ATTO PRIMO
(Scudieri,
domestici,
paggi,
ancelle di
Padilla,
traversano
l'atrio.
Altri paggi
introducono
gentiluomini,
congiunti
di Padilla e
dame negli
appartamenti.
Voci lontane
che
vengono
accostandosi,
accompagnate
da chitarre
e
campestri
stromenti.
Alcuni
gentiluomini
ed alcune
dame
fermansi ad
attendere;
dietro loro
paggi e
scudieri)
Scena
Prima
(Atrio di
stile
moresco nel
castello di
Padilla.
Gradinate
che
conducono
agli
appartamenti.
Nel fondo
terrazzo dal
quale
scorgesi il
mare)
CORO
Di queste
ridenti
pacifiche
valli
v'unite, o
vassalli,
donzelle,
pastor;
venite al
castello ché
giorno è di
festa;
bel nodo
s'appresta
d'imene e
d'amor.
(Compariscono
i vassalli
recando
mazzi di
fiori,
cestelli
ornati di
nastri
contenenti
frutta ed
altri
doni.
Si
avanzano
verso la
scala, dalla
quale
scenderanno,
preceduti da
paggi e
seguiti da
scudieri,
Donna Ines e
Don Luigi)
Coppia
eletta, noi
t'offriamo
puro omaggio
in questi
fior.
Tutto esulta
in queste
arene
alla festa
dell'imene;
voti ardenti
al cielo
alziamo
che a te
gioie
alterni
amor.
INES
Al vostro
puro
omaggio,
a que' voti
sinceri, oh!
come è
grato,
fidi
vassalli, e
gode il
nostro core.
(volgendosi
con
tenerezza a
Don Luigi)
Ah! sì;
tutto mel
dice,
tutto sperar
mi fa...
Sarò felice.
Eran già
create in
cielo
le
nostr'alme a
eguale
ardore:
quai due
fior' su di
uno stelo,
crebber esse
per l'amore.
Innocente e
cara speme
questo amore
lusingò:
or ne torna
il cielo
insieme,
e nostr'alme
consolò.
LUIGI
Sola tu
comprender
puoi
il supremo
mio
contento:
questo core,
e non
l'accento,
palesare a
te lo può.
CORO
Giusto, il
cielo a tal
contento
così fido
amor serbò.
INES
Sorridi, o
caro sposo,
all'avvenir
beato
che vedo a
noi serbato
dal cielo e
dall'amor.
Di gioie a
tanto
eccesso
angusto io
sento il
petto...
Dividi, o
mio diletto,
l'ebbrezza
del mio cor.
LUIGI
Qual avvenir
beato
dal cielo è
a noi
serbato!
Io tutto già
divido
l'ebbrezza
del mio cor.
CORO
Sì: un
avvenir
beato
dal cielo è
a voi
serbato!
E dividiam
l'ebbrezza,
sposi, de'
vostri cor.
LUIGI
Ad affrettar
vo il sacro
rito.
Vedi amici e
congiunti.
Il cugin
nostro
Alfonso
condurrà
dalla caccia
il favorito
del prence,
Mendez...
ospite
gradito
altre fiate
fra noi.
INES
Ci onora.
Ah! pochi
istanti
ancor...
LUIGI
Poi mia!
(le
baciala
mano, quindi
parte col
seguito)
INES
Per
sempre... e
così fia
compita
appieno
allora
la mia
felicità.
(vedendo
Maria che
viene dal
fondo le
muove
incontro)
Scena
Seconda
(Donna Maria
e detta)
INES
Diletta
suora!
(abbracciandola)
MARIA
Abbracciami
qui...
senti:
(portandosi
la mano
d'Ines al
petto)
come il
tuo balza
questo core.
Intesi
que'
concetti,
que' voti:
giubilava
alla tua
gioia;
assorta io,
là, pensava
al mio sogno
diletto.
(con
esaltazione)
Ei mi
promise un
trono.
INES
E tu vi
pensi
ancora?
MARIA
Ei mi
persegue
ognora
qual cenno
del
destino... e
ne accarezzo
con voluttà
il
pensiero...
Odi: un
amore
cinto di
regal serto,
me, dall'ara
al suo trono
guidava.
Quai dolci
sguardi mi
volgea!
Tremava
la sua nella
mia mano...
Era il
sentiero
tutto sparso
di fiori;
echeggiavan
melodiosi
cori;
delle
araldiche
trombe
(con
entusiasmo
crescente)
allo
squillar;
del popol,
della corte
fra i
plausi, fra
gli evviva
il mio nome
s'udiva...
Salutata
regina...
Regina!
(col
tuono e
l'atto della
compiacenza
e del
trionfo)
INES
Regina ?
Tu deliri!
(suono di
caccia
lontano)
Oh!Senti...
senti!
Della
caccia i
segnali.
Arriveranno
Alfonso e
Mendez.
MARIA
(colpita)
Mendez!
(commossa)
Qual
turbamento è
il mio!
INES
(marcata)
Quel
Mendez
t'ama.
MARIA
Ah suora!..
E l'amo
anch'io.
Ah! non sai
quale
incanto si
cela
in quel
giovin sì
altero e sì
vago;
veggo in
esso
parlante
l'imago
dell'amor
che a me in
sogno
s'offrì.
Ha uno
sguardo...
un sì dolce
sorriso...
Che al
destino il
mio cor
s'abbandona.
Egli cinto
non è di
corona,
ma par nato
per cingerla
un dì.
INES
Tu deliri
d'orgoglio,
d'amore,
e ti rendi
infelice
così.
Scena
Terza
(Francisca e
dette; poi
Don Pedro,
Don Alfonso
di Pardo
accompagnati
da Don Luigi
con seguito
di scudieri,
ecc)
FRANCISCA
Don Alfonso
di Pardo e
il conte
Mendez
nel castello
inoltrano.
Don Luigi
ad
accoglierli
mosse.
INES
Maria!..
MARIA
Sorella!
Come il cor
si scosse!
FRANCISCA
Eccoli.
ALFONSO
Al vostro
fortunato
imene
giulivo
accorro, o
dolci miei
congiunti;
e Mendez
pur...
PEDRO
Sì! anch'io
vengo i voti
ad unir a
quei del mio
fido
Alfonso, o
bell'Ines...
ed a voi...
adorabil
Maria...
Quanto
anelavo
questo
istante...
Ah! volava
già il mio
core
della gioia
al soggiorno
e
dell'amore.
Lieto fra
voi ritorno,
vostri
piacer
divido,
e al bel
pensier
sorrido
di consolato
amor.
Di meritata
gioia
il vostro
core è
pieno...
Ah sì! per
me sereno
brilla tal
giorno
ancor.
INES,
MARIA,
LUIGI
È il nostro
cor felice
in così
lieto
giorno:
possa ogni
cosa intorno
far voi
felice
ancor.
ALFONSO,
FRANCISCA
Consoli sì
bel giorno
d'ogni alma
i voti
ardenti...
S'affrettino
i momenti
sperati
dall'amor.
PEDRO
Ah si! qual
voce
d'angelo
che segna il
mio
contento,
mi scese al
cor
l'accento
che gioia mi
annunziò.
Un solo è il
voto mio:
(guardando
teneramente
Maria)
celeste
ben desio...
Allora il
più felice
d'ogni
mortal sarò.
LUIGI
Or al tempio
moviam
diletti
amici.
ALFONSO
Mai con più
lieti
auspici
nodo si
strinse.
INES
E più lieti
se all'ara
col nostro
gentil
ospite, o
sorella,
(additando
Don Pedro)
pronuba
m'accompagni.
PEDRO
Di sì bella
sorte
appagato,
altero io
sono.
MARIA
Io l'amo
tanto e
felice la
mia suora io
bramo.
PEDRO
(cautamente)
E
anch'io
v'adoro, o
cara
Maria:
sperar mi
lice?...
LUIGI
All'ara!
MARIA
(marcata
a Don Pedro)
All'ara!
(Tutti
s'avviano.
Odesi dopo
breve
momento
il seguente
Coro di
dentro)
CORO
O coppia
diletta,
benigna,
deh! accetta
i voti,
l'omaggio di
fé, di
candor.
Il ciel di
chi t'ama
secondi la
brama:
di gioie
costanti
rallegri il
tuo cor.
Scena
Quarta
(Stanza
nell'appartamento
di donna
Maria. Porte
laterali.
Una
finestra
aperta nel
fondo.
Tavolino
alla destra
con
occorrente
per
iscrivere,
qualche
libro ed un
astuccio
d'ebano con
fregi d'oro.
Un
paggio
depone una
lucerna
accesa e si
ritira.
Poi donna
Maria,
finalmente
Francisca.
Cessano
i
concenti
che udivansi
di lontano;
e tutto
intorno
è
silenzio e
tranquillità)
MARIA
Diletta
suora! Ella
è felice, e
vede
pinto di
rose
l'avvenire...
e il mio?
E quel
Mendez? Qual
Dio,
o propizio,
o fatal, qui
lo condusse?
Qual dai
suoi modi
appar denso
mistero.
FRANCISCA
(entrando
agitatissima)
Ah!
signora.
MARIA
Francisca!
FRANCISCA
Ohimè!
nefando
tradimento!..
Celatevi,
rapirvi
pel verone
si tenta. Il
guardiano
del castel
fu sedotto
dall'oro o
dal timore!
Fra l'ombre
io tutto
intesi.
MARIA
(con
ansia)
E il
rapitore?
FRANCISCA
Tremo in
nomarlo. È
Don Pedro.
MARIA
(colpita)
Chi?
FRANCISCA
Il figlio
del re.
MARIA
Del re!
FRANCISCA
Sì! sotto il
nome ascoso
di quel
Mendez...
MARIA
(vivamente)
Ah!..
Mendez...
ei... la
gioia
de' miei
sogni! E
destino
fia dunque?
(penosa
ed agitata)
FRANCISCA
Nel giardino
(ritirandosi
dalla
finestra
alla quale
spiava)
d'incerti
passi odo
rumor.
MARIA
(deliberata)
Va:
taci.
FRANCISCA
(con
inquietudine)
E sola?
MARIA
Qual mai
t'agita
timore?
(levando
dall'astuccio
un pugnale
e
traendolo
animosamente)
Ho meco
un ferro, e
de' Padilla
il core.
Ad un
cenno
Francisca
parte.
Scena
Quinta
(Donna Maria
e Don Pedro)
MARIA
(dopo
aver
ascoltato
alla
finestra)
Ecco!..
lanciare le
corde!
(collocasi
presso il
tavolino)
Si
ascende?
PEDRO
(comparisce
al di fuori
della
finestra,
la
sormonta
e balza
nella
stanza)
Eccomi
alfine nel
cielo a cui
sospiro.
MARIA
Don Pedro di
Castiglia!
PEDRO
(trovandosi
innanzi a
Donna Maria
fiera
nell'aspetto
e col
pugnale
alzato,
rimane
colpito ed
immobile)
Oh
ciel!.. che
miro!
(sommessamente
e volendo
accostarsele)
Oh
Maria!
MARIA
Non un sol
passo!
PEDRO
Quel pugnal?
MARIA
Difende
onore.
PEDRO
Non
temete...
perdonate
all'amore...
MARIA
(con
disprezzo)
Oh!..
quale amor?
Core
innocente e
giovane
contaminar
credesti;
come il tuo
nome,
infingere
ardente amor
sapesti;
e poi
lasciar la
vittima
fra lagrime
al rossor.
Ma
l'innocenza
ha un angelo
che veglia
ognor su
lei!
Degno d'amor
credendoti,
amata io ben
t'avrei;
or che la
benda
squarciasi
t'odia e ti
spregia il
cor.
PEDRO
Ah! no, mio
ben, non
credere
a un
innocente
errore,
l'inganno,
ah! tu
perdonami,
finsi per
troppo
amore!
Quale di
Mendez
tenero
tale del
prence è il
cor.
Placati
omai,
bell'angelo
serena i
mesti rai!
Tu sempre il
dolce,
l'unico
affetto mio
sarai...
Vita ridona
a un misero:
vivi per lui
d'amor.
MARIA
(con
affanno)
Oh! mio
padre! Tu
lontano
quando
l'onta mia
saprai,
tu vendetta
ne
vorrai!..
(con
esaltazione
crescente)
E il tuo
sangue
forse... Oh
Dio!
Quel di lui
che
indegno...
ah! il mio,
prima il mio
si versi...
(per
uccidersi)
PEDRO
(scosso
trattenendole
con amore il
braccio)
Arresta,
sposa mia.
MARIA
(colpita)
Ah!
PEDRO
(colla
massima
tenerezza)
Vivi per
me.
MARIA
Io!.. tua
sposa!
(fìssandolo)
PEDRO
(con
dignità)
Il
giuro.
MARIA
E a Dio
dunque
giuralo, su
questo
simbol sacro
a nostra fé.
(offrendogli
allo sguardo
il pugnale
e segnandone
l'impugnatura
a forma di
croce)
PEDRO
Sì lo giuro
a Dio!
(scoprendosi
il capo)
MARIA
(col
tuono e
l'atto della
compiacenza
e del
trionfo fra
sè)
Qual
gioia!
PEDRO
E’già
l'alba: Don
Alfonso
là
n'attende.
Vieni...
(prendendola
per la mano)
MARIA
(come
sopra)
(Al
trono!)
MARIA,
PEDRO
A te, caro
m'abbandono/A
me o cara,
t’abbandona
sempre ah!
sempre
mio/mia tu
sei,
si compì de'
voti miei
il più
tenero e
fedel.
Ah! felice
troppo io
sono:
è delirio il
mio
contento.
Sì, rapito è
tal momento
ad un'estasi
del ciel.
PEDRO
Ma se tu...
se il re...
Maria...
(guardandola
inquieto)
MARIA
Che mai
t'agita?
PEDRO
Non sia
or palese il
nostro
imene...
Vonno
impormi
altre
catene.
MARIA
Ma tu mio...
PEDRO
Sì! E la tua
fama?
MARIA
Vedi quanto
Maria
t'ama...
(dopo
breve
titubanza)
Tu per
me sei
l'universo,
fama e onor
t'immolerò.
(gettandosi
nelle di lui
braccia)
MARIA
e PEDRO
A te, caro
m'abbandono/A
me o cara,
t’abbandona
sempre ah!
sempre
mio/mia tu
sei,
Si compì de'
voti miei
il più
tenero e
fedel.
Ah! felice
troppo io
sono:
è delirio il
mio
contento.
Sì, rapito è
tal momento
ad un'estasi
del ciel.
ATTO SECONDO
(Sala in
un palazzo
di Siviglia,
dono di Don
Pedro ora
divenuto re,
a Donna
Padilla.
Spirano
ovunque
l'eleganza
e la
ricchezza.
Dal fondo
veggonsi i
vaghi
giardini,
ne'
quali Donna
Maria dà
splendida
festa a Don
Pedro.
Lateralmente
si comunica
agli
appartamenti.
Scena
Prima
(Gentiluomini
e dame in
variati
sfarzosi
costumi che
arrivano
ammirando)
CORO
Nella reggia
dell'amore
nel
soggiorno
del piacer,
al cantar
del
trovatore
fate plauso,
o cavalier.
La Padilla
celebrate:
ella è
l'astro di
beltà;
ma più
l'alma
n'esaltate
sempre vôlta
alla
pietà...
Alla Spagna
in civil
guerra
ella pace
ridonò:
ella è un
angelo che
in terra
Dio pei
miseri
inviò.
A PARTI
Ma nemici, e
pur tanti a
lei sono
che le
accresce il
fulgore del
trono!
La regina...
il ministro
geloso,
offron segni
d'un fremito
ascoso.
DONNE
Dalla Senna,
regal
fidanzata,
Bianca è già
ver
Castiglia
avviata...
Indeciso Don
Pedro
tuttora
di Padilla
sol pensa
all'amor.
TUTTI
Per lei sola
ritarda
quell'ora
che promette
alla patria
splendor.
CORO
I
Tremi!..
guai!..
CORO
II
Deh!
silenzio in
suo tetto.
TUTTI
Il dispetto
freniamo nel
cor.
(con
sdegno fra
loro)
Un'altera
d'orgoglio
pasciuta
dunque al
trono di
Pedro
s'avvia?
Una donna,
che appena
potria
de' piè
nostri la
polve
baciar?
Guai se
Pedro la
mente non
muta:
se
quest'onta
sul capo gli
gravi!
Se calpesta
la gloria
degli avi,
se deturpa
lo scettro e
l'altar!
(si
separano e
riprendono
festosamente)
Nella
reggia
dell'amore,
nel
soggiorno
del piacer,
al cantar
del
trovatore
fate plauso,
o cavalier.
(Sperdonsi
per varie
parti)
Scena
Seconda
(Il Duca e
Don Ruiz da
una porta a
sinistra)
RUIZ
Quale, dopo
tant'anni,
o duca mi
rivedi!
Sconosciuto...
Nel mistero
qui inoltro.
S'è
eclissato
il sole dei
Padilla... è
lacerato
il cuor di
padre da una
serpe
orrenda.
(cupamente)
Tacita,
inseparabile
una larva
m'angoscia i
dì,
le notti
mi
funesta...
l'idea
dell'onta
mia, di
quell'iniqua,
che fremo di
nomar!
La
prediletta,
(con
tenerezza)
la
delizia
colei del
genitore!..
(con
impeto)
Perfidia!..
ed or
l'eterno mio
rossore!
Il sentiero
di mia vita
sparso il
cielo avea
di fiori;
mi cingeva
il crin
d'allori,
ero amato
dal mio re.
E il suo
nuovo
successore
mi rapisce e
figlia e
onore!..
Questa,
amico, è la
mercede
che si dona
alla mia fé.
DUCA
Ti
compiango!
(fra sè)
Più
s'irriti!
(forte)
vedi...
ammira la
sua reggia!
RUIZ
Reggia
odiata!
DUCA
Ella
festeggia
Pedro
amante...
RUIZ
Oh! taci,
taci!..
gronda
sangue
questo cor.
Ma una gioia
ancor mi
resta...
È l'estremo
mio sorriso.
Fra i
piaceri di
loro festa
mia vendetta
io compirò.
Sull'indegno
seduttore
l'onta mia
rovescerò;
quell'infida
nel rossore
a' miei piè
cader vedrò.
(Partono
verso i
giardini)
Scena
Terza
(Donna Maria
in ricco e
sfarzoso
costume: le
cinge
la fronte
uno
splendido
fregio a
forma di
diadema.
Una collana
di perle col
ritratto di
Don Pedro le
scende
sul petto.
Ella conduce
Donna Ines
modestamente
abbigliata)
MARIA
Ines!.. mia
dolce
suora!..
Qui, lontane
da una folla
importuna.
E
il tuo
consorte?
INES
Ei s'arrestò
alle porte
di tua
reggia...
Non osa. Tu
lo sai
che sua vita
è in
periglio,
dacché
uccise
l'indegno
don Alfonso,
complice reo
di quel
Mendez. Don
Pedro
giurò
vendetta
dello spento
amico.
MARIA
Il re gli
perdonò.
INES
Come!
MARIA
Il tuo sposo
succede
al
capitano
delle
guardie
reali.
INES
Ognor la mia
Generosa
Maria!
MARIA
Dimmi... ah!
Non oso...
E mio padre?
INES
Compreso
nel perdon
che
ottenesti
a' reali
parenti
ch'ei seguia
nella
rivolta,
ritornò.
MARIA
Parlasti
a lui di me?
INES
Parlai:
piansi...
ma!...
MARIA
Oh Dio!
t'intendo.
Padre mio!
Sei
vendicato
già.
INES
Maria!..
che veggo!
Una lagrima!
MARIA
E quante,
sola, non
confortata,
io ne
versai!
INES
Tu sei
dunque
infelice?
MARIA
Nell'ambìto
splendore
d'una corte,
in braccio
dell'amore...
ho in cor la
morte!
A figlia
incauta di
reo
trascorso
il cielo
vindice
manda il
rimorso,
e la memoria
di suo
candor.
INES
Tu la
delizia del
padre allor!
MARIA
Quel padre
in lagrime a
me
s'affaccia:
d'onta nel
fremito ei
mi
minaccia...
Par che una
folgore
m'annienti
allor.
Ah! troppo
costami un
cieco amor!
INES
Oh! trista e
misera è ben
tua sorte!
Bagni di
lagrime vili
ritorte,
che non puoi
sciogliere,
e baci
ognor.
MARIA
(facendo
forza a se
stessa)
Toglimi
a estrema
orribil
tema.
Di': nel
furore di
sua vendetta
dal
genitore...
fui...
maledetta?
INES
In suo
trasporto
all'anatema
scioglieva
il labbro...
io lo
baciai...
Proruppe in
pianto... io
lo calmai...
MARIA
Ah!..
grazie, o
Dio
consolator!
(con
espressione
di gioia)
Il suo
perdono io
spero ancor.
INES
Ah!..
grazie, o
Dio
consolator!
Che a noi la
renda io
spero ancor.
MARIA
(deliberata)
Ines,
vederlo...
INES
E vuoi?...
MARIA
Prostrarmi
a' piedi
suoi.
INES
Fia vero? E
quando?
MARIA
Attendimi.
Dopo la
festa!..
INES
Ah sì!..
INES
e MARIA
Di pace a
noi
bell'iride
brilli dal
ciel sereno:
conforti
omai
quest'anima
da lungo
sospirar.
Di pure
gioie ai
palpiti
ritorni il
cor nel
seno,
e il ciel
vorrà
sorriderci,
e i voti
secondar.
Suono di
trombe di
dentro.
INES
Qual suon?
MARIA
T'accheta:
annunziano
le trombe il
re...
INES
Maria!
MARIA
Non
dubitare,
abbracciami:
fissa è la
sorte mia...
INES
Degna di
noi, di te?
MARIA
Voliam del
padre al
piè.
MARIA
e INES
Di pace a
noi
bell'iride
brilli dal
ciel sereno:
conforti
omai
quest'anima
da lungo
sospirar.
Di pure
gioie, ai
palpiti
ritorni il
cor nel
seno;
e il ciel
vorrà
sorriderci,
e i voti
secondar.
(Partono)
Scena
Quarta
(Don Pedro,
il Duca,
gentiluomini,
paggi e
guardie)
PEDRO
Alla regina
madre, o
duca
rispondete
che
domani a lei
mi
recherò.
DUCA
Nuovi son
giunti
messi di
Francia.
PEDRO
E quanto
importuni!
Li udremo:
andate
intanto,
e riedete.
(il Duca
parte)
O Maria!
(avviandosi)
Mi
richiami
alla gioia.
Scena
Quinta
(Don Ruiz,
Don Pedro e
gentiluomini)
RUIZ
(dal
fondo, fra
sè)
Egli là
fia
GENTILUOMINI
Ma chi
s'inoltra?...
Vecchio
ignoto...
Altero agli
atti.
RUIZ
Cavalieri,
in questa
giovin corte
giungo
stranier:
desio
vedere il
re.
GENTILUOMINI
T'avanza.
RUIZ
E qual?
PEDRO
Son io!
RUIZ
Voi, don
Pedro? Il re
voi?
PEDRO
Che bramate?
A che in me
così il
guardo
fissate?
RUIZ
(con
fiera
ironia)
Io lo vedo
alla fin
quest'augusto...
degno
figlio
d'Alfonso il
re giusto!
Degli
oppressi
ecco il
forte
sostegno,
la speranza,
l'orgoglio
del regno.
Se d'un Dio
sulla terra
è l'imago,
vendicarmi
egli deve e
lo può.
GENTILUOMINI
(sottovoce)
Quali
accenti!
PEDRO
Don Pedro sa
come
si
punisca...
Chi
siete?...
Qual nome?
RUIZ
Il mio
nome?... Più
nome non ho.
PEDRO
Qual parlar!
RUIZ
Ma so il
vostro, e
poss'io
rammentarvelo,
o re.
PEDRO
Il nome mio?
In Castiglia
v'ha un sol
che
l'ignori?
Il mio nome
è flagello
dei mori.
Chiedi
all'orbe, e
di Pedro il
valore
udrai l'orbe
stupito
narrar.
Solo i vili,
cui sono
terrore,
me crudele
fra i regi
nomár.
RUIZ
Pure il nome
che solo vi
spetta
tal non è.
PEDRO
Qual fia
dunque?
Parlate.
RUIZ
Vile,
infame!
PEDRO
E
tant'osi?...
GENTILUOMINI
Vendetta!
(cavando
le spade ed
avventandosi)
RUIZ
Oh! qual
nobil
furor!.. Vi
calmate:
tante
braccia a
scavare una
tomba?
Sono inerme,
alti
prodi...
mirate.
La mia spada
alle soglie
deposi...
PEDRO
E qui
osasti?...
RUIZ
E più ancora
oserò.
Dell'oltraggio
la macchia
nefanda,
vuol che il
sangue d'un
vile si
spanda.
Re!.. se
hai cuore...
una gelida
mano
t'offre il
guanto.
(gettandogli
il guanto
sul petto)
PEDRO
Una spada!
GENTILUOMINI
S'uccida!
RUIZ
Oh, mia
gioia!
PEDRO
Vendetta
farò.
Sovra il vil
che m'ha
insultato
tutto
irrompa il
mio furore.
Il mio
brando nel
suo core
colpi a
colpi
addoppierà.
Ti vedrò
cader
spirante,
né placarmi
tu potrai,
senza prece
e tomba,
errante
il tuo
cenere
n'andrà.
RUIZ
Allorché dal
ciel guidato
il mio
brando
punitore,
nel ferir
quell'empio
cuore
la sua
rabbia
spegnerà,
solo allor
dirò il mio
nome:
nell'udirlo
agghiaccerai!
Sulle
fulgide tue
chiome
onta eterna
allor cadrà.
GENTILUOMINI
(a Don
Pedro)
La tua
vita è sacra
al regno.
Noi punir
saprem
l'indegno;
ei morrà...
RUIZ
Ma non
inulto!
(poi
volgendosi a
Don Pedro)
lava or
tu, se il
puoi,
l'insulto.
PEDRO
Sciagurato!
Sien le
verghe
il supplizio
del demente.
RUIZ
Vile! un
ferro tu
paventi?
Date un
ferro... un
ferro...
PEDRO
Olà.
(Avanzano
le guardie)
RUIZ
E la folgore
del cielo
te primiero
non
colpisce,
ed ancora
non punisce
de' regnanti
il disonor?
Va,
quest'anima
è maggiore
di una
barbara
vendetta,
fia tua vita
maledetta
nell'infamia,
nel rossor.
PEDRO
L'ira già
d'un rege
offeso
in te piomba
e ti
colpisce
sempre il
cielo ai re
s'unisce
contro ai
vili
traditor.
Sol
per piangere
vivrai
sovra l'onta
che
t'aspetta;
tu vorrai
dal ciel
vendetta,
ma fia sordo
il cielo
allor.
(Don Ruiz
è trascinato
dai soldati)
Scena
Sesta
(Don Pedro,
gentiluomini,
dame,
cavalieri,
indi Donna
Maria, Donna
Ines, poi il
duca)
CORO
Vada,
soffra, quel
protervo,
degna pena a
tanto
ardire.
PEDRO
De' piaceri
che ha
turbato
ora tornisi
a gioire.
(osservando)
CORO
Della festa
la regina
ecco a
noi...
PEDRO
(incontrandola)
Maria!
MARIA
Mio sire!
Odo pianto,
grida
intorno...
Chi funesta
un sì bel
giorno?
A quei mesti
lunghi
gemiti
agghiacciarmi
intesi il
cor.
Grazia
chiedo.
PEDRO
Un veglio
altero,
sconosciuto...
tu non
sai...
MARIA
Ve ne prego.
DUCA
(movendo
verso Maria)
Tardi omai,
figlia
incauta, per
tuo padre
la pietà ti
scende in
cor.
MARIA
Padre?
INES
Padre!..
MARIA
e INES
Che mai
dice?
DUCA
Egli è
vittima
infelice
di supplizio
infame e
rio.
MARIA
Oh, mio
padre!
INES
Oh, padre
mio!
PEDRO
(Fra sè)
Che mai feci
in mio
furor!
MARIA
Ma le luci
al suolo hai
fisse...
Dunque il
vero il vero
ei disse?
PEDRO
Nol conobbi
e di
sfidarmi
stolto
ardiva...
MARIA
E l'odo
ancor?
Ah! scatena
sul mio
capo,
giusto Dio,
la tua
vendetta:
a me sola, a
me s'aspetta
tanta
infamia e
tanto orror.
Più perdon
da un padre
oppresso,
più mercé
sperar non
lice...
Già la
figlia ei
maledice,
ah!.. ch'io
moro di
dolor.
INES
Maledetto
sia quel
giorno
che ti vide,
e a te
cedea.
Obbliava,
per te rea,
cielo, fama
e genitor.
Io vendetta
invoco a Dio
del suo
pianto, del
mio duolo.
Sien tuoi
giorni un
giorno solo
di rimorso e
di terror.
PEDRO
Calma, oh!
calma que'
trasporti,
m'acciecava
estremo
sdegno:
il tuo padre
del mio
regno
fia che
torni ai
primi onor.
E mentr'io
gl'insulti
oblio,
tu dimentica
il furor;
pagherei col
sangue mio
questo
istante di
dolor.
DUCA
(fra sè)
Fosco già
tramonta il
giorno
de' piaceri,
della festa;
e vicenda sì
funesta
presentito
aveva il
cor.
Per lei vedo
giunta l'ora
dell'estremo
suo rossor.
Fra l'orror
che regna
intorno
trionfare
spero ancor.
CORO
Fosco già
tramonta il
giorno
de' piaceri,
della festa;
a vicenda sì
funesta
ansio pende
incerto il
cor.
(seguono
sempre di
dentro
festivi
suoni)
Là
concenti,
gioia
ancora:
qui vendetta
impreca
amor.
Qual
s'addensa
nembo
intorno
di sciagura
e di terror!
PEDRO
M'odi!
MARIA
Lasciami!
PEDRO
Tuo padre!
MARIA
(con
fermezza)
Tu lo
nomi?
INES
Vieni.
MARIA
Sì.
(si
spoglia con
dispetto
delle gemme
e degli
ornamenti
gettandoli
a'piedi di
Don Pedro)
Ite al
suolo,
infausti
doni
dell'amore
d'un
tiranno:
rie memorie
a me
d'affanno,
pegni vili
di rossor.
Io ti fuggo,
o rio
soggiorno
dell'infamia
del terror.
(a Don
Pedro)
Maledetto
sia quel
giorno
che per
te m'accese
amor.
INES
(a Maria)
Meco
vieni, o
sventurata:
l'egro padre
assisteremo:
nostre
lagrime
uniremo
a conforto
del suo cor.
Fuggi, ah!
fuggi dal
soggiorno
dell'infamia
e del
terror.
Maledetto
sia quel
giorno.
(a Don
Pedro)
Che per
te l'accese
amor.
(Maria e
Donna Ines
traversano
la folla e
fuggono:
Don Pedro
resta
concentrato:
il duca
l'osserva.
Il
Coro rimane
in gruppi
analoghi)
ATTO TERZO
(Modesto
appartamento
di Don Luigi
d'Aguilar.
Due porte
laterali. Un
tavolino con
recapito da
scrivere,
libri,
carte, ecc.
Sedie)
Scena
Prima
(Donna Maria
semplicemente
vestita
avanza
timidamente
e triste
fermasi in
atto
d'ascolto
presso una
porta. Poi
Donna Ines e
Don Luigi)
MARIA
È quiete
profonda,
forse ei
riposa
ancora...
Povero padre
mio!
E scorda
intanto i
suoi dolor?
Non io
istante di
riposo
giungo a
trovar... e
il merito?
Non oso
colà
innoltrar...
Ines!..
Ebben?...
INES
Lo stesso.
Dal
furibondo e
lagrimoso
accesso
che minacciò
rapircelo ei
rinvenne,
dopo lungo
sopor,
calmato
appieno.
Il suo viso
è sereno.
MARIA
(con
effusione)
Grazie,
pietoso
Iddio!
LUIGI
Ma un solo
accento
ancora
non ha
profferto da
tre giorni.
MARIA
E pensi
che s'io mi
presentassi...
a' piedi
suoi
pentita, fra
le
lagrime...
feroce
ei mi
sarebbe?...
(odesi
dalla stanza
a destra la
voce di Don
Ruiz)
RUIZ
(di
dentro e
triste)
O
figlia!
MARIA
(con
grido
represso)
Ah! la
sua voce...
L'udiste?...
INES
E col tuo
nome
agli accenti
l'ha
sciolta.
MARIA
Col mio! Lo
credi?
RUIZ
(come
sopra)
Ove
sei...
figlia?
INES
(a Donna
Maria che
vorrebbe
parlare)
Ascolta.
RUIZ
(come
sopra)
Sento ad
ogn'ora
estinguersi
la vita mia
dolente;
fa' che una
volta
stringere,
figlia, ti
possa al
cor.
D'un bacio
tuo
confortisi
il genitor
morente,
e in pace
spiri
l'anima
che visse
nel dolor.
MARIA,
INES
Per/te me
lamenta il
misero!
Ei mi/ti
perdona e
chiama;
le sue
ginocchia
stringere
potrò/potrai...
l'odi!..
ancor
m’ama/t’ama...
MARIA,
INES
e LUIGI
Ah no!..
per noi déi
vivere,
padre... e
felice
ancor.
MARIA
Tace.
LUIGI
(osservando
verso la
stanza)
Si
scosse!
INES
A questa
parte ei
muove.
MARIA
Oh, come
tremo!..
INES
Vuoi che
teco io
resti?
MARIA
No; sola mi
lasciate.
In tal punto
solenne che
decide
per sempre
il destin
mio,
fra il padre
e me non
deve star
che Iddio.
Don Luigi
e Donna Ines
s'allontanano.
Scena
Seconda
(Don Ruiz in
lunga veste
stretta
ai
fianchi,
avanza
lentamente
colla
testa
curva sul
petto, e
Donna Maria)
MARIA
Su quella
fronte dal
dolor
chinata,
nelle
pupille sue
torbide,
meste,
minacciosa
vegg'io
l'ira
celeste...
(si
prostra ai
piedi di Don
Ruiz)
RUIZ
A' piedi
miei?...
V'alzate.
Che volete?
MARIA
Perdono.
RUIZ
(fissandola)
Voi?
MARIA
Quale mi
credete, io
rea non
sono.
RUIZ
(dopo
averla
fissata)
Chi ti
parlò di
verghe?...
Che?...
Battuto!..
(dopo
averla
fissata)
Io?...
Non è ver.
MARIA
(alzandosi e
guardandolo
con sorpresa
e terrore)
Che
ascolto!..
Quale
sguardo!
Padre!..
RUIZ
Prence
codardo!
In tal modo
ti vendichi?
Vuoi sangue?
Vieni, te
l'offro.
MARIA
(dopo
averlo
esaminato. Con
angoscia)
Oh ciel!
RUIZ
Timor ti
prende?
MARIA
Padre! Son
io.
RUIZ
T'avanza!
MARIA
(sconfortata)
Non
m'intende.
RUIZ
(sorridendo)
Oh
gioia!.. a
vil timore
il coraggio
succede.
Squillin le
trombe.
Cavalieri; a
voi,
o giudici
del campo:
è
Dio con noi.
MARIA
Misero!
RUIZ
Ah! Chi
m'afferra?
Indietro?...
aita!..
(cade su
di una
sedia)
MARIA
(desolata)
E fia
dunque
smarrita
per sempre
sua
ragion?...
Oh! fa, gran
Dio,
che un lampo
di tua luce
a lui
sorrida;
mi riconosca
ancora e poi
m'uccida.
Padre,
padre... oh,
rio dolore!
Ravvisate
vostra
figlia.
Deh! calmate
quel furore,
serenate
omai le
ciglia;
si riapra il
vostro core
alla voce
sua
gemente...
Vendicatevi,
uccidetela...
Ma la misera
è innocente.
Sopportò
l'obbrobrio,
è vero,
ma giurato
avea un
mistero.
All'amor
cedé il cor
mio,
ma fedel
restò
all'onor.
Sì lo giuro
innanzi a
Dio,
di voi degna
io sono
ancor.
RUIZ
(fissandola)
Com'è bella!
Il sai?...
si bella
era un
dì mia
figlia
anch'ella.
Tale il
guardo...
sin la voce
cosi dolce!
La ricordo
allorché in
soave
accordo,
sul liuto
armonioso,
mi cantava
l'amoroso
d'Andalusia
pescator.
MARIA
(animandosi)
Padre!..
RUIZ
Attendi...
eccolo...
senti.
(come
volendo
ricordarsi
una canzone)
"Della
sera la
brezza
leggera
spira, o
Rita:
m'invita
sull'onda...
a me
pensa... "
(si
confonde)
MARIA
Ciel! ciel!
s'io
potessi!..
(con voce
commossa)
"A me pensa
e un sospir
dalla sponda
uno
sguardo a me
volgi
d'amor..."
RUIZ
Sì; così...
prosegui...
MARIA
(sforzandosi
e
singhiozzando)
Ohimè!
"Di là, o
cara, udrai
tenera
l'eco..."
(soffocata
dalle
lagrime non
può seguire)
Scoppia
il cor.
RUIZ
Piangi?
perché?
(guardandosi)
Ah! se
ti restan
lagrime,
misera
appien non
sei:
ed io che
vorrei
piangere,
le mie
s'inaridir.
Sappi...
arrossisco
in dirtelo,
io l'amo
ognor
colei...
Ah! questo
amor...
delirio...
Perdonami
gran Dio!
Più amarla
non degg'io
se l'ho da
maledir.
MARIA
Amare son le
lagrime
serbate a'
figli rei.
E mai qual
basti,
piangere
potrò sul
mio fallir.
Sempre a me
caro,
credilo,
or più che
mai lo sei.
(Fra sè)
E di quel
suo delirio
la rea
cagion son
io...
(Forte)
M'uccidi, o
padre mio,
ma non mi
maledir.
Prova si
tenti
estrema.
Leggete
questo
scritto:
(levando
dal seno un
foglio
ed
offrendoglielo)
prova
leal vi sia
dell'innocenza
mia.
Lo so che in
palesarvelo
tradisco un
sacro
giuro...
ma questo
mio
spergiuro
vi possa
almen
calmar.
RUIZ
Che foglio è
quello?
MARIA
Udite:
(spiega
il foglio e
lo legge)
"Attesto
avanti Iddio
che giurai
la mia fede
all'onorata
donna Maria
Padilla,
mia consorte
legittima! "
Segnato qui,
vedetelo...
"Don Pedro
di
Castiglia"
RUIZ
Don Pedro
hai
pronunziato?
(colpito
e con
impeto)
Don
Pedro!
MARIA
(porgendogli
il foglio)
Eccolo.
RUIZ
(raccogliendo
con fierezza
fra le mani)
Ah!
come...
E foglio e
cifra e
nome...
(lacerandolo)
MARIA
Ah! padre,
no...
RUIZ
Vorrei
scempio qui
far del
perfido.
MARIA
(disperatamente)
Le
prove, i
dritti
miei!..
RUIZ
Lascia!..
Ogni rea
memoria
d'amor,
d'inganni e
infamie
distruggasi
così.
(spargendone
i pezzi e
calpestandoli)
MARIA
Cielo!
RUIZ
Contento or
sono.
MARIA
Ah padre!..
RUIZ
Che volete?
Che fate voi
costì?
MARIA
Uno
sguardo...
un detto
ancora!...
Per pietà
non mi
scacciate.
Vostra
figlia che
v'implora,
che
v'assista,
deh!
lasciate.
Se non calmo
il vostro
duolo
voglio almen
con voi
morir.
La pentita
all'ora
estrema
vorrà il
cielo
benedir.
RUIZ
Ite omai:
non vi
conosco...
La mia mente
si
smarrisce.
M'arde il
core... il
ciglio è
fosco...
Tutto omai
per me
finisce...
Oh!
lasciatemi
qui solo:
solo io
voglio qui
morir.
No, non tema
all'ora
estrema
non sa un
padre
maledir.
Odonsi
improvvisamente
di
dentro
grida e
suoni
festosi)
CORO
(didentro)
Viva
Bianca! di
Francia
l'onore,
che Don
Pedro a sua
sposa
innalzò!
MARIA
Che mai
sento?...
Quai
grida?...
Oh, furore!
Bianca
sposa?... e
soffrirlo
dovrò?
Vieni, o
padre, non
scacciarmi:
questa è
l'ultima
preghiera.
Il mio
pianto ti
disarmi
ed avrai
vendetta
intera.
La tua
figlia, no,
non trema
all'aspetto
del morir.
La pentita
all'ora
estrema
vorrà il
cielo
benedir.
RUIZ
Mi
lasciate...
all'ora
estrema
io son
tratto dal
soffrir.
(Donna
Maria
trascina
seco a forza
Don
Ruiz
che cerca
invano
sciogliersi
da lei)
Scena
Terza
(Francisca
sola)
FRANCISCA
Che avvenne
mai?... Che
fia?...
Qual fuor di
sé, Donna
Maria
traggea
seco il
padre; la
suora, ed il
consorte
cercavan
trattenerla.
Me seguite
(Ella disse)
alla
reggia...
alla
vendetta.
Incerti,
tristi, al
par di me,
tremanti
essi l'hanno
seguita.
Ah! forse è
già vicino
a compiersi
il funesto
suo destino.
(Parte)
Scena
Quarta
(Luogo
interno del
palazzo
reale,
parato per
l'incoronazione
della
regina. Due
gradinate
laterali vi
danno
ingresso.
Guardie
reali
disposte
intorno.
Trono.
Dalle
gradinate a
destra
procede la
banda reale,
le
guardie, gli
araldi,
gentiluomini,
deputati,
grandi della
Castiglia e
di Leone,
tutti in
grande
costume. Il
presidente
ed il
maresciallo
di Castiglia
ciascuno
portando
ricco
cuscino: su
di uno è la
corona,
sull'altro
lo scettro.
Il Duca in
gran
costume, poi
in mezzo a
vari
grandi Don
Pedro in
abito reale,
seguito da
paggi,
scudieri e
guardie)
CORO
Come rosa
che s'apre
al mattino,
è simile la
sposa
gentile,
qual lo
sposo non
v'ha
cavaliero
più
prestante
nel ludo
guerriero.
Sfavillante
del nuovo
destino
plaude il
regno alla
coppia
regal.
PEDRO
(Fra sè)
Ora fatal,
giungesti.
Io che di
lei
vendicarmi
credei...
E l'amo or
più che mai!
E il foglio
che quel
giorno io le
segnai!..
Io gliel
dovea.
Rapito
in ebbrezza
ineffabile,
premiava
giusto
allora il
mio core
la fé più
bella, il
più sublime
amore.
Ah! quello
fu per me
di paradiso
un dì;
un'anima non
v'è
che sappia
amar così.
Io la
rammento
allor
che a me
s'abbandonò...
che tutto
m'immolò:
fama,
dovere,
onor.
Più non
verrà per me
d'amor, di
gioie il dì.
Un'anima non
v'è
che sappia
amar così.
E l'ho
tradita...
cielo!.. e
s'ella
osasse
disperata?...
e ad
un'altra
adesso...
Squillo
di trombe.
DUCA
Sire,
col suo real
corteo
la regina
s'avanza.
PEDRO
(superando
l'interna
agitazione
che lo
governa)
Ricevasi.
DUCA
(Para sí)
Io trionfo
PEDRO
(Para sí)
Alma,
costanza.
CORO
Vedi, la
regina
s'avanza!
Il suo
corteggio
savanza...
Questa nobil
figlia di
Francia
S'è portata,
portata la
pace.
Sì, la nobil
figlia di
Francia
S'è portata
la pace con
lei.
PEDRO
Crudel!
venuta! Mio
dolore.
Sì!
All'altra
sposo
divenir.
CORO
Basta guerra
si, basta
tema,
Di cielo
l'ira calma
già.
Un imene
giammai più
sacro di
Due sposi
uniti
sarà...
PEDRO
Ah, cor mio!
Cessa il tuo
pianto,
L’accoglienza
sia degna
d'un re
Lasciar
Maria,
sempre
adorata,
Ah, patria
mia, sorte
fatai!
Il ciel mi
dona invan
un trono.
La Spagna
aspetta mia
morte ognor!
Lasciar
Maria,
sempre
adorata,
Ah, patria
mia, sorte
fatal!
CORO
Squilla la
tromba!
Vieni, oh
re!
Accorri
tosto giurar
tua fè!
PEDRO
Fatai dovere
mi fa
tacere:
II mondo
intero mi
guarderà.
Lasciar
Maria,
sempre
adorata!
Ah! patria
mia! Sorte
fatai!
Ah, sì, la
vita me fu
rapita
Almen poss
io morir da
re...
(Dalla
gradinata a
sinistra,
scenderanno
le guardie
reali, i
paggi e
scudieri
reali coi
gentiluomini
di corte;
indi i
paggi,
scudieri,
gentiluomini
e dame
francesi e
castigliane,
fra le quali
avanzasi
Bianca di
Francia in
abito reale
presa a mano
da Don
Pedro)
CORO
Qual astro
novello, sì
puro, sì
bello
sull'Ebro
scintilla di
tanto
fulgor?
DONNE
È l'astro di
Bianca, è
l'astro
d'amor.
TUTTI
T'onora,
t'adora,
bell'astro,
ogni cor.
UOMINI
Diffonde le
gioie tuo
raggio
vivace:
a te
consolata
sorride la
pace.
DONNE
E l'aura nel
molle più
dolce suo
spiro
or sembra
sospiro di
tenero amor.
TUTTI
Bell'astro
di Bianca,
adora ogni
cor.
DUCA
Don Pedro,
alto sovrano
di Castiglia
e Leone,
a Bianca di
Borbone,
vostra
sposa,
della real
corona
cingete il
fronte e
fausto il
ciel vi
sia...
(sta per
prendere la
corona dal
cuscino)
Scena
Ultima
(Donna Maria
scende
rapidamente
dalla
gradinata
a sinistra
seguita da
Donna Ines e
Don Luigi,
fra i quali
è Don Ruiz.
Maria
irrompe fra
la folla, e
grida con
voce
terribile,
ponendo
fieramente
la mano
sulla
corona)
MARIA
Fermate!..
olà!..
Questa
corona è
mia.
TUTTI
Ah!.. La
Padilla!..
Oh eccesso!
PEDRO
Maria!
MARIA
Tu tremi
adesso!
PEDRO
Io fremo al
tuo delitto.
MARIA
Sostengo il
mio diritto.
DUCA
Soldati, si
discacci.
MARIA
(dignitosa)
Sai tu,
sai chi
minacci?
Giurata
innanzi a
Dio
la sposa sua
son io.
Scacciar la
sua regina
fra voi chi
osar potrà?
(cingendosi
la corona.
Bianca,
ch'era
agitatissima,
sviene ed è
sorretta
dalle dame
e circondata
da'suoi
gentiluomini
frementi)
CORO
Svenne e
l'oltraggio
soffresi!
PEDRO
(Fra sè)
Ah! tutto è
ormai
svelato.
(additandole
Bianca)
Vedi che
festi,
incauta!
MARIA
(segnandogli
Don Ruiz che
avanza
fra
Donna Ines e
Don Luigi)
Mira!
Opra tua,
spietato!
CORO
Quel vecchio
egro...
(Don Ruiz
volge
intorno lo
sguardo
incerto e
stupido)
PEDRO
Ciel!
MARIA
Guardalo.
PEDRO
Traveggo?
RUIZ
Ove son io?
INES
e LUIGI
Oh istante!
PEDRO
E ver sarà?
(Bianca è
trasportata
altrove)
CORO
Ah, che
sarà!
MARIA
Ravvisa la
tua vittima:
ragion per
te ha
smarrita
chiama la
figlia in
lagrime
dolente
genitor.
La figlia...
ch'ora, o
perfido,
da te venia
tradita,
che a te
sommessa e
tacita,
soffriva il
disonor.
La fé
giurata or
serbami,
e rendimi
all'onor.
PEDRO
(Fra
sè)
Ah! sulla
trista
vittima
il ciglio
alzar non
oso.
De' giusti
suoi
rimproveri
sento la
forza al
cor.
Più fiero
intanto
straziami
rimorso
tormentoso;
d'uno
spergiuro
arrestami...
spaventami
l'orror!
RUIZ
Sento ad
ogn'ora
estinguersi
la vita mia
dolente.
Vien, che
una volta
stringere,
figlia, ti
possa al
cor.
D'un bacio
tuo
rallegrisi
il genitor
morente;
e spiri in
pace l'anima
che visse
nel dolor.
LUIGI,
INES
Dell'onta
trista
vittima
ha la ragion
smarrita.
Chiama la
figlia in
lagrime
dolente
genitor.
Rimorda a
chi del
misero
sì funestò
la vita;
e forse qui
riserbane
il fato a
nuovo orror.
DUCA
Ah!
l'esecrata
vittima
ancor non è
colpita;
incerto
ancora
fremere
sento
agitato il
cor.
Del re nel
sen
contrastano
cure
angosciose
estreme;
cimento
fier,
terribile
d'amor, di
fé, d'onor.
CORO
(osservando
Don Ruiz)
Odi...
natura
esprimesi:
paterno amor
che geme...
Vedi... un
sorriso...
l'anima
ricade nel
dolor.
Del re nel
sen
contrastano
cure
angosciose
estreme.
Cimento
fier,
terribile,
d'amor, di
fé, d'onor.
CAVALIERI
FRANCESI
Il silenzio
in che
t'ostini
per la
Francia è
insulto
audace!
Il tuo regno
avrà la pace
se costei
punisci, o
re.
PEDRO
Troppo
ardire, o
cavalieri,
voi spiegate
innanzi a
me.
CAVALIERI
CASTIGLIANI, IL DUCA
Lo comanda a
te l'onore,
la salvezza
del tuo
regno.
Può temprare
il nostro
sdegno
solamente il
suo morir.
PEDRO
Con superbi
e vani detti
tema in me
destar
pensate?
Questa donna
che
oltraggiate
è il desio
de' miei
desir.
Le giurai
dell'ara al
piede
santo amore,
eterna fede:
or dal trono
ov'io
l'alzai
chi di voi
balzar la
può?
Se la
Francia e la
Castiglia
sa
tentarlo...
aspetterò.
CORO, IL DUCA
Quale
eccesso!
GLI ALTRI
Oh, estrema
gioia!
CORO, IL DUCA
L'ira mia
frenar non
so.
PEDRO
(deliberato
con
trasporto)
Torna, ah
torna,
questo seno!
Meco al
trono
ascendi
omai;
ti tradia,
soffristi
assai,
alta meriti
mercè.
Ceda omai
ragion di
stato
alla fè
ch'io t'ho
giurato;
la mia
sposa, la
regina
l'universo
adori in te.
(conducendola
verso il
trono)
MARIA
(volgendosi
a Don Ruiz
con
trasporto)
L'odi, o
padre? Egli
è mio
sposo...
A me rende e
fama e
trono;
qual
credesti, io
rea non
sono,
sempre degna
io fui di
te.
Al piacer
che il cor
m'inonda
la tua gioia
alfin
risponda.
INES
D'esultar
fra le sue
braccia,
padre mio
concedi a
me.
(Maria
soprafatta
dalla gioia,
vacilla,
va
mancando e
muore ai
piedi del
padre)
PEDRO
Ella è
morta!
RUIZ
(colpito
e
riconoscendola)
Morta?...
ah, figlia!
PEDRO
L'infelice
più non è.
CORO
Ah, la gioia
il cor le
oppresse!
Infelice!
più non è.
(Gruppi
analoghi
d'amore e di
commiserazione)

|
PRIMER ACTO
(Sirvientes
y
doncellas de
Padilla
atraviesan
el atrio.
Otros pajes
guían a los
nobles,
juntamente
con Padilla
y sus damas al
interior del
palacio.
Sonido de
guitarras
lejanas
que se
acerca.
Algunos
caballeros y
damas
se
detienen
para oír
la música;
los
siguen sus pajes y
escuderos)
Escena
Primera
(Patio
del
castillo
árabe de
Padilla.
Escaleras
que conducen
a los
aposentos.
Al fondo,
gran
ventanal por
el que se ve
el mar)
CORO
De estos
deliciosos
y
pacíficos
valles
reúnanse
¡oh,
vasallos!
doncellas
y
pastores.
¡Venid
al
castillo
pues
hoy
es un día de
fiesta!
Unos
felices
esponsales
se preparan
aquí.
(Criados
llevando
ramos de
flores
y
cestas
decoradas
con cintas
que
contienen
frutas y
otros
regalos.
Avanzan
hacia la
escalera, de
la cual
descienden,
precedidos
por pajes y
seguidos por
escuderos,
doña Inés y
don
Luis)
Distinguida
pareja,
os
ofrecemos
el puro
homenaje de
estas
flores.
Todo se
regocija en
estos
ámbitos
en esta
fiesta de
bodas.
Alzamos al
cielo
nuestros
ardientes
votos
para que
siempre
se alternen
la alegría y
el amor.
INÉS
Vuestro
homenaje y
sinceros
votos ¡oh,
qué gratos
son,
fieles
vasallos,
y cómo
alegran
nuestro
corazón!
(Volviéndose
con ternura
a Luis)
¡Ah! Sí,
todo me
dice,
todo me hace
pensar... que
seré
feliz.
Fueron
creadas en
el cielo
nuestras
almas con
igual ardor:
Como dos
flores
de
un
solo tallo,
crecieron
en
el
amor.
Una
esperanza,
inocente y
querida,
este amor
engendró,
que
ahora
el
cielo
nos bendice
consolando
nuestras
almas.
LUIS
Sólo tú
puedes
entender
mi suprema
dicha.
Este
corazón, y
no las
palabras,
te la puede
mostrar a
ti.
CORO
El
justo
cielo
preservó
tanta
felicidad
para este
fiel amor.
INÉS
Sonríe,
querido
esposo,
al dichoso
porvenir
que veo para
nosotros
reservado
por el cielo
y el
amor.
Alegrías en
exceso
siento que
colman mi
pecho...
Comparte
¡oh,
amado mío!
la emoción
de mi
corazón.
LUIS
¡Qué
dichoso
futuro
el cielo
reservó para
nosotros!
Ya comparto
contigo toda
la emoción
de mi
corazón.
CORO
¡Sí,
un
dichoso
futuro
el cielo les
ha
reservado!
Y
compartimos
la emoción
que
hay en sus
corazones
de esposos.
LUIS
¡Voy
a acelerar
el rito
sagrado!
Debéis
saber,
amigos y
parientes,
que nuestro
primo
Alfonso
regresa de
la
cacería
junto
al
favorito
del rey:
Méndez...
¡Siempre fue
entre
nosotros un
grato
huésped!
INÉS
Nos honrará
con su
presencia
¡ah!
dentro
de pocos
instantes...
LUIS
¡Pronto
mía!
(besa su
mano
y
luego
sale con el
séquito)
INÉS
Para siempre... y así
quedará mi
felicidad
plenamente
saciada.
(Ve a María
que viene
desde el
fondo
y va a su
encuentro)
Escena
Segunda
(Doña María
e Inés)
INÉS
¡Querida
hermana!
(la abraza)
MARÍA
Abrázame...
y
siente
(Lleva la
mano de Inés
sobre su
pecho)
como tu
corazón hace
palpitar al
mío
que se
alegra por
tus
votos
y
alegría.
Absorta,
allí,
pensaba
en un sueño
feliz que he
tenido.
(con
exaltación)
¡Él
me prometió
un trono!
INÉS
¿Y aún
piensas en
eso?
MARÍA
Ese sueño me
persigue
a
cada hora
como una
señal del
destino... y
mi
pensamiento
lo
acaricia
con placer...
Mi
amor,
ceñido
con
una corona
real,
me conducía
del altar al
trono.
¡y con una
dulce mirada
se volvía
hacia mí!
Su mano
temblaba
sobre la
mía...
Todo el
sendero
estaba
cubierto de
flores;
retumbaban
coros
melodiosos;
y
al sonido
de
las
trompetas
que
anuncian
(con
entusiasmo
creciente)
el pueblo y
la corte,
entre
aplausos y
entre vivas,
mi nombre
pronunciaba.
Yo era
proclamada
reina...
¡Reina!
(con tono y
actitud de
complacencia
y triunfo)
INÉS
¿Reina?
¡Tú deliras!
(se oyen
cornos
de
caza
distantes)
¡Oh,
escucha...
escucha!
Sonidos
de
cacería...
¡Ahí
llegan
Alfonso y
Méndez!
MARÍA
(conmocionada) ¡Méndez!
(conmovida)
¡Que
turbación!
INÉS
(con
énfasis)
¡Méndez
te ama!
MARÍA
¡Ah,
hermana!...
y
también yo
lo amo!
¡Ah! No
sabes que
encanto se
oculta
en ese joven
tan gallardo
y elegante.
Veo en él la
imagen del
amor
que se me
presentó en
mis sueños.
Tiene una
mirada...
una sonrisa
tan dulce...
¡Que mi
corazón se
abandone
al destino!
No tiene
corona,
pero por
cuna podría
ceñirla
algún
día.
INÉS
Deliras de
orgullo y
amor,
y así,
serás
infeliz.
Escena
Tercera
(Francisca y
las
anteriores;
luego
don
Pedro
y don Alfonso
de Pardo
acompañados
por
don Luis con
séquito,
escuderos,
etc)
FRANCISCA
Don Alfonso
de Pardo y
el Conde
Méndez
al castillo
ya
se acercan. Don Luis
va hacia
ellos para
darles la
bienvenida.
INÉS
¡María!...
MARÍA
¡Hermana!
¿Cómo se
agita mi
corazón!
FRANCISCA
Aquí están.
ALFONSO
A vuestro
bienaventurado
casamiento
acudo
jubiloso
¡oh,
mis amables
parientes!
y Méndez me
acompaña...
PEDRO
¡Sí! Yo
también
vengo a unir
mis votos a
los de mi
leal Alfonso
¡oh,
bella Inés!... y a
ti...
adorable
María...
¡Cómo
anhelaba
este
momento!...
¡Ah! Volaba
ya mi
corazón
con alegría
y amor hasta
este lugar.
Feliz hasta
aquí
regreso
a compartir
vuestra
dicha,
y sonrío
ante el
bello
pensamiento.
De un amor
correspondido
vuestro
corazón está
lleno
de una
merecida
alegría...
¡Ah, sí!
Para mí
brilla
sereno el
día de hoy.
INÉS, MARÍA,
LUIS
¡Nuestro
corazón es
feliz
en un día
tan dichoso!
Que todo,
a
vuestro
alrededor, pueda
haceros
feliz
a vos
también.
ALFONSO,
FRANCISCA
Que este
bello día
consuele
el deseo más
ardiente de
todas las
almas...
Apresuremos
el
esperado momento del
amor.
PEDRO
¡Ah, sí¡
Como la voz
de un ángel
que indica
mi dicha,
encienden mi
corazón las
palabras
que anuncian
mi felicidad.
Uno sólo es
mi deseo:
(Mirando
tiernamente
a María)
celestial y
dulce
deseo...
Ahora seré
el más feliz
de todos los
mortales.
LUIS
¡Al
templo
vayamos,
queridos
amigos!
ALFONSO
Nunca se
concretó un
nudo nupcial
con más
dichosos
auspicios.
INÉS
Y más feliz
será
si nuestro
gentil
huésped
¡oh,
hermana!
(señalando a
Don Pedro)
como padrino
de
boda
me acompaña
al altar.
PEDRO
De tan
hermoso
ofrecimiento,
me siento
orgulloso.
MARÍA
Yo la amo
y
deseo
que mi
hermana sea
la
más
feliz.
PEDRO
(Cautamente) Yo
también te
adoro
¡oh,
querida
María!
¿Me es
lícito
esperar?...
LUIS
¡Al altar!
MARÍA
(enfática a
don Pedro)
¡Al altar!
(Todos de
dirigen a la
iglesia
donde,
tras
unos
instantes
se oye
el siguiente
coro)
CORO
¡Oh querida
y dichosa
pareja, ¡Ah!
Acepta los
votos y el
homenaje
fiel y
candoroso.
El cielo
secunde los
deseos de
quien te ama.
Que un gozo
constante
alegre tu
corazón.
Escena
Cuarta
(Sala en el
palacio
de doña
María.
Puertas
laterales.
Una ventana
abierta al
fondo. Una
mesa a la
derecha,
elementos de
escritura,
unos
libros y un
estuche de
ébano con
adornos de
oro.
Un paje pone
una lámpara
encendida y
se retira.
Después
doña
María,
finalmente
Francisca.
Cesan las
voces que se
oían a lo
lejos
y
todo
se vuelve
silencio y
tranquilidad.
MARÍA
¡Mi querida
hermana!
Ella es
feliz
y ve el
futuro
color
de
rosa... ¿Y
el
mío?
¿Y Méndez?
¿Qué Dios,
propicio o
fatal,
hasta
aquí
lo condujo?
Su
forma de
actuar
hace
pensar
que guarda
un
profundo
secreto.
FRANCISCA
(entrando
sumamente
agitada) ¡Ah,
señora!
MARÍA
¡Francisca!
FRANCISCA
¡Ay! ¡Qué
traición
tan
atroz!..
¡Ocúltate,
pues
intentan
raptarte por
el ventanal!
¡El guardián
del castillo
ha
sido
sobornado
con
oro o
por temor!
Entre las
sombras pude
oírlo todo.
MARÍA
(con ansias) ¿Y quién es
el
secuestrador?
FRANCISCA
Tiemblo al
nombrarlo.
¡Es
don
Pedro!
MARÍA
(sorprendida) ¿Quien?
FRANCISCA
¡El
hijo del rey!
MARÍA
¡Del rey!
FRANCISCA
¡Sí! Bajo el
nombre falso
de Méndez...
MARÍA
(vivamente) ¡Ah!...
Méndez...
él...
¡La alegría
de mis
sueños!
¿Ese es
entonces mi
destino?
(permanece
pensativa y
agitada)
FRANCISCA
En el jardín
(apartándose
de la
ventana)
Oigo
rumor de
pasos...
MARÍA
(deliberadamente)
¡Vete!
¡Cállate!
FRANCISCA
(con
inquietud)
¿Y te quedarás
sola?
MARÍA
¿Qué te
provoca
temor?
(saca del
estuche un
puñal
y lo
esgrime con
valentía)
Tengo
conmigo un
puñal, y el
corazón de
una
Padilla.
(a
una
señal,
Francisca se
marcha)
Escena
Quinta
(Doña María y
don Pedro)
MARÍA
(después de
escuchar en
la ventana) ¡Ahí!..
¡Ha lanzado
la
cuerda!
(se coloca
junto a la
mesa)
¿Asciende?
PEDRO
(aparece
en
la ventana
y entra en
la
habitación)
¡Al fin estoy
en
el paraíso!
MARÍA
¡Don Pedro de
Castilla!
PEDRO
(Se
encuentra
ante
doña
María que
está
con
el puñal
levantado.
Pedro
permanece
inmóvil)
¡Oh,
cielos!... ¡Qué veo!
(sumiso y
queriendo
acercarse
a ella)
¡Oh,
María!
MARÍA
¡Ni un solo
paso más!
PEDRO
¿Y ese puñal?
MARÍA
Defiende mi
honor.
PEDRO
No tengas
miedo...
perdona al
amor...
MARÍA
(Con
desprecio) ¡Oh!... ¿Qué
amor?
Un corazón
inocente y
joven
crees
que
es posible
corromper.
También,
al
igual que tu
nombre,
finges
un amor
ardiente
para
luego
dejar a la
víctima
avergonzada
entre
lágrimas.
¡Pero la
inocencia
tiene un
ángel
que vela por
ella
siempre!
Creyéndote
digno de
amor,
bien te
hubiese
amado;
pero ahora
que la venda
arrancaste
mi corazón
te odia y
desprecia.
PEDRO
¡Ah! No,
amor
mío, no
creas
que
el engaño
fue por
maldad.
¡Ah,
perdóname!
¡Fingí por
exceso de
amor!
Tierno,
igual
que el de
Méndez,
es el
corazón del
príncipe.
¡Cálmate,
hermoso
ángel,
serena tus
tristes
ojos!
Tú siempre
serás
mi único y
dulce
amor...
Devuelve la
vida a un
miserable:
vive para él
con amor.
MARÍA
(con
ansiedad) ¡Oh!
¿Y
mi
padre?
El,
mi vergüenza
conocerá
y querrá
vengarse!...
(con
creciente
excitación)
O
tal vez tu
sangre... ¡Oh,
Dios
no lo
permita!... ¡Ah,
que
sea mi
sangre la
que se
derrame!...
(amenaza con
matarse)
PEDRO
(conmovido,
detiene
amorosamente
el brazo de
María)
Detente,
esposa mía.
MARÍA
(impactada) ¡Ah!
PEDRO
(Con la
mayor
ternura) Vive para
mí.
MARÍA
¡Yo!..
¿Tu
esposa?
(lo mira
fijamente)
PEDRO
(con
dignidad) Lo juro.
MARÍA
¡Júralo
también
por Dios,
sobre este
sagrado
símbolo
de nuestra
fe!
(Le
presenta
el
puñal
señalando
la
empuñadura
en forma
de cruz)
PEDRO
¡Sí, lo juro
por Dios!
(se descubre
la cabeza)
MARÍA
(con
actitud
de
triunfo;
para sí)
¡Qué
alegría!
PEDRO
Ya amanece. Don Alfonso
allá nos
espera.
Ven...
(la toma de
la mano)
MARÍA
(con la
misma
actitud,
para sí)
¡Al trono!
MARÍA,
PEDRO
A ti / mi
querido/a me
entrego
para siempre.
¡Ah,
para
siempre mío
/mía
tú
eres!
Se
cumple así
el más
tierno
y fiel de
mis deseos.
¡Ah! Soy
tan
feliz
que
deliro de
dicha.
Sí, este
momento
es
un
éxtasis
celestial.
PEDRO
Pero si
tú... si el
rey...
María...
(mirándola
inquieto)
MARÍA
¿Qué te
preocupa?
PEDRO
Que no sea
conocida
aún
nuestra
unión...
Quieren
imponerme
otras
cadenas.
MARÍA
Pero tú
eres
mi...
PEDRO
¡Sí! ¿Y tu
reputación?
MARÍA
Mira cuanto
te ama
María...
(después de
una breve
vacilación)
Tú eres para
mí el
universo,
mi
reputación y
mi honor
inmolaré por
ti.
(dejándose
caer en sus
brazos)
MARÍA,
PEDRO
A ti / mi
querido/a me
entrego
para siempre.
¡Ah,
para
siempre mío
/mía
tú
eres!
Se
cumple así
el más
tierno
y fiel de
mis deseos.
¡Ah! Soy
tan
feliz
que
deliro de
dicha.
Sí, este
momento
es
un
éxtasis
celestial.
ACTO
SEGUNDO
(Sala
de
un
palacio
de
Sevilla que
don
Pedro,
ahora
convertido
en rey, ha
regalado
a doña
María.
Al
fondo
se observan
hermosos
jardines,
en
los cuales
María ofrece
una
fiesta a
don
Pedro.
Puertas laterales
comunican
con los
aposentos)
Escena
Primera
(Caballeros y
damas,
en
variados y
suntuosos
trajes,
llegan y
demuestran
su
admiración)
CORO
En el
palacio del
amor,
en la sala
del placer,
al canto del
trovador
demos
nuestro
aplauso,
caballeros.
¡A
Padilla
celebremos!
Ella
es la
estrella de
la belleza
y
su
alma
siempre está
inclinada a
la piedad...
A España,
que estaba
en guerra
civil,
ella
devolvió las
paz.
Ella es un
ángel en la
tierra
que Dios,
para los
miserables,
envió.
UNA PARTE
DEL CORO
¡Y
sus
enemigos
son tantos
que aumentan
el brillo
del trono!
La reina...
el ministro
celoso...
dan señales
de una
oculta
agitación.
MUJERES
Desde el
Sena,
Blanca,
la
novia real,
ya se
viene
hacia
Castilla...
Indeciso,
don Pedro,
sólo piensa
a toda hora
en el amor
de Padilla.
TODOS
Sólo
por ella retarda
la hora
que promete
esplendor a
la patria.
CORO I
¡Tiembla!..
¡Cuidado!...
CORO II
¡Vamos!
¡Guardemos
silencio
bajo su
techo!
TODOS
Refrenemos
el despecho
en nuestros
corazones.
(con
desprecio,
entre ellos)
Entonces
¿una
altiva llena
de
orgullo
al trono de
Pedro se
encamina?
¿Una mujer
que apenas
podría besar
el polvo de
nuestros
zapatos?
¡Pobre de
él, si Pedro
no cambia de
idea,
si esta
vergüenza
cae sobre su
cabeza!
¡Si pisotea
la gloria de
sus
antepasados,
si ofende a
la corona y
al altar!
(se separan
y continúan
festivamente)
En el
palacio del
amor,
en la sala
del placer,
al canto del
trovador
demos
nuestro
aplauso,
caballeros.
(salen por
varias
partes)
Escena
Segunda
(El duque
Ramiro de
Albuquerque
y don
Alonso)
RUIZ
¡En qué
situación,
después de
tantos años,
Duque, me
vuelve a
ver!
Desconocido... Misteriosamente
cambiado. Se
ha eclipsado el sol de
los
Padilla...
una horrible
serpiente ha
desgarrado
el corazón
del padre.
(sobriamente)
Invisible
e
inseparable
un fantasma
me angustia
los días y
hace
funestas
mis noches...
¿El
motivo de mi
vergüenza?
¡Esa inicua
que temo
nombrar!
¡La favorita
del rey!
(con
ternura)
¡La delicia
de su
padre!...
(impetuosamente)
¡Pérfida!...
¡Ella
es
ahora mi
eterno
bochorno!
El camino de
mi vida
el cielo
había
sembrado de
flores.
Ciño mi
frente de
laureles,
era amado
por mi rey.
¡Y su
sucesor
me arrebata hija y
honor!...
¡Esta,
amigo, es la
recompensa
que se le
otorga a mi
lealtad!
DUQUE
¡Te
compadezco!
(Para sí)
¡Que se
irrite más!
(Al
duque)
¡Mira...
admira su
palacio!
RUIZ
¡Palacio
odiado!
DUQUE
Ella celebra
a Pedro, su
amante...
RUIZ
¡Oh! ¡calla,
calla!..
Mi corazón
destila
sangre.
Pero una
alegría aún
me queda...
Es mi última
sonrisa.
En medio de
los placeres
de su fiesta
mi venganza
cumpliré.
Sobre el
indigno
seductor
arrojaré
toda mi
vergüenza.
Y a esa infiel,
sumida en el
bochorno,
a mis pies
veré caer.
(van
a los
jardines)
Escena
Tercera
(Doña
María,
con ricos y
suntuosos
ropajes,
ciñe su
frente
con una
espléndida
tiara en
forma
de diadema.
Un collar de
perlas con
un retrato
de
don Pedro
posa sobre
su pecho.
Conduce a
doña Inés,
que está
modestamente
ataviada)
MARÍA
¡Inés!... ¡Mi
dulce
hermana!..
Aquí, lejos
de la
inoportuna
muchedumbre.
¿Y tu
esposo?
INÉS
Se detuvo a
las puertas
de tu
palacio...
No se atreve
a entrar. Tú
sabes
que su vida
está en
peligro
desde que
mató al
indigno
don
Alfonso,
cómplice
culpable de
aquel
Méndez...
Don Pedro
ha
jurado vengar
al amigo
muerto.
MARÍA
El rey lo
perdonó.
INÉS
¡Cómo!
MARÍA
Tu esposo
sucederá al
capitán de
la guardia
real.
INÉS
¡Siempre
tan
generosa,
María!
MARÍA
Dime... ¡ah!
No me
atrevo...
¿Y
nuestro padre?
INÉS
En compañía
de aquellos
que lo
siguieron en
su rebelión,
y que fueron
perdonados
por
mediación
tuya,
ha regresado.
MARÍA
¿Le hablaste
acerca de
mí?
INÉS
¡Hablé:
lloré...
pero...!
MARÍA
¡Oh, Dios!
Te entiendo.
¡Padre mío!
Ya has sido
vengado.
INÉS
¡María!..
¡Qué veo!
¡Una
lágrima!
MARÍA
¡Y cuántas,
a solas,
sin consuelo
he
derramado!
INÉS
Entonces
¿no
eres feliz?
MARÍA
¡En el
esplendoroso
marco de la
corte,
en brazos
del amor,
tengo la
muerte en mi
corazón!
A una hija,
incauta y
culpable de
un error,
el cielo
vengador
envía el
remordimiento
y el
recuerdo de
su candor.
INÉS
¡Aún
eres el
deleite del padre!
MARÍA
Ese padre
llorando me
mira,
tiembla de
vergüenza y
me
amenaza...
Parece que
un rayo va a
lanzar sobre
mí.
¡Ah!
¡Demasiado
me cuesta
este ciego
amor!
INÉS
¡Oh,
qué
triste y
miserable es
tu destino!
Vil
encrucijada
bañada de
lágrimas,
a
pesar de los
besos.
MARÍA
(tomando
coraje) Deja de lado
ese tema tan
horrible.
¿Sabes si en
plena furia
de venganza
por mi padre... fui...
maldecida?
INÉS
El
arrebato
condujo
su
boca
al
anatema...
pero yo le
di un
beso...
se echó a
llorar...
y se
calmó...
MARÍA
¡Ah!...
¡Gracias,
Dios
consolador!
(con
expresión de
alegría)
Su perdón
espero
todavía.
INÉS
¡Que
el
Dios
consolador
nos otorgue
su gracia!
Eso
también
lo
espero
yo.
MARÍA
(decidida) Inés,
¿puedo
verlo?...
INÉS
¿Eso
quieres?...
MARÍA
Postrarme a
sus pies.
INÉS
¿Será
cierto? ¿Y
cuándo?
MARÍA
Espérame.
¡Después de
la
fiesta!...
INÉS
¡Ah, sí!...
MARÍA,
INÉS
Un bello
rayo de paz
nos brinda
el cielo
sereno
que conforta
nuestras
almas
con un largo
suspiro.
Regresan al
corazón
los latidos
alegres,
y el cielo
querrá
sonreírnos
y secundar
nuestros
deseos.
(sonido de
trompetas)
INÉS
¿Qué
son esas
trompetas?
MARÍA
Tranquilízate.
Las
trompetas
anuncian al
rey...
INÉS
¡María!
MARÍA
No dudes,
abrázame, mi
suerte está
echada...
INÉS
¿Digna de
nosotros, de
tí?
MARÍA
Corramos a
los pies de
nuestro
padre.
MARÍA,
INÉS
Un hermoso
rayo de paz
nos brinda
el cielo
sereno
que conforta
nuestras
almas
con un largo
suspiro.
Regresan al
corazón
los latidos
alegres,
y el cielo
querrá
sonreírnos
y secundar
nuestros
deseos.
(salen)
Escena
Cuarta
(Don Pedro,
el Duque,
nobles,
pajes y
guardias)
PEDRO
A la reina
madre
¡oh,
duque!
dile que mañana
iré a verla.
DUQUE
Nuevas
noticias han
llegado de
Francia.
PEDRO
¡Ya
las oiré
más tarde!
Vete,
y
regresa
pronto.
(el Duque se
marcha)
¡Oh, María!
(acercándose)
Me devuelves
la alegría.
Escena
Quinta
(Don Ruiz,
don Pedro y
nobles)
RUIZ
(desde el
fondo,
para sí)
¡Allí
está!.
CABALLEROS
Pero, ¿quién
entra? Un
anciano
desconocido...
¡Qué altivo
parece!
RUIZ
Caballeros,
a esta
corte como
extranjero
llego:
deseo de ver
al rey.
CABALLEROS
Adelántate.
RUIZ
¿Y quién es?
PEDRO
¡Yo!
RUIZ
¿Vos,
don
Pedro? ¿Vos
el rey?
PEDRO
¿Qué
quieres?
¿Por qué me
miras de esa
manera?
RUIZ
(con feroz
ironía) ¡Aquí veo,
finalmente al augusto y digno hijo
del rey
Alfonso el
Justo!
Aquí está el
fuerte
sostén de
los
oprimidos,
la
esperanza,
el orgullo
del reino.
Si, él es la
imagen de
Dios sobre
la tierra,
y debe
y
puede
vengarme.
CABALLEROS
(entre
ellos)
¡Qué
palabras!
PEDRO
Don Pedro
sabe
castigar...
¿Quién eres?... ¿Cuál
es tu
nombre?
RUIZ
¿Mi nombre?... Ya no
tengo nombre.
PEDRO
¡Qué dices!
RUIZ
Pero sé el
vuestro,
y puedo
recordároslo
¡oh,
rey!
PEDRO
¿Mi nombre?
¿Acaso
hay en Castilla
alguien que
lo ignore?
Mi nombre es
azote de
moros.
Pregunta, y
el valor de
Pedro
oirás en
todo el orbe
asombrado
narrar.
Sólo los
cobardes,
sienten
terror de
mí,
y cruel se
me llama
entre todos
los reyes.
RUIZ
Sin embargo, ese no es el
nombre
que os
corresponde.
PEDRO
¿Entonces
cuál es?
Habla.
RUIZ
¡Vil
e
infame!
PEDRO
¿A tanto te
atreves?...
CABALLEROS
¡Venganza!
(desenvainan
sus espadas
y avanzan)
RUIZ
¡Oh,
qué
noble
furor!..
Calmaos.
¿Tantos
brazos para
cavar una
tumba?
Estoy
indefenso,
nobles
caballeros...
observad.
Deposité mi
espada en el
umbral...
PEDRO
¿Y aquí
osaste?...
RUIZ
Y más aún
osaré.
Quiero que
la sangre de
un infame se
derrame
para lavar
la mancha
que su
ultraje
causó.
¡Rey!... Si
tienes
coraje...
una mano
helada
te
ofrece el
guante.
(Lanza el
guante
sobre el
pecho de
Pedro)
PEDRO
¡Una espada!
CABALLEROS
¡Mátalo!
RUIZ
¡Oh, qué
alegría!
PEDRO
¡Venganza
tomaré!
Sobre el vil
que me
insultó
caerá todo
mi furor.
Mi espada en
su corazón
golpeará
repetidamente.
Te veré caer
sin vida,
no podrás
aplacarme;
sin
oraciones ni
tumba,
errabundas
tus cenizas
vagarán.
RUIZ
Ahora,
guiada por
el cielo,
mi espada
justiciera,
al herir ese
impío
corazón,
mi rabia
aplacará.
Sólo
entonces
diré mi
nombre:
y al oírlo
quedarás
paralizado.
¡Y
sobre
tu
reluciente
cabellera
eterna
vergüenza
caerá!
CABALLEROS
(a
don
Pedro)
Vuestra
vida es
sagrada para
el reino.
Nosotros
sabremos
castigar a
este
indigno;
él morirá...
RUIZ
¡Pero no
impune!
(luego,
volviéndose
a don Pedro)
Lava ahora,
si puedes,
el insulto.
PEDRO
¡Desgraciado!
¡Que
este demente
sea azotado!
RUIZ
¡Cobarde!
¿Le temes a
una espada?
Toma
un
arma...
¡Un
arma!...
PEDRO
¿Guardias!
(Avanzan los
guardias)
RUIZ
¿Y los rayos
del cielo
no te
golpean a ti
primero,
y no
castigan
la afrenta
del
gobernante?
Ve, mi alma
es superior
a una
bárbara
venganza,
que tu vida
sea maldita
en la
infamia y
el deshonor.
PEDRO
¡La ira de un
rey ofendido
sobre ti
caiga y te
golpee!
El
cielo ayuda
a los
reyes
contra
los viles
traidores.
Sólo vivirás
para llorar
la vergüenza
que te
espera.
Clamarás
venganza al
cielo
pero el
cielo
sordo
te
será.
(Ruiz es
arrastrado
por los
soldados)
Escena
Sexta
(Don Pedro,
nobles,
damas,
caballeros,
luego,
doña María,
doña Inés,
después el
Duque)
CORO
¡Que
sufra ese
arrogante
un
digno
castigo a
tanta
audacia!
PEDRO
Volvamos a
disfrutar
de los
placeres
turbados.
(observando)
CORO
¡La reina de
la fiesta está
con
nosotros!...
PEDRO
(yendo a su
encuentro) ¡María!
MARÍA
¡Mi señor!
He
oído
llantos y
gritos...
¿Qué ocurre en
tan hermoso
día?
Esos largos
gemidos
lastimeros
paralizan mi
corazón.
Gracia te
pido.
PEDRO
Un anciano
altivo,
desconocido...
tú no
sabes...
MARÍA
Te lo ruego.
DUQUE
(avanzando
hacia María)
Demasiado tarde,
hija
incauta,
tu corazón
intercede
por el padre.
MARÍA
¿Mi padre?
INÉS
¡Mi
padre!...
MARÍA,
INÉS
¿Qué decís?
DUQUE
Él es la
víctima
infeliz
de una
tortura
cruel e
infame.
MARÍA
¡Oh, mi
padre!
INÉS
¡Oh, mi
padre!
PEDRO
(para sí)
¡Oh,
furor!
MARÍA
Pero tus
ojos están
fijos en el
suelo...
¿Es verdad
lo que él dice?
PEDRO
No lo
reconocí.
Él
se atrevió a
desafiarme...
MARÍA
¡Qué
oigo!
¡Ah,
desencadena
sobre mi
cabeza,
justo Dios,
tu venganza!
A mí sola reserva
tanta
infamia y
horror.
El
perdón de un
padre
oprimido
no se puede
retrasar...
Él
ha maldecido
a u hija...
¡Ah...
muero
de dolor!
INÉS
¡Maldito sea
el día
en que te
vi, y te
creí!
Por
ti olvidé
el cielo, la
fama y a mi
padre.
¡Invoco la
venganza a
Dios
por su
llanto y mi
dolor!
Que tus días
sean uno
solo
de
remordimiento
y terror.
PEDRO
¡Calma,
calma,
pues
arrebatado,
la
extrema
indignación
me
cegó.
Que tu padre
vuelva a
gozar en mi
reino
de los
honores que
gozó desde
siempre.
Y mientras
yo olvido
los insultos
recibidos
tú olvida tu
furia.
Pagaría con
mi sangre
este
instante de
dolor.
DUQUE
(para sí) Oscuro ya
termina el
día
de los
placeres y
fiestas.
Esta
situación
tan funesta
ya
había
presentido
mi corazón.
Para ella
veo llegada
la hora
de su
extrema
vergüenza.
Pero
en medio de
todo el
horror
aún espero
triunfar.
CORO
Oscuro ya
termina el
día
de los
placeres y
fiestas.
Por esta
situación
tan funesta,
pende
ansioso e
incierto el
corazón.
(siguen
oyéndose
en
el
interior
sonidos
festivos)
Allí,
fluye la
alegría;
mientras
aquí el amor
jura
venganza.
¡Cómo se
condensa en
torno
nuestro
un
torbellino
de fatalidad
y terror!
PEDRO
¡Escúchame!
MARÍA
¡Déjame!
PEDRO
¡Tu padre!
MARÍA
(firmemente)
¿Aún
osas
nombrarlo?
INÉS
Ven.
MARÍA
¡No!
(Se despoja
con
desprecio de
las joyas
y
adornos y
los lanzan a
los pies de
don Pedro)
¡Caigan al
suelo
los
infaustos
obsequios
del amor de
un tirano!
¡Crueles
recuerdos de
mis
angustias
y
prendas
viles del
oprobio!
Huyo de ti,
maldito
castillo
de infamia y
terror.
(a
don
Pedro)
¡Maldito sea
el día
en que por
ti me
encendió el
amor!
INÉS
(a María)
Ven conmigo
¡oh,
desventurada!
A nuestro
pobre padre
asistamos.
Nuestras
lágrimas
uniremos
para
consolar su
corazón.
¡Huye,
huye de este
lugar
de infamia y
terror!
(a don
Pedro)
Maldito sea
el
día
en que por
vos se
encendió su
amor.
(María e
Inés huyen a
través de la
multitud.
Don Pedro
queda
ensimismado.
El duque lo
observa. El
coro
permanece en
igual
actitud)
TERCER
ACTO
(Modesto
alojamiento
de don Luis
de Aguilar.
Dos puertas
laterales.
Una pequeña
mesa con
elementos de
escritura,
libros,
papeles,
etc. Sillas)
Escena
Primera
(Doña
María,
vestida
sencillamente,
avanza
con
cautela y
se detiene
escuchando
ante una
puerta.
Luego
doña
Inés y
don Luis)
MARÍA
El silencio
es profundo,
quizás
todavía
descansa...
¡Mi pobre
padre!
Y mientras
tanto,
¿olvida su
dolor?
¡Yo no
encuentro un
instante
de reposo!
No me atrevo
ha entrar...
¡Inés!... ¿Y
bien?...
INÉS
Todo sigue
igual.
Después del
acceso de
ira y llanto
que
casi lo mata,
volvió en
sí,
y
tras
un
largo sopor,
quedó en
total calma.
Su rostro
está
sereno...
MARÍA
(con
efusión) ¡Gracias,
Dios
misericordioso!
LUIS
Pero en tres
días,
no ha
proferido
ni una sola
palabra.
MARÍA
¿Y tú crees
que si yo me
presentara...
a sus pies
arrepentida,
sumida en
llanto...
él me
escucharía?...
(escucha la
voz de
don
Ruiz)
RUIZ
(desde
adentro y
con
tristeza)
¡Oh,
hija!
MARÍA
(con un
grito
reprimido) ¡Ah! Su voz...
¿La
has oído?...
INÉS
Y fue tu
nombre el
que
balbuceó.
MARÍA
¡Mi nombre!
¿Tú
crees?
RUIZ
(de igual
manera)
¿Dónde
estás... hija?
INÉS
(a Doña
María que
intenta
hablar)
¡Escucha!
RUIZ
(igual que
antes)
Siento que
mi penosa
vida se
extingue.
Permíteme
hija,
que
una vez más
te pueda
estrechar
contra mi
corazón.
Que un beso
tuyo
consuele
a tu padre
moribundo
y que en paz
espire mi
alma
sumida en el
dolor.
MARÍA,
INÉS
¡Por mi /
por ti se
lamenta el
pobre!
Y me / te
perdona y
llama;
Sus rodillas
podré
/podrás
abrazar... lo
oyes... aún
me ama / te
ama...
MARÍA,
INÉS,
LUIS
¡Ah,
no!...
Para
nosotros
debe vivir
el padre...
y
feliz debe
hacerlo.
MARÍA
Calla.
LUIS
(Mirando
hacia la
habitación) ¡Se levanta!
INÉS
Viene hacia
aquí.
MARÍA
¡Oh, cómo
tiemblo!...
INÉS
¿Quieres que
me quede
contigo?
MARÍA
No, déjame
sola.
En este
momento
solemne en
que se
decide
mi destino
para
siempre,
entre mi
padre y yo,
solamente
Dios debe
estar.
(Don Luis y
doña Inés
salen)
Escena
Segunda
(Don Ruiz con
una túnica
larga y
estrecha,
avanza
lentamente
con la
cabeza
inclinada
sobre el
pecho)
MARÍA
Sobre esa
frente
inclinada
por el
dolor,
en sus ojos
turbios y
tristes
veo la
amenaza de
la ira
celestial...
(Se
arrodilla a
los pies de
don Ruiz)
RUIZ
¿A mis
pies?...
Levántate.
¿Qué
quieres?
MARÍA
Perdón.
RUIZ
(mirándola
fijamente) ¿Tú?
MARÍA
No soy
culpable,
como tú me
crees.
RUIZ
(desvariando
e
incoherente)
¿Quién
sufrió los
azotes?...
¿Quién fue
golpeado?...
(después de
mirarla
fijamente)
¿Yo?... No es
cierto.
MARÍA
(Poniéndose
de pie y
mirándolo
con
sorpresa y
terror)
¡Qué
escucho!..
¡Qué mirada!
¡Padre!...
RUIZ
¡Príncipe
cobarde!
¿Así te
vengas?
¿Quieres
sangre?
¡Ven,
te la
ofrezco!
MARÍA
(después del
observarlo.
Angustiada)
¡Oh,
cielos!
RUIZ
¿Sientes
temor?
MARÍA
¡Padre! Soy
yo.
RUIZ
¡Avanza!
MARÍA
(desalentada) No me
entiende.
RUIZ
(sonriendo)
¡Qué
alegría!
Al vil temor
le sucede el
coraje.
¡Que suenen
las
trompetas!
¡Caballeros,
jueces
del campo:
Dios
está con
nosotros!
MARÍA
¡Pobre
padre!
RUIZ
¡Ah! ¿Quién
me agarra?
¡Atrás!...
¡Ayuda!...
(cae sobre
una silla)
MARÍA
(desolada) ¿Y habrá
perdido
para siempre
la
razón?...
¡Oh,
haz,
gran Dios,
que un
destello de luz le
sonría;
que me
reconozca y
luego me
mate!
¡Padre,
padre!...
¡Oh,
qué
cruel
dolor!
Reconoce a
tu hija.
¡Vamos!
Calma tu
furor,
serena tu
mirada
y
abre tu
corazón a su
lastimera
voz...
¡Véngate,
mátala!...
Pero la
infeliz es
inocente.
Soportó el
oprobio, es
cierto,
pero había
jurado un
secreto.
Al amor
cedió mi
corazón,
pero se
mantuvo fiel
al honor.
Sí, lo juro
ante Dios,
todavía soy
digna de ti.
RUIZ
(mirándola)
¡Qué hermosa
es! ¿Lo
sabes?...
¡Qué
hermosa
era
mi hija!
¡Su
mirada...
su
voz tan
dulce!
La recuerdo
cuando con
suaves
acordes,
en el
armonioso
laúd,
me cantaba
el amoroso
tema
del
“pescador de
Andalucía”.
MARÍA
(animándose) ¡Padre!...
RUIZ
Espera... aquí
está... oye.
(como
rememorando
la canción)
“Por la
noche la
brisa ligera
sopla,
¡oh,
Rita me
invita sobre
las olas!...
Ella
piensa
en mí...”
(se
interrumpe
por haber
olvidado la
letra)
MARÍA
¡Cielos!
¡Cielos! ¡Si
pudiera!...
(con voz
conmovida)
“Piensa
en mí
y un
suspiro desde
la orilla,
una mirada
me dirige
enamorada...”
RUIZ
Sí; así es...
continúa...
MARÍA
(con
esfuerzo y
sollozando) ¡Ay de mí!
“Desde
allá,
querida,
oirás
el
tierno
eco...”
(Ahogada por
el llanto no
pueden
seguir)
Mi corazón
estalla.
RUIZ
¿Estás
llorando?
¿Por qué?
(mirándola)
¡Ah! Si te
quedan
lágrimas,
no eres
totalmente
infeliz,
pues
yo querría
llorar
y
mis ojos
están secos.
Sábelo... me
sonrojo al
decírtelo,
la amo cada
vez más...
¡Ah! Este
amor... es
un
delirio...
¡Perdóname,
gran Dios!
No debería
amarla
si tengo que
maldecirla.
MARÍA
Amargas son
las lágrimas
reservadas a
los hijos
culpables.
Y nunca
suficientemente
podré llorar
mi falta.
Siempre te
he querido,
créeme,
y ahora más
que nunca te
quiero.
(Para sí)
¡Y de su
delirio
soy yo
la
única
culpable!...
(A Ruiz)
¡Mátame, oh
padre mío,
pero no me
maldigas!
Intentemos
una solución
extrema.
Lee este
escrito:
(saca de su
seno una
hoja
y se la
ofrece)
Que
la
evidencia
sea
mi
inocencia.
Yo sé que al
mostrártelo,
traiciono un
sagrado
juramento...
pero que mi
perjurio
puede al
menos
calmarte.
RUIZ
¿Qué es este
papel?
MARÍA
Escucha:
(Despliega
el papel y
lo lee)
“¡Doy
testimonio
ante Dios
que he
jurado
fidelidad
a la
honorable
doña María
Padilla,
mi legítima
esposa!”
Firma al
pie,
míralo...
“Don Pedro
de Castilla”
RUIZ
¿Don Pedro
has dicho?
(impactado e
impetuosamente)
¡Don Pedro!
MARÍA
(dándole el
escrito) Aquí está.
RUIZ
(Tomándolo
con
ferocidad en
sus manos) ¡Ah!
¡Cómo!...
Y el papel y
la firma y
el nombre...
(rasgándolo)
MARÍA
¡Ah,
Padre,
no!...
RUIZ
¡Quisiera
escarmentar
aquí a ese
pérfido!
MARÍA
(desesperadamente) ¡Las pruebas
de mis
derechos!...
RUIZ
¡Déjalas!...
Que cada
recuerdo
del culpable
amor, de la
mentira
y de la
infamia sean
destruidas.
(arroja los
trozos de
papel y los
pisotea)
MARÍA
¡Cielos!
RUIZ
Ahora soy
feliz.
MARÍA
¡Oh,
padre!...
RUIZ
¿Qué deseas?
¿Qué haces
aquí?
MARÍA
¡Una mirada...
una
sola
palabra!...
Por piedad
no me
expulses.
Es tu hija
la
que te
implora.
¡Ah! Deja
que te
asista.
Si
eso
calma tu
dolor,
moriré
contigo.
A la
arrepentida,
en su última
hora
bendecirá
el
cielo.
RUIZ
¡Vete,
no te
conozco!...
Mi mente se
extravía.
Me quema el
corazón...
mi mirada se
nubla...
Todo ha
terminado
para mí...
¡Oh,
déjame
solo!
Sólo quiero
morir aquí.
No, no temas
que en su
última hora
el
padre
te
maldiga.
(Se oyen de
repente
gritos
y sonidos
festivos)
CORO
(fuera
de
escena)
¡Viva
Blanca! El
honor de
Francia,
a quien don
Pedro por su
esposa tomó.
MARÍA
¿Qué oigo?...
¿Esos
gritos?...¡ Oh, qué
furia!
¿Blanca la
esposa?...
¿Y tendré
que
soportarlo?
Ven, padre,
no me
rechaces,
esta es la
última
oración.
Que mis
lágrimas te
desarmen
y tendrás
plena
venganza.
Tu hija, no,
no teme
enfrentar a
la muerte.
A la
arrepentida,
en su última
hora,
bendecirá
el
cielo.
RUIZ
Déjame... El
sufrimiento
me conduce a
mi última
hora.
(María
arrastra a
la fuerza a
don Ruiz
que trata en
vano de
apartarse de
ella)
Escena
Tercera
(Francisca sola)
FRANCISCA
¿Qué le ha
pasado?...
¿Qué
sucedió?...
De qué modo,
fuera de sí,
doña
María
arrastraba
a su
padre...
La
hermana,
con su esposo,
buscaban
detenerla.
“¡Seguidme,
dijo ella,
al palacio...
a la
venganza!”.
Inciertos
y temerosos,
como yo,
la han
seguido.
¡Ah! Tal vez
este próximo
a cumplirse
su funesto
destino.
(sale)
Escena
Cuarta
(Interior del
palacio,
preparado
para
la
coronación
de la reina.
Dos
escalinatas
laterales
con guardias
apostados
alrededor.
El trono a
la vista.
Por
la
derecha
entran
los
músicos,
guardias,
heraldos,
diputados
y
nobles de
Castilla y
León. El
Presidente
y
el Mariscal
de
Castilla
llevan, cada
uno,
un rico
almohadón
con la
corona
y
el cetro.
Por la
izquierda,
desciende don
Pedro
rodeado de
nobles,
pajes,
escuderos,
heraldos
y
guardias)
CORO
Similar a
una rosa que
se abre por
la mañana,
es la gentil
esposa.
No hay un
caballero
igual al
esposo,
tan apuesto
y gallardo
soldado.
Deslumbrado
por su nuevo
destino
aplaude el
reino a la
pareja real.
PEDRO
(Para sí)
Hora fatal,
has llegado.
Yo, que creí
vengarme de
ella...
¡Y ahora la
amo más que
nunca!
¡Y el papel
que
le firmé
aquel día!..
Yo
mismo
se lo
entregué.
Raptado por
una
embriaguez
inefable,
mi
corazón
recompensaba
la fe más
hermosa, el
amor más
sublime.
¡Ah! Aquel
fue para mí
un día de
paraíso;
no hay un
alma
que sepa
amar así.
La recuerdo
entonces...
cuando se
entregó a mí
cuando todo
me inmoló...
fama,
deber,
honor.
Ya no habrá
para mí
un día de
amor y
alegría.
No hay un
alma
que sepa
amar así.
¡Y yo la
he
traicionado...
cielos!..
¿Y si ella
en su
desesperación
osara...?
(tocan las
trompetas)
DUQUE
Señor, con
su séquito
real,
se acerca la
reina.
PEDRO
(dominándose
Recibámosla.
DUQUE
(Para sí)
¡He
triunfado!
PEDRO
(Para sí)
Alma mía,
ten
constancia.
NOBLES
¡Mirad, la
reina se
acerca!
Su cortejo
viene hacia
aquí...
Esta noble
hija de
Francia
Trae consigo
la paz.
Sí. La noble
hija de
Francia
Trae la paz
con ella
PEDRO
¿Maldita! ¡Ha
veido! Mi
tormento.
¡Sí! Seré
esposo de la
otra.
NOBLES
Basta de
guerra, sí,
no más
miedo.
Que la ira del
Cielo se
calme ya.
No habrá nunca
un
casamiento
más sagrado
que una a dos
esposos...
PEDRO
¡Oh, corazón
mío! Cesa en
tu llanto.
La acogida es
digna de un
rey.
¡Dejar a
María,
siempre
adorada!
¡Ay, patria
mía, destino
fatal!
El cielo, en
vano, me da
un trono.
¡España espera
mi muerte
ya!
Deja a María,
siempre
adorada,
¡Ay, patria
mía, destino
fatal!
NOBLES
¡Suena la
trompeta!
¡Venid, oh
rey!
¡Date prisa,
jura tu fe!
PEDRO
El deber fatal
me silencia:
El mundo
entero me
mirará.
¡Deja a María,
siempre
adorada!
¡Ay! ¡mi
patria!
¡Destino
fatal!
Ah, sí, me han
robado la
vida.
Pero al menos,
podré morir
como un
rey...
(Aparecen
la
guardia
real,
pajes,
cortesanos
caballeros y
damas
franceses
y
castellanos.
A
continuación
llega
Blanca de
Francia
con
sus mejores
atavíos
reales y
toma la mano
de Pedro)
CORO
¿Qué nuevo
astro,
puro y
hermoso,
brilla sobre
el Ebro con
tanto
fulgor?
MUJERES
Es la
estrella de
Blanca,
es la
estrella del
amor.
TODOS
¡Todos
te
honran y te
adoran,
hermoso
astro!
HOMBRES
¡Difunde
alegría tus
rayos
vivaces!
¡Recuperada
te sonríe la
paz!
MUJERES
Y el
dulce
aire
primaveral
parece un
suspiro de
tierno amor.
TODOS
Al bello
astro de
Blanca,
adora cada
corazón.
DUQUE
¡Don Pedro,
rey de
Castilla y
León,
a Blanca de
Borbón,
su
esposa,
la corona
real ciñe en
su frente
y que el
cielo
auspicioso
sea...
(Va a tomar
la corona
del
almohadón)
Escena
Final
(Doña María
y don
Ruiz
descienden
por
las
escaleras de
la izquierda,
seguidos
de
doña Inés
y
don Luis.
María
grita con
voz
terrible,
colocando
con furor su
mano
sobre la
corona)
MARÍA
¡Deteneos!..
¡Esta corona
es mía!
TODOS
¡Ah!..
¡Padilla!..
¡Oh, qué
exceso!
PEDRO
¡María!
MARÍA
¿Tiemblas?
PEDRO
Me estremece
tu delito.
MARÍA
¡Reclamo
mis derechos!
DUQUE
¡Soldados,
expulsadla!
MARÍA
(con
dignidad) ¿Vos
sabéis
a quien
amenazáis?
Prometida
ante Dios
¡yo
soy su
esposa!
¿A expulsar
a la reina
quién
se
atreverá?
(Se ciñe la
corona.
Blanca, que
estaba
muy
nerviosa, se
desmaya y es
sostenida
por las
damas y
caballeros
que la
rodean)
CORO
¡Se desmayó
al sufrir
este
ultraje!
PEDRO
(Para sí)
¡Ah,
todo ahora
ha sido
revelado!
(a María,
señalando a
Blanca)
¡Mira lo que
has hecho,
imprudente!
MARÍA
(señalando a
don Ruiz que
avanza
entre
doña Inés y
don Luis)
¡Mira! ¡Esta
es tu obra,
despiadado!
CORO
Ese viejo
enfermo...
(Don Ruiz
mira a su
alrededor atontado)
PEDRO
¡Cielos!
MARÍA
¡Míralo!
PEDRO
¿Delira?
RUIZ
¿Dónde
estoy?
INÉS, LUIS
¡Oh, qué
instante!
PEDRO
¿Será
cierto?
(Blanca es
llevada
fuera de
escena)
CORO
¡Ah, qué
será!
MARÍA
Mira a tu
víctima.
Por ti ha
perdido la
razón,
y
el
atormentado
progenitor
llama a su
hija
llorando.
La hija...
que ¡oh,
pérfido!
por ti fue
traicionada,
sumisa y
callada
soportó la
deshonra
por ti.
Mantén la fe jurada
y devuélveme
mi honor.
PEDRO
(Para sí)
¡Ah! No me
atrevo a
alzar la
mirada
sobre la
triste
víctima.
Sus justos
reproches
siento con
fuerza en mi
corazón.
Un feroz
remordimiento
me destroza
el alma;
el perjurio
me acusa...
¡me
espanta el
horror!
RUIZ
Siento
por momentos
que mi
dolorosa
vida se
extingue.
Ven hija,
para que
otra vez
pueda
estrecharte
contra mi
corazón.
Que con un
beso tuyo
se alegre tu
agonizante
padre
y que expire
en paz su
alma
que vive en
el dolor.
LUIS, INÉS
Víctima de
la vergüenza
perdió la
razón.
Llama a su
hija
llorando
el
atormentado
padre.
Que le
remuerda la
conciencia
a quien
afligió la
vida del
infeliz;
y el destino
le reserve
un nuevo
horror.
DUQUE
¡Ah! La
execrable
víctima
todavía no
ha sido
vencida;
incierto aún
siento
sacudirse
agitado mi
corazón.
En el pecho
del rey
luchan
sentimientos
encontrados;
prueba feroz
y terrible
de amor,
fe y
honor.
CORO
(observando
a Don Ruiz)
Oye... la
naturaleza
expresa
el paterno
amor que
gime...
Mira... una
sonrisa...
el alma
recae en el
dolor.
En el pecho
del rey
luchan
sentimientos
encontrados;
prueba feroz
y terrible
de amor,
fe y
honor.
CABALLEROS
FRANCESES
¡El silencio,
que
obstinadamente
guardas,
es para
Francia un
osado
insulto!
Tu reino
sólo tendrá
paz
si castigas
a esa mujer
¡oh,
rey!
PEDRO
Demasiado
osados
¡oh,
caballeros!
os mostráis
ante
mí.
CABALLEROS
CASTELLANOS,
EL DUQUE
Lo impone
el honor
y
la salvación
del
reino.
Sólo su
muerte
puede
atemperar
nuestra
indignación.
PEDRO
¿Con
soberbias y
vanas
palabras
pensáis
despertar en
mí el temor?
Esta mujer
que
ultrajáis
es a la que
adora mi
corazón.
Le juré a
los pies del
altar
santo
amor y
eterna
fidelidad.
Y
ahora, del
trono donde
yo la alcé,
¿queréis
sacarla?
Si Francia y
Castilla
quieren
intentarlo...
esperaré.
CORO,
EL DUQUE
¡Qué locura!
LOS OTROS
PERSONAJES
¡Oh, qué
gran
alegría!
CORO,
EL DUQUE
No puedo
refrenar mi
ira.
PEDRO
(decidido,
con
arrebato,
a
María)
¡Regresa
junto a mi
corazón!
Conmigo
asciende
ahora al
trono.
Si mucho has
sufrido
hasta hoy
otra suerte
mereces
ahora.
Que ceda
la
razón de
estado
ante la
fidelidad
que te he
jurado;
que como mi
esposa y
reina
todo el
universo te
adore.
(la conduce
hacia el
trono)
MARÍA
(volviéndose
a don Ruiz
con emoción) ¿Lo oyes,
padre? Él es
mi esposo...
que
me devuelve
el buen
nombre y el
trono.
No soy
culpable,
como
pensaste;
siempre he
sido digna
de ti.
Que tu
felicidad
sea paralela
al placer
que ahora me
inunda.
INÉS
¡Déjame
padre, que
pueda
exultar
entre
tus
brazos!
(María,
superada por
la emoción,
se tambalea,
cae y muere
a los pies
de su padre)
PEDRO
¡Está
muerta!
RUIZ
(impactado y
reconociendo
el cadáver) ¿Muerta?...
¡Ah, hija!
PEDRO
La infeliz
ha dejado de
existir.
CORO
¡Ah, la
alegría
quebrantó su
corazón!
¡Qué
desdichada!
Ha dejado de
existir.
(se forman
grupos
análogos de
amor
y de
compasión)
Digitalizado y traducido por: José Luis Roviaro 2020
|