EL TROVADOR

 

Personajes

CONDE DE LUNA

MANRIQUE

LEONOR

AZUCENA

FERNANDO

RUIZ

INÉS

Noble. Enamorado de Leonor

Militar. Prometido de Leonor

Prometida de Manrique

Gitana. Supuesta madre de Manrique

       Jefe de la Guardia del Conde de Luna        

Lugarteniente de Manrique

Doncella de Leonor

Barítono

Tenor

Soprano

Mezzosoprano

Bajo

Tenor

Soprano

La acción transcurre en Zaragoza (Aragón, España) en el año 1413.

 

ACTO  I                                           

Il duello.


Scena Prima

(Atrio nel palazzo dell'Aliaferia.
Da un lato, porta che mette agli
appartamenti del Conte di Luna
Ferrando e molti Familiari del
Conte giacciono presso la porta;
alcuni Uomini d'arme passeggiano
in fondo )

FERRANDO
(ai Familiari vicini ad assopirsi)
All'erta, all'erta! 
Il Conte n'è d'uopo 
attender vigilando;
ed egli talor,
presso i veroni della sua cara,
intere passa le notti. 

FAMILIARI
Gelosia le fiere serpi 
gli avventa in petto! 

FERRANDO 
Nel trovator, che dai giardini
move notturno il canto, 
d'un rivale a dritto ei teme. 

FAMILIARI
Dalle gravi palpebre 
il sonno a discacciar, 
la vera storia ci narra di Garzia,
germano al nostro Conte. 

FERRANDO
La dirò: venite intorno a me. 

(I Familiari eseguiscono) 

ARMIGERI
Noi pure... 

FAMILIARI
Udite, udite. 

(Tutti accerchiano Ferrando) 

FERRANDO 
Di due figli vivea padre beato 
il buon Conte di Luna:
fida nutrice del secondo nato
dormia presso la cuna.
Sul romper dell'aurora 
un bel mattino 
ella dischiude i rai;
e chi trova d'accanto 
a quel bambino? 

CORO
Chi?... Favella... Chi mai? 

FERRANDO
Abbietta zingara, fosca vegliarda! 
Cingeva i simboli 
di una maliarda! 
E sul fanciullo, con viso arcigno, 
l'occhio affiggeva torvo, sanguigno!
D'orror compresa è la nutrice... 
Acuto un grido all'aura scioglie; 
ed ecco, in meno 
che il labbro il dice, 
i servi accorrono in quelle soglie; 
e fra minacce, 
urli e percosse 
la rea discacciano ch'entrarvi osò. 

CORO
Giusto quei petti 
sdegno commosse; 
l'insana vecchia lo provocò. 

FERRANDO 
Asserì che tirar del fanciullino 
l'oroscopo volea... Bugiarda!
Lenta febbre del meschino 
la salute struggea! 
Coverto di pallor,
languido, affranto 
ei tremava la sera. 
Il dì traeva 
in lamentevol pianto... 
Ammaliato egli era! 

ACTO  I

El Duelo.


Escena Primera

(Atrio en el palacio de Aljafería. A
un lado, puerta que conduce a los
departamentos del Conde de Luna.
Fernando y numerosa servidumbre
del Conde, que están tendidos junto
a la puerta; algunos soldados
pasean en el fondo)

FERNANDO
(a la servidumbre)
¡Alerta! ¡Alerta! El Conde
Nos ha ordenado 
esperar vigilando
y él con frecuencia 
ante los balcones de su amada 
pasa las noches enteras.

SERVIDUMBRE
Las fieras serpientes de los celos
le muerden el pecho.

FERNANDO
Al trovador, que en los jardines
entona nocturno canto, él, 
con razón, teme como rival

SERVIDUMBRE
Para alejar de los pesados
párpados el sueño, 
cuéntanos la historia de García, 
hermano de nuestro Conde.

FERNANDO
Os la contaré; venid a mi alrededor.

(La servidumbre le siguen) 

SOLDADOS
Nosotros también queremos oírla.

SERVIDUMBRE
Escuchad, escuchad.

(Todos se acercan a Fernando)

FERNANDO
Dos hijos hacían feliz
al buen Conde de Luna.
Fiel nodriza del segundo
dormía junto a su cuna.
Al romper de la aurora 
una bella mañana
ella abrió los ojos
¿Y quién diréis que vio 
junto al niño?

CORO
¿A quién? ¡Habla! ¿A quién?

FERNANDO
Abyecta zíngara, horrible vieja,
que ostentaba los distintivos
de hechicera,
Y en el niño, con rostro ceñudo,
los ojos fijaba torvos, sanguinarios
De horror penetrada la fiel nodriza
con agudo grito el aire traspasó;
y en menos que el labio 
tarda en decirlo criados numerosos 
acudieron en tropel
y entre amenazas, gritos y empujones
a la malvada arrojaron 
que allí entrar osó.

CORO
Justa indignación 
aquellos pechos sintieron
la loca vieja la provocó.

FERNANDO
Aseguró que predecir del niño
el destino quería.
¡Mentirosa! Lenta fiebre, 
desde aquel día,
la salud del infante destruía.
Pálido, lánguido, sin fuerzas 
temblaba por la noche 
y el día pasaba 
en lamentables llantos.
¡Embrujado estaba!

(Il coro inorridisce)

La fattucchiera perseguitata 
fu presa, 
e al rogo fu condannata; 
ma rimaneva la maledetta 
figlia, ministra di ria vendetta!
Compi quest'empia 
nefando eccesso!... 
Sparve il fanciullo 
e si rinvenne 
mal spenta brace nel sito istesso 
ov'arsa un giorno 
la strega venne! 
E d'un bambino... ahimè! 
L'ossame bruciato a mezzo, 
fumante ancor! 

CORO
Ah scellerata!... oh donna infame! 
Del par m'investe odio ed orror! 

ALCUNI
E il padre? 

FERRANDO 
Brevi e tristi giorni visse: 
pure ignoto del cor presentimento 
gli diceva che spento
non era il figlio; 
ed, a morir vicino, 
bramò che il signor nostro 
a lui giurasse 
di non cessar le indagini... 
ah! fur vane!... 

ARMIGERI
E di colei non s'ebbe 
contezza mai? 

FERRANDO 
Nulla contezza... 
Oh, dato mi fosse 
rintracciarla un dì!... 

FAMILIARI
Ma ravvisarla potresti? 

FERRANDO 
Calcolando 
gli anni trascorsi... 
Lo potrei. 

ARMIGERI
Sarebbe tempo presso la madre 
all'inferno spedirla. 

FERRANDO 
All'inferno? 
È credenza che dimori 
ancor nel mondo l'anima perduta 
dell'empia strega, 
e quando il cielo è nero 
in varie forme altrui si mostri. 

CORO
(con terrore) 
E vero! 

ALCUNI
Su l'orlo dei tetti 
alcun l'ha veduta! 

ALTRI
In upupa o strige 
talora si muta! 

ALTRI
In corvo tal'altra; 
più spesso in civetta! 
Sull'alba fuggente al par di saetta. 

FERRANDO 
Morì di paura un servo del conte, 
che avea della zingara 
percossa la fronte! 

(Tutti si pingono di superstizioso
terrore) 

Apparve a costui d'un gufo 
in sembianza 
Nell'alta quiete 
di tacita stanza!... 
Con l'occhio lucente 
guardava il cielo 
attristando d'un urlo feral! 
Allor mezzanotte appunto suonava...

(Una campana suona a distesa 
mezzanotte)

TUTTI
Ah! sia maledetta 
la strega infernal! 

(Con subito soprassalto. Odonsi
alcuni tocchi di tamburo. 
Gli uomini d'arme accorrono in 
fondo; i Familiari corrono verso
la porta)
(El coro se horroriza)

La bruja perseguida 
Fue apresada 
y a la hoguera condenada.
Pero quedó la hija maldita.
Que juró tomar malvada venganza.
Cumplió aquella impía 
su nefando propósito.
Desapareció el niño... 
y se encontraron mal apagadas
brasas en el sitio mismo
donde quemada fue la bruja odiosa.
Y de un niño... ¡ay! 
estaban los huesos
medio quemados, 
¡humeantes todavía!

CORO
¡Oh malvada! ¡Oh mujer infame!...
A la vez inspira ira y horror.

ALGUNOS
¿Y el padre?

FERNANDO
Breves y tristes días vivió.
Sin embargo, 
oscuro presentimiento
le decía que muerto no estaba 
su hijo y, próximo a expirar,
quiso que nuestro señor 
le jurase
no cesar la búsqueda...
¡Pero fue en vano!

SOLDADOS
¿Y de la gitana no se tuvo
jamás noticia?

FERNANDO
Jamás.. ¡Oh!  
¡Ojalá dado me fuera 
encontrarla un día! 

SERVIDUMBRE
¿Conocerla podrías?

FERNANDO
Teniendo en cuenta 
los años transcurridos... 
Podría.

SOLDADOS
Sería cosa de junto a su madre
al infierno enviarla.

FERNANDO
¿Al infierno? 
Es creencia que está
Todavía en el mundo el alma maldita
de la impía bruja.
Y que cuando el cielo está negro
en formas diversas se muestra.

CORO
(Con terror)
¡Es cierto!

ALGUNOS
¡En los aleros de los tejados 
ha sido vista!

OTROS
Como pájaro y bruja 
a veces se muestra.

OTROS
Como cuervo y también 
como lechuza
Del alba huyendo como una saeta.

FERNANDO
Murió de miedo un siervo del conde
a quien la zíngara 
besó en la frente

(Todos se llenan de supersticioso
terror)

Se apareció a éste 
con la figura de un búho
en la silenciosa obscuridad 
de solitaria estancia.
Con los ojos brillantes 
miraba al cielo 
con aullido infernal
Era exactamente la medianoche...

(Una campana suena de improviso
tocando doce campanadas)

TODOS
¡Ah, sea maldita 
la bruja infernal!

(Con súbito sobresalto. Se oyen
algunos toques de tambor. Los
hombres de armas corren al fondo y
los sirvientes se dirigen hacia la
puerta)
Scena Seconda

(Giardini del palazzo. Sulla destra
marmorea scalinata che mette agli
appartamenti. La notte è inoltrata;
dense nubi coprono la luna.)

INES 
Che più t'arresti?... 
L'ora è tarda: vieni. 
Di te la regal donna chiese, 
l'udisti. 

LEONORA 
Un'altra notte ancora 
senza vederlo... 

INES 
Perigliosa fiamma tu nutri!... 
Oh come, dove la primiera favilla
in te s'apprese? 

LEONORA
Ne' tornei. V'apparve 
Bruno le vesti ed il cimier, 
lo scudo 
bruno e di stemma ignudo,
sconosciuto guerrier, 
che dell'agone gli onori ottenne... 
Al vincitor sul crine 
il serto io posi... 
Civil guerra intanto arse... 
Nol vidi più! 
Come d'aurato sogno 
fuggente imago! 
ed era volta lunga stagion... 
ma poi... 

INES
Che avvenne? 

LEONORA 
Ascolta. 
Tacea la notte placida 
e bella in ciel sereno 
la luna il viso argenteo 
mostrava lieto e pieno... 
Quando suonar per l'aere, 
infino allor sì muto, 
dolci s'udiro e flebili
gli accordi d'un liuto, 
e versi melanconici 
un trovator cantò. 
Versi di prece ed umile 
qual d'uom che prega Iddio,
in quella ripeteasi 
un nome... il nome mio!...
Corsi al veron sollecita... 
Egli era! egli era desso!... 
Gioia provai che agli angeli 
solo è provar concesso!... 
Al core, al guardo estatico 
la terra un ciel sembrò. 

INES
Quanto narrasti di turbamento 
m'ha piena l'alma!... 
Io temo... 

LEONORA
Invano! 

INES 
Dubbio, ma triste presentimento 
in me risveglia quest'uomo arcano! 
Tenta obliarlo... 

LEONORA 
Che dici!... oh basti!... 

INES 
Cedi al consiglio dell'amistà... 
Cedi... 

LEONORA 
Obliarlo! Ah, 
tu parlasti detto, 
che intendere l'alma non sa. 
Di tale amor che dirsi
mal può dalla parola, 
d'amor che intendo io sola,
il cor s'inebriò! 
Il mio destino compiersi 
non può che a lui dappresso... 
S'io non vivrò per esso, 
per esso io morirò! 

INES
Non debba mai pentirsi 
Chi tanto un giorno amò!

(Ascendono agli appartamenti. Il
conte di Luna entra in le giardino)

Escena Segunda

(Jardines del palacio. A la derecha,
una escalera de mármol que conduce a
las habitaciones. Está avanzada la
noche. Densas nubes cubren la luna)

INÉS
¿Qué te detiene ya? 
La hora muy avanzada es; ven.
El conde como esposa te pidió 
a tu hermano; lo oíste.

LEONOR
¡Otra noche 
sin verle!

INÉS
Peligrosa llama en ti arde...
¡Oh! ¿Cómo y dónde la primera chispa
en ti prendió?

LEONOR
En un torneo apareció.
Negros sus vestidos y la cimera,
el escudo negro 
y de blasón desprovisto,
desconocido guerrero que de la lid
los honores obtuvo...
Al vencedor en la cabeza
la corona coloqué... 
La guerra civil en tanto ardía... 
¡No le volví a ver! 
Fue como de un dorado sueño 
la fugitiva imagen. 
Así entramos en el largo invierno... 
Una noche...

INÉS
¿Qué sucedió?

LEONOR
Escucha.
Callaba la noche plácida;
bella en un cielo sereno
la luna mostraba su rostro argentino
alegre y lleno...
Repentinamente sonar en la noche,
hasta entonces tan callada,
se oyeron dulces y suaves
los acordes de un laúd,
y versos melancólicos
un trovador cantó..
Versos de ruego y humildes
como de un hombre que ora a Dios,
y en ellos repetíase
un nombre... ¡el mío!
Corrí al balcón emocionada...
¡Era El! ¡El mismo!...
Dicha sentí que a los ángeles
sólo conocer les es dado...
Al corazón, a la mirada extática
la tierra le pareció un cielo.

INÉS
Cuanto has contado, 
de turbación me ha llenado el alma.
Yo temo.

LEONOR
Vanos son tus temores.

INÉS
Lo dudo; triste presentimiento en mí
despierta ese hombre misterioso 
¡Trata de olvidarlo!

LEONOR
¿Que dices?... ¡Calla!

INÉS
Cede al consejo de la amistad.
Cede, por favor...

LEONOR
¡Olvidarlo! ¡Ah! 
Tu hablas un lenguaje 
que entender el alma no sabe.
Del amor que mal puede
expresarse con palabras
del amor que entiendo yo sola
mi corazón se embriagó.
Mi destino cumplirse
sólo puede a su lado
si no vivo para él,
por él moriré.

INÉS
No tenga jamás que arrepentirse
quien tanto hoy ama.

(Suben al palacio. El conde de Luna
entra en el jardín)

CONTE 
Tace la notte! 
Immersa nel sonno, è certo, 
la regal signora;
ma veglia la sua dama... 
Oh! Leonora, 
tu desta sei; 
mel dice, da quel verone, 
tremolante un raggio 
della notturna lampa... 
Ah! l'amorosa fiamma 
m'arde ogni fibra!... 
Ch'io ti vegga è d'uopo, 
che tu m'intenda... 
Vengo... A noi supremo 
è tal momento... 

(Cieco d'amore avviasi verso la
gradinata. Odonsi gli accordi d'un
liuto: egli s'arresta) 

Il Trovator! Io fremo! 

LA VOCE DE MANRICO 
Deserto sulla terra, 
col rio destino in guerra 
e sola spese un cor 
al trovator! 
Ma s'ei quel cor possiede, 
bello di casta fede, 
e d'ogni re maggior 
il trovator! 

CONTE
Oh detti!... Oh gelosia!... 
Non m'inganno... 
Ella scende! 

(S'avvolge nel suo mantello) 

LEONORA 
(correndo verso il Conte) 
Anima mia! 

CONTE 
(fra sè)
Che far?

LEONORA 
Più dell'usato 
è tarda l'ora; 
io ne contai gl'istanti 
co' palpiti del core!...
Alfin ti guida pietoso amor 
tra queste braccia... 

MANRICO
Infida!... 

(La luna mostrasi dai nugoli, e
lascia scorgere una persona, di 
cui la visiera nasconde il volto) 

LEONORA 
Qual voce!... 
Ah, dalle tenebre 
tratta in errore io fui!

(riconoscendo entrambi, e
gettandosi ai piedi di Manrico,
agitatissima) 

A te credei rivolgere 
l'accento e non a lui... 
A te, che l'alma mia 
sol chiede, sol desia... 
Io t'amo, il giuro, io t'amo 
d'immenso, eterno amor! 

CONTE 
Ed osi?

CONDE
Calla la noche. 
Sumida en el sueño 
está la real señora
Pero vela su dama 
Oh Leonor despierta estás ; 
me lo dice en aquel balcón 
el tembloroso rayo 
de la nocturna lámpara
¡Oh!... la amorosa llama
me quema el alma... 
Que yo te vea y luego 
que tú me escuches... 
A ti voy. 
Para nosotros supremo
es este momento...

(Ciego de amor se dirige hacia la
escalinata. Se oyen los acordes de
un laúd y se detiene)

¡El trovador! ¡Tiemblo!

VOZ DE MANRIQUE
Solo en la tierra,
con el malvado destino en guerra
¡Sólo un corazón 
es la esperanza del trovador!
Pero si él ese corazón poseyese,
enamorado y fiel,
¡Mayor es que ningún rey
el trovador.

CONDE
¡Oh, qué canto! ¡Ardo en celos!
No me engaño... 
¡Ella baja!

(Se envuelve en su capa)

LEONOR 
(corriendo hacia el Conde)
¡Alma mía!

CONDE
(para sí)
¿Qué hacer?

LEONOR
Más de lo acostumbrado
has tardado esta noche. 
He contado los instantes
con el palpitar de mi corazón... 
Al fin te guía piadoso amor 
a mis brazos...

MANRIQUE
¡Infiel!

(La luna se descubre entre las nubes
y deja ver una persona con el rostro
oculto por la celada)

LEONOR
¡Su voz!... 
¡Ah, por las tinieblas
llevada a error yo fui!

(Reconoce a los dos hombres y se
echa a los pies de Manrique muy
agitada)

A ti creía dirigir mis palabras 
y no a él...
Tu, a quien el alma mía
sólo ama, sólo desea...
Te amo, lo juro, yo te amo
con inmenso y eterno amor.

CONDE
¿Y te atreves?
MANRICO 
(sollevando Leonora) 
Ah, più non bramo!

CONTE 
Avvampo di furor! 
Se un vil non sei discovriti. 

LEONORA 
Ohimè!

CONTE 
Palesa il nome... 

LEONORA 
Deh, per pietà!... 

MANRICO 
(sollevando la visiera dell'elmo) 
Ravvisami, Manrico io son. 

CONTE 
Tu!... Come! 
Insano temerario!
d'Urgel seguace, 
a morte proscritto, 
ardisci volgerti 
a queste regie porte? 

MANRICO
Che tardi?... 
Or via, le guardie appella, 
ed il rivale 
al ferro del carnefice consegna. 

CONTE 
Il tuo fatale istante 
assai più prossimo è,
dissennato! Vieni... 

LEONORA 
Conte! 

CONTE 
Al mio sdegno vittima 
è d'uopo ch'io ti sveni... 

LEONORA 
Oh ciel! t'arresta... 

CONTE 
Seguimi... 

MANRICO 
Andiam... 

LEONORA 
Che mai farò? 
Un sol mio grido perdere lo puote...
M'odi... 

CONTE 
No! 
Di geloso amor sprezzato 
Arde in me tremendo il foco! 
Il tuo sangue, o sciagurato, 
Ad estinguerlo fia poco! 

(a Leonora) 

Dirgli, o folle, <<Io t'amo>>
ardisti!...
Ei più vivere non può... 
Un accento proferisti 
che a morir lo condannò! 

LEONORA 
Un istante almen dia loco 
il tuo sdegno alla ragione... 
Io, sol io, di tanto foco 
son, pur troppo, la cagione! 
Piombi, ah! piombi il tuo furore 
sulla rea che t'oltraggiò... 
Vibra il ferro in questo core, 
che te amar non vuol, né può. 

MANRICO 
Del superbo vana è l'ira!
Ei cadrà da me trafitto. 
Il mortal che amor t'ispira, 
dall'amor fu reso invitto. 

(al Conte) 

La tua sorte è già compita... 
L'ora ormai per te suonò! 
Il suo core e la tua vita 
il destino a me serbò! 

(I due rivali si allontanano con le
spade sguainate; Leonora cade,
priva di sentimenti) 
MANRIQUE
(levantando a Leonor)
Enterado estoy de tu perfidia

CONDE
Ardo en cólera.
Si un cobarde no sois, descubríos

LEONOR
¡Ay!

CONDE
Decid vuestro nombre...

LEONOR 
¡Ay, por piedad!

MANRIQUE
(levantándose la visera)
Reconocedme: Manrique yo soy

CONDE
¡Vos!... ¡Cómo!
¡Loco temerario!
Del de Urgel partidario, 
proscrito estáis.
¿Osáis llegar hasta 
estas regias puertas?

MANRIQUE
¿A qué esperáis?... 
A la guardia podéis llamar
y vuestro rival 
al hierro del verdugo entregar.

CONDE
Vuestro último instante 
bastante más próximo está, 
insensato. Venid...

LEONOR
¡Conde!

CONDE
A mi inmensa cólera
fuerza es que os sacrifique.

LEONOR
¡Por el cielo, detente!

CONDE
Seguidme

MANRIQUE
Vamos.

LEONOR
¿Qué puedo hacer?
Un solo grito perderlo puede...
Escuchadme

CONDE
¡No!
De celoso amor despreciado
arde en mí terrible fuego.
Vuestra sangre, oh desgraciado,
para apagarlo será poca.

(A Leonor)

A decirle, oh loca.
«Yo te amo» te atreviste
y él no puede continuar viviendo...
Unas palabras proferiste
que a morir le condenaron.

LEONOR
Un instante al menos conceda
tu indignación a la razón...
Yo, sólo yo, de ese fuego soy,
desgraciadamente, la causa;
caiga, ah, caiga tu furor
sobre la malvada que te ultrajó.
Hunde el hierro en este corazón
que amarte no quiere, no puede.

MANRIQUE
De ese soberbio la ira es vana,
caerá por mí traspasado.
El hombre que amas, por tu amor,
quedará invicto.

(Al Conde)

Vuestra suerte está echada,
vuestra última hora sonó.
Su corazón y vuestra vida
el destino ha puesto en mis manos.

(Los dos rivales se alejan con las
espadas desenvainadas; Leonor cae
al suelo sin sentido)


ATTO II

La Zingara.

Scena Prima

(Un diruto abituro sulle falde di
un monte della Biscaglia. Nel fondo,
quasi tutto aperto, arde un gran
fuoco. I primi albori. Azucena 
siede presso il fuoco. Manrico le
sta disteso accanto sopra una 
coltrice ed avviluppato nel suo 
mantello; ha l'elmo ai piedi e fra
le mani la spada, su cui figge 
immobilmente lo sguardo. Una banda
di Zingari è sparsa all'interno)

ZINGARI 
Vedi! 
Le fosche notturne spoglie 
de' cieli sveste 
l'immensa volta; 
sembra una vedova 
che alfin si toglie 
i bruni panni 
ond'era involta.
All'opra! all'opra! 
Dagli, martella. 

(Danno di piglio ai loro ferri del
mestiere; al misurato tempestare dei
martelli cadenti sulle incudini, or
uomini, or donne, e tutti in un 
tempo infine intonano la cantilena
seguente:)

Chi del gitano 
i giorni abbella? 
La zingarella! 

UOMINI
(alle donne) 
Versami un tratto; lena e coraggio 
il corpo e l'anima traggon dal bere. 

(Le donne mescono ad essi in coppe) 

TUTTI
Oh guarda, guarda! 
Del sole un raggio brilla più vivido
nel mio/tuo bicchiere! 
All'opra, all'opra... 
Dagli, martella... 
Chi del gitano i giorni abbella? 
La zingarella! 

AZUCENA 
Stride la vampa!
La folla indomita corre a quel 
fuoco lieta in sembianza; 
urli di gioia intorno echeggiano: 
Cinta di sgherri 
donna s'avanza! 
Sinistra splende 
sui volti orribili 
la tetra fiamma 
che s'alza al ciel! 
Stride la vampa!
Giunge la vittima 
nero vestita,
discinta e scalza! 
Grido feroce di morte levasi;
l'eco il ripete 
di balza in balza! 
Sinistra splende 
sui volti orribili
la tetra fiamma 
che s'alza al ciel! 

ZINGARI 
Mesta è la tua canzon! 

AZUCENA 
Del pari mesta che la storia funesta
da cui tragge argomento! 

(Rivolge il capo dalla parte di
Manrico e mormora sommessamente:) 

Mi vendica... Mi vendica! 

MANRICO 
(fra sè)
L'arcana parola ognor!

VECCHIO ZINGARO
Compagni, avanza il giorno 
a procacciarci un pan, su, su!...
scendiamo per le propinque ville. 

UOMINI 
Andiamo. 

(Ripongono sollecitamente nel sacco
i loro arnesi) 

DONNE 
Andiamo. 

(Tutti scendono alla rinfusa giù per
la china; tratto tratto e sempre a
distanza odesi il loro canto) 

ZINGARI 
Chi del gitano 
i giorni abbella? 
La zingarella! 

MANRICO 
Soli or siamo; deh, narra 
questa storia funesta. 

AZUCENA 
E tu la ignori, 
Tu pur!... Ma, giovinetto,
i passi tuoi 
d'ambizion lo sprone lungi traea!...
Dell'ava il fine acerbo
e quest'istoria... 
La incolpò superbo 
conte di malefizio, 
onde asseria colto un bambin 
suo figlio... 
Essa bruciata venne ov'arde 
quel foco! 

MANRICO 
(rifuggendo con raccapriccio dalla
fiamma) 
Ahi! Sciagurata! 

AZUCENA 
Condotta ell'era in ceppi al suo
destin tremendo! 
Col figlio sulle braccia, 
io la seguia piangendo. 
Infino ad essa un varco tentai, 
ma invano aprirmi... 
Invan tentò la misera 
fermarsi e benedirmi! 
Ché, fra bestemmie oscene,
pungendola coi ferri, 
al rogo la cacciavano 
gli scellerati sgherri! 
Allor, con tronco accento: 
Mi vendica! esclamò. 
Quel detto un'eco eterna 
in questo cor lasciò. 


ACTO  II

La Gitana.

Escena Primera

(Una derruida choza en la falda de
un monte de Vizcaya. En el fondo,
casi abierto por completo, arde una
gran hoguera. Comienza a amanecer.
Azucena sentada cerca del fuego. 
Manrique está tendido a su lado 
en un colchón y envuelto en su
capa; tiene el yelmo a los pies y
la espada entre las manos. 
Un grupo de gitanos aparece y rodea
a la pareja)

GITANOS
¡Ved! 
Las sombras nocturnas se retiran, 
de los cielos desnuda 
queda la inmensa bóveda;
parece una viuda 
que al fin se quita
los negros paños 
con que se envolvía.
¡A trabajar! ¡A trabajar! 
Golpea, dale al martillo.

(Cogen los martillos y golpean
mesuradamente los hierros
candentes  mientras, ora  los
hombres, ora las mujeres y, al fin,
todos juntos, entonan el siguiente
estribillo:)

¿Quién del gitano 
los días embellece?
¡La gitanilla!

HOMBRES 
(a las mujeres)
Fuego; fuerza y coraje  
al cuerpo y al alma da el beber.

(Las mujeres les entregan copas)

TODOS
Oh, mira; oh, mira, del sol un rayo.
brilla más vívido en mi/tu vaso 
A trabajar, a trabajar... 
Golpea, dale al martillo
¿Quién del gitano 
los días embellece? 
¡La gitanilla!

AZUCENA 
¡Flamean las llamas!
¡La muchedumbre indómita
corre hacia el fuego!
Con alegre semblante
alaridos de gozo
por doquier se escuchan.
Rodeada de esbirros 
una mujer avanza.
Siniestra ilumina,
sus rostros horribles,
la tétrica llama 
que se alza al cielo.
¡Flamean las llamas!
Llega la víctima de negro vestida,
desceñida y descalza.
Grito feroz de muerte se eleva.
El eco lo repite de roca en roca.
Siniestra ilumina 
sus rostros horribles
la tétrica llama 
que se alza al cielo.

GITANOS
¡Triste es tu canción!

AZUCENA
Igual de triste que la historia
funesta cuyo argumento cuenta.

(Vuelve la cabeza hacia Manrique y
murmura sombríamente)

¡Véngame!... ¡Véngame!

MANRIQUE
(para sí)
¡Otra vez la misteriosa palabra.!

UN VIEJO GITANO
Compañeros, el día avanza;
a por el pan del sustento vayamos
a las villas cercanas.

HOMBRES
Vamos.

(Colocan cuidadosamente los útiles
de su trabajo en un saco)

MUJERES
Vamos.

(Bajan sin orden por la cuesta; de
vez en cuando, y cada vez a mayor
distancia, se oye su canto)

GITANOS
¿Quién del gitano 
los días embellece?
¡La gitanilla!

MANRIQUE 
Solos ahora estamos; 
cuenta esa historia funesta.

AZUCENA
¡Y tú la ignoras!¡Tú!... 
Jovencito ambicioso
tus pasos los espolea.
Lo que consideras 
la tragedia de tu nacimiento... 
¡De tu abuela el fin funesto 
cuenta esa historia...!
La acusó soberbio conde 
de maleficio, 
asegurando que víctima era 
un niño hijo suyo... 
Ella quemada donde arde ese fuego.

MANRIQUE
(apartándose con sobresalto de las
llamas)
¡Ah, desventurada!

AZUCENA
Atada fue conducida 
a su destino tremendo.
Con mi hijo en brazos, 
cuyo la seguía llorando.
Hasta ella intenté, en vano, 
abrirme camino...
Y en vano intentó 
la mísera detenerse y bendecirme,
porque entre blasfemias obscenas,
empujándola con sus hierros,
a la hoguera la arrojaron 
los malvados verdugos;
entonces, con ronco acento:
¡véngame!, exclamó; 
aquella palabra un eco eterno 
en mi corazón dejó.
MANRICO 
La vendicasti? 

AZUCENA 
Il figlio giunsi a rapir del Conte: 
Lo trascinai qui meco... 
Le fiamme ardean già pronte. 

MANRICO 
Le fiamme!... oh ciel!... 
Tu forse?... 

AZUCENA 
Ei distruggeasi in pianto... 
Io mi sentiva il core dilaniato,
infranto!... 
Quand'ecco agli egri spirti, 
come in un sogno, apparve 
la vision ferale 
di spaventose larve! 
Gli sgherri ed il supplizio!... 
La madre smorta in volto... 
Scalza, discinta!... il grido, 
il noto grido ascolto... 
Mi vendica!... 
La mano convulsa tendo... stringo 
la vittima... nel foco la traggo, 
la sospingo... 
Cessa il fatal delirio... 
L'orrida scena fugge... 
La fiamma sol divampa, 
e la sua preda strugge! 
Pur volgo intorno il guardo 
e innanzi a me vegg'io 
dell'empio Conte il figlio... 

MANRICO 
Ah! come? 

AZUCENA 
Il figlio mio, 
Mio figlio avea bruciato! 

MANRICO 
Che dici! quale orror! 

AZUCENA 
Sul capo mio le chiome 
sento rizzarsi ancor! 

(Azucena ricade, Manrico ammutolisce
colpito d'orrore e di sorpresa. 
Momenti di silenzio) 

MANRICO 
Non son tuo figlio? 
E chi son io, chi dunque? 

AZUCENA 
Tu sei mio figlio! 

MANRICO 
Eppur dicesti... 

AZUCENA 
Ah!... forse... 
Che vuoi! quando al pensier
s'affaccia il truce caso,
lo spirto intenebrato pone 
stolte parole sul mio labbro...
Madre,  tenera madre 
non m'avesti ognora? 

MANRICO 
Potrei negarlo? 

AZUCENA 
A me, se vivi ancora, nol dei? 
Notturna, 
nei pugnati campi di Velilla, 
ove spento fama ti disse,
a darti sepoltura non mossi?
La fuggente aura vital 
non iscovrì,
nel seno non t'arrestò 
materno affetto?... 
E quante cure non spesi 
a risanar le tante ferite! ... 

MANRICO 
Che portai nel dì fatale... 
Ma tutte qui, nel petto!... 
Io sol, fra mille già sbandati,
al nemico volgendo 
ancor la faccia!... 
Il rio De Luna su me piombò 
col suo drappello; io caddi, 
però da forte io caddi! 

AZUCENA 
Ecco mercede ai giorni, 
che l'infame nel singolar certame 
ebbe salvi da te!... 
Qual t'acciecava 
strana pietà per esso? 

MANRICO 
Oh madre!... 
Non saprei dirlo a me stesso! 
Mal reggendo all'aspro assalto, 
ei già tocco il suolo avea: 
Balenava il colpo in alto 
che trafiggerlo dovea... 
Quando arresta un moto arcano, 
nel discender, questa mano... 
Le mie fibre acuto gelo 
fa repente abbrividir! 
Mentre un grido vien dal cielo, 
che mi dice: 
Non ferir! 

AZUCENA 
Ma nell'alma dell'ingrato 
non parlò del cielo un detto! 
Oh! se ancor ti spinge il fato 
a pugnar col maledetto, 
compi, o figlio, 
qual d'un Dio, 
compi allora il cenno mio! 
Sino all'elsa questa lama 
vibra, immergi all'empio in cor. 

MANRICO 
Sì, lo giuro, 
questa lama scenderà 
dell'empio in cor.

(Odesi un prolungato suono di
corno) 

L'usato messo Ruiz invia! 
Forse... 

AZUCENA 
Mi vendica! 

(Resta concentrata)

MANRICO
(al Messo) 
Inoltra il piè. 
Guerresco evento, dimmi, seguìa? 

MESSO 
Risponda il foglio 
che reco a te. 

MANRICO 
"In nostra possa è Castellor; 
ne dei tu, per cenno del prence,
vigilar le difese. 
Ove ti è dato, 
affrettati a venir...
Giunta la sera, 
tratta in inganno 
di tua morte al grido, 
nel vicin Chiostro della croce 
il velo cingerà Leonora".

(con dolorosa esclamazione) 

Oh giusto cielo! 

AZUCENA 
(fra sè)
Che fia!

MANRICO 
(al Messo) 
Veloce scendi la balza, 
e d'un cavallo a me provvedi... 

MESSO 
Corro... 

AZUCENA 
Manrico! 

MANRICO 
Il tempo incalza... 
Vola, m'aspetta del colle a' piedi. 

(Il Messo parte frettolosamente) 

AZUCENA 
E speri, e vuoi?... 

MANRICO 
(fra sè)
Perderla?... Oh ambascia!... 
Perder quell'angelo?...

AZUCENA 
(fra sè)
È fuor di sé!

MANRICO 
(postosi l'elmo ed il mantello) 
Addio... 

AZUCENA 
No... ferma... odi... 

MANRICO 
Mi lascia... 

AZUCENA 
Ferma... Son io che parlo a te! 
Perigliarti ancor languente 
per cammin selvaggio ed ermo! 
Le ferite vuoi, demente, 
riaprir del petto infermo? 
No, soffrirlo non poss'io... 
Il tuo sangue è sangue mio!... 
Ogni stilla che ne versi 
tu la spremi dal mio cor! 

MANRICO 
Un momento può involarmi 
il mio ben, la mia speranza!... 
No, che basti ad arrestarmi 
terra e ciel non han possanza... 
Ah!... mi sgombra, o madre, 
i passi... 
Guai per te s'io qui restassi! ... 
Tu vedresti ai piedi tuoi 
spento il figlio dal dolor! 

(S'allontana, indarno trattenuto da
Azucena)
MANRIQUE
¿La vengaste?

AZUCENA
El hijo llegué a raptar del Conde;
aquí le traje conmigo...
La hoguera ardía ya dispuesta.

MANRIQUE
¡La hoguera!... ¡Oh, cielo!... 
¿Tú quizá?...

AZUCENA
El niño se deshacía en llanto...
Yo sentía mi corazón 
vacilar, angustiarse,
cuando he aquí que aparecen 
como en un sueño,
en funesta visión, 
terrible y fantasmal,
los verdugos, el suplicio...
El lívido rostro de mi madre,
descalza, desceñida... 
El grito, 
el conocido grito escucho:
¡Véngame!... 
La mano convulsa tiendo, 
cojo la víctima... 
al fuego la acerco, la arrojo,
cesa el fatal delirio, 
la horrenda visión huye...
¡La hoguera crepita 
y su presa devora!
Miro a mi alrededor y veo
del impío Conde el hijo ileso...

MANRIQUE
¡Eh! ¿Cómo?

AZUCENA
¡Mi hijo!
¡Mi propio hijo había quemado!

MANRIQUE
¿Qué dices? ¡Qué horror!

AZUCENA
Sobre mi cabeza, 
mis cabellos siento erizarse todavía.

(Azucena se desploma. Manrique
permanece mudo por el horror y la
sorpresa)

MANRIQUE
¿Yo no soy tu hijo?.
¿Quién soy yo, entonces?

AZUCENA
¡Tu eres mi hijo!

MANRIQUE
No obstante dijiste...

AZUCENA
¡Ah!... quizá... ¡Qué quieres! 
Cuando mi pensamiento 
se dirige a la cruel historia, 
el espíritu entenebrecido 
pone necias palabras en mis labios...
¿Madre, tierna madre no he sido
siempre para ti?

MANRIQUE
¿Podría acaso negarlo?

AZUCENA
¿A mí, el que vivas todavía no debes? 
De noche,
por el campo de batalla de Velilla,
donde muerto, te señaló la fama, 
¿a darte sepultura 
no acudí presurosa? 
¿La vida que se te escapaba 
no descubrí, y mi maternal afecto
no detuvo en tu pecho?... 
¿Y cuántos cuidados no te prodigué 
para curar tantas heridas?

MANRIQUE 
¡Sí, las que recibí ese día fatal!
Todas aquí, en el pecho... 
Yo solo, entre mil que huían, 
al enemigo hice frente.
El malvado Conde de Luna
ante mí apareció 
al frente de sus huestes.
Ante sus numerosos hombres yo caí.

AZUCENA
He ahí el pago que dio el infame
al día en que en singular combate
le perdonaste la vida... 
¿Qué extraordinaria piedad 
por él te cegó?

MANRIQUE
¡Oh, madre, ni a mi mismo 
me lo logro explicar!
Soportando mal mi terrible asalto
ya el suelo tocado había,
brillaba en lo alto el arma
que traspasarlo debía...
Repentinamente, 
la detiene un impulso extraño.
Al descender, esta mano...
Mis fibras, intenso frío,
hace en el momento estremecer
mientras un grito venía del cielo
que me decía: ¡No lo hieras!

AZUCENA
Pero en el alma del ingrato
no habló el cielo lo mismo
¡Oh! Si algún día te lleva el destino
a luchar con el maldito, 
cumple, ¡oh, hijo!,
como si fuera la orden de Dios,
cumple entonces con mi mandato:
¡Hasta la empuñadura esta daga
hunde en su impío corazón.!

MANRIQUE
Sí, lo juro: 
¡Esta daga llegará 
a su impío corazón!

(Se oye el prolongado sonido de un
cuerno)

El mensajero Ruiz me envía.
Quizá...

AZUCENA
¡Véngame!

(Se pierde en sus pensamientos)

MANRIQUE 
(al mensajero)
Adelante.
¿De la guerra noticias me traes?

MENSAJERO
Te responda el mensaje 
que te entrego.

MANRIQUE
«Castellar ha caído 
en nuestras manos;
tú debes, por orden del príncipe,
vigilar sus defensas. 
En cuanto te sea posible,
apresúrate a venir... 
Esta noche, llevada por el engaño 
de tu falsa muerte,
en el cercano claustro, 
de religiosa el velo ceñirá Leonor.»

(Con dolor)

¡Oh! justo cielo!

AZUCENA
(para sí)
¿Qué sucede?

MANRIQUE 
(al mensajero)
Vete veloz.
Y de un caballo provéeme.

MENSAJERO
Corro.

AZUCENA 
¡Manrique!

MANRIQUE
El tiempo apremia, vuela,
espérame al pie del collado.

(El mensajero sale)

AZUCENA
¿Qué es lo que ocurre?

MANRIQUE
(para sí)
¿Perderla?..; ¡Oh, angustia!...
¡Perder a ese ángel!)

AZUCENA
(para sí)
Está fuera de sí.

MANRIQUE 
(se pone el yelmo y coge la capa)
¡Adiós!

AZUCENA
¡No!... ¡Detente!... ¡Escucha!

MANRIQUE
¡Déjame!

AZUCENA
¡Detente!... Soy yo quien te habla.
Vas a lanzarte, todavía débil,
por caminos salvajes y yermos;
las heridas quieres, demente,
reabrir en el pecho enfermo.
¡No puedo consentirlo, no puedo!
Tu sangre es mi sangre...
Cada lágrima que viertes
tú la exprimes de mi corazón.

MANRIQUE
Un momento puede robarme
mi bien, mi esperanza.
¡No! Para detenerme no hay
en la tierra y el cielo poder alguno.
¡Ah!... no me impidas, 
oh madre, ir...
¡Ay de ti si yo aquí quedase!
Verías a tus pies
tu hijo de dolor morir.

(Se marcha a pesar de los esfuerzos
de Azucena por retenerle)
Scena Seconda

(Atrio interno di un luogo di ritiro
in vicinanza di Castellor. Alberi nel
fondo. È notte. Il Conte, Ferrando
ed alcuni Seguaci inoltrandosi
cautamente avviluppati nei loro
mantelli)

CONTE 
Tutto è deserto, 
né per l'aura ancora 
suona l'usato carme... 
In tempo io giungo! 

FERRANDO 
Ardita opra, o Signore, 
imprendi. 

CONTE 
Ardita, e qual furente amore 
ed irritato orgoglio chiesero a me. 
Spento il rival, caduto 
ogni ostacol sembrava 
a' miei desiri; 
novello e più possente 
ella ne appresta... 
L'altare! 
Ah no, non fia d'altri Leonora!... 
Leonora è mia! 
Il balen del suo sorriso 
d'una stella vince il raggio! 
Il fulgor del suo bel viso 
novo infonde in me coraggio!... 
Ah! l'amor, l'amore ond'ardo 
le favelli in mio favor! 
Sperda il sole d'un suo sguardo 
la tempesta del mio cor. 

(Odesi il rintocco de' sacri bronzi) 

Qual suono!... oh ciel... 

FERRANDO 
La squilla 
vicino il rito annunzia! 

CONTE 
Ah! pria che giunga 
all'altar... si rapisca!... 

FERRANDO 
Ah bada! 

CONTE 
Taci!... 
Non odo... andate... 
di quei faggi 
all'ombra Celatevi... 

(Ferrando e seguaci si allontanano) 

Ah! fra poco mia diverrà... 
Tutto m'investe un foco! 

(Ansioso, guardingo osserva dalla
parte donde deve giungere Leonora,
mentre Ferrando e i Seguaci dicono
sottovoce:) 

FERRANDO, SEGUACI
Ardire!... Andiam... celiamoci 
fra l'ombre... nel mister! 
Ardire!... Andiam!... silenzio! 
Si compia il suo voler. 

CONTE
Per me, ora fatale, 
i tuoi momenti affretta: 
La gioia che m'aspetta 
gioia mortal non è!... 
Invano un Dio rivale 
s'oppone all'amor mio: 
Non può nemmeno un Dio, 
donna, rapirti a me! 

(S'allontana a poco a poco e si
nasconde col Coro fra gli alberi) 

CORO RELIGIOSE
Ah!... se l'error t'ingombra, 
o figlia d'Eva, i rai, 
presso a morir, vedrai 
che un'ombra, un sogno fu, 
anzi del sogno un'ombra 
la speme di quaggiù! 
Vieni e t'asconda il velo 
ad ogni sguardo umano! 
Aura o pensier mondano 
qui vivo più non è. 
Al ciel ti volgi e il cielo 
si schiuderà per te. 

(Leonora con Ines e seguito 
muliebre)

LEONORA 
Perchè piangete? 

DONNE
Ah!... dunque tu per sempre 
ne lasci! 

LEONORA 
O dolci amiche, 
un riso, una speranza, 
un fior la terra non ha per me! 
Degg'io volgermi a Quei che 
degli afflitti è solo 
sostegno e dopo 
i penitenti giorni 
può fra gli eletti 
al mio perduto bene 
ricongiungermi un dì!... 
Tergete i rai 
e guidatemi all'ara!:
Escena Segunda

(Entrada de un convento en las
cercanías de Castellar. Arboles en
el fondo. Es de noche El Conde,
Fernando y algunos hombres se
dirigen al convento  cautelosamente
envueltos en sus capas)

CONDE
Todo está desierto y silencioso.
Aún no se oye 
el acostumbrado toque.
¡A tiempo llego!

FERNANDO
Audaz empresa, oh señor,
osáis emprender.

CONDE
Audaz, como mi ardiente amor
e irritado orgullo exigen de mi. 
Muerto mi rival, 
desaparecido parecía 
todo obstáculo en mi camino,
pero nuevo y más poderoso 
ella ha creado: ¡El altar! 
¡Ah! no será de otro Leonor...  
¡Leonor es mía!
El resplandor de su sonrisa
de una estrella vence el brillo;
el encanto de su rostro hermoso
nuevo valor infunde en mi...
¡Ah! el amor, 
el amor en que me quemo
sepa hablarle en mi favor,
disipe el sol de su mirada
la tempestad que ruge en mi cora ón.

(Se oye tocar las campanas)

¡Ya tocan!... ¡Oh cielo!

FERNANDO
Las campanas 
próximo el rito anuncian.

CONDE
¡Ah! ¡Antes de que llegue 
al altar... la raptaré!

FERNANDO
¡Oh, conteneos!

CONDE
¡Calla!...
No te escucho...
Id... en la oscuridad 
de aquellos árboles ocultaos...

(Fernando y los hombres se alejan)

¡Ah!, dentro de poco mía será...
¡El amor es fuego que me domina!

(Ansiosamente mira a la parte por
donde ha de llegar Leonor, mientras
Fernando y los hombres dicen en
voz baja:)

FERNANDO, HOMBRES
¡Valor!... Vamos...ocultémonos
Entre las sombras... en el misterio
¡Valor! Vamos... silencio,
Cúmplase su voluntad

CONDE 
Hora para mí terrible 
tus momentos apresura;
la dicha que me espera
dicha para un mortal no es...
en vano un Dios rival
se opone al amor mío;
no puede siquiera un Dios, Leonor,
arrebatarte a mí.

(Va a reunirse con sus
acompañantes entre los árboles)

MONJAS
¡Ah! si la maldad te oprime,
¡Oh! hija de Eva, los desengaños,
al morir, verás que una sombra, 
un sueño fueron;
más bien la sombra de un sueño
son las esperanzas de aquí abajo.
Ven, y te oculte el velo
a toda mirada humana.
Sentimiento o pensamiento
mundano aquí vivir no pueden.
Al cielo vuelve tu mirada y el cielo
se abrirá para ti.

(Leonor, entra seguida de Inés y
algunas monjas)

LEONOR
¿Por qué lloras?

INÉS
¡Ah! porque tu para siempre 
nos dejas

LEONOR
Oh dulces amigas, 
una sonrisa, 
una esperanza, una flor, 
la tierra para mí no tiene. 
Deseo yo entregarme 
a Aquel que de los afligidos 
es luz y conforto, 
y después de los tristes días 
podré entre los elegidos 
con mi perdido bien reunirme... 
Secad las lágrimas
y acompañadme al altar.
CONTE
No, giammai!... 

DONNE
Il Conte! 

LEONORA 
Giusto ciel! 

CONTE 
Per te non avvi 
che l'ara d'imeneo. 

DONNE
Cotanto ardia!... 

LEONORA 
Insano!... E qui venisti?... 

CONTE 
A farti mia. 

(E sì dicendo scagliasi verso
Leonora, onde impadronirsi di lei,
ma fra esso e la preda trovasi, qual
fantasma sorto di sotterra, Manrico.
Un grido universale irrompe) 

LEONORA 
E deggio... e posso crederlo? 
Ti veggo a me d'accanto! 
È questo un sogno, un'estasi, 
un sovrumano incanto! 
Non regge a tanto giubilo 
rapito, il cor sospeso! 
Sei tu dal ciel disceso, 
o in ciel son io cor te? 

CONTE 
Dunque gli estinti lasciano 
di morte il regno eterno; 
a danno mio rinunzia 
le prede sue l'inferno! 
Ma se non mai si fransero 
de' giorni tuoi gli stami, 
se vivi e viver brami, 
fuggi da lei, da me.  

MANRICO
Né m'ebbe il ciel, 
né l'orrido 
varco infernal sentiero... 
Infami sgherri vibrano 
mortali colpi, è vero! 
Potenza irresistibile 
hanno de' fiumi l'onde! 
Ma gli empi un Dio confonde! 
Quel Dio soccorse a me. 

DONNE
(a Leonora) 
Il cielo in cui fidasti 
pietade avea di te. 

FERRANDO, SEGUACI
(al Conte) 
Tu col destin contrasti: 
Suo difensore egli è. 

(Ruiz seguito da una lunga tratta
 di Armati, e detti 

RUIZ 
Urgel viva! 

MANRICO 
Miei prodi guerrieri! 

RUIZ 
Vieni... 

MANRICO 
(a Leonora) 
Donna, mi segui. 

CONTE 
E tu speri? 

LEONORA 
Ah! 

MANRICO 
(al Conte) 
T'arresta... 

CONTE
(sguainando la spada) 
Involarmi costei! No! 

RUIZ, ARMATI
(accerchiando il Conte) 
Vaneggi! 

FERRANDO, SEGUACI
Che tenti, Signor? 

(Il Conte è disarmato da quei di
Ruiz) 

CONTE 
Di ragione ogni lume perdei! 

LEONORA 
(fra sè)
M'atterrisce...

CONTE 
Ho le furie nel cor! 

RUIZ, ARMATI
(a Manrico) 
Vien: 
la sorte sorride per te. 

FERRANDO, SEGUACI 
(al Conte) 
Cedi; 
or ceder viltade non è. 

(Manrico tragge seco Leonora, il
Conte è respinto; le donne
rifuggono al cenobio)
CONDE 
¡No, jamás!

INÉS, MONJAS
¡El Conde!

LEONOR
¡Justo cielo!

CONDE.
No tendrás más altar 
que el de himeneo.

INÉS, MONJAS
¡Cuán grande es su amor!

LEONOR
¡Loco!... ¿A qué has venido?

CONDE
A hacerte mía.

(Al decir esto se dirige hacia
Leonor, pero entre ellos se
interpone repentinamente Manrique.
Todos los presentes dan un grito
de sorpresa)

LEONOR
¡Es él!...   ¿Puedo creerlo?
¡Le veo a mi lado!
¡Es esto un sueño, un éxtasis,
un sobrehumano encanto!
No alcanza a tanta dicha
el corazón sorprendido y arrobado.
¿Tú has bajado del cielo
o en el cielo estoy contigo?

CONDE
¡Entonces los extintos 
pueden huir de la muerte! 
¡Por mi desgracia renuncia
a sus presas el infierno!
Pero si jamás se rompió
de tu vida el hilo
si vives y vivir deseas
huye de ella, de mí.

MANRIQUE
No me ha tenido el cielo, 
y jamás he recorrido 
el sendero infernal...
Infames golpes vuestros esbirros 
me dieron, es verdad.
Pero un poder irresistible
que a los impíos 
un Dios confunde
y ese Dios me socorrió a mi.

INÉS, MONJAS
(a Leonor)
El cielo en quien confiaste
piedad ha tenido de ti.

FERNANDO. HOMBRES
(al Conde)
Con el destino en vano luchasteis
se erigió en su defensor

(Ruiz entra seguido de gran 
número de hombres armados)

RUIZ
¡Viva el Conde Urgel!

MANRIQUE
¡Mis valientes guerreros!

RUIZ
Vamos...

MANRIQUE
(a Leonor)
Leonor, ¡sígueme!

CONDE
¿Y crees que podrás llevártela?

LEONOR
¡Oh!

MANRIQUE 
(al Conde)
¡Quieto!

CONDE 
(desenvaina la espada)
¿Robármela? ¡No!

RUIZ, SOLDADOS
(rodeando al Conde)
¡Deliras!

FERNANDO. HOMBRES
¿Qué podéis intentar, señor?

(El Conde es desarmado por los
hombres de Ruiz)

CONDE 
¡Se me ha ofuscado la razón!

LEONOR
(para sí)
¡Me aterra!

CONDE
¡Las furias tengo en el corazón!

RUIZ , SOLDADOS
(a Manrique)
!Vamos¡
Hoy la suerte es benévola contigo.

FERNANDO, HOMBRES
(al Conde)
Ceded. 
Ahora rendirse cobardía no es.

(Manrique se lleva consigo a Leonor:
el Conde retrocede; las monjas
se refugian en el convento)

Acto III