EL MATRIMONIO SECRETO

 

 

 

Personajes

 

JERÓNIMO

ELISETTA

CAROLINA

FIDALMA

CONDE ROBISON

PAULINO

                          Rico comerciante   

                     Hija mayor de Jerónimo

                     Hija menor de Jerónimo

                  Hermana de Jerónimo, viuda


                                 Noble

                     Contable de Jerónimo

                                       Bajo

                                  Soprano

            
                     Soprano

                        Mezzosoprano

                                  Barítono
 
                                      Tenor

 

La acción se desarrolla en Italia, en la segunda mitad del siglo XVIII.

ATTO PRIMO



Scena Prima

(Sala che corrisponde a vari appartamenti)

N. 1 - Introduzione

PAOLINO
Cara, non dubitar,
mostrati pur serena.
Presto avrà fin la pena
che va a turbarti il cor.

CAROLINA
Caro, mi fai sperar.
Mi mostrerò più lieta.
Ma sposa tua segreta
nasconderò il dolor.

PAOLINO
Forse ne sei pentita?

CAROLINA
No, sposo mio, mia vita.

PAOLINO
Dunque perché non mostri
il tuo primier contento?

CAROLINA
Perché ogn'or più pavento
quello che può arrivar.
T'affretta, deh! t'affretta
l'arcano a palesar.

PAOLINO
Sì, sposa mia diletta,
ti voglio contentar.

CAROLINA, PAOLINO
Se amor si gode in pace
non v'è maggior contento;
ma non v'è egual tormento
se ognor s'ha da tremar.

Recitativo

CAROLINA

Lusinga, no, non c'è. La nostra unione
lungo tempo segreta
non può restar. E se si scopre avanti
di quel che ha da scoprirsi,
quale schiamazzo in casa,
qual bisbiglio di fuori,

o sposo amato!
Né un trasporto d'amor sarà scusato.


PAOLINO
Dici il ver; vedo tutto.

CAROLINA
Il padre mio
è un uom rigido è ver; ma finalmente
è d'un ottimo cor. In sulle furie
monterà al primo istante
che saper gliel farai;
ma dopo qualche dì
certa poi sono,che pien d'amor

ci accorderà il perdono.

PAOLINO
Sì; questa sicurezza
la sola fu che a stringere c'indusse
il nodo clandestino.
Ma senti: oggi la sorte
occasione propizia a me presenta
di svelare il segreto
con meno di timore.


CAROLINA
Dimmi, su, presto. 
Ah!, mi consoli il core.


PAOLINO
Mi è riuscito alla fine
di poter soddisfare all'ambizione
del signor Geronimo,
che fanatico ognor s'è dimostrato
d'imparentarsi con un titolato.


CAROLINA
E così?

PAOLINO
Sarà sposa
del Conte Robinson, mio protettore,
tua sorella maggiore
con cento mille scudi.
Or io d'entrambi
avendo gl'interessi maneggiati,
spero così d'avermeli obbligati.


CAROLINA
Bene, sì, bene assai
il Conte impegnerai
perché sveli a mio padre il nostro arcano.
Ma quando egli verrà?


PAOLINO
Non è lontano. Lo spero in questo giorno,
anzi a momenti.
Ecco qua la sua lettera che al signore Geronimo
io devo presentar.

Ma parmi appunto di sentir la sua voce.
A casa è ritornato.


CAROLINA
È vero, è vero.
D'esser dunque tranquilla io presto spero.

N. 2 - Duetto

CAROLINA
Io ti lascio perché uniti
che ci trovi non sta bene...

(per partire, poi ritorna)

Ah, tu sai ch'io vivo in pene
se non son vicina a te!


PAOLINO
Vanne, sì, non è prudenza
di lasciarci trovar soli...

(per partire, poi ritorna)

Ah, tu sai che il cor m'involi
quando vai lontan da me.


CAROLINA
No, non viene... Sì, sì, adesso.

PAOLINO
Dammi, dammi pria un amplesso.

CAROLINA, PAOLINO
Ah! pietade troveremo
se il ciel barbaro non è.

(Carolina parte)

Scena Seconda

Recitativo

PAOLINO

Ecco che qui se n' vien.
Bisogna intanto
ch'io mi avvezzi a parlare in tuon sonoro
per farmi intender bene.
Di sordità patisce assai sovente;
ma dice di sentir s'anche non sente.


GERONIMO
(ad alcuni servi)
Non dovete sbagliar, gente ignorante.
Che cos'è questo «lei signor Geronimo»?
In Italia i mercanti
che han dei contanti, han titol d'illustrissimo;
e illustrissimo io sono; e va benissimo.
Se poi... (Ad ogni costo
voglio avere un diploma,
che della nobiltà mi metta al rango,
ché chi ha dell'oro ha da sortir dal fango.)
Oh! Paolino caro.


PAOLINO
Ecco una lettera
del Conte Robinson, che, per espresso
inclusa in una mia, venuta è adesso.


GERONIMO
Sì, son venuto adesso. E questa lettera
di chi è? Chi la manda?


PAOLINO
(forte)
Il Conte Robinsone.

GERONIMO
Il Conte Robinson: sì, sì, ho capito.
La leggo volentieri.


(legge sottovoce)

Ah, ah... comincia bene...
oh, oh... seguita meglio...
ih ih! ih ih!... di gioia
mi balza il cor nel petto!


PAOLINO
Ah ah, oh oh, ih ih, così ha già letto.

GERONIMO
Venite, Paolino,
venite ch'io vi abbracci. È vostro merito
la buona riuscita.
Io vi sono obbligato della vita.


PAOLINO
(fra sè)
Questo mi dà conforto.

GERONIMO
Fra poco il Conte genero
sarà qui a sottoscrivere il contratto.
Elisetta è contessa: il tutto è fatto.
Con Carolina or poi se mi riesce
di far un matrimonio eguale a questo,
co' la primaria nobiltà m'innesto.


PAOLINO
(fra sè)
Questo poi mi dà affanno.

GERONIMO
Che avete voi? Siete di tristo umore?

PAOLINO
Io? Signor no.

GERONIMO
Che?

PAOLINO
Allegro anzi son io per queste nozze.

GERONIMO
Bene. Andate dunque
a stare in attenzione dell'arrivo del Conte;
ed ordinate tutto quel che vi par, che vada bene
per poterlo trattar come conviene.

(Paolino parte)

Scena Terza

GERONIMO
Orsù, più non si tardi
a dar sì lieta nuova alla famiglia.
Elisetta! Fidalma! Carolina!
Figlie, sorella, amici, servitori,
quanti in casa vi son vengano fuori.

CAROLINA
Signor padre?...

ELISETTA
Signor?...

FIDALMA
Fratello amato?...

CAROLINA
Che avvenne?

ELISETTA
Cosa c'è?

FIDALMA
Che cosa è stato?

N. 3 - Aria

GERONIMO
Udite, tutti udite,
le orecchie spalancate,
di giubilo saltate,
un matrimonio nobile
concluso è per lei già.
Signora contessina
quest'oggi ella sarà,
via bacia, mia carina,
la mano al tuo papà.
Che saltino i denari,
la festa si prepari,
godete tutti quanti
di mia felicità.
Sorella mia, che dite?
Che dici tu, Elisetta?

(a Carolina)

Con quella bocca stretta
per cosa tu stai là?
Via, via, che per te ancora
tuo padre ha già pensato:
un altro titolato
sua sposa ti farà.
E stai col ciglio basso?
Non movi ancor la bocca?
Che sciocca! Oimè, che sciocca!

Fai rabbia in verità.
Invidia fai conoscere
che dentro il sen ti sta.

(parte)

Scena Quarta

Recitativo

ELISETTA
Signora sorellina,
ch'io le rammenti un poco ella permetta,
ch'io sono la maggior, lei la cadetta:
che perciò le disdice
quell'invidia che mostra;
e che in questa occasion meglio faria
se mi pregasse della grazia mia.


CAROLINA
Ah, ah! della sua grazia,
quantunque singolare,
in verità non ne saprei che fare.


ELISETTA
Sentite la insolente?
Io son contessa, e siete voi un niente.


FIDALMA
Eccoci qua: noi siamo sempre a quella.
Tra sorella e sorella,
chi per un po' di fumo,
chi per voler far troppo la vivace,
un solo giorno qui non si sta in pace.


ELISETTA
Qual fumo ho io? Parlate.

CAROLINA
Qual io vivacità, che condannate?

ELISETTA
Non ho fors'io ragione?

FIDALMA
Sì: deve rispettarvi.

CAROLINA
Ho dunque torto io?

FIDALMA
No; non deve incitarvi.

ELISETTA
Che? forse io la incito?

CAROLINA
Che? fors'io la strapazzo?

FIDALMA
No, niente, no: non fate un tal schiamazzo.

CAROLINA
Io di lei non ho invidia;
non ho rincrescimento
del di lei ingrandimento:
sol mi dispiace che in questa occasione
ha di sé stessa troppa presunzione.

(per partire)

ELISETTA
Il voltarmi le spalle a questo modo
è un'altra impertinenza.

CAROLINA
Perdoni se ho mancato a sua eccellenza.

N. 4 - Terzetto

CAROLINA
Le faccio un inchino,
contessa garbata.
Per essere dama
si vede ch'è nata,
per altro, per altro,
da rider mi fa.

ELISETTA
Strillate, crepate,
son dama e contessa.
Beffar se volete,
beffate voi stessa.
Per altro, per altro,
or or si vedrà.

FIDALMA
(a Elisetta)
Quel fumo, mia cara,
è un poco eccedente.

(a Carolina)

Voi siete, mia bella,
di troppo insolente.
Vergogna! Vergogna!
Finitela già.

CAROLINA
Sua serva non sono.

ELISETTA
Son vostra maggiore.

CAROLINA
Entrambe siam figlie
d'un sol genitore.

ELISETTA
Stizzosa...

CAROLINA
Fumosa.

Insieme

FIDALMA
Finiam questa cosa, tacetevi là.

CAROLINA, ELISETTA
Non posso soffrire la sua inciviltà.

FIDALMA
Codesto garrire
fra voi ben non sta.

(Carolina parte)

Scena Quinta

Recitativo

FIDALMA
Chetatevi e scusatela. Tra poco
voi già andate a marito, ella qui resta;
così non vi sarà mai più molesta.
Io mi consolo intanto
del vostro matrimonio; e voi fra poco...
ma zitto... a voi il confido... 
Ah! No 'l diceste, per carità.

ELISETTA
Fidatevi, fidatevi che segreta son io.

FIDALMA
Ve ne consolerete ancor del mio.

ELISETTA
Del vostro?

FIDALMA
Sì, padrona di me stessa,
ricca pe 'l testamento
del mio primo marito,
e in età giovanil, non crederei
che mi diceste stolta
se voglio maritarmi un'altra volta.

ELISETTA
No, cara la mia zia:
anzi fate benissimo, e vi lodo.
Ma un dispiacer ben grande
ne sentirà mio padre,
che vi dobbiate allontanar da lui,
ei che v'apprezza al par degli occhi suoi.

FIDALMA
Eh, quanto a questo poi, potrebbe darsi
che non m'allontanassi.

ELISETTA
Posso saper chi sia?

FIDALMA
No, è troppo presto.
Ancor con chi vogl'io
non mi sono spiegata.

ELISETTA
Ditemi questo almeno: è giovinotto?

FIDALMA
Giovane affatto affatto.

ELISETTA
È bello?

FIDALMA
Di Cupido egli è un ritratto.

ELISETTA
È nobile?

FIDALMA
Non voglio spiegarmi d'avvantaggio.

ELISETTA
È ricco...? Rispondete.

FIDALMA
Troppo curiosa, o cara mia, voi siete.

(fra sè)

Se mi stuzzica ancora un pocolino,
vado or ora a scoprir ch'è Paolino.

N. 5 - Aria

È vero che in casa
son io la signora,
che m'ama il fratello,
che ognuno mi onora;
è vero ch'io godo la mia libertà...
Ma con un marito
via meglio si sta.

Sto fuori di casa?
Nessun mi dà pena;
all'ora ch'io voglio
vo a pranzo, vo a cena;
a letto me n' vado
se n'ho volontà...
Ma con un marito
via meglio si sta.

Un qualche fastidio
è ver che si prova:
non sempre la moglie
contenta si trova,
bisogna soffrire
qualcosa, si sa...
Ma con un marito
via meglio si sta.

Mia cara ragazza,
che andate a provarlo,
saprete fra poco
se il vero vi parlo,
voi meco direte,
son certa di già:
che con un marito
via meglio si sta.

(partono)

Scena Sesta

(Il signor Geronimo e Carolina entrano)

Recitativo

GERONIMO
Prima che arrivi il Conte
io voglio rallegrarti.
Vuol da tutte le parti
oggi felicitarmi la mia sorte.
Senti... Ma ridi prima, e ridi forte.

CAROLINA
Non farei, s'io ridessi,
che una cosa sforzata,
e senza gusto.

GERONIMO
Sicuro ci avrai gusto.
Sposa d'un cavalier tu pur sarai:
ora mi venne la proposizione,
e in oggi esser vi dée la conclusione.
Ridi, ridi, ragazza.

CAROLINA
(fra sè)
Oh, me meschina!
Qui nasce una rovina
se Paolin non fa presto.

GERONIMO
E perché mo non ridi, e te ne stai
con quella faccia tosta?

CAROLINA
Ho dolore di testa.

GERONIMO
{ascolta e capisce sbagliato}
S'egli è un signor di testa?
È un cavaliere,
e non vuoi che sia un uom ch'abbia talento?

CAROLINA
(fra sè)
Ah! Mi manca il consiglio
in tal momento.

Scena Settima

PAOLINO
(forte)
Signore, ecco qua il Conte.

GERONIMO
Il Conte? Oh! Presto, presto...
rimettiamo il discorso...
scendiamo ad incontrarlo fin abbasso.

PAOLINO
Ecco che ha più di noi veloce il passo.

N. 6 - Cavatina

CONTE
Senza, senza cerimonie,
alla buona vengo avanti.
Riverisco tutti quanti
non s'incomodin, non voglio:
complimenti far non soglio.
Sol do al suocero un abbraccio,

(a Fidalma)

servitore a lei mi faccio.

(ad Elisetta)

Dal dover non n'allontano:
bacio a lei la bella mano...

(a Carolina)

Vengo a lei, sì vengo a lei,
che ha quegli occhi così bei...
Paolino, amico mio,
regna sol qui grazia e brio.
Bravo padre! Brave figlie!
Siete incanti, meraviglie,
siete gioie... ma scusate...
ch'io respiri almen lasciate,
o il polmon mi creperà.

ELISETTA, CAROLINA, FIDALMA
Prenda pure, prenda fiato,
seguitare poi potrà.

PAOLINO
(fra sè)
Che fa troppo il caricato
non s'avvede, 
e non lo sa.

GERONIMO
(fra sè)
L'ho sentito l'ho ascoltato
ma capito non l'ho già.

ELISETTA, CAROLINA, FIDALMA
GERONIMO, PAOLINO
(fra sè)
Che un tamburo abbia suonato
mi è sembrato in verità.

CONTE
(fra sè)
Senza essere affettato
mi distinguo in civiltà.

Recitativo

CONTE
Orsù senza far punto cerimonie,
ch'io le aborrisco già, suocero caro,
benché la prima volta
questa sia che permesso
mi è di veder l'amabile mia sposa,
pur dicendomi il core
quale fra le tre dive
la mia Venere sia,
con vostra permissione allegro e franco,
io me le vado a situare a fianco.

GERONIMO
Certo sarete stanco, io ve lo credo,
Conte genero amato. Ehi!
Da sedere.

CONTE
No, no, non dico questo:
non vo' seder. Son fresco e son robusto,
e il correr per le poste a me non nuoce.

PAOLINO
Convien che alziate un poco più la voce.

CONTE
Con vostra permissione
vado appresso alla sposa
per farle un conveniente complimento.

GERONIMO
Oh, servitevi pure,
che questo, Conte mio, ci va de jure.
Ed io che so che in tali incontri il padre
importuno diventa,
me ne andrò con Paolino
a far qualche altra cosa.
La sorella e la zia stian con la sposa.

(parte con Paolino)

Scena Ottava

CONTE
(accostandosi a Carolina)
Permettetemi dunque,
cara la mia sposina...

CAROLINA
Oh, no signore.
Sbagliate. Io non son quella;
quella che ha tanto onore è mia sorella.

CONTE
Sbaglio?

FIDALMA
Sicuramente.

CAROLINA
Di là, di là convien che vi voltiate.

FIDALMA
Di qua, di qua.

CONTE
(a Fidalma)
Signora mia, scusate. Voi dunque...

FIDALMA
Non signor: sbagliate ancora.

CONTE
Sbaglio ancora?

ELISETTA
Sicuro.
Ma che il faccia da scherzo io mi figuro.
Quella son io che il ciel vi diede in sorte:
quella son io che merita l'onore
di stringervi la man, di darvi il core.

CONTE
(fra sè)
Diamine!

(Ad Elisetta)

Voi la sposa?

ELISETTA
Che vuol dir tal sorpresa?

CONTE
Eh, niente, niente.
Perdonatemi: io credo
che vogliate qui, far, mie signorine,
un poco di commedia. Or via, vi prego
di non voler tirar più a lungo il gioco

(a Carolina)

m'inganno, o non m'inganno?
Siete voi la mia sposa o non la siete?

CAROLINA
No, signor, ve l'ho detto:
è mia sorella.

FIDALMA
È questa, è questa.

ELISETTA
Io, sì, signor, son quella.
E vi par forse ch'io...

CONTE
No... ma... scusatemi...
voi dunque certamente?

ELISETTA
Certo.

FIDALMA
Sicuro!

CAROLINA
Indubitatamente.

CONTE
Il core m'ha ingannato
e rimango dolente e sconsolato.

N. 7 - Quartetto

CONTE
(Fra sè)
Sento in petto un freddo gelo
che cercando mi va il cor.
Sol quell'altra, giusto cielo,
può ispirarmi un dolce ardor.

ELISETTA
(Fra sè)
Tal sorpresa intendo appieno
cosa vuol significar.
Sento in petto un rio veleno,
che mi viene a lacerar.

CAROLINA
(Fra sè)
Freddo, freddo egli è restato:
lei confusa se ne sta.
Così un poco castigato
il suo orgoglio resterà.

FIDALMA
(Fra sè)
In silenzio ognun qui resta,
e so ben quel che vuol dir.
Una torbida tempesta
già mi sembra di scoprir.

ELISETTA, CAROLINA
FIDALMA, CONTE
(fra sè)
Un orgasmo ho dentro il seno,
palpitando il cor mi va.
Più non vedo il ciel sereno,
più non so quel che sarà.

(partono)

Scena Nona

Recitativo

PAOLINO
Più a lungo la scoperta
non deggio differir.
Il Conte alfine
è un uom di mondo, un uomo di esperienza,
mi vuol del bene, e mi darà assistenza.

CAROLINA
Ah, Paolino mio...

PAOLINO
Sposa mia cara...

CAROLINA
Di poterti aver solo
io non vedeva l'ora.
Sappi che ogni dimora
è omai precipitosa:
mio padre a un cavalier va a farmi sposa.

PAOLINO
Ci mancava ancor questa
per più inasprirlo al caso!
Ma non perdo il coraggio. 
Al Conte subito
vado a raccomandarmi.

CAROLINA
Ma se sdegnasse il Conte
d'entrar in questo impegno?

PAOLINO
Di lui punto non dubito,
ma al caso disperato, o cara mia
a' piè mi metterei della tua zia:
sa essa cos'è amore
e del fratello suo possiede il core.

CAROLINA
E te ne fideresti?

PAOLINO
Sì: con bontà mi tratta e con dolcezza,
anzi, quasi direi che m'accarezza.

CAROLINA
In qualunque maniera
non devi differir. Vedi là il Conte.
Cogli questo momento
datti coraggio. Io mi ritiro intanto
tutta, tutta agitata.
T'assista amor, che la cagion n'è stata.

PAOLINO
Cara , son tuto vostro. Amor pietoso
Quanto grato ti sono. Anima mia
Della gioia l’eccesso
Quasi mi trae fuor di me stesso
Brillar mi sento il core.
Mi sento giubilar
Ah! Più felice amore
Di questo non si dà
Datemi, o cara, un pegno
D’amore e felicità;
Io sono un impaziento
Che tollerar non sa.

(Caronina parte)

Scena Decima

PAOLINO
Sì, coraggio mi faccio
giacché solo qui viene.

CONTE
Amico mio, io vo di te cercando
smanioso, ansioso, ch'è di già mezz'ora.
Ho di te gran bisogno.

PAOLINO
Ed io di voi.

CONTE
Sì, quello che tu vuoi: per te son io;
ma prima dir mi lascia il fatto mio.

PAOLINO
Sì signore: parlate.

CONTE
All'amor, Paolino,
che sempre ti ho portato,
sempre tu fosti grato.
Però non serve qui di far preamboli;
ma veniamo alla breve,
che senza fare un giro di parole
ciascheduno può dir quello che vuole.

PAOLINO
Benissimo. Veniamo dunque al fatto.

CONTE
Tu sai che ho già disposto
di richiamarti a casa
fra pochi mesi, e darti del contante
perché tu pur divenga un buon mercante.
Sì, già lo sai: non serve un tal racconto:
ma alla breve, alla breve,
quello che si vuol dir, dire si deve.

PAOLINO
Ebbene, signor mio.
Lo sbrigarvi sta a voi.

CONTE
Sentitemi dunque.
Sia com'esser si voglia,
o per l'una o per l'altra
delle ragioni che non si comprendono,
o sia come si sia,
perché fare gran chiacchiere non soglio,
la sposa non mi piace e non la voglio.

PAOLINO
Che cosa dite mai?

CONTE
Dico assolutamente che non la voglio.

PAOLINO
E come mai potreste
oggi disimpegnarvene?

CONTE
Facilissimamente.
Invece di sposare la maggiore
sposerò la cadetta:
dei centomila invece per la dote,
sol di cinquanta mille io mi contento:
ecco tutto aggiustato in un momento.
Quella, quella mi piace,
quella m'ha innamorato.
Ora, da bravo:
vanne, fa' presto, al padre ciò proponi,
sciogli, concludi, e poi di me disponi.

PAOLINO
(fra sè)
Me infelice!

CONTE
Cos'hai?

PAOLINO
Niente, signore.

CONTE
Va' dunque, va', fa' presto.

PAOLINO
(fra sè)
Misero me, che contrattempo è questo!

N. 8 - Duetto

PAOLINO
Signor, deh, concedete...
sdegnarvi io non vorrei.
Pensate, riflettete...
il dispiacer di lei,
la civiltà, l'onore,
di tutti lo stupore...

(fra sè)

Ah! Che mi vo a confondere,
ah! più non so che dir.

CONTE
Tu cosa vai dicendo?
Tu cosa vai seccando?
Non star più discorrendo.
A te mi raccomando:
l'amabile cadetta
mi stimola, m'affretta,
non posso più resistere
mi sento incenerir!

PAOLINO
Quel foco che v'accende
un altro forse offende.

(fra sè)

Ah, sento proprio il core
che in sen mi va a languir!

CONTE
Quel foco che mi accende
da me più non dipende.
Non sposo la maggiore
se credo di morir.

(partono)

Scena Undicesima

Recitativo

CAROLINA
Paolino ritarda
con la risposta, ed io l'aspetto ansiosa;
e allor che qualche cosa
con ansietà si aspetta,
ogni minuto vi diventa un'ora.
Ma cosa fa che non ritorna ancora?
Quel pur che vedo è il Conte.
Un segno è questo
che il discorso è finito.
Ed ei qui viene senza mio marito?

CONTE
(fra sè)
Non trascuro il momento.

(A Carolina)

Oh, Carolina!
La sorte è a me propizia,
perché lontani dall'altrui presenza
io vi posso parlar con confidenza...

CAROLINA
Ah! Questo è quello appunto
che bramava ancor io.

CONTE
Lo bramavate, sì? 

(fra sè)

Ciò mi consola.
Veramente Paolino
ve lo dovea dir lui;
ma pronta l'occasion trovando adesso,
quello ch'ei vi diria ve 'l dico io stesso.

CAROLINA
Dite, dite, parlate; e voglia il cielo
che le vostre parole
diano al mio cuore di speranza un raggio.

CONTE
(fra sè)
Questa già m'ama anch'essa. Orsù, coraggio.

(A Carolina)

Ah! mia cara ragazza,
amor ha un gran poter! 
Voi che ne dite?

CAROLINA
Quello che dite voi.

CONTE
E quelle debolezze
che vengono da amor, se ancor son strane,
s'hanno da compatir fra genti umane.

CAROLINA
Io sono certamente
del vostro sentimento. Or seguitate,
ditemi tutto il resto.
Se conoscete amor mi basta questo.

CONTE
Quand'è così, stringiamo l'argomento.

CAROLINA
Veniamo pure al punto.

CONTE
Io son venuto
per sposar Elisetta. Ma che serve che venuto io
ci sia quando non ho per lei che antipatia?
E quando a prima vista
m'avete fatto voi vostra conquista?

CAROLINA
Io! Cosa avete detto?

CONTE
Voi cosa avete inteso?

CAROLINA
È questo solo quel che avete da dirmi?

CONTE
Questo, sì, questo. E voi che ben sapete
compatir l'amore, scusando il mio trasporto,
darete all'amor mio qualche conforto.

CAROLINA
E nel momento istesso
di dover adempiere a un sacro impegno
manchereste di fede?
Io scuso bene
chiunque si lascia trasportar d'amore,
ma non uno che manca al proprio onore.

CONTE
Oh, oh! Voi date in serio. Ed io tutt'altro
mi aspettava da voi.

CAROLINA
Tutt'altro anch'io
mi credea di sentire.

CONTE
Di sentir cosa?

CAROLINA
Io non ve l'ho da dire.

CONTE
All'onor si rimedia
sposando voi per lei.

CAROLINA
Questa cosa accordar mai non potrei.

N. 9 - Aria

CAROLINA
Perdonate, signor mio,
s'io vi lascio, e fo partenza.
Io per essere eccellenza
non mi sento volontà.
Tanto onore è riservato
a chi ha un merto singolare,
a chi in circolo sa stare
con buon garbo e gravità.
Io, meschina, vo alla buona,
io cammino alla carlona,
son piccina di statura,
io non ho disinvoltura,
non ho lingue, non so niente;
farei torto certamente
alla vostra nobiltà.
Se un mi parla alla francese,
che volete ch'io risponda?
Non so dire che Monsiù.
Se qualcuno mi parla inglese,
ben convien ch'io mi confonda,
non intendo che Addidù.
Se poi vien qualche tedesco,
vuol star fresco, oh, vuol star fresco!
Non intendo una parola:
sono infatti una figliuola
di buon fondo, e niente più.

(parte)

Scena Dodicesima

Recitativo

CONTE
Io resto ancora attonito.
Ha equivocato lei?
Ho equivocato io? Che cosa è stato?
Un granchio tutti qui abbiam pigliato.
Ma io son uom di mondo; e ben capisco
da quel suo dir sagace e simulato
ch'ella già tiene qualche innamorato.
Ma voglio seguitarla,
ma il vo' saper da lei.
Per poter pensar meglio ai casi miei.

(parte)

Scena Tredicesima

N. 10 - Finale I

GERONIMO
Tu mi dici che del Conte
malcontenta sei del tratto.
Quello è un uomo molto astratto,
lo conosco, e ben lo so.

ELISETTA
Ma un'occhiata un po' graziosa
ottenuta pur non ho.

FIDALMA
Trattar peggio co' la sposa
veramente non si può.

GERONIMO
Voi credete che i signori
faccian come li plebei:
voi credete che gli sposi
faccian come i cicisbei,
nossignore, tante cose,
che si dicon smorfiose,
non le fanno, signor no.

PAOLINO
Mio signore, se vi piace
di vedere l'apparato,
tutto quanto è preparato
con gran lustro e proprietà.

GERONIMO
Come? Come? Cos'ha detto?

PAOLINO
(parola per parola, forte)
Tutto... quanto... è preparato...
nella... sala... del banchetto...
con gran lustro... e proprietà.

GERONIMO
Vanne al diavolo, balordo!
Qua si crede ch'io sia sordo?
Non patisco sordità.

Insieme

ELISETTA, FIDALMA, PAOLINO
Andiam subito a vedere
la gran tavola e il dessere,
che onor grande vi farà.

GERONIMO
Andiam subito a vedere
la gran tavola e il dessere,
che onor grande mi farà.

(partono)

Scena Quattordicesima

CAROLINA
Lasciatemi, signore, non state a infastidirmi.

CONTE
Se libero è quel core vi prego sol di dirmi.

CAROLINA
Che non ho amante alcuno
vi posso assicurar.

CONTE
Voi dunque la mia brama
potete contentar.

CAROLINA
Lasciatemi, vi prego, lasciatemi, deh! andar.

CONTE
Non lasciovi, mia bella,
partir da questa stanza
se un raggio di speranza
non date a questo cor.

(in questo, Elisetta in disparte)

CAROLINA
Tornate, deh!, in voi stesso.

CONTE
Mio ben, v'amo all'eccesso.

CAROLINA
Pensate a mia sorella.

CONTE
Per lei non sento amor.
S'io sposo voi per quella
non manco già al mio onor.

Scena quindicesima

ELISETTA
No, indegno, traditore.
No, anima malnata!
No, trista disgraziata,
mai questo non sarà.
Per questo tradimento
che mi si viene a fare.
Io voglio sussurrare
la casa e la città.

CONTE
Strillate, non m'importa.

CAROLINA
Sentite...

ELISETTA
No, fraschetta.

CAROLINA
Ma prima...

ELISETTA
Vo' vendetta.

Insieme

ELISETTA
Che nera infedeltà!

CAROLINA
In me non c'è reità.

CONTE
In lei non c'è reità.

FIDALMA
Che cosa è questo strepito?

ELISETTA
Di fede il mancatore
con essa fa all'amore,
ed or li ho colti qua.

FIDALMA
Uh! uh! Che mancamento!
Non credo a quel che sento.

Insieme

ELISETTA
Io voglio sussurrare
la casa e la città.

FIDALMA
Io voglio esaminare
il fatto come sta.

CAROLINA
(a Fidalma)
Deh, fatela acchetare
che il vero ella non sa.

CONTE
Lasciamola strillare: non me ne curo già.

Scena Sedicesima

FIDALMA
Silenzio, silenzio
che vien mio fratello.
Usate prudenza,
abbiate cervello.
L'affare delicato
è troppo da sé.

GERONIMO
Sentire mi parve
un strepito, un chiasso.
Che fate? Gridate?
Ovvero è per spasso?
Che cosa è accaduto?
Ognun qui sta muto?
Di dirmi vi piaccia
che diavolo c'è.

PAOLINO
(fra sè)
La cara mia sposa
dal capo alle piante
mi sembra tremante.
Oh povero me!

Insieme

ELISETTA, CAROLINA
FIDALMA, CONTE
(fra sè)
Che tristo silenzio!
Così non sta bene.
Parlare conviene:
parlar si de'.

GERONIMO, PAOLINO
(fra sè)
Che tristo silenzio!
Sospetto mi viene.
Vi son delle scene:
saperlo si de'.

GERONIMO
(a Carolina)
Orsù, che cosa è stato?
Lo voglio saper bene.

CAROLINA
La cosa sol proviene
da certo mal inteso

(additando Elisetta)

equivoco ha lei preso,
e il Conte il motivò.

ELISETTA
No, non è vero niente.
La cosa è differente.
Parlate con mia zia,
che anch'io poi parlerò.

FIDALMA
Sappiate, fratel mio,
che qui ci sta un imbroglio;
ma adesso dir no 'l voglio,
che bene ancor no 'l so.

GERONIMO
Io non capisco affatto.

CONTE
(tirandolo da una parte)
Sappiate, con sua pace,
la sposa non mi piace
la sua minor sorella
è assai di lei più bella.
Ma poi, ma poi con comodo
il tutto vi dirò.

GERONIMO
Eh! Andate tutti al diavolo,
ba, ba, ce, ce, sì presto...

Insieme

GERONIMO
Un balbettare è questo,
chi intendere lo può?

PAOLINO
Ma che mistero è questo,
chi intendere lo può?

ELISETTA, CAROLINA
FIDALMA, CONTE
Le orecchie non stancate,
affanno non vi date.
Da me, da me saprete
qual sia la verità.

GERONIMO
La testa m'imbrogliate.
La testa mi fendete.
Tacete, deh, tacete!
Andate via di qua.

PAOLINO
Per imbrogliar la testa
che confusione è questa.
Capite, se potete,
qual sia la verità.



ATTO SECONDO


Scena Prima

Recitativo

GERONIMO
Questa è ben curiosa!
Che si siano accordati
in masticar parole
perché io non intenda?
Ma voglio ben capir questa faccenda.
Venite pur, venite o Conte amato.
Mi volete ora dir quello ch'è stato?

CONTE
Anzi, apposta me n' vengo,
per dichiararvi il tutto senza riguardo alcuno.

GERONIMO
{ascolta e capisce sbagliato}
No, non c'è alcuno.

CONTE
Alcun riguardo, ho detto.
Non ho di dirvi il tutto, e il dirò schietto.
Vi dirò in primo luogo in stil laconico,
che pe 'l mio gusto armonico
cosa non ha Elisetta
che possa, qual vorrei,
accendere il mio cor, gli affetti miei;
e che mancando in me l'inclinazione,
impossibil divien fra noi l'unione.

GERONIMO
Che armonico? Che affetti?
Che unione? E cosa adesso
mi andate voi dicendo?

CONTE
Che Elisetta sposar più non intendo.

GERONIMO
Che? Cosa avete detto?

CONTE
Ho detto che non trovo
cosa in lei che mi piaccia,
e che più non la voglio.

GERONIMO
Non la volete più! Mia figlia? Quella
per cui steso è il contratto?
Non la volete più? Voi siete un matto.
La vorrete benissimo.
La sposerete, signorsì.
A Geronimo non se ne fan di queste.
E non è un uomo
Geronimo da prendersi
per un qualche babbeo.
E Geronimo dice e vi ripete,
che la vorrete, e che la sposerete.

CONTE
Ed al signor Geronimo
io pur dico, e ripeto
che non la sposerò: ma che lo prego
di mostrarsi contento
che fra noi segua un accomodamento.

GERONIMO
Ed io vi torno a dire in brevi accenti
che non si parli d'accomodamenti.

N. 11 - Duetto

GERONIMO
Se fiato in corpo avete,
sì, sì, la sposerete.
Un bambolo non sono.
Veder ve la farò.

CONTE
Se mi ascoltate un poco,
si calmerà quel foco,
ma poi se v'ostinate,
anch'io mi ostinerò.

GERONIMO
La sposerete, amico.

CONTE
Io non la sposerò.

GERONIMO
Sì, sì, sì, sì, io dico.

CONTE
Io dico no, no, no.

GERONIMO, CONTE
Con questo uom frenetico
sfiatare non mi vo'.

(Si mettono a sedere, uno da una parte e l'altro dall'altra.)

GERONIMO
(fra sè)
Ora vedete che bricconata!
Chi se l'avrebbe mai immaginata?
Questa è un'azione da mascalzone,
ed al suo impegno non dée mancar.

CONTE
(fra sè)
Ora vedete che uom bilioso!
Come s'accende! Com'è impetuoso!
Non vuol sentire quel che vo' dire,
d'aggiustamenti non vuol parlar!

GERONIMO
(fra sè)
Vediamo un poco se ci ha pensato.

(si alza)

CONTE
(fra sè)
Proviamo un poco se si è calmato.

(si alza)

GERONIMO
Ebben, signore? La sposerete?

CONTE
Ebben, signore? M'ascolterete?

GERONIMO, CONTE
Il mio discorso vi può calmar.

GERONIMO
Via, dite pure quel che vi par.

CONTE
Se invece di Elisetta
mi date la cadetta,
cinquantamila scudi
vi voglio rilasciar.

GERONIMO
Quest'è per quel ch'io sento
quell'accomodamento che voi vorreste far...?

Insieme

GERONIMO
(va di nuovo a sedere)
Lasciatemi, mio caro,
lasciatemi pensar.

CONTE
(va di nuovo a sedere)
Vedete qual denaro
potete risparmiar.

GERONIMO
(fra sè)
Qua risparmio del bell'oro,
così si salva anche il decoro
con un baratto l'affare ho fatto.
Io non ci trovo difficoltà.

CONTE
(fra sè)
Va l'amico ruminando,
al risparmio va pensando.
È il boccone da ghiottone
né scappar se 'l lascerà.

GERONIMO
Ci ho già pensato.

(si alza)

CONTE
Vi ascolto attento.

(si alza)

GERONIMO
Io del baratto sarò contento,
s'anche Elisetta lo accorderà.

CONTE
Non dubitate:
farò in maniera,
che avanti sera mi aborrirà
.

GERONIMO, CONTE
Siamo, siamo accomodati,
ritorniam di buon'umore.
Abbracciamoci di core,
e speriam felicità.

(Geronimo parte)

Scena Seconda

Recitativo

CONTE
Per fare ch'Elisetta mi ricusi
il modo è facilissimo.
Oh, Paolino, Paolino!

PAOLINO
In che posso servirvi?

CONTE
Da me stesso
ho fatto tutto.
Il padre è contentissimo
ch'io sposi Carolina.

PAOLINO
Ma... Lo dite davvero?

CONTE
Certamente. Consolati, e tu stesso
va' a darle questa nuova.
Dille che ogni riguardo è omai finito;
e che disponga il core
ad ubbidir con gioia al genitore.

(parte)

Scena Terza

PAOLINO
Ecco che or ora scoppia
da sé la cosa. Io sono rovinato,
scacciato co' la sposa, e disperato.
Ma no. Mi resta ancora una speranza
nel buon cor di Fidalma.
A lei me n' volo
benché tutto tremante...
ma Fidalma qui giunge...
Ecco l'istante.

FIDALMA
(fermandosi in disparte)
Egli è qua solo; e questo gabinetto
è un luogo adattissimo
per parlar di segreti.

PAOLINO
(fra sè)
Ella mi sembra
che volga in sé qualche pensier molesto.
Ah, che son disgraziato ancora in questo!

FIDALMA
(fra sè)
Mi ha guardato sott'occhio, e ha sospirato.

PAOLINO
(fra sè)
È turbata senz'altro. Il cor mi manca.

FIDALMA
(fra sè)
E sospira di nuovo! Ah! fosse mai
che anch'ei per me sentisse
quel ch'io sento per lui?

PAOLINO
(fra sè)
Orsù coraggio.
Il tempo pressa; ed io me le avvicino.

(a Fidalma)

Se mi è permesso...

FIDALMA
Addio, caro Paolino.
Non mi avete veduta altro che adesso?

PAOLINO
Vi vidi pensierosa, e non mi parve
di dover disturbarvi.

FIDALMA
Voi non mi disturbate.
Pensieroso, però, se non m'inganno,
eravate anche voi?

PAOLINO
Questo è ben vero.

FIDALMA
Paolino?

PAOLINO
Signora?

FIDALMA
I pensier nostri da un'istessa cagion
per avventura sarebbero prodotti?

PAOLINO
È ciò impossibile.

FIDALMA
Non pensavate a me?

PAOLINO
Non so negarlo.

FIDALMA
Ed io pensava a voi. 
Femmina esperta
dal più menomo indizio ancor s'avvede
di quel che non si pensa e non si crede.

PAOLINO
(fra sè)
Che se ne sia avveduta?

FIDALMA
Via non vi confondete
parlatemi con tutta confidenza.

PAOLINO
(fra sè)
Se n'è accorta senz'altro.

(a Fidalma)

Ah! Signora...

FIDALMA
Mi avrete
pietosa, e non crudel.

PAOLINO
La bontà vostra
il mio merito eccede, e mi consola.
Ma con vostro fratello?

FIDALMA
Il fratel mio
deve ben accordar quel che vogl'io.

PAOLINO
E non farà rumore?

FIDALMA
Quale rumor? Contento ei dée mostrarsene
quando ancor non lo fosse.

PAOLINO
Oh mio conforto! Dunque quando?

FIDALMA
Prestissimo.

PAOLINO
Anzi senza dimora.

FIDALMA
Ebbene: in questo punto
vi do la mia parola
che sarete mio sposo.

PAOLINO
Sposo?

FIDALMA
Sì, caro mio.

PAOLINO
Io?

FIDALMA
Sì, mio bene.
Consolati, consolati...
ma di color ti cangi? E che cos'hai?

PAOLINO
(fra sè)
Qual nuovo contrattempo è questo mai!

N. 12 - Duetto

PAOLINO
Sento, oimè, che mi vien male,
già mi manca quasi il fiato.

FIDALMA
Non è niente, sposo amato:
quest'è effetto del piacer.

PAOLINO
Per pietà, che in svenimento
io mi sento già cader.

(siede)

FIDALMA
Quest'è effetto del contento:
passerà: no, non temer...
Mio caro Paolino...
ma certo è svenuto.
Porgiamogli aiuto,
c'è alcuno di là?

Scena Quarta

FIDALMA
(a Carolina)
L'amore e il contento vedete che fa.

CAROLINA
Ma cosa è accaduto?
Ma cos'è stato?

FIDALMA
Il povero giovine
di me innamorato
per gioia in deliquio
vedete che sta.
Io vado a pigliare
un certo elisire;
non state a partire,
restatevi qua.

(parte)

CAROLINA
(fra sè)
Che creder, che dire
da me non si sa.
Giusto cielo! Qual affanno!
Qual sospetto mi martella!

(A Paulino)

Su, ti scuoti. Su, favella,
ch'io mi sento lacerar.

PAOLINO
(s'alza)
Carolina...! Deh, va' via.

CAROLINA
Tu invaghito di mia zia!
E mi vieni ad ingannar

Insieme

PAOLINO
Taci, taci, che per ora
non mi posso qui spiegar.

CAROLINA
Ci mancava questa ancora
per più farmi delirar!

FIDALMA
(entrando)
Son qua pronta, son qua lesta...
ma già in piedi ti ritrovo.
Dal contento che ne provo
questa man ti do a baciar.

PAOLINO
(imbarazzato)
Non mi prendo tanto ardire.

CAROLINA
Mia signora, pian pianino.

FIDALMA
Bacia, bacia Paolino.
Non ci avete voi da entrar.

Insieme

CAROLINA, PAOLINO
Questa certa confidenza
di fanciulle alla presenza
che stia bene non mi par.

FIDALMA
Di qualunque alla presenza
posso dar tal confidenza
a colui che ho da sposar.

(Fidalma parte; Carolina e Paolino
mostrano di partire, ma poi si arrestano)

Scena Quinta

Recitativo

CAROLINA
Vanne, vanne: la séguita...
No, arrestati.
Dimmi, tristo, su, dimmi:
quante pensi sposarne? Ora comprendo
perché a svelar non pensi
il nodo clandestin che ci ha legati.
Lo fai per il piacere
di tradire due donne a un solo istante,
me come sposa, e l'altra come amante.

PAOLINO
No, Carolina, no: chetati, e ascoltami.

CAROLINA
E che deggio ascoltar? Non ti ho trovato
svenuto per amore
al fianco di mia zia? Non l'ho sentita
vantarsi del tuo affetto?
E che l'hai da sposar non ha già detto?

PAOLINO
Questo è un inganno, o cara...

CAROLINA
Eh sì un inganno
che da te si commette.
Se tu amavi mia zia,
perché non sposar lei? Perché sedurre
una fanciulla onesta
priva d'ogni esperienza e d'accortezza
per farla poi crepar dall'amarezza?

PAOLINO
Mi ascolta, per pietà...

CAROLINA
Che vuoi ch'io ascolti?
Comprendo in questo istante
il peso del mio fallo.
Ma senti: io corro adesso
a' piedi di mio padre;
svelerò quel che ho fatto,
a qualunque castigo
mi renderò soggetta.
Di te poi, seduttor, tristo, spergiuro,
segua quel che si voglia, io non mi curo.

(per partire)

PAOLINO
Ferma, ferma, ti prego...

CAROLINA
Oibò... Mi lascia.

PAOLINO
No, ti dico.

CAROLINA
Vo' andar...

PAOLINO
Sentimi, e poi
subito te ne andrai, se andar tu vuoi.

CAROLINA
Ah! Chi poteva mai questo da te aspettarsi!

PAOLINO
Ascolta io dico.

CAROLINA
Io mi sento morir!

PAOLINO
Calmati un poco.

CAROLINA
(piangendo)
Così resterai libero; così la sposerai.

PAOLINO
Ah, no, che tu così morir mi fai.
Nell'inganno tu sei, ragion non senti
e ti scordi in un punto di furore
chi sei tu, chi son io,
tutto l'amore...

CAROLINA
Cosa potresti dir?

PAOLINO
Dir che tua zia
soltanto in quell'istante
mi si scoperse amante;
e la sorpresa mia fu che mi tolse
l'uso dei sensi. Or vanne a pubblicarmi
qual seduttor. Rovinami. Ma prima
prendi questo coltello;
e poiché sei impazzita,
qui dammi prima una mortal ferita.

CAROLINA
Guarda ch'io te la do.

PAOLINO
Non mi ritiro.

CAROLINA
Ma non disse ella stessa che tu l'amavi?

PAOLINO
Equivocò Fidalma.

CAROLINA
Confessa, o fo davvero.

PAOLINO
Se un bugiardo mi credi, spingi senza pietade.

CAROLINA
Ah! Mi vien freddo, ed il coltel mi cade.

PAOLINO
Or sappi, sposa mia, che più maneggio
non trovo al scoprimento
per salvar il decoro;
e a noi non resta
che di fuggir.
Co' buoni uffizi il padre
farem poi che si plachi.
Quel ch'è fatto è già fatto; ed alla fine
presto o tardi lo sdegno
ha il suo confine.

N. 13 - Aria

PAOLINO
Pria che spunti in ciel l'aurora
cheti cheti, a lento passo,
scenderemo fin abbasso
che nessun ci sentirà.
Sortiremo pian pianino
dalla porta del giardino:
tutta pronta una carrozza
là da noi si troverà.
Chiusi in quella il vetturino
per schivar qualunque intoppo,
i cavalli di galoppo
senza posa caccerà.
Da una vecchia mia parente
buona donna, e assai pietosa,
ce n'andremo, cara sposa,
e staremo cheti là.
Come poi s'avrà da fare
penseremo a mente cheta.
Sposa cara, sta pur lieta,
che l'amor ne assisterà.

(parte)

Scena Sesta

Recitativo

CAROLINA
Fuggir? Palese al mondo
render il nostro fallo? E far di noi
parlar con disonor? Questo sarebbe
render più acerba ancora la ferita
al seno di mio padre...
no, no. Pria di risolvermi
a così duro passo,
che costerebbe a me troppo dolore,
voglio tentar quel che mi dice il core.

(parte)

Scena Settima

ELISETTA
Qua nulla si conclude,
qua ognuno sta in silenzio;
ed io mastico intanto amaro assenzio.

CONTE
(fra sè)
Qui la trovo alfin. Voglio provarmi
se la posso ridurre a ricusarmi.

(Ad Elisetta)

Servo, servo umilissimo

ELISETTA
Venite come sposo o mancatore?

CONTE
Vengo qual mi volete.
Conoscitor del vostro
merito singolar degno d'un soglio,
sol dal vostro piacer dipender voglio.

ELISETTA
Voi parlate d'incanto.

CONTE
E più v'incanterò se mi ascoltate.

ELISETTA
Benissimo. Parlate.

CONTE
In primo luogo
creder voi mi dovete il più sincero,
il più ingenuo di tutti:
che ho il core sulle labbra: e che son tale
che di me pur io dico il bene e il male.

ELISETTA
Vediamone una prova. Per esempio:
quel di far all'amor con mia sorella,
essendo a me promesso,
lo dite male o bene?

CONTE
Male, male, malissimo.
Ecco ch'io lo confesso. In certi incontri
sono di un naturale
facile a sdrucciolar.
Ma meglio udite
s'è ver ch'io son sincero. In me sicuro
che c'è del buon; ma prima
che i lacci d'imeneo
fra noi sian stretti,
io vi avverto di aver dei gran difetti.

ELISETTA
Quando li conoscete, è cosa facile
che possiate emendarvi.

CONTE
Oh! Lo credo impossibile.
Sempre ho sentito a dire
che co' la vita si mantiene e dura
quel vizio che nell'uom passa in natura.

ELISETTA
Voi mi sgomentereste se vi credessi in tutto.

CONTE
Basta... credete pure
quello sol che vi piace. Io con voi tratto
da galantuomo,
e in termini assai schietti
io vi avverto di aver dei gran difetti.

ELISETTA
Poiché me lo avvertite.
Obbligata vi son. Ma non temete.
Cercherò di adattarmi.

CONTE
Oh! Questo poi
sarà difficilissimo:
ve ne sono di fisici.
Ve ne son di morali. Insomma io parlo
ingenuamente: e tocca a voi, signora,
di far poi riflessione a questi detti,
ch'io vi avverto
di aver dei gran difetti.

ELISETTA
(fra sè)
A mettermi comincia un poco in apprensione.

(A Conte)

Orsù, signore,
giacché siete sincero, anche vi piaccia
di dirmi quali sono per poter regolarmi.

(Fra sè)

Alla fine non vorrei sacrificarmi.

CONTE
Sentite: io ve li dico
perché voi lo volete, e vi ubbidisco;
per altro in verità
che ne arrossisco.

N. 14 - Aria

Son lunatico bilioso.
Son soggetto all'emicrania:
ho sovente certa smania
che in delirio mi fa andar.
Son sonnambulo perfetto
che dormendo vo a girar.
Sogno poi, se sono a letto,
di dar calci, e di pugnar.

ELISETTA
Tutto questo? Bagatelle!

(Fra sè)

Qui ci va della mia pelle...
ma saprommi riguardar.

CONTE
Piano, piano. Non è tutto,
per gli amori ho un gran trasporto.
Per le donne casco morto;
e di questo che vi par?

ELISETTA
Questo è un vizio troppo brutto...
ma il potrete un dì lasciar.

CONTE
Ma aspettate, mia signora:
tutto detto non ho ancora.
Son vizioso giocatore,
crapulone, bevitore:
mi ubriaco spesso spesso,
che vo fuori di me stesso,
casco in terra, oppur traballo:
son più strambo di un cavallo.
Vado tutti a maltrattar.

ELISETTA
Ora poi non credo niente,
voi lo dite per scherzar.

CONTE
Quando poi non lo credete,
dico questo, e ve lo giuro:
che a me nulla voi piacete,
che non v'amo, e non vi curo,
non vi posso tollerar.

(parte)

Scena Ottava

Recitativo

ELISETTA
Potea parlar quell'anima incivile
con più di scandescenza!

FIDALMA
Elisetta mia cara, vi trovo ben turbata!

ELISETTA
Se dagli occhi del Conte
non si toglie ad un tratto Carolina,
qui nasce una rovina.
Convien togliergli affatto ogni speranza
di poterla sposar.

FIDALMA
Dite benissimo.
Ma se voi la credete
invaghita del Conte, io poi vi dico,
che forse, forse con ragion fondata
la credo di Paolino innamorata.

ELISETTA
Di quello non mi curo.

FIDALMA
Me ne curo ben io: né più mi sento
di tenerlo celato.

ELISETTA
Dunque facciam che debba passar in un ritiro
acciò non ci disturbi.

FIDALMA
Ottimamente.
Questo è il pensier che anch'io volgeva in mente.
Lasciate far a me: la fraschettina
mandata vi sarà doman mattina.

Scena Nona

GERONIMO
Ebben? Sei persuasa
di rinunziar a questo matrimonio?

ELISETTA
Non sarà vero mai ch'io vi rinunzi
perché poi mia sorella
debba sposar il Conte.

GERONIMO
Si può fare un baratto per te vantaggiosissimo.

FIDALMA
Non si fanno baratti. Anzi mi meraviglio,
che un uomo come voi prudente e saggio
proponga ad essa un altro maritaggio.

GERONIMO
Sì, un altro maritaggio. Ecco, tua zia
è della mia opinione.

FIDALMA
Anzi, dico di no. Si deve togliere
la causa del disordine.
Carolina fomenta
la passione del Conte; onde si deve
farla sparir, mandarla in un ritiro;
e acchetàti che sian tutti i rumori,
allora poi... Sì, allor venirà fuori.

ELISETTA
Avete ben capito?

GERONIMO
Sì, sì, parlate pure.

FIDALMA
E se questo non fate, il mio decoro
non vuol che in questa casa
io me ne resti più. Voi mi farete
de' capitali miei restituzione,
e così finiremo ogni questione.

ELISETTA
Avete inteso bene?

GERONIMO
Sordo non son. Farò quanto conviene.

N. 15 - Terzetto

FIDALMA
Cosa farete? Via, su, parlate.

ELISETTA
Via, risolvete; via non tardate.

ELISETTA, FIDALMA
Presto, anzi, subito si deve far.

GERONIMO
Ma non strillate tutte due unite.
Sento che il timpano voi mi ferite.
Parlate piano senza gridar.

ELISETTA, FIDALMA
(piano )
Diremo dunque, diremo piano,
che in un ritiro di qua lontano
per metter ordine al gran disordine
la Carolina si dée mandar...
Voi ci sentite?

GERONIMO
Che cosa dite?

ELISETTA
(forte, all'orecchio)
Abbiam parlato...

FIDALMA
(come sopra)
Vi abbiamo detto...

GERONIMO
Sia maledetto questo strillar!

ELISETTA
In un ritiro ~ la Carolina...

GERONIMO
Già v'ho capito ~ cara signora.

FIDALMA
Mandar dovete ~ doman mattina...

GERONIMO
Già v'ho capito ~ ch'è un quarto d'ora.

ELISETTA, FIDALMA
O che fracasso di satanasso
tutta la casa farà tremar.

GERONIMO
Senza far chiasso, senza fracasso
si può ben dire, si può parlar.

(Fidalma ed Elisetta partono)

Scena Decima

Recitativo

GERONIMO
In un ritiro? E perché in un ritiro
la devo far passar, se il mio interesse
anzi vuol ch'io permetta
che il Conte se la sposi!
No. Piano. E mia sorella
se sdegnata perciò, dal mio negozio
leva i suoi capitali? Ella è una scossa
ch'oggi io non so se sostener la possa...
dunque andrà in un ritiro.
Pensiamo or dunque in qual miglior maniera
devo darle la nuova innanzi sera.

Scena Undicesima

CAROLINA
Son risoluta io stessa
di vincere il rossor.
Io sudo... io gelo...
ma farlo, oddio!, convien...
M'aiuta, o cielo...!

(Don Geronimo entra)

Ah, signore! Ai piè vostri ecco una figlia...

GERONIMO
Che cos'hai? Che cos'è?
Cos'è accaduto?
Alzati, e parla in piedi...

CAROLINA
Ah, no signore...

GERONIMO
Alzati ed ubbidisci al genitore.
Io però ti prevengo
in quello che vuoi dirmi.
Tua sorella e tua zia t'hanno già detto
che devi in un ritiro
passar doman mattina: e tu ten vieni
tremante e sbigottita,
quasi ci avessi da restar in vita.

CAROLINA
Io in un ritiro? Ah! mio signor...

GERONIMO
Tu devi far la mia volontà.

CAROLINA
Fuori di tempo è un ritiro per me.

GERONIMO
Soli due mesi
ci starai, e non più...

CAROLINA
Deh! Padre mio. Altro è quel che mi affanna...

GERONIMO
Il mio interesse il vuole, e la mia pace...

CAROLINA
Ah! Permettete
che ai vostri piè mi getti; e che implorando
la pietade paterna...

GERONIMO
Orsù, mi secchi signora fraschettina.
Nel ritiro anderai doman mattina.

(parte)

Scena Dodicesima

CAROLINA
E possono mai nascere
contrattempi peggiori!
Il padre mio sedotto,
mia sorella e mia zia con me alterate,
tutti in orgasmo: e come mai poss'io
svelar in tai momenti il fallo mio?

(segue con strumenti)

N. 16 - Recitativo accompagnato

CAROLINA
Come tacerlo poi, se in un ritiro
ad entrar son costretta...?
Misera...! In qual contrasto
di pensieri mi trovo! Io son smarrita...
cielo, deh, tu m'addita
il consiglio miglior.
Qualche speranza rendi al cor mio...
Ma il core, oddio! mi dice:
Carolina infelice,
pietà di te non sente il ciel tiranno...
Ah! Disperata io vo a morir d'affanno...

(per partire disperatamente, s'incontra
nel Conte che la trattiene)

Scena Tredicesima

Recitativo

CONTE
Dove, dove mia cara
con tanta agitazione? Oimè! Parlate,
che avete? Che chiedete?
Io son per voi
col cor, col sangue, co' la vita istessa;
più di voi nulla al mondo or m'interessa.

CAROLINA
Ah, potessi parlar!

CONTE
Chi vi trattiene?

CAROLINA
Mi trattiene il decoro,
e quella diffidenza
che deggio aver nel caso mio importante
d'uno che già mi si è scoperto amante.

CONTE
Diffidar d'un che v'ama!
Oh, questo caso
esser non può che quello
di scoprirgli un rival. Ma udite, o cara:
un uom di mondo io sono:
s'egli è prima di me, ve lo perdono.
D'esser tardi arrivato
incolperò la sorte mia rubella.

CAROLINA
E dareste la mano a mia sorella?

CONTE
Questo poi no.

CAROLINA
Sposata pur l'avreste
senza contraddizion, s'io più di lei,
per un gioco del caso in quel momento,
non vi fossi piaciuta?

CONTE
Si, è ver: ma mi piaceste; ed il mio core
or non vorria che voi.

CAROLINA
Ma però tutto quel che il cor vorrebbe
non è sempre possibile.

CONTE
Ve l'accordo anche questo.

CAROLINA
Dunque se l'ottenermi
impossibile fosse, ah! signor mio,
perché coltivereste un tal desio?
Perché se voi m'amate mi vorreste infelice,
quando potreste invece
rendermi voi, con una eroica azione,
oggi la vita, e la consolazione?

CONTE
In orgasmo mi mette
questo vostro parlar, che par d'incanto.
Però non mi confondo.
Sì, v'amo; e questo amor, se a voi ciò piace,
d'ogni più bella azion sarà capace.

CAROLINA
Giuratemelo, Conte.

(in questo Elisetta, Fidalma ed il signor
 
Geronimo che osservano)

CONTE
Io ve lo giuro
sull'onor mio, su questa bella mano
ch'io vo' baciar. Sentiamo ora l'arcano.

Scena Quattordicesima

ELISETTA
Còlti vi abbiam.

FIDALMA
Còlti vi abbiam sul fatto.

ELISETTA
(a Geronimo)
Vedete la sguaiata?

FIDALMA
Vedete la fraschetta?
Tutti gli uomini alletta:
e la mano si lascia
baciar da ognun che amore a lei protesta.

GERONIMO
Ora da dubitar più non mi resta.

CAROLINA
Ma signor...

GERONIMO
Taci là.

CONTE
Ma non sapete...

ELISETTA
Tacete voi, che ben vi sta.

FIDALMA
Tacete.

GERONIMO
Domani nel ritiro. E voi, signore,
o doman sposerete
quella cui prometteste, o dell'affronto
noi la vedrem se mi farò dar conto.

CONTE
Ma se...

GERONIMO
Non vi do ascolto.

CAROLINA
Ma io...

ELISETTA
Voi in un ritiro.

FIDALMA
In un ritiro.

CAROLINA
(fra sè)
Ah, ch'io pazza divento! Io già deliro!

N. 17 - Quintetto

CAROLINA
Deh, lasciate ch'io respiri,
disgraziata, meschinella!
Io rival di mia sorella
no, non sono, ed il ciel lo sa.
Incolpata son a torto.

(al Conte)

Deh, parlate voi, signore:
sincerate il genitore,
che a voi più si crederà.

CONTE
Quest'amabile ragazza...

FIDALMA
È un'astuta, è una sguaiata.

ELISETTA
Siete parte interessata.

ELISETTA, FIDALMA, GERONIMO
Nel ritiro andar dovrà.

CAROLINA
Sol tre giorni alla partenza
io vi chiedo per pietà.
Palesar la mia innocenza
qualche cosa vi potrà.

FIDALMA
No: il ritiro è destinato.

ELISETTA
No: il ritiro è preparato.

GERONIMO
No: il ritiro è pronto già.

CAROLINA
Ma voi siete tanto cani
senz'amor né carità!

(fra sè)

Io mi perdo, mi confondo,
il cervel da me se n' va!

ELISETTA, FIDALMA, GERONIMO
Se cadesse ancora il mondo
deve andarci, e ci anderà.

CONTE
(fra sè)
Io divengo furibondo
s'anche un poco resto qua.

(Carolina, il Conte ed il signor Geronimo
partono per diverse parti)

Scena Quindicesima

Recitativo

ELISETTA
Sarete or persuasa
ch'è il Conte, e non Paolino,
quello di cui è invaghita?
Ma non vi penso or più: sarà finita.

FIDALMA
Ed io credo benissimo
che sia una civettina: o che piuttosto
una di quelle sia
che s'innamoran sol per debolezza
di ciascun che le guarda o le accarezza.

N. 18 - Aria

ELISETTA
Se son vendicata
contenta già sono.
Al Conte perdono
la sua infedeltà.
Se tolto è l'oggetto
che il cor gl'incatena,
con faccia serena
la man mi darà.

(partono)

Scena Sedicesima

Recitativo

GERONIMO
Venite qua, Paolino. Questa lettera
spedite per espresso
a Madama Intendente del ritiro
che vedete qui scritto, acciò le arrivi
domani di buon'ora.
Sia cura vostra ancora,
prima di andar a letto,
d'avvertire la posta, acciò non manchi
di qui mandarmi all'alba
quattro buoni cavalli... Eh? Cosa dite?

PAOLINO
Io non parlo, signor.

GERONIMO
Bene. Eseguite.
Io mi ritiro adesso. Andate pure.
Stanco oggi son di tante seccature.

(prende un lume ed entra nella
sua stanza)

Scena Diciassettesima

PAOLINO
E a risolversi adesso
ad una pronta fuga
forse ancor tarderà la sposa mia?
Forse ancor potria,
in queste circostanze,
lusingarsi e sperar favore o aiuto?
Da chi? Come? In qual modo...?
Io son perduto!
No, si risolverà.
Per affrettarmela, vado nella sua stanza.
Non v'è più tempo: non v'è più speranza.

(prende un altro lume ed entra
nella stanza di Carolina)

Scena Diciottesima

N. 19 - Duetto

CONTE
(fra sè)
Il parlar di Carolina
penetrato m'è nel seno.
Ah, saper potessi almeno
il segreto del suo cor!
Per sì amabile ragazza
io non so quel che farei:
e salvarla ben vorrei
dal domestico livor.

ELISETTA
(fra sè)
Ritirato io lo credeva
e lo trovo or qui vagante
un sospetto stravagante
mi fa nascere nel sen.

CONTE
(fra sè)
A trovarla me ne andrei
se credessi di far ben.

ELISETTA
Signor Conte, serva a lei;
che vuol dir che qui la trovo?

CONTE
Vuol dir questo, ch'io mi movo.

ELISETTA
Che stia solo non convien.

CONTE
Grazie, grazie, mia signora:
vada pur, ch'io vado ancora.
Tempo è già di riposar.

(si prendono un lume per cadauno)

ELISETTA
Buona notte al signor Conte.

CONTE
Dorma bene. Madamina.

Insieme

ELISETTA
(fra sè)
Finché venga domattina
in sospetto devo star.

CONTE
(fra sè)
Questa furba sopraffina
non vo' farla sospettar.

(Si ritirano nelle proprie stanze,

resta la scena oscura.)

Escena Ultima

N. 20 - Finale II

PAOLINO

Deh, ti conforta, o cara.
Seguimi piano piano.

CAROLINA

Stendimi pur la mano
che mi vacilla il piè.

CAROLINA, PAOLINO

Oh, che momento è questo
d'affanno e di timore!
Ma qui dobbiam far core,
ch'altro per noi non c'è.

(s'avviano per partire)


PAOLINO

Zitto... Mi par sentire... Sì, sento un uscio aprir.

CAROLINA, PAOLINO

Potrebbe alcun venire:
si tardi un po' a partir.

(rientrano nella stanza)


ELISETTA

(con lume)

Sotto voce qua vicino
certo intesi a favellar.
Una porta pian pianino
ho sentito poi serrar...
Ho sospetto... Vo' scoprire.

(va ad ascoltare alla porta di Carolina)


A parlar pian pian si sente...
vi sta il Conte certamente...
io li voglio svergognar.

(va a battere alla porta di Fidalma)


Sortite, sortite.
Venite qui in fretta!

FIDALMA

(di dentro)

Chi batte? Chi chiama?

ELISETTA

Son io, Elisetta...

(va a battere alla porta del
signor Geronimo)

Aprite, deh, aprite,
sortite signore!

GERONIMO

(di dentro)

Chi picchia sì forte?
Chi fa tal rumore?

ELISETTA

Venite qua fuori:
si tratta d'onor.

(sortono Fidalma ed il signor Geronimo con lume in mano)


FIDALMA

Che cosa è accaduto?

GERONIMO

Che cosa è mai nato?

FIDALMA

Io sono tremante.

GERONIMO

Io son sconcertato.

ELISETTA

Il Conte sta chiuso
con mia sorellina.
Si faccia rovina
di quel traditor.

ELISETTA, FIDALMA, GERONIMO

(gridando alla porta di Carolina)

Conte perfido, malnato!
Conte indegno, scellerato...
fuori, fuori vi vogliamo,
che scoperto siete già.

CONTE

(esce il Conte dalla sua stanza)

Qui dal Conte che si vuole?
Quai indegnissime parole?
Ecco il Conte: eccolo qua.

ELISETTA, FIDALMA, GERONIMO

Quale sbaglio! Qual errore!
Perdonate, mio signore;
qui un equivoco ci sta.

CONTE

Ubriachi voi sarete.

FIDALMA, GERONIMO
Io no certo:

(indicando Elisetta)

S
arà lei.

ELISETTA
No signor: lo giurerei:
qualcun altro vi sarà.

FIDALMA, GERONIMO, CONTE
Stando in piedi questa sogna.
Qua confonderla bisogna.

GERONIMO
Carolina, fuori, fuori...
Anche questa si vedrà.

(All'uscio di Carolina, la quale sorte con Paolino, e 
vanno ad inginocchiarsi ai piedi del signor Geronimo.)

CAROLINA, PAOLINO
Ah, signore, ai vostri piedi
a implorar veniam pietà!

ELISETTA, FIDALMA
GERONIMO, CONTE
Or che vedo io resto estatico!
Quest'è un'altra novità.

GERONIMO
Cosa s'intende?

FIDALMA
Cosa vuol dire?

CAROLINA, PAOLINO
Vi supplichiamo di compatire,
che d'amor presi... Son già due mesi...
il matrimonio fra noi seguì.

FIDALMA, GERONIMO
Il matrimonio!

CAROLINA, PAOLINO
Signori sì.

GERONIMO
Ah, disgraziati! Qual tradimento!
Andate, o tristi: pietà non sento.
Più non son padre: vi son nemico.
Io vi discaccio, vi maledico,
raminghi andate lontan da me.

CAROLINA, PAOLINO
Pietà, perdono. Colpa è d'amore.

FIDALMA
Pietà non s'abbia d'un traditore.

ELISETTA, CONTE
Deh! Vi calmate. Deh! Vi placate,
rimedio al fatto più già non c'è.

FIDALMA
Sian discacciati. Sian castigati.
Azion sì nera punir si de'.

CONTE
Ascoltate un uom di mondo,
qui il gridar non fa alcun frutto:
ma prudenza vuol che tutto
anzi s'abbia d'aggiustar.
Il mio amor per Carolina
m'interessa a suo favore.
Perdonate a lor di core.
Ch'io Elisetta vo a sposar.

ELISETTA
M'interesso anch'io signore,
deh! Lasciatevi placar.

GERONIMO
(a Fidalma)
Voi che dite?

FIDALMA
Voi che fate?

ELISETTA, CAROLINA
CONTE, PAOLINO
(tutti inginocchiati)
Perdonate, perdonate.

FIDALMA
Già che il caso è disperato,
ci dobbiamo contentar.

GERONIMO
Bricconacci! Furfantacci...!
Son offeso, son sdegnato...
ma... vi voglio perdonar.

ELISETTA, CAROLINA
CONTE, PAOLINO
Che trasporto d'allegrezza!
Che contento! Che dolcezza!
Io mi sento giubilar!

TUTTI

Oh che gioia! Oh che piacere!
Già contenti tutti siamo!
Queste nozze noi vogliamo
con gran pompa celebrar.
Che si chiamino i parenti,
che s'invitino gli amici,
che vi siano gli strumenti.
Che si suoni, che si canti.
Tutti quanti han da brillar.




PRIMER ACTO



Escena Primera

(Sala que conecta varios aposentos)

N.- 1 Introducción

PAULINO
Querida, no tengas duda,
muéstrate serena
pues pronto tendrá fin la pena
que turba tu corazón.

CAROLINA
Querido, me das esperanzas,
me mostraré más alegre.
Siendo tu esposa secreta 
ocultaré mi dolor.

PAULINO
¿Quizás estés arrepentida?

CAROLINA
¡No esposo mío, vida mía!

PAULINO
Entonces ¿por qué no muestras tu alegría
igual que antes?

CAROLINA
Porque a cada hora temo 
aquello que pueda ocurrir.
¡Date prisa, ¡ay!, apresúrate
el secreto a desvelar!

PAULINO
Sí, amada esposa,
te quiero complacer.

AMBOS
Si el amor se goza en paz
no hay mayor satisfacción,
pero no hay tormento igual
si a cada instante se ha de temer.

Recitativo

CAROLINA
No, no es una ilusión.
Nuestra unión no puede durar secreta 
por tanto tiempo,
y si se descubriera antes de lo que debe descubrirse 
¡qué griterío en la casa
y qué chismorroteo fuera de ella!
¡Oh, esposo amado!
Ni siquiera un arrebato de amor estaría justificado.

PAULINO
Dices la verdad, así lo veo yo también.

CAROLINA
Que mi padre
es un hombre rígido, es verdad;
pero en el fondo tiene buen corazón.
Montará en cólera en un primer momento
cuando se lo hagamos saber,
pero después de algunos días
estoy segura que lleno de amor
nos concederá el perdón.

PAULINO
Sí, sólo esa seguridad fue la que nos indujo
a atar nuestro nudo clandestino.
Pero óyeme: 
hoy la suerte me presenta 
una ocasión propicia
para, sin temor,
revelar el secreto.

CAROLINA
¡Dímelo!
¡Rápido, ah, consuela mi corazón!

PAULINO
Al fin he podido lograr
satisfacer la ambición de don Jerónimo
que hacía tiempo ansiaba 
emparentar con algún  
rancio y noble linaje.

CAROLINA
¿Y?

PAULINO
Tu hermana 
será la esposa de mi protector,
el conde Robinson,
con cien mil escudos de dote.
Y yo, habiendo manejado
los intereses entre ambos,
espero que me estén agradecidos.

CAROLINA
¡Bien, sí muy bien!
Al conde comprometerás
para que revele a mi padre nuestro secreto.
Pero, ¿cuándo vendrá?

PAULINO
No tardará, hoy mismo lo espero.
Más bien llegará de un  momento a otro.
Aquí está la carta que 
al señor Jerónimo debo presentar.
Pero... me parece oír su voz
¡Él ha regresado a la casa!

CAROLINA
¡Es verdad, es verdad!
Para estar más tranquila, me retiraré.

2. - Dúo

CAROLINA
Te dejo, pues no está bien
que nos encuentre juntos.

(comienza a salir, pero regresa)

¡Ah, tú bien sabes que vivo penando
si no estoy a tu lado!

PAULINO
Sí separémonos, pues no es prudente
que nos encuentren juntos.

(se aleja y regresa)

¡Ah, tú bien sabes que el corazón me robas
cuando te alejas de mí

CAROLINA
¡No, parece que no viene!... ¡Sí, sí viene!...

PAULINO
¡Dame un abrazo!

AMBOS
¡Ah, hallaremos perdón,
pues el cielo no será tan cruel!

(Carolina sale)

Escena Segunda

Recitativo

PAULINO
¡Ya lo oigo venir!
Para hacerme entender
deberé hablar con voz bien alta pues,
aunque él no lo reconozca
padece un gran sordera,
y dice oír aunque no oiga nada.

JERÓNIMO
(a algunos sirvientes)
¡No debéis equivocaros, gente ignorante,
sobre quién es el señor Jerónimo!
En Italia, todos los comerciantes acaudalados
poseen un título de noble.
También yo quisiera serlo,
pues quien tiene oro ha de salir del fango...
A cualquier precio
quiero tener un título
que me haga ilustrísimo. 
¡Oh, Paulino querido!

PAULINO
He aquí una carta del conde Robinson, 
que por correo, incluida en una mía, 
acaba de llegar.

JERÓNIMO
Sí acabo de llegar... ¿y esa carta?
¿Para quién es?...¿Quién la manda?

PAULINO
(fuerte)
¡El conde Robinson!

JERÓNIMO
¡El Conde Róbinson!
Sí, sí, te he oído perfectamente.

(la lee en voz baja)

¡Ah, ah, comienza bien!…
¡Oh, oh, y sigue aún mejor!…
¡Ji, ji, ji, ji!
¡De alegría salta mi corazón en el pecho!

PAULINO
¡Ah ah, oh oh, ji, ji!... Ya la ha leído.

JERÓNIMO
¡Ven, Paulino,
ven para que te abrace!
¡Es mérito tuyo esta buena noticia,
te estoy obligado de por vida!

PAULINO
(para sí)
Esto va bien...

JERÓNIMO
Dentro de poco el conde, mi futuro yerno,
llegará aquí para suscribir el contrato.
Elisetta será condesa, todo está concretado.
Y más adelante, a Carolina, 
le conseguiré un matrimonio 
de tanta o más nobleza aún.

PAULINO
(para sí)
Esto no me gusta...

JERÓNIMO
¿Qué tienes? ¿Estás preocupado?

PAULINO
¿Yo?... No, señor.

JERÓNIMO
¿Qué?

PAULINO
¡Al contrario, estoy muy contento por esta boda!

JERÓNIMO
Bien, pues entonces ve
y permanece atento a la llegada del Conde.
Ordena todo aquello que te parezca adecuado
para tratarlo convenientemente.

(Paulino sale)

Escena Tercera

JERÓNIMO
¡Vayamos pues y no tardemos 
en dar la feliz noticia a la familia!
¡Elisetta! ¡Fidalma! ¡Carolina!
¡Hijas, hermana, amigos, servidores,
todos cuantos hayan en la casa, venid aquí!

CAROLINA
¿Señor Padre?

ELISETTA
¿Señor?...

FIDALMA
¿Querido hermano?...

CAROLINA
¿Qué ocurre?

ELISETTA
¿Qué pasa?

CAROLINA
¿Qué ha sucedido?

3. - Aria

JERÓNIMO
¡Oíd todos oíd!
¡Abrid las orejas
 y saltad de júbilo!
Un noble matrimonio
ha sido acordado para usted,
señora condesita,
pues eso es lo que serás a partir de hoy.
Vamos, querida mía,
besa la mano de tu papá.
¡Que sin reparar en gastos
se prepare una fiesta!
¡Compartid todos
mi felicidad!
Hermana mía, ¿qué opinas?
¿Qué dices tú, Elisetta?

(a Carolina)

¿Por qué estás
con los labios apretados?
¡Vamos, vamos, 
que tu padre ya buscará para ti  
otro gran apellido.
¿Y estás con la mirada baja?
¿No abres la boca?
¡Qué orgullosa! 
¡Ay de mí, qué orgullosa!
En verdad tienes carácter.
¡Arranca la envidia
que hay en tu pecho!

(sale)

Escena Cuarta

Recitativo

ELISETTA
Señorita hermana,
permítame que le recuerde
que yo soy la mayor y usted la segunda,
por ello debe abandonar
toda muestra de
envidia.
Mejor sería que
rogase 
por obtener mis favores.

CAROLINA
¡Ja, ja! 
Con tus favores
verdaderamente no sabría qué hacer.

ELISETTA
¿Habéis oído a la insolente?
¡
Yo soy una condesa y tú no eres nadie!

FIDALMA
¡Siempre
estamos en lo mismo!
Entre hermana y hermana:
que por un poco de vanidad de la una...
que por querer ser más altiva la otra...
¡No hay ni
un sólo día en paz!

ELISETTA
¿Qué vanidad tengo yo? Dilo.

CAROLINA
¿Que altivez es la que condenas en mí?

ELISETTA
¿No tengo quizá yo la razón?

FIDALMA
Sí, ella te debe respetar.

CAROLINA
¿Estoy yo equivocada entonces?

FIDALMA
No, ella no debe incitarte.

ELISETTA
¿Qué? ¿Acaso yo la instigo?

CAROLINA
¿Que? ¿Quizás yo la insulto?

FIDALMA
No, para nada, pero... ¡no alborotad más!

CAROLINA
Yo de ella no tengo envidia.
No me disgusta
su encumbramiento,
sólo me molesta 
que se dé tanta presunción.

(intenta salir)

ELISETTA
Volverme la espalda de este modo,
¡
es otra impertinencia!

CAROLINA
Perdone, si le he faltado a su excelencia...

4. - Trío

CAROLINA
Hago una reverencia
a la gentil condesa.
Se nota que ha nacido
para ser una gran dama.
Pero por otra parte...
¡
me hace reír!

ELISETTA
¡
Grita y revienta
pues
soy dama y condesa!
Búrlate si quieres,
búrlate de ti misma,
pero
por otro lado
no tienes ninguna
educación.

FIDALMA
(a Elisetta)
¡Esa vanidad querida mía,
es un poco excesiva!

 (a Carolina)

Querida,
tú eres
demasiado insolente.
¡Vergüenza, vergüenza!
¡Acabad ya!

CAROLINA
¡No soy
su sirvienta!

ELISETTA
¡
Soy tu hermana mayor!

CAROLINA
¡
Ambas somos hijas
de un mismo padre!

ELISETTA
¡Histérica!

CAROLINA
¡Engreída!

Conjunto

FIDALMA
¡Terminad con esto! ¡Callaos!

ELISETTA, CAROLINA
¡N
o puedo aguantar sus groserías!

FIDALMA
¡
Estos gritos entre vosotras,
 no están bien!

(Carolina se va)

Escena Quinta

Recitativo

FIDALMA
Cálmate y escucha: 
Dentro de poco tú te irás con tu marido
y
ella quedará aquí, no te molestará más.
Yo me alegro de tu matrimonio
y creo que dentro de poco... 
pero calla... sólo a ti te lo confío...
¡Ah, por favor, guarda el secreto!

ELISETTA
Confiad en mí, que soy muy reservada.

FIDALMA
Tú te alegrarás también con el mío...

ELISETTA
¿El suyo?

FIDALMA
Sí. Dueña de mí misma,
rica por el testamento
de mi primer marido,
y joven aún,
no creo que digan que soy necia
si quiero casarme nuevamente.

ELISETTA
No, querida tía,
haces muy bien y te apruebo,
pero un disgusto bien grande
sentirá mi padre
viéndote obligada a alejarte de él,
pues bien
que te aprecia como a sus propios ojos.

FIDALMA
En cuanto a eso... 
Podría ser...  que quizá no me aleje.

ELISETTA
¿Puedo saber quién es él?

FIDALMA
No, aún es muy pronto.
Todavía con aquél a quien quiero
no he hablado.

ELISETTA
Dime esto al menos ¿es joven?

FIDALMA
¡
Joven, totalmente joven!

ELISETTA
¿Es apuesto?

FIDALMA
¡
El mismo retrato de Cupido!

ELISETTA
¿Es noble?

FIDALMA
No quiero adelantar más detalles.

ELISETTA
¿Es rico?... Respóndeme

FIDALMA
¡Oh, querida mía, eres demasiado curiosa!

(Para sí)

Si continúa escarbando un poco más
va a descubrir que se trata de Paulino.

5. - Aria

Es verdad que en esta casa
yo soy la señora,
que mi hermano me quiere
y
todos me estiman.
Es verdad que gozo de mi libertad,
pero con un marido
¡
mucho mejor se está!

¿Estoy fuera de la casa?...
¡nadie m
e echa de menos!
A la hora que quiero
almuerzo y ceno.
En
la cama me meto
cuando tengo ganas,
pero con un marido
¡
mucho mejor se está!

Es cierto que en ocasiones
se siente un cierto fastidio,
y
no siempre la mujer
aguanta paciente
las contrariedades,
eso se sabe,
pero con un marido
¡
mucho mejor se está!

Mi querida muchacha,
puesto que
vas a experimentarlo
has de saber que lo que digo 
es cierto,
ya me dirás después,
estoy segura de ello,
que con un marido
¡
mucho mejor se está!

(salen ambas)

Escena Sexta

(Entran don Jerónimo y Carolina)

Recitativo

JERÓNIMO
Antes que llegue el conde
quiero verte alegre,
quiero que hoy me feliciten todos
por mi buena suerte.
¿Me entiendes? ¡
Ríe, ríete fuerte!

CAROLINA
No, pues si me riera,
no haría más que fingir 
y sería
una cosa forzada.

JERÓNIMO
Seguro que lo harás con gusto...
Me acaba de llegar una proposición
para que
tú también seas la esposa de un caballero.
Hoy mismo se ha de tomar una resolución.
¡
Ríe, ríe muchacha!

CAROLINA
(para sí)
¡Oh, pobre de mí!
Aquí puede comenzar la catástrofe
si Paulino no se da prisa.

JERÓNIMO
¿
Por qué no te ríes?
¿Por qué tienes
esa cara tan triste?

CAROLINA
¡
Me duele la cabeza!

JERÓNIMO
(oyendo y entendiendo mal)
¿Que si él es un señor inteligente?
Es un caballero y...
¡no pretenderás que además tenga talento!

CAROLINA
(para sí)
¡Ah, me falta un consejo en un momento como éste!

Escena Séptima

PAULINO
(en voz muy alta)
¡
Señor, aquí está el Conde!

JERÓNIMO
¿El Conde? ¡Oh, rápido, rápido
repasemos el discurso
y vayamos a su encuentro!

PAULINO
¡Él se ha dado más prisa que nosotros!

6. - Cavatina

CONDE
¡
Sin ninguna ceremonia,
con su permiso avanzo
y
saludo a todos!
¡N
o se incomoden, no lo deseo,
pero
cumplimientos no suelo hacer!
Únicamente daré al suegro un abrazo.

(dirigiéndose a Fidalma)

Soy su servidor...

(a Elisetta)

Con mucho gusto
beso a usted la mano...

(a Carolina)

Vengo a usted, sí, vengo a usted
que tiene esos ojos tan hermosos...
Paulino, amigo mío,
aquí todo es gracia y belleza.
¡Bien por el padre! ¡Bien por la hija!
Sois un encanto y una maravilla;
sois la alegría de... 
¡
Disculpadme, pero he de respirar
o los pulmones estallarán!

ELISETTA, CAROLINA Y FIDALMA
Tome asiento
y después podrá continuar.

PAULINO
(para sí)
Está haciendo demasiado aspaviento...
Creo que se equivoca
.

JERÓNIMO
(para sí)
Lo he oído, lo he escuchado,
pero entenderlo no he logrado.

PAULINO, JERÓNIMO, ELISETTA
CAROLINA, FIDALMA
(para sí)
Verdaderamente me ha parecido
que un tambor ha sonado.

CONDE
(para sí)
Sin ser afectado,
sobresalgo por mi buena
educación.

Recitativo

CONDE
Continuemos
pues sin ceremonias,
cosa que yo aborrezco querido suegro,
aunque sea ésta la primera ocasión
que veo a mi gentil esposa.
Mi
corazón se pregunta
cuál de entre estas tres damas
será mi futura Venus;
y
con vuestro permiso me dispongo,
jovial y sincero,
a situarme a su lado.

JERÓNIMO
Cierto que estaréis cansado
y con mucho gusto, 
conde y amado yerno, os ofrezco asiento.

CONDE
¡
No, no, no digo eso, no me quiero sentar!
Soy fuerte y estoy descansado,
andar a la carrera
no me daña.

PAULINO
Conviene que alcéis un poco la voz...

CONDE
Con vuestra autorización,
iré
al lado de mi esposa
para hacerle un cumplido adecuado.

JERÓNIMO
¡Oh, aprovechad pues!
Como
esto, conde mío, “va de jure”
y yo bien sé que en tales momentos
la presencia d
el padre resulta inoportuna,
me iré con Paulino
a realizar cualquier tarea.
La hermana y la tía quedarán con la esposa.

(don Jerónimo y Paulino se marchan)

Escena Octava

CONDE
(acercándose a Carolina)
Permitidme pues,
mi
querida mujercita.

CAROLINA
¡Oh, no señor, os equivocáis!
Yo no soy la que pensáis,
es
aquella la que tiene tal honor, es mi hermana.

CONDE
¿Me equivoco?

FIDALMA
Ciertamente.

CAROLINA
¡
Allí, allí conviene que os ubiquéis!

FIDALMA
¡
Aquí, aquí!

CONDE
(a Fidalma)
Señora mía, disculpad, acaso vos...

FIDALMA
¡
No señor,  seguís equivocado!

CONDE
¿De nuevo me equivoco?

ELISETTA
Ciertamente.
Me figuro que estáis bromeando.
Aquella que el cielo os dio en suerte soy yo.
¡
La que merece el honor de estrecharos la mano, 
de daros el corazón, soy yo!

CONDE
(para sí)
¡Caramba!

(A Elisetta)

¿Vos la esposa?

ELISETTA
¿Qué significa tanta sorpresa?

CONDE
¡Eh, nada, nada!...
Perdónenme, pero creo, señoritas mías,
que queréis burlaros de mí.
A
hora... vamos, se los ruego,
¡
no quieran alargar el juego por más tiempo!

(a Carolina)

¿Me engaño o no me engaño?
¿Sois vos mi esposa, o no lo sois?

CAROLINA
¡
No señor, ya os lo he dicho,
vuestra esposa es mi hermana!

FIDALMA
¡
Es ella, es ella!

ELISETTA
¡
Yo, si señor, ella soy yo!
Acaso os parezco...

CONDE
No... pero...excusadme...
Entonces, ¿es usted?

ELISETTA
¡
Cierto que sí!

FIDALMA
¡
Seguro!

CAROLINA
¡
Sin ninguna duda!

CONDE
El corazón me ha engañado
y quedo dolido y desconsolado...

7. - Cuarteto

CONDE
(para sí)
Siento en el pecho un frío glacial
que se apodera de mi  corazón.
¡Cielo santo, sólo aquella otra
puede inspirarme un dulce ardor!

ELISETTA
(para sí)
No
comprendo qué significa 
tanta
sorpresa.
Siento en el pecho un caudal de veneno
que me llega a desgarrar.

CAROLINA
(para sí)
Frío, frío, él se ha quedado;
y
ella confundida está.
Así quedará castigado
su enorme orgullo.

FIDALMA
(Para sí)
Silencio, todos callan,
yo sé bien lo que eso significa:
una turbulenta tempestad
ya me parece descubrir.

ELISETTA, CAROLINA
FIDALMA, CONDE
(para sí)
Una tormenta tengo en mi interior
y
palpitando va mi corazón.
No veo sereno el cielo,
no sé qué ocurrirá.

(todos salen)

Escena Novena

Recitativo

PAULINO
Mucho más tiempo 
el secreto no debo ocultar.
El conde, al fin y al cabo,
es un hombre de mundo, de experiencia, 
¡
él me aprecia y me dará su apoyo!

CAROLINA
¡Ah, Paulino mío!...

PAULINO
¡
Esposa querida!...

CAROLINA
¡
De poder encontrarte a solas
no veía la hora!
Cualquier demora
es ahora muy peligrosa,
pues
mi padre va a casarme con un caballero

PAULINO
¡Sólo esto faltaba
para empeorar más el caso!
Pero no pierdo el coraje,
al conde, rápido, 
voy a encomendarme.

CAROLINA
Pero ¿y si el conde desdeñara
entrar en este compromiso?

PAULINO
De él no dudo de ningún modo,
pero si fuera necesario ¡oh, querida mía!
me echaré a los pies de tu tía.
Ella sabe lo que es el amor
y posee el corazón de su hermano .

CAROLINA
¿Y tú le tienes confianza?

PAULINO
Sí, me trata con bondad y dulzura;
¡incluso
casi diría que me mima!

CAROLINA
De cualquier forma no debes retrasarte. 
¡
Mira, allí viene al conde!
Aprovecha este momento. Ten valor.
Yo me retiro entretanto
sumamente nerviosa.
Te asista el Amor, pues la razón nos ha sido dada.

PAULINO
¡
Querida, soy todo tuyo! 
¡
Piadoso Amor, cuán agradecido te estamos!
Alma mía, el exceso de alegría
casi me saca fuera de mí mismo.
Borbotear siento el corazón
y
me siento jubiloso
¡Ah, amor más feliz que éste
no es posible!
Dame ¡oh, querida! 
una prueba de amor y fidelidad
pues
soy un impaciente
que no se sabe aguantar.

(Carolina se retira)

Escena Décima

PAULINO
¡
Sí, valor,
parece
que viene solo!

CONDE
¡
Amigo mío,
hace media hora
que te necesito urgentemente!

PAULINO
Y yo a vos.

CONDE
Aquello que necesites de mi obtendrás,
pero primero déjame contarte mi problema.

PAULINO
¡
Hablad pues, señor!

CONDE
Al amor, Paulino,
que siempre te he tenido
siempre fuiste agradecido.
Pero de nada sirve hacer preámbulos,
seré breve,
que sin giros de palabras,
cada uno pueda expresar lo que desea.

PAULINO
¡
Muy bien, veamos, entonces, el caso!

CONDE
Tú sabes que dentro de pocos meses
te haré entrega de un capital
con el que te convertirás 
en un buen comerciante. 
Si ya lo sabes, no vale repetirlo, 
pero seamos breves, breves,
aquello que se quiere decir, decir se debe.

PAULINO
Señor mío,
apresurarse os corresponde a vos.

CONDE
Óyeme entonces.
Sea como fuere, 
por una o por otra razón,
que no se comprenden...
Sea como sea, porque no acostumbro
hacer grandes chácharas,
la esposa no me satisface y no la quiero...

PAULINO
¿Qué decís?

CONDE
¡
Digo que no la quiero en absoluto!

PAULINO
¿
Y cómo podríais,
romper el compromiso?

CONDE
Facilísimamente.
En vez de desposar a la mayor
desposaré a la menor.
Y
en vez de cien mil, por la dote,
me contento sólo con cincuenta mil.
He aquí todo arreglado en un momento.
Aquella, aquella me gusta,
aquella me ha enamorado.
Ahora mismo, con inteligencia,
ve rápido a proponérselo al padre.
¡D
íselo, arréglalo, y después aquí me tendrás!

PAULINO
(Para sí)
¡Infeliz de mí!

CONDE
¿Qué tienes?

PAULINO
Nada señor.

CONDE
¡
Ve entonces, ve rápido!

PAULINO
(Para sí)
¡Mísero de mí, qué contratiempo!

8. - Dúo

PAULINO
¡
Señor, ah, sosegaos!...
No quisiera enojaros,
pensad, reflexionad:
el disgusto de ella...
la urbanidad, el honor,
el estupor de todos.

(Para sí)

¡
Ah, me confundo!
¡
Ah, no se que más decir!...

CONDE
¿Qué dices?
¿Qué estás elucubrando?
¡
Deja ya de discurrir!
A ti me encomiendo...
La amorosa hija menor
me estimula, me acelera,
¡
no lo puedo resistir,
me siento incendiar!

PAULINO
Ese fuego que os inflama,
a otro, quizás, agravia.

(para sí)

¡Ah, siento que mi corazón
en el pecho se va a consumir!

CONDE
El fuego que me inflama
de mí no depende ya.
¡
No desposaré a la mayor,
antes prefiero
la muerte!

(ambos salen)

Escena Undécima

Recitativo

CAROLINA
Paulino se retrasa con la respuesta
mientras yo espero ansiosa.
Cuando con ansiedad
se espera algo,
pareciera que cada minuto fuese una hora.
Pero ¿qué hace que no regresa todavía?
Sin embargo, ése que allí veo es el conde.
Eso significa 
que la conversación ha terminado. 
¡El conde viene hacia aquí!

CONDE
(para sí)
¡
No desaprovechemos la ocasión!

(A Carolina)

¡Oh, Carolina! 
La suerte me es propicia pues 
alejados de otras presencias
os puedo hablar con confianza...

CAROLINA
¡Ah, eso mismo es justamente
lo que
yo también deseaba!

CONDE
¿Lo deseabais, sí? 

(para sí)

Esto me conforta y,
aunque
era Paulino
quien se lo debería decir a ella,
la
ocasión es propicia
para
hablarle yo mismo.

CAROLINA
¡
Decid, hablad, y quiera el cielo
que vuestras palabras
den a mi corazón un rayo de esperanza!

CONDE
(para sí)
Ésta ya me ama... ¡vamos pues, coraje!

(A Carolina)

¡Ah, mi querida muchacha,
el amor tiene un gran poder! 
¿Qué pensáis?

CAROLINA
Pienso lo mismo que vos.

CONDE
Y aquellas debilidades
que provienen del amor, aun siendo extrañas,
se han de compartir entre los seres humanos.

CAROLINA
Realmente yo pienso
lo mismo que vos.
Proseguid, decidme todo lo que falta.
Si entendéis de amor, me interesa.

CONDE
¡
Siendo así, apresuremos el argumento!

CAROLINA
Vayamos pues al asunto.

CONDE
Yo he venido a desposar a Elisetta pero,
¿cómo hacerlo cuando no siento por ella 
más que antipatía?
Sin embargo,
nada veros a vos,
me he enamorado.

CAROLINA
¡Yo! ¿Qué cosa habéis dicho?

CONDE
¿Vos qué habéis entendido?

CAROLINA
¿Y esto es lo que teníais que decirme?

CONDE
¡
Ésto, sí, esto! Y espero que, 
disculpando mi arrobamiento,
daréis a mi amor algún alivio.

CAROLINA
Y en el momento que debéis cumplir 
con una sagrada obligación
¿
faltaréis a la confianza y a la palabra dada?
Yo excuso a cualquiera
que se deja llevar por el amor,
¡
pero no a alguien que falta a su propio honor!

CONDE
¡
Oh, oh, vos os lo tomáis muy en serio!
Otra cosa esperaba de vos.

CAROLINA
¡
Otra cosa yo creía
que iba a oír de vos!

CONDE
¿Qué otra cosa?

CAROLINA
¡
No os lo voy a decir!

CONDE
El honor se remedia casándome con vos 
en vez de con ella.

CAROLINA
¡Nunca podré estar de acuerdo con eso!

9. - Aria

CAROLINA
Perdonadme, señor mío,
si os dejo y salgo
pues
no siento deseos
de ser condesa.
Tanto honor está reservado
a quien tenga un mérito singular
y a quien sabe comportarse en sociedad
con gravedad y arrogancia.
Yo soy poco sociable,
camino espatarrada,
soy pequeña de figura
y no soy desenvuelta.
No tengo buena conversación
y
soy ignorante.
Así pues
seguro que ofenderé a vuestra nobleza.
Si me hablan en francés
¿
qué queréis que responda?
No sé decir más que monsieur.
Si alguno me habla en inglés
bien seguro que me confundiré
puesto que no entiendo más que “addidú”.
Y
si luego viene algún alemán
quiero estar lejos, quiero estar lejos de él
pues
no entiendo una sola palabra.
Soy sólo una muchacha
de buen corazón y poco más.

(sale)

Escena Duodécima

Recitativo

CONDE
Aún permanezco atónito.
¿Se ha equivocado ella?
¿Me he equivocado yo? ¿Qué ha sucedido?
¿
Nos hemos equivocado los dos?
Pero soy un hombre de mundo y bien veo,
por su forma sagaz y disimulada de hablarme,
que ella ya tiene otro enamorado.
Mas
quiero persistir con ella,
quiero saber todo de ella
para mejor poder decidir mi situación.

(se marcha)

Escena Decimotercera

10. - Final 1

JERÓNIMO
Me dices que estás descontenta
del trato que te da el conde.
Él es un hombre muy distraído
lo conozco y bien lo sé.

ELISETTA
¡
Pero si ni siquiera una mirada galante
he logrado obtener de él!

FIDALMA
¡
Tratar peor a una esposa
verdaderamente no es posible!

JERÓNIMO
¿Pero v
osotras creéis que los señores
actúan como la plebe?
¿Creéis que los esposos
actúan como los amantes?
¡
No señor, 
todas esas frases melindrosas
no se deben decir, no señor!

PAULINO
Señor mío, 
¿
os place ver los preparativos 
y todo cuanto he organizado
con tanto brillo y esmero?

JERÓNIMO
¿Cómo? ¿Cómo? ¿Qué has dicho?

PAULINO
(palabra por palabra, voz muy alta)
Todo... cuanto he... preparado...
en la... sala...del... banquete
con...gran... brillo y esmero.

JERÓNIMO
¡
Vete al diablo, estúpido!
¿Acaso crees
que estoy sordo?
¡
Oigo perfectamente!

Conjunto

ELISETTA, FIDALMA, PAULINO
¡
Vayamos rápido a ver
la gran mesa del banquete!
¡Cuánta fama
nos dará!

JERÓNIMO
¡
Vayamos rápido a ver
la gran mesa del banquete!
¡Cuánta fama
me dará!

(salen todos)

Escena Decimocuarta

CAROLINA
¡
Dejadme, señor, no insistáis en fastidiarme!

CONDE
Os ruego que me digáis si vuestro corazón está libre.

CAROLINA
Que no tengo amante alguno,
os lo puedo asegurar.

CONDE
Entonces, 
¡vos podéis satisfacer mis anhelos!

CAROLINA
¡De
jadme os lo ruego! ¡Ah, dejadme salir!

CONDE
No os dejaré salir de esta sala, 
mi niña hermosa,
si un rayo de esperanza
no dais a mi corazón.

(Elisetta llega y queda a parte)

CAROLINA
¡Eh, poned los pies en la tierra!

CONDE
¡
Mi bien, os amo en exceso!

CAROLINA
¡
Pensad en mi hermana!

CONDE
Por ella no siento amor.
Y
si yo os desposara a vos, en lugar de a ella,
no faltaría a mi honor.

Escena Decimoquinta

ELISETTA
¡
No, indigno traidor!
¡N
o, alma malvada!
¡N
o, maldito desgraciado!
¡
Eso jamás ocurrirá!
Esta traición
que me venís a hacer,
la quiero difundir
en toda la familia y en toda la ciudad.

CONDE
¡
Gritad, no me importa que lo hagáis!

CAROLINA
¡
Óyeme!

ELISETTA
¡
No, veleidosa!

CAROLINA
Pero...

ELISETTA
¡
Quiero venganza!

A tres voces

ELISETTA
¡Qué terrible infidelidad!

CAROLINA
¡
En mí no hay culpa alguna!

CONDE
¡
En ella no hay culpa!

FIDALMA
¿Qué es todo este alboroto?

ELISETTA
¡E
l traidor infiel
con ella galantea
y los he sorprendido aquí!

FIDALMA
¡Oh! ¡Oh! ¡Qué pecado!
¡
No puedo creer lo que oigo!

A cuatro voces

ELISETTA
¡
Yo quiero difundirlo
en toda la familia y en toda la ciudad!

FIDALMA
¡
Yo quiero analizar
todo este
asunto!

CAROLINA
(a Fidalma)
¡Ah, haz que ella se calme
pues
no sabe la verdad!

CONDE
¡
Dejémosla gritar... no me preocupa!

Escena Decimosexta

FIDALMA
¡
Silencio, silencio,
que viene mi hermano!
Usad la prudencia,
obrad con inteligencia,
pues
el asunto en sí mismo
es muy delicado.

JERÓNIMO
Me parece haber oído
un estrépito, un alboroto
¿Qué hacéis? ¿Gritáis?
¿U os estáis divirtiendo?
¿Qué ha ocurrido?
¿Todos aquí, sois mudos?
¡T
ened la bondad de decirme
qué diablos sucede!

PAULINO
(Para sí)
Mi querida esposa,
de los pies a la cabeza
e
stá temblando.
¡
Oh, pobre de mí!

Concertante

CONDE, CAROLINA
FIDALMA, ELISETTA
(Para sí)
¡Qué maldito silencio!
Así no está bien,
conviene hablar,
hablar se debe.

PAULINO, JERÓNIMO
(Para sí)
¡Qué maldito silencio!
Sospechas me vienen
de lo ocurrido,
saberlo se debe.

JERÓNIMO
(a Carolina)
¡Ea, pues! ¿Qué ha sucedido?
¡
Lo quiero saber!

CAROLINA
Todo esto no es más 
que
un mal entendido.

(señalando a Elisetta)

Ella se
equivocó
y el conde lo motivó.

ELISETTA
¡
No, no es verdad!
Todo ha sido muy
diferente.
¡
Hablad con mi tía
que después yo también hablaré!

FIDALMA
Sabed, hermano mío,
que aquí hay un embrollo
pero ahora no lo puedo decir
porque aún bien no lo conozco.

JERÓNIMO
¡N
o entiendo nada!

CONDE
(
llevándolo aparte)
Debéis
enteraos
que la esposa propuesta no me satisface.
Su hermana menor
es mucho más hermosa que ella,
pero después, después, con tranquilidad,
todo os lo explicaré.

JERÓNIMO
¡Eh! ¡Iros todos al diablo!
“Di-a-blo” ¡Rápido!

Concertante

JERÓNIMO
Esto es un balbuceo
¿quién lo puede entender?

PAULINO
¿Pero qué misterio es éste,
quién lo puede entender?

ELISETTA, CAROLINA
FIDALMA, CONDE
N
o cerréis los oídos,
ansiedad no tengáis,
¡D
e mí, de mí sabréis
cuál es la verdad!

JERÓNIMO
La cabeza me embrolláis
y
me destrozáis el cerebro.
Callad, ah, callad!
¡
Iros fuera de aquí!

PAULINO
¿Qué confusión es ésta
capaz de embrollar la cabeza?
¿Quién pudiera saber
cuál es la verdad?



SEGUNDO ACTO


Escena Primera

Recitativo

JERÓNIMO
Esto es verdaderamente curioso,
se han puesto de acuerdo
en morder las palabras
para que yo no entienda nada.
Pero sigo queriendo comprender todo este asunto.
¡
Venid, sí, venid, oh mi estimado Conde!
¿
Me queréis decir vos cuál es la situación?

CONDE
Pues me acerco y os cuento,
sin miramiento alguno.

JERÓNIMO
(que oye y comprende mal)
¡
No, no hay ninguno!

CONDE
¡
Sin miramiento alguno, he dicho!
No he de describiros todos lo detalles,
os lo diré con confianza, sí  os diré.
En primer lugar, con estilo lacónico os diré 
que
Elisetta no tiene ninguna cosa
que pueda, cualquiera que sea,
encender en mi corazón, afecto alguno.
Y, por lo tanto,
faltando en mí la inclinación,
deviene imposible la unión entre nosotros.

JERÓNIMO
¿Qué gusto armónico? ¿Qué afecto?
¿Qué unión? 
¿Qué me estáis diciendo?

CONDE
¡
Que no es mi deseo desposar a Elisetta!

JERÓNIMO
¿Qué habéis dicho?

CONDE
He dicho que no encuentro en ella 
cosa alguna que me guste,
y que no la quiero para mí.

JERÓNIMO
¿Que no la queréis? ¿A mi hija?
¿A aquella por la que firmasteis el contrato?
¿Que no la queréis?
¡Vos estáis loco!
¡La querréis muchísimo!
¡
La desposaréis, sí señor!
A Jerónimo no se le hace ésto
y no es Jerónimo un hombre
de aferrarse a cualquier estupidez.
¡
Jerónimo dice y os lo repite
que la querréis y que la desposaréis!

CONDE
Y al señor Jerónimo
yo le digo y le repito que no la desposaré, 
pero que le ruego que se muestre contento
pues
entre nosotros 
sigue existiendo un contrato.

JERÓNIMO
¡
Y yo os vuelvo a decir en breves palabras 
que no se hable más de contratos!

11. - Dúo

JERÓNIMO
¡
Si estáis vivo
la desposaréis, sí y sí!
¡
Yo no soy un payaso
y
os lo haré ver!

CONDE
Si me escucháis un poco
se calmará vuestro enojo,
pero si os obstináis
yo también me obstinaré.

JERÓNIMO
¡
La desposaréis, amigo mío!

CONDE
¡
No la desposaré!

JERÓNIMO
¡
Sí, sí, sí y sí, lo digo yo!

CONDE
¡
Y yo digo no, no y no!

A DOS VOCES
¡
Con este hombre frenético
no quiero desgañitarme!

(se sientan ambos, alejados uno del otro)

JERÓNIMO
(para sí)
¡Vaya con la bribonada!
¿Qué se habrá imaginado?
¡
Ésto es propio de un canalla
y a su obligación él no debe faltar!

CONDE
(para sí)
¡Vaya qué hombre tan bilioso!
¡
Cómo se exalta, cómo es de impetuoso!
No quiere ni oír lo que le quiero decir,
de llegar a un arreglo no quiere ni hablar.

JERÓNIMO
(para sí)
Veamos si ha recapacitado...

(se levanta)

CONDE
(para sí)
Examinemos si se ha calmado...

(se levanta)

JERÓNIMO
¿Y bien señor, la desposareis?

CONDE
¿Y bien señor, me escuchareis?

JERÓNIMO, CONDE
¡
Mi discurso os puede calmar!

JERÓNIMO
Está bien
, decid aquello que os plazca...

CONDE
Si en vez de Elisetta
me dais en matrimonio a la menor,
os condonaría
cincuenta mil escudos.

JERÓNIMO
¿Éste es, por lo que entiendo,
el arreglo que me queréis hacer?

Ambos

JERÓNIMO
(va a sentarse nuevamente)
¡
Dejadme, querido amigo,
dejadme pensar!

CONDE
(va a sentarse nuevamente)
¡
Considerad cuánto dinero
os podéis ahorrar!

JERÓNIMO
(para sí)
¡
Es un hermoso ahorro tanto oro!
Y
se salva el decoro con un cambio...
El arreglo está hecho,
yo no le encuentro dificultad.

CONDE
(para sí)
El amigo va murmurando
y
sobre el gran ahorro ya está pensando.
¡
Es un bocado que el muy glotón
no dejará que se le escape!

JERÓNIMO
¡
Ya lo he pensado!

(se levanta)

CONDE
¡
Os escucho atento!

(se levanta)

JERÓNIMO
Yo del cambio estaré satisfecho
si también Elisetta lo aprueba.

CONDE
No lo dudéis
pues
yo obraré de tal manera
que en adelante ella me aborrecerá.

AMBOS
¡
Estamos, estamos pues de acuerdo!
¡
Retomemos el buen humor!
¡
Abracémonos de corazón
y aguardemos la felicidad!

(Jerónimo se marcha)

Escena Segunda

Recitativo

CONDE
Para lograr que Elisetta me rechace
el modo es facilísimo:
¡Paulino, Paulino!

PAULINO
¿En qué puedo serviros?

CONDE
Por mí mismo
lo he hecho todo.
El padre está contentísimo
de que despose a Carolina.

PAULINO
Pero... ¿estáis seguro?

CONDE
¡
Ciertamente!
Ve
tú mismo a comunicarle la noticia.
Dile que toda reyerta está olvidada
y que disponga el corazón
para obedecer con alegría a su progenitor.

(sale)

Escena Tercera

PAULINO
¡Todo va
a reventar!
¡
Estoy arruinado,
separado de mi esposa y desesperado!
Pero... me queda aún una esperanza:
¡
el buen corazón de Fidalma!
A ella acudiré,
aunque
no sin temor.
Mas...
¡Fidalma aquí llega!
He aquí el momento adecuado.

FIDALMA
(deteniéndose un instante)
Él está solo y esta estancia
es un lugar adecuado
para hablarle en secreto.

PAULINO
(para sí)
Me parece que ella remueve dentro de sí
algún pensamiento adverso.
¡Ah, aún en esto no tengo suerte!

FIDALMA
(para sí)
¡
Me ha mirado, ha bajado la vista y ha suspirado!

PAULINO
(para sí)
Sin duda está turbada... me falta valor.

FIDALMA
(para sí)
¡Suspira de nuevo, ah!
¿Será acaso que él siente por mí
aquello que yo siento por él?

PAULINO
(para sí)
¡Y bien, coraje!
¡
El tiempo vuela...  adelante!

(A Fidalma)

S
i me permitís...

FIDALMA
¡
Hola, Paulino querido!
¿No me habías visto hasta ahora?

PAULINO
Os vi pensativa,
y no me pareció prudente molestaros.

FIDALMA
¡
Vos no molestáis! ¿Pensativa?...
 Pero, si no me engaño,
también lo estabais vos.

PAULINO
Eso también es cierto.

FIDALMA
¿Paulino?

PAULINO
Señora...

FIDALMA
¿Nuestro pensamiento será producto,
por ventura, de una misma razón?

PAULINO
Es posible.

FIDALMA
¿Pensabais en mí?

PAULINO
No puedo negarlo.

FIDALMA
Y yo en vos. 
Una
mujer experimentada percibe,
por el más mínimo indicio,
lo inesperado y lo increíble.

PAULINO
(para sí)
¿Se habrá dado cuenta?

FIDALMA
Vamos, no os confundáis,
habladme con toda confianza.

PAULINO
(para sí)
Esto se abrevia, sin duda...

(a Fidalma)

¡Ah, señora!

FIDALMA
Me tenéis compasiva
y a vuestra entera disposición.

PAULINO
¡
Vuestra bondad
excede mis merecimientos y me conforta!
Pero... sin embargo con vuestro hermano...

FIDALMA
Mi hermano aceptará
todo
aquello que yo quiera.

PAULINO
¿Y no se enojará?

FIDALMA
¿Enojarse? 
Contento deberá mostrarse aunque no lo esté.

PAULINO
¡
Ah, qué alivio! Entonces... ¿cuándo?

FIDALMA
¡
Muy pronto!

PAULINO
¡
Mejor aún, sin demora!

FIDALMA
¡Muy
bien, en este momento
os doy mi palabra
de
que seréis mi esposo!

PAULINO
¿Esposo?

FIDALMA
¡
Sí, querido mío!

PAULINO
¿Yo?

DIDALMA
¡
Sí, bien mío, alégrate!...
Pero... ¿cambias de color?
¿Qué tienes?

PAULINO
(para sí)
¿Qué nuevo contratiempo es éste?

12. - Dúo

PAULINO
¡
Siento, ay de mí, 
que me descompongo y me falta el aire!

FIDALMA
¡
No es nada, amado esposo,
eso es tan sólo un efecto del placer!

PAULINO
¡
Por favor, que desvanecido
yo ya me siento caer!

(se sienta)

FIDALMA
¡
Es el efecto de la felicidad!
Pasará, no, no temas.
¡Paulino! ¡Paulino!
Ciertamente que se ha desmayado.
Necesito
ayuda.
¿Hay alguien por ahí?

Escena Cuarta

FIDALMA
(a Carolina)
¡
Mira lo que provoca el amor y la felicidad!

CAROLINA
¿Qué ha sucedido?
¿Qué cosa ha ocurrido?

FIDALMA
Mira este pobre joven,
enamorado de mí,
que a causa de la alegría
se ha desmayado.
Voy a buscar
un elixir,
no te alejes,
quédate aquí.

(Sale)

CAROLINA
(para sí)
¿Qué pensar?. ¿Qué decir?
No lo sé en verdad.
¡Justo cielo! ¡ Qué ansiedad!
La sospecha me atormenta.

(A Paulino)

¡Arriba, levántate, arriba, habla!
Me siento desgarrar.

PAULINO
(se levanta)
¡Carolina, ay, vete!

CAROLINA
¿Tú, enamorado de mi tía?
¿
Me vas a engañar?

Ambos

PAULINO
¡
Calla, calla que por ahora
no puedo explicártelo aquí!

CAROLINA
¡
Sólo ésto me faltaba
para volverme loca!

FIDALMA
(entrando)
¡
Aquí está!
¿Te has recuperado?
Por la alegría que experimento
te doy mi mano para que la beses.

PAULINO
(incómodo, con embarazo)
No me atrevo a tanto atrevimiento...

CAROLINA
¡
Señora mía, despacio, despacito!

FIDALMA
¡
Besa, besa, Paulino,
no te hagas de rogar!

Todos

CAROLINA, PAULINO
No me parece bien que 
en presencia de una joven soltera
se dé tan abiertamente confianza.

FIDALMA
En presencia de quien sea
puedo dar tal confianza
a aquél a quien he de desposar.

(Fidalma sale. Carolina y Paulino intentan
salir también pero luego se quedan)

Escena Quinta

Recitativo

CAROLINA
¡
Vete, vete, síguela, no te detengas
¡
Dime malvado, vamos, dime!
¿A cuántas piensas desposar?
Ahora comprendo por qué
no piensas revelar el lazo secreto
que te ha ligado a mí.
Lo haces por el placer
de traicionar a dos mujeres a un mismo tiempo;
a mí como esposa y a la otra como amante.

PAULINO
¡
No, Carolina, calla y escúchame!

CAROLINA
¿Y qué debo escuchar?
¿No te he encontrado desvanecido de amor
al lado de mi tía?
¿No la he oído jactarse de tu afecto?
Y que la has de desposar, ¿no se lo has dicho ya?

PAULINO
¡
Esto es una equivocación, querida!

CAROLINA
¡S
í, una equivocación
que tú cometes!
Si amabas a mi tía,
¿
por qué no la desposaste a ella?
¿Por qué sedujiste a una muchacha honesta, 
privada de toda experiencia y malicia,
para después hacerla morir de amargura?

PAULINO
Pero... ¡escúchame por piedad!...

CAROLINA
¿Qué quieres que escuche?
En este instante comprendo
el peso de mi error,
pero ahora correré 
a los pies de mi padre
a
revelarle todo lo que he hecho.
A cualquier castigo me someteré sumisa,
y a ti, seductor, canalla, perjuro,
te ocurra lo que te ocurra,
no
me preocupará en absoluto.

(trata de retirarse)

PAULINO
¡
Detente, detente, te lo ruego!

CAROLINA
¡Quita ya! ¡Déjame!

PAULINO
¡
No, escucha!

CAROLINA
¡Me marcho!

PAULINO
¡
Escucha y después vete 
si así lo quieres!

CAROLINA
¡Ah, quién podría esperar esto de ti!

PAULINO
¡
Escucha, te digo!

CAROLINA
¡Me siento morir!

PAULINO
¡
Cálmate!

CAROLINA
(llorando)
¡
Así quedarás libre! ¡Así podrás desposarla!

PAULINO
¡
Ah, no, tú si que me haces morir!
Estás equivocada. No entiendes a razones.
¿Te olvidas, en un momento de furor,
a
quién perteneces tú y a quién pertenezco yo?
¿Y
nuestro amor?

CAROLINA
¿Qué cosa podrías decir?

PAULINO
Que tu tía, 
en ese momento
me reveló que me amaba,
y la sorpresa fue la que me hizo
perder el sentido.
¿Y
vas a decir a todos que soy un seductor?
¡
Arruíname, pero antes toma este cuchillo y,
puesto que estás enloquecida,
dame aquí una puñalada mortal!

CAROLINA
¡Cuidado, que te la doy!

PAULINO
¡
No retrocedo!

CAROLINA
Pero ¿no me dijo ella que tú la amabas?

PAULINO
¡
Fidalma se equivocó!

CAROLINA
¡
Confiesa o te mato de veras!

PAULINO
Si crees que miento... ¡mátame sin piedad!

CAROLINA
¡Ah, no puedo sostener el cuchillo!

PAULINO
Esposa mía: por más que lo pienso, 
no veo la manera de revelar todo 
y salvar el decoro.
¡Sólo
nos queda
la posibilidad de huir!
Después, con buenos oficios,
haremos que se aplaque la ira de tu padre.
Lo hecho, hecho está;
y, tarde o temprano,
todo enojo tiene su límite.

13. - Aria

PAULINO
Antes que despunte el alba,
silenciosamente, a paso lento,
bajaremos a la planta baja de la casa y,
sin que nadie nos oiga,
saldremos despacio, despacito
por la puerta del jardín.
Una carroza estará
esperándonos allí,
y ocultos
en el carruaje,
para evitar cualquier encuentro inoportuno
sin hacer paradas, 
correrá rauda con los caballos al galope.
Iremos a la casa
de una vieja pariente mía,
buena mujer y muy piadosa,
y allí
, querida esposa,
permaneceremos
ocultos
y con la mente tranquila
pensaremos lo que habremos de hacer.
Querida esposa, no te preocupes
pues
el amor nos ayudará.

(sale)

Escena Sexta

Recitativo

CAROLINA
¿Huir? ¿Descubrirnos ante el mundo?
¿Rendir
cuentas de nuestra falta?
¿Hacer que hablen de nosotros con deshonor?
Eso sería producir una herida
aún
más profunda en el pecho de mi padre.
¡
No, no, antes de decidirme
a dar tan duro paso,
que me costaría un dolor inmenso,
quiero intentar lo que me dicta el corazón!

(sale)

Escena Séptima

ELISETTA
Aquí nada se concreta.
Aquí cada uno está en silencio
mientras
yo rumio ajenjo amargo.

CONDE
(Para sí)
¡
Al fin la encuentro!
Intentaré
que me rechace.

(A Elisetta)

¡
Humildísimo servidor!

ELISETTA
¿Venís como esposo o como perjuro?

CONDE
Vengo como me queráis...
Conocedor de vuestro singular mérito,
digno de un trono,
sólo quiero depender de vuestros deseos.

ELISETTA
Habláis que es un encanto

CONDE
Y más os encantará si me escucháis.

ELISETTA
¡
Muy bien, hablad!

CONDE
En primer lugar me debéis considerar
como al más sincero, al más noble de todos,
pues al
hablar con el corazón,
se puede ver claramente
todo lo bueno y lo malo.

ELISETTA
Hagamos una prueba. Por ejemplo:
el hecho de cortejar a mi hermana
estando comprometido conmigo
¿lo veis mal o bien?

CONDE
¡
Malo, malísimo!
Lo confieso.
En ocasiones soy por naturaleza
proclive al desliz,
pero mejor oíd.
Es verdad que soy sincero.
En mí, seguro que hay cosas buenas,
pero antes que los lazos del himeneo
se estrechen entre nosotros,
os advierto que tengo grandes defectos.

ELISETTA
Desde el momento en que lo sabéis
es cosa fácil poder enmendaros.

CONDE
¡Oh, yo lo creo imposible!
Siempre he oído decir
que se conserva durante toda la vida
aquel vicio que el hombre trae por naturaleza.

ELISETTA
Vos me espantaríais si os lo creyera todo.

CONDE
Es suficiente... 
Podéis crerr
aquello que os plazca.
Yo con vos tengo un trato de caballero
y en términos tan sinceros
os advierto que poseo grandes defectos.

ELISETTA
En tanto que me lo advertís
agradecida
os estoy,
pero no temáis, buscaré cómo adaptarme.

CONDE
¡Oh, eso será muy difícil!
Yo ni siquiera soy estable,
ni siquiera soy de sana moral,
incluso hablo falazmente.
Os toca a vos, señora,
reflexionar sobre lo dicho.
Queda advertido
que poseo
grandes defectos.

ELISETTA
(Para sí)
Comienza a inspirarme un poco de aprensión.

(Al Conde)

Así pues, señor, puesto que sois sincero conmigo
¿
os importaría decirme también
aquello que me permita adaptarme?

(Para sí)

Al fin y al cabo no quisiera sacrificarme.

CONDE
Oíd, os lo digo
porque vos así lo queréis y os obedezco,
pero
ante cualquier otro
me ruborizaría.

14. - Aria

Soy lunático y bilioso,
padezco
de migraña
y
tengo frecuentemente una manía
que delirante me hace andar.
Soy un perfecto sonámbulo
que durmiendo suelo gritar.
Sueño, si estoy en cama,
con dar patadas y pelear.

ELISETTA
¿Eso es todo? ¡Bagatelas!

(Para sí)

Por
lo que a mí respecta
me sabré resguardar.

CONDE
¡
Despacio, despacio, que eso no es todo!
Por el amor tengo un gran apasionamiento
y
por las mujeres caigo muerto.
Y eso ¿qué os parece?

ELISETTA
Es un vicio muy grande
pero que algún día lo podréis dejar.

CONDE
Esperad, señora mía,
que no
todo está dicho todavía.
Soy un jugador vicioso,
crápula y bebedor,
Me embriago tanto, tanto,
que  frecuentemente pierdo el sentido
y
caigo a tierra o me bamboleo
y entonces
soy más atravesado que un caballo
y voy a todos a maltratar.

ELISETTA
Finalmente, no me creo nada,
lo decís por bromear.

CONDE
Veo que
no me creéis.
Os lo digo y os lo juro
que vos para nada me gustáis,
que no os amo y no os aprecio.
Que no os puedo soportar.

(sale)

Escena Octava

Recitativo

ELISETTA
¡Ese grosero podría hablar
con mayor moderación!

FIDALMA
Elisetta, querida mía, os veo muy turbada.

ELISETTA
Sí de la vista del conde
no desaparece inmediatamente Carolina,
aquí se producirá un gran escándalo.
Conviene eliminar para siempre
toda esperanza de poderlo desposar.

FIDALMA
Dices muy bien,
pero si tú la crees enamorada del conde
yo sin embargo te digo, con fundada razón,
que quizás, quizás, más bien
la creo enamorada de Paulino.

ELISETTA
¡
Eso no me preocupa!

FIDALMA
A mí sí me preocupa
y ni siquiera me preocupo de ocultarlo.

ELISETTA
Entonces,
hagamos que entre en un convento 
de modo que no nos estorbe más.

FIDALMA
¡
Perfecto!
Esa es la idea que también yo tenía en mente.
Déjame hacer a mí: 
¡la veleidosa, mañana será enviada a un convento!

Escena Novena

JERÓNIMO
¿
Y bien, estáis persuadida
de renunciar a ese matrimonio?

ELISETTA
Jamás renunciaré al Conde,
para que después mi hermana
lo despose.

JERÓNIMO
Puede haber
un cambio ventajosísimo para ti.

FIDALMA
Ningún cambio. Al contrario, me asombra
que un hombre como vos, prudente y sabio,
le proponga a ella otro matrimonio

JERÓNIMO
¡
Sí, otro matrimonio!
¡
Eso es, tu tía es de mi misma opinión!

FIDALMA
¡
Todo lo contrario, digo que no!
Que se debe apartar la causa del desorden.
Carolina fomenta la pasión del conde
y
por ello se la debe hacer desaparecer
mandándola a un convento.
Y más tarde,
cuando se hayan aquietado las aguas
podrá salir.

ELISETTA
¿Has comprendido bien?

JERÓNIMO
¡
Sí, sí, has hablado claro!

FIDALMA
Y si no haces eso,
mi decoro no permitirá
que yo permanezca más en esta casa.
Me harás restitución de mis bienes
y así terminaremos la cuestión.

ELISETTA
¿Habéis entendido bien?

JERÓNIMO
¡
No soy sordo, haré lo que conviene!

15. - Terceto

FIDALMA
¿Qué harás? ¡Vamos, habla!

ELISETTA
¡
Vamos, resuelva! ¡Vamos, no se demore!

FIDALMA Y ELISETTA
¡Rápido, hay que
obrar lo antes posible!

JERÓNIMO
¡
No chilléis las dos a la vez!
¡Me lastimáis el tímpano!
¡
Hablad despacio, sin gritar!

FIDALMA, ELISETTA
(Bajando la voz)
Entonces te diremos en voz baja que
en un convento bien lejano de aquí,
para poner orden a este gran desorden,
a Carolina se la debe mandar.
¿
Lo oísteis?

JERÓNIMO
¿Qué dices?

ELISETTA
(fuerte a su oído)
¡
Hemos hablado!

FIDALMA
(de igual modo)
¡Te
hemos dicho!

JERÓNIMO
¡Malditos sean esos chillidos!

ELISETTA
En un convento, a Carolina...

JERÓNIMO
¡
Ya lo he comprendido, señorita!...

FIDALMA
La debes mandar, mañana a la mañana...

JERÓNIMO
¡
Ya te he comprendido hace un cuarto de hora!

ELISETTA, FIDALMA
¡Oh, qué batahola del demonio!
¡T
oda la casa tiembla!

JERÓNIMO
¡
Sin hacer barullo, sin estridencias,
bien se puede decir, bien se puede hablar!

(Fidalma y Elisetta se marchan)

Escena Décima

Recitativo

JERÓNIMO
¡En un convento! ¿Y porqué
la debo mandar a un convento?
Mi interés, antes bien, necesita
que yo permita que la despose el conde
No, despacio... ¿Y si mi hermana,
indignada a causa de mi arreglo
retira su capital? Éste sería un golpe, que hoy,
yo no sé, si lo podría soportar.
Entonces irá al convento
Pensemos pues ahora, cual es la mejor forma
para darle la noticia antes de la noche

Escena Undécima

CAROLINA
Estoy resuelta
a vencer la vergüenza.
¡Sudo... me congelo!
Pero, ¡oh, Dios!, conviene hacerlo.
¡Que el Cielo me ayude!

(Entra don Jerónimo)

¡Señor, a vuestros pies... he aquí una hija...

JERÓNIMO
¿Qué tienes? ¿Qué pasa?
¿Qué ha sucedido?
¡
Levántate y habla de pie!

CAROLINA
¡Ah, no señor!...

JERÓNIMO
¡
Levántate y obedece a tu padre!
Pero antes te prevengo
sobre lo que vas a decirme.
Tu hermana y tu tía ya te han dicho
que debes ir a un convento
mañana a la mañana.
Ahora
vienes temerosa y espantada
casi como si te fueras a morir...

CAROLINA
¿Yo en un convento? ¡Ah, señor mío!

JERÓNIMO
¡
Debes hacer mi voluntad!

CAROLINA
¡Un convento no es para mí!

JERÓNIMO
Sólo por dos meses allí estarás.
¡No se hable más!

CAROLINA
¡
Oh, padre mío, otra cosa es lo que me acongoja!

JERÓNIMO
Mis intereses lo requieren y mi tranquilidad...

CAROLINA
¡Ah! Permitidme
que a vuestros pies me arroje
y que implorando la piedad paterna...

JERÓNIMO
¡
Me cansáis, señorita veleidosa!
¡
Al retiro irás mañana a la mañana!

(sale don Jerónimo)

Escena Duodécima

CAROLINA
Peor contratiempo
jamás podría nacer.
Mi padre en la retranca
y
mi hermana y mi tía irritadas conmigo.
Todos alterados, y ¿cómo puedo revelar 
en tal momento, mi error?

(sigue acompañada por instrumentos)

16. - Recitativo acompañado

CAROLINA
Sin embargo, ¿cómo callarlo
si obligada estoy a entrar en un convento? ¡Ay!
En tal contratiempo
escasa de ideas me encuentro.
Estoy perdida. ¡Oh, cielos!
Dadme el mejor de los consejos,
alguna esperanza dad a mi corazón.
Mas
el corazón ¡oh, Dios! me dice:
Carolina, infeliz
el cielo tirano no siente piedad por ti.
¡Ah, desesperada moriré de angustia!…

(va a marcharse desesperada, pero se
encuentra con el Conde que la retiene)

Escena Decimotercera

Recitativo

CONDE
¿Por qué? ¿Por qué querida mía,
estáis con tanta agitación? ¡Ay de mí! ¡Hablad!
¿Qué tenéis? ¿Qué necesitáis?
Yo soy vuestro con el corazón
con mi sangre y con la vida misma.
Aparte
de vos, nada en el mundo me interesa.

CAROLINA
¡Ah, si pudiera hablar!

CONDE
¿Qué os detiene?

CAROLINA
Me detiene el decoro
y esa desconfianza que debo tener,
especialmente en mi caso, ante alguien
que se me ha declarado como amante.

CONDE
¡Desconfiar de alguien que os ama!
¡Oh, este caso no puede ser otro que
el de descubrir a un rival!
Pero oídme ¡oh, querida!
Yo soy un hombre de mundo:
Si él estuviera antes que yo, lo perdono; 
y si yo hubiera
llegado tarde,
culparé a la suerte esquiva.

CAROLINA
¿Y le daréis la mano a mi hermana?

CONDE
¡
Eso sí que no!

CAROLINA
Sin embargo, ¿no la habrías desposado
sin problemas, si yo, más que ella,
por un juego del destino
no os hubiera gustado en aquel momento?

CONDE
Sí, es verdad, pero vos me gustáis y ahora
mi corazón no querría a otra más que a vos.

CAROLINA
Pero todo lo que el corazón desea
no siempre es posible.

CONDE
Sí, de acuerdo.

CAROLINA
Entonces, si fuese imposible obtenerme...
¡Ah, señor mío!
¿Por qué alentáis tal deseo?
¿Por qué si me amáis deseáis verme infeliz
cuando podríais en cambio
devolverme hoy, con una acción heroica,
la vida y el consuelo?

CONDE
Vuestras palabras, que parecen un hechizo,
me ponen en una situación violenta.
Pero no me confundo:
Yo os amo, y este amor, si a vos esto os place,
será capaz de cualquier acción hermosa.

CAROLINA
Juradlo, señor.

(Entran y observan, sin intervenir,
Elisetta, Fidalma y Jerónimo)

CONDE
Os lo juro por mi honor 
y lo sello en esta bella mano que voy a besar.
Oigamos ahora el secreto...

Escena Decimocuarta

ELISETTA
¡
Os hemos sorprendido!

FIDALMA
¡
Sorprendidos in fraganti!

ELISETTA
(a Jerónimo)
¿Veis a la sinvergüenza?

FIDALMA
¿Veis a la veleidosa?
A todos los hombres seduce
y se deja besar la mano
por cualquiera que le habla de amor.

JERÓNIMO
¡
Ya no me quedan dudas!

CAROLINA
Pero señor...

JERÓNIMO
¡
Cállate!

CONDE
Pero no sabéis...

ELISETTA
¡
Callaos vos también, será lo mejor!

FIDALMA
¡
Callaos!

JERÓNIMO
Mañana irás al convento.
Y vos señor, os desposaréis mañana
con aquella con la que os comprometisteis,
o se lo contrario me daréis cuenta de la ofensa.

CONDE
Pero si...

JERÓNIMO
¡
No os escucharé!

CAROLINA
Pero yo...

JERÓNIMO
¡
Irás al convento!

FIDALMA
¡
A un retiro!

CAROLINA
(para sí)
¡Ah, me vuelvo loca! ¡Ya deliro!

17. - Quinteto

CAROLINA
¡Eh, dejadme respirar!
¡
Pobre desgraciada!
¿Yo rival de mi hermana?
¡
No, no lo soy, el cielo bien lo sabe!
Acusada soy sin razón...

(al Conde)

¡Eh, hablad vos señor!
Convenced a mi padre
que a vos os creerá.

CONDE
Esta amable muchacha...

FIDALMA
¡
Es una artera y una veleidosa!

ELISETTA
¡
Vos sois parte interesada!

ELISETTA, FIDALMA, JERÓNIMO
¡
Al convento deberá ir!

CAROLINA
Concededme
tres días antes de partir, 
os lo pido por piedad,
así podré
demostrar mi inocencia.
Luego,
cualquier cosa podréis mandarme.

FIDALMA
¡
No, el convento te está esperando!

ELISETTA
¡
No, el convento ya está preparado!

JERÓNIMO
¡
No, el convento ya está dispuesto!

CAROLINA
Pero ¿acaso sois como los perros,
sin amor ni caridad?

(para sí)

¡
Me pierdo, me confundo,
mi cerebro escapa de mi!

ELISETTA, FIDALMA, JERÓNIMO
A
unque se cayera el mundo,
¡
a él debes ir y a él irás!

CONDE
(para sí)
Yo me volveré rabioso
si me quedo aquí un poco más.

(Salen Carolina, el conde y Jerónimo
por distintos lugares)

Escena Decimoquinta

Recitativo

ELISETTA
¿Estáis ahora persuadida
que es del conde y no de Paulino
de quien está enamorada?
Pero no pensemos más en ello. Se acabó.

FIDALMA
Yo creo más bien
que es una coqueta o, 
más que nada, que es una de aquellas
que se enamoran sólo por debilidad
ante cualquiera que las mira y las acaricia.

18. - Aria

ELISETTA
Si he sido vengada,
contenta ya estoy
y
al conde perdono
su infidelidad.
Si alejado es el objeto
que su corazón encadena,
con rostro sereno
su mano me dará.

(salen ambas)

Escena Decimosexta

Recitativo

JERÓNIMO
¡
Ven aquí Paulino!
E
sta carta despacha por correo
a la señora administradora del convento
que aquí ves mencionada,
a fin de que prevea el arribo
mañana a buena hora.
Ten especial cuidado, antes de ir a dormir,
de advertir a la posta
para que no dejen de mandarme al alba
cuatro caballos...¿Eh? ¿Qué dices?

PAULINO
Yo no digo nada, señor.

JERÓNIMO
Bien, procede entonces.
Yo me retiro ahora. Ve pues,
cansado estarás de tan molestas diligencias.

(prende una lámpara y entra en su habitación)

Escena Decimoséptima

PAULINO
¿Y aún así duda mi esposa 
en decidirse
por una fuga inmediata?
¿Aún puede 
es estas circunstancias ilusionarse
y esperar algún favor y ayuda?
¿De quién? ¿Cómo? ¿De qué modo?
¡Estoy perdido!
No, ella no se decidirá.
Para apremiarla iré a su cuarto
pues
no tenemos más tiempo ni esperanzas.

(toma una lámpara y entra en el cuarto de Carolina)

Escena Decimoctava

19. - Dúo

CONDE
(para sí)
Lo dicho por Carolina
penetró en mi pecho.
¡Ah, si al menos pudiese saber
el secreto de su corazón!
Por esa adorable muchacha
yo no sé qué haría.
Ponerla a salvo bien querría
de la envidia familiar.

ELISETTA
(para sí)
Yo creía que se había marchado
y lo encuentro aquí, divagando.
Una sospecha falaz
me hace surgir en el pecho.

CONDE
(para sí)
A su encuentro yo iría
si estuviera seguro de hacer bien.

ELISETTA
¡
Señor Conde, a sus órdenes!
¿Cómo es que estáis aún aquí?

CONDE
Es
que me muevo...

ELISETTA
Que estéis solo no está bien.

CONDE

Gracias, gracias, señora mía.
Id entonces, que yo también iré,
ya es tiempo de descansar.

(prenden una lámpara para cada uno)


ELISETTA

¡
Buenas noches señor Conde!

CONDE

¡
Que duerma usted bien, señorita!

Ambos

ELISETTA

(para sí)
Hasta mañana por la mañana
estaré sobre ascuas...

CONDE

(para sí)
A esta pícara, maliciosa,
no quiero hacerla sospechar.

(se retiran a sus habitaciones y
 
queda la escena a oscuras)

Escena Final


20. - Final II

PAULINO

¡Ea, confórtate, oh querida!
Sígueme despacio, despacio...

CAROLINA

Tiéndeme la mano
que mis pies vacilan.

A DOS VOCES

¡Oh, qué momento éste
de ansiedad y temor!
Pero ahora debemos tener coraje
puesto que otra posibilidad para nosotros no hay.

(se aprestan a partir)


PAULINO

¡
Calla!... Parece que se abre una puerta...

CAROLINA, PAULINO

Si tardamos en salir
podría venir alguien.

(regresan a la habitación)


ELISETTA

(portando una lámpara)

En voz baja, aquí cerca
he creído oír hablar.
Una puerta, despacito, despacito,
he sentido después cerrar.
Sospecho algo... voy a descubrirlo...

(Se acerca a escuchar a la puerta de Carolina)


Se oye hablar muy despacio.
Seguramente que ahí está el Conde.
Lo voy a avergonzar...

(va a golpear a la puerta de Fidalma)


¡Sal, sal!
¡
Ven aquí, deprisa!

FIDALMA

(desde adentro)

¿Quién golpea? ¿Quién llama?

ELISETTA

¡
Soy yo, Elisetta!

(Va a golpear a la puerta de Don Jerónimo)


¡Abrid, eh, abrid!
¡
Salid, señor!

JERÓNIMO

(desde dentro de su habitación)

¿Quién golpea tan fuerte?
¿Quién hace tanto ruido?

ELISETTA

¡
Venid aquí afuera!
Se trata de una cuestión de honor

(salen Fidalma y Jerónimo con
lámparas en las manos)

FIDALMA

¿Qué ha sucedido?

JERÓNIMO

¿Qué sucede?

FIDALMA

Estoy temblando.

JERÓNIMO
Yo estoy desconcertado

ELISETTA

¡
El Conde está encerrado
con mi hermanita!
¡
Que se castigue
a ese traidor!

ELISETTA, FIDALMA, JERÓNIMO

(gritando ante la puerta de Carolina)

¡
Conde pérfido y malvado!
¡
Conde indigno e infame!
¡Salid
fuera pues ya
habéis sido descubierto!

CONDE
(saliendo de su cuarto)

¿Qué queréis ahora del Conde?
¡
Qué palabras tan indignísimas!
¡
He aquí al conde, aquí está!

JERÓNIMO, ELISETTA Y FIDALMA

¡Qué error, qué equivocación!
Perdonad señor mío,
pues ha sido
un equívoco

CONDE

¡Estáis embriagados!

JERÓNIMO, FIDALMA

¡
Yo, desde luego que no!

(señalando a Elisetta)


¡
Ella sí lo está!

ELISETTA

¡
No señor, lo juro!
Algún otro lo estará...

CONDE, JERÓNIMO, FIDALMA

Aunque esté
de pie,
ella sueña y habrá que despertarla.

JERÓNIMO

¡
Carolina, sal fuera!
Debemos verte a ti también.


(Carolina y Paulino salen del cuarto y van a 
arrodillarse a los pies de Don Jerónimo)

CAROLINA, PAULINO
¡Ah, señor, caemos a vuestros pies
a implorar perdón!

ELISETTA, FIDALMA
JERÓNIMO, CONDE

¡Oh, qué veo! ¡Me quedo petrificado!
Ésta sí que es una sorpresa.

JERÓNIMO

¿Qué significa esto?

FIDALMA

¿Qué decís?

CAROLINA, PAULINO

Os suplicamos que comprendáis 
que desde hace ya dos meses,
presos de amor, en matrimonio estamos unidos.

JERÓNIMO, FIDALMA

¡En matrimonio!

CAROLINA, PAULINO

¡Ah, sí señor!

JERÓNIMO

¡Ah, desgraciados! ¡Qué traición!
¡Marcharos
, oh miserables, piedad no siento!
¡Ya
no soy vuestro padre; soy vuestro enemigo!
¡Os expulso, os maldigo!
¡
Huid, errantes, lejos de mí!

CAROLINA, PAULINO

¡
Piedad! ¡Perdón! ¡La culpa es del amor!

FIDALMA

¡
Piedad no haya para un traidor!

CONDE, ELISETTA

¡Eh, calmaos. ¡Eh, aplacaos!
No queda otro remedio para este asunto.

FIDALMA

¡
Que sean expulsados! ¡Que sean castigados!
¡
Tan mala acción debe ser castigada!

CONDE

¡Escuchad a un hombre de mundo!
Aquí, gritar no da ningún provecho.
La prudencia requiere, antes bien,
que todo se deba arreglar.
Mi amor por Carolina
me inclina a su favor.
Perdonadlos a ellos de corazón
que yo me casaré con Elisetta.

ELISETTA

¡
También yo me adhiero, señor!
¡Ea, calmaos!

JERÓNIMO
(a Fidalma)

¿Y vos, qué decís?

FIDALMA

¿Y vos, qué haréis?

CONDE, PAULINO
CAROLINA, ELISETTA

(todos de rodillas)

¡
Perdonad, perdonad!

FIDALMA

Ya que el caso está desahuciado,
nos debemos resignar.

JERÓNIMO

¡
Granujas!... ¡Bribones!...
Estoy ofendido, estoy indignado,
pero os quiero perdonar.

PAULINO, CAROLINA
CONDE Y ELISETTA

¡Qué arrebato de alegría!
¡Qué felicidad, qué dulzura!
¡Me siento regocijar!

TODOS

¡Oh, qué alegría, qué placer!
Todos estamos felices.
Estas bodas celebraremos
con gran pompa y boato.
¡
Que se convoque a los parientes,
que se invite a los amigos,
que traigan los instrumentos,
que se toque y se cante!
Todo cuanto haya tiene que relucir.



Digitalizado y traducido por: 
José Luis Roviaro 2013