LA BATALLA DE LEGNANO
Personajes
ROLANDO
LIDA ARRIGO IMELDA FEDERICO MARCOVALDO CÓNSUL
|
Dux de Milán
Esposa de Rolando Guerrero de Verona Doncella de Lida "Barbarroja" Emperador Alemán Prisionero Alemán Cónsul de Milán |
Barítono Soprano Tenor Mezzosoprano Bajo Barítono Bajo |
La acción se desarrolla en las ciudades de Milán y Como, en el año 1176.
ATTO PRIMO Egli vive! Scena Prima (Parte della riedificata Milano, in vicinanza delle mura. Da una parte della città s'inoltrano i Militi piacentini, ed alcune centurie di Verona, di Brescia, di Novara e di Vercelli: la contrada è gremita di popolo, come i soprastanti veroni, da cui pendono arazzi variopinti e giulive ghirlande: un grido universale di esultanza, un prolungato batter di palme, ed un nembo di fiori cadente dall'alto sulle squadre attesta le festevoli accoglienze ad esse prodigate. Arrigo è tra i guerrieri veronesi) CORO Viva Italia! un sacro patto Tutti stringe i figli suoi: Esso alfin di tanti ha fatto Un sol popolo d'Eroi! Le bandiere in campo spiega, O Lombarda invitta Lega, E discorra un gel per l'ossa Al feroce Barbarossa. Viva Italia forte ed una Colla spada e col pensier! Questo suol che a noi fu cuna, Tomba sia dello stranier! ARRIGO O magnanima e prima Delle città lombarde, O Milan valorosa, io ti saluto, Io dalla tomba sorto Al par di te! S'accese All'ombra delle sacre Tue rinascenti mura il fuoco, ond'io Eternamente avvamperò. Divina Cagion de' miei sospiri, Io bevo l'aure alfin che tu respiri! La pia materna mano Chiuse la mia ferita... Eppur da te lontano Io non sentia la vita: Come in un mar di pianto Parea sepolto il cor... Ah! solo a te d'accanto Saprò che vivo ancor. Ecco Rolando!... Scena Seconda ARRIGO Amico... ROLANDO Ciel!... Non deliro?... Non è Sogno il mio?... Vivi?... Sei tu?... ARRIGO Son io (stringendogli la destra) Ferito caddi, non estinto: a lungo Prigion di guerra fui, ma reso quindi Alla natia Verona, Materna cura m'infondea nel petto Nuova salute. ROLANDO Spento Tra le fiamme di Susa La fama ti narrò.. Lagrime sparsi, Cui l'amarezze non temprâr d'imene Per me le accese faci, Né sul pargolo mio gl'impressi baci... Ah! m'abbraccia... d'esultanza Tutta l'anima ho compresa... In te vive, in te mi è resa Una parte del mio cor! Oh buon Dio, la tua possanza Adorando io benedico, Tu ridoni a me l'amico, All'Italia un difensor! (Odesi uno squillo di trombe) CORO Giulive trombe! ROLANDO I Consoli. Scena Terza I. CONSOLE Salve, Guerrieri. II. CONSOLE A voi Fia d'accoglienze prodiga, Siccome a figli suoi, Milan, che dalla polvere Già rialzaste. ARRIGO E GLI ALTRI DUCI: Ed ora tutti giuriam difenderla, Col sangue nostro ancora. ROLANDO S'appressa un dì che all'Austro Funesto sorgerà, In cui di tante ingiurie A noi ragion darà! TUTTI Domandan vendetta gli altari spogliati, Le donne, i fanciulli dall'empio svenati... Sull'Istro nativo cacciam queste fiere, Sian libere e nostre le nostre città. Il cielo è con noi! Fra l'itale schiere, Dai barbari offeso, Iddio pugnerà! (I Consoli muovono i primi, tengon dietro le schiere, quindi il popolo. Arrigo è condotto da Rolando) Scena Quarta (Sito ombreggiato da gruppi d'alberi in vicinanza delle fossate colme d'acqua, che circondano i muri; essi veggonsi torreggiare nel fondo. Lida si avanza come assorta in profondi pensieri, alcune sue donne la seguono, ella siede al rezzo, ed ivi rimane estatica, figgendo gli occhi al cielo) DONNE Plaude all'arrivo Milan dei forti, Cui si commettono le nostre sorti; Sui prodi a spargere nembi di rose Corron festose le donne ancor. Tu sola fuggi sì lieta vista; Come da scena orrida e trista: Pur della patria senti l'affetto, T'arde nel petto italo cor! LIDA Voi lo diceste, amiche, Amo la patria, immensamente io l'amo! Ma dove spande un riso La gioia, per me loco Ivi non è. Sotterra Giacciono i miei fratelli, ambo i parenti. E... troppe in sen m'aperse orrendo fato Insanabili piaghe!... A me soltanto È retaggio il dolor, conforto il pianto! (I suoi occhi riempionsi di lagrime: le donne, onde concedere libero sfogo al suo cordoglio, si aggruppano in fondo) Quante volte come un dono Al Signor la morte ho chiesta! L'esistenza è a me funesta... È la tomba il mio sospir. Ma son madre!... madre io sono! Darmi un figlio Iddio volea! Ah! per me divenne rea Sin la brama di morir. Scena Quinta LIDA (indignata in vederlo) Che, Signor! Tu qui? Tu stesso? MARCOVALDO Della torre a me le porte Sol confin, t'è noto, ha messo Generoso il tuo consorte. LIDA (a voce bassa ma fremente) E tu ardisci, ingratamente, Sguardi alzar frattanto audaci Sulla sposa! MARCOVALDO (sommessamente) Un cieco amore Per te nutro... LIDA Cessa... taci... (In atto di allontanarsi) Scena Sesta IMELDA (accorrendo frettolosa) Ah! Signora! LIDA Imelda, ebbene?... IMELDA Fede al ver non presterai... Il tuo sposo. LIDA Parla... IMELDA Ei viene... E lo segue... LIDA Ciel!... Chi mai?... Chi? Rispondi... IMELDA Arrigo! LIDA Come! Egli vive!... IMELDA Ah sì... MARCOVALDO (fra sè) Quel nome La scuotea!... Di vivo foco Il suo volto rosseggiò! LIDA (fra sè) Vive!... Oh gioia!... Qui fra poco... Qui... fia ver?... Lo rivedrò? A frenarti, o cor, nel petto Più potere in me non trovo... Sì, quei palpiti ch'io provo Sono i palpiti d'amor! Ah! Se colpa è questo affetto Che mi parla un solo istante, A punirla sia bastante Una vita di dolor. MARCOVALDO (fra sè) Leggerò nel tuo sembiante I segreti del tuo cor! IMELDA, DONNE (fra sè) Par che tregua un breve istante Le conceda il suo dolor! Scena Settima ROLANDO Sposa... LIDA (fra sè) Oh momento! ARRIGO (fra sè) Lida! ROLANDO Il tuo bel cor divida La gioia del cor mio... Vive l'amico Lagrimato cotanto! Eccolo... Ciel!... Che fu?... Tremi!... Scolori!... LIDA (fra sè) Oh Dio! MARCOVALDO (che ha seguito attentamente i moti di Lida e di Arrigo) (fra sè) No, non m'inganno. ARRIGO Ti rassicura... Un brivido talvolta... Di mie ferite avanzo... Mi scorre in sen... Ma passagger... Lo vedi... Cessò. MARCOVALDO (fra sè) Mentisci! LIDA (fra sè) Qual terror m'invase! ROLANDO (accennando Lida) Del padre suo nelle ospitali case, Messaggier di Verona, Soggiornasti altra volta, or dell'amico A te fia stanza la magion... (S'ode tocco di tamburo, e chiamata di trombe) Chi viene? Scena Ottava (Ad un cenno di Rolando le donne e Marcovaldo si ritirano) ROLANDO Ebben? ARALDO Giunser dall'Alpi Esploratori: avanza D'imperiali esercito possente. Ad assembrar Duci e Senato un cenno De' consoli provvede. ROLANDO Ti lascio, Arrigo... il mio dover lo chiede. (Parte affrettatamente seguito dall'Araldo. Lida è rimasta come incatenata al suolo: Arrigo si accosta vivamente ad essa, scuotendola d'un braccio) ARRIGO È ver?... Sei d'altri?... Ed essere Per sempre mia giurasti! Il ciel t'udiva! E frangere Quel giuramento osasti! D'altri sei tu? Per credere A verità si orrenda, È duopo che ripetere Da' labbri tuoi l'intenda. Dillo... Che tardi?... Uccidimi... L'uccidermi è pietà! LIDA Spento un fallace annunzio Ti disse in aspra guerra... Mancava il padre... ed orfana Io rimaneva in terra... Ei fra gli stremi aneliti Formò le mie ritorte... Peso la vita, il talamo Letto mi fu di morte!... Mai sopportato un'anima Più della mia non ha! ARRIGO (in tuono di virulenta ironia) Quanto la nuova infausta Di mia caduta, oh! quanto All'alma tua sensibile Lutto costava e pianto! Alta n'è prova il subito Imene! LIDA (Singhiozzante) Arrigo... ARRIGO E fede Ebbi da te... rammentalo... Che dell'Eterno al piede Il difensor d'Italia Raggiungeresti, ov'esso Per Lei cadrebbe! LIDA (Coprendosi il volto d'ambe le mani) Ahi misera! ARRIGO (Furente) Parla... Rispondi adesso... Scolpar ti puoi?... Rispondimi. LIDA (volgendo gli occhi al cielo con fremito angoscioso) Padre! ARRIGO Lo stil de' rei Ecco! In altrui ritorcere Le proprie colpe! LIDA Ah! sei Tremendo, inesorabile Più del mio fato ancor! ARRIGO (In atto di allontanarsi) Spergiura! LIDA M'odi! ARRIGO Scostati... Va... tu mi desti orror!... (Nel colmo dell'ira) T'amai, t'amai qual angelo, Or qual demon t'abborro!! Per me la vita è orribile... Nel campo a morte io corro... In tua difesa, o Patria, Cadrò squarciato il seno... Fia benedetto almeno Il sangue mio da te! LIDA A così lungo strazio Regger può dunque un core?... No, non è ver che uccidono Gli eccessi del dolore Son rea... son rea... puniscimi... Quel ferro in sen mi scenda... D'un'esistenza orrenda Meglio è spirarti al piè! (Arrigo la respinge ed esce velocemente: ella si allontana nella più viva desolazione) ATTO SECONDO Barbarossa! Scena Prima (Sala magnifica nel Municipio di Como: veroni chiusi nel fondo. A poco a poco vanno assembrandosi Duci e Magistrati) ALCUNI Udiste? La grande, la forte Milano A patti discende! ALTRI Ma tardi ed invano. TUTTI Sì tardi ed invano. Scordò la superba I danni mortali a Como recati! Ma qui la memoria ogni uomo ne serba! Ma l'odio qui vive ne' cori oltraggiati! Quest'odio col sangue ribolle confuso, Né volger di tempo scemarlo potrà! Dai padri, dagli avi in noi fu trasfuso! Ai figli, ai nepoti trasfuso verrà! Scena Seconda PODESTÀ Invia la baldanzosa Lombarda Lega messaggeri a Como. Ascoltarli vi piaccia. (Tutti seggono) Scena Terza (Ad un cenno del Podestà vengono introdotti Rolando ed Arrigo. I suddetti) ROLANDO Novella oste di barbari minaccia La sacra Italia: il varco Dell'Adige contende l'agguerrito Veronese a quell'orda; essa le terre De' Grigioni attraversa, e Federico Raggiungerla non può, ch'entro Pavia Stassi: ben lieve fia Respinger quindi l'Alemanno, siepe D'armi e d'armati ergendo in sulla riva Del vostro lago - Taccia Il reo livore antico Di Milano e di Como: un sol nemico, Sola una patria abbiamo, Il Teutono e l'Italia; in sua difesa Leviam tutti la spada. PODESTÀ, CORO Ed obliasti Qual patto ne costringe A Federico? ROLANDO Vergognoso patto, Cui sacra mano infranse... Ah! rammentarlo, O Comaschi, potete Senza arrossirne?... Ed Itali voi siete? Ben vi scorgo nel sembiante L'alto, ausonico lignaggio, Odo il numero sonante Dell'Italico linguaggio, Ma nell'opre, nei pensieri Siete barbari stranieri! (Movimento dell'assemblea) ARRIGO Tempi forse avventurosi Per Italia volgeranno, E nepoti generosi Arrossir di voi dovranno! Oh! la storia non v'appelli Assassini dei fratelli! Della Patria non vi gridi Traditori e parricidi! ROLANDO, ARRIGO Infamati e maledetti Voi sareste in ogni età! PODESTÀ Favellaste acerbi detti! ROLANDO Ma più acerbe verità! ARRIGO Qual risposta a chi ne invia recar dessi? Scena Quarta FEDERICO Io la darò! (Presentandosi d'improvviso, e lasciando cadere il suo lungo mantello) TUTTI (Sorgendo e nella più viva sorpresa) Federico! ROLANDO, ARRIGO (fra sé) Ah! da Pavia qui l'inferno lo guidò!... FEDERICO (avanzandosi fieramente verso Rolando ed Arrigo) A che smarriti e pallidi Vi scorgo al mio cospetto? Sul labbro temerario A che vien manco il detto? Lombardi, estremo fato Ha già per voi segnato Un cor che non perdona, Di Federico il cor! ROLANDO, ARRIGO Detti non val rispondere A' tuoi superbi modi, Pugna di vane ingiurie, Pugna non è di prodi. Dell'armi al fero lampo Ci rivedremo in campo: Col brando sol ragiona L'oppresso all'oppressor! PODESTÀ, CORO (fra sé) Su te, Milan, già tuona Il fulmin punitor! (Odesi rimbombo di militari strumenti, che sempre più si approssima) FEDERICO Le mie possenti armate s'appressan già! (Ad un suo cenno vengono dischiusi i veroni, a traverso de' quali scorgonsi le colline circostanti ingombre di falangi alemanne) CORO (A Rolando ed Arngo:) Mirate! Oh quale e quanto esercito! FEDERICO (Accennando agli ambasciatori di partire) Risposta e ben tremenda Eccovi - Ormai l'annunzio Di sua caduta intenda Milan. ROLANDO Di tue masnade Le mercenarie spade Non vinceranno un popolo Che sorge a libertà. ARRIGO Né il gran destin d'Italia Per esse cangerà! FEDERICO (Con terribile accento) Il destino d'Italia son io! Soggiogata essa in breve fia tutta! E Milano due volte distrutta Ai ribelli spavento sarà! ROLANDO, ARRIGO Un possente diletto da Dio. Ne promette vittoria in suo nome! Tu cadrai, le tue squadre fian dome!... Grande e libera Italia sarà. PODESTÀ, CORO Ite omai... la ragion del più forte Tanta lite nel campo sciorrà. TUTTI (Con grido ferocissimo) Guerra dunque!... terribile!... a morte!... Senza un'ombra di stolta pietà! (Rolando ed Arrigo partono) |
ACTO PRIMERO ¡Él vive! Escena Primera (Alrededores de las murallas de Milán. Entrada de las milicias piacentinas y algunas centurias de Verona, Brescia, Novara y Vercelli. El lugar está ocupado por un enorme gentío. En los balcones se ven tapices y guirnaldas; se oye un gran griterío de regocijo y prolongados aplausos. Una lluvia de flores cae desde balcones y ventanas sobre los combatientes demostrando la jovial acogida que a ellos se les prodiga. Arrigo marcha al frente de los guerreros de Verona) CORO ¡Viva Italia! ¡Un pacto sagrado une a todos sus hijos en un solo pueblo de héroes! Despliega tus banderas ¡oh, invicta Liga Lombarda! y que un escalofrío de terror corra por los huesos del feroz Barbarroja. ¡Viva la Italia unida por la espada y el pensamiento! ¡El suelo que nos vio nacer, sea la tumba del extranjero! ARRIGO ¡Oh, de entre todas, la primera de las ciudades lombardas! ¡Oh, valiente Milán, yo te saludo! He surgido de la tumba junto contigo. Ya flamea, a la sombra de tus sagrados muros, el fuego donde eternamente arderé. ¡Divina causa de mis suspiros! Bebo al fin el aire que tú respiras. Tu piadosa mano ha cerrado mi herida... Cuando estaba lejos de ti no tenía vida, pues mi corazón parecía estar sumergido en un mar de lágrimas... ¡Ah, únicamente a tu lado, me siento vivo! ¡Por allí viene Rolando!... Escena Segunda ARRIGO ¡Amigo!... ROLANDO ¡Cielos!... ¿No deliro?... ¿No es un sueño?... ¡Vives!... ¿Eres tú?... ARRIGO ¡Soy yo! (estrechando su mano) Herido caí, pero sobreviví. Estuve prisionero durante largo tiempo pero, tras ser liberado, regresé a mi nativa Verona. Gracias al cuidado materno mi pecho recobró su antigua energía. ROLANDO Te suponíamos muerto heroicamente tras el combate de Susa. Tantas lágrimas esparcí, que la amargura no la atemperó ni los festejos de mi boda, ni los besos de mi hijito... ¡Ah, abrázame!... Toda mi alma se llena de regocijo... ¡En ti vive y contigo me es devuelta una parte de mi corazón! ¡Oh, buen Dios, tu poder bendigo, porque me devuelves, a mí, el amigo; y a Italia, un defensor! (Se oye el sonar de trompetas) CORO ¡Alegres sones! ROLANDO ¡Los Cónsules! Escena Tercera I CÓNSUL ¡Salve, guerreros! II CÓNSUL ¡Os merecéis el más alto recibimiento! Milán, resurgida del polvo, os acoge como a sus más queridos hijos. ARRIGO Y LOS OTROS JEFES: ¡Juremos todos defenderla, con nuestra propia sangre! ROLANDO ¡Se acerca el día en que los austríacos reconocerán todas las injurias que nos han causado! TODOS ¡Reclaman venganza los altares profanados, las mujeres y niños muertos por los impíos!... ¡Arrojemos a su Istria natal a esas fieras! ¡Que nuestras ciudades sean liberadas! ¡Ofendido por los bárbaros, Dios combatirá entre las escuadras italianas! (Los Cónsules desfilan seguidos por el pueblo. Arrigo es acompañado por Rolando) Escena Cuarta (Sitio sombreado de árboles junto al foso y la muralla, que se ve sobresalir al fondo. Lida avanza como absorta en profundos pensamientos, las damas de compañía la siguen, ella se sienta a la sombra y queda extática, con los ojos fijos en el cielo) DAMAS Todo Milán aplaude la llegada de los valientes, de los que depende nuestra suerte. Alegres corren las mujeres a esparcir una lluvia de rosas sobre los héroes. Sólo tú huyes de tan feliz espectáculo como si se tratase de una escena horrible. ¡Sin embargo, por la patria sientes amor, y arde en tu pecho un corazón itálico! LIDA Estáis en lo cierto, amigas: ¡amo a la patria, inmensamente la amo! Pero allí donde brille una sonrisa no hay lugar para mí. Bajo tierra yacen mis hermanos y mis padres. La adversa suerte ha abierto en mi pecho demasiadas e incurables heridas. ¡Mi único legado es el dolor y mi consuelo el llanto! (Sus ojos se llenan de lágrimas; las damas, para dejar que dé rienda suelta a sus penas, se agrupan en el fondo) ¡Cuántas veces como un don al Señor he pedido la muerte! La existencia me es funesta... Es la tumba mi mayor anhelo. ¡Pero soy madre!... ¡Madre! ¡Dios quiso concederme un hijo! ¡Ay, ni siquiera me es permitido el deseo de morir! Escena Quinta LIDA (indignada, al ver a Marcovaldo) ¡Señor!... ¿Tú aquí? ¿Tú? MARCOVALDO Sólo las puertas de la torre, bien lo sabes, me ha puesto como límite tu generoso cónyuge. LIDA (en voz baja pero agitada) ¡Y tú, audaz, te atreves a posar tu mirada sobre su esposa! MARCOVALDO (sumisamente) Un ciego amor por ti siento... LIDA ¡Basta!... ¡Calla!... (En actitud de alejarse) Escena Sexta IMELDA (llegando apresurada) ¡Ay!... ¡Señora! LIDA ¡Imelda!...¿Qué ocurre?... IMELDA ¡No vais a creerlo!... Tu esposo... LIDA ¡Habla!... IMELDA ¡Por ahí viene!... Y lo sigue... LIDA ¡Cielos!... ¿Quién?... ¿Quién?... ¡Contesta!... IMELDA ¡Arrigo! LIDA ¡Cómo! ¡Está vivo!... IMELDA ¡Ah, sí!... MARCOVALDO (para sí) ¡Ese nombre la conmueve!... ¡Con un vivo rubor se cubrió su rostro! LIDA (para sí) ¡Vive!... ¡Qué alegría!... ¡Pronto llegará! ¿Será cierto?... ¿Lo volveré a ver? ¡Oh, para calmar mi corazón no encuentro fuerzas!... ¡Sí, este palpito que siento es el latido del amor! ¡Ay, si es pecado el afecto que experimento por un sólo instante, sea castigada con una vida de dolor! MARCOVALDO (para sí) ¡Leeré en tu semblante los secretos de tu corazón! IMELDA, MUJERES (para sí) ¡Parece que un breve instante de tregua le concediera su dolor! Escena Séptima ROLANDO ¡Esposa!... LIDA (para sí) ¡Ay, qué momento! ARRIGO (para sí) ¡Lida! ROLANDO Que tu hermoso corazón comparta la alegría del mi corazón... ¡El amigo tan llorado vive! ¡Aquí está!... ¡Cielos!... ¿Qué te sucede? ¡Tiemblas!... ¡Empalideces!... LIDA (para sí) ¡Ay Dios! MARCOVALDO (que ha seguido atentamente las actitudes de Lida y Arrigo; para sí) No, no me engaño. ARRIGO ¡Tranquilízate!... A veces un escalofrío, consecuencia de mis heridas, recorre mi cuerpo. Pero es pasajero... ¿Lo ves?... Ya pasó MARCOVALDO (para sí) ¡Mientes! LIDA (para sí) ¡Qué terror me invade! ROLANDO (Señalando a Lida) En la hospitalaria casa de su padre, como mensajero de Verona, permaneciste en otra ocasiones; que hoy, la casa del amigo, sea tu morada... (Se oye el redoble de un tambor) ¿Quién viene? Escena Octava (A una seña de Rolando las damas y Marcovaldo se retiran) ROLANDO ¿Y bien? HERALDO Nuestros exploradores han regresado de los Alpes: el poderoso ejército imperial avanza. Una orden de los cónsules dispone que se reúnan los Jefes militares y del Senado. ROLANDO Te dejo, Arrigo... ¡mi deber me reclama! (Sale deprisa seguido por el heraldo. Lida queda como petrificada. Arrigo se le acerca tomándola enérgicamente de un brazo) ARRIGO ¿Es verdad?... ¡Eres de otro!... ¡Habías jurado ser mía para siempre! ¡El cielo te oyó jurarlo! ¿Osaste romper el juramento? ¿Eres de otro?... Para que yo crea esa verdad tan horrorosa, es necesario que lo oiga de tus propios labios. ¡Dilo!... ¿A qué esperas?... ¡Mátame!... ¡Matarme sería un acto de piedad! LIDA Una falaz noticia te dio por muerto en la cruel batalla... Mi padre falleció... y huérfana quedé en esta tierra... Él, antes de morir, dispuso mi nuevo casamiento. La vida era una carga para mí ¡y el tálamo nupcial un lecho de muerte!... ¡Jamás un alma ha soportado más de lo que soportó la mía! ARRIGO (con sarcasmo e ironía) ¡Cuánto, la infausta noticia de mi muerte, ay, cuánto a tu sensible alma luto y llanto provocó! ¡Prueba de ello es tu inmediata boda! LIDA (Sollozante) ¡Arrigo!... ARRIGO Y yo que confiaba en ti... ¡Recuérdalo!... ¡Juraste a los pies del Eterno que si yo caía defendiendo a Italia en ese mismo momento conmigo te reunirías! LIDA (Cubriéndose el rostro con las manos) ¡Ay, pobre de mí! ARRIGO (Furioso) ¡Habla!... ¡Respóndeme!... ¿Puedes excusarte?... ¡Contéstame! LIDA (dirigiendo los ojos al cielo con angustia) ¡Padre! ARRIGO ¡Haces como todos los culpables! ¡Trasladas a otros tus propias culpas! LIDA ¡Ay! ¡Eres terrible e inexorable, mucho más que mi propio destino! ARRIGO (En actitud de alejarse) ¡Perjura! LIDA ¡Escúchame! ARRIGO ¡Apártate!... ¡Vete!... ¡Me causas horror!... (En el colmo de su ira) ¡Te amé, te amé como a un ángel, pero ahora te aborrezco como a un demonio! La vida es horrible para mí... Corro a la batalla en busca de la muerte... En tu defensa ¡oh, patria! caeré con el pecho desgarrado... ¡Que al menos mi sangre sea bendecida por ti! LIDA ¿A tan gran suplicio puede someterse un corazón?... No, no es verdad que un excesivo dolor causa la muerte. Soy culpable... soy culpable... ¡castígame!... ¡Clava tu espada en mi pecho!... ¡Es preferible morir a tus pies que llevar una penosa existencia! (Arrigo la rechaza y sale velozmente. Ella se aleja sumida en la más profunda desolación) ACTO SEGUNDO ¡Barbarroja! Escena Primera (Una magnífica sala del municipio de Como con ventanales cerrados al fondo. Poco a poco van reuniéndose los Jefes y Magistrados) ALGUNOS ¿Oísteis? ¡La grande, la fuerte Milán acepta pactar! OTROS Pero tarde y en vano. TODOS Sí tarde y en vano. ¡La soberbia ciudad olvidó los daños mortales que sufrió Como! ¡Pero nosotros no los olvidamos! ¡El odio vive en los corazones ultrajados! ¡El odio que hierve en nuestra sangre y el correr del tiempo no lo podrá menguar! ¡Lo heredamos de nuestros padres y abuelos! ¡Y se lo transmitiremos a nuestros hijos y descendientes! Escena Seconda ALCALDE La orgullosa Liga Lombarda envía mensajeros a Como. ¡Por favor, escuchadlos! (Todos se sientan) Escena Tercera (A una señal del Alcalde, Rolando y Arrigo entran) ROLANDO Nuevas hordas de bárbaros amenazan a la sagrada Italia. En el paso del Adigio combaten los aguerridos veroneses contra esas hordas. Los grisones se han adelantado y Federico no puede socorrerlas pues se detuvo en Pavía. Muy fácil para vosotros sería vencer a los alemanes en las orillas de vuestro lago. ¡Enterremos el antiguo odio entre Milán y Como! Sólo tenemos un enemigo y una patria: el teutón e Italia. En su defensa, levantemos todos nuestras espadas. ALCALDE, CORO ¿Y olvidas que un pacto nos somete a Federico? ROLANDO Vergonzoso pacto que una sagrada mano ha roto... Habitantes de Como ¿podéis acaso recordarlo sin ruborizaros?... ¿Acaso no sois italianos Bien veo en vuestro semblante el alto linaje de Ausonia, y oigo el acento italiano de vuestra lengua; pero en vuestras obras y pensamientos, ¡sois como los bárbaros extranjeros! (Movimiento de la asamblea) ARRIGO ¡Tiempos venturosos se avecinan sobre Italia, pero vuestros descendientes se avergonzarán de vosotros! ¡Ay! ¡Que la historia no os llame asesinos de vuestros hermanos! ¡Que la Patria no os llame traidores y parricidas! ROLANDO, ARRIGO ¡Infames y malditos seréis por siempre! ALCALDE ¡Habláis con palabras muy duras! ROLANDO ¡Más dura es la verdad! ARRIGO ¿Qué respuesta debemos dar a quien nos envía? Escena Cuarta FEDERICO ¡Yo la daré! (Presentándose repentinamente dejando caer su larga capa) TODOS (Levantándose con gran sorpresa) ¡Federico! ROLANDO, ARRIGO (Para sí) ¡Ah, el infierno lo ha traído desde Pavía! FEDERICO (avanzando orgullosamente hacia Rolando y Arrigo) ¡Qué turbados y pálidos os veo ante mi presencia! ¿Acaso esos labios temerarios han quedado mudos? Lombardos, un destino fatal ya tiene para vosotros decidido un corazón que no perdona, ¡el corazón de Federico! ROLANDO, ARRIGO No merece la pena responder a tus soberbias palabras. Los héroes no se enfrentan intercambiando vanas injurias. Entre el fragor de las armas nos encontraremos en la batalla. ¡Sólo con la espada razona el oprimido ante opresor! ALCALDE, CORO (Para sí) ¡Sobre ti, Milán, truena ya el rayo destructor! (Se oye el toque de instrumentos militares, cada vez más próximos) FEDERICO ¡Mi poderoso ejército ya se aproxima! (A una señal suya se abren los ventanales, a través de los cuales se ven las colinas cubiertas por el ejército alemán) CORO (A Rolando y Arrigo) ¡Mirad! ¡Oh, qué ejército tan enorme! FEDERICO (Señalando a los embajadores) La respuesta es bien terrible. ¡Ahí la tenéis! Que Milán se disponga a caer. ROLANDO Las espadas de tus mesnadas mercenarias no vencerán a un pueblo que lucha por su libertad. ARRIGO ¡Ni el gran destino de Italia cambiará por ellas! FEDERICO (Con voz terrible) ¡El destino de Italia soy yo! ¡En breve será totalmente sojuzgada! ¡Y Milán, para escarmiento de los rebeldes, será doblemente destruida! ROLANDO, ARRIGO ¡Un poderoso designio de Dios, nos promete la victoria en su nombre! ¡Tú caerás y tus mesnadas serán vencidas!... ¡Italia será grande y libre! ALCALDE, CORO ¡Marchaos!... La razón del más fuerte se dirimirá en el campo de batalla. TODOS (Con gritos feroces) ¡Guerra feroz!... ¡Terrible!... ¡A muerte!... ¡Sin piedad! (Rolando y Arrigo salen) |