ATTO PRIMO
Scena Prima
TETI
(nell’Ebro)
Teti, del mar regina,
Con argentata conca in onde d’oro,
Solco dell’Ebro il liquido tesoro.
Qual ogni lido inchina
Dal che il canoro semideo vi tira
Il ciel, la terra, il mar con la sua lira.
(Ritornello)
Ma questa, ahimè, (che vede
La mia mente indovina?) è l'ultim'ora
Della lira e del canto,
E fia che mora Orfeo,
Non già sul piede
Punto come Euridice,
Ma da insano furor di donne
Inciso a brano a brano.
(Ritornello)
Ahi, soffrirete, selve,
Così crudo spettacolo e sì fiero?
Lo vedrai, ciel?
Lo vedrai, padre arciero?
Lo vedrete, belve?
Né torrassi di man dell’empio fato
Orfeo, dal ciel inutilmente amato?
(Ritornello)
Io no ’l vo’ già soffrire,
Scenderò in terra e condurollo in seno
De ‘miei scogli reali, al mar Tirreno.
FATO
(in cielo)
Torna, Teti, nel mar, non toccar terra,
Ch’il tuo nume indovino
Oggi vaneggia ed erra.
Non sai tu ch’inmutabile destino
Vuol ch’oggi pera Orfeo?
Or taci e torna; e mora
S’io ve 'l comando a queste stelle or ora.
TETI
Io parto, ahimè! Ma tu festeggi intanto,
Citaredo infelice, il tuo natale,
E le parche crudeli il crin fatale
Recidono, ond’in pianto
Volgeransi i conviti, il canto e ’l riso;
Or chi non piange e discolora il viso?
Scena Seconda
EBRO
Lascia, Diana, omai l’erranti spere,
Lascia i notturni balli,
Già sparita è nel ciel ogni facella,
Tu, sfavillante e bella,
Sola passeggi ancor gli eterei calli.
E tu che fai? Non sorgi,
ahimè, non sorgi ancora,
Madre e figlia del Sol, novella Aurora?
Ahi, luci sonnacchiose,
Sorgete omai dal letto trionfale,
Dai molli gigli e morbidette rose.
Non ti sovvien? D’Orfeo
Oggi è il giorno natale,
Per onorare l’illustre semideo
Manda il cielo i suoi numi,
La terra indora di celesti lumi;
Destati dunque, sonnacchiosa, omai
Apri, Aurora, le porte
Al dì nascente, ai fortunati rai.
Ecco, l’apre: ô felice! ô lieta sorte!
Scena Terza
PRIMO EURETTO
Su, su, dall’oriente
Uniti venticelli usciamo fuori
A rallegrare i fiori,
Che già vicin si sente
E l’annitrir d’Eoo
E’l calpestio sonante di Piroo.
AURORA
Fra desta e ancora in sogno,
Parvemi di sentir il mormorio
De’ flutti d’oro
D’Ebro canoro,
Che si lagna del tardo sorger mio.
PRIMO EURETTO
Non vedi là, non vedi,
Che a noi fissa le luci e par che indori
A’raggi tuoi i vaghi suoi colori?
AURORA
Scendiamo dunque e de’ celesti fiori
Portiamo in terra un nembo;
Empiamne pur il grembo,
Che ’l dì natale
D’un dio mortale
È degno ben di sovrumani onori.
TERZO EURETTO
Portiamo fiori no, ma bianche perle,
Assai più dolci al gusto
Che candide a vederle:
Portiamo in terra un nobil dono augusto
TRE EURETTI
Godete pur mortali,
Et obliate intanto,
Fra ‘l nostro dolce canto
E le dolcezze nostre
I vostri mali.
EBRO
Scendesti pur, ô diva, e ’l dì felice
Rimeni, quand’ Orfeo mirò del padre
La beate de’ rai lucide squadre:
Ed or quel giorno braman festeggiare
Più lieti l’aria, il ciel, la terra e ’l mare,
Sol s’aspettava che desse il segno
La bell’Aurora del fiorito regno.
AURORA
Eccomi pronta fuori dell’oriente,
Per me si tolgan tutte le dimore,
Passino felice l’ore e voi, mia prole,
Ite cantando e preventive il sole.
Ite, miei venticelli,
Destate i muti augelli e resti il cielo
Senza macchia di nube e senza velo.
EBRO
Noi andiamo ad Orfeo, che già mi tira
La grata tirannia di sua dolce armonia.
TRE EURETTI
Mentre cantiam, lontane
Itene, nubi insane,
Né si vegga d’intorno
Oscuro velo a così lieto giorno.
E voi, vaghi augellini,
A gara gorgheggiate,
Gareggiando cantate
Il natale d’Orfeo,
La gloria del canoro semideo.
PRIMO EURETTO
Veggio una nuvoletta insidiosa
Superba e dispettosa,
Che ostinata s’aggira
E niuno se ne adira.
Or rinnoviamo il canto acciò s’asconda
La nuvoletta immonda.
PRIMO E SECONDO EURETTO
Or rinnoviamo il canto acciò s’asconda
La nuvoletta immonda.
SECONDO EURETTO
Già puro in ogni parte il ciel si mostra
E già s’inostra
Di purpureo velo.
Dal ciel, suo ostello,
Tutta pomposa,
Per esser vagheggiata
Esce la rosa
E acciò meglio si goda il tener ostro
Torniamo al canto nostro.
PRIMO E SECONDO EURETTO
Or rinnoviamo il canto acciò s’asconda
La nuvoletta immonda.
TRE EURETTI
Mentre cantiam, la notte
Torni alle inferne grotte,
E li notturni mostri
S’ascondan lievi, pria che il ciel s’inostri;
E voi, vaghi augellini,
A gara gorgheggiate,
Gareggiando cantate
Il natale d’Orfeo,
La gloria del canoro semideo.
CORO DEI PASTORI A 8
Ecco, dall’orizzonte
Escono i raggi a schiere,
Di ferir vaghi il più superbo monte.
E, quando orride e nere,
Vibran le nubi Folgori sonanti,
Sempre i poggi più alti
Provan di quel furor i primi assalti.
A 2 BASSI
Alla valle profonda
Più tardi giunge il sole,
Più tardi scioglie il ghiaccio e corre l’onda,
Ma quando irato suole
Fulminar Giove o tempestar Giunone
Non teme ira od oltraggio
In questa valle, assecurato saggio.
CORO DEI PASTORI
Così la vita nostra,
Qual più fortuna estolle
Sovra degli altri in gloriosa mostra,
Più facil sia che crolle,
E che ferito crudelmente, cada;
Chi gode d’umil sorte
Non teme danno o minacciosa morte.
ATTO SECONDO
Scena Prima
ORFEO
Gioite al mio natal, crinite Stelle,
Gioite luna e sole,
Gioite monti, selve e rive belle,
E tu, volubil mole
Di salsi flutti e liquidi cristalli,
Gioite, oggi e valli.
(Ritornello)
Danzate al canto mio, fere selvagge,
Danzate per le selve,
Per intricati boschi e aperte piagge,
Danzate liete selve
E al rauco suon de ‘cimbali marini
Danzate, orche e delfini.
(Ritornello)
Cantate al mio gioir onde correnti
Cantate rivi e fonti,
cantate, elci frondosi, orni gementi,
E voi dagli alti monti
Vezzosi augelli, e tu rispondimi Eco
Dal tuo caro speco.
(Ritornello)
Oggi li primi amabili splendori
Trassi di questo sole,
Trassi oggi le prim’aure, primi ardori,
Oggi tutto in carole
Si passi lieto e si cominci omai:
Trassi oggi i primi rai.
(Ritornello)
Scena Seconda
EBRO
Tu lieto canti, Orfeo, e il tempo vola
Su, su dal Ciel si chiame
Chiunque di gioir brame
Oggi in lieto convito
Siedono i Dei in questo ameno lido.
ORFEO
Vien, Giove e Marte; vieni, Apollo, e ’l crine
Di più sereni raggi adorna e vesti.
Venite pur Celesti!
Bacco no, ch'io non voglio,
Bacco no, ch’io non chiamo,
Che nei lieti conviti ardire e orgoglio
E spesso ancor furore
Suol eccitar al core.
EBRO
Fauni, Sileni, Satiri e Silvani,
Tutti venite, e gioirete meco
In verde, erboso speco.
ORFEO
Venite ancor, pastori al mio gioire,
Ma voi, donne, lontane
Ite dalle mie gioie e mio desire,
Ite pur donne insane.
Peste del mondo e velenosi fiori,
Prati de’ bei colori,
Ma in voi d’aspidi è ‘l nido e con diletto
Avvelenate de’ mortali il petto.
Scena Terza
(Mercurio con due giovani dal cielo che portano
dei vasi nettare)
MERCURIO
Udito ha il Cielo, o giovane canoro,
Il tuo cortese invito,
E verrà tutto unito
Ad onorarti di celesti al coro.
Giove solo riman nella celeste
Più ritirata soglia,
Odioso di feste,
Egro nel volto e pieno il cor di doglia.
ORFEO
Qual caso lo contrista?
MERCURIO
Di congiurate stelle
A danni del suo sangue orrida vista.
Manda però, segni d’immenso amore,
In luogo dell’odiato inutil vino,
Questi vasi di nettare divino.
ORFEO
Gradisco il dono, e più che il dono, il core.
Vanne, Ebro e quel prezioso almo liquore
Ripon sicuro in ritirato sasso.
EBRO
Ove m’accenni, pronto muovo il passo.
MERCURIO
Io bandirò dal mondo il furor cieco,
Che tra queste colline or fa dimora;
Farò che il piede dal tartareo speco
Non muova oggi, fin tanto
Che finischin le gioie e torni il pianto.
ORFEO
O grazioso Nume,
Quell’e mercé che sovra ogni altra bramo,
Vada il furor lontano,
E alberghi sol nei femminili petti
Più dell’inferno assai sordidi letti.
Scena Quarta
APOLLO
(dal ciel)
Vedimi alle tue brame, ô figlio amato,
Tutto allegro e gioioso;
Né crine omai dei raggi più pregiato
Né cerchio di diamanti più pomposo,
Né vesto più del manto.
Quando più bramo di bellezza il vanto.
Ma, ohimè! Nel mezzo d’ogni mio diletto,
Un rio pensiero mi trafigge il petto.
ORFEO
Deh, non ti turbi
L’alma pensier noioso,
O lucido signore,
Del giorno, o genitore!
APOLLO
So che crudo destino
Dalle man dolci, forti e lusinghiere
Di belle donne ti sovrasta, o figlio.
Deh, segui il mio consiglio:
Un dolce ben ch’in un momento pere,
Fuggilo, e segui di virtù il camino.
ORFEO
Non temer, Padre, non temer, che Amore
Non signoreggia più, come solea,
Nel tenero mio core.
APOLLO
Fuggi pur, fuggi pure
Le donne e i lor diletti forse a morte
Non giungerai, seguendo infide scorte.
ORFEO
Anzi odio che non amo
Donna ch’inneschi di dolcezza l’amo.
APOLLO
Andiamo dunque a dar principio lieto
Ai canti, suon’, a Balli.
Eco risuoni dall’ascose valli
Né turbi il gioir nostro alcun divieto
CORO DI SATIRI A 8
Deh, compagni, venite,
Deh venite, compagni;
Niun si lagni;
Deh, compagni venite,
Deh venite, compagni;
Tutti venite!
DUE SATIRI
Cure moleste,
Per le foreste
Ite tra voi,
Gioirem noi
In bel convito,
In sen fiorito,
fuor delle linfe,
tra vaghe ninfe.
DUE ALTRI SATIRI
Quel prezioso
Tutto odoroso,
Tutto divino,
Odor del vino,
La sete rabbia
Di nostra labbra
Per l’avvenire
Farà bandire.
CORO DI SATIRI
Deh, compagni, venite, niun si lagni,
Tutti venite! Deh, compagni venite.
DUE SATIRI
O, s’io trovassi
Fra questi sassi,
Quel dolce umore
Che allegra il core;
Quei tenerini
Dolci rubini,
La calamita
Di nostra vita.
DUE ALTRI SATIRI
Già par che il core
Senta l’odore
Tante son stille
Tant’ha faville
Che danno lena
Ad ogni vena
Che danno al petto
Dolce diletto.
CORO DI SATIRI A 8
Deh, compagni, venite, niun si lagni,
Tutti venite! Deh, compagni venite.
ATTO TERZO
Scena Prima
BACCO
Schernito ed oltraggiato il padre Libero?
Dove? Da chi? Dal figlio di Calliope
Vicino all’acque torbide
Dell’Ebro, che del suo fango or s’è fatto aureo,
Un Dio da un pastorello! O, come avvampami
Lo sdegno al cor!
Dove il furore aggirasi?
NISA
Nelle grotte infernali.
Ivi, d’ordin di Giove,
Vuol che tutt’oggi confinato resti
Il messaggero alato de celesti.
BACCO
Forse perché non turbi il bel convito
Le feste e l’allegria
Che altri ha d’Orfeo, egli dell’onta mia?
Lo turberà, vi spargerà del sangue.
NISA
Deh! Frena il tuo disdegno!
Non si conviene a un dio tanto furore!
BACCO
Conviensi morte a chi disprezza amore.
NISA
Un nume è ancor piacevole nell’ira!
BACCO
Bacco, o dolcezza,
O sangue morte ispira.
NISA
Il vestir lieto e ‘l volto amor promette.
BACCO
Il tirso e le mie tigri ancor vendette.
NISA
Deh! Per mio amor, perdona!
BACCO
Al tuo nemico?
NISA
Al comun bene, al canto a tutti amico
BACCO
No sai, misera Nisa, i scorni tuoi!
Sappili da compagne.
Ecco gemendo van per le champagne.
Io m ne volo al Ciel, quindi all’inferno,
Per impetrar da Giove,
Di menar il Furor dove mi giove.
Scena Seconda
CORO DI MENADI A 4
Dove ne mandi, o dolce Orfeo, lontan
Dal dolce canto?
E chi ne accoglie, ahimè sospiri e pianto?
(Ritornello)
Dunque, disciolto e vagabondo il crine
Ondeggi scherzi ai venti
E scherzi all’aura sian nostri lamenti?
(Ritornello)
E tu che fai? Nella spinosa mano
Di fior corona intesta
Rimanti rotta e secca alla foresta.
(Ritornello)
NISA
Dunque Orfeo ci abbandona?
Or dove irem dolenti? Amate selve,
Deh, rispondete voi ne guidate
Che noi già disperiamo
ECO 1
... speriamo
ECO 2
... amo
NISA
Speriamo, se pur amo e se sia mai che Orfeo.
Delle nostre dolcezze s’innamora.
ECO 1
... amore
ECO 2
... more
NISA
Se more amor in lui
Come viverem noi? Deh, gentil Eco,
a quel crudel il nostro Mal racconta.
ECO 1
... conta
ECO 2
... onta.
NISA
Conta l’onta di Orfeo ma che faranno
Inferne donne ed imbelli?
Dunque novo l’alma si dispera!
ECO 1
... pera
ECO 2
... era.
NISA
Era amante ora,
Però niuno gema più, né più sospire.
ECO 1
... spire
ECO 2
... ire.
NISA
E respiri ciascuna alla vendetta
Che più s’aspetta?
Ciascuno core in furie.
ECO 1
... furie.
ECO 2
... rie.
NISA
Le rie furie d’Averno
Venghino prima ad incitar il core,
Poscia l’anciderem senza dimore.
Mora!
UNA DELLE MENADI
Mora!
UNA DELLE MENADI
Mora!
ECO 1
... Mora!
ECO 2
... Mora!
Scena Terza
IRENO
Ah, infelice Ireno!
Ahi! Lagrimose luci che vedeste
Spettacolo si fiero,
come a sonno immortal non vi chiudeste?
Ahi! Vago ciglio! Ahi, lagrimosa sorte,
Che premio del tuo canto hai dura sorte.
LINCASTRO
Non è quel, che di dolce amaro pianto
Fa rimbombar la selve, il nostro Ireno?
Ah, sì, de, perché tanto,
Caro Pastor, ti lagni?
Deh, perché il volto bagni
Di amara pioggia e questo lido ameno?
Fai al tuo doler, gemere i venti
Ai gravi tuoi lamenti.
IRENO
Veduto hai ben, Lincastro
Quel domestico cigno è così vago
di cantar sulla riva
Di questa d’or corrente acque nativa
LINCASTRO
Cento a più volte, ogn’ora
Tra pastori dimora.
IRENO
Od mentre lieto canta
Ed allegra de’ Numi il bel convito
Ecco Vien dalle selve stuolo ardito,
Ch’il crederia? D’imbelli
Invidiosi augelli
Ch’al bel cigno canoro
Dieron morte crudele,
E tal fu il lor furore
Ch’avendo quelle membra, ahimè! divise,
Ciascun ne portò via quel che recise.
LINCASTRO
Ah! Prodigi son questi
D’impendente destin Segni funesti?
Anzi che veggio? Ahimè, fuggiamo Ireno!
(qui si fanno apparire diversi mostri per la scena)
IRENO
Lupi son, mostri son, d’ira frementi,
Salviamo i nostri armenti!
Scena Quarta
BACCO
Se mai per nostro amore,
Ardito mio ministro,
Guerreggiasti nell’armi,
Oggi fa’ che di palme
Assai più degne il crine t’incorono.
FURORE
Eccomi, al paragone
D’ogni altro tempo, pronto a’ cenni tuoi,
Ad eseguir vendette,
A impennar dardi, ad infiammar saette.
BACCO
Avvelena la face,
Ed odio sia ‘l veleno
Onde ogni cor di subito si sface;
Il cor avvampi e ‘l seno
Delle Menadi mie:
Corran spietate e rie
Ad isbranar Orfeo, e sian le rive
Del suo sangue cosparte
E le membra divise a parte a parte.
FURORE
Or , or, Bacco vedrai la tua vendetta viva
É lacerai. Orfeo di riva in riva.
BACCO
Ecco là sopra il
Monte chiaman ‘l nume rio ne’ sacrifici,
Di tirso armate e pronte,
A ricever nel petto
Le fiamme tue ed il velen d’Aletto
FURORE
Io volo dunque.
BACCO
E spira odio dovunque passi, incendio ed ira
CORO DI PASTORI A 5
O quante strida, o quanti s’odon per
Queste selve sospir, lamenti, pianti,
Mostri selvaggi
E sanguinose belve.
DUE PASTORI
L’Ebro c'ha d’oro i flutti,
Pallido corre e geme,
Secchi son’ e distrutti
I vaghi fior c’ha nelle sponde estreme.
CORO DI PASTORI A 5
Givan pur ora allegri
Gli augei di faggio in faggio
Or stan solinghi ed egri
E su nel Ciel sparito è il più bel raggio.
DUE PASTORI
Qualche grave rovina
Sovrasta a questi lidi,
O fiamma repentina
O inimica mano, o petti infidi!
CORO DI PASTORI A 5
O Ciel sì liberale
In dar Segni dell’ira
Non far colpo mortale
E scendan parchi i fulmini a ferire.
ATTO QUARTO
Scena Prima
MERCURIO
(dal Ciel)
Senatori dal Ciel, Numi sovrani
Per non lieve cagione del celeste governo
Giove v’attende al concistoro eterno.
CORO DI DEI
Dunque riman felice, illustre semideo,
(intanto che s’alza la nuvola che li porta in Cielo)
TUTTI I DEI INSIEME
Dunque riman felice, illustre semideo.
Già qui dimora a noi far più non lice.
Dunque riman felice.
APOLLIO
Questa del tuo natal lieta ultim’ora,
Godi gioioso, intanto
faran plauso le stelle al nostro canto.
ORFEO
Ite al sacro consiglio
Del governo del mondo, o sommi dèi,
E queste piagge e queste lidi miei
Talor mirate con sereno ciglio.
Ahimè, che al vostro dipartir si parte
Dal cor ogni mia gioia
E ‘l petto Ingombra orror, timor e noia;
Su, dolcissima cetra,
Dilegua il repentino mio dolore;
Su, col tuo canto, impetra.
Il primiero sereno al fosco core!
Ah! Che trema la mano!
E sento l’infelice
Nuda ombra d’Euridice
Che mi chiama! Ove sei,
Dolce mia cara consorte?
Dove debbo venire?
Ai regni, ai regni, dell’oscura morte?
Vengo e ti seguo. Ahi, lasso!
Non può spiegare un passo
Irrigidito il piede.
Dunque starommi in quel cespuglio ombroso,
E darammi ristoro
L’ombra soave del paterno alloro.
Scena Seconda
CORO DELLE MENADI INFURIANTE
Bacco Niseo,
Libero Bacco,
Bacco Niseo,
Liceo Evio,
Bacco Tirsigero.
FURORE
Non esce pur ancora
Il fuoco, e pur omai
Le viscere divora.
Fuora! Fuora! Furor che fai?
Impugna il tirso
E scopri il ferro,
Che s’io non erro
Ecco vicino Orfeo.
CORO DELLE MENADI INFURIANTE
Bacco Niseo,
Libero Bacco,
Bacco Niseo,
Liceo Evio,
Bacco Tirsigero.
UNA DELLE MENADI
Fermate il pie compagne,
Ch’io vedo, e non m’inganno
Un fiero lupo.
UNA DELLE MENADI
Dove s’appiatta?
UNA DELLE MENADI
Nell’orror cupo di quella fratta.
UNA DELLE MENADI
Lupo non è né fiera, e sembra un uomo,
anzi è ‘l nemico Orfeo.
CORO DELLE MENADI INFURIANTE
Bacco Niseo,
Libero Bacco,
Bacco Niseo,
Liceo Evio,
Bacco Tirsigero.
UNA DELLE MENADI
Dunque s’uccida dove s’annida.
UNA DELLE MENADI
Dunque a vendetta corriamo in fretta.
CORO DELLE MENADI INFURIANTE
Bacco Niseo,
Libero Bacco,
Bacco Niseo,
Liceo Evio,
Bacco Tirsigero.
Scena Terza
CALLIOPE
Il desio di veder l’amato figlio,
Le collinette amene
Mi fa lasciar di Pindo e di Pirene.
Ma quel torbido, ahimè! Pallido umore
Che versa l’Ebro mio fuor dell’usato,
A lagrimar m’invoglia
Ad isfogar la doglia
Che di mezzo alla dolcezze amara nasce,
E, nato appena in fasce,
mille dardi crudeli
Avventa nel mio core,
Saettatrice esperta di dolore.
O dolci aure soavi, voi che, sì liete
Sussurrando, intorno
V’aggirate d’Orfeo al bel soggiorno,
Ditegli che se n'vole
A questa riva, acciò la lusinghiera
Sua cetra mi console,
E ‘l mio duolo pera.
Scena Quarta
FILENO
Versate ahimè, versate,
Amarissimi lumi,
Amarissimi fiumi,
Che gorgogliando destino pietate.
CALLIOPE
Narra Fileno, narra il tuo dolore.
FILENO
Lacera o madre, il crine
Vesti di bruno, o terra, i tuo fioretti,
E scopri all’onde d’oro
D’Ebro infelice il lucido Tesoro.
CALLIOPE
Ahimè! Qual flebil suono
Acutissimi dardi al cor m’avventa.
Ah! Voce no, ma tuono,
Onde il fulmineo orror l’alma paventa.
Parla crudel! E non m’uccider sempre
In si dogliose tempre.
FILENO
Parlerà , ch’io non posso, il mio dolore;
Parleranno le lagrime e i sospiri,
Parleran queste selve e questi colli,
Fatti loquaci al suon de’ miei martiri
E nel sangue d’Orfeo tiepidi e molli.
CALLIOPE
Dunque il mio dolce figlio
Giace nel sangue suo fatto vermiglio?
Deh! Narra qual si sia.
La sua sventura e l’aspra pena mia.
FILENO
Narrerò se il dolore
Lascia alla voce il suon, la vita al core.
Sotto l’ombra di bel crinito alloro,
In grembo a verde e preziose erbette,
Presso a un ruscello, al gorgogliar canoro.
Di linfe fuggitive e garrulette,
Prendeva Orfeo gratissimo ristoro
Rallentando le pene al cor ristrette
E facea con soavi e mesti carmi
Indurir l’onda, intenerir i marmi.
(Ritornello)
Era bianca colonna, eburnea mano,
Alla purpurea gota appoggio fido,
Avea gli occhi rivolti al Cielo invano
Al Ciel ch’è sordo di sospiri al grido;
Facea l’aurata cetra il duol insano
Muta giacer nel strepitoso lido
Ch’Ebro mordendo bagna, e parea dire
"Vedimi Orfeo al tuo languir languire".
(Ritornello)
Con gemer lieve e sospirar profondo
Ei rimembrava intanto, e mala dice
L’Inesorabil Fato che dal mondo
Tolse il suo ben e sospirando dice:
"Fato crudel, ben mai riposto al fondo
D’un pelago di lagrime infelice"
Volea pur dir, ma ruppe il canto e ’l duolo
Un confuso ulular s’armato stuolo.
(Ritornello)
Volge Orfeo gli occhi lagrimosi e vede
Venir contro di sé con tirsi ignudi
L’infuriate Menadi e ben crede
Poter placar di donne i petti crudi,
Prende la cetra abbandonata e fiede
Le fila d’oro che piegar gl’incudi,
Ma invan corre la man suona la cetra,
Ch’infuriate donne han cuor di pietra.
(Ritornello)
Dunque mentre la man dolce sonava,
Ahi! Dispietato e più che crudo affetto!
Mentre col suono il canto gareggiava
E ne prendean le selve e ‘l Ciel diletto,
Giunse il Furor dove Amor si stava
Tra molli piume dell’eburneo petto,
Quivi con mille colpi, empie, il feriro,
Onde l’anima e il canto insieme usciro.
(Ritornello)
CALLIOPE
Ahi! Dolor che m’uccidi!
Morte, che con un dardo,
A volar lieve, a ritenersi tardo,
Due vite abbati e due alme dividi.
FILENO
Anzi, eco appunto ch’Ebro
Fra le lagrime sue ti porta avvolto
Tra bianchi lini tua prole il volto.
E par che dica all’onde in dubbio suono:
"Cantate voi ora che muto io sono"
CALLIOPE
Ahi vista! Ahi figlio! Ahi Ciel! Ahi numi! Ahi sorte!
Serbate a me la vita, al figlio date
Acerbissima morte?
Ahi figlio! Chi t’uccise?
Figlio, rispondi, o figlio!
Quell’eburneo collo, ahi! Chi ’l recise?
FILENO
Nel petto, ahimè! Di femmine crudeli
Ove di crudeltà si pasce il core
Nacque e crebbe di subito il furore.
CALLIOPE
Donne crudeli e ingrate,
Omicide il laceraro tutto a brano
E le stillanti membra
Or seminando van per monte e piano
FILENO
Ahi! Che l’empie omicide
Il laceraro tutto a brano a brano
E le stillanti membra
Or seminando van per monte e piano.
CALLIOPE
Anderò dunque pria che il duol m’uccida,
L’innocenti reliquie del mio bene,
Raccogliendo, sospir, lagrime e pene.
CORO DEI PASTORI A 6
O tutti raccolti,
Da piagge da monti,
Nei rivi e nei fonti
Sospiri sepolti,
Venite scemando
I lumi d’umore
Venite colmando
I cuor di dolore.
TRE PASTORI
È morto, ahi! Chi piange?
È morto, ahi! Chi geme?
Il petto che frange
Di Tracia la speme;
È muta la lira
Che trasse le selve,
Che l’ira feroce
Placò delle belve,
É muta ahi! La lira
Che vinse l’inferno,
Che ai regni dell’ira
Diè dolce governo,
Ch’in tremoli accenti
Già fece fermare
La furia de’ venti,
L’orgoglio del mare.
CORO DEI PASTORI A 6
Or, lacera, esangue,
Si giace la prole,
Qual fiore che langue,
Reciso dal Sole.
O ferro spietato!
O mano crudele!
O quanto hai versato
D’assenzio e di fiele!
ATTO QUINTO
Scena Prima
(Qui è da notare che per Orfeo
s’intende l’ombra d’Orfeo, essendo
già morto)
ORFEO
Ombre grate d’Averno,
Grate al paro de’ vaghi lampi d’oro,
Che col girar eterno
Intesse il sol con splendido lavoro,
Or m’accogliete in seno
Di quel bel lido ameno,
Ove tra i mirti ed amorose fronde
Euridice confonde in dolce quiete
I suoi sospiri col muto suon di Lete.
Or, qual più lieve e pia
Aura è tra questi orribili paesi,
Che con diritta via
Conduca a volo i miei sospiri accesi
E dia di me novella
Alla mia dolce stella,
E le dica che Orfeo, non più vivente,
Nud’ombra sì, m’ardente ai dolci rai,
Viene, da lei per non partisi mai.
CARONTE
(nell’Inferno)
Qual ombra sento in questi
Spechi D’Averno rimbombar soave?
Altri, lugubri e mesti,
Scendono quaggiù, che di lasciar gli è grave
Il ciel, questi gioisce!
Or, di chi sei,
Ombra che canta al suon di tanti omei?
ORFEO
Non riconosci Orfeo,
Caronte? Ecco ch’arrivo,
Nud’ombra, al comun porto,
Ove già scesi vivo.
Or, rotta la prigion, vi giungo morto.
Passami per pietade
All’altra riva e mostrami
Quel campo, ove felice
In grembo a mille fior gode Euridice.
CARONTE
Ancor vaneggi, ancora,
Fredda ombra, porti al sen foco amoroso?
Euridice dimora
In luogo impenetrabile e nascoso,
Getta pur tra quest’ombre ogni tua speme,
Vedovo abitator di fredde arene!
ORFEO
Deh! Non turbar Caronte
Con sì crude risposte il mio gioire;
Fa’ pur che varchi il rio,
Che tosto rivedrò nel suo orizzonte
Il sol, vivendo, morto.
Al mio morir risorto.
CARONTE
Va’ pur errando, vagabondo intorno,
Anima disperata, ad altro lido,
Non v’ha varco per te, né albergo fido,
Finché il lacero e sparso
Corpo, unito, non sia sepolto ed arso.
ORFEO
Ah! Dura, acerba voce!
Ahi! Dimora di morte, Assai più atroce.
Scena Seconda
MERCURIO
A che ti lagni, Orfeo, e mesto il ciglio,
Stampi d’orme maligne i lidi inferni?
Il ciel t’aspetta e tu, tra pianti eterni,
Il varco tenti di penoso esilio?
Lascia i campi di morte e le gementi
Ombre d’Inferno; tra celeste eroi
Avrai lucido seggio e i crini tuoi
Sfavilleranno d’or’ e di raggi ardenti.
ORFEO
Perdonami, del Ciel nunzio felice,
Più grato m’è in Averno,
Penar con Euridice,
Che senza lei nel Ciel goder eterno.
MERCURIO
Ah! Tu vaneggi e credi
Ch’Euridice ancora t’ami e ti conoschi,
Tra questi campi foschi,
Beve ella un lungo oblio
Dell’antico desio.
Deh! Meco al Ciel alma felice, riedi!
ORFEO
Deh! Fa’ ch’io prima miri
La diletta consorte,
Per cui tanto formai dolci sospiri,
Per cui cara mi fu, lieta la morte.
MERCURIO
Vo' ch’ella disinganni il tuo furore.
Caronte, accosta il legno,
Or or trarrolla dall’Elisio furore.
CARONTE
Ma tu non t’accostar, alma perversa,
Va’ pur girando altrove e lassa il canto,
Ed apprendi formar, misero, il pianto
E se pur anco hai di cantar desio,
Le pause conterai del remo mio.
ORFEO
O infelice Orfeo,
O dispietata sorte,
Ch’alzi di me l’orribile trofeo,
E morte ancor mi dai dopo la morte.
MERCURIO
Ecco Euridice tua; vedila, Orfeo.
ORFEO
Non è più vaga e bella
Qual sia nel ciel vaghissima facella;
Me ben sei crudo, rio,
Che allontani le braccia al mio desio.
EURIDICE
Mercurio, chi è quel folle,
Che nel gelo di morte arde d’amore?
MERCURIO
Dunque non lo conosci?
Ei per te more, e tua beltade sovra ogni altra estolle.
ORFEO
Euridice, mio bene, eccoti Orfeo,
Quel già si caro un tempo
Agli occhi tuoi famoso semideo.
EURIDICE
O tu sogni, o tu deliri!
Io non conobbi Orfeo,
Né ’l vidi mai né di vederlo bramo,
Ne l’ho in odio, ne l’amo.
Rimanti in pace, io torno ai dolci rai
Dell’Elisio felice, ai miei desiri.
ORFEO
Ove fuggi, crudel? Ove mi lasci?
Dura spietata e fiera?
Euridice! Euridice!
MERCURIO
Or non qual era,
È la consorte tua, misero amante,
Ma non temer: bevi sicuro l’onda,
Ch’io ti porgo e vedrai,
Rasserenati di tua mente i rai.
CARONTE
Bevi, bevi securo l’onda,
Che da Lete tranquilla inonda;
Beva, beva chiunque ha sete.
Il sereno liquor di Lete.
Non più morte,
Non più sorte,
Privo di doglia
Pien di piacere
Venga, venga,
Chi ha sete a bere.
Beva, beva questi cristalli,
Che trascorrono per le valli,
Beva, beva di questi argenti,
Che non fanno provar tormenti.
Non più morte,
Non più sorte,
Privo di doglia
Pien di piacere
Venga, venga,
Chi ha sete a bere.
Beva, beva questo liquore,
Chi piagato si sente il cuore,
Beva, beva, chi vuol dal petto,
trar le noie e sentir diletto.
Non più morte,
Non più sorte,
Privo di doglia
Pien di piacere
Venga, venga,
Chi ha sete a bere.
ORFEO
O che puro sereno,
Che dolce e chiaro lume aggiorna all’alma!
Né nube di dolor, né tosco d’ira,
Né di furor baleno,
Già più bel cor s’aggira,
Né mi preme d’amor la grave salma.
MERCURIO
Or segui il volo mio,
alma felice, alla sublime sfera.
Oramai fia che pera
Il piacer che dà vita al tuo desio.
CARONTE
Tante volte all’inferno e torni e parti,
alma di cantar vaga,
ed in cantar un’ostinata maga.
Or partiti una volta, e non tornare,
né a veder, né a cantare,
che, se tu torni, certo ti prometto,
per l’anima d’Aletto,
cacciarti in un cantone,
fatto immobile batto col bastone.
Scena Terza ed Ultima
CORO DEI PASTORI IN TERRA
Ancor nebbia han le menti, cessi omai
Con lungo aspro dolore
Turbar del ciel i più sereni rai:
Non è già morto Orfeo,
Ma vivi in ciel, celeste semideo.
DUE PASTORI
(mentre s’apri il cielo)
Ecco fra le più belle
Schiere del ciel divine,
Qual or lampeggia e lucide facelle
Fan giro sfavillando all’aureo crine,
E par che plachi la stellata lira,
Giove tonante e fiammeggiante d’ira.
CORO DEI PASTORI
Non più lamenti,
non più, non più querele,
Non son i raggi spenti,
son giunte al ciel le fortunate vele.
Orfeo ancora vive,
in terra no, ma nell’eteree rive.
GIOVE
(nel Cielo, li assistono tutti gli Dei)
Quivi del Cancro alla più luminosa
Seggia del ciel, tra fortunati eroi,
Orfeo, qui ti riposa,
Novello nume ai Traci e ai lidi Eroi,
E già inchina l’oreccio, e de mortali
Pietoso accogli i voti, e caccia i mali.
In cielo, in terra intanto
S’oda lieto e festivo e dolce canto.
Fosforo, voi, ch’in ciel sete primiero,
Ad annunziare il giorno
Date Fausto principio al canto adorno.
FOSFORO
Venite, ô vaghe stelle,
Del sol lucide ancelle,
Ornate i biondi crini
E le dorate chiome,
Al nostro semideo di bei rubini.
CORO DI DEI
Non è già morto Orfeo,
Ma vive in ciel, celeste semideo.
FOSFORO
Tu, ricca primavera
Di fiori tesoriera,
Di croco e d’amaranto,
Di Bianchi gigli e rose,
Tessi ad Orfeo il prezioso manto.
CORO DEGLI DEI E PASTORI INSIEME
Ô nume glorioso,
Ô Fortunato eroe,
Felice semideo.
FOSFORO
E voi, Grazie, che al Cielo
Sgombrate il fosco velo
Coi vostri eterni lampi,
Rasserenate il viso
Al nostro Orfeo,
che sovra ogni altro avvampi.
CORO DEI PASTORI
Orfeo ancora vive,
In terra no, ma nell’eteree rive.
FOSFORO
Ma voi, canore Dive,
Non siate al canto schiave,
Con chiari e dolci accenti
Fate che s’oda in terra,
Rimbombar gli astri e gareggiare i venti
CORO DEGLI DEI E DEI PASTORI A 8
Fortunato semideo,
Che col pregio del tuo canto
Hai nel Ciel stellato ammanto,
Gloria eterna, egual trofeo
Fortunato semideo.
CORO DEGLI DEI A 3
Al Ciel poggiasti con canori vanni
Togliendo a morte nel morir gli affanni;
Or, cantando nel Ciel di stelle ornato
Rendi molle, qualor s’induri, il Fato.
CORO DEGLI DEI E DEI PASTORI A 8
Ô nume glorioso,
Ô Fortunato eroe,
Felice semideo.
Fortunato semideo,
Che col pregio del tuo canto
Hai nel ciel stellato ammanto,
Gloria eterna, egual trofeo
Fortunato semideo.
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ACTO PRIMERO
Escena Primera
TETIS
(en el río Hebro)
Tetis, reina del mar,
navega en su plateada concha
sobre las doradas olas del Hebro.
Cada orilla venera al semidiós
que con las melodías de su lira,
atrae al cielo, la tierra y al mar.
(Ritornello)
Pero, ¡ay!
¿qué ve mi mente vidente?
Ha llegado la última hora
de la lira y el canto.
Y es que Orfeo morirá,
no mordido en el pie, como Eurídice,
sino que será descuartizado
por la loca furia femenina.
(Ritornello)
¡Ay, bosques!
¿Sufriréis tan cruel y salvaje espectáculo?
¿Lo verás tú, cielo?
¿Lo verás tú, padre Arciero?
¿Lo veréis vosotras, fieras?
¿Acaso Orfeo, el amado por el cielo,
no podrá evitar su destino implacable?
(Ritornello)
¡No puedo permitir tal cosa!
Descenderé a la tierra y lo protegeré
en mi palacio real del mar Tirreno.
EL DESTINO
(desde el cielo)
¡Regresa, Tetis, al mar, no toques la tierra!
Tu espíritu adivino fantasea y se equivoca.
¿Acaso no sabes que el inmutable destino
desea que hoy caiga Orfeo?
Ahora, calla y aléjate.
Si yo lo escribo en las estrellas,
¡él morirá!
TETIS
Yo parto ¡ay! pero mientras tanto,
músico infeliz, celebra tu cumpleaños.
Pues la cruel Parca
el hilo fatal cortará,
volviendo en llanto fiesta, canto y risa.
¿Quién no llorará y palidecerá?
Escena Segunda
EL RÍO HEBRO
Abandona, Diana, tu andar errante.
Deja los bailes nocturnos
pues ya se desvanecieron las estrellas del cielo.
Tu, que brillante y hermosa,
recorres los senderos etéreos.
¿Qué haces? ¿No apareces? ¡Ay!
¿No surges aún, madre e hija del sol,
como una nueva Aurora?
¡Ah, divina somnolienta,
surge al fin de tu lecho triunfal,
entre suaves lirios y delicadas rosas!
¿No te acuerdas?
De Orfeo hoy es el cumpleaños.
Y para honrar al ilustre semidiós,
el cielo envía a sus dioses
para que iluminen la tierra con luz celestial.
¡Despierta, divina somnolienta!
¡Aurora, abre las puertas
a los rayos felices del día que comienza!
¡Al fin se abre!... ¡Oh, bendita, feliz fortuna!
Escena Tercera
LOS TRES VIENTOS
¡Venimos del oriente
para acariciar con dulzura
a las alegres las flores!
¡Ya se oyen próximos
los relinchos de Éoo
y los atronadores cascos de Pirois!
AURORA
Aunque despierta, aun sueño,
y me parece escuchar
el murmullo melodioso
de las olas doradas del Hebro,
que se quejan de mi lento ascenso.
PRIMER VIENTO
¿No ves, allí, no ves que ya asoman
los deslumbrantes semblantes
de sus elegantes rayos?
AURORA
¡Bajemos entonces,
y sembremos la tierra
de flores celestiales!
¡Inundemos todo con ellas,
pues hoy es el cumpleaños de un dios mortal,
un dios verdaderamente digno de honores!
TERCER VIENTO
Traemos dulces flores
y brillantes perlas blancas,
traemos a la tierra
un regalo noble y augusto.
LOS TRES VIENTOS
Alegraros, mortales,
pues con nuestros
dulces cantos
os hacemos olvidar
todas vuestras penas.
RÍO HEBRO
Ha llegado ¡oh, diosa! el feliz día
en que rememoramos
la primera vez que Orfeo vio de su padre,
el brillante escuadrón de sus rayos.
Y ahora, todos: aire, cielo, tierra y mar
anhelamos celebrar este día con alegría.
¡Sólo esperábamos tu señal, bella Aurora!
AURORA
Veloz vengo desde oriente,
con la firme determinación
de que mis hijos os traigan horas felices.
¡Cantad y corred delante del sol!
Id, mis pequeñas brisas,
y despertad a los pajillos que reposan en silencio.
¡Haced que el cielo quede limpio de nubes!
RÍO HEBRO
¡Vallamos junto a Orfeo,
que ya ansío disfrutar de tan grata armonía!
LOS TRES VIENTOS
Mientras cantamos,
¡alejaos, nubes!
Que ningún velo oscuro
entristezca este día.
Y vosotros, encantadores pajarillos,
competid entre sí con vuestros gorjeos.
¡Que todo ensalce
el cumpleaños de Orfeo,
el glorioso cantante, el semidios!
PRIMER VIENTO
Por allá veo una pequeña nube
insidiosa, altiva y rencorosa,
que, obstinada, se niega a desaparecer.
Renovemos pues nuestros cantos
para que la inmunda nube
desaparezca.
PRIMER, SEGUNDO VIENTO
Renovemos pues nuestros cantos
para que la inmunda nube desaparezca.
SEGUNDO VIENTO
Por fin todo el cielo está diáfano
y brilla en todo él
un velo de púrpura.
Desde el cielo, orgullosa,
para ser admirada
emerge la rosa.
¿Qué mejor disfrute podemos tener?
Viento del Sur,
volvamos a nuestra canción.
PRIMER, SEGUNDO VIENTO
¿Qué mejor disfrute podemos tener?
Viento del Sur, volvamos a nuestra canción.
LOS TRES VIENTOS
Cuando cantamos,
la noche regresa al inframundo
y lo monstruos nocturnos
se acallan bajo el cielo de púrpura.
Y vosotros, encantadores pajarillos,
competid entre sí con vuestros gorjeos.
¡Que todo ensalce
el cumpleaños de Orfeo,
el glorioso cantante, el semidios!
CORO DE PASTORES A 8 VOCES
¡Mirad, por el horizonte vienen
los rayos del sol en apretados haces,
hiriendo a las orgullosas montañas!
¡Qué horribles y negras vibran las nubes,
qué furiosos resuenan los truenos
en los picos más altos,
están librando la primera batalla!
DOS BAJOS
El sol ilumina el valle profundo
derritiendo el hielo
y haciendo fluir el agua,
Pero Júpiter, enojado, lanza sus truenos
¡oh, rabiosa Juno! amenazando con la tormenta.
Sin embargo, el hombre sabio,
no teme a los peligros del valle.
CORO DE PASTORES
Así es nuestra vida.
Quien por afortunada estrella
sobre los demás glorioso se muestra,
más fácil se derrumba
y herido brutalmente cae;
mas el que goza de humilde suerte
no teme al peligro ni la amenaza de la muerte
ACTO SEGUNDO
Escena Primera
ORFEO
¡Regocijaos en mi cumpleaños,
estrellas fugaces;
regocijaos, luna y sol;
regocijaos, montañas, bosques y bellos ríos;
y tú también, voluble masa de ondas saladas;
regocijaos, colinas y valles!
(Ritornello)
¡Danzad con mi canto, fieras salvajes,
danzad por la selva!
Por los intrincados bosques y las abruptas laderas,
¡danzad alegres bestias!
Y al estridente sonido de los címbalos marinos,
¡danzad, orcas y delfines
(Ritornello)
¡Cantad mi alegría, cursos de agua;
cantad, ríos y fuentes;
cantad, robles frondosos y sauces llorones;
y vosotros, bellos pájaros de las altas montañas;
y tú, Eco,
respóndeme desde tu querida caverna!
(Ritornello)
¡Hoy he disfrutado
del primer rayo de sol;
he disfrutado
de las primeras brisas y del primer calor;
todos seremos felices bailando;
disfrutemos de los primeros rayos de sol!
(Ritornello)
Escena Segunda
RÍO HEBRO
Tu canto es alegre Orfeo, pero el tiempo vuela.
¡Vamos, vamos, del cielo llamemos
a quienes desean la alegría!
Hoy, en estas alegres orillas,
se sentarán los dioses en un alegre banquete.
ORFEO
¡Vamos, Júpiter, Marte!
¡Acude, Apolo, adornado
con tus más alegres rayos!
¡Venid, celestiales dioses!
Pero a Baco, no, no lo quiero.
A Baco, no lo llamo, pues en los banquetes,
con frecuencia provoca en los corazones
audacia, orgullo, y hasta frenesí.
RÍO HEBRO
¡Faunos, silenos, sátiros y silvanos,
acompañadme alegres
a este verde prado!
ORFEO
¡Que vengan también los pastores a regocijarse!
Pero vosotras, mujeres, permaneced lejos.
Es mi deseo.
¡Mujeres dementes, plaga del mundo,
flores venenosas, campos floridos
que esconden nidos de víboras
y gozan envenenando
el corazón de los mortales!
Escena Tercera
(Entra Mercurio con dos jóvenes que llevan
dos vasos con el néctar de los dioses)
MERCURIO
El cielo ha escuchado
¡oh, joven cantor!
tu cortés invitación.
Todos vendrán a honrarte en celestial coro.
Sólo Júpiter permanecerá en su celeste morada,
aislado, odiando la fiesta,
con rostro entristecido
y con el corazón lleno de pena.
ORFEO
¿Qué causa su tristeza?
MERCURIO
La terrible visión del destino
que conspira contra su propia sangre.
Sin embargo te envía, como muestra de su amor,
en lugar del detestable e inútil vino,
estos frascos de néctar divino.
ORFEO
Agradezco el regalo como prueba de su amor.
Toma, Hebro, este precioso y noble líquido
y guárdalo en lugar seguro y apartado.
RÍO HEBRO
Donde tú me ordenes, allí lo guardaré.
MERCURIO
Voy a hacer que desaparezca la terrible Furia
que habita entre esas montañas.
Haré que ella no salga de su cueva infernal;
hoy no se moverá hasta tanto
termine la alegría y retorne el llanto.
ORFEO
¡Oh, dios misericordioso!
Tu bondad supera todo deseo.
Permite que la Furia sólo habite
en el corazón de las mujeres,
¡una casa más vil que el mismo infierno!
Escena Cuarta
APOLO
(desde el cielo)
Me ves como deseas, ¡oh, hijo amado!
Todos estáis felices y alegres.
Nunca adorné mis cabellos
con rayos mas radiantes,
ni usé una corona de diamantes tan espléndida,
ni vestí tan fino manto.
Pero, ¡ay!, en medio de toda esta alegría,
un mal presagio anida en mi pecho.
ORFEO
No dejes que un mal pensamiento
turbe tu alma.
¡Oh, brillante señor del día!
¡Oh, padre!
APOLO
Yo sé que te aguarda u cruel destino
de manos de dulces y hermosas mujeres.
¡Oh, hijo, ellas te vencerán!
Sigue mi consejo:
¡huye del dulce placer de estos momentos!
¡Sigue el camino de la virtud!
ORFEO
No temas, padre,
pues el amor ya no reina
como antaño lo hizo en mi joven corazón.
APOLO
¡Huye, huye de las mujeres y sus placeres!
De lo contrario, la muerte te sorprenderá
siguiendo sus traicioneras maquinaciones.
ORFEO
Siento odio y no amor por la mujer
que desea obtener con dulzura el amor.
APOLO
¡Entonces sigamos alegremente
con nuestras canciones, música y danzas!
¡Que resuene el eco en los valles ocultos
y que nada perturbe nuestra alegría!
CORO DE SÁTIROS A 8 VOCES
¡Oh, compañeros!
¡Venid, venid todos!
¡Oh, compañeros!
¡Venid!
¡Acudid todos!
¡Aquí, compañeros!
DOS SÁTIROS
En nuestros
magníficos bosques
nos regocijamos
con espléndidos banquetes,
y adornados
con guirnaldas de flores,
disfrutamos en medio
de las encantadoras ninfas.
OTROS DOS SÁTIROS
¿Dónde está
la preciosa y
divina fragancia,
el olor del vino,
que calma la sed
de nuestra rabia?
¿Acaso está desterrada para siempre
de nuestros labios?
CORO DE SÁTIROS
¡Oh Compañeros, venid, que nadie se queje!
¡Venid todos! ¡Oh, compañeros, venid!
DOS SÁTIROS
¡Oh, si acaso encontráramos
entre estas rocas
aquel licor dulce
que alegra el corazón!
¡Ese imán
de dulces
y delicados rubíes,
que alegra nuestra vida
OTROS DOS SÁTIROS
Si nuestro corazón
pudiera sentir esa fragancia,
aunque fueran sólo
unas gotas,
tan sólo una chispa
que de vigor
a nuestras venas
y produzca placer en el pecho.
CORO DE SÁTIROS
¡Oh, compañeros! ¡Venid, que nadie se queje!
¡Venid todos! ¡Oh, compañeros venid!
ACTO TERCERO
Escena Primera
BACO
¿He sido despreciado y ultrajado?
¿Dónde? ¿Por quién? ¿Por el hijo de Calíope?
¿Junto a las aguas turbias del Hebro,
que ha convertido su barro en oro?
¡Un dios insultado por un simple pastor!
¡Oh, la ira inflama mi corazón!
Furia ¿dónde te encuentras?
NISA
Está en las grutas del inframundo.
Allí, por orden de Júpiter,
el mensajero alado de los dioses
la ha confinado durante todo el día.
BACO
¿Tal vez para no turbar este espléndido banquete,
la fiesta y la alegría de la que todos,
junto con Orfeo, disfrutan para mi vergüenza?
¡No lo consentiré, se derramará sangre!
NISA
¡Espera! ¡Contén tu ira!
¡Tanta rabia no es apropiada para un dios!
BACO
Quien desprecia mi amor, atrae sobre sí la muerte.
NISA
¡Los dioses son clementes, incluso en su ira!
BACO
Baco, sólo inspira
dulzura o sangre y muerte.
NISA
Tus alegres ropas y tu bello rostro prometen amor.
BACO
¡Mi tirso y mis tigres prometen venganza!
NISA
¡Por piedad, por mi amor, perdónalo!
BACO
¿A mi enemigo?
NISA
¡Por su canto, que es un bien de todos!
BACO
¡Miserable Nisa, no tienes vergüenza!
Aprende de tu compañera Eco
que vaga lamentándose por los campos.
Auque tenga que remover cielo e infierno,
conseguiré que Júpiter
libere a Furia para que me auxilie.
Escena Segunda
CORO DE MÉNADES A 4 VOCES
¿Dónde nos mandas, oh dulce Orfeo?
¿Lejos de tu dulce canto?
¿Quién calmará ahora nuestro suspiros y llantos?
(Ritornello)
Así, desordenados y vagabundos nuestro cabellos,
ondean como juguetes por el viento.
¡Y hasta la brisa se burla de nuestros lamentos!
(Ritornello)
¿Y tú, qué haces? En tu espinosa mano
una corona de flores se rompe,
permaneciendo seca en el suelo del bosque.
(Ritornello)
NISA
¿Entonces, Orfeo nos abandonas?
¿Y ahora?... ¿Dónde iremos dolientes?
Bosques amado, ¡ay! respóndenos, guíanos,
pues ya desesperamos.
ECO 1
... esperamos
ECO 2
... amos
NISA
Esperemos que pronto Orfeo
de nuestra dulzura se enamore.
ECO 1
... amore.
ECO 2
... more.
NISA
Si el amor muere en él, ¿cómo podemos vivir?
¡Aprisa, gentil Eco, háblale a ese hombre cruel
de nuestro sufrimiento!
ECO 1
... miento.
ECO 2
... ento.
NISA
Hablan de la vergüenza de Orfeo.
Pero ¿así trata a las mujeres débiles e indefensas?
¡Mi alma, una vez más, desespera!
ECO 1
... espera.
ECO 2
... era.
NISA
Otrora fue amoroso, pero ahora perece
que nadie por él llore o suspire.
ECO 1
... uspire.
ECO 2
... pire.
NISA
Todo nos empuja a la venganza.
¿Por qué esperar?
¡Que cada una acreciente su furia!
ECO 1
... furia.
ECO 2
... ria.
NISA
Que la malvada Furia del Averno
venga a urgir nuestros corazones,
Entonces iremos a matar sin demora,
¡Muerte!
UNA DE LAS MÉNADES
¡Muerte!
UNA DE LAS MÉNADES
¡Muerte!
ECO 1
... ¡Muerte!
ECO 2
... ¡Muerte!
Escena Tercera
IRENO
¡Ay, Ireno infeliz! ¡Ay, ojos llorosos,
que deben ver un espectáculo tan salvaje!
¿Por qué no se cierran en el sueño inmortal?
¡Ay, dulce rostro! ¡Ay, triste destino que,
como recompensa por su canto,
debe tener una muerte tan dura!
LINCASTRO
¿No es este agridulce lamento que resuena
en el bosque, el es nuestro Ireno?
¡Ah, sí! Dime, querido pastor,
¿por qué llorar así?
¡Ay! ¿Por qué se baña tu rostro
con lluvia tan amarga
que hace a esta tierra agradable sufrir de dolor, y a los vientos
gemir con graves lamentos?
IRENO
Has visto muchas veces, Lincastro,
aquel rostro familiar,
que suele cantar en las riveras
de esta dorada corriente de agua.
LINCASTRO
Un centenar de veces o más;
siempre canta entre los pastores.
IRENO
Pues bien, mientras que feliz cantaba
y alegraba el suntuoso banquete de los dioses,
he aquí, que desde el bosque
llegó una oscura tropa, ¿quién lo creería?,
de cobardes aves envidiosas
que al bello cisne cantor
dieron una muerte cruel.
Tal era su furia que, habiéndolo ¡ay! desgarrado
miembro a miembro,
cada una de ellas se llevó lo que había cortado.
LINCASTRO
¡Oh, prodigios!
Penosos signos funestos. Pero, ¿qué veo?
¡Ay, huyamos, Ireno!
(aparecen varios monstruos en el escenario)
IRENO
¡Son lobos, monstruos temblando de rabia!
¡Salvemos nuestros rebaños!
Escena Cuarta
BACO
Has luchado por el amor que me profesas,
mi valiente ministro,
combatiste como el mejor de los guerreros.
¡Hoy con palmas,
yo corono tu cabeza!
LA FURIA
Raudo acudo a tu lado, como siempre,
lista a obedecer para,
con dardos y flechas ardientes,
cumplir tu venganza.
BACO
Envenenaste los corazones
de mis Ménades
vertiendo tu odio
en el pecho de cada una.
Ellas corrieron,
crueles y despiadadas,
para desmembrar a Orfeo,
tiñendo así la ribera con su sangre,
y dispersando sus miembros por doquier.
LA FURIA
¡Ahora, Baco, puedes ver satisfecha tu venganza
al contemplar el cuerpo desgarrado de Orfeo!
BACO
Allá, en las montañas, las Ménades invocan
al dios del mal en sus sacrificios,
armadas con tirsos y
listas para recibir en sus pechos
la llama ardiente del veneno de Alecto.
LA FURIA
¡Entonces, vuelo veloz hacia allí!
BACO
¡Dondequiera que vayas, respira odio, ira y fuego!
CORO DE PASTORES A 5 VOCES
¡Oh, qué gritos!, ¡Oh, cómo se oyen los lamentos,
lágrimas y llantos en estos bosques!
¡Qué monstruos y bestias salvajes
sedientas de sangre!
DOS PASTORES
El Hebro, de olas doradas,
corre pálido y llora,
las hermosas flores de sus riberas
se secan y achicharran.
PASTORES
Hasta ahora, las aves saltaban alegremente
de una haya a otra,
pero ahora están solas y tristes.
¡Hasta la bella luz del cielo se ha desvanecido!
DOS PASTORES
Una grave ruina pende sobre estas costas.
¡Ya sea una llama repentina,
o una mano hostil,
o un corazón desleal!
PASTORES
¡Oh, cielo,
tan generoso en dar muestras de tu ira,
no asestes el golpe mortal
y deja que tus rayos cesen!
ACTO CUARTO
Escena Primera
MERCURIO
(Desde el Cielo)
¡Senadores de los cielos, dioses supremos,
por graves razones del gobierno celestial,
Júpiter los espera en el consejo eterno!
UNO DE LOS DIOSES
¡Quédate aquí, feliz, ilustre semidiós!
(la nube que les llevará hasta el cielo se eleva)
TODOS LOS DIOSES
¡Quédate aquí, feliz, ilustre semidiós!
Podemos estar aquí más tiempo.
¡Quédate aquí, feliz!
APOLO
Esta es la última hora de tu cumpleaños,
disfrútala, mientras que las estrellas
aplauden nuestra canción.
ORFEO
Vayan a su consejo del gobierno del mundo,
¡oh, dioses supremos!
y miren, de vez en cuando,
a estas riveras con ojos benévolos.
¡Ay, con vuestro partir,
también parte de mi corazón
toda la alegría!
El temor, el miedo y el cansancio
oprimen mi pecho.
¡Ven, dulce lira, disipa mi dolor repentino!
¡Ven, y con tu canción restaura
su antigua serenidad a mi triste corazón!
¡Ay, mi mano tiembla!
¡Ay, las cuerdas permanecen en silencio!
¿Acaso siento la infeliz sombra
de Eurídice que me llama.
¿Dónde estás, mi dulce, esposa querida?
¿Dónde debo ir?
¿Al reino, de la oscura muerte?
¡Sí, vamos, yo te sigo!
¡Ay, desfallezco! No puedo dar un solo paso.
Mis pies se niegan a obedecerme.
Así pues, me quedaré bajo la dulce sombra
del laurel de mi padre que me traerá el reposo.
Escena Segunda
CORO DE LAS MÉNADES FURIOSAS
¡Baco Niseo,
libertino Baco,
Baco Niseo,
Lieo Evio,
Baco de los tirsos!
LA FURIA
El fuego no ha surgido aún,
pero ya devora las entrañas.
¡Fuera, fuera!
Furia, ¿qué estás haciendo?
Toma la vara
y desenvaina la espada,
pues si no me equivoco,
Orfeo se encuentra cerca.
MÉNADES
¡Baco Niseo,
libertino Baco,
Baco Niseo,
Lieo Evio,
Baco de los tirsos.
UNA DE LAS MÉNADES
¡Deteneos, compañeras,
pues veo, si no me engaño,
un lobo feroz!
UNA DE LAS MÉNADES
¿Dónde está escondido?
OTRA MÉNADE
¡Bajo la oscuridad terrible de aquella maleza!
OTRA
No es un lobo, ni bestia salvaje, es un hombre.
¡Es nuestro enemigo Orfeo!
MÉNADES
¡Baco Niseo,
libertino Baco,
Baco Niseo,
Lieo Evio,
Baco de los tirsos.
UNA DE LAS MÉNADES
¡Matémoslo ahí mismo, en su escondrijo!
OTRA MÉNADE
¡Vallamos rápido a saciar nuestra venganza!
MÉNADES
¡Baco Niseo,
libertino Baco,
Baco Niseo,
Lieo Evio,
Baco de los tirsos.
Escena Tercera
CALÍOPE
El deseo de ver a mi querido hijo
me hace renunciar
a las bellas colinas del Pindo y el Pireno.
Pero, por desgracia,
el agua turbia que fluye en mi Hebro,
al contario de su transparencia habitual,
me hace sufrir y derramar lágrimas de dolor.
Un amargo llanto nace en mí
en medio de estos placeres,
y, apenas nacidos,
los devora un incendio
de un millar de crueles flechas.
¡Un experto arquero hace sufrir a mi corazón!
¡Oh, dulce, suave brisa,
tú que murmurando juegas feliz
alrededor de Orfeo en su bella morada,
dile que venga a esta orilla
de manera que su suave lira
pueda aplacar mi dolor.
Escena Cuarta
FILENO
Derrama, ¡ay!
derrama, con los ojos más tistes;
derrama ríos de lágrimas amargas,
que, burbujeante, despertará compasión.
CALÍOPE
¡Narra Fileno, cuéntame tu dolor!
FILENO
Arranca tu cabello, ¡oh, madre!
¡Viste de luto, oh tierra, tus florecillas!
¡Ya las ondas doradas del infeliz Hebro,
arrastran hasta aquí un tesoro reluciente!
CALÍOPE
¡Ay, qué triste sonido,
qué agudo dardo traspasa mi corazón!
¡Ah, tu voz, como el trueno y el relámpago,
ya a mi alma atormenta!
¡Habla, cruel, y deja de matarme
con esta dolorosa duda!
FILENO
Hablará, yo no puedo, mi dolor.
Hablarán mis lágrimas y mis suspiros.
Hablarán estos bosques y colinas.
Serán elocuentes al sonido de mis tormentos,
pues aún está caliente la sangre de Orfeo.
CALÍOPE
Entonces, ¿mi dulce hijo
está bañado en su sangre carmesí?
Por favor, cuéntame su desgracia
aunque mi sufrimiento sea amargo.
FILENO
Te lo contaré, si la tristeza
deja salir el sonido de mi voz.
Bajo la sombra de un hermoso laurel,
tumbado sobre la verde hierba,
y arrullado por el melodioso
susurro de un arroyo de aguas rápidas,
Orfeo tomaba un merecido reposo.
Él aliviaba los dolores encerrados en su corazón,
pues su canto era tan triste que hacía
endurecer las olas y derretir las piedras.
(Ritornello)
La mano de marfil, como una columna blanca,
se apoyó a su mejilla rosada;
volvió sus ojos al cielo en vano,
un cielo sordo a los gritos de sus suspiros;
frente a la pena, calló su dorada lira.
Sólo permaneció el murmullo del Hebro,
que parecía decir: "¿Me ves, Orfeo?
Languidezco mientas languideces".
(Ritornello)
Mientras tanto, con suaves llantos y suspiros,
recordó al destino inexorable
que se llevó a su amada de este mundo y,
suspirando, declaró: "¡Destino cruel,
que me has sumido en un mar de lágrimas!"
Quería decir más, pero su canto y su dolor
fueron interrumpidos por los confusos aullidos
de una muchedumbre armada.
(Ritornello)
Orfeo volvió los ojos llorosos
y vio a las ménades frenéticas
venir a atacarlo con sus tirsos desnudos.
Él creía poder calmar los corazones de esas mujeres.
Tomó su lira abandonada y pulsó las cuerdas doradas
que yunques habían forjado.
Su mano en vano tocó la lira, pues el corazón
de las mujeres enfurecidas es de piedra.
(Ritornello)
Entonces, mientras que la dulce mano tocaba,
¡ay, qué despiadado y cruel sufrimiento!
mientras que la canción encantaba
a los cielos y los bosque por igual,
la Furia llego donde el Amor estaba,
con el plumaje suave de su pecho de marfil;
y, con mil golpes, las mujeres lo golpearon.
¡Así murieron alma y canción unidas!
(Ritornello)
CALÍOPE
¡Ay, el dolor me mata!
La muerte, que con un dardo,
rápido para volar y lento para frenar,
dos vidas abatió y dos almas dividió.
FILENO
¡Pero mira! El Hebro, en medio de sus lágrimas,
te está trayendo, envuelto en lino blanco,
la cabeza de tu hijo,
que parece decir a las ondas en un tono incierto:
"Hay que cantar, ahora que estoy mudo "
CALÍOPE
¡Ay, qué espectáculo! ¡Ay, mi hijo! ¡Ay, cielos!
¡Ah, dioses! Ah, suerte! ¿Me dejas vivir a mí,
y le das la más áspera de las muertes a mi hijo?
¡Ay, mi hijo!, ¿Quién te mató?
¡Hijo mío, responde, hijo mío¡
¡Ay! ¿Quién cortó tu cuello de marfil?
FILENO
¡Ay! En el seno de la mujer cruel,
donde el corazón se alimenta de la crueldad,
la Furia nació y creció rápidamente.
CALÍOPE
¡Mujer cruel e ingrata,
mi justo dolor sabrá pagar tu culpa!
Pero, mientras tanto,
¿quién me devolverá el cuerpo mutilado?
FILENO
Por desgracia, la despiadada asesinas
descuartizaron todo el cuerpo,
y ahora están dispersando los sangrientos pedazos
sobre colinas y valles.
CALÍOPE
Entonces me iré, antes que la pena me mate,
para recoger los restos de mi inocente hijo.
¡Suspiros, lágrimas y sufrimientos!
CORO DE PASTORES A 6 VOCES
Todos recojamos,
por costas y montañas,
los suspiros enterrados,
y derramemos las lágrimas
de nuestros ojos
en ríos y fuentes.
¡Llenemos nuestros corazones
con dolor!
TRES PASTORES
Él ha muerto, ¡ay!
¿Quién llora?
Él ha muerto, ¡ay!
¿De quién son los gemidos?
El corazón se rompe
junto con la esperanza de Tracia.
La lira silenciosa
que cautivó a los bosques,
que calmó la ira feroz de las fieras.
Calló, ay, la lira que venció al infierno,
que dominó suavemente
los reinos de la ira.
Con sus trémolos
que habían hecho callar
a la furia de los vientos
y la arrogancia de la mar.
PASTORES
Ahora, lacerado y desangrado,
sin descendencia,
como una flor que languidece
lejos de sol.
¡Oh, espada sin piedad!
¡Oh, mano cruel!
¿Cuánto has pagado
en ajenjo y hiel?
ACTO QUINTO
Escena Primera
(A partir de ahora, lo que llamamos Orfeo,
se entiende que es el Alma de Orfeo, puesto
que ha muerto)
ORFEO
Deliciosas sombras del Averno,
tan encantadoras como los rayos de del sol
que en su órbita eterna,
se entrelazan tan espléndidamente.
Recibidme en el seno
de esta tierra hermosa y agradable,
donde en medio de mirtos
y amorosos bosques,
Eurídice, en dulce calma,
mezcla sus suspiros
con el sonido sordo del Leteo.
¿Qué brisa dulce y sagrada
llevará mis suspiros ardientes
hasta mi bienamada estrella?
Que le digan que Orfeo, ya no vive,
que una sombra desnuda, pero ardiente,
llegará ante su dulce mirada
para no separarse jamás de ella.
CARONTE
(desde el Infierno)
¿Qué sombra es la que oigo
en las cavernas del Averno,
resonando tan dulcemente?
Otros bajan aquí lúgubres y tristes, pues les pesa
dejar atrás el cielo, pero... ¡ésta se alegra!
¿Qué sombra eres tú, que cantas
en medio de de tantos lamentos?
ORFEO
¿No reconoces a Orfeo, Caronte?
Aquí he regresado,
como una sombra desnuda
donde una vez descendí como un ser vivo.
Ahora, mi prisión mortal fue destrozada,
y la muerta me llegó.
Llévame, por piedad, a la otra orilla,
e indícame cuál es el terreno donde,
feliz entre miles de flores, Eurídice reposa.
CARONTE
¿Todavía estás delirando, fría sombra?
¿Todavía hay en tu seno una llama de amor?
Eurídice habita oculta en un lugar impenetrable.
¡Abandona todas tus esperanzas,
entre estas sombras, viudo,
vagarás por estas frías regiones!
ORFEO
Te lo ruego, Caronte, no turbes mi alegría
con una respuesta tan cruel.
Déjame atravesar el río,
pues ansío ver de nuevo en el horizonte
aquel sol que, aunque vivía, murió,
pero que a mi muerte renacerá.
CARONTE
Ve, vagabundo errante, alma desesperada,
a otra tierra. Aquí no hay barco para ti,
ni lugar de residencia segura,
hasta que tu desgarrado cuerpo disperso
sea reunido, sepultado y enterrado.
ORFEO
¡Ay, qué palabras roncas y amargas!
¡Ay, mi estancia será mas atroz que la muerte!
Escena Segunda
MERCURIO
¿Por qué te lamentas, Orfeo, y con triste rostro vas
marcando tus huellas en las orillas del infierno?
El Cielo te espera, sin embargo,
en medio del eterno llanto.
¿Deseas dirigir tus pasos hacia un doloroso exilio?
Deja los campos de las sombras gimientes.
Tú eres un héroe y en el cielo te espera un trono.
Allí tus cabellos brillarán como rayos de oro.
ORFEO
Perdóname, alegre mensajero celestial,
prefiero sufrir en el Averno con Eurídice
que disfrutar el placer eterno
en el cielo sin ella.
MERCURIO
¡Ah, estás delirando si crees
que Eurídice aún te ama
y que te reconocerá en estos campos sombríos!
Ella bebió del olvido y perdió su antigua pasión.
Te ruego que vuelvas al cielo conmigo,
alma afortunada.
ORFEO
Que me sea permitido a ver a mi amada esposa,
por quien yo pronunciaba tantos dulces suspiros,
y por quien, mi propia muerte,
fue ansiada y querida.
MERCURIO
Quiero desengañar a tu pasión.
¡Caronte, trae tu barca a esta orilla:
lo llevarás a los campos Elíseos!
CARONTE
Pero no subirás a bordo, alma perversa,
ve a otro sitio a cantar tus melodías.
Aquí aprenderás, pobre alma, a llorar.
Una vez que visites mi reino,
veremos si aún deseas cantar.
ORFEO
¡Ah, infeliz Orfeo
¡Oh, cruel destino!
¡Oh, premio horrible, que me da la muerte
después de la muerte!
MERCURIO
¡He aquí a tu Eurídice: mírala, Orfeo
ORFEO
Ninguna estrella en el cielo
es tan hermosa como su rostro,
y es realmente cruel y malvado
que mi amada permanezca lejos de mis brazos.
EURÍDICE
Mercurio, ¿quién es este loco que,
en el hielo de la muerte, arde de amor?
MERCURIO
¿No lo conoces? Él murió por ti,
y ensalza tu belleza sobre todas las demás.
ORFEO
¡Eurídice, amada, he aquí a tu Orfeo,
aquel famoso semidiós
que alguna vez fue tan caro a tus ojos!
EURÍDICE
¡O sueñas o deliras! Yo no conozco a Orfeo,
nunca lo vi ni, quiero verlo;
ni lo odio, ni lo amo.
¡Dejadme en paz!
Regreso a los dulces rayos del bendito Elíseo...
¡Así lo quiero!
ORFEO
¿Huyes de mí, cruel? ¿Me abandonas?
¡Dura, impía y salvaje mujer!
¡Eurídice!, ¡Eurídice!
MERCURIO
Ya no es lo que era, tu mujer,
amante desgraciado.
Pero no te angusties:
Bebe de este agua que te ofrezco
y tu mente comprenderá.
CARONTE
Bebe, bebe tranquilamente el agua
que fluye del plácido Leteo.
Bebe, bebe si tienes sed,
el dulce líquido del Leteo.
No más muerte,
no hay otro destino.
Estás liberado de penas
y lleno de placer.
¡Adelante, vamos, que beba.
todo el que tenga sed!
Bebe, bebe esos cristales
que corren a través de los valles;
bebe, bebe de estas aguas de plata,
que no nos hacen sufrir tormentos.
No más muerte,
no hay otro destino.
Estás liberado de penas
y lleno de placer.
¡Adelante, vamos, que beba.
todo el que tenga sed!
Bebe, bebe este líquido,
si sientes herido tu corazón.
Bebe, bebe, si de tu pecho quieres arrojar
el cansancio de tu corazón y sentir placer.
No más muerte,
no hay otro destino.
Estás liberado de penas
y lleno de placer.
¡Adelante, vamos, que beba.
todo el que tenga sed!
ORFEO
¡Ah, qué cielo puro y claro!
¡Mi alma se abre a un dulce amanecer!
Ni una nube de tristeza,
ni el veneno de la ira,
ningún furioso rayo agita ahora mi alma,
ninguna pesada carga de amor me oprime.
MERCURIO
Ahora sigue mi vuelo, alma feliz,
a la sublime esfera.
A partir de ahora nunca desaparecerá,
la vida placentera.
CARONTE
Muchas veces has venido y partido del infierno,
alma que cantas y encantas,
hechicero obstinado de la canción.
Ahora nos dejas de una vez por todas
y no volveremos a oírte cantar,
porque yo te prometo que si vuelves,
por el alma de Alecto,
que te detendré, y cuando no puedas moverte,
te moleré a palos.
Escena Tercera
CORO DE PASTORES EN LA TIERRA
Nuestras mentes siguen sin despejarse.
Dejemos con nuestro dolor amargo
de turbar los rayos serenos del cielo.
Orfeo no está muerto,
vive en el cielo como celeste semidiós.
DOS PASTORES
(mientras se abre el cielo)
Aquí, entre las más bellas procesiones divinas,
doradas y brillantes estrellas
giran alrededor
de su cabellera dorada,
y parece que la lira estrellada
calma a Júpiter cuando truena.
PASTORES
No más lamentos,
no más peleas.
Los rayos no se extinguen,
las plegarias han llegado al feliz cielo.
Orfeo sigue vivo, pero no en la tierra,
sino en las orillas etéreas.
JÚPITER
(En el Cielo, con todos los dioses)
En ti, Nebulosa del Cangrejo,
una de la más brillantes del cielo,
entre los héroes afortunados, descansará Orfeo,
nuevo dios de los tracios y de las costas de Eos.
Inclina tu oído a las ofrendas de los mortales
y piadosa acéptalas, protegiéndolos del mal.
En el cielo, como en la tierra,
se oyen festivas, alegres y dulces canciones.
Fósforo, tú que eres el primero en el cielo
para anunciar el amanecer,
anuncia gozoso mi mandato.
FÓSFORO
¡Venid, oh encantadoras estrellas!
Siervas luminosas del sol,
adornad la cabeza
de cabellos de oro
de este semidiós.
CORO DE PASTORES
¡Orfeo no está muerto,
vive en el cielo como celeste semidiós!
FÓSFORO
Tú, rica primavera,
de flores tesorera
de azafrán y amaranto
de lilas y rosas,
¡teje el precioso manto de Orfeo!
DIOSES Y PASTORES
¡Oh, dios glorioso!
¡Oh, afortunado héroe!
¡Feliz semidiós!
FÓSFORO
Y vosotras, Gracias,
que en el cielo deshacéis el velo oscuro
con vuestras lámparas eternas,
¡iluminar la cara de nuestro Orfeo,
para que brille
sobre todos los demás!
CORO DE PASTORES
Orfeo sigue vivo, pero no en la tierra,
sino en las orillas etéreas.
FÓSFORO
Pero tú, cantor divino,
no seas tímido en tu canto,
y con tonos claros y dulces
haz que en toda la tierra
los vientos lleven tu canto.
DIOSES Y DE PASTORES
¡Afortunado semidiós,
que como premio a tu canto
hay en el cielo un manto estrellado!
¡Gloria eterna,
al afortunado semidiós!
CORO DE DIOSES A 3 VOCES
Al cielo ascendiste con las alas de tu canto,
al morir venciste los terrores de la muerte,
ahora, cantanto en el cielo de estrellado,
suaviza el destino a quien se le vuelva adverso.
DIOSES Y DE PASTORES
¡Oh, dios glorioso!
¡Oh, afortunado héroe!
¡Feliz semidiós!
¡Afortunado semidiós,
que como premio a tu canto
hay en el cielo un manto estrellado!
¡Gloria eterna,
afortunado semidiós!
Digitalizado y
Traducido por:
Gustavo Giordano 2010
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