GEMMA DE VERGY

 

 

 

 

Personajes

 

CONDE DE VERGY

GEMMA

IDA

TAMAS

GUIDO


ROLANDO

                              Noble

             Esposa repudiada del anterior

                     Esposa del Conde

          Joven árabe al servicio de Gemma

                      Amigo del Conde
 
                    Escudero del Conde
   

                           Barítono

                            Soprano

                   Mezzosoprano

                                Tenor
 
                                 Bajo

                         
        Bajo
 

 

 

La acción transcurre en el castillo de Vergy, condado de Berry, Francia, en 1428.




ATTO  PRIMO
 

Cuadro 1

(Sala gotica con logge, da cui si scopre 
il ponte levatoio del castello,ed in

lontananza un tempio al castello attiguo)

Scena Prima

(Coro di arcieri. Tamas seduto
sopra una pelle di tigre, poi Guido)


GUIDO
Qual guerriero su bruno destriero
varcò il ponte, che cupo suonò?

CORO
Fu Rolando, ci disse un arciero,
che dal sacro Avignone tornò.

GUIDO
Da uno scritto, da un detto or dipende
della misera Gemma il destin.

CORO
Egli vien, già le scale egli ascende.

GUIDO
Forse il nembo a scoppiar è vicin.

Scena Seconda

(Rolando e detti)

ROLANDO
Guido!

GUIDO
Ebben?

ROLANDO
Il messaggio ha compito.

GUIDO
Gemma!

ROLANDO
Gemma non ha più marito.

TUTTI
Oh, sventura!

ROLANDO
(dando i fogli a Guido)
Del prence il voler
tu le annunzia.

GUIDO
Penoso dover!
Questo sacro augusto stemma
di chi schiude al ciel le porte,
pianto a tutti, e reca a Gemma
duolo eterno e forse morte.
Ah! chi mai per tal sciagura
chi non piange di dolor?
Ripudiata in queste mura
lungi andrà dal suo signor.
Nella stanza, che romita
al dolor dischiude il cielo,
languirà questa avvilita
come un fior che non ha stelo:
mai dell'odio la tempesta,
mai s'accolga nel suo cor,
ché tremenda, ché funesta
è l'offesa dell'amor.

CORO
Qua, Rolando, e narra a noi
l'alte imprese degli eroi:
de' francesi, e degl'inglesi
le battaglie, ed il valor.

ROLANDO
Vidi cose, che ridire
la mia lingua a voi non basta:
de' francesi fremon l'ire:
ma non brando, ma non asta
frena il torbido britanno,
d'ogni danno apportator.
Solo d'Orléans la donzella
argin pone al suo furor.

CORO
Qual prodigio! Una donzella
argin pone al suo furor?
Narra, narra, e di' com'ella
pervenisse a tanto onor!

ROLANDO
Ella è senno, è brando, è duce
per cittadi e per castella;
strage e morte all'anglo adduce:
è cometa che flagella
coll'infausto suo splendor.
Dei francesi ell'è la stella.
Scudo immenso, e difensor.

CORO
Viva d'Orléans la donzella,
nostra speme, e nostro amor.

GUIDO
Una preghiera unanime
per Gemma...

CORO
Ah! si preghiamo.

ROLANDO
(a Tamas)
T'alza infedel.

TAMAS
Che vuoi?

ROLANDO
Non déi pregar con noi!

TAMAS
(s'alza furioso)
Pregate voi? Perché?
Perché Gemma soffra lieta
l'onta infame di un ripudio?
E a qual nume, a qual profeta
può innalzar sua prece il cor?
Lo potreste, allor che il grido
di vendetta accolto fosse
se del vil che la percosse
s'eternasse il disonor.

ROLANDO
Frena, ah! frena il vile accento,
o sei spento, traditor.

(caccia un pugnale)

TAMAS
Su, mi svena; a che t'arresti?
A quel mal che tu mi festi
morte è un bene, che gli affanni
di molt'anni troncar può.
Mi togliesti a un sole ardente,
ai deserti, alle foreste,
perché fossi ognor languente
qui fra nembi, e fra tempeste;
mi togliesti e core, e mente,
patria, nome, e libertà.

(Fra sè)
 
Ma di fiamma onnipossente
arde il core, e niuno il sa.

CORO
La bestemmia del furente
non ascolti il cielo irato!
Guai! se il folgore possente
su quel capo ei scaglierà.

TAMAS
Verrà dì che il saraceno
vendicato appien sarà.

(Fra sè)
 
Ma l'amor che m'arde in seno
nessun uom distruggerà.

CORO
Morte, morte al saraceno;
farlo salvo è crudeltà.

ROLANDO
Lascia, Guido, ch'io possa
vendicare l'oltraggio a cui discese.

TAMAS
Indietro, sciagurati!

ROLANDO
Una parola
se aggiungi...

TAMAS
Indietro, o ch'io

ROLANDO
Vile!

GUIDO
T'arresta. Lo punisca Iddio.

Scena Terza

(Gemma e detti. All'arrivo di Gemma tutti
si arrestano col capo basso. Tamas colle
braccia conserte all'orientale in attitudine
del massimo rispetto. Gemma guarda tutti
con dignità)


GEMMA
Nuove contese!...

(s'accorge del pugnale di Rolando)
 
Oh cielo!
Un ferro sguainato!

ROLANDO
Al saraceno
d'appuntarlo imponea.

GEMMA
(con simulazione)
Comprendo appieno:
riponete quel ferro.

ROLANDO
(gettandolo ai piedi di Tamas)
Infedele, lo prendi
lo affila tu; m'intendi?

TAMAS
A me la cura
lasciane pur.

GEMMA
L'assenza del mio sposo
troppo audaci vi fe'.
Pace una volta,
pace almeno fra voi!
Guido, ah! non sai
quanto terrore io provo
di guerra al nome.
Ahi! Così crudi accenti!
Mi fan (Tanto in me ponno!)
tremar nell'ombre,
e trabalzar nel sonno.
Una voce al cor d'intorno
da più dì mi grida guerra!
Fuggi, o Gemma, dal soggiorno
dove pace un dì regnò.
Questo grido il cor mi serra,
tal che piangere non so.

CORO
(fra sè)
Come augel nella foresta
presagisce la tempesta,
con quel grido all'infelice
la sciagura favellò.

GEMMA
Questa voce somigliante
a sconvolta onda mugghiante
ahi! dal sonno spaventata
da più notti mi destò.
Me deserta! e sfortunata,
che pensarmi, oh ciel! non so.

CORO
I tuoi mali al cor presago
la sventura palesò.

TAMAS
Nessun sogno a te predisse
ch'oggi torna il tuo signor?

GEMMA
Riede il Conte?

CORO
Ecco Rolando
di tal nuova apportator.

GEMMA
Egli riede? oh, lieto istante,
il mio sposo io rivedrò!
Al mio sen l'eroe, l'amante,
il mio bene abbraccerò.
Parlerà de' suoi trofei,
io d'amor gli parlerò;
cogli amplessi i pianti miei,
la mia gioia io mescerò.
Ite: festeggi ognuno
del mio sposo l'arrivo.

(Tutti partono, Guido resta infondo.)
 
Perché, Guido tu resti
simile ad uom che in mente avvolga
un tristo terribile pensier? Parla.

GUIDO
E lo deggio?

GEMMA
Il devi. Ah, Guido! Di', forse in battaglia
fu il consorte ferito?

GUIDO
No, ma tu più non hai... non hai marito.

GEMMA
Oh! che favelli tu?
Chi il santo nodo
infrangere potrebbe altri che morte?
Il ciel ci avvinse.

GUIDO
(presentando l'atto del divorzio)
E vi disciolse il cielo.

GEMMA
Un ripudio?Che lessi!
Avvampo e gelo!
Ripudiata? Me infelice!
Ripudiarmi? E in che son rea?
Qual mai colpa mi si addice?
Quale oltraggio a lui facea?
Dimmi, o Guido, ch'io deliro,
o ch'io spiro di dolor.

GUIDO
Ei non t'odia; è sol tua colpa,
solo il talamo infecondo:
il destino, ah! sol ne incolpa,
che a ciò trasse il mio signor.
Brama il Conte dare al mondo
di sua stirpe un successor.

GEMMA
E di me che sarà mai?

GUIDO
Fosti al chiostro destinata.

GEMMA
Ah! che Gemma disperata
in quel chiostro morirà.

GUIDO
No, che al cielo, al ciel sacrata,
giorni lieti in Dio vivrà.

GEMMA
Dio pietoso!Ah! tu ben sai
quanto amai lo sconoscente!
Fu il pensier della mia mente,
fu il sospiro del mio cor.

GUIDO
Di te piango; e qual v'ha cuore
che non pianga a un'innocente?
Volgi al cielo il cor, la mente,
là v'è un Dio consolator.

GEMMA
Ed il Conte, il mio consorte?

GUIDO
Déi scordarlo.

GEMMA
E lo potrò?
Obliar l'immenso amore?

GUIDO
Pur lo déi.

GEMMA
Chi cangia un core?

GUIDO
Dio.

GEMMA
Me'l cangi, e ubbidirò!

GUIDO
D'altra il Conte...

GEMMA
(con furore)
D'altra?... Ah no!

(Si sente musica militare che
annunzia l'arrivo del Conte)


GUIDO
Giunge.

GEMMA
A lui...

GUIDO
Non t'è permesso.

GEMMA
(supplice)
Impedirmi un solo amplesso?

GUIDO
Déi fuggirlo...

GEMMA
Ah! crudeltà.
Perché il Conte scacciami?Perché?
Ripudiarmi, avvilirmi così?
Oh, d'amore crudele mercè!
Ogni bene per Gemma sparì.
Se l'ingrato ti chiede di me
di' all'ingrato che Gemma morì.

GUIDO
Dio, quel core che tutto perdé,
tu consola, tu calma in tal dì:
chi pietade richiese da te
mai deluso da te non partì.

(Partono)

Scena Quarta

(Tamas con pugnale insanguinato)

TAMAS
(volgendosi alla mano
che stringe il pugnale)

Dritto al segno vibrasti, io l'ho ferito
là dov'ei mi colpì. Nel mio furore,
infino all'elsa glielo immersi in core.

(pianta il pugnale sulla tavola)
 
Gemma! che sola sei
luce degli occhi miei,
a te serbò la sorte
l'onta dal tuo signor, e a me la morte.

(Si odono suoni che annunziano
l'arrivo del Conte)
 

Giunge, o Gemma, il tiranno;
fuggi, vien meco unita;
usciam, tu del castello, ed io di vita.

(Parte)

Scena Quinta

(Coro d'arcieri)

CORO
Lode al forte guerriero, ed onore
del re Carlo all'invitto campione,
delle cento castella al signore,
che l'orgoglio britanno punì.
Venne un turbo dal freddo Albione,
ch'eclissava di Francia la stella;
ma il signor delle cento castella
scese in campo
e quel turbo sparì.

Scena Sesta

(Conte e detti)

CONTE
Qui un pugnale! Chi 'l confisse
a segnal di ria vendetta?
A mio danno la reietta
forse, ah! forse il consacrò.

(prendendolo)
 

Sangue! Ah! Gemma si trafisse?

(spaventato)
 
Guido!... Anch'ei m'abbandonò?

(cade su una sedia)
 
Ah! nel cuor mi suona un grido,
che mi accusa, che mi dice,
cadde estinta l'infelice,
e il consorte la svenò.
Al mio duol soccorri, o Guido...
Guido, anch'ei mi abbandonò!

CORO
Noi veniamo a te d'incontro,
Guido sol saperlo può.

Scena Settima

(Guido e detti)

CONTE
Guido! Io tremo!... Questo sangue?
Dimmi, Gemma è morta?

GUIDO
(freddamente)
No.

TUTTI
(con gioia)
No?

CONTE
Ah! la vita già fuggita
nel mio seno ritornò.

CORO
Ah! la vita già fuggita
nel suo seno ritornò.

CONTE
Di chi è dunque?

GUIDO
(con dolore)
Di Rolando.

CONTE
Chi l'uccise? Come? Quando?

GUIDO
Tamas, disse, e poi spirò.

CONTE
Ch'ei non fugga: del castello
custodite sien le porte.
L'assassin fra le ritorte
trascinate al suo signor.
A mie nozze inaugurate
quali auspici di terror!

CORO
Sul reo capo pende morte,
ei fia sacro al tuo furor.
Strascinato fra ritorte
fia lo schiavo traditor.

CONTE
Un fatal presentimento
in quel sangue io veggo scritto:
del rimorso lo spavento
agghiacciare il sen mi fa.
Io di Gemma ho il cor trafitto,
e rea pena il ciel men dà.

CORO
Grave, estremo fu il delitto,
pena estrema il vil ne avrà.

CONTE
Abbia tomba Rolando. Oh, mio fedele,
prode scudiero mio! Parlami, Guido,
la misera che fe'?

(Arcieri partono)

GUIDO
Che far potea
la sventurata?

CONTE
Narrami, piangea
in lasciar queste mura?

GUIDO
Ella qui stassi ancor.

CONTE
(spaventato)
In queste soglie
la prima sposa, e la novella moglie?

(sdegnato)
 
Così il cenno eseguisti?

GUIDO
Solo quest'oggi giunse
noi Rolando.

CONTE
Ah! fa' che tosto parta
questa donna infelice, e perigliosa.
L'altra attendo fra poco...

GUIDO
Un'altra sposa?
Perdona, e di':
dal punitor rimorso
chi assolver ti potrà?

CONTE
Mille ragioni,
e l'infecondo nodo,
necessità d'un successor, l'espresso
voler del re.

GUIDO
Vi aggiungi, e sta se il puoi,
dal non fremerne in core,
altra ragion più forte.

CONTE
E quale?

GUIDO
Amore.

CONTE
Oh, va! Fa', ch'ella parta, e che non sappia
del suo schiavo fedel qual sia la sorte.

GUIDO
Ti ricorda, signor, nel giudicarlo,
ch'egli orfano, straniero,
senza difesa è qui.

CONTE
Son cavaliero.

(Partono)

Cuadro 2

(Sala di giustizia)

Scena Ottava

(Coro d'arcieri, Tamas e Guido)

CORO I
Assassino che il ferro immergesti
in quel cor, che giammai non tradì.
Morir devi, gl'istanti son questi
che t'avanzan dell'ultimo dì.

CORO II
Il supplizio all'infame s'appresti,
che da vile quel prode ferì.

TAMAS
Sciagurati! cessate...

GUIDO
Silenzio!
Ecco giunge il signor di Vergy.

Scena Nona

(Il Conte e detti)

CONTE
È questo, su cui siedo,
degli avi miei l'ereditato seggio.
A noi die' Carlo Magno
di suprema giustizia immune il dritto.
Ora di gran delitto
giudicare dobbiamo. Il reo s'avanzi.
Infido saraceno!
Alla mortal contesa, onde uccidesti
il mio prode scudier, qual fu cagione?

TAMAS
L'odio, che per dieci anni
m'arse sepolto in seno.
Odio sai tu che sia
d'un arabo nel cor?
Inferno è l'odio
che dissipato è a stento
col sangue vil dell'inimico spento.

CONTE
Onde di tanta rabbia in te sorgente?

TAMAS
Ei mi ferì, mi tolse
e padre, e libertà.

CONTE
Né volger d'anni
così atroce pensiero
cancellò dalla mente?

TAMAS
Arabo io sono e l'ebbi ognor presente.
La vista di quel crudo
fu supplizio per me. A quell'aspetto
mi tornava al pensiero
la libertà rapita,
il padre, e la ferita,
il luogo dov'io nacqui,
il deserto, le selve, e pur mi tacqui.
Del suo, del viver mio l'ora suprema
oggi segnò il destin. Osò l'audace
provocar l'ira mia, trafitto ei giace.

CONTE
Ne' barbari tuoi modi
il tuo stesso furor mi fa pietade.
Lascia queste contrade,
torna ne' tuoi deserti.
Ecco dell'oro.
Parti.

(gli getta una borsa)

TAMAS
Partir non posso.

CONTE
(sorpreso)
Questi luoghi lasciar che tu detesti
perché non vuoi?

TAMAS
Vuole il destin ch'io resti.

CONTE
Che mai qui ti trattiene?

TAMAS
Il mio destino.

CONTE
Favella.

TAMAS
É mio segreto!

CONTE
Io l'indovino.
A novella vendetta hai tu serbato
il pugnal che s'offerse a' sguardi miei.
Un altro uccider brami.

TAMAS
E quel tu sei.

CONTE
(s'alza con impeto)
Tigre uscito dal deserto,
d'uman sangue sitibondo,
tu morrai, ché più non merti
né clemenza, né pietà.

(agli arcieri)
 

Strascinate il furibondo
dove morte, e infamia avrà.

TAMAS
Libertà mi diede, e vita
nell'Arabia, un Dio possente,
tu mi uccidi, e pria rapita
mi hai, fellon, la libertà.
La bestemmia del morente
il tuo nome infamerà.

CONTE
Sia quel reo sospeso allaccio.

TAMAS
Assassini! A questo braccio...

(prende un ferro da un arciero)

TUTTI
Morte!

TAMAS
(per uccidersi)
Io libero morrò.

Scena Ultima

(Damigelle, Gemma e detti)

DAMIGELLE
(uscendo da una porta)
Grazia!

CORO
Morte!

DAMIGELLE
Grazia!

TAMAS
No.

GEMMA
Vivi.

CONTE, ARCIERI
Gemma!

TAMAS
Ah! sì: vivrò.

(Fra sè)
 
Un suo sguardo, ed un suo detto
questo braccio disarmò.
Fuggì l'ira dal mio petto,
e l'amor vi ritornò-.

GEMMA
(Fra sè)
Ciel, da te sia benedetto
quanto a dirgli imprenderò:
tu riaccendi nel mio petto
quell'amor che mi giurò.

CONTE
(Fra sè)
Ah! di Gemma il mesto aspetto
sostener com'io potrò!
Cento affetti in un affetto!
quì la sorte combinò.

GUIDO, CORO
Dio di pace, in questo tetto,
dove amore un dì regnò,
fa che torni quell'affetto
che discordia allontanò!

GEMMA
Mio signor, non più mio sposo:
se la morte a me giurasti,
una vittima ti basti,
due svenarne è crudeltà.
Salva Tamas.

CONTE
Ei vivrà.

TAMAS
(Fra sè)
Per me prega l'infelice non per lei.

CONTE
(a Tamas)
Va', ti perdono.

(a Gemma)
 
Benché la vita ei più non merti,
salvo ei sia, giacché il bramasti:
di sua vita a te fo dono,
e un addio...

(per partire)

GEMMA
Se un dì mi amasti,
se, crudele, or non mi sprezzi,
Deh! mi ascolta.

CONTE
E che dir vuoi?

GEMMA
Che una sposa oggi tu sprezzi,
e fai onta a' dritti suoi.

CONTE
Fu destino.

GEMMA
Hai tu deciso?
Dunque è ver?

CONTE
Da te diviso
mi ha fatal necessità.

TAMAS
(Fra sè)
Cor di smaltoñ.

TUTTI
Oh, crudeltà!

GEMMA
E l'anello coniugale,
e l'altare, e il sì fatale,
e quel Nume che invocasti,
tutto, di': tutto scordasti?
Tutto?

CONTE
Tutto omai finì.

GEMMA
Conte! ah! no, non dir così.

(si getta ai piedi del Conte)

TAMAS
(Fra sè)
Sconoscenza!

CORO, GUIDO
(Fra sè)
Infausto dì!

(il Conte la rialza)

GEMMA
Di' ch'io vada in Palestina
scalza il piede a sciorre un voto;
non vi è lido sì remoto
dove Gemma non andrà.
Ah, non far ch'io maledica
questo sol, per mia sventura,
che feconda la natura
e che sterile mi fa.

TAMAS
(Fra sè)
Non si scuote, non si piega
come scoglio in mare ei stà.

GUIDO, ARCIERI
Per la misera, che prega,
non ha senso, né pietà.

CONTE
(Fra sè)
Mai non parve agli occhi miei
così bella ed innocente,
io calpesto, sconoscente,
l'innocenza e la beltà.

(Forte)
 
Basta, o Gemma... ah! ch'io non posso...

GEMMA
(gridando con gioia e baciandogli la mano)
Parla... dimmi... ah! sei commosso?
Una lagrima amorosa
sulla mano mi piombò.

TUTTI
Quella lagrima pietosa
scese, e Gemma trionfò.

(Suoni lontani)

GUIDO
Ma qual suon?

CONTE
(per partire)
Ah! la mia sposa.

TUTTI
La sua sposa!... Oh, tristo evento,
che la gioia dissipò!

GEMMA
Fui tradita... ah, disleale!
Injurioso de pies a cabeza.
Vil spergiuro, il mio furore
oggi apprendi a paventar!
Nel mio cor dal tuo sprezzato,
la vendetta ha sede e regno:
dalle furie del mio sdegno
nessun dio ti può salvar.

CONTE
Me non cangia, o sciagurata,
vano sdegno, e vil lamento:
io disprezzo, e non pavento
il tuo vano minacciar.
Vanne alfin, né sia destata
l'ira ond'io già colmo ho il petto.
Un tuo sguardo, un moto, un detto
la potrebbe suscitar.

TAMAS
(Fra sè)
Una furia ho nella mente,
un demonio che mi grida,
ch'io l'atterri, e l'empio uccida,
tanto oltraggio a vendicar.
Oh, infelice! I tuoi bei giorni
fur consunti, fur distrutti:
avvilita, e in odio a tutti
solo a me ti puoi fidar.

GUIDO, CORO
Dall'abisso uscì la fiamma:
fu discordia che l'accese:
qui scoppiò di rie contese
nuovo inferno a suscitar.



ATTO  SECONDO


Cuadro 1

(Sala come alla scena
prima dell'Atto primo)


Scena Prima

(Coro di cavalieri e di
damigelle che ricevono Ida)


DAMIGELLE
Come luna, che al tramonto
lascia il cielo in notte oscura,
Gemma usciva, e questa<e mura
lasciò al pianto ed al dolor.
Ma tu giungi, e al par del sole
ne discacci ogni squallor.

CAVALIERI
Come sol, che selve e monti
al suo nascer tutto abbella,
giungi tu, del sol più bella,
qui discaccia ogni squallor.

IDA
Mi suonan pianto così mesti accenti.
Cessate, deh! cessate; la mia gioia
per voi non si confonda
dell'espulsa infeconda
col misero destino. Assai per essa
il cor mi palpitò.

CORO
Vergy s'appressa.

Scena Seconda

(Il Conte seguito da cavalieri e detti)

CONTE
Ida, diletta sposa!Oh! dimmi ancora
che al sen ti stringa,
e che da te pur oda
siccome all'amor mio, l'amor risponda
che a me ti stringe.

IDA
Immensamente io t'amo,
sin da quel dì che
a' sguardi miei t'offerse
quel Dio che a te mi lega,
e il nostro nodo
benedirà. Ti vidi ne' tornei,
in Arles nelle feste, e da quel giorno
cosa di ciel mi sei.
T'amo, sì, t'amo
quanto un cor mai lo possa.

CONTE
(l'abbraccia con affezione)
Alcun riposo
dal cammin lungo or prendi, e voi fedeli,

(alle damigelle)
 
voi la scorgete in più tranquilla stanza.
In breve io ti raggiungo.

IDA
Ah! sì, t'affretta;
di pace ha d'uopo, e da te il cor l'aspetta.

(Parte con damigelle accompagnata
dal Conte sino sul limitare)


CONTE
Congiunti, cavalier’ qui senza fasto
all'imeneo novello
testimoni vi chiesi. Ogni splendore
fora insulto al dolore
della reietta.

Scena Terza

(Guido e detti)

CONTE
Oh, Guido! Ancor qui sei,
nè t'affrettasti?...

GUIDO
Ingombre eran le vie
D'accorrenti al castello, e stimai quindi
non esporre al periglio
del dileggio comun quella infelice;
e se di Gemma ancor parlar qui lice...

CONTE
Che chiedi? parla...

GUIDO
Il pegno di tua fede
per me ti rende, e lagrimando disse:
torna al mio sposo, ah! torna
questo anello nuzial, digli che lieto
non egli andrà del suo novello Imene;
che il suon delle mie pene
come stridor di folgore
dovunque il seguirà:
ch'io l'amo ancora
come un tempo l'amai,
che ancor l'adoro;
ma che...

CONTE
Deh! taci... o qui d'affanno io moro.
Ecco il pegno ch'io le porsi!...
Pegno, o Dio! d'eterna fede!
Io l'infransi... Oh! ria mercede
al suo fido intenso amor!
Quanti sveglia in me rimorsi
questo muto accusator!
Deh! per sempre a me tu cela,
dolce amico, il triste anello
luce infausta vien da quello
al mio sguardo, ed al mio cor,
qual di face che altrui svela
d'una tomba lo squallor.

GUIDO
Ti renda Dio propizio
padre di cara prole,
e in quella prole ai posteri
il genitor vivrà.

CONTE
Questa soave immagine
calma i miei spirti, e parmi
veder sereno splendere
il tempo che verrà.
Se il ciel consente arridermi,
se padre udrò chiamarmi,
un giorno di letizia
il viver mio sarà.

GUIDO
Gemma infelice! un raggio
per te vibrava il sole,
ma di più dense tenebre
s'è ricoperto già.


(Partono tutti)

Cuadro 2

(Atrio che mette in un delizioso giardino)

Scena Quarta

(Ida e damigelle)

CORO
Vieni, o bella, e ti ristora
nell'idea de' tuoi piacer.
Sien più belli - dell'aurora
i novelli - tuoi pensier.

IDA
A voi grata pur son, dilette amiche.
Sola io chieggo restar;
ite per poco.

(il coro parte)
 
Dolce l'aura qui spira,
ameno è il loco:
qui del lungo cammino

(siede)
 
riposo avrò! Quale del mio destino,
qual la meta sarà?

Scena Quinta

(Gemma esce con precauzione
non veduta da Ida)


GEMMA
(Fra sè)
La mia rivale!

IDA
(Fra sè)
Incerta io son!

GEMMA
(Fra sè)
Parla fra sé!Che dice?

IDA
(Fra sè)
Ida, sarai felice?

GEMMA
(Fra sè)
Quanto è misera Gemma.

IDA
(Fra sè)
li è ver che il Conte m'ama!..

GEMMA
(Fra sè)
Ei l'ama?Oh, gelosia!

IDA
(Fra sè)
Ma un'altra amava un dì.

GEMMA
(sospirando)
Purtroppo! Oh Dio!

IDA
Chi è mai? Ah! che vegg'io?

GEMMA
Io fui di Gemma ancella.

IDA
(con sorpresa)
Di Gemma?

GEMMA
(Fra sè)
In Arles... mi ricordo. È quella!

IDA
(con contegno)
Tra le altre te non vidi.

GEMMA
Qui mi ritenne il pianto.

IDA
Questo lugubre ammanto, oggi contrasta
splendor della mia corte.

GEMMA
E questa
convenevole vesta - al nero stato
del dolente mio core.

IDA
Io mal vi reggo:
se ami la tua signora,
va’, la raggiungi.

GEMMA
(con mistero)
Non è tempo ancora.

IDA
(turbatissima)
Qual mai sospetto, o cielo!
Uscir da queste soglie
a te chi vieta?

GEMMA
Di Vergy la moglie.

(Ida per fuggire, Gemma la raggiunge,
l'afferra per un braccio, la strascina
innanzi con tutta la rabbia, e dice sotto
voce:)

 
Non fuggir che invano il tenti,
rea cagion de' mali miei.
D'Arles tu più non rammenti
quelle feste e quei tornei?
Né tu ignori, o seduttrice?
Questo è il guardo che ora rende
te beata, me infelice,
e il mio sposo un traditor.

IDA
(con rabbia)
Quale affronto?

GEMMA
A te dovuto.

IDA
(con voce alta)
Io punirti...

GEMMA
(con pugnale)
Taci.

IDA
Aiuto!
Conte!

GEMMA
Taci.

IDA
Ah!

GEMMA
Taci, o ch'io...

Scena Sesta

(Conte e detti)

CONTE
(con terrore)
Gemma!!!

GEMMA
(con fermezza)
Indietro!

CONTE
Ferma!!!

IDA
Oh Dio!

(Il Conte preso dall'ira snuda la
spada per avventarsi a Gemma)


GEMMA
Se ti avanzi io qui la uccido.

CONTE
Questo ferro...

GEMMA
Un passo, un grido
è a lei morte...

CONTE
Ah no!!!

IDA
(piangendo)
Pietà!

CONTE
Ecco io cedo al tuo comando:
parla, imponi.

GEMMA
A terra il brando.

CONTE
(getta la spada)
Questo braccio inerme è già.

GEMMA
È dessa in mio potere,
e in questa mano è morte:
alla ragion del forte
ciascuno obbedirà.

CONTE
Ti ubbidirò, crudele!
Placa lo sdegno intanto:

(indicando Ida)
 
disarmi almen quel pianto
cotanta crudeltà.

IDA
Morte dagli occhi spira...
Se non m'aita il cielo,
nel sangue mio quell'ira
la cruda spegnerà.

GEMMA
Odi me, iniquo.

CONTE
Io taccio.

GEMMA
L'indissolubil laccio
sciolto dal ciel dicesti,
tu libertà mi desti,
e torno a libertà.

CONTE
Libera sei.

GEMMA
(Fra sè)
Spergiuro!

(Forte)
 
Altrui la mano e il core darò.

CONTE
Sì.

GEMMA
(Fra sè)
Traditore!

(Forte)
 
Al mio fratel tu scrivi
che venga e mi riprenda.

CONTE
Sì, scrivo...

GEMMA
(Fra sè)
O gelosia!

(Forte)
 
Mallevador chi fia
di tue promesse?

CONTE
Onore...

GEMMA
Mallevador migliore
nelle mie mani or sta.
Sien chiuse queste porte,
e su costei stia morte
garante del tuo giuro.
Or esci.

IDA
Ah no...

CONTE
Tu... vuoi?

IDA
Morir su gli occhi tuoi,
ch'io possa almen.

CONTE
Me uccidi
ma lei risparmia!... lei!!!

GEMMA
Tanto tu l'ami?

CONTE
Ah, Ida!

GEMMA
La morte dell'infida,
la morte tua sarà.

Scena Settima

(Tamas e detti.
Tamas, senza essere veduto, disarma

Gemma, Ida abbraccia il Conte)

GEMMA
Quella man che disarmasti
ti die' vita, o schiavo ingrato;
la tua destra, o sciagurato,
la vendetta or mi rapì.
Nel piacer de' vostri amplessi
vi percuota un Dio sdegnato,
come il ciel d'averti amato
mi percosse, mi punì.

TAMAS
Nel rimorso dell'infido
forse lieta un dì sarai,
nella pena esulterai
di quel vil che ti tradì.
Fuggi, fuggi: omai t'invola!
Vieni: usciam da queste porte;
qui ove regna infamia e morte,
fin di luce è muto il dì.

CONTE
Oh qual gioia! A queste braccia
ti ritorna un Dio pietoso,
sì, quel Dio, che del tuo sposo
vide il pianto, e il prego udì.
Or ti calma, or t'assicura,
che son tuo, che mia sarai:
vieni all'ara, è tempo omai
di punir la rea così.

IDA
Ah! se mio, se tua son io,
ogni affanno è già svanito.
Ci congiunga il sacro rito
come amor nostr'alme unì.

(Partono)

Cuadro 3

(Sala gotica con finestre. È
notte. Lampada nel mezzo)


Scena Ottava

(Cavalieri, Damigelle, il Conte
ed Ida che scendono al tempio)


DAMIGELLE
D'Ida è pari la beltà
dell'aprile al più bel dì.

CAVALIERI
Cavalier, Francia non ha
che s'agguagli al gran Vergy.

TUTTI
Se l'imene annoderà
quei due cor che amore unì,
il valore e la beltà
fian congiunti oggi così.

(Partono tutti)

Scena Nona

(Gemma sola esce sospettosa
e si ferma sulla porta)


GEMMA
Tutto tace d'intorno e sol rischiara
dalla notturna face un debol raggio
queste negre pareti.
Per me che divenisti
castello di Vergy? Ma vien lo schiavo
che tradir mi poté.

Scena Decima

(Tamas e detta)

TAMAS
Gemma.

GEMMA
(per partire, fra sè)
Si eviti.

TAMAS
(Fra sè)
Che Gemma m'abborrisca,
io no, non merto.

GEMMA
Mal genio del deserto
puoi chieder da me?

TAMAS
(con mistero)
Gemma, fuggiamo.

GEMMA
Fuggir! Dov'è quell'empio?

TAMAS
A giurar nuova fede ei mosse al tempio.

GEMMA
Al tempio!!!Ah no, tu menti!

TAMAS
Gl'inni al tuo Dio non senti?

(strascinandola al verone)
 
T'appressa e mira...

GEMMA
Tamas tu mentisci.

TAMAS
Mira! Dischiuso è il tempio... impallidisci.

GEMMA
(guardando colpita)
Non è ver: non è quel tempio
schiuso a rito nuziale.
Non può a Dio, non può quell'empio
nuovo giuro profferir.
Ogni sposa al sì fatale
si vedrebbe inorridir.

TAMAS
Che più speri. II nodo è infranto:
ardon già novelle tede,
non d'affanno, non di pianto:
tempo è questo di fuggir.
Se a te stessa non dai fede
è delirio il tuo martir.

GEMMA
Ah! voliamo a rovesciare
quell'altare.

(per avviarsi)

TAMAS
(trattenendola)
Quegli amori
han per tempio l'universo,
are ardenti son quei cori...
Chi li spenge? Chi li atterra?

GEMMA
Cielo e inferno or mi fan guerra.
Che farai tu, Gemma, intanto?

TAMAS
Ora è questa non di pianto
questa è l'ora...

GEMMA
(disperatissima)
Di morir.
Me tu svena e poi mi lascia
corpo esangue in queste soglie;
vegga l'empio e la rea moglie,
quanto amor s'accolse in me.

TAMAS
(amoroso)
Io svenarti? A fuoco lento
arder pria le man vorrei:
cento vite avessi e cento,
mille morti affronterei
questo cor tu non conosci,
se la morte chiedi a me.

GEMMA
(disperata)
Qual consiglio?

TAMAS
Un solo.

GEMMA
E quale?

TAMAS
Questo istante è a te fatale:
l'ora è questa...

(come in atto dipartire)

GEMMA
(inorridita)
Di fuggir?
Sì, fuggiam...

TAMAS
Doman.

GEMMA
Domani?
Oh! domani io sarò morta!
Gelosia mi strazia a brani!
Tu m'adduci, tu mi scorta.
Morte son qui le dimore...
Tu non sai che cosa è amore?

TAMAS
Io? Deh! taci...

GEMMA
Ah! mai geloso
tu non fosti?

TAMAS
Io? Taci... in petto
ho l'inferno.

GEMMA
Ah! sii pietoso,
se non parto, se qui resto
disperata morirò!

TAMAS
Taci, parto; lo schiavo fedele
le tue furie già sente nel seno.
Un ignoto destino crudele
già governa la mente ed il cor.
Le mie vene tutte arde un veleno,
tutto avvampo di un nuovo furor.

GEMMA
Va', ti attendo: seguirti s'io nieghi
tu per forza mi strappa, mi traggi:
pianti, smanie, comandi, né preghi,
a pietà non ti muovino allor.
Tu m'invola del crudo agli oltraggi,
e, se resto, tu svenami ancor.

(Tamas parte)

Scena Undicesima
 
GEMMA
(sola)
Eccomi sola alfine.
Invan richiamo nel fatal periglio
le potenze dell'alma a mio consiglio.
Dunque partir dovrò? Ma già cessano
i cantici divini: ora si geme
sommessa prece, e noi preghiamo insieme.
Da quel tempio fuggite,
angioli tutti, voi! Terra, spalanca
le voragini tue: questi empi inghiotti,
e l'intero castello, e me con essi.
Ciel, se tu non parteggi
con chi mi spegne, la mia prece ascolta.
Ahi! che mai dissi!Ah!, stolta:
tronca la rea favella,
La bestemmia sul labbro, o ciel, suggella.

(Suono di campane annunziano compito
il rito nuziale. Gemma resta immobile e
s'incrocia le braccia rassegnata in atto
di adorazione)

 
Ecco, tutto è finito.
egli più mio non è. Cielo! ove sono?

(rientrando in se)
 
Tamas! Ah! sono queste
le pareti funeste
dell'odiato castello, oppur le mura
son del chiostro vicino? Io vaneggiai!...
Una calma succede al furor mio...
Non è più di Vergy, Gemma è di Dio.
Un altare ed una benda

(s'inginocchia)
 
fian mia cura insino a morte.
Vivi, o Conte, e lieto renda
te di prole la consorte.
vivi, oh vivi! e più di Gemma
non ti turbi rio pensier.
O giusto Dio!Che sento?
Suono di pianto a me trasporta il vento.
Il Conte!!! O ciel... ritratto
la mia prece infernale!

Scena Dodicesima

(Guido, Ida, cavalieri, damigelle,
arcieri con fiaccole, e detta)


GUIDO
Oh, rio misfatto!

GEMMA
Vergy? Vergy? Gran Dio!

GUIDO
Gemma!!!

IDA
Il consorte!

GEMMA
Che avvenne al Conte?

GUIDO
Morte.

GEMMA
M'inghiotti, o terra! Come?

GUIDO
Ei da Tamas ferito...

GEMMA
Ah! traditor... Dov'è?

Scena Ultima

(Coro d'arcieri che vogliono arrestare
Tamas. Coro di damigelle)


TAMAS
(svincolandosi da tutti, getta a
terra il pugnale. A Gemma)

Spento è il marito.

GEMMA
Ah vil!Ah, scellerato!
Chi te sedusse?

TAMAS
Il tuo,
il mio furor.

GEMMA
Spietato!

TAMAS
Altro poter più forte...
Amor per Gemma.

TUTTI
Amore?

GEMMA
Oh infame!

ARCIERI
Morte!

TAMAS
Deciso è il mio destino:
ti vendicai, morrò.

(si svena)

TUTTI
Ah! quale orrore! Il cielo
così si vendicò.

GEMMA
Chi mi accusa, chi mi grida
moglie infame, parricida?...
Non è ver, sono innocente,
l'adorai, l'adoro ancor.
Di quel sangue, ah! non son rea.
Io fuggir, morir volea.
Ma di me fu più possente
il destin persecutor.
Deh! mi salva, o ciel clemente,
disperato è il mio dolor.

CORO
Al castel della sciagura
nieghi il sole il suo splendor.
Ah! ricuopra queste mura
notte eterna, eterno orrore.



ACTO  PRIMERO
 

Cuadro 1

(Sala gótica con galería abierta al exterior,
desde la que se ve el puente levadizo del
castillo y, en la distancia, un templo)


Escena Primera

(Coro de arqueros. Tamas sentado sobre
 una piel de tigre; luego llega Guido)


GUIDO
¿Qué guerrero en un corcel marrón
cruzó el puente, con tan triste semblante?

CORO
Era Rolando, nos dijo un arquero,
que venía de la sagrada Aviñón.

GUIDO
De un escrito, de una palabra, ahora depende
el destino de la desgraciada Gema.

CORO
Aquí viene; ya sube las escaleras.

GUIDO
Quizás esté cerca de estallar la tormenta.

Escena Segunda

(Rolando y los demás)

ROLANDO
¡Guido!

GUIDO
Cuéntame.

ROLANDO
Su destino se ha cumplido.

GUIDO
¡Gema!

ROLANDO
Gema ya no tiene marido.

TODOS
¡Qué desgracia!

ROLANDO
(entregándole los papeles a Guido)
Anúnciale tú
la voluntad del príncipe.

GUIDO
¡Penoso deber!
Este sagrado y augusto sello
que abre sus puertas al cielo,
trae llanto a todos, y para Gema
dolor eterno y quizás la muerte.
¡Ah! ¿quién alguna vez, por tal oprobio,
quién no lloraría de dolor?
Repudiada entre estas paredes
lejos estará de su señor.
En la estancia que, solitaria,
el dolor le abrirá los cielos,
languidecerá abatida,
como una flor sin tallo;
nunca la furia del odio,
nunca anide en su corazón,
pues terrible, pues fatal
es la ofensa del amor.

CORO
Ven acá, Rolando, y cuéntanos
las grandes hazañas de los héroes:
de los franceses y los ingleses
las batallas, y su valor.

ROLANDO
He visto cosas que no es capaz
mi lengua de describirlas;
los franceses tiemblan de ira:
pero no hay espada, ni lanza
que frene al siniestro británico,
causante de todo daño.
Sólo la doncella de Orleáns
pone dique a su furia.

CORO
¡Qué prodigio! ¿Una damisela
pone dique a su furia?
Narra, narra y cuéntanos cómo
consiguió tal gloria!

ROLANDO
Ella es lista, es valiente, es caudillo
por ciudades y castillos;
estragos y muerte lleva a los anglosajones:
es un cometa que los flagela
con su terrible esplendor.
De los franceses es la estrella.
Escudo implacable y defensor.

CORO
Viva la doncella de Orleáns,
nuestra esperanza y nuestro amor.

GUIDO
Recemos todos
por Gema...

CORO
¡Ah, sí! recemos.

ROLANDO
(a Tamas)
Álzate, infiel.

TAMAS
¿Qué quieres?

ROLANDO
¡No reces con nosotros!

TAMAS
(se levanta furioso)
¿Rezáis? ¿Para qué?
¿Para que Gema sufra feliz
la infame vergüenza de un repudio?
¿Y a qué dios, a qué profeta
puede el corazón elevar su plegaria?
Podríais, cuando el grito
de venganza alcanzara
al vil que así la golpeó
con la deshonra eterna.

ROLANDO
Frena, ¡ah! frena tus malvadas palabras,
o te mataré, traidor.

(coge una daga)

TAMAS
Vamos, hiéreme; ¿a qué esperas?
A ese mal que me infligiste,
la muerte es un bien, que las aflicciones
de tantos años podrá truncar.
Me alejaste del sol ardiente
de los desiertos, de las selvas,
para que languideciera
aquí entre nubes y tormentas;
me arrebataste corazón y mente,
patria, nombre y libertad.

(Para sí)
 
Pero con llama inextinguible
mi corazón arde, aunque nadie lo sabe.

CORO
¡Que la blasfemia del furioso
no sea escuchada por el colérico cielo!
¡Ten cuidado! quizá un poderoso rayo
descargara sobre esa cabeza.

TAMAS
Se dirá que el sarraceno
fue ejemplarmente castigado.

(Para sí)
 
Pero el amor que arde en mi pecho
ningún hombre destruirá.

CORO
Muerte, muerte al sarraceno;
dejarlo indemne sería perverso.

ROLANDO
Déjame, Guido, que yo pueda
vengar el ultraje perpetrado.

TAMAS
¡Atrás, malvados!

ROLANDO
Si añades
una palabra más...

TAMAS
Atrás, o yo...

ROLANDO
¡Vil!

GUIDO
Detente. Que sea Dios quien lo castigue.

Escena Tercera

(Gema y los anteriores. A la llegada de
Gema todos se detienen con la cabeza baja.
Tamas, con los brazos cruzados a la oriental,
en actitud del máximo respeto. Gema mira a
todos con dignidad)


GEMA
¡Una nueva condesa! ...

(se percata de la daga de Rolando)
 
¡Oh, cielo!
¡Un acero desenvainado!

ROLANDO
Iba a pedirle al sarraceno
que lo afilara.

GEMA
(con disimulo)
Entiendo perfectamente:
guarda ese puñal.

ROLANDO
(arrojándolo a los pies de Tamas)
Infiel, cógelo
y lo afilas; ¿entiendes?

TAMAS
Yo me encargaré;
pero dejadnos.

GEMA
La ausencia de mi esposo
os hace demasiado audaces'.
¡Paz de una vez,
paz al menos entre vosotros!
¡Ah, Guido!
No sabes cuánto terror siento
con sólo oír la palabra guerra.
¡Ay! ¡Qué palabras tan crudas!
Me hacen (¡tanto pueden sobre mí!)
temblar en la sombra
y agitarme en el sueño.
Una voz cercana en el corazón
cada día más, me grita ¡guerra!
Huye, oh Gema, del hogar
donde un día la paz reinó.
Este grito me oprime el corazón
tanto que ya no puedo ni llorar.

CORO
(para sí)
Como un pájaro en el bosque
presagia la tormenta,
con ese grito a la infeliz
la desgracia habló.

GEMA
Esta voz similar
a una ola rugiente y convulsa
¡ay de mí! del sueño, espantada,
muchas noches me despertó.
¡Yo abandonada! y tan desgraciada
que ya no sé ¡oh cielos! qué pensar de mí.

CORO
Tus males el presagio del corazón
la desgracia reveló.

TAMAS
Ningún sueño te anunció
que tu señor regresa hoy?

GEMA
¿Viene el Conde?

CORO
Aquí está Rolando
portador de tal noticia.

GEMA
¿Regresa? oh, momento feliz,
¡Volveré a ver a mi marido!
Contra mi pecho al héroe, al amante,
a mi bien, abrazaré.
Hablará de sus triunfos.
Yo le hablaré de amor;
con los abrazos, mis lagrimas,
mi alegría mezclaré.
Id: que todos celebren
la llegada de mi marido.

(Todos se van, Guido permanece al fondo).
 
¿Por qué, Guido, te quedas
y pareces alguien que guarda en su mente
un pensamiento triste y terrible? Habla.

GUIDO
¿Debo hacerlo?

GEMA
Lo debes. ¡Ah, Guido! Di, tal vez en la batalla
fu herido mi esposo?

GUIDO
No, pero tú ya no tienes... no tienes marido.

GEMA
¡Oh! ¿de qué estás hablando?
¿Que el santo nudo
podría romperlo otra cosa que la muerte?
El cielo nos unió.

GUIDO
(mostrándole el acta de divorcio)
Y el cielo lo disolvió.

GEMA
¿Un repudio? ¡Qué leo!
¡Ardo y me congelo!
¿Repudiada? ¡Infeliz de mí!
¿Repudiarme? ¿Y qué mal cometí?
¿Qué delito se me imputa?
¿Qué ultraje le hice?
Dime, oh Guido, que estoy delirando,
o que muero de dolor.

GUIDO
Él no te odia; tu única culpa
es el tálamo infértil:
el destino, ¡ah! es la única culpa,
que llevó a mi señor a esto.
El Conde anhela dar al mundo
un sucesor de su linaje.

GEMA
¿Y qué hay de mí?

GUIDO
Fuiste destinada al claustro.

GEMA
¡Ah! Gema, desesperada,
en ese claustro morirá.

GUIDO
No; que en el cielo, al cielo consagrada,
vivirá días felices en Dios.

GEMA
¡Dios misericordioso! ¡Ah! tú bien sabes
¡Cómo amaba al ingrato!
Era el pensamiento de mi mente,
era el suspiro de mi corazón.

GUIDO
Lloro por ti; ¿y quién que tenga corazón
no llora a una inocente?
Vuelve tu corazón y tu mente al cielo;
allí hay un Dios consolador.

GEMA
¿Y el Conde, mi consorte?

GUIDO
Debes olvidarlo.

GEMA
¿Y podré hacerlo?
¿Olvidar tan inmenso amor?

GUIDO
Pese a ello, lo debes.

GEMA
¿Quién cambia un corazón?

GUIDO
Dios.

GEMA
¡Que me cambie y obedeceré!

GUIDO
Con otra, el Conde...

GEMA
(con furia)
¿Con otra?... ¡Ah no!

(Se escucha música militar
anunciando la llegada del Conde)


GUIDO
Viene.

GEMA
Voy con él...

GUIDO
No se te permite.

GEMA
(suplicante)
¿Me impides un solo abrazo?

GUIDO
Debes alejarte de él...

GEMA
¡oh, crueldad!
¿Por qué el Conde me expulsa? ¿Por qué?
¿Repudiarme, humillarme así?
¡Oh, cruel regalo del amor!
Todo bien para Gema desapareció.
Si el ingrato te pregunta por mí
dile al ingrato que Gema murió.

GUIDO
Dios, a ese corazón que lo perdió todo,
consuela, cálmalo en un día como este:
quien te pidió piedad
nunca se fue decepcionado por ti.

(Se van)

Escena Cuarta

(Tamas con una daga ensangrentada)

TAMAS
(volviéndose hacia la mano
que sostiene la daga)

Directo en el lugar entraste, lo he herido
donde él me golpeó. En mi furia,
hasta la empuñadura hundí en su corazón.

(pone la daga sobre la mesa)
 
¡Gema! qué sola estás,
luz de mis ojos.
A ti te guardó el destino
la vergüenza de tu señor, y a mí su muerte.

(Se escuchan sonidos anunciando
la llegada del Conde)

 
Llega el tirano, Gema;
huye, ven conmigo;
salgamos: tú del castillo y yo de esta vida.

(Parte)

Escena Quinta

 
(Coro de arqueros)

CORO
Gloria al fuerte guerrero, y honor
del rey Carlos a su invicto héroe,
al señor que doblegó los cien castillos
del orgullo británico.
Una turba vino de la fría Albión,
que eclipsó la estrella de Francia;
pero el señor de los cien castillos
salió al campo de batalla
y la turba desapareció.

Escena Sexta

(El Conde y los anteriores)

CONDE
¡Una daga! ¿Quien la clavó
incitado de culpable venganza?
Para mi daño, la repudiada,
tal vez, ¡ah! tal vez lo destinó.

(cogiendo la daga)
 
¡Sangre! ¡Ah! ¿Y si Gema se traspasó?

(asustado)
 
¡Guido!... ¿Ella también me abandonó?

(cae sobre una silla)
 
¡Ah! un llanto resuena en mi corazón,
que me acusa, que me dice,
la infeliz sucumbió,
y su marido fue quien lo hizo.
Ven en ayuda de mi dolor, oh Guido...
Guido, ¡ella también me abandonó!

CORO
Venimos a tu encuentro
Sólo Guido puede saberlo.

Escena Séptima

(Guido y los anteriores)

CONDE
¡Guido! ¡Tiemblo!... ¿Esta sangre?
Dime, ¿Gema está muerta?

GUIDO
(fríamente)
No.

TODOS
(con alegría)
¿No?

CONDE
¡Ah! la vida ya escapada
a mi seno retornó.

CORO
¡Ah! la vida ya escapada
a su seno retornó.

CONDE
¿De quién es entonces?

GUIDO
(con dolor)
De Rolando.

CONDE
¿Quién lo mató? ¿Cómo? ¿Cuándo?

GUIDO
Tamas, dijo, y luego falleció.

CONDE
Que no huya: del castillo
se vigilen las puertas.
Al asesino, amarrado,
traedlo ante su señor.
¡En mi boda recién celebrada,
qué augurios de terror!

CORO
De la cabeza del culpable pende la muerte,
y será entregado a tu furor.
Arrastrado entre cuerdas
sea el esclavo traidor.

CONDE
Una premonición fatal
en esa sangre veo escrita:
el miedo del remordimiento,
helar mis sentidos me hace.
He atravesado el corazón de Gema,
y un culpable castigo el cielo me da.

CORO
Grave, extremo fue el crimen,
el vil tendrá un castigo ejemplar.

CONDE
Demos sepultura a Rolando. ¡Oh, mi fiel,
mi valiente escudero! Háblame, Guido,
¿qué hizo ella?

(Los arqueros parten)

GUIDO
¿Qué podía hacer
la desventurada?

CONDE
Cuéntame: ¿lloraba
al dejar de estos muros?

GUIDO
Todavía está aquí.

CONDE
(asustado)
En esta mansión
la primera esposa y la nueva mujer?

(indignado)
 
¿Así el escrito cumpliste?

GUIDO
Hasta hoy
no llegó Rolando.

CONDE
¡Ah! que se vaya rápido
esta infeliz y peligrosa mujer.
Espero a la otra en breve...

GUIDO
¿Otra esposa?
Perdona, y dime:
¿del culpable remordimiento
quien te absolverá?

CONDE
Mil razones:
la estéril unión,
y la necesidad de un sucesor, por expreso
deseo del rey.

GUIDO
Te añado, si me deja el agitado
palpitar de mi corazón,
otra razón más fuerte.

CONDE
¿Cuál?

GUIDO
Amor.

CONDE
¡Oh vamos! Haz que ella parta y no sepa
cuál es el destino de su fiel esclavo.

GUIDO
Recuerda, señor, al juzgarlo,
que él está aquí huérfano,
extranjero e indefenso.

CONDE
Soy un caballero.

(Salen)

Cuadro 2

(Salón de Justicia)

Escena Octava

(Coro de arqueros, Tamas y Guido)

CORO I
Asesino, que el hierro hundiste
en ese corazón que nunca traicionó.
Debes morir, estos son los instantes
que te llevan a tu último día.

CORO II
El suplicio del infame está preparado,
que tan vilmente hirió a ese valiente.

TAMAS
¡Miserables! acabad...

GUIDO
¡Silencio!
Aquí viene el señor de Vergy.

Escena Novena

(El Conde y los anteriores)

CONDE
Esta es, donde me siento,
la sede heredada de mis antepasados.
A nosotros nos dio Carlomagno
el inmune derecho de la justicia suprema.
Ahora un gran crimen
juzgar debemos. Que se acerque el reo.
¡Infiel sarraceno!
De la contienda mortal, donde mataste
a mi valiente escudero, ¿cuál fue la causa?

TAMAS
El odio que durante diez años
llevo guardado en mi seno.
¿Qué sabes tú del odio que porta
un árabe en su corazón?
Un infierno es el odio
que a duras penas se disipa
con la vil sangre del enemigo muerto.

CONDE
¿De dónde surge tanta ira en ti?

TAMAS
Él me hirió, me dejó sin
padre ni libertad.

CONDE
¿Ni el paso de los años
pensamiento tan atroz
borraste de la mente?

TAMAS
Árabe soy y siempre lo he tenido presente.
La vista de tal crueldad
fue una tortura para mí. En ese aspecto
siempre estaban en mi mente
la libertad robada,
el padre, la herida,
el lugar donde nací,
el desierto, las selvas, y también mi silencio.
La hora suprema del suyo y de mi vivir
hoy marcó el destino. Osó el audaz
provocar mi ira, y traspasado yace.

CONDE
En tus bárbaros modos
tu propia furia me compadece.
Deja estas tierras
regresa a tus desiertos.
Aquí tienes algo de oro.
Parte.

(le tira una bolsa)

TAMAS
No puedo irme.

CONDE
(sorprendido)
Dejar estos lugares que odias
¿Por qué no quieres?

TAMAS
Quiere el destino que me quede.

CONDE
¿Qué te mantiene aquí?

TAMAS
Mi destino.

CONDE
Habla.

TAMAS
¡Es mi secreto!

CONDE
Creo adivinarlo.
Una nueva venganza reservas
al puñal que se ofrece a mis ojos.
Otro asesinado anhelas.

TAMAS
Y ese eres tú.

CONDE
(se levanta con ímpetu)
Tigre venido del desierto,
sediento de sangre humana,
morirás, porque ya no mereces
ni clemencia ni piedad.

(a los arqueros)

Arrastrad al violento
donde encuentre muerte e infamia.

TAMAS
Libertad y vida me dio
en Arabia un Dios poderoso.
Tú me matas después de haberme
arrebatado, felón, la libertad.
La maldición del moribundo
tu nombre deshonrará.

CONDE
Atad a este criminal.

TAMAS
¡Asesinos! Por este brazo...

(coge la espada de un arquero)

TODOS
¡Muerte!

TAMAS
(en actitud suicida)
Moriré libre.

Escena Última

(Doncellas, Gema y los anteriores)

DONCELLAS
(saliendo por una puerta)
¡Gracia!

CORO
¡Muerte!

DONCELLAS
¡Perdón!

TAMAS
No.

GEMA
Que viva.

CONDE, ARQUEROS
¡Gema!

TAMAS
¡Ah! sí: viviré.

(Para sí)
 
Una mirada, y una sola palabra suya
este brazo desarmó.
La ira huyó de mi pecho
y el amor a él volvió.

GEMA
(Para sí)
Cielo, sea bendecido por ti
lo que a decirle intentaré:
reaviva tú en mi pecho
ese amor que me juró.

CONDE
(Para sí)
¡Ah! Ante el triste semblante de Gema
apenas sostenerme puedo!
¡Cien afectos en un afecto
el destino aquí unió!

GUIDO, CORO
Dios de paz, en este techo,
donde el amor reinó un día,
que vuelva aquel cariño
¡Qué la discordia alejó!

GEMA
Mi señor, ya que no mi marido:
si la muerte a mí juraste,
una víctima sea suficiente para ti;
dos homicidios sería crueldad.
Salva a Tamas.

CONDE
Él vivirá.

TAMAS
(Para sí)
Por mí la infeliz ruega no para ella.

CONDE
(a Tamas)
Vete, estás perdonado.

(a Gema)
 
Aunque la vida él ya no merezca,
sea salvo, ya que así lo pediste:
te doy a ti su vida,
y un adiós...

(comienza a irse)

GEMA
Si un día me quisiste,
si, cruel, ahora no me desprecias,
¡Oh, escúchame!

CONDE
¿Y qué quieres decirme?

GEMA
Que una esposa hoy desprecias,
y deshonras sus derechos.

CONDE
Fue el destino.

GEMA
¿Lo has decidido?
Entonces, ¿es verdad?

CONDE
Alejarme de ti
se ha hecho fatal necesidad.

TAMAS
(Para sí)
¡Corazón de piedra!

TODOS
¡Oh, crueldad!

GEMA
Y el anillo matrimonial,
y el altar, y el sí fatal,
y ese Dios que invocaste...
Todo, di: ¿olvidaste todo?
¿Todo?

CONDE
Todo terminó ahora.

GEMA
¡Conde! ¡ah! no, no digas eso.

(se arroja a los pies del Conde)

TAMAS
(Para sí)
¡Qué ingratitud!

CORO, GUIDO
(Para sí)
¡Infausto día!

(el Conde la levanta)

GEMA
Dime que vaya a Palestina
descalza, como quien rompe un voto;
no hay lugar suficientemente lejano
al que Gema no iría.
¡Ah! no me hagas maldecir
por mi desgracia, al sol,
que fertiliza la naturaleza
y que me ha hecho estéril a mí.

TAMAS
(Para sí)
No se estremece, no se mueve;
como una roca en el mar ella está.

GUIDO, ARQUEROS
Para la infeliz que ruega,
no tiene sentimientos ni piedad.

CONDE
(Para sí)
Nunca se mostró a mis ojos
tan bella e inocente;
y yo pisoteo, ignorante,
la inocencia y su beldad.

(En voz alta)
 
Basta, oh Gema... ¡ah! No puedo...

GEMA
(gritando de alegría y besando su mano)
Habla... dime... ¡ah! ¿te has conmovido
Una lágrima amorosa
cayó en mi mano.

TODOS
Esa lastimosa lágrima
brotó y Gema triunfó.

(Sonidos lejanos)

GUIDO
¿Qué es esa música?

CONDE
(yéndose)
¡Ah! mi novia.

TODOS
¡Su novia! ... ¡Ay, triste acontecimiento,
que la alegría disipó!

GEMA
Fui traicionada... ¡Ah, infiel!
De todo derecho insultador.
¡Vil perjuro, mi furia
desde hoy aprende a temer!
En mi corazón, despreciado por el tuyo,
la venganza tiene su sede y su reino;
de la furia de mi indignación
ningún dios podrá salvarte.

CONDE
No me cambia, oh desgraciada,
tu vana indignación y el servil lamento;
desprecio y no temo
tus inútiles amenazas.
Vete de una vez, y que no sea despertada
la ira que ya llena mi pecho.
Una mirada tuya, un gesto, una palabra,
podría desatarla.

TAMAS
(Para sí)
Una furia hay en mi mente,
un diablo que me incita,
aterrando y matando al malvado,
tanto ultraje a vengar.
¡Oh, infeliz! Tus buenos días
fueron acabados, fueron destruidos;
humillada y aborrecida de todos
solo en mí puedes confiar.

GUIDO, CORO
Del abismo salió la llama;
fue la discordia quien la prendió;
aquí estalló, de disputas,
un nuevo infierno a despertar.




ACTO  SEGUNDO


Cuadro 1

(Estancia como en la escena
anterior del primer acto)


Escena Primera

(Coro de caballeros y doncellas
que reciben a Ida)


DONCELLAS
Como la luna, que al anochecer
convierte el cielo en oscura noche,
Gema se fue, y estos muros
dejó en el llanto y el dolor.
Pero tú llegas, y, como el sol,
disipas toda tristeza.

CABALLEROS
Como el sol, que bosques y montañas
en su amanecer todo embellece,
vienes tú, más bella que el sol,
que disipa toda tristeza.

IDA
Me parecen sollozos esas tristes voces.
Cesad, ¡ah, cesad!; mi alegría
de estar entre vosotros, no se confunda,
con el infeliz destino,
de la estéril expulsada. Mucho por su causa
mi corazón se agitó.

CORO
Vergy viene.

Segunda Escena

(El Conde seguido de caballeros)

CONDE
¡Ida, novia amada! ¡Oh! Dime de nuevo
que te apriete contra mí,
y que de ti también oiga,
cómo por mi amor, el tuyo responda
que a mí te abraces.

IDA
Te amo inmensamente
desde aquel día
que a mis ojos te ofreció
ese Dios que me une a ti,
y que nuestra unión
bendecirá. Te vi en torneos,
en las fiestas de Arlés, y desde ese día
algo celestial eres para mí.
Te amo, sí, te amo
como un corazón jamás lo hizo.

CONDE
(la abraza con cariño)
Algún reposo
del largo camino toma ahora, y vosotras

(a las doncellas)
 
estad con ella en un lugar más apacible.
En seguida estaré contigo.

IDA
¡Ah! sí, date prisa;
mi corazón necesita paz, y de ti la espera.

(Se va con las doncellas y el Conde
la acompaña hasta la salida)


CONDE
Familia, caballeros, aquí sin pompa
al nuevo himeneo
como testigos os convoqué. Todo esplendor
sería un insulto al dolor
de la repudiada.

Tercera Escena

(Guido y los anteriores)

CONDE
¡Oh, Guido! Todavía estás aquí
¿no te apresuraste?...

GUIDO
Abarrotadas estaban las calles
que conducen al castillo, y por lo tanto estimé
no exponer al peligro
de la burla general a aquella infeliz;
y si todavía podemos hablar de Gema aquí...

CONDE
¿Qué quiere? habla...

GUIDO
La prenda de tu promesa
a través de mí te hace, y llorando me dijo:
devuelve a mi esposo, ¡ah! devuelve
este anillo de bodas, y dile que feliz
no irá a su nueva boda;
que el sonido de mi pena
como el rumor de un rayo
le seguirá donde quiera que vaya;
que todavía le amo
como en un tiempo lo amé,
que aún lo adoro;
pero que...

CONDE
¡Ah! calla... o me moriré aquí de angustia.
¡Esta es la promesa que yo le hice!...
¡Promesa, oh Dios, de fidelidad eterna!
Yo la rompí... ¡Oh, infame premio
a su fiel e intenso amor!
¡Cuántos remordimientos despierta en mí
este silencio acusador!
¡Oh! esconde de mí por siempre,
dulce amigo, el triste anillo
que infausta luz manda
a mi vista y a mi corazón,
como un rostro que a otro mostrara
la desolación de una tumba.

GUIDO
Dios te haga feliz
padre de queridos hijos,
y que en medio de esa descendencia,
en el futuro, el progenitor viva.

CONDE
Esta dulce imagen
calma mi ánimo, y me parece
ver sereno el brillo
del tiempo que vendrá.
Si el cielo me es propicio,
si padre yo escuchara que me llaman,
un tiempo de felicidad
mi vida será.

GUIDO
¡Infeliz Gema! un rayo
por ti alumbraba el sol,
pero de la oscuridad mas densa
se ha cubierto ya.

(Todos se van)

Cuadro 2

(Atrio que conduce a un apacible jardín)

Escena Cuarta

(Ida y doncellas)

CORO
Ven, hermosa, y descansa
pensando en tu alegría.
Sean más bellos que el amanecer
tus nuevos pensamientos.

IDA
Gracias, queridas amigas.
Sola quisiera quedarme;
dejadme durante un rato.

(el coro se va)
 
Dulce la brisa sopla aquí,
agradable es este lugar:
aquí, del largo camino,

(se sienta)
 
podré descansar. ¿Cuál, de mi destino,
cuál será la meta?

Escena Quinta

(Gema entra cautelosamente,
sin ser vista por Ida)


GEMA
(Para sí)
¡Mi rival!

IDA
(Para sí)
¡Entre dudas me siento!

GEMA
(Para sí)
¡Habla consigo misma! ¿Qué dice?

IDA
(Para sí)
Ida, ¿serás feliz?

GEMA
(Para sí)
Oh, desgraciada Gema.

IDA
(Para sí)
¡Será cierto que el Conde me ama...!

GEMA
(Para sí)
¿Él la ama? ¡Oh, celos!


IDA
(Para sí)
Pero en un tiempo a otra amó.

GEMA
(suspirando)
¡Para mi desgracia! ¡Oh Dios!

IDA
¿Quién está ahí? ¡Ah! ¿qué estoy viendo?

GEMA
Yo fui sirvienta de Gema.

IDA
(con sorpresa)
¿De Gema?

GEMA
(Para sí)
En Arlés... lo recuerdo. ¡Es ella!

IDA
(con gravedad)
Entre los demás no te vi.

GEMA
Aquí me retiene el llanto.

IDA
Este lúgubre manto, hoy contrasta
con el esplendor de mi corte.

GEMA
Es este
vestido el adecuado al triste estado
de mi dolorido corazón.

IDA
Mal te soporto:
si amas a tu dama,
ve, y únete a ella.

GEMA
(con misterio)
Aún no es el momento.

IDA
(muy nerviosa)
¡Qué sospecho, oh cielos!
¿Salir de estos lugares
quien te prohíbe?

GEMA
La esposa de Vergy.

(Ida va a escapar, Gema la alcanza
y la agarra por un brazo, lo arrastra
hacia sí con gran ira, y dice en voz
baja:)

 
No huirás, en vano lo intentas,
malvada causa de mis males.
¿De Arlés ya no recuerdas
aquellas fiestas y torneos?
¿No lo reconoces, o seductora?
Esta es la mirada que te hace ahora
a ti feliz, a mí desgraciada,
y a mi marido un traidor.

IDA
(furiosamente)
¿A quién injurias?

GEMA
Justo a ti.

IDA
(en voz alta)
Te castigaré...

GEMA
(saca una daga)
Calla.

IDA
¡Ayuda!
¡Conde!

GEMA
Calla.

IDA
¡Ah!

GEMA
Cállate, o yo...

Escena Sexta

(El Conde y las anteriores)

CONDE
(con terror)
¡¡¡Gema!!!

GEMA
(firmemente)
¡Atrás!

CONDE
¡¡¡Detente!!!

IDA
¡Oh, Dios!

(El Conde, lleno de ira, saca
su espada yendo hacia Gema)


GEMA
Si avanzas, la mataré aquí mismo.

CONDE
Este acero...

GEMA
Un paso, un grito,
y será su muerte...

CONDE
¡¡¡Ah, no!!!

IDA
(Llorando)
¡Piedad!

CONDE
Aquí me rindo a tu mandato:
habla, ordena.

GEMA
A tierra la espada.

CONDE
(arroja la espada)
Este brazo ya está inerme.

GEMA
Es ella en mi poder,
y en esta mano la muerte;
a la razón del más fuerte
todos obedecerán.

CONDE
¡Te obedeceré, cruel!
Apacigua tu indignación ahora;

(señalando a Ida)
 
desarme al menos ese llanto
tanta crueldad.

IDA
Muerte en sus ojos exhala...
Si el cielo no me ayuda,
esa ira, mi sangre,
la despiadada derramará.

GEMA
Óyeme, infame.

CONDE
Te escucho.

GEMA
El lazo indisoluble
desatado por el cielo, según dijiste,
tú libertad me diste,
y vuelvo a la libertad.

CONDE
Libre eres.

GEMA
(Para sí)
¡Perjuro!

(En voz alta)
 
A otros daré mi mano y mi corazón.

CONDE
Sí.

GEMA
(Para sí)
¡Traidor!

(En voz alta)
 
Escríbele a mi hermano,
Dile que venga y me lleve con él.

CONDE
Sí, le escribiré...

GEMA
(Para sí)
¡O celos!

(En voz alta)
 
¿Quién se fía
de tus promesas?

CONDE
Mi honor...

GEMA
El mejor fiador
en mis manos está ahora.
Sean cerradas estas puertas,
y la vida de esa, sea
garante de tu juramento.
Ahora vete.

IDA
Oh, no...

CONDE
¿Tú querrías?

IDA
Morir ante tus ojos,
que al menos yo pueda.

CONDE
¡Mátame
pero sálvala a ella!... ¡¡¡a ella!!!

GEMA
¿Tanto la quieres?

CONDE
¡Ah, Ida!

GEMA
La muerte de la pérfida,
tu muerte será.

Escena Séptima

(Tamas y los anteriores.
Tamas, por sorpresa, desarma
a Gema. Ida abraza al Conde)


GEMA
Esta mano que desarmaste
te dio la vida, esclavo ingrato;
tu diestra, miserable,
la venganza ahora me robó.
Que en el placer de vuestros abrazos
un furioso Dios golpee,
como el cielo, por haberte amado,
me castigó, me afligió.

TAMAS
En el remordimiento del infiel
tal vez algún día seas feliz,
y en el dolor te regocijarás
de ese cobarde que te traicionó.
Huye, huye: ¡vuela lejos ya!
Ven, salgamos por estas puertas;
aquí, donde reinan la infamia y la muerte,
hasta de luz ha cambiado el día.

CONDE
¡Oh, qué alegría! A estos brazos
te devuelve un Dios misericordioso,
si, ese Dios que de tu esposo
vio el llanto y escuchó la oración.
Ahora cálmate, y ten la seguridad
de que tuyo soy y que mía tú serás;
ven al altar: es ya hora
de castigar a la infame de esta manera.

IDA
¡Ah! sé mío; si tuya soy yo,
todos los pesares ya se han desvanecido.
Unámonos en el sagrado rito
como Amor nuestras almas unió.

(Se van)

Cuadro 3

(Sala gótica con ventanas. Es de
noche. Una lámpara en el centro)


Escena Octava

(Caballeros, doncellas, el Conde
e Ida que bajan al templo)


DONCELLAS
De Ida es tal la belleza
como el más hermoso día de abril.

CABALLEROS
No hay caballero en Francia
que se iguale al gran Vergy.

TODOS
Si el altar une
esos dos corazones que el amor juntó,
el valor y la belleza
se fundirán hoy también.

(Todos se van)

Escena Novena

(Gema, sola, aparece cautelosa
y se detiene en la puerta)


GEMA
Todo está en silencio y sólo ilumina
en la noche la débil luz de una antorcha
estas negras paredes.
¿En qué te convertiste para mí,
castillo de Vergy? Pero viene el esclavo
que podría traicionarme.

Escena Décima

(La anterior y Tamas)

TAMAS
Gema.

GEMA
(Yéndose, para sí)
Trataré de evitarlo.

TAMAS
(Para sí)
Que Gema me aborrezca, no;
no lo merezco.

GEMA
¿Este mal espíritu del desierto
qué puede querer de mí?

TAMAS
(con misterio)
Gema, huyamos.

GEMA
¡Huir! ¿Dónde está el sacrílego?

TAMAS
A jurar nuevo matrimonio fue al templo.

GEMA
¡¡¡Al templo!!! Ah no, ¡mientes!

TAMAS
¿No escuchas los cantos a tu Dios?

(arrastrándola al balcón)
 
Acércate y mira...

GEMA
Tamas, tú mientes.

TAMAS
¡Mira! Abierto está el templo... palidece.

GEMA
(mirando estupefacta)
No es cierto; ese templo no está
abierto para ceremonia de boda.
No puede ante Dios, no puede, ese malvado
proferir un nuevo juramento.
Cualquier novia a tan fatal sí,
se horrorizaría.

TAMAS
¿Qué más esperas? El nudo esta roto;
fluyen ya noticias del nuevo enlace,
no de tristeza, ni de lágrimas.
Es este el momento de huir.
Si no te das cuenta tú misma,
en delirio se ha convertido tu sufrir.

GEMA
¡Ah! corramos para destruir
ese altar.

(comienza a encaminarse)

TAMAS
(deteniéndola)
Esos amores
tienen por templo el universo,
altares ardientes son esos coros...
¿Quién los apagará? ¿Quién los espantará?

GEMA
El cielo y el infierno ahora están contra mí.
¿Qué vas a hacer, Gema, ante algo así?

TAMAS
Ahora no se trata de llorar,
esta es la hora...

GEMA
(inconsolable)
De morir.
Abre mis venas y luego deja
mi cuerpo exangüe en el umbral de esta casa;
que vea el impío y su malvada esposa,
cuánto amor recibió de mí.

TAMAS
(amoroso)
¿Que te mate? A fuego lento
quisiera antes calcinar mi mano.
Cien vidas que tuviera, y cien,
mil muertes afrontaría
este corazón que no conoces,
si la muerte le pidieras.

GEMA
(desesperada)
¿Qué consejo me das?

TAMAS
Solo uno.

GEMA
¿Cuál?

TAMAS
Este momento es decisivo para ti.
Esta es la hora...

(como en acto de partir)

GEMA
(horrorizada)
¿De huir?
Sí, huyamos...

TAMAS
Mañana.

GEMA
¿Mañana?
¡Oh, mañana habré muerto!
¡Los celos me destrozan por momentos!
Llévame de aquí, escóltame.
La muerte tiene aquí la morada...
¿Tú no sabes qué es el amor?

TAMAS
¿Yo? ¡Oh, calla!...

GEMA
¡Ah! ¿nunca celoso
fuiste?

TAMAS
¿Yo? Calla... en el pecho
llevo el infierno.

GEMA
¡Ah! ten piedad de mí.
Si no me voy, si me quedo aquí,
moriré desesperada.

TAMAS
Calla, me voy; el esclavo fiel
tu furia ya siente en su pecho.
Un desconocido y cruel destino
ya gobierna mi mente y mi corazón.
Por todas mis venas arde un veneno,
que todo lo quema con nuevo furor.

GEMA
Ve. Te espero. Si a seguirte me niego,
te ordeno que me descuartices, me arrastres;
ni lágrimas, ni lamentos, ni ruegos, ni plegarias
te muevan entonces a tener piedad de mí.
Aléjame de las crudas injurias
y, si me quedo, abre mis venas.

(Tamas se va)

Escena Undécima

GEMA

(sola)
Aquí estoy por fin sola.
En vano pido, en el trance fatal,
que me aconsejen las potencias del alma.
Entonces, ¿tendré que partir? Pero ya cesan
los divinos cantos: ahora se oye lejana
una suave plegaria, y rezamos juntos.
¡Huid de ese templo,
todos los ángeles! Tierra, abre de par en par
tus abismos; a estos impíos engulle,
y a todo el castillo, y a mí con ellos.
Cielo, si tú no defiendes
a los que me ultrajan, escucha mi oración.
¡Ay! ¡Qué hablaba yo! ¡Desgraciada de mí!
Corta este malvado discurso;
los blasfemos labios, o cielo, sella.

(Las campanas anuncian cumplida la
ceremonia nupcial. Gema, queda inmóvil
y se cruza de brazos resignada en actitud
de oración)
 

Aquí todo acabó.
Él ya no es mío. ¡Cielos! ¿dónde estoy?

(volviendo en sí)
 
¡Tamas! ¡Ah! ¿son estas
las funestas paredes
del odiado castillo, o las murallas
del cercano claustro? ¡Estaba delirando!...
Una calma precede a mi furor ...
Ella ya no es de Vergy, Gema es de Dios.
Un altar y un velo

(se arrodilla)
 
me acompañarán hasta la muerte.
Vive, oh Conde, y feliz te rodee
de prole la consorte.
Vive, ¡oh, vive! y más de Gema
no te turbe aciago pensamiento.
¡Oh, justo Dios! ¿Qué escucho?
Sonidos de llantos me trae el viento.
¡¡¡El Conde!!! ¡Oh, cielo... reniego de
mi infernal plegaria!

Escena Duodécima

(Guido, Ida, caballeros, doncellas,
arqueros con antorchas, y Gema)


GUIDO
¡Oh, tremendo crimen!

GEMA
¿Vergy? ¿Vergy? ¡Eterno Dios!

GUIDO
¡¡¡Gema!!!

IDA
¡La consorte!

GEMA
¿Qué le ha ocurrido al Conde?

GUIDO
Ha muerto.

GEMA
¡Que me trague la tierra! ¿Cómo?

GUIDO
Fue herido por Tamas...

GEMA
¡Ah! el traidor... ¿Dónde está?

Escena última
 
(Coro de arqueros que intentan
detener a Tamas. Coro de doncellas)


TAMAS
(liberándose de todos, tira
la daga al suelo. A Gema)

Muerto está el marido.

GEMA
¡Ah, vil! ¡Ah, villano!
¿Quién te hechizó?

TAMAS
Tu furor,
y el mío.

GEMA
¡Cruel!

TAMAS
Y otro poder más fuerte...
Mi amor por Gema.

TODOS
¿Amor?

GEMA
¡Oh, infame!

ARQUEROS
¡Muerte!

TAMAS
Mi destino está decidido;
Te he vengado, y moriré.

(se suicida)

TODOS
¡Ah! ¡Qué horror! El cielo
así lo castigó.

GEMA
¿Quién me acusa, quién me grita
esposa infame, parricida?...
No es verdad, soy inocente,
lo adoraba, y aún lo adoro.
De esa sangre, ¡ah! no soy culpable.
Yo huir, morir quise.
Pero fue más poderoso que yo
el inexorable destino.
¡Oh! sálvame, misericordioso cielo,
de mi desesperado dolor.

CORO
Al castillo de la desgracia
el sol niegue su esplendor.
¡Ah! se cubran estas paredes
de noche eterna, de eterno horror.
 



Digitalizado y traducido por:

Antonio Fuentes Miranda 2020