MARÍA PADILLA

 

Personajes

 

RUIZ DE PADILLA

MARÍA

INÉS

PEDRO

FRANCISCA

LUIS

ALFONSO

BLANCA

Noble castellano

 Hija de don Ruiz

Hija de don Ruiz

Heredero del trono castellano

Aya de María e Inés

Esposo de Inés

Noble castellano

Princesa francesa

Tenor

Soprano

Soprano

Barítono

Mezzosoprano

Tenor

Bajo

Actriz

 

 

La acción se desarrolla en Sevilla, a mediados del siglo XIV.

 

ATTO  PRIMO


(Scudieri, domestici, paggi, ancelle di Padilla, traversano
l'atrio. Altri paggi introducono gentiluomini, congiunti
di Padilla e dame negli appartamenti. Voci lontane che
vengono accostandosi, accompagnate da chitarre e
campestri stromenti. Alcuni gentiluomini ed alcune
dame fermansi ad attendere; dietro loro paggi e scudieri)

Scena Prima


(Atrio di stile moresco nel castello di Padilla.

Gradinate che conducono agli appartamenti.

Nel fondo terrazzo dal quale scorgesi il mare)

CORO
Di queste ridenti pacifiche valli
v'unite, o vassalli, donzelle, pastor;
venite al castello ché giorno è di festa;
bel nodo s'appresta d'imene e d'amor.


(Compariscono i vassalli recando mazzi di fiori,

cestelli ornati di nastri contenenti frutta ed altri
doni. Si avanzano verso la scala, dalla quale
scenderanno, preceduti da paggi e seguiti da
scudieri, Donna Ines e Don Luigi)

Coppia eletta, noi t'offriamo
puro omaggio in questi fior.
Tutto esulta in queste arene
alla festa dell'imene;
voti ardenti al cielo alziamo
che a te gioie alterni amor.

INES
Al vostro puro omaggio,
a que' voti sinceri, oh! come è grato,
fidi vassalli, e gode il nostro core.


(volgendosi con tenerezza a Don Luigi)

Ah! sì; tutto mel dice,
tutto sperar mi fa... Sarò felice.
Eran già create in cielo
le nostr'alme a eguale ardore:
quai due fior' su di uno stelo,
crebber esse per l'amore.
Innocente e cara speme
questo amore lusingò:
or ne torna il cielo insieme,
e nostr'alme consolò.

LUIGI
Sola tu comprender puoi
il supremo mio contento:
questo core, e non l'accento,
palesare a te lo può.

CORO
Giusto, il cielo a tal contento
così fido amor serbò.

INES
Sorridi, o caro sposo,
all'avvenir beato
che vedo a noi serbato
dal cielo e dall'amor.
Di gioie a tanto eccesso
angusto io sento il petto...
Dividi, o mio diletto,
l'ebbrezza del mio cor.

LUIGI
Qual avvenir beato
dal cielo è a noi serbato!
Io tutto già divido
l'ebbrezza del mio cor.

CORO
Sì: un avvenir beato
dal cielo è a voi serbato!
E dividiam l'ebbrezza,
sposi, de' vostri cor.

LUIGI
Ad affrettar vo il sacro rito.
Vedi amici e congiunti.
Il cugin nostro Alfonso
condurrà dalla caccia il favorito
del prence, Mendez... ospite gradito
altre fiate fra noi.

INES
Ci onora. Ah! pochi
istanti ancor...

LUIGI
Poi mia!


(le baciala mano, quindi parte col seguito)

INES
Per sempre... e così fia
compita appieno allora
la mia felicità.


(vedendo Maria che viene dal fondo le muove incontro)

Scena Seconda


(Donna Maria e detta)

INES
Diletta suora!


(abbracciandola)

MARIA
Abbracciami qui... senti:


(portandosi la mano d'Ines al petto)

come il tuo balza questo core. Intesi
que' concetti, que' voti: giubilava
alla tua gioia; assorta io, là, pensava
al mio sogno diletto.


(con esaltazione)

Ei mi promise un trono.

INES
E tu vi pensi ancora?

MARIA
Ei mi persegue ognora
qual cenno del destino... e ne accarezzo
con voluttà il pensiero... Odi: un amore
cinto di regal serto, me, dall'ara
al suo trono guidava.
Quai dolci sguardi mi volgea! Tremava
la sua nella mia mano... Era il sentiero
tutto sparso di fiori;
echeggiavan melodiosi cori;
delle araldiche trombe


(con entusiasmo crescente)

allo squillar; del popol, della corte
fra i plausi, fra gli evviva
il mio nome s'udiva...
Salutata regina...
Regina!


(col tuono e l'atto della compiacenza e del trionfo)

INES
Regina ? Tu deliri!


(suono di caccia lontano)

Oh!Senti... senti!
Della caccia i segnali. Arriveranno
Alfonso e Mendez.

MARIA
(colpita)
Mendez!


(commossa)

Qual turbamento è il mio!

INES
(marcata)
Quel Mendez t'ama.

MARIA
Ah suora!.. E l'amo anch'io.
Ah! non sai quale incanto si cela
in quel giovin sì altero e sì vago;
veggo in esso parlante l'imago
dell'amor che a me in sogno s'offrì.
Ha uno sguardo... un sì dolce sorriso...
Che al destino il mio cor s'abbandona.
Egli cinto non è di corona,
ma par nato per cingerla un dì.

INES
Tu deliri d'orgoglio, d'amore,
e ti rendi infelice così.

Scena Terza


(Francisca e dette; poi Don Pedro, Don Alfonso
di Pardo accompagnati da Don Luigi con seguito
di scudieri, ecc)

FRANCISCA
Don Alfonso di Pardo e il conte Mendez
nel castello inoltrano. Don Luigi
ad accoglierli mosse.

INES
Maria!..

MARIA
Sorella! Come il cor si scosse!

FRANCISCA
Eccoli.

ALFONSO
Al vostro fortunato imene
giulivo accorro, o dolci miei congiunti;
e Mendez pur...

PEDRO
Sì! anch'io
vengo i voti ad unir a quei del mio
fido Alfonso, o bell'Ines... ed a voi...
adorabil Maria... Quanto anelavo
questo istante... Ah! volava già il mio core
della gioia al soggiorno e dell'amore.
Lieto fra voi ritorno,
vostri piacer divido,
e al bel pensier sorrido
di consolato amor.
Di meritata gioia
il vostro core è pieno...
Ah sì! per me sereno
brilla tal giorno ancor.

INES, MARIA, LUIGI
È il nostro cor felice
in così lieto giorno:
possa ogni cosa intorno
far voi felice ancor.

ALFONSO, FRANCISCA
Consoli sì bel giorno
d'ogni alma i voti ardenti...
S'affrettino i momenti
sperati dall'amor.

PEDRO
Ah si! qual voce d'angelo
che segna il mio contento,
mi scese al cor l'accento
che gioia mi annunziò.
Un solo è il voto mio:


(guardando teneramente Maria)

celeste ben desio...
Allora il più felice
d'ogni mortal sarò.

LUIGI
Or al tempio moviam diletti amici.

ALFONSO
Mai con più lieti auspici
nodo si strinse.

INES
E più lieti se all'ara
col nostro gentil ospite, o sorella,


(additando Don Pedro)

pronuba m'accompagni.

PEDRO
Di sì bella
sorte appagato, altero io sono.

MARIA
Io l'amo
tanto e felice la mia suora io bramo.

PEDRO
(cautamente)
E anch'io v'adoro, o cara
Maria: sperar mi lice?...

LUIGI
All'ara!

MARIA
(marcata a Don Pedro)
All'ara!


(Tutti s'avviano. Odesi dopo breve

momento il seguente Coro di dentro)

CORO
O coppia diletta, benigna, deh! accetta
i voti, l'omaggio di fé, di candor.
Il ciel di chi t'ama secondi la brama:
di gioie costanti rallegri il tuo cor.

Scena Quarta

(Stanza nell'appartamento di donna Maria. Porte

laterali. Una finestra aperta nel fondo. Tavolino
alla destra con occorrente per iscrivere, qualche
libro ed un astuccio d'ebano con fregi d'oro. Un
paggio depone una lucerna accesa e si ritira.
Poi donna Maria, finalmente Francisca. Cessano

i concenti che udivansi di lontano; e tutto intorno
è silenzio e tranquillità)

MARIA
Diletta suora! Ella è felice, e vede
pinto di rose l'avvenire... e il mio?
E quel Mendez? Qual Dio,
o propizio, o fatal, qui lo condusse?
Qual dai suoi modi appar denso mistero.

FRANCISCA
(entrando agitatissima)
Ah! signora.

MARIA
Francisca!

FRANCISCA
Ohimè! nefando
tradimento!.. Celatevi, rapirvi
pel verone si tenta. Il guardiano
del castel fu sedotto
dall'oro o dal timore!
Fra l'ombre io tutto intesi.

MARIA
(con ansia)
E il rapitore?

FRANCISCA
Tremo in nomarlo. È Don Pedro.

MARIA
(colpita)
Chi?

FRANCISCA
Il figlio del re.

MARIA
Del re!

FRANCISCA
Sì! sotto il nome ascoso di quel Mendez...

MARIA
(vivamente)
Ah!.. Mendez... ei... la gioia
de' miei sogni! E destino
fia dunque?


(penosa ed agitata)

FRANCISCA
Nel giardino


(ritirandosi dalla finestra alla quale spiava)


d'incerti passi odo rumor.

MARIA
(deliberata)
Va: taci.

FRANCISCA
(con inquietudine)
E sola?

MARIA
Qual mai t'agita timore?


(levando dall'astuccio un pugnale

e traendolo animosamente)

Ho meco un ferro, e de' Padilla il core.

Ad un cenno Francisca parte.

Scena Quinta


(Donna Maria e Don Pedro)

MARIA
(dopo aver ascoltato alla finestra)
Ecco!.. lanciare le corde!


(collocasi presso il tavolino)


Si ascende?

PEDRO
(comparisce al di fuori della finestra,

la sormonta e balza nella stanza)
Eccomi alfine nel cielo a cui sospiro.

MARIA
Don Pedro di Castiglia!

PEDRO
(trovandosi innanzi a Donna Maria fiera nell'aspetto
e col pugnale alzato, rimane colpito ed immobile)
Oh ciel!.. che miro!

(sommessamente e volendo accostarsele)

Oh Maria!

MARIA
Non un sol passo!

PEDRO
Quel pugnal?

MARIA
Difende onore.

PEDRO
Non temete... perdonate all'amore...

MARIA
(con disprezzo)
Oh!.. quale amor?

Core innocente e giovane
contaminar credesti;
come il tuo nome, infingere
ardente amor sapesti;
e poi lasciar la vittima
fra lagrime al rossor.
Ma l'innocenza ha un angelo
che veglia ognor su lei!
Degno d'amor credendoti,
amata io ben t'avrei;
or che la benda squarciasi
t'odia e ti spregia il cor.

PEDRO
Ah! no, mio ben, non credere
a un innocente errore,
l'inganno, ah! tu perdonami,
finsi per troppo amore!
Quale di Mendez tenero
tale del prence è il cor.
Placati omai, bell'angelo
serena i mesti rai!
Tu sempre il dolce, l'unico
affetto mio sarai...
Vita ridona a un misero:
vivi per lui d'amor.

MARIA
(con affanno)
Oh! mio padre! Tu lontano
quando l'onta mia saprai,
tu vendetta ne vorrai!..


(con esaltazione crescente)

E il tuo sangue forse... Oh Dio!
Quel di lui che indegno... ah! il mio,
prima il mio si versi...

(per uccidersi)

PEDRO
(scosso trattenendole con amore il braccio)
Arresta, sposa mia.

MARIA
(colpita)

Ah!

PEDRO
(colla massima tenerezza)
Vivi per me.

MARIA
Io!.. tua sposa!


(fìssandolo)

PEDRO
(con dignità)
Il giuro.

MARIA
E a Dio
dunque giuralo, su questo
simbol sacro a nostra fé.


(offrendogli allo sguardo il pugnale
e segnandone l'impugnatura a forma di croce)

PEDRO
Sì lo giuro a Dio!


(scoprendosi il capo)

MARIA
(col tuono e l'atto della compiacenza e del trionfo fra sè)
Qual gioia!

PEDRO
E’già l'alba: Don Alfonso
là n'attende.

Vieni...

(prendendola per la mano)

MARIA
(come sopra)
(Al trono!)

MARIA, PEDRO
A te, caro m'abbandono/A me o cara, t’abbandona
sempre ah! sempre mio/mia tu sei,
si compì de' voti miei
il più tenero e fedel.
Ah! felice troppo io sono:
è delirio il mio contento.
Sì, rapito è tal momento
ad un'estasi del ciel.

PEDRO
Ma se tu... se il re... Maria...


(guardandola inquieto)

MARIA
Che mai t'agita?

PEDRO
Non sia or palese il nostro imene...
Vonno impormi altre catene.

MARIA
Ma tu mio...

PEDRO
Sì! E la tua fama?

MARIA
Vedi quanto Maria t'ama...


(dopo breve titubanza)

Tu per me sei l'universo,
fama e onor t'immolerò.

(gettandosi nelle di lui braccia)

MARIA e PEDRO
A te, caro m'abbandono/A me o cara, t’abbandona
sempre ah! sempre mio/mia tu sei,
Si compì de' voti miei
il più tenero e fedel.
Ah! felice troppo io sono:
è delirio il mio contento.
Sì, rapito è tal momento
ad un'estasi del ciel. 



ATTO  SECONDO


(Sala in un palazzo di Siviglia, dono di Don Pedro ora
divenuto re, a Donna Padilla. Spirano ovunque l'eleganza
e la ricchezza. Dal fondo veggonsi i vaghi giardini, ne'
quali Donna Maria dà splendida festa a Don Pedro.
Lateralmente si comunica agli appartamenti.

Scena Prima


(Gentiluomini e dame in variati sfarzosi

costumi che arrivano ammirando)

CORO
Nella reggia dell'amore
nel soggiorno del piacer,
al cantar del trovatore
fate plauso, o cavalier.
La Padilla celebrate:
ella è l'astro di beltà;
ma più l'alma n'esaltate
sempre vôlta alla pietà...
Alla Spagna in civil guerra
ella pace ridonò:
ella è un angelo che in terra
Dio pei miseri inviò.

A PARTI
Ma nemici, e pur tanti a lei sono
che le accresce il fulgore del trono!
La regina... il ministro geloso,
offron segni d'un fremito ascoso.

DONNE
Dalla Senna, regal fidanzata,
Bianca è già ver Castiglia avviata...
Indeciso Don Pedro tuttora
di Padilla sol pensa all'amor.

TUTTI
Per lei sola ritarda quell'ora
che promette alla patria splendor.

CORO I
Tremi!.. guai!..

CORO II
Deh! silenzio in suo tetto.

TUTTI
Il dispetto freniamo nel cor.


(con sdegno fra loro)

Un'altera d'orgoglio pasciuta
dunque al trono di Pedro s'avvia?
Una donna, che appena potria
de' piè nostri la polve baciar?
Guai se Pedro la mente non muta:
se quest'onta sul capo gli gravi!
Se calpesta la gloria degli avi,
se deturpa lo scettro e l'altar!


(si separano e riprendono festosamente)

Nella reggia dell'amore,
nel soggiorno del piacer,
al cantar del trovatore
fate plauso, o cavalier.

(Sperdonsi per varie parti)

Scena Seconda


(Il Duca e Don Ruiz da una porta a sinistra)

RUIZ
Quale, dopo tant'anni,
o duca mi rivedi! Sconosciuto...
Nel mistero qui inoltro. S'è eclissato
il sole dei Padilla... è lacerato
il cuor di padre da una serpe orrenda.

(cupamente)

Tacita, inseparabile una larva
m'angoscia i dì,

le notti mi funesta...
l'idea dell'onta mia, di quell'iniqua,
che fremo di nomar!
La prediletta,


(con tenerezza)

la delizia colei del genitore!..

(con impeto)

Perfidia!.. ed or l'eterno mio rossore!
Il sentiero di mia vita
sparso il cielo avea di fiori;
mi cingeva il crin d'allori,
ero amato dal mio re.
E il suo nuovo successore
mi rapisce e figlia e onore!..
Questa, amico, è la mercede
che si dona alla mia fé.

DUCA
Ti compiango!


(fra sè)

Più s'irriti!

(forte)

vedi... ammira la sua reggia!

RUIZ
Reggia odiata!

DUCA
Ella festeggia Pedro amante...

RUIZ
Oh! taci, taci!..
gronda sangue questo cor.
Ma una gioia ancor mi resta...
È l'estremo mio sorriso.
Fra i piaceri di loro festa
mia vendetta io compirò.
Sull'indegno seduttore
l'onta mia rovescerò;
quell'infida nel rossore
a' miei piè cader vedrò.

(Partono verso i giardini)

Scena Terza


(Donna Maria in ricco e sfarzoso costume: le cinge
la fronte uno splendido fregio a forma di diadema.
Una collana di perle col ritratto di Don Pedro le scende
sul petto. Ella conduce Donna Ines modestamente
abbigliata)

MARIA
Ines!.. mia dolce suora!..

Qui, lontane da una folla importuna.
E il tuo consorte?

INES
Ei s'arrestò alle porte
di tua reggia... Non osa. Tu lo sai
che sua vita è in periglio, dacché uccise
l'indegno don Alfonso,
complice reo di quel Mendez. Don Pedro
giurò vendetta dello spento amico.

MARIA
Il re gli perdonò.

INES
Come!

MARIA
Il tuo sposo succede

al capitano delle guardie reali.

INES
Ognor la mia
Generosa Maria!

MARIA
Dimmi... ah! Non oso...
E mio padre?

INES
Compreso
nel perdon che ottenesti
a' reali parenti ch'ei seguia
nella rivolta, ritornò.

MARIA
Parlasti a lui di me?

INES
Parlai: piansi... ma!...

MARIA
Oh Dio!
t'intendo. Padre mio!
Sei vendicato già.

INES
Maria!.. che veggo!
Una lagrima!

MARIA
E quante,
sola, non confortata, io ne versai!

INES
Tu sei dunque infelice?

MARIA
Nell'ambìto
splendore d'una corte,
in braccio dell'amore... ho in cor la morte!
A figlia incauta di reo trascorso
il cielo vindice manda il rimorso,
e la memoria di suo candor.

INES
Tu la delizia del padre allor!

MARIA
Quel padre in lagrime a me s'affaccia:
d'onta nel fremito ei mi minaccia...
Par che una folgore m'annienti allor.
Ah! troppo costami un cieco amor!

INES
Oh! trista e misera è ben tua sorte!
Bagni di lagrime vili ritorte,
che non puoi sciogliere, e baci ognor.

MARIA
(facendo forza a se stessa)
Toglimi a estrema orribil tema.
Di': nel furore di sua vendetta
dal genitore... fui... maledetta?

INES
In suo trasporto all'anatema
scioglieva il labbro... io lo baciai...
Proruppe in pianto... io lo calmai...

MARIA
Ah!.. grazie, o Dio consolator!


(con espressione di gioia)

Il suo perdono io spero ancor.

INES
Ah!.. grazie, o Dio consolator!
Che a noi la renda io spero ancor.

MARIA
(deliberata)
Ines, vederlo...

INES
E vuoi?...

MARIA
Prostrarmi a' piedi suoi.

INES
Fia vero? E quando?

MARIA
Attendimi.
Dopo la festa!..

INES
Ah sì!..

INES e MARIA
Di pace a noi bell'iride
brilli dal ciel sereno:
conforti omai quest'anima
da lungo sospirar.
Di pure gioie ai palpiti
ritorni il cor nel seno,
e il ciel vorrà sorriderci,
e i voti secondar.

Suono di trombe di dentro.

INES
Qual suon?

MARIA
T'accheta: annunziano
le trombe il re...

INES
Maria!

MARIA
Non dubitare, abbracciami:
fissa è la sorte mia...

INES
Degna di noi, di te?

MARIA
Voliam del padre al piè.

MARIA e INES
Di pace a noi bell'iride
brilli dal ciel sereno:
conforti omai quest'anima
da lungo sospirar.
Di pure gioie, ai palpiti
ritorni il cor nel seno;
e il ciel vorrà sorriderci,
e i voti secondar.

(Partono)

Scena Quarta


(Don Pedro, il Duca, gentiluomini, paggi e guardie)

PEDRO
Alla regina madre, o duca rispondete che
domani a lei mi recherò.

DUCA
Nuovi son giunti messi di Francia.

PEDRO
E quanto importuni!

Li udremo: andate intanto, e riedete.

(il Duca parte)

O Maria!

(avviandosi)

Mi richiami alla gioia.

Scena Quinta


(Don Ruiz, Don Pedro e gentiluomini)

RUIZ
(dal fondo, fra sè)
Egli là fia

GENTILUOMINI
Ma chi s'inoltra?...

Vecchio ignoto...
Altero agli atti.

RUIZ
Cavalieri,
in questa giovin corte
giungo stranier: desio
vedere il re.

GENTILUOMINI
T'avanza.

RUIZ
E qual?

PEDRO
Son io!

RUIZ
Voi, don Pedro? Il re voi?

PEDRO
Che bramate?
A che in me così il guardo fissate?

RUIZ
(con fiera ironia)
Io lo vedo alla fin quest'augusto...

degno figlio d'Alfonso il re giusto!
Degli oppressi ecco il forte sostegno,
la speranza, l'orgoglio del regno.
Se d'un Dio sulla terra è l'imago,
vendicarmi egli deve e lo può.

GENTILUOMINI

(sottovoce)
Quali accenti!

PEDRO
Don Pedro sa come
si punisca... Chi siete?... Qual nome?

RUIZ
Il mio nome?... Più nome non ho.

PEDRO
Qual parlar!

RUIZ
Ma so il vostro, e poss'io
rammentarvelo, o re.

PEDRO
Il nome mio?
In Castiglia v'ha un sol che l'ignori?
Il mio nome è flagello dei mori.
Chiedi all'orbe, e di Pedro il valore
udrai l'orbe stupito narrar.
Solo i vili, cui sono terrore,
me crudele fra i regi nomár.

RUIZ
Pure il nome che solo vi spetta
tal non è.

PEDRO
Qual fia dunque? Parlate.

RUIZ
Vile, infame!

PEDRO
E tant'osi?...

GENTILUOMINI
Vendetta!


(cavando le spade ed avventandosi)

RUIZ
Oh! qual nobil furor!.. Vi calmate:
tante braccia a scavare una tomba?
Sono inerme, alti prodi... mirate.
La mia spada alle soglie deposi...

PEDRO
E qui osasti?...

RUIZ
E più ancora oserò.
Dell'oltraggio la macchia nefanda,
vuol che il sangue d'un vile si spanda.
Re!.. se hai cuore... una gelida mano
t'offre il guanto.


(gettandogli il guanto sul petto)

PEDRO
Una spada!

GENTILUOMINI
S'uccida!

RUIZ
Oh, mia gioia!

PEDRO
Vendetta farò.
Sovra il vil che m'ha insultato
tutto irrompa il mio furore.
Il mio brando nel suo core
colpi a colpi addoppierà.
Ti vedrò cader spirante,
né placarmi tu potrai,
senza prece e tomba, errante
il tuo cenere n'andrà.

RUIZ
Allorché dal ciel guidato
il mio brando punitore,
nel ferir quell'empio cuore
la sua rabbia spegnerà,
solo allor dirò il mio nome:
nell'udirlo agghiaccerai!
Sulle fulgide tue chiome
onta eterna allor cadrà.

GENTILUOMINI
(a Don Pedro)
La tua vita è sacra al regno.
Noi punir saprem l'indegno;
ei morrà...

RUIZ
Ma non inulto!


(poi volgendosi a Don Pedro)

lava or tu, se il puoi, l'insulto.

PEDRO
Sciagurato! Sien le verghe
il supplizio del demente.

RUIZ
Vile! un ferro tu paventi?
Date un ferro... un ferro...

PEDRO
Olà.

(Avanzano le guardie)

RUIZ
E la folgore del cielo
te primiero non colpisce,
ed ancora non punisce
de' regnanti il disonor?
Va, quest'anima è maggiore
di una barbara vendetta,
fia tua vita maledetta
nell'infamia, nel rossor.

PEDRO
L'ira già d'un rege offeso
in te piomba e ti colpisce
sempre il cielo ai re s'unisce
contro ai vili traditor.
Sol per piangere vivrai
sovra l'onta che t'aspetta;
tu vorrai dal ciel vendetta,
ma fia sordo il cielo allor.

(Don Ruiz è trascinato dai soldati)

Scena Sesta


(Don Pedro, gentiluomini, dame, cavalieri,
indi Donna Maria, Donna Ines, poi il duca)

CORO
Vada, soffra, quel protervo,
degna pena a tanto ardire.

PEDRO
De' piaceri che ha turbato
ora tornisi a gioire.


(osservando)

CORO
Della festa la regina ecco a noi...

PEDRO
(incontrandola)
Maria!

MARIA
Mio sire!
Odo pianto, grida intorno...
Chi funesta un sì bel giorno?
A quei mesti lunghi gemiti
agghiacciarmi intesi il cor.
Grazia chiedo.

PEDRO
Un veglio altero,
sconosciuto... tu non sai...

MARIA
Ve ne prego.

DUCA
(movendo verso Maria)
Tardi omai,

figlia incauta, per tuo padre
la pietà ti scende in cor.

MARIA
Padre?

INES
Padre!..

MARIA e INES
Che mai dice?

DUCA
Egli è vittima infelice
di supplizio infame e rio.

MARIA
Oh, mio padre!

INES
Oh, padre mio!

PEDRO

(Fra sè)
Che mai feci in mio furor!

MARIA
Ma le luci al suolo hai fisse...
Dunque il vero il vero ei disse?

PEDRO
Nol conobbi e di sfidarmi
stolto ardiva...

MARIA
E l'odo ancor?
Ah! scatena sul mio capo,
giusto Dio, la tua vendetta:
a me sola, a me s'aspetta
tanta infamia e tanto orror.
Più perdon da un padre oppresso,
più mercé sperar non lice...
Già la figlia ei maledice,
ah!.. ch'io moro di dolor.

INES
Maledetto sia quel giorno
che ti vide, e a te cedea.
Obbliava, per te rea,
cielo, fama e genitor.
Io vendetta invoco a Dio
del suo pianto, del mio duolo.
Sien tuoi giorni un giorno solo
di rimorso e di terror.

PEDRO
Calma, oh! calma que' trasporti,
m'acciecava estremo sdegno:
il tuo padre del mio regno
fia che torni ai primi onor.
E mentr'io gl'insulti oblio,
tu dimentica il furor;
pagherei col sangue mio
questo istante di dolor.

DUCA

(fra sè)
Fosco già tramonta il giorno
de' piaceri, della festa;
e vicenda sì funesta
presentito aveva il cor.
Per lei vedo giunta l'ora
dell'estremo suo rossor.
Fra l'orror che regna intorno
trionfare spero ancor.

CORO
Fosco già tramonta il giorno
de' piaceri, della festa;
a vicenda sì funesta
ansio pende incerto il cor.


(seguono sempre di dentro festivi suoni)

Là concenti, gioia ancora:
qui vendetta impreca amor.
Qual s'addensa nembo intorno
di sciagura e di terror!

PEDRO
M'odi!

MARIA
Lasciami!

PEDRO
Tuo padre!

MARIA
(con fermezza)
Tu lo nomi?

INES
Vieni.

MARIA
Sì.


(si spoglia con dispetto delle gemme e degli
ornamenti gettandoli a'piedi di Don Pedro)

Ite al suolo, infausti doni
dell'amore d'un tiranno:
rie memorie a me d'affanno,
pegni vili di rossor.
Io ti fuggo, o rio soggiorno
dell'infamia del terror.


(a Don Pedro)

Maledetto sia quel giorno
che per te m'accese amor.

INES
(a Maria)
Meco vieni, o sventurata:
l'egro padre assisteremo:
nostre lagrime uniremo
a conforto del suo cor.
Fuggi, ah! fuggi dal soggiorno
dell'infamia e del terror.
Maledetto sia quel giorno.

(a Don Pedro)

Che per te l'accese amor.

(Maria e Donna Ines traversano la folla e fuggono:
Don Pedro resta concentrato: il duca l'osserva. Il
Coro rimane in gruppi analoghi)




ATTO  TERZO


(Modesto appartamento di Don Luigi d'Aguilar.

Due porte laterali. Un tavolino con recapito da
scrivere, libri, carte, ecc. Sedie)

Scena Prima


(Donna Maria semplicemente vestita avanza

timidamente e triste fermasi in atto d'ascolto
presso una porta. Poi Donna Ines e Don Luigi)

MARIA
È quiete profonda,
forse ei riposa ancora...
Povero padre mio!
E scorda intanto i suoi dolor? Non io
istante di riposo
giungo a trovar... e il merito? Non oso
colà innoltrar... Ines!.. Ebben?...

INES
Lo stesso.
Dal furibondo e lagrimoso accesso
che minacciò rapircelo ei rinvenne,
dopo lungo sopor, calmato appieno.
Il suo viso è sereno.

MARIA
(con effusione)
Grazie, pietoso Iddio!

LUIGI
Ma un solo accento ancora
non ha profferto da tre giorni.

MARIA
E pensi
che s'io mi presentassi... a' piedi suoi
pentita, fra le lagrime... feroce
ei mi sarebbe?...


(odesi dalla stanza a destra la voce di Don Ruiz)

RUIZ
(di dentro e triste)
O figlia!

MARIA
(con grido represso)
Ah! la sua voce... L'udiste?...

INES
E col tuo nome agli accenti l'ha sciolta.

MARIA
Col mio! Lo credi?

RUIZ
(come sopra)
Ove sei... figlia?

INES
(a Donna Maria che vorrebbe parlare)
Ascolta.

RUIZ
(come sopra)
Sento ad ogn'ora estinguersi
la vita mia dolente;
fa' che una volta stringere,
figlia, ti possa al cor.
D'un bacio tuo confortisi
il genitor morente,
e in pace spiri l'anima
che visse nel dolor.

MARIA, INES
Per/te me lamenta il misero!
Ei mi/ti perdona e chiama;
le sue ginocchia stringere
potrò/potrai... l'odi!.. ancor m’ama/t’ama...

MARIA, INES e LUIGI
Ah no!.. per noi déi vivere,
padre... e felice ancor.

MARIA
Tace.

LUIGI
(osservando verso la stanza)
Si scosse!

INES
A questa parte ei muove.

MARIA
Oh, come tremo!..

INES
Vuoi che teco io resti?

MARIA
No; sola mi lasciate.
In tal punto solenne che decide
per sempre il destin mio,
fra il padre e me non deve star che Iddio.

Don Luigi e Donna Ines s'allontanano.

Scena Seconda


(Don Ruiz in lunga veste stretta

ai fianchi, avanza lentamente colla
testa curva sul petto, e Donna Maria)

MARIA
Su quella fronte dal dolor chinata,
nelle pupille sue torbide, meste,
minacciosa vegg'io l'ira celeste...


(si prostra ai piedi di Don Ruiz)

RUIZ
A' piedi miei?... V'alzate. Che volete?

MARIA
Perdono.

RUIZ
(fissandola)
Voi?

MARIA
Quale mi credete, io rea non sono.

RUIZ
(dopo averla fissata)
Chi ti parlò di verghe?...

Che?... Battuto!..

(dopo averla fissata)

Io?... Non è ver.

MARIA
(alzandosi e guardandolo con sorpresa e terrore)
Che ascolto!.. Quale sguardo!
Padre!..

RUIZ
Prence codardo!
In tal modo ti vendichi? Vuoi sangue?
Vieni, te l'offro.

MARIA
(dopo averlo esaminato. Con angoscia)
Oh ciel!

RUIZ
Timor ti prende?

MARIA
Padre! Son io.

RUIZ
T'avanza!

MARIA
(sconfortata)
Non m'intende.

RUIZ
(sorridendo)
Oh gioia!.. a vil timore
il coraggio succede.
Squillin le trombe.

Cavalieri; a voi, o giudici del campo:
è Dio con noi.

MARIA
Misero!

RUIZ
Ah! Chi m'afferra? Indietro?... aita!..


(cade su di una sedia)

MARIA
(desolata)
E fia dunque smarrita
per sempre sua ragion?... Oh! fa, gran Dio,
che un lampo di tua luce a lui sorrida;
mi riconosca ancora e poi m'uccida.
Padre, padre... oh, rio dolore!
Ravvisate vostra figlia.
Deh! calmate quel furore,
serenate omai le ciglia;
si riapra il vostro core
alla voce sua gemente...
Vendicatevi, uccidetela...
Ma la misera è innocente.
Sopportò l'obbrobrio, è vero,
ma giurato avea un mistero.
All'amor cedé il cor mio,
ma fedel restò all'onor.
Sì lo giuro innanzi a Dio,
di voi degna io sono ancor.

RUIZ
(fissandola)
Com'è bella! Il sai?... si bella

era un dì mia figlia anch'ella.
Tale il guardo... sin la voce
cosi dolce! La ricordo
allorché in soave accordo,
sul liuto armonioso,
mi cantava l'amoroso
d'Andalusia pescator.

MARIA
(animandosi)
Padre!..

RUIZ
Attendi... eccolo... senti.

(come volendo ricordarsi una canzone)

"Della sera la brezza leggera
spira, o Rita: m'invita sull'onda...
a me pensa... "

(si confonde)

MARIA
Ciel! ciel! s'io potessi!..

(con voce commossa)

"A me pensa e un sospir dalla sponda
uno sguardo a me volgi d'amor..."

RUIZ
Sì; così... prosegui...

MARIA
(sforzandosi e singhiozzando)
Ohimè!
"Di là, o cara, udrai tenera l'eco..."

(soffocata dalle lagrime non può seguire)

Scoppia il cor.

RUIZ
Piangi? perché?

(guardandosi)

Ah! se ti restan lagrime,
misera appien non sei:
ed io che vorrei piangere,
le mie s'inaridir.
Sappi... arrossisco in dirtelo,
io l'amo ognor colei...
Ah! questo amor... delirio...
Perdonami gran Dio!
Più amarla non degg'io
se l'ho da maledir.

MARIA
Amare son le lagrime
serbate a' figli rei.
E mai qual basti, piangere
potrò sul mio fallir.
Sempre a me caro, credilo,
or più che mai lo sei.


(Fra sè)

E di quel suo delirio
la rea cagion son io...

(Forte)

M'uccidi, o padre mio,
ma non mi maledir.
Prova si tenti estrema.
Leggete questo scritto:


(levando dal seno un

foglio ed offrendoglielo)

prova leal vi sia
dell'innocenza mia.
Lo so che in palesarvelo
tradisco un sacro giuro...
ma questo mio spergiuro
vi possa almen calmar.

RUIZ
Che foglio è quello?

MARIA
Udite:


(spiega il foglio e lo legge)

"Attesto avanti Iddio
che giurai la mia fede all'onorata
donna Maria Padilla,
mia consorte legittima! "
Segnato qui, vedetelo...
"Don Pedro di Castiglia"

RUIZ
Don Pedro hai pronunziato?


(colpito e con impeto)

Don Pedro!

MARIA
(porgendogli il foglio)
Eccolo.

RUIZ
(raccogliendo con fierezza fra le mani)
Ah! come...
E foglio e cifra e nome...


(lacerandolo)

MARIA
Ah! padre, no...

RUIZ
Vorrei scempio qui far del perfido.

MARIA
(disperatamente)
Le prove, i dritti miei!..

RUIZ
Lascia!.. Ogni rea memoria
d'amor, d'inganni e infamie
distruggasi così.


(spargendone i pezzi e calpestandoli)

MARIA
Cielo!

RUIZ
Contento or sono.

MARIA
Ah padre!..

RUIZ
Che volete?
Che fate voi costì?

MARIA
Uno sguardo... un detto ancora!...
Per pietà non mi scacciate.
Vostra figlia che v'implora,
che v'assista, deh! lasciate.
Se non calmo il vostro duolo
voglio almen con voi morir.
La pentita all'ora estrema
vorrà il cielo benedir.

RUIZ
Ite omai: non vi conosco...
La mia mente si smarrisce.
M'arde il core... il ciglio è fosco...
Tutto omai per me finisce...
Oh! lasciatemi qui solo:
solo io voglio qui morir.
No, non tema all'ora estrema
non sa un padre maledir.

Odonsi improvvisamente di

dentro grida e suoni festosi)

CORO
(didentro)
Viva Bianca! di Francia l'onore,
che Don Pedro a sua sposa innalzò!

MARIA
Che mai sento?... Quai grida?... Oh, furore!
Bianca sposa?... e soffrirlo dovrò?
Vieni, o padre, non scacciarmi:
questa è l'ultima preghiera.
Il mio pianto ti disarmi
ed avrai vendetta intera.
La tua figlia, no, non trema
all'aspetto del morir.
La pentita all'ora estrema
vorrà il cielo benedir.

RUIZ
Mi lasciate... all'ora estrema
io son tratto dal soffrir.


(Donna Maria trascina seco a forza Don

Ruiz che cerca invano sciogliersi da lei)

Scena Terza


(Francisca sola)

FRANCISCA
Che avvenne mai?... Che fia?...
Qual fuor di sé, Donna Maria traggea
seco il padre; la suora, ed il consorte
cercavan trattenerla. Me seguite
(Ella disse) alla reggia... alla vendetta.
Incerti, tristi, al par di me, tremanti
essi l'hanno seguita.
Ah! forse è già vicino
a compiersi il funesto suo destino.

(Parte)

Scena Quarta

(Luogo interno del palazzo reale, parato per
l'incoronazione della regina. Due gradinate laterali vi
danno ingresso. Guardie reali disposte intorno. Trono.
Dalle gradinate a destra procede la banda reale, le
guardie, gli araldi, gentiluomini, deputati, grandi della
Castiglia e di Leone, tutti in grande costume. Il
presidente ed il maresciallo di Castiglia ciascuno
portando ricco cuscino: su di uno è la corona, sull'altro
lo scettro. Il Duca in gran costume, poi in mezzo a vari
grandi Don Pedro in abito reale, seguito da paggi,
scudieri e guardie)


CORO
Come rosa che s'apre al mattino,
è simile la sposa gentile,
qual lo sposo non v'ha cavaliero
più prestante nel ludo guerriero.
Sfavillante del nuovo destino
plaude il regno alla coppia regal.

PEDRO
(Fra sè)
Ora fatal, giungesti. Io che di lei
vendicarmi credei...
E l'amo or più che mai!
E il foglio che quel giorno io le segnai!..
Io gliel dovea. Rapito
in ebbrezza ineffabile, premiava
giusto allora il mio core
la fé più bella, il più sublime amore.
Ah! quello fu per me
di paradiso un dì;
un'anima non v'è
che sappia amar così.
Io la rammento allor
che a me s'abbandonò...
che tutto m'immolò:
fama, dovere, onor.
Più non verrà per me
d'amor, di gioie il dì.
Un'anima non v'è
che sappia amar così.
E l'ho tradita... cielo!.. e s'ella osasse
disperata?... e ad un'altra adesso...

Squillo di trombe.

DUCA
Sire, col suo real corteo
la regina s'avanza.

PEDRO
(superando l'interna agitazione che lo governa)
Ricevasi.

DUCA

(Para sí)
Io trionfo

PEDRO
(Para sí)

Alma, costanza.

CORO
Vedi, la regina s'avanza!
Il suo corteggio savanza...
Questa nobil figlia di Francia
S'è portata, portata la pace.
Sì, la nobil figlia di Francia
S'è portata la pace con lei.

PEDRO
Crudel! venuta! Mio dolore.
Sì! All'altra sposo divenir.

CORO
Basta guerra si, basta tema,
Di cielo l'ira calma già.
Un imene giammai più sacro di
Due sposi uniti sarà...

PEDRO
Ah, cor mio! Cessa il tuo pianto,
L’accoglienza sia degna d'un re
Lasciar Maria, sempre adorata,
Ah, patria mia, sorte fatai!
Il ciel mi dona invan un trono.
La Spagna aspetta mia morte ognor!
Lasciar Maria, sempre adorata,
Ah, patria mia, sorte fatal!

CORO
Squilla la tromba! Vieni, oh re!
Accorri tosto giurar tua fè!

PEDRO
Fatai dovere mi fa tacere:
II mondo intero mi guarderà.
Lasciar Maria, sempre adorata!
Ah! patria mia! Sorte fatai!
Ah, sì, la vita me fu rapita
Almen poss io morir da re...

(Dalla gradinata a sinistra, scenderanno le guardie
reali, i paggi e scudieri reali coi gentiluomini di corte;
indi i paggi, scudieri, gentiluomini e dame francesi e
castigliane, fra le quali avanzasi Bianca di Francia in
abito reale presa a mano da Don Pedro)

CORO
Qual astro novello, sì puro, sì bello
sull'Ebro scintilla di tanto fulgor?

DONNE
È l'astro di Bianca, è l'astro d'amor.

TUTTI
T'onora, t'adora, bell'astro, ogni cor.

UOMINI
Diffonde le gioie tuo raggio vivace:
a te consolata sorride la pace.

DONNE
E l'aura nel molle più dolce suo spiro
or sembra sospiro di tenero amor.

TUTTI
Bell'astro di Bianca, adora ogni cor.

DUCA
Don Pedro, alto sovrano
di Castiglia e Leone,
a Bianca di Borbone, vostra sposa,
della real corona
cingete il fronte e fausto il ciel vi sia...


(sta per prendere la corona dal cuscino)

Scena Ultima


(Donna Maria scende rapidamente dalla gradinata
a sinistra seguita da Donna Ines e Don Luigi,
fra i quali è Don Ruiz. Maria irrompe fra la folla, e
grida con voce terribile, ponendo fieramente la mano
sulla corona)

MARIA
Fermate!.. olà!.. Questa corona è mia.

TUTTI
Ah!.. La Padilla!.. Oh eccesso!

PEDRO
Maria!

MARIA
Tu tremi adesso!

PEDRO
Io fremo al tuo delitto.

MARIA
Sostengo il mio diritto.

DUCA
Soldati, si discacci.

MARIA
(dignitosa)
Sai tu, sai chi minacci?
Giurata innanzi a Dio
la sposa sua son io.
Scacciar la sua regina
fra voi chi osar potrà?


(cingendosi la corona. Bianca, ch'era
agitatissima, sviene ed è sorretta dalle dame
e circondata da'suoi gentiluomini frementi)

CORO
Svenne e l'oltraggio soffresi!

PEDRO

(Fra sè)
Ah! tutto è ormai svelato.


(additandole Bianca)

Vedi che festi, incauta!

MARIA
(segnandogli Don Ruiz che avanza

fra Donna Ines e Don Luigi)
Mira! Opra tua, spietato!

CORO
Quel vecchio egro...

(Don Ruiz volge intorno lo sguardo incerto e stupido)

PEDRO
Ciel!

MARIA
Guardalo.

PEDRO
Traveggo?

RUIZ
Ove son io?

INES e LUIGI
Oh istante!

PEDRO
E ver sarà?

(Bianca è trasportata altrove)

CORO
Ah, che sarà!

MARIA
Ravvisa la tua vittima:
ragion per te ha smarrita
chiama la figlia in lagrime
dolente genitor.
La figlia... ch'ora, o perfido,
da te venia tradita,
che a te sommessa e tacita,
soffriva il disonor.
La fé giurata or serbami,
e rendimi all'onor.

PEDRO

(Fra sè)
Ah! sulla trista vittima
il ciglio alzar non oso.
De' giusti suoi rimproveri
sento la forza al cor.
Più fiero intanto straziami
rimorso tormentoso;
d'uno spergiuro arrestami...
spaventami l'orror!

RUIZ
Sento ad ogn'ora estinguersi
la vita mia dolente.
Vien, che una volta stringere,
figlia, ti possa al cor.
D'un bacio tuo rallegrisi
il genitor morente;
e spiri in pace l'anima
che visse nel dolor.

LUIGI, INES
Dell'onta trista vittima
ha la ragion smarrita.
Chiama la figlia in lagrime
dolente genitor.
Rimorda a chi del misero
sì funestò la vita;
e forse qui riserbane
il fato a nuovo orror.

DUCA
Ah! l'esecrata vittima
ancor non è colpita;
incerto ancora fremere
sento agitato il cor.
Del re nel sen contrastano
cure angosciose estreme;
cimento fier, terribile
d'amor, di fé, d'onor.

CORO
(osservando Don Ruiz)
Odi... natura esprimesi:
paterno amor che geme...
Vedi... un sorriso...
l'anima ricade nel dolor.
Del re nel sen contrastano
cure angosciose estreme.
Cimento fier, terribile,
d'amor, di fé, d'onor.

CAVALIERI FRANCESI
Il silenzio in che t'ostini
per la Francia è insulto audace!
Il tuo regno avrà la pace
se costei punisci, o re.

PEDRO
Troppo ardire, o cavalieri,
voi spiegate innanzi a me.

CAVALIERI CASTIGLIANI, IL DUCA
Lo comanda a te l'onore,
la salvezza del tuo regno.
Può temprare il nostro sdegno
solamente il suo morir.

PEDRO
Con superbi e vani detti
tema in me destar pensate?
Questa donna che oltraggiate
è il desio de' miei desir.
Le giurai dell'ara al piede
santo amore, eterna fede:
or dal trono ov'io l'alzai
chi di voi balzar la può?
Se la Francia e la Castiglia
sa tentarlo... aspetterò.

CORO, IL DUCA
Quale eccesso!

GLI ALTRI
Oh, estrema gioia!

CORO, IL DUCA
L'ira mia frenar non so.

PEDRO
(deliberato con trasporto)
Torna, ah torna, questo seno!
Meco al trono ascendi omai;
ti tradia, soffristi assai,
alta meriti mercè.
Ceda omai ragion di stato
alla fè ch'io t'ho giurato;
la mia sposa, la regina
l'universo adori in te.


(conducendola verso il trono)

MARIA
(volgendosi a Don Ruiz con trasporto)
L'odi, o padre? Egli è mio sposo...
A me rende e fama e trono;
qual credesti, io rea non sono,
sempre degna io fui di te.
Al piacer che il cor m'inonda
la tua gioia alfin risponda.

INES
D'esultar fra le sue braccia,
padre mio concedi a me.

(Maria soprafatta dalla gioia, vacilla,
va mancando e muore ai piedi del padre)

PEDRO
Ella è morta!

RUIZ
(colpito e riconoscendola)
Morta?... ah, figlia!

PEDRO
L'infelice più non è.

CORO
Ah, la gioia il cor le oppresse!
Infelice! più non è.

(Gruppi analoghi d'amore e di commiserazione)

 

PRIMER ACTO


(Sirvientes y doncellas de Padilla atraviesan el atrio.
Otros pajes guían a los nobles, juntamente con Padilla
y sus damas al interior del palacio. Sonido de guitarras
lejanas que se acerca. Algunos caballeros y damas se
detienen para oír la música; los siguen sus pajes y
escuderos)

Escena
Primera

(Patio del castillo árabe de Padilla.
Escaleras que conducen a los ap
osentos.
Al fondo
, gran ventanal por el que se ve el mar)


CORO
De
estos deliciosos y pacíficos valles
reúnanse
¡oh, vasallos! doncellas y pastores.
¡Venid al castillo pues hoy es un día de fiesta!
Unos felices esponsales se preparan aquí.

(
Criados llevando ramos de flores y cestas
decoradas con cintas que contienen frutas y
otros regalos. Avanzan hacia la escalera, de
la cual descienden, precedidos por pajes y
seguidos por escuderos,
doña Inés y don Luis)

Distinguida pareja, os ofrecemos
el puro homenaje de estas flores.
Todo se regocija en estos ámbitos
en esta fiesta de bodas
.
Alzamos al cielo nuestros ardientes votos
para que siempre se alternen la alegría y el amor.

INÉS
Vuestro homenaje y sinceros votos
¡oh, qué gratos son,
fieles vasallos,
y cómo alegran nuestro corazón
!

(Volviéndose con ternura a Luis)

¡Ah! Sí, todo me dice,
todo me hace pensar... que
seré feliz.
Fueron creadas en el cielo
nuestras almas con igual ardor:
Como dos flores
de un solo tallo,
crecieron
en el amor.
Una esperanza
, inocente y querida,
este amor
engendró,
que ahora el cielo nos bendice
consolando nuestras almas.

LUIS
Sólo tú puedes entender
mi suprema dicha
.
Este corazón, y no las palabras,
te la puede mostrar a ti.

CORO
El justo cielo preservó
tanta felicidad
para este fiel amor.

INÉS
Sonríe, querido esposo,
al dichoso porvenir
que veo para nosotros reservado
por el cielo y el amor.
Alegrías en exceso
siento que colman mi pecho...
Comparte
¡oh, amado mío!
la emoción de mi corazón.

LUIS
¡Qu
é dichoso futuro
el cielo reservó para nosotros!
Ya comparto contigo toda
la emoción de mi corazón.

CORO
¡Sí
, un dichoso futuro
el cielo les ha reservado!
Y compartimos la emoción
que hay en sus corazones
de esposos.

LUIS
¡Voy a acelerar el rito sagrado!
Debéis saber, amigos y parientes,
que nuestro primo Alfonso
regresa de la cacería
junto al favorito del rey: Méndez...
¡Siempre fue entre nosotros un grato huésped!

INÉS
Nos honra
rá con su presencia ¡ah!
dentro de pocos instantes...

LUIS
¡
Pronto mía!
 
(besa su mano
y luego sale con el séquito)

INÉS
Para siempre...

y así
quedará mi felicidad
plenamente
saciada.
 
(Ve a María que viene desde el fondo
y va a su encuentro)

Escena
Segunda

(Doña María e Inés)

INÉS
¡Querida hermana!
 
(la abraza)

MARÍA
Abrázame...
y siente

(Lleva la mano de Inés sobre su pecho)

como tu corazón hace palpitar al mío
que se alegra por tus votos y alegría.
Absorta, allí, pensaba
en un sueño feliz que he tenido.

(con exaltación)

¡Él me prometió un trono!

INÉS
¿Y aún piensas en eso?

MARÍA
Ese sueño me persigue
a cada hora
como una señal del destino...
y
mi pensamiento lo acaricia con placer...
Mi amor, ceñido con una corona real,
me conducía del altar al trono.
¡y con una dulce mirada se volvía hacia mí!
Su mano temblaba sobre la mía...
Todo el sendero estaba cubierto de flores;
retumbaban coros melodiosos;
y al sonido de las trompetas
que anuncian

(con entusiasmo creciente)

el pueblo y la corte,
entre aplausos y entre vivas
,
mi nombre
pronunciaba.
Yo era proclamada reina...
¡Reina!
 
(con tono y actitud de complacencia y triunfo)

INÉS
¿Reina? ¡Tú deliras!

(se oyen cornos de caza distantes)

¡Oh, escucha... escucha!
Sonidos de cacería...
¡Ahí llegan Alfonso y Méndez!

MARÍA
(conmocionada)
¡Méndez!

(conmovida)

¡Que turbación!

INÉS
(con énfasis)
¡Méndez te ama!

MARÍA
¡Ah, hermana!...
y también yo lo amo!
¡Ah! No sabes que encanto se oculta
en ese joven tan gallardo y elegante
.
Veo en él la imagen del amor
que se me presentó en mis sueños.
Tiene una mirada... una sonrisa tan dulce...
¡Que mi corazón se abandone al destino!
No tiene corona,
pero por cuna podr
ía ceñirla algún día.

INÉS
Deliras de orgullo y amor,
y así
, serás infeliz.
 
Escena
Tercera

(Francisca y las anteriores; luego don Pedro
y don Alfonso de Pardo acompañados por
don Luis con séquito, escuderos, etc)


FRANCISCA
Don Alfonso de Pardo y el Conde Méndez
al castillo
ya se acercan.
Don Luis
va hacia ellos para darles la bienvenida.

INÉS
¡María!...

MARÍA
¡Hermana! ¿Cómo se agita mi corazón!

FRANCISCA
Aquí están.

ALFONSO
A vuestro bienaventurado casamiento
acudo jubiloso
¡oh, mis amables parientes!
y Méndez me acompaña...

PEDRO
¡Sí! Yo también
vengo a unir mis votos
a los de mi
leal Alfonso ¡oh, bella Inés!...
y a ti...
adorable María...
¡Cómo anhelaba
este momento!...
¡Ah! Volaba ya mi corazón
con alegría y amor hasta este lugar.
Feliz hasta
aquí regreso
a compartir vuestra dicha,
y sonrío ante el bello pensamiento.
De un amor correspondido
vuestro corazón está lleno
de una merecida alegría...
¡Ah, sí! Para mí brilla
sereno
el día de hoy.

INÉS, MARÍA
, LUIS
¡Nuestro corazón es feliz
en un día tan dichoso
!
Que todo, a vuestro alrededor,
pueda
haceros feliz a vos también.

ALFONSO
, FRANCISCA
Que este bello día consuele
el deseo más ardiente de todas las almas...
Apresuremos el
esperado
momento del amor.

PEDRO
¡Ah, sí¡ Como la voz de un ángel
que indica mi dicha,
encienden mi corazón las palabras
que anuncian mi felicidad
.
Uno sólo es mi deseo:

(Mirando tiernamente a María)

celestial y dulce deseo...
Ahora seré el más feliz
de todos los mortales.

LUIS
¡Al templo vayamos, queridos amigos!

ALFONSO
Nunca se concretó un nudo nupcial
con más dichosos auspicios.

INÉS
Y más feliz será
si nuestro gentil huésped
¡oh, hermana!

(señalando a Don Pedro)

como padrino de
boda me acompaña al altar.

PEDRO
De tan hermoso ofrecimiento,
me siento orgulloso.

MARÍA
Yo la amo
y deseo
que mi hermana sea
la más feliz.

PEDRO
(Cautamente)
Y
o también te adoro ¡oh, querida María!
¿Me es lícito esperar?
...

LUIS
¡Al altar!

MARÍA
(enfática a
don Pedro)
¡Al altar!
 
(Todos de dirigen a la iglesia
donde,
tras unos instantes se oye el siguiente coro)

CORO
¡Oh querida y dichosa pareja, ¡Ah!
Acepta los votos y el homenaje fiel y candoroso.
El cielo secunde los deseos de quien te ama
.
Que un gozo constante alegre tu corazón.
 
Escena
Cuarta

(Sala en el palacio de doña María. Puertas
laterales. Una ventana abierta al fondo. Una
mesa a la derecha, elementos de escritura, unos
libros y un estuche de ébano con adornos de oro.
Un paje pone una lámpara encendida y se retira.
Después
doña María, finalmente Francisca.
Cesan las voces que se oían a lo lejos
y todo
se vuelve silencio y tranquilidad.


MARÍA
¡Mi querida hermana!

Ella es feliz
y ve el futuro color de rosa...
¿
Y el mío? ¿Y Méndez?
¿Qué Dios,
propicio o fatal, hasta aquí lo condujo?
Su forma de actuar hace pensar que guarda un profundo secreto.

FRANCISCA
(entrando sumamente agitada)
¡Ah
, señora!

MARÍA
¡Francisca!

FRANCISCA
¡Ay! ¡Qué traición
tan atroz!..
¡Ocúltate, pues intentan
raptarte por el ventanal
!
¡El guardián del castillo
ha sido sobornado con oro o por temor!
Entre las sombras pude oírlo todo.

MARÍA
(con ansias)
¿Y qui
én es el secuestrador?

FRANCISCA
Tiemblo al nombrarlo.
¡Es don Pedro!

MARÍA
(sorprendida)
¿Quien?

FRANCISCA
¡El hijo del rey!

MARÍA
¡Del rey!

FRANCISCA
¡Sí! Bajo el nombre falso de Méndez...

MARÍA
(vivamente)
¡Ah!... Méndez... él...
¡
La alegría de mis sueños!
¿Ese es entonces mi destino?
 
(permanece pensativa y agitada)

FRANCISCA
En el jardín

(apartándose de la ventana)

Oigo rumor de pasos
...

MARÍA
(deliberadamente)
¡Vete! ¡Cállate!

FRANCISCA
(con inquietud)
¿Y te queda
s sola?

MARÍA
¿Qué te provoca temor?

(saca del estuche un puñal
y lo
esgrime con valentía)

Tengo conmigo un puñal, y el corazón de una Padilla.
 
(
a una señal, Francisca se marcha)

Escena Quinta

(Doña María y don Pedro)

MARÍA
(después de escuchar en la ventana)
¡Ahí!.. ¡
Ha lanzado la cuerda!

(se coloca junto a la mesa)

¿Asciende?

PEDRO
(aparece
en la ventana
y entra en la habitación)
¡Al fin estoy en el paraíso!

MARÍA
¡Don Pedro de Castilla!

PEDRO
(Se encuentra ante
doña María que está con
el puñal levantado. Pedro permanece inmóvil)
¡Oh, cielos!... ¡Qué veo!

(sumiso y queriendo acercarse
a ella)

¡Oh, María!

MARÍA
¡Ni un solo paso más!

PEDRO
¿
Y ese puñal?

MARÍA
Defiende mi honor.

PEDRO
No tengas miedo... perdona al amor...

MARÍA
(Con desprecio)
¡Oh!... ¿Qué amor?

Un corazón inocente y
joven
crees que es posible corromper.
También, al igual que tu nombre,
fing
es un amor ardiente
para luego dejar a la víctima
avergonzada entre lágrimas.
¡Pero la inocencia tiene un ángel
que vela por ella siempre!
Creyéndote digno de amor,
bien te hubiese amado;
pero ahora que la venda arrancaste
mi corazón
te odia y desprecia.

PEDRO
¡Ah! No, amor
mío,
no creas
que el engaño fue por maldad.
¡
Ah, perdóname!
¡Fingí por exceso de amor!
Tierno
, igual que el de Méndez,
es el corazón del príncipe.
¡
Cálmate, hermoso ángel,
serena tus tristes ojos!
Tú siempre serás
mi único y dulce amor...
Devuelve la vida a un miserable:
vive para él con amor.

MARÍA
(con ansiedad)
¡Oh!
¿Y mi padre?
El, mi vergüenza conocerá
y querrá vengarse!...

(con creciente excitación)

O tal vez tu sangre...
¡Oh, Dios
no lo permita!...
¡
Ah, que sea mi sangre la que se derrame!...
 
(amenaza con matarse)

PEDRO
(conmovido, detiene amorosamente el brazo de María)
Detente, esposa mía.

MARÍA
(impactada)
¡Ah!

PEDRO
(Con la mayor ternura)
Vive para mí.

MARÍA
¡Yo!..
¿Tu esposa?

(lo mira fijamente)

PEDRO
(con dignidad)
Lo juro.

MARÍA
¡Júralo también por Dios,
sobre este sagrado símbolo
de nuestra fe
!
 
(
Le presenta el puñal señalando
la empuñadura en forma de cruz)

PEDRO
¡Sí, lo juro por Dios!

(se descubre la cabeza)

MARÍA
(
con actitud de triunfo; para sí)
¡Qué alegría!

PEDRO
Ya amanece
.
Don Alfonso
allá nos espera.
Ven...
 
(la toma de la mano)

MARÍA
(con la misma actitud
, para sí)
¡Al trono!

MARÍA
, PEDRO
A ti / mi querido/a me entrego
para siempre.
¡Ah, para siempre mío /mía tú eres!
Se cumple así el más tierno
y fiel de mis deseos.
¡Ah! Soy
tan feliz
que deliro de dicha.
Sí, este momento
es un éxtasis celestial.

PEDRO
Pero si tú... si el rey... María...
 
(mirándola inquiet
o)

MARÍA
¿Qué te preocupa?

PEDRO
Que no sea conocida
aún nuestra unión...
Quieren imponerme otras cadenas.

MARÍA
Pero t
ú eres mi...

PEDRO
¡Sí! ¿Y tu reputación?

MARÍA
Mira cuanto te ama María...

(después de una breve vacilación)

Tú eres para mí el universo,
mi reputación y mi honor inmolaré por ti.
 
(dejándose caer en sus brazos)

MARÍA
, PEDRO
A ti / mi querido/a me entrego
para siempre.
¡Ah, para siempre mío /mía tú eres!
Se cumple así el más tierno
y fiel de mis deseos.
¡Ah! Soy
tan feliz
que deliro de dicha.
Sí, este momento
es un éxtasis celestial.
 
 

ACTO
  SEGUNDO


(Sala de un palacio de Sevilla que don Pedro,
ahora convertido en rey, ha regalado a doña
María. Al fondo se observan hermosos jardines,
en los cuales María ofrece una fiesta a don Pedro.
Puertas laterales comunican con los aposentos)


Escena
Primera

(Caballeros y damas, en variados y suntuosos
trajes
, llegan y demuestran su admiración)


CORO
En el palacio del amor
,
en la sala del placer,
al canto del trovador
demos nuestro aplauso, caballeros.
¡A Padilla celebremos!
Ella es la estrella de la belleza
y su alma siempre está
inclinada a la piedad...
A España, que estaba en guerra civil,
ella devolvió las paz
.
Ella es un ángel en la tierra
que Dios
, para los miserables, envió.

UNA PARTE DEL CORO
¡
Y sus enemigos son tantos
que aumentan el brillo del trono!
La reina... el ministro celoso
...
dan señales de una oculta agitación.

MUJERES
Desde el Sena,
Blanca, la novia real,
ya se
viene hacia Castilla...
Indeciso,
don Pedro, sólo piensa
a toda hora en el amor de Padilla.

TODOS
Sólo por ella retarda la hora
que promete esplendor a la patria.

CORO I
¡Tiembla!.. ¡Cuidado!...

CORO II
¡Vamos! ¡
Guardemos silencio bajo su techo!

TODOS
Refrenemos el despecho en nuestros corazones.

(con desprecio, entre ellos)

Entonces
¿una altiva llena de orgullo
al trono de Pedro se encamina?
¿Una mujer
que apenas podría besar
el polvo de nuestros zapatos?
¡Pobre de él, si Pedro no cambia de idea
,
si esta vergüenza cae sobre su cabeza!
¡Si pisotea la gloria de sus antepasados,
si ofende a la corona y al altar!

(se separan y continúan festivamente)

En el palacio del amor
,
en la sala del placer,
al canto del trovador
demos nuestro aplauso, caballeros.
 
(salen por varias partes)

Escena
Segunda

(El duque Ramiro de Albuquerque y don Alonso)

RUIZ
¡En qué situación, después de tantos años,
Duque
, me vuelve a ver!
Desconocido...
Misteriosamente cambiado.
Se ha eclipsado
el sol de los Padilla...
una horrible serpiente
ha desgarrado el corazón del padre.

(sobriamente)

Invisible
e inseparable
un fantasma
me angustia los días
y hace funestas
mis noches...
¿El motivo de mi vergüenza?
¡Esa inicua que temo nombrar!
¡La favorita del rey!

(con ternura)

¡La delicia de su padre!...

(impetuosamente)

¡P
érfida!...
¡
Ella es ahora mi eterno bochorno!
El camino de mi vida
el cielo había sembrado de flores
.
Ciño mi frente de laureles,
era amado por mi rey.
¡Y su sucesor
me arrebata hija y honor!...
¡Esta, amigo, es la recompensa
que se le otorga a mi lealtad!

DUQUE
¡Te compadezco!

(Para sí)

¡Que se irrite más!

(Al duque)

¡Mira... admira su palacio!

RUIZ
¡Palacio odiado!

DUQUE
Ella celebra a Pedro, su amante...

RUIZ
¡Oh! ¡calla, calla!..
Mi corazón destila sangre.
Pero una alegría aún me queda...
Es mi última sonrisa.
En medio de los placeres de su fiesta
mi venganza cumpliré.
Sobre el indigno seductor
arrojaré toda mi vergüenza
.
Y a esa infiel, sumida en el bochorno,
a mis pies veré caer.

(
van a los jardines)

Escena
Tercera

(Doña María, con ricos y suntuosos ropajes,
ciñe su frente
con una espléndida tiara en forma
de diadema.
Un collar de perlas con un retrato

de don Pedro posa sobre su pecho. Conduce a
doña Inés, que está modestamente ataviada)

MARÍA
¡Inés!... ¡Mi dulce hermana!..
Aquí, lejos de la
inoportuna muchedumbre.
¿Y tu esposo?

INÉS
Se detuvo a las puertas de tu palacio...
No
se atreve a entrar.
Tú sabes
que su vida está en peligro
desde que mató al indigno
don Alfonso,
cómplice culpable de aquel Méndez.
..
Don Pedro
ha jurado vengar al amigo muerto.

MARÍA
El rey lo perdonó.

INÉS
¡Cómo!

MARÍA
Tu esposo
sucederá
al capitán de la guardia real.

INÉS
¡Siempre
tan generosa, María!

MARÍA
Dime... ¡ah!
No me atrevo...
¿Y
nuestro padre?

INÉS
En compañía de aquellos
que lo siguieron en su rebelión,
y que fueron perdonados por mediación tuya,
ha regresado
.

MARÍA
¿Le hablaste acerca de mí?

INÉS
¡Hablé: lloré... pero...!

MARÍA
¡Oh
, Dios!
Te entiendo. ¡Padre mío!
Ya has sido vengado.

INÉS
¡María!.. ¡
Qué veo!
¡Una lágrima!

MARÍA
¡Y cuántas, a solas,
sin consuelo he derramado!

INÉS
Entonces
¿no eres feliz?

MARÍA
¡En el esplendoroso marco de la corte
,
en brazos del amor
,
tengo la muerte en mi corazón!
A una hija
, incauta y culpable de un error,
el cielo vengador envía el remordimiento
y el recuerdo de su candor.

INÉS
¡
Aún eres el deleite del padre!

MARÍA
Ese padre llorando me mira
,
tiembla de vergüenza y me amenaza...
Parece que un rayo va a lanzar sobre mí.
¡Ah! ¡Demasiado me cuesta este ciego amor!

INÉS
¡Oh
, qué triste y miserable es tu destino!
Vil encrucijada bañada de lágrimas,
a pesar de los besos.

MARÍA
(tomando coraje)
Deja de lado ese tema tan horrible.
¿Sabes si en plena furia de venganza
por mi padre... fui... maldecida?

INÉS
El arrebato condujo su boca al anatema...
pero yo le di un beso...
se echó a llorar... y se calmó...

MARÍA
¡Ah!... ¡Gracias, Dios consolador!

(con expresión de alegría)

Su perdón espero todavía.

INÉS
¡
Que el Dios consolador nos otorgue su gracia!
Eso también lo espero yo.

MARÍA
(decidida)
Inés,
¿puedo verlo?...

INÉS
¿Eso quieres?...

MARÍA
Postrarme a sus pies.

INÉS
¿Será cierto? ¿Y cuándo?

MARÍA
Espérame.
¡Después de la fiesta!...

INÉS
¡Ah, sí!...

MARÍA
, INÉS
Un bello rayo de paz
nos brinda el cielo sereno
que conforta nuestras almas
con un largo suspiro.
Regresan al corazón
los latidos alegres,
y el cielo querrá sonreírnos
y secundar nuestros deseos.
 
(sonido de trompetas)

INÉS
¿Qué
son esas trompetas?

MARÍA
Tranquilízate
.
Las trompetas anuncian al rey...

INÉS
¡María!

MARÍA
No dudes,
abrázame,
mi suerte está echada...

INÉS
¿Digna de nosotros, de tí?

MARÍA
Corramos a los pies de nuestro padre.

MARÍA
, INÉS
Un hermoso rayo de paz
nos brinda el cielo sereno
que conforta nuestras almas
con un largo suspiro.
Regresan al corazón
los latidos alegres,
y el cielo querrá sonreírnos
y secundar nuestros deseos.
 
(salen)

Escena
Cuarta

(Don Pedro, el Duque, nobles, pajes y guardias)

PEDRO
A la reina madre
¡oh, duque!
dile que mañana iré a verla.

DUQUE
Nuevas noticias han llegado de Francia.

PEDRO
¡Ya las oiré más tarde!
Vete
, y regresa pronto.

(el Duque se marcha)

¡Oh
, María!

(acercándose)

Me devuelves la alegría.
 
Escena Quinta

(Don Ruiz, don Pedro y nobles)

RUIZ
(desde el fondo
, para sí)
¡Allí está!.

CABALLEROS
Pero, ¿quién entra?
Un anciano desconocido...
¡Qué altivo
parece!

RUIZ
Caballeros,
a esta corte

como extranjero llego:
deseo de ver al rey.

CABALLEROS
Adelántate.

RUIZ
¿Y quién es?

PEDRO
¡Yo!

RUIZ
¿Vos,
don Pedro? ¿Vos el rey?

PEDRO
¿Qué quieres?
¿Por qué me miras de esa manera?

RUIZ
(con feroz ironía)
¡Aquí veo, finalmente a
l augusto y digno hijo
del rey Alfonso el Justo!
Aquí está el fuerte sostén de los oprimidos,
la esperanza, el orgullo del reino.
Si
, él es la imagen de Dios sobre la tierra,
y debe y puede vengarme.

CABALLEROS
(entre ellos)
¡Qué palabras!

PEDRO
Don Pedro sabe
castigar...
¿Quién eres?... ¿Cuál es tu nombre?

RUIZ
¿Mi nombre?... Ya no tengo nombre.

PEDRO
¡Qué dices!

RUIZ
Pero sé el vuestro,
y puedo recordároslo
¡oh, rey!

PEDRO
¿Mi nombre?
¿
Acaso hay en Castilla alguien que lo ignore?
Mi nombre es azote de moros.
Preg
unta, y el valor de Pedro
oirás en todo el orbe asombrado narrar.
Sólo los cobardes, sienten terror de mí,
y cruel se me llama entre todos los reyes.

RUIZ
Sin embargo
,
ese no es el nombre
que os corresponde.

PEDRO
¿Entonces cuál es? Habla.

RUIZ
¡Vil
e infame!

PEDRO
¿A tanto te atreves?...

CABALLEROS
¡Venganza!
 
(desenvainan sus espadas y avanzan)

RUIZ
¡Oh
, qué noble furor!.. Calmaos.
¿Tantos brazos para cavar una tumba?
Estoy indefenso, nobles caballeros... observ
ad.
Deposité mi espada en el umbral...

PEDRO
¿Y aquí osaste?...

RUIZ
Y más aún osaré.
Quiero que la sangre de un infame se derrame
para lavar la mancha que su ultraje causó.
¡Rey!... Si t
ienes coraje...
una mano helada te ofrece el guante.
 
(Lanza el guante sobre el pecho de Pedro)

PEDRO
¡Una espada!

CABALLEROS
¡Mátalo!

RUIZ
¡Oh, qué alegría!

PEDRO
¡Venganza tomaré!
Sobre el vil que me insultó
caerá todo mi furor.
Mi espada en su corazón
golpeará repetidamente.
Te veré caer sin vida,
no podrás aplacarme;
sin oraciones ni tumba,
errabundas tus cenizas
vagarán.

RUIZ
Ahora, guiada por el cielo
,
mi espada justiciera,
al herir ese impío corazón
,
mi rabia aplacará
.
Sólo entonces diré mi nombre:
y al oírlo que
darás paralizado.
¡Y sobre tu reluciente cabellera
eterna vergüenza caerá
!

CABALLEROS
(a
don Pedro)
Vuestra vida es sagrada para el reino.
Nosotros sabremos castigar a este indigno;
él morirá...

RUIZ
¡Pero no impune!

(luego, volviéndose a don Pedro)

Lava ahora, si p
uedes, el insulto.

PEDRO
¡Desgraciado!
¡Que este demente sea azotado!

RUIZ
¡Cobarde! ¿Le tem
es a una espada?
Toma un arma... ¡Un arma!...

PEDRO
¿Guardias!
 
(Avanzan los guardias)

RUIZ
¿Y los rayos del cielo
no te golpean a ti primero,
y no castigan

la afrenta del gobernante?
Ve, mi alma es superior
a una bárbara venganza,
que tu vida sea maldita
en la infamia y el deshonor.

PEDRO
¡La ira de un rey ofendido
sobre ti caiga y te golpee
!
El cielo ayuda a los reyes
contra
los viles traidores.
S
ólo vivirás para llorar
la vergüenza que
te espera.
Clamarás venganza al cielo
pero el cielo sordo
te será.
 
(Ruiz es arrastrado por los soldados)

Escena
Sexta

(Don Pedro, nobles, damas, caballeros, luego,
doña María, doña Inés, después el Duque)


CORO
¡Que sufra ese arrogante
un digno castigo a tanta audacia!

PEDRO
Volvamos a disfrutar
de los placeres turbados.
 
(observando)

CORO
¡La reina de la fiesta está con nosotros!...

PEDRO
(yendo a su encuentro)
¡María!

MARÍA
¡Mi señor!
He oído llantos y gritos...
¿Qué ocurre en tan hermoso día?
Esos largos gemidos lastimeros
paralizan mi corazón.
Gracia te pido.

PEDRO
Un anciano altivo,
desconocido... tú no sabes...

MARÍA
Te lo ruego.

DUQUE
(avanzando hacia María)
Demasiado tarde,
hija incauta,
tu corazón intercede por el padre.

MARÍA
¿Mi padre?

INÉS
¡Mi padre!...

MARÍA
, INÉS
¿Qué d
ecís?

DUQUE
Él es la víctima infeliz
de una tortura cruel e infame.

MARÍA
¡Oh, mi padre!

INÉS
¡Oh, mi padre!

PEDRO
(para sí)
¡
Oh, furor!

MARÍA
Pero tus ojos están fijos en el suelo...
¿Es verdad lo que él di
ce?

PEDRO
No lo reconocí
.
Él se atrevió a desafiarme...

MARÍA
¡Qué oigo!
¡Ah
, desencadena sobre mi cabeza,
justo Dios, tu venganza
!
A mí sola reserva
tanta infamia y horror.
El perdón de un padre oprimido
no se puede
retrasar...
Él ha maldecido a u hija...
¡
Ah... muero de dolor!

INÉS
¡Maldito sea el día
en que te vi, y te creí
!
Por ti olvidé
el cielo, la fama y a mi padre.
¡Invoco la venganza a Dios
por su llanto y mi dolor
!
Que tus días sean uno solo
de remordimiento y terror.

PEDRO
¡Calma, calma, pues arrebatado,
la extrema indignación me cegó.
Que tu padre vuelva a gozar en mi reino
de los honores que gozó desde siempre.
Y mientras yo olvido los insultos recibidos
tú olvida tu furia
.
Pagaría con mi sangre
este instante de dolor.

DUQUE
(para sí)
Oscuro ya termina el día
de los placeres y fiesta
s.
Esta situación tan funesta
ya había presentido mi corazón.
Para ella veo llegada la hora
de su extrema vergüenza.
Pero en medio de todo el horror
aún espero triunfar
.

CORO
Oscuro ya termina el día
de los placeres y fiesta
s.
Por esta situación tan funesta,
pende ansioso e incierto el corazón.

(siguen oyéndose en el interior sonidos festivos)

Allí, fluye la alegría;
mientras aquí el amor jura venganza.
¡Cómo se condensa en torno nuestro
un torbellino de fatalidad y terror!

PEDRO
¡Escúchame!

MARÍA
¡Déjame!

PEDRO
¡Tu padre!

MARÍA
(firmemente)
¿Aún osas nombrarlo?

INÉS
Ven.

MARÍA
¡No!

(Se despoja con desprecio de las joyas y
adornos y los lanzan a los pies de don Pedro)

¡
Caigan al suelo los infaustos obsequios
del amor de un tirano
!
¡Crueles recuerdos de mis angustias
y prendas viles del oprobio!
Huyo de ti, maldito castillo
de infamia y terror.

(a
don Pedro)

¡Maldito sea el día
en que por ti me encendió el amor
!

INÉS
(a María)
Ven conmigo
¡oh, desventurada!
A nuestro pobre padre asistamos
.
Nuestras lágrimas uniremos
para consolar su corazón.
¡Huye, huye de este lugar
de infamia y terror
!

(a
don Pedro)

Maldito sea el día
en que por
vos se encendió su amor.
 
(María e Inés huyen a través de la multitud
.
Don Pedro queda ensimismado. El duque lo
observa. El coro permanece en igual actitud)


 
TERCER
 ACTO


(
Modesto alojamiento de don Luis de Aguilar.
Dos puertas laterales. Una pequeña mesa con
elementos de escritura, libros, papeles, etc. Sillas
)


Escena
Primera

(Doña María, vestida sencillamente, avanza con
cautela y se detiene escuchando ante una puerta.
Luego doña Inés y don Luis)

MARÍA
El silencio es profundo,
quizás todavía descansa...
¡Mi pobre padre!
Y mientras tanto,
¿olvida su dolor?
¡Yo no encuentro un instante de reposo!
No me atrevo ha entrar...
¡Inés!... ¿Y bien?...

INÉS
Todo sigue igual.
Después del acceso de ira y llanto
que casi lo mata,
volvió en sí,
y tras un largo sopor, quedó en total calma.
Su rostro está sereno..
.

MARÍA
(con efusión)
¡Gracias, Dios misericordioso!

LUIS
Pero en tres días,
no ha proferido
ni una sola palabra.

MARÍA
¿Y tú crees que si yo me presentara...
a sus pies arrepentida
,
sumida en llanto...
él me escucharía?...
 
(escucha la voz de
don Ruiz)

RUIZ
(desde adentro y
con tristeza)
¡Oh, hija!

MARÍA
(con un grito reprimido)
¡Ah! Su voz...
¿La has oído?...

INÉS
Y fue tu nombre el que balbuceó.

MARÍA
¡Mi nombre! ¿
crees?

RUIZ
(de igual manera)
¿Dónde estás... hija?

INÉS
(a Doña María que intenta hablar)
¡Escucha!

RUIZ
(igual que antes)
Siento que mi penosa vida se extingue
.
Permíteme hija,
que una vez más
te pueda estrechar contra mi corazón.
Que un beso tuyo consuele
a tu padre moribundo
y que en paz espire mi alma
sumida en el dolor.

MARÍA
, INÉS
¡Por mi / por ti se lamenta el pobre!
Y me / te perdona y llama;
Sus rodillas podré /podrás
abrazar... lo oyes... aún me ama / te ama...

MARÍA
, INÉS, LUIS
¡Ah
, no!... Para nosotros debe vivir el padre...
y feliz debe hacerlo.

MARÍA
Calla.

LUIS
(Mirando hacia la habitación)
¡Se levanta!

INÉS
Viene hacia aquí.

MARÍA
¡Oh, cómo tiemblo!...

INÉS
¿Quieres que me quede contigo?

MARÍA
No, déjame sola.
En este momento solemne en que se decide
mi destino para siempre, entre mi padre y yo
,
solamente Dios debe estar.
 
(Don Luis y
doña Inés salen)

Escena Segunda

(Don Ruiz con una túnica larga y estrecha,
avanza lentamente con la cabeza inclinada
sobre el pecho
)


MARÍA
Sobre esa frente inclinada por el dolor,
en sus ojos turbios y tristes
veo la amenaza de la ira celestial...
 
(Se arrodilla a los pies de don Ruiz)

RUIZ
¿A mis pies?... Levántate. ¿Qué quieres?

MARÍA
Perdón.

RUIZ
(mirándola fijamente)
¿Tú?

MARÍA
No soy culpable, como tú me crees.

RUIZ
(desvariando e incoherente)
¿Quién sufrió los azotes?...
¿Quién fue
golpeado?...

(después de mirarla fijamente)

¿Yo?... No es cierto.

MARÍA
(Poniéndose de pie y mirándolo
con
sorpresa y terror)
¡Qué escucho!.. ¡Qué mirada! ¡Padre!...

RUIZ
¡Príncipe cobarde!
¿Así te vengas? ¿Quieres sangre?
¡Ven, te la ofrezco!

MARÍA
(después del observarlo
. Angustiada)
¡Oh, cielos!

RUIZ
¿
Sientes temor?

MARÍA
¡Padre! Soy yo.

RUIZ
¡Avanza!

MARÍA
(desalentada)
No me entiende.

RUIZ
(sonriendo)
¡Qué alegría!
Al vil temor le sucede el coraje.
¡Que suenen las trompetas!
¡Caballeros, jueces del campo:
Dios está con nosotros
!

MARÍA
¡Pobre padre!

RUIZ
¡Ah! ¿Qui
én me agarra? ¡Atrás!... ¡Ayuda!...

(cae sobre una silla)

MARÍA
(desolada)
¿Y habrá perdido para siempre
la razón?...
¡Oh
, haz, gran Dios,
que un destello de luz le sonría;
que me reconozca y luego me mate
!
¡Padre, padre
!...
¡Oh, qué cruel dolor!
Reconoce a tu hija.
¡Vamos!
Calma tu furor, serena tu mirada
y abre tu corazón a su lastimera voz...
¡Véngate, mátala!...
Pero la infeliz es inocente.
Soportó el oprobio, es cierto,
pero había jurado un secreto.
Al amor cedió mi corazón,
pero se mantuvo fiel al honor.
Sí, lo juro ante Dios,
todavía soy digna de ti.

RUIZ
(mirándola)
¡Qué hermosa es! ¿Lo sabes?...

¡Qué
hermosa era mi hija!
¡
Su mirada... su voz tan dulce!
La recuerdo
cuando con suaves acordes,
en el armonioso laúd,
me cantaba el amoroso tema
del “pescador de Andalucía”.

MARÍA
(animándose)
¡Padre!...

RUIZ
Espera... aquí está... oye.

(como rememorando la canción)

“Por la noche la brisa ligera sopla,
¡oh, Rita me invita sobre las olas!...
Ella
piensa en mí...”
 
(se interrumpe por haber olvidado la letra)

MARÍA
¡Cielos! ¡
Cielos! ¡Si pudiera!...

(con voz conmovida)

Piensa en mí y un suspiro desde la orilla,
una mirada me dirige enamorada...”

RUIZ
Sí; así es... continúa...

MARÍA
(con esfuerzo y sollozando)
¡Ay de mí! “De
sde allá, querida,
oirás
el tierno eco...”

(Ahogada por el llanto no pueden seguir)

Mi corazón estalla.

RUIZ
¿Estás llorando? ¿
Por qué?

(mirándola)

¡Ah! Si te quedan lágrimas,
no eres totalmente infeliz
,
pues yo querría llorar
y mis ojos están secos.
Sábelo... me sonrojo al decírtelo,
la amo cada vez más...
¡Ah! Este amor... es un delirio...
¡Perdóname, gran Dios!
No debería amarla
si tengo que maldecirla.

MARÍA
Amargas son las lágrimas
reservadas a los hijos culpables.
Y nunca suficientemente
podré llorar mi falta.
Siempre te he querido, créeme,
y ahora más que nunca te quiero.

(Para sí)

¡Y de su delirio soy yo
la
única culpable!...

(A Ruiz)

¡
Mátame, oh padre mío,
pero no me maldigas
!
Intentemos una solución extrema.
Lee este escrito:

(saca de su seno una
hoja
y se la ofrece)

Que la evidencia
sea mi inocencia.
Yo sé que al mostrártelo
,
traiciono un sagrado juramento...
pero que mi perjurio
puede al menos calmarte.

RUIZ
¿Qué es este papel?

MARÍA
Escucha:

(Despliega el papel y lo lee)

“¡Doy testimonio ante Dios
que he jurado fidelidad
a la honorable
doña María Padilla,
mi legítima esposa!”
Firma al pie, míralo...
“Don Pedro de Castilla”

RUIZ
¿Don Pedro has dicho?

(impactado e impetuosamente)

¡Don Pedro!

MARÍA
(dándole el escrito)
Aquí está.

RUIZ
(Tomándolo con ferocidad en sus manos)
¡Ah!
¡Cómo!...
Y el papel y la firma y el nombre...
 
(rasgándolo)

MARÍA
¡Ah
, Padre, no!...

RUIZ
¡Quisiera escarmentar aquí a ese pérfido!

MARÍA
(desesperadamente)
¡Las pruebas de mis derechos!...

RUIZ
¡Déjalas!... Que cada recuerdo
del culpable amor, de la mentira
y de la infamia sean destruidas.
 
(arroja los trozos de papel y los pisotea)

MARÍA
¡Cielos!

RUIZ
Ahora soy feliz.

MARÍA
¡Oh
, padre!...

RUIZ
¿Qué deseas?
¿Qué haces a
quí?

MARÍA
¡Una mirada... una
sola palabra!...
Por piedad no me expulses.
Es tu hija
la que te implora.
¡Ah! Deja que te asista.
Si
eso calma tu dolor,
moriré contigo.
A la arrepentida, en su última hora
bendecirá
el cielo.

RUIZ
¡Vete, no te conozco!...
Mi mente se extravía.
Me quema el corazón... mi mirada se nubla...
Todo ha terminado para mí...
¡Oh
, déjame solo!
Sólo quiero morir aquí.
No, no temas que en su última hora
el padre te maldiga.

(Se oyen de repente gritos
y sonidos festivos)


CORO
(
fuera de escena)
¡Viva Blanca! El honor de Francia,
a quien don Pedro por su esposa tomó
.

MARÍA
¿Qué oigo?... ¿Esos gritos?...¡ Oh, qué furia!
¿Blanca la esposa?... ¿Y tendré que soportarlo?
Ven, padre, no me rechaces
,
esta es la última oración.
Que mis lágrimas te desarmen
y tendrás plena venganza.
Tu hija, no, no teme
enfrentar a la muerte.
A la arrepentida, en su última hora,
bendecirá
el cielo.

RUIZ
Déjame... El sufrimiento
me conduce a mi última hora.
 
(María arrastra a la fuerza a
don Ruiz
que trata en vano de apartarse de ella)
 
Escena Tercera

(Francisca sola)

FRANCISCA
¿Qué le ha pasado?... ¿Qué sucedió?...
De qu
é modo, fuera de sí, doña María
arrastraba a su padre
...
La hermana, con su esposo, buscaban detenerla.
¡Seguidme, dijo ella, al palacio... a la venganza!”.
Inciertos
y temerosos, como yo,
la han seguido.
¡Ah! Tal vez este próximo a cumplirse
su funesto destino.
 
(sale)

Escena
Cuarta

(Interior del palacio, preparado para
la coronación de la reina. Dos escalinatas
laterales con guardias apostados alrededor.
El trono a la vista. Por la derecha entran
los músicos, guardias, heraldos, diputados
y nobles de Castilla y León. El Presidente
y el Mariscal de Castilla llevan, cada uno,
un rico almohadón con la corona y el cetro.
Por la izquierda, desciende don Pedro
rodeado de nobles, pajes, escuderos, heraldos
y guardias)

CORO
Similar a una rosa que se abre por la mañana,
es la gentil esposa
.
No hay un caballero igual al esposo,
tan apuesto y gallardo soldado.
Deslumbrado por su nuevo destino
aplaude el reino a la pareja real.

PEDRO

(Para sí)

Hora fatal, has llegado.
Yo
, que creí vengarme de ella...
¡Y ahora la amo más que nunca!
¡Y el papel
que le firmé aquel día!..
Yo
mismo se lo entregué.
Raptado por una embriaguez inefable
,
mi corazón recompensaba
la fe más hermosa, el amor más sublime.
¡Ah! Aquel fue para mí
un día de paraíso;
no hay un alma
que sepa amar así.
La recuerdo entonces...
cuando se entregó a mí
cuando todo me inmoló
...
fama, deber, honor.
Ya no habrá para mí
un día de amor y alegría.
No hay un alma
que sepa amar así.
¡Y yo la
he traicionado... cielos!..
¿
Y si ella en su desesperación osara...?
 
(tocan las trompetas)

DUQUE
Señor, con su séquito real
,
se acerca la reina.

PEDRO
(domin
ándose
Recibámosla.

DUQUE
(Para sí)
¡He triunfado!

PEDRO
(Para sí)
Alma mía, ten constancia
.
 

NOBLES
¡Mirad, la reina se acerca!
Su cortejo viene hacia aquí...
Esta noble hija de Francia
Trae consigo la paz.
Sí. La noble hija de Francia
Trae la paz con ella

PEDRO
¿Maldita! ¡Ha veido! Mi tormento.
¡Sí! Seré esposo de la otra.

NOBLES
Basta de guerra, sí, no más miedo.
Que la ira del Cielo se calme ya.
No habrá nunca un casamiento más sagrado
 que una a dos esposos...

PEDRO
¡Oh, corazón mío! Cesa en tu llanto.
La acogida es digna de un rey.
¡Dejar a María, siempre adorada!
¡Ay, patria mía, destino fatal!
El cielo, en vano, me da un trono.
¡España espera mi muerte ya!
Deja a María, siempre adorada,
¡Ay, patria mía, destino fatal!

NOBLES
¡Suena la trompeta! ¡Venid, oh rey!
¡Date prisa, jura tu fe!

PEDRO
El deber fatal me silencia:
El mundo entero me mirará.
¡Deja a María, siempre adorada!
¡Ay! ¡mi patria! ¡Destino fatal!
Ah, sí, me han robado la vida.
Pero al menos, podré morir como un rey...

(Aparecen la guardia real, pajes, cortesanos
caballeros y damas franceses y castellanos.
A continuación llega Blanca de Francia
con sus mejores atavíos reales y toma la mano
de Pedro)

CORO
¿Qué nuevo astro, puro y hermoso
,
brilla sobre el Ebro con tanto fulgor?

MUJERES
Es la estrella de Blanca, es la estrella del amor.

TODOS
¡Todos te honran y te adoran, hermoso astro!

HOMBRES
¡Difunde alegría tus rayos vivaces!
¡Recuperada te sonríe la paz!

MUJERES
Y el
dulce aire primaveral
parece un suspiro de tierno amor.

TODOS
Al bello astro de Blanca, adora cada corazón.

DUQUE
¡Don Pedro,
rey de Castilla y León,
a Blanca de Borbón,
su esposa,
la corona real ciñe en su frente
y que el cielo auspicioso sea...
 
(Va a tomar la corona del almohadón)

Escena
Final

(Doña María y don Ruiz descienden por
las escaleras de la izquierda, seguidos
de doña Inés y don Luis. María grita con
voz terrible, colocando con furor su mano
sobre la corona)

MARÍA
¡Det
eneos!.. ¡Esta corona es mía!

TODOS
¡Ah!.. ¡Padilla!.. ¡Oh, qué exceso!

PEDRO
¡María!

MARÍA
¿Tiemblas?

PEDRO
Me estremece tu delito.

MARÍA
¡Reclamo mis derechos!

DUQUE
¡Soldados, exp
ulsadla!

MARÍA
(con dignidad)
¿
Vos sabéis a quien amenazáis?
Prometida ante Dios
¡yo soy su esposa!
¿A expulsar a
la reina
quién
se atreverá?

(Se ciñe la corona. Blanca, que estaba
muy nerviosa, se desmaya y es sostenida
por las damas y caballeros que la rodean)


CORO
¡Se desmayó al sufrir este ultraje!

PEDRO
(Para sí)
¡Ah, todo ahora ha sido revelado!

(a María, señalando a Blanca)

¡Mira lo que has hecho, imprudente!

MARÍA
(señalando a
don Ruiz que avanza
entre doña Inés y don Luis)
¡Mira! ¡Esta es tu obra, despiadado!

CORO
Ese viejo enfermo...
 
(Don Ruiz mira a su alrededor atontado)

PEDRO
¡Cielos!

MARÍA
¡Míralo!

PEDRO
¿Delira?

RUIZ
¿Dónde estoy?

INÉS
, LUIS
¡Oh, qué instante!

PEDRO
¿Será cierto?
 
(Blanca es llevada
fuera de escena)

CORO
¡Ah, qué será!

MARÍA
Mira a tu víctima
.
Por ti ha perdido la razón,
y el atormentado progenitor
llama a su hija llorando
.
La hija... que
¡oh, pérfido!
por ti fue traicionada,
sumisa y callada
soportó la deshonra
por ti.
Mantén la fe jurada
y devuélveme mi honor.

PEDRO
(Para sí)
¡Ah! No me atrevo a alzar la mirada
sobre la triste víctima.
Sus justos reproches
siento con fuerza en mi corazón.
Un feroz remordimiento
me destroza el alma;
el perjurio me acusa...
¡me espanta el horror!

RUIZ
Siento por momentos
que mi dolorosa vida se extingue.
Ven hija, para que otra vez
pueda estrecharte contra mi corazón.
Que con un beso tuyo
se alegre tu agonizante padre
y que expire en paz su alma
que vive en el dolor.

LUIS
, INÉS
Víctima de la vergüenza
perdió la razón.
Llama a su hija llorando
el atormentado padre.
Que le remuerda la conciencia
a quien afligió la vida del infeliz;
y el destino le reserve

un nuevo horror.

DUQUE
¡Ah! La execrable víctima
todavía no ha sido vencida;
incierto aún siento sacudirse
agitado mi corazón.
En el pecho del rey
luchan sentimientos encontrados;
prueba feroz y terrible
de amor, fe y honor.

CORO
(observando a Don Ruiz)
Oye... la naturaleza expresa
el paterno amor que gime...
Mira... una sonrisa...
el alma recae en el dolor.
En el pecho del rey
luchan sentimientos encontrados;
prueba feroz y terrible
de amor, fe y honor.

CABALLEROS FRANCESES
¡El silencio
, que obstinadamente guardas,
es para Francia un osado insulto!
Tu reino sólo tendrá paz
si castigas a esa mujer
¡oh, rey!

PEDRO
Demasiado osados
¡oh, caballeros!
os mostráis ante mí.

CABALLEROS CASTELLANOS, EL DUQUE
Lo impone el honor
y la salvación del reino.
Sólo su muerte
puede atemperar nuestra indignación.

PEDRO
¿Con soberbias y vanas palabras
pens
áis despertar en mí el temor?
Esta mujer que ultraj
áis
es a la que
adora mi corazón.
Le juré a los pies del altar
santo amor y eterna fidelidad
.
Y ahora, del trono donde yo la alcé,
¿queréis sacarla?
Si Francia y Castilla
quieren intentarlo... esperaré.

CORO, EL DUQUE
¡Qué locura!

LOS OTROS P
ERSONAJES
¡Oh, qué gran alegría!

CORO, EL DUQUE
No puedo refrenar mi ira.

PEDRO
(decidido, con arrebato
, a María)
¡Regresa junto a mi corazón!
Conmigo asciende ahora al trono
.
Si mucho has sufrido hasta hoy
otra suerte mereces ahora.
Que ceda la razón de estado
ante la fidelidad que te he jurado;
que como mi esposa y reina
todo el universo te adore.
 
(la conduce hacia el trono)

MARÍA
(volviéndose a don Ruiz con emoción)
¿Lo oyes, padre? Él es mi esposo...
que me devuelve el buen nombre y el trono.
No soy culpable, como pensaste;
siempre he sido digna de ti.
Que tu felicidad sea paralela
al placer que ahora me inunda.

INÉS
¡Déjame padre, que pueda exultar
entre
tus brazos!
 
(María, superada por la emoción,
se tambalea, cae y muere a los pies
de su padre)


PEDRO
¡Está muerta!

RUIZ
(impactado y reconociendo el cadáver)
¿Muerta?... ¡Ah, hija!

PEDRO
La infeliz ha dejado de existir.

CORO
¡Ah, la alegría quebrantó su corazón!
¡Qué desdichada! Ha dejado de existir.
 
(se forman grupos análogos de amor
y de compasión)



Digitalizado y traducido por:
José Luis Roviaro 2020