(Señalando a la Superiora)
¡Pero esa otra ha dicho que sí!
(A la Superiora)
¡Madre Superiora! ¿Y usted qué dice?
LA SUPERIORA
(Confusa, no sabe qué decir)
Pero... la hermana... tiene razón...
CARMELA
(Con las manos juntas)
¡No! ¡No! ¡Hágame esta caridad!
¡No veo a Nino
desde hace más de un año!
He andado casi una milla de carretera...
Llego aquí y me dicen:
(Imitando a la Sor Cristina)
"Está en la escuela ... No se puede..."
(Casi llorando)
¡Esto es una crueldad!
SOR CRISTINA
(Con mucha dulzura)
¡Pero si ha pasado la hora!...
(Se escucha un coro infantil. Son los niños
que van, en fila, a
la iglesia. El canto, que al principio es
lejano, va creciendo poco
a poco. Sor Cristina también lo
escucha. Su rostro se ilumina)
CORO DE NIÑOS
(Lejos)
¡Un canto a la Virgen
hoy eleva cada corazón!
¡Que nos cubra Su manto!
¡Y nos guíe con Su amor!
¡La modesta violeta,
que en las sombras está,
es la imagen sencilla
de Su dulce humildad!...
CARMELA
(Confusa, como en un sueño)
¿Quiénes son?...
SOR CRISTINA
Son los niños...
Es el mes de María...
Traen flores a la iglesia.
Y está... allí... su pequeño...
(El canto se aproxima. Los niños pasan por
la terraza
dirigiéndose a la iglesia. Una hermana los
acompaña.
Carmela quiere acercarse, quiere encontrarse
con ellos.
La Superiora la sujeta y la arrastra casi a
la boca del escenario)
LA SUPERIORA
¡No los distraiga!
¡No se deje ver!...
CARMELA
(Tratando de zafarse de ella)
¡Pero quiero verlo!...
(Gritando)
¡Nino!... ¡Nino!...
(Los niños han entrado en la iglesia)
CARMELA
(A las monjas, muy emocionada)
¿Pero dónde estaba? ¿Dónde estaba? ¡No lo he
visto!
SOR CRISTINA
Ahí... en la primera fila...
CARMELA
(A Sor Paciencia)
Sor Paciencia... ¿Lo has visto?
SOR PACIENCIA
Si, eso me pareció...
(Todas las monjas asienten)
CARMELA
(Rogando, casi esperando que le permita, a
sor Cristina)
¿Y... en la iglesia?...
SOR CRISTINA
(Dulcemente, pero con firmeza)
No.
CARMELA
(A la Superiora, como desconcertada)
¿No puedo entrar?
LA SUPERIORA
(Grave)
No está permitido.
SOR CELESTE
(Cariñosamente, poniendo una mano en su
hombro)
Paciencia...
SOR CRISTINA
(Persuasiva, con afecto)
En otra ocasión...
CARMELA
(Casi a punto de llorar. Se vuelve hacia
una, luego hacia otra)
(A la Superiora)
Madre Superiora...
(A Sor Paciencia)
Hermana... Nina...
(A las demás monjas)
¿Lo han visto? Me tengo que ir...
SOR PACIENCIA
(Tratando de sobreponerse a su emoción)
¡Pero vamos, esto no es nada!...
SOR CRISTINA
(Como antes)
¡En otro momento!...
SOR PACIENCIA
Obedece a la Madre Superiora...
CARMELA
(Resignada, dócil)
Sí.
(A la Superiora)
Madre... obedezco... me voy...
¡Serán mis pecados! Y vamos...
(Sonriendo a Sor Paciencia)
¿También tú me echas?...
SOR PACIENCIA
¡No, Carmela!...
(La abraza)
CARMELA
(Se acerca a la Superiora. Quiere besarle la
mano)
Madre...
LA SUPERIORA
(Conmovida)
¡Oh, no! Abrázame.
(La abraza emocionada)
CARMELA
(Va despacio hacia la portería. A punto
de llegar a la puerta, Carmela se detiene)
Oh, lo olvidé...
(Rebusca en su bolsillo, saca un
paquete que le da a Sor Cristina)
Le había traído un pastel de hojaldre...
(Toca el paquete. Un poco apenada)
Se ha enfriado...
(La Superiora vuelve la cara. Sor Cristina
toma el paquete. Carmela continúa)
Buenos días...
Me voy...
Volveré pronto...
(Ya en la puerta, acompañada de las monjas,
se vuelve.
Mira a la iglesia, y con la yema de los
dedos envía un
beso. Sonríe a Sor Cristina, que está a su
lado, vuelve a
saludar a las monjas con la mirada y con una
sonrisa.
Se escucha el armonio sonando en la iglesia
y el canto
de los niños dentro de ella)
NIÑOS
(Dentro de la iglesia)
¡Un canto a la Virgen
hoy levanta todos los corazones!
¡Que nos cubra Su manto,
¡y nos guíe con Su amor!
CARMELA
¡Es él! ¡Es él!
(Se va)
T E L Ó N
Traducido y digitalizado por
Antonio Fuentes Miranda 2021
|