EL DUQUE DE ALBA
Personajes
|
DUQUE
DE ALBA
|
Gobernador de Flandes
|
Barítono
|
La
acción se desarrolla en Bruselas y Amberes, Flandes, en 1573.
|
ATTO PRIMO Quadro Primo (Piazza del palazzo comunale a Brusselle. Nel fondo, il palazzo; nel mezzo della piazza, una colonna. A dritta, verso il proscenio, la fabbrica di birra di Daniele. A sinistra l'ingresso della caserma degli archibugieri. Alcuni borghesi seduti davanti ad ampie tavole con grandi coppe di birra. Nel fondo, popolani e popolane) Scena Prima (Escono dalla caserma Sandoval, Carlos e parecchi Soldati spagnoli) CARLOS, SANDOVAL SOLDATI SPAGNOLI O Spagna, o suol natal, io brindo a te! A te che la gloria accompagna e che guida la santa fé! Viva la Spagna, evviva il suo re! I FIAMMINGHI Sia Spagna maledetta e il suo re. Ovunque il terror l'accompagna rischiaran i roghi sua fé! Morte alla Spagna, morte al suo re! Scena Seconda (Daniele, uscendo dalla birreria, e detti) DANIELE (accostandosi a Sandoval) Sei scudi d'or! SANDOVAL (ridendo) Davver? DANIELE (con bonarietà) Lo scotto è assai modesto. SANDOVAL È una celia assai scipita! DANIELE È il suo prezzo... SANDOVAL (con alterigia) E da qual dì, taluno ardì far pagare lo spagnolo il ben di cui dispone? Ché tutto gli partien terre, beni e persone! Non tenete ad onor o vil gente fiamminga la sete di calmar dei vincitor? DANIELE (con impeto d'ira) Dei predon! GLI SPAGNOLI Lo freddiam! SANDOVAL (trattenendoli) No davver! Scena Terza (Comparisce sulla porta della birreria Amelia, in abito nero. Ella si avanza lentamente, meditabonda e senza curarsi di quanti la circondano) SANDOVAL (accennando ad Amelia, a Daniele) Or chi è mai questa bella che vedessi apparir; se è figlia sua, allor sia perdonato, ma sol per essa! Il suo nome? E perché quella veste feral? DANIELE (con accento cupo) Veste il bruno del duol. SANDOVAL E perché? DANIELE Per suo padre che assassinato fu! SANDOVAL (con accento di commiserazione) Sventurata! E da quando qui sta? DANIELE Sol dalla scorsa notte. AMELIA (a bassa voce a Daniele) E dunque qui, Daniel? DANIELE (sottovoce, additando la colonna) Sì, là, su quella piazza, tra il folle tumultuar d'indifferenti plebi ne vidi rotolar la nobil testa. AMELIA (cadendo in ginocchio presso la colonna) Ah, padre mio! Io ti vendicherò, sacro giuro ne fo! (Si ode nelle strade vicine uno strepito di tamburi e di grida) CORO INTERNO Allarmi! Il Duca d'Alba! CARLOS (guardando la strada) Sì, ne veggo la scorta. Scena Quarta (Entra il Duca d'Alba, che in lettiga chiusa si reca Al palazzo di città, preceduto eseguito da Albanesi, archibugieri e guardie vallone. I magistrati della città vengono appresso a piedi. Carlos ed i suoi soldati, usciti dalla caserma, si mettono in ordine di battaglia e presentano le armi. I tamburi rullano, le bandiere si abbassano al passaggio della lettiga che sale lentamente verso la porta del palazzo. Sandoval va sulle tracce del Duca) GLI SPAGNOLI Onor a lui, ch'ogni eroica parola col suo valor è avvezzo a superar! Nobil campion della gloria spagnola l’aste anzi a lui si debbono curvar! I FIAMMINGHI (fra loro) Mira là colui che desola e le terre e i casolar, il duca reo dei predator, il barbaro uccisor; sol per lui la gente spagnola col sangue suo li de' saziar è là l'uccisor! Egli è là! GLI SPAGNOLI (guardando biecamente i popolani) Onor al nostro condottier, onor al vincitor! (Sandoval e gli ufficiali hanno raggiunto il corteggio. Non rimangono in scena che Don Carlos ed alcuni soldati. Costui si accosta ad Amelia che è rimasta sola in un angolo della scena) Scena Quinta CARLOS (accostandosi ad Amelia) Perché tra questa turba che manda il gran saluto son chini gli occhi tuoi e il tuo labbro sta muto? Grida con noi: Viva il governator! (Amelia lo guarda con disprezzo e non gli risponde) DANIELE (avanzandosi) Dritto n'hai tu? CARLOS Tu dèi, mastro gentil, tacer! Vo' che meco ella gridi: Viva il governator! E mi piace di più ch'ella canti con noi qualche canto spagnolo! DANIELE (mettendo la mano al pugnal) Ten va, o di mia man sull'istante io t'immolo! AMELIA (piano a Daniele, trattenendolo) Folle sei! Vedi ben che costui non è in sé. (In questo frattempo alcuni soldati hanno portato una gran tavola in mezzo della scena. Essi siedono per bere) CARLOS Orsù, la canzone spagnola che inneggia al Duca d'Alba! AMELIA (mal frenando un impeto di sdegno) Ah! non la so cantar. CARLOS (sedendo e versandosi da bere) Canta allor quello che ti par ma canta, lo si vuol! DANIELE Vitupero! Abominio! Per lor nulla di sacro v'ha! AMELIA (guardandoli e fissando Daniele con forza) Or ben sì, io canterò! (Gli Spagnoli stanno seduti intorno alla tavola, il popolo dietro a loro, in giro) (avanzandosi) In sen ai mar, preda all'alta tempesta al nobile vascel speme ormai più non resta! Dei venti al sibilar e tra furor del mar il grido a te non vien del marinar? Vien a noi, Dio tutelare! Deh, calma alfin il tuo furor! Pietoso ascolto al mio pregare porgi, i tuoi figli o Signore deh! salvi fa. Dio tutelare! E Dio dicea ne' suoi responsi allora: "Dee l'uom ripor sua fé sol nella mia pietà? Salvezza ognun dal ciel implora ed in sua man, sì in mano ei l'ha!" (guardando il popolo che a poco a poco le si è avvicinato) Coll'audacia l'uom risponda e i nembi a dominar. Tutti all'opra, tutti all'opra poiché il periglio é là! A qual fin or smarrir la speme? Manca il sangue a' nostre vene? Colpiti d'insano stupor v'imbianca dei vili il pallor. La morte vien e voi coglie in sopor! Sorgiam, sorgiam tra le fiere tempeste che minaccian dal ciel le vostre teste. Si desti ognun, sorgete insieme! AMELIA, FIAMMINGHI Coll'audacia si risponda e i nembi a dominar. Tutti all'opra, tutti all'opra poiché il periglio è là! Andiam, coraggio! Feriam! Il patrio suol noi saprem liberar! GLI SPAGNOLI Sta ben, sta ben, ma per disgrazia ai fior di sua ghirlanda siccome a sue canzon, di già m'inebria la bevanda. (I Fiamminghi esaltati stanno per scagliarsi contro gli Spagnoli. Ad un tratto sul peristilio del palazzo di città comparisce un uomo vestito di nero, solo e senza guardie) TUTTI (sbigottiti) Il duca d'Alba! Oh terror! (A poco a poco, i Fiamminghi si diradano e si accostano alle loro case, lasciando spopolato il centro della piana. Il Duca scende lentamente e tranquillamente. I soldati si alzano. Daniele e Amelia) AMELIA (Fra sè) Ah, che vedo io mai! Sol ch'egli appaia, incolti gli ha il terror. Scena Sesta IL DUCA Popol fiacco, vil, abbietto che or trasali al mio cospetto, il voler d'un sol mio detto è decreto del ciel! Ne' lor folli ardimenti il gran giogo le genti invan tentan spezzar! Io li afferro, li stringo in mia man! AMELIA Cupo orrore m'ange il petto nel sentirmi al suo cospetto... È il tiranno, il vil reietto dalla terra e dal ciel! O mio padre! Chi nel sen raffrena dell'ambascia la piena del tiran al cospetto che l'acciar maledetto sul suo capo piombò! DANIELE Del tiran vil, abbietto come truce è l'aspetto... Tutto m'agita il petto ansia fiera, crudel! O mio nobil signore, fu dell'empio il furore che squarciava il tuo cuore, che la lama fatal sul tuo capo piombar poté! (Marcello, giungendo dal fondo, non s'avvede della presenza del Duca e accorre verso Daniele ed Amelia) Scena Settima MARCELLO Amelia! AMELIA Oh ciel, tu qui! DANIELE Sogno forse non è? MARCELLO No! Da Bruge io giungo quivi accorso son io... Libero sono! AMELIA Che dici mai? MARCELLO Che i giurati, cui fa tremar la tirannia infidi ai riti lor, rei non ci proclamar! AMELIA Vero saria? MARCELLO D'assolverci han osato! AMELIA (con terrore) Silenzio! MARCELLO E perché tacerei, o miei fidi, con voi se noto v'è qual odio in cor mi desti? IL DUCA Odio hai detto! O giovin, perché se nol conosci? MARCELLO E d'uopo qual ne avrei? Del suolo mio flagel tutto ei vuol rovesciar; tra stragi e tra tempeste dei patiboli sol seppe tra noi rizzar. AMELIA Imprudente! MARCELLO In che mai? Se in questa terra resta un felice, a me lo dee segnar! IL DUCA Tu lo vedrai! Raffrena il cieco ardore! MARCELLO E dove? IL DUCA Innanzi a te! MARCELLO Ciel! AMELIA Mi par di morir! IL DUCA (a Sandoval, che esce dalla caserma con alcuni soldati) Sgombri ognun! (a Marcello) Tu sol dei restar. (Daniele ed Amelia entrano in casa. Marcello ed il Duca restano. Ne! fondo Sandoval e i soldati, coll'archibugio in ispana, attendono gli ordini del loro capo) Scena Ottava IL DUCA Nome qual hai? MARCELLO Marcello. IL DUCA E poi? MARCELLO Marcello di Bruge, Bruge di cui gli spalti m'offriron rifugio. IL DUCA E tuo padre? MARCELLO Di lui alcun non mi parlò. Pur giunse nuova a me che dal nostro bel suol dal crudel invasor finì bandito i miseri suoi giorni! IL DUCA E tua madre? Rispondi! MARCELLO Ah! me la tolse il cielo e già un anno passò ch'io la perdea, ahimè! IL DUCA Pure pria di morir alle mani d'Egmont non t'ebbe un dì fidato? MARCELLO Sì, quel nobile Egmont, quell'eroe... IL DUCA Quel ribelle! MARCELLO Sul sentier dell'onor i passi miei guidò ai fini suoi fedel mi sia sacro modello se non la vita, la sua morte almen! Tutto or sai! L'ira tua or può squarciarmi il sen! Un vil io non sono ben so che il tuo cor ignora il perdono, né provo terror. Salir vo' da forte il palco fatal... È bella la morte pel suol natal! IL DUCA (Fra sè) Dei baldi ardimenti mi abbaglia l'ardor! Dispregia i tormenti il fiero suo cor! La patria sol vede, sicuro di sé, la sua nobil fede non cerca mercé! (A Marcello) Disfidato tu m'hai ma punirti non so... Pietà m'ispiri! MARCELLO Tu? Compiangermi? IL DUCA Sì! ho pietà di tanto errore, e grato m'è segnar all'aquila impaziente per nuovo voi un ignorato ciel! Di lauri cingerai fida in me, le tue robuste anella è la gloria, o garzon! MARCELLO La gloria? Ov'è mai ella? IL DUCA Là dove duce io sto! Al fianco mio tra i più prodi ti voglio. MARCELLO Me? Me? IL DUCA E avrai da me perdon! MARCELLO Io servir l'oppressor? Sì vil io non sono non voglio mercé aborro il perdono che viene da te! Salir vo' da forte il palco fatal è bella la morte pel suolo natal! Ah! no, terror che sia non so un'altra legge a me non do. IL DUCA (Fra sè) Ah! dei folli ardimenti m'abbaglia l'ardor dispregia i tormenti il fiero suo cor! Disdegna il perdono non vuole mercé. Il reo quasi io sono, mio giudice egli è: non vuol perdono. (A Marcello) O guai a te, Marcel, guai a te! Quadro Secondo (La scena rappresenta la birreria di Daniele. A dritta, tini, lambicchi e fornelli. A sinistra, tavole, sedie e l'uscio della stanza di Amelia. Nel fondo la porta di strada) Scena Prima (Entra Amelia, sola) AMELIA Marcello, t'ho letto in cor il dolce arcano... né un accento, un sospir giammai tradiva il tuo volto gentil. Eppur tu m'ami! Che dissi io mai? Perché nel pronunziar quel nome ogni mia fibra trasalisce in cor? Ombra paterna, a me perdona se nuovo affanno ange il mio cor... S'ha un'altra spina la mia corona, s'invoca il ciel novel dolor! Deh, grazia, o padre! È puro, è santo l'ardor che affanna il mio sospir... Ei fa sgorgar sì amaro pianto grazia per esso, ei dee morir! Ma no!... Troppo è grande l'affanno né tu puoi tal mercede a me negar! O padre, egli aborre il tiranno e la tua fin giurò di vendicar! Quando per noi, del culto tuo devoto affronta, ahi lasso, il gran martir, ah! non è fallir alzar al cielo un voto... O padre, preghiam... Ei dee morir... Scena Seconda (Entra vivamente Daniele, seguito da Marcello avviluppato in un mantello; e detta) AMELIA Ciel! MARCELLO Amelia! AMELIA Esaudita m'hai tu, ombra santa paterna! DANIELE Più pian! Non far rumor! Nell'ombra non li odi tu venir? DANIELE, MARCELLO, AMELIA Archibugier van sulla traccia quell'orda rea ti dà la caccia. Silenzio! Ei passan, son qui! (Si vede la ronda albanese che passa) No! nell'ombra ei son scomparsi, stan già lontan. Dio di bontà, di noi pietà! AMELIA (a Marcello) Per noi, incauto, esporti? MARCELLO Sai qual mi die' prigion? Parmi ancor di sognar! La stessa sua magion. Tra l'ombra della notte di là potei fuggir! AMELIA Oh, ciel! MARCELLO Vigile scolta vegliando al di fuor de' miei passi al rumor a caso l'arma esplose ma il ciel mi proteggea. Ei fe' di più... tra le mura dell'esecrato ostel, un arcano scovrii che al gran fin può giovar! (a Daniele) Indugiar più non dei; ai fidi nostri va' e li raccogli qua! Va'! va'! (Esce Daniele) Scena Terza AMELIA Qual dar potrei compenso Che è d’ogni ben maggior! MARCELLO Un sol, sublime, immenso che è d'ogni ben maggior! AMELIA Perché mi guardi e tremi? Qual chiedi a me mercé? MARCELLO Dei palpiti supremi offrir l'omaggio a te! AMELIA Che ascolto? MARCELLO È un arcan fatale! Un blasfema che in sen giurai di seppellir; ma pria che spunti il dì, col mio pugnale nel colpir il tiran la man mi può fallir! Ed il misero sa che avrà un sospir di perdono, se sta per morir! Ah! sì, l'ardente affanno celar potea sin or, che a te fa sì gran danno e che strazia il mio cor! Amor, amor sublime, paradisial sospir, ch'ogni fallir redime e il ciel può sol punir! AMELIA Ah! pietade uguale ebbi sepolta in cor, ambascia celestiale che mi mettea terror! Ma scompare ogni tema ove appressa il martir... In sua pietà suprema Dio non ci può punir! MARCELLO Tu torci gli occhi tuoi, udendo i miei deliri ... Deh! un raggio di pietà dal guardo tuo traspiri! Amelia, io t'adoro e non chiedo a' tuoi piè che il diritto di pugnar o di morir per te! AMELIA O padre, o ciel, o padre mio! Nel rigor suo supremo Dio non ci può punir pietade uguale ho sepolta nel cuor che mi mettea terror! Sventurata, proscritta, mi sfuggiva la gente e paurosa ritorceva il pie. Tu sol, Marcel, fosti meco clemente, tu sol osasti dir: t'affida, o donna, in me! Ed or, che fra brev'ora ci avrà l'avel sepolti, a tanta tua pietà ingrata resterò? No! e dall'alto del ciel, donde vedi e ascolti padre mio! O d'Egmont, da te perdono avrò. MARCELLO Un delirio non è? Oh, mia nobil signora, io, che grado non ho, né fortuna... io, che sol venturier a te sacrai mia fé e la miseria mia. AMELIA Marcel, vendica il padre: se il fai, tu diverrai per me più nobile del re! MARCELLO Ma solo io sono in terra e chi aita a me dà? AMELIA Marcel vendica il padre e padre a te, allor sarà'. Scena Quarta (Daniele ed il Coro di operai borghesi compariscono nel fondo) MARCELLO (ad Amelia) Ma giunti son... (a Daniele) Non uno mancava al santo appello? DANIELE Non uno! (I Congiurati si avanzano lentamente) CONGIURATI È spenta omai l'estrema face, né giunge a te, se tutto tace, che il sospir del dolor, del sol dolor! Sacro un giuro insiem ci serra, giuriam a salvar questa terra! DANIELE, MARCELLO Più pian, più piano. MARCELLO Più pian, amici miei; non ci oda alcun. AMELIA, MARCELLO DANIELE, CONGIURATI È spenta omai l'estrema face, né giunge a te, se tutto tace, che il sospir del dolor, del sol dolor! Sventura, infamia al vil che trema davanti all'oppressor. Giuriam di vincere o morir! MARCELLO (cadendo, con tutti, in ginocchio) Libertà, gran diva la fede in te nel tuo popolo avviva, fa trionfar il nostro acciar. AMELIA, MARCELLO DANIELE, CONGIURATI Libertà, gran diva la fede in te nel tuo popolo avviva, fa trionfar il nostro acciar! A pugnar noi moviam securi, né ci dorrem. Se d'uopo fio tutti perir! Libertà, gran diva, ecc. (Battono alla porta) MARCELLO, CONGIURATI Ciel! DANIELE (a bassa voce) Silenzio! (a voce alta) Chi può la notte a me venir? GLI SPAGNOLI (di dentro) Da parte del Duca e del re! GLI OPERAI (sottovoce) Gran Dio! DANIELE Ma solo io son! SANDOVAL (di dentro) Che importa? Apri, o farem la porta in ischegge volar! In nome del re! GLI SPAGNOLI (di dentro) Aprite orsù in nome del re! DANIELE (sottovoce ai congiurati) Nulla è perduto ancor, niun il terror discopra sien le armi nascoste. All'opra! All'opra! E del birraio insiem intoniam la canzon! (Le armi vengono nascoste nei tini. Si riaccendono le lampade. I congiurati dannò di piglio agli utensili del mestiere. Daniele va ad aprire) Scena Quinta GLI OPERAI Liquor che inganna del vin l'ebbrezza pien di tristezza ci lascia il cor. I sensi affanna e d'ogni lite è della vite causa l'umor! Viva la birra! (Durante il coro, Sandoval ed i suoi soldati sono entrati; altri soldati custodiscono la parte estrema della birreria, Sandoval esamina ogni cosa) SANDOVAL (con ironia) Mastro Daniel è solo in sua dimora? DANIELE Ho meco gli operai... SANDOVAL Qui che fanno in tal ora? DANIELE D'uopo è pur lavorar, i balzelli a saldar! SANDOVAL Lavorar? O tramar qualche novella impresa! (scorgendo Amelia) Ah! la pupilla è qui... sta mal! L'affar s'abbuia. (scorgendo alcuni operai che tirano una carretta) Ma che vegg'io? Si diria, ve ne scampi il Signor, che sien cospiratori al posto d'operai! (prendendo la mano ad un borghese) Doghe codeste man non han toccate mai! Magra n'avria mercé, ma a qual ambrosia intorno (additando Marcello) s'affaccenda colà quel bruno giovincel? (prendendo un bicchiere che sta sulla tavola) Si mesca! (Daniele prende un vaso e si avvia per ispillare a sinistra) No! (indicando la botte dove stanno nascoste le armi, segnata con una croce rossa) Di quell'orciuol! (movimento di terror fra i congiurati) DANIELE (esitando) A che? SANDOVAL (con ironia) Non è il miglior del giorno? (additando la croce rossa ai soldati) Il segno c'è... lo si sfondi! (I soldati sfondano la botte; le armi si rovesciano a terra) SANDOVAL, SOLDATI Avvinta sia quest'orda rea, che impresa Vil tramare potea! Quadro Terzo AMELIA, MARCELLO DANIELE, CONGIURATI Non abbiam che un sol signore Dio che legge a noi nel core Dio perdona in sua pietà a chi muor per la libertà! SANDOVAL, SOLDATI Avvinta sia quest'orda rea, che imprese vil tramar potea! Orsù! e la scure abbatterà chi invoca la libertà! MARCELLO (ad Amelia) Sì, sfidiamo chi non dà giammai perdono! SANDOVAL (ai suoi soldati) Sien tratti fuor! MARCELLO Moviam insiem verso il palco feral! SANDOVAL (a Marcello) Tu rimani. MARCELLO E perché! Complice lor io sono e vo' seguirne il destino fatal. SANDOVAL Il Duca non lo vuol. MARCELLO Ah! in sue tiranne voglie a qual novel martir or m'intende serbar? SANDOVAL Sii libero! (con ironia) Il tiran i tuoi dì vuol salvar. TUTTI (sorpresa generale) Salvar! AMELIA, DANIELE, CONGIURATI Oh, ciel, oh, stupore! Per qual nuovo errore il fier oppressore or salvo lo fe'? Ah, qual fato propizio lo strappa al supplizio nuova, inattesa, è tanta mercé! MARCELLO Che ascolto? Oh, stupore! Si spezza il mio core a me mette orrore l'infame mercé! Lor complice io sono sprezzo il perdono che mi vien dal trono che un vil fa di me! SANDOVAL, SOLDATI L'ardita sorpresa la nobil impresa men bella vien resa da questa mercé! MARCELLO (a Sandoval, con impeto) Grazia non vo' da chi salvo mi rende! SANDOVAL (freddamente) Il Duca lo impone, lo vuol! MARCELLO Poiché libero sono, discendo insino a te e ti chiedo ragion d'un perdono che m'offende. (Sandoval fa segno con la mano che non lo può) O nobile spagnolo, imposto a te ha pur d'esser un vile? SANDOVAL (Daniele si frammette fra Marcello e Sandoval) A tanto oltraggio avria di già risposto il ferro mio! Ma tu puoi, nobil belga, insultar senza tema. MARCELLO Io? SANDOVAL Tu! Che di ferir mi si vietò! AMELIA, DANIELE Incerto il mio core ah! invade il terrore per quale errore or salvo egli è! Quai fato propizio or salvo lo fe'! O morte o libertà! MARCELLO Si spezza il mio core a me mette orrore l'infame mercé! o morte o libertà! SANDOVAL, SOLDATI A noi! Moviam! Li aduni insieme un'espiazion! Le scellerate scale dee salir il malfattor. A noi, orsù, innanzi va, o schiavo malfattor. CONGIURATI Moviam! Un fato sol or ci aduni. Faccia trovar insieme: o morte o libertà! ATTO SECONDO (Una sala del palazzo di città a Brusselle, chiusa da larghe porte e da invetriate) Scena Prima (Il Duca d'Alba entra meditabondo) IL DUCA Nei miei superbi gaudi tra i conquistati allor, trovavan plausi e laudi d'amor deserto il cor. Ma nel mio sen rinato no, non regna il vuoto più, ché dire ad uom m'è dato: il figlio mio sei tu! (Entra Carlos, seguito da ufficiali. Gli presenta un piego, che il Duca legge) Ah! de' miei voti alfin ebber pietà. (volgendosi verso gli ufficiali) Medina mi succede e re Filippo me sulle rive lusitane invia un nuovo regno a conquistar. (fa un cenno di commiato agli ufficiali e questi escono) Rifulge in ciel la stella mia! Mi arridono vittorie più nobili e pure, dell'orrida scure ad altri l'onor. Di fiere battaglie tra i fumi, tra i lampi signori dei campi c'insedia il valor; più nobile spada impugna il valor. Scena Seconda (Entra Marcello, accompagnato da Sandoval e da alcune guardie) IL DUCA Sei dunque tu, di cui la mano rea nell'ombra, a quanto so squarciarmi volle il sen? MARCELLO A liberar le Fiandre solo il mio braccio aspira e l'oppressor ne sei. Ne volea sfidar lo sdegno e irriderne il dolor... E il mio cor, al suo contegno tutto invade ignoto orror! IL DUCA Se a' detti miei tu porgi ascolto arcano un suon non giunge a te! MARCELLO (Fra sè) Trasalir io mi sento, vacilla ogni mia fé! IL DUCA La lagrima riga il mio volto ed osi negarmi mercé, ahimè! Non è un suddito rubello che al tiranno innanzi sta, gli è un amico, gli è un fratello che vuol da te solo pietà! MARCELLO (Fra sè) Ahi, più del tuo rigore, temo omai tua pietà. IL DUCA Or, poiché divinar non ti giova, questa immagine sacra per te il dubbio omai rimova. (gli dà in mano un ritratto di donna) MARCELLO Mia madre! IL DUCA (dandogli uno scritto) Ed or... leggi... MARCELLO Oh, ciel! Illusion non è questa! IL DUCA (fissando Marcello con tenerezza) Oh, quale ebbrezza il nuovo affetto, che il sen m’inonda, prepara a me. MARCELLO Madre mia, sei tu, sei tu! IL DUCA Quello che scorre dentro al suo petto è il sangue mio, ah si, mio figlio, mio figlio egli è! MARCELLO (mettendo un grido) Ah! del ciel m'ha la folgore percosso io fremo d'affanno, d'orror... IL DUCA (appressandosi a Marcello) Quel nome a te dare non posso che sogna beato il mio cor! MARCELLO (Fra sè) Deh! per pietà, t'ha il ciel a me rapita mio solo amor, mio ben, mia vita! IL DUCA Il mio nome portar ti mette dunque orror? Pur sai chi sia! Grande, sublime, tu trovi un nome, cinger di lauri potrai le chiome! MARCELLO (Fra sè) Amelia! Oh ciel! Io trasalgo di terror! IL DUCA O figlio, oh figlio! Tutto vo' darti quanto tu brami sol che una volta padre mi chiami! Ah! sol che le braccia mi cinga il sen! MARCELLO Ah! quel nome ignorato che porto m'è del vostro men duro a portar! IL DUCA Pur ne' due mondi, il sai, di tuo padre la gloria il nome irradiò! MARCELLO Ch'egli è un tiranno, io so! IL DUCA Ah! qual v'ha maggior dolore, qual più delusa speme? Io trovo e perdo insieme il mio più dolce amor! MARCELLO Oh, barbara mia sorte! Di questa orribil vita non è la stessa morte che un male assai minor. IL DUCA Oh, fato spietato, terribil condanna impreca il mio nato al suo genitor. MARCELLO Qual lotta fatale combatte il mio core, il dubbio m'assale mi affanna il terror. Aborra, oppur perdoni infame sempre io son. Il nome ch'offri a me eredità di pianto render mi può colei che adoro? Più patria a me non resta, più fratelli non ho... Mi scaccieran esclamando: colui suo figlio egli è! IL DUCA (trattenendo Marcello che vorrebbe uscire) No! al mio fianco dei restar! MARCELLO Di qua degg'io, signor, sgombrar! IL DUCA Ah! la mia prece, il pianto mio l'orgoglio tuo non san piegar? MARCELLO La tua vittima è d’essa... IL DUCA Ed a me l'oso dir? MARCELLO Tu n'hai trafitto il seno e dove io sol la man ti stenda un parricida io son! È la mia patria che a sé mi chiama è d'una madre l'offeso amore! O madre, a me vi chiama i sensi dell'onor! Di lottar tu m'infondi la virtù far tacer sì gran mercé dato è sol amar! IL DUCA Fato spietato fiera condanna questo mio nato impreca al genitor. È la legge dell'amor che ti chiedo d'osservar. Non è umano tal rigor tu mi puoi, mi dei amar. (Marcello va per fuggire, si arresta, udendo dal di fuori i canti lugubri) CORO INTERNO De profundis clamavi ad te, Domine! MARCELLO Che ascolto? E quai funeree voci son giunte insino a me? Si diria dal sen delle tenebre un grido udir di dolor! Scena Terza (Entra Sandoval, con parecchi ufficiali, e si avanza rispettosamente verso il Duca) SANDOVAL Qual ordin? IL DUCA Stien gli Albanesi, le micce accese, colà, sulla gran piazza e, se un murmure scoppi, una sola minaccia... Mi comprendi? SANDOVAL Il faran! (Va a trasmettere i suoi ordini agli ufficiali, i qual escono, poi torna al fianco del Duca) MARCELLO (al Duca) Or che accade laggiù? IL DUCA (freddamente) Riguarda! Puoi vedere da quel verone la piazza di Brusselle! MARCELLO (va ad aprire la finestra) Oh, vision fatal! Chi quel palco rizzò? Quei miseri chi son che io veggio apparir? IL DUCA (freddamente) Cospirator! MARCELLO (con un grido) I miei fidi essi son! Amelia! Oh, ciel! (al Duca) Che far tu attenti? IL DUCA Il mio dover. Un dover inflessibile e severo! Il mio quel di servir il re, il tuo, il genitor d'odiare! MARCELLO Di lor pietà, deh! sia sospeso il cruento supplizio! IL DUCA E dritto hai tu per costor di pregar, tu, colpevole com'essi? Di grazia puoi parlar? Io nulla devo al loro complice, tutto potrei ad un figlio accordar. Ov'ei lo chieda, ov'ei mi chiami padre! MARCELLO O ciel! IL DUCA Quella gente che implora chiede invan la mia mercé, sol che tu mi chiami padre e l'avranno allor per te. SANDOVAL (tra guardando dal verone) Ecco, appressan già! CORO INTERNO (più vicino) De profundis clamavi ad te, Domine... MARCELLO (con disperazione) Amelia! I fidi miei! IL DUCA Tu non hai che un accento a proferir e avran la mia mercé, l'avran per te! MARCELLO Gran Dio, pietà di me o sorte ria! Fatal martorio! Strazio uman qual v'ha mai del mio maggior? Veder spirar l'angiol che adoro o rinunciar a tanto amor. IL DUCA Dio, che acceso hai tanto affetto, pietà concedi al mio dolor! Tocca il cor al mio diletto, un figlio rendi al genitor! SANDOVAL E chi d'Alba il nome porta può placar il suo rigor? Sul palco vil sia tutta morta la turba rea dei traditor. (tra guardando di nuovo dal verone) Essi avanzan... di qui vegg'io la giovinetta... Con piè fermo al palco vil essa sale... Fiammeggia il ferro! MARCELLO Oh terror, oh ciel! Quale orror, oh Signor! IL DUCA (a Marcello) Or ben? Or ben? MARCELLO (gettandosi in ginocchio e stringendogli la mano) O padre, padre mio! IL DUCA O crudel, tanto l'amavi allor? (fa un cenno a Sandoval che lo trasmette dal verone ai soldati che sono sulla piazza) Il supplizio sospendasi e qui sian tratti assiem! MARCELLO Oh sorte ria, fatal martorio! Qual strazio umano v'ha di questo maggior: se per salvar colei che adoro perduto avrò sì grande amor! IL DUCA Dio che acceso hai tanto affetto mercé hai concesso al mio dolor! Il cor toccasti al mio diletto l'hai reso alfin a tanto amor! SANDOVAL E chi d'Alba il nome porta può placar il suo rigor? Tutta cader doveva morta la turba vile dei traditor. Scena Quarta (Le porte del fondo si aprono e compariscono Amelia, Daniele, tutti i Congiurati, popolo fiammingo e Soldati. Il Duca e Marcello rimangono a sinistra; Amelia, Daniele e Sandoval a destra) MARCELLO (vedendo comparire Amelia e tenendosi in disparte) Di resister, ahimè, più forza omai non ho! IL DUCA (ad Amelia) Tu, che senza tremar fissasti l'empia scure, o fanciulla, perché vuoi tu miei dì troncar? AMELIA Io figlia son d'Egmont, e vendicava il padre! IL DUCA (con emozione) Che? Pel padre tuo? Esser dee l'ombra sua sublimemente altera, se tanto seppe a te ispirar! (piano a Marcello) Morir costei sapea pel genitor... E tu, viver pel tuo, crudel non sai ancor! (appressandosi ad Amelia) E se pietà di tanto errore, or mi traesse a perdonar? AMELIA No! Tu nol dei per te. Ah! no, nol far! IL DUCA Perché? AMELIA Il braccio non puoi disarmar di mia vendetta! Che l'odio mio mi resta e nulla vuol da te! IL DUCA Tu nulla devi a mia clemenza. La grazia tua non vien da me; ma da talun che mi uguaglia in potenza e pari mio creava il re! MARCELLO (vivamente, a voce bassa) Padre mio, quel nome non lo dir! Deh, fa ch'essa lo ignori per oggi almen, fa che lo ignori. Un sol giorno ancora, o se grazia non dai, io m'immolo a tuoi piè! AMELIA (parlando a Daniele al quale si tenne vicina) Ah sì, comprendo, ei dee partir. IL DUCA Ah, crudel! MARCELLO Deh, o padre! AMELIA Egli è a Medinaceli che la vita or noi dobbiam. SANDOVAL (additando Marcello) No, davver; egli è colui! AMELIA (scorgendolo) Marcel! Oh ciel! SANDOVAL Per quanto ci chieda, nulla ricusa il Duca ed ebbe ognun per lui grazia a trovar! AMELIA, DANIELE, POPOLO Squarciato è il mistero! La face del vero il gran vitupero al mondo chiarì! Al nobile sguardo d'ogni uom gagliardo or si celi il codardo che tutti tradì! MARCELLO Ah! uman pensiero il fatal mistero questo orribil vero non de' mai scoprir! Per me d'atri veli son coperti i cieli pria che alcuno mi sveli mi sia dato morir! IL DUCA Tra stirpe gagliarda e plebe codarda tarda a optar? Deh, tra un nobil padre e plebe rea, codarda or tu devi optar. Un serto è quel nome ch'orna a te le chiome grande sei, siccome grande è il solo re! SANDOVAL D'un uom la preghiera qui, dove egli impera ottiene mercé! Invan cela il vero, ma qual è il mistero che sì grande impero sul duca gli de'? IL POPOLO Di speme ho il cor pieno un giorno sereno lo sento nel seno per noi sorgerà. AMELIA Che venduta al tiran hai la patria, la fé! MARCELLO Ah, Amelia! AMELIA Lunge or va! MARCELLO M'odi ancor? AMELIA Ahi, vendetti al tiran e la patria e la fé! MARCELLO Convien che a te favelli... M'odi ancor? Per pietà, m'odi ancor, Amelia! (Amelia si allontana coi congiurati, senza volgere uno sguardo a Marcello il quale, desolato, si getta tra le braccia del padre. Amelia, in atto di uscire, si volge, lo addita a Daniele, ed esce) ATTO TERZO Quadro Primo Scena Prima (L'oratorio di Amelia. Marcello entra avvolto in un ampio mantello) MARCELLO (si guarda intorno con rispetto e s'inchina davanti al quadro sovrapposto all'inginocchiatoio) Spirto gentil ne' sogni miei brillasti un dì ma ti perdei: fuggi dal core vanità speme, larve d'amor fuggite insieme. Se in crudo esilio dovrò morire, colpevol figlio lontan, ahimè al nostro amor non maledire e nel morire dir potrò ancor: spirto gentil ecc. Scena Seconda AMELIA (entra vivamente e scorge Marcello) Oh ciel! Si gela il sangue di sgomento, d'orror! Al mio cospetto appar quel vil, quel traditor! MARCELLO (cadendo in ginocchio) Ascolta, ascolta! AMELIA Vile! MARCELLO (molto agitato) Ah! No! d'orror il tuo sen più non frema, cedi, o donna, a cotanto sospir! O una grazia m'accorda, l'estrema! A tuoi piè mi concedi morir! AMELIA Giammai! MARCELLO Per pietà! AMELIA Giammai! Disertate hai le file, hai venduto il tuo braccio, il tuo cor! Giammai! Perdonar si può il vile ma non colui che tradiva l'onor! MARCELLO (rialzandosi in preda alla massima commozione) No, non son io colpevole ne attesto Iddio Signor, ei che creò quest'anima ei che ci legge in cor! AMELIA Ah! del tuo rimorso il fremito accusa il tuo fallir tu tremi, o vile, innante a un Dio vendicator. MARCELLO Deh! il credi; a te lo giuro per Egmont, per tuo padre, che innocente io son. AMELIA Tu? MARCELLO Ma per noi ma per te... deh! non m'interrogar su questo reo mistero! Obliam quanto fu fuggiam lungi di qua... del tuo tiran, del mio, l'infame possa io sfido! Rinuncio a un grado, a un nome, ad ogni fé. Per vendicarti a te sarò sol fido! AMELIA (commossa e perplessa) Marcel, che ascolto! E che di' tu? Marcello fuggiam! Se narrasti a me il ver, d'Amelia ancor nel core quel che tu fosti ritornar puoi tu! MARCELLO (con ebbrezza) In me ridesti il celestial ardore! Parla! Non fia che a me più manchi una virtù! AMELIA (sottovoce) Il tiran, che di duol copriva il suol materno, pel suo lido natal le vele scioglierà. La Spagna lo richiama e, dei popoli a scherno, il regno suo per pena avrà l'impunità! No! No! Dio non lo vuol! La forza sol difetto può far al loro coraggio! Poiché braccio viril sol un seno può squarciar! MARCELLO (con raccapriccio) Ciel! Ciel! AMELIA Tu tremi di già? MARCELLO Chi? Io? AMELIA Giuri non vo'! Ch'ei mora... E credo a te... Ch'ei mora e a te perdono! MARCELLO Che mai di' tu? Ahimè! AMELIA D'orror or tu trasali? MARCELLO (volgendosi altrove) Sì, sì, nol poss'io, non lo vo'! AMELIA Ten va, ten va! MARCELLO Dal labbro tuo tremante io pendo ch'ei m'apra attendo l'inferno, o il ciel! Fato funesto io ti detesto; sii maledetto, giorno crudel! AMELIA Ten va, ten va! Da me ten va! Più non rispondo ten va lontan! Son sola al mondo ten va lontan da me, lo vuole il ciel! MARCELLO (con desolazione) Ah, tu non sai... ostacolo fatal... AMELIA Un uom non è chi a spezzarlo non val! MARCELLO Fra noi l'inferno sta! AMELIA Il ciel ti assisterà! Sì, Dio mi guida. Iddio m'ispira tuo malgrado stanotte il mio pugnal il tiran colpirà! MARCELLO Mio padre! AMELIA (getta un grido) Ah! MARCELLO Or ben! Or noto è a te l'orrendo arcan. AMELIA Che? Quel tiran, quell'infame? Di' tu il ver? MARCELLO È mio padre! AMELIA L'inferno ci separa, ahimè! Il genitor tu servi, il mio vo' vendicar! MARCELLO Qual rea parola hai pronunziato? Tu m'hai rubato per sempre il ciel! Giorno funesto! Io ti detesto. Sii maledetto, fato crudel! AMELIA Ten va, ten va! Dio ci separa. Spezzata è l'ara dei nostri amor! Ten va, fiamma funesta che il cor detesta. Sii maledetto, o dì crudel! Quadro Secondo (I1 porto d'Anversa sulle rive della Schelda) Scena Prima (La flotta spagnola che deve condurre il Duca d'Alba sta per mettere alla vela. Il vascello ammiraglio è sulla destra. Il porto è coperto di marinai e soldati i quali stanno facendo i preparativi del l'imbarco) MARINAI, SOLDATI Sciogliete le vele! Qual vaga fanciulla la nave si culla nel limpido mar. Al sol che tramonta, si leva la brezza: dei forti è l'ebbrezza in patria tornar! SOLDATI A chi vien dalla guerra oltre monti, oltre mar, la materna sua terra quanto è bello rimirar! MARINAI, SOLDATI Brilla al par d'una stella l'onda fulgida e bella... Vieni! Il mar t'appella. Vien! Partiam marinar! Scena Seconda (I tamburi e le trombe suonano a raccolta, i marinai vanno correndo sui loro vascelli, i soldati si schierano in fondo. Comparisce il Duca d'Alba, preceduto e seguito da paggi e ufficiali. Si appoggia sul braccio di Marcello ed ha al suo fianco il Duca di Medina-Celi. Al suo comparire i vascelli issano le bandiere, l'artiglieria le saluta. Chiudono il corteggio le guardie vallone. Il popolo fiammingo sta in disparte) CORO Onor a lui, nobil campion della gloria spagnola. L'aste innanzi a lui si debbon curvar. IL DUCA (al Duca di Medina-Celi) In mani vostre, o Duca, io rassegno il poter. Saluteran fra breve gli spaldi di Lisbona, gli iberici guerrier! Addio! Conquistata mia terra, e voi che seppi alfin domar! O spaldi, addio, su cui, segnal di guerra, sventolan l'aste ch'ebbi a conquistar! Ignoti a me fui i trepidi allarmi, volli il destina' miei fini fedel! E arrise ognor la vittoria a nostr'armi, ad attestar che con noi stava il ciel! Scena Terza (Comparisce Amelia accompagnata da Daniele e da parecchie giovinette bianco vestite che recano canestri di fiori) IL DUCA (ad Amelia, la quale gli si accosta lentamente e con gli occhi abbassati) Che vuoi tu, giovinetta? T'accosta e non temer. Volgi lo sguardo a me! AMELIA (sottovoce a Daniele) Ah! nol poss'io! Tal vista fa vacillar il mio braccio e il mio cor! IL DUCA Parla! AMELIA (inchinandosi) Pria che tu parta, imploro a te un favor: in nome delle Fiandre venuta a te son io lor voti ad apportar... IL DUCA (stendendole la mano per rialzarla) Quali son? AMELIA (traendo di sotto le vesti un pugnale per ferire il Duca) Questi son! (Marcello, il quale osservava inosservato Amelia fino dal suo giungere in scena, s'accosta al Duca nel momento in cui essa alza il pugnale, si slancia rapidamente tra essa e il Duca, e riceve il colpo che gli era destinato) MARCELLO Mio padre! (vacillando) AMELIA (manda un grido straziante, lascia cadere il pugnale e cade fra le braccia di Daniele) Ah! IL DUCA (stringendo il figlio fra le sue braccia) Che facesti? MARCELLO Il mio dover! Il genitor difesi, costei lo vendicò! (al Duca additando Amelia) A quest'angiol perdona! In lei perdoni a me! IL DUCA (sostenendo il figlio) Ah! io giuro al Signor! (Amelia si avvicina a Marcello il quale la guarda con tenerezza) MARCELLO Con le tue labbra sfiorami, cara adorata, il viso! Perdon mi da', se, ahi misero, da te mi volli ucciso! (al Duca) Ah! tu non dir colpevole chi m'ha trafitto il cor! Basti, o padre, una sol vittima al mio filiale amor. AMELIA Ah! non sarà il tuo cenere gelido fatto ancor che sul recente tumulo m'ucciderà il dolor! IL DUCA O figlio mio, o figlio mio deh! Non morire ancor troppo punisce Iddio in te il paterno error! DANIELE, FIAMMINGHI (in disparte, additando il Duca) Sia maledetto, sia maledetto chi il suol fiammingo insanguinò! Il ciel ch'è giusto nel solo affetto ch'uom lo rese lo fulminò! GLI SPAGNOLI (sul vascello) Sciogliete le vele! MARCELLO (con uno sforzo supremo si scioglie dalle braccia del padre cadendo tra quelle di Amelia) Guardami ancor... stringimi! Mancar... mi sento... (muore) AMELIA (con un grido desolato gettandosi sul suo corpo) Ah! IL DUCA (mettendogli una mano sul cuore) Fatto è di gelo il suo misero cor. (allontanandosi e salendo il ponte mobile del naviglio ammiraglio) Terra esecrata! DANIELE, FIAMMINGHI E la mano del Signor lo fulminò dal ciel! GLI SPAGNOLI Sciogliete le vele... Onor al nobil campione della gloria spagnola! L'aste anzi a lui si debbon curvar, onor a lui, onor! (Il naviglio si muove, e cala la tela) ![]() |
ACTO PRIMERO Cuadro Primero (Plaza del ayuntamiento de Bruselas. Al fondo, el palacio; en el medio de la plaza, una columna. A la derecha, la fábrica de cerveza de Daniel. A la izquierda, del cuartel de los arcabuceros. Algunos burgueses sentados delante de amplias mesas con grandes vasos de cerveza. Pueblo en general) Escena Primera (Sandoval, Carlos y varios soldados españoles salen del cuartel) CARLOS, SANDOVAL SOLDADOS ESPAÑOLES ¡Oh España, oh tierra natal, brindo por ti! ¡Por ti a quien acompaña la gloria y a quien guía la santa fe! ¡Viva España, viva su rey! LOS FLAMENCOS Maldita sea España y su rey. ¡El terror la acompaña, por doquier brillan las hogueras de su fe! ¡Muera España, y muera su rey! Escena Segunda (Daniel, sale de la cervecería) DANIEL (acercándose a Sandoval) ¡Seis escudos de oro! SANDOVAL (riendo) ¿De veras? DANIEL (con cordialidad) El precio es muy bajo. SANDOVAL ¡Es una broma de mal gusto! DANIEL Es su precio... SANDOVAL (con altanería) ¿Y desde cuándo alguien se atreve a cobrar a los españoles los bienes de que disponen? ¡Todo es suyo: la tierra, los bienes y las personas! ¿Acaso no es un honor ¡oh, viles flamencos! calmar la sed de los vencedores? DANIEL (con ímpetu colérico) ¡De los saqueadores! LOS ESPAÑOLES ¿Lo matamos? SANDOVAL (reteniéndolos) ¡No, dejadlo vivir! Escena Tercera (Aparece en la puerta de la cervecería Amelia, vestida de negro. Avanza meditabunda, sin prestar atención a cuantos la circundan) SANDOVAL (señalando a Amelia, a Daniel) ¿Quién es esa bella mujer? ¡Si es vuestra hija, entonces estáis perdonado, pero sólo por ella! ¿Su nombre? ¿Y por qué viste de negro? DANIEL (con tono sombrío) Viste de negro por que está de luto. SANDOVAL ¿Por qué? DANIEL ¡Porque su padre ha sido asesinado! SANDOVAL (con conmiseración) ¡Desdichada! ¿Y cuándo fue? DANIEL La pasada noche. AMELIA (en voz baja, a Daniel) ¿Fue aquí, Daniel? DANIEL (en voz baja, señalando la columna) Sí, aquí, en esa plaza, entre el griterío de la infame plebe, vi rodar su noble cabeza. AMELIA (cayendo de rodillas cerca de la columna) ¡Ay, padre mío! ¡Juro por Dios que te vengaré! (Se oye en las calles cercanas un estrépito de tambores y gritos) CORO INTERNO ¡Atención! ¡El Duque de Alba! CARLOS (mirando la calle) Sí, ya veo su escolta. Escena Cuarta (El Duque de Alba llega en una litera cerrada con destino al palacio de la ciudad, precedido por una escolta de alabarderos, arcabuceros y guardias valones. Los magistrados salen a recibirlo. Carlos y sus soldados, forman filas y presenta armas. Los tambores redoblan, las banderas se inclinan al paso de la litera que se dirige lentamente hacia la puerta del palacio. Sandoval avanza tras del Duque) LOS ESPAÑOLES ¡Honor a él, cuyo valor supera toda heroica palabra! ¡Noble campeón de la gloria española, ante él, hasta las banderas se deben inclinar! LOS FLAMENCOS (entre ellos) Allí va el que asola nuestras tierras y casas, el duque depredador, el bárbaro asesino. ¡Sólo gracias a él, al pueblo español no le falta sangre! ¡Allí va el asesino! ¡Allí está! LOS ESPAÑOLES (mirando siniestramente al pueblo) ¡Honor a nuestro comandante, honor al vencedor! (Sandoval y los oficiales se han unido al cortejo. Sólo quedan en escena Don Carlos y algunos soldados. Éste se acerca a Amelia que ha quedado sola en un rincón de la escena) Escena Quinta CARLOS (acercándose a Amelia) ¿Por qué en medio de esta turba que vitorea tus ojos están bajos y tus labios mudos? Grita con nosotros: ¡Viva el gobernador! (Amelia lo mira con desprecio y no le contesta) DANIEL (avanzando) ¿Con qué derecho?... CARLOS Tú, gentil maestro, debes callar. Quiero que ella grite: ¡Viva el gobernador! Y más aún, me gustaría que ella cantara con nosotros algún aire español. DANIEL (llevando su mano al puñal) ¡Basta, o te mataré con mi propia mano! AMELIA (por lo bajo a Daniel, reteniéndolo) ¡Estás loco, no ves que está borracho! (Mientras tanto, algunos soldados han puesto una mesa en medio de la escena y se sientan a beber) CARLOS ¡Vamos, canta una canción española en honor del Duque de Alba! AMELIA (refrenando su desdén) ¡Ah, no sé cantar! CARLOS (sentándose a beber) ¡Canta lo que te parezca mejor, pero canta, canta lo que quieras! DANIEL ¡Qué ofensa! ¡Qué desprecio! ¡Para ellos no hay nada sagrado! AMELIA (mirándo y observando a Daniel, con energía) ¡Pues bien, sí, cantaré! (Los españoles están sentados a la mesa, el pueblo detrás los rodea) (adelantándose) ¡En medio del mar, presa de una gran tormenta al noble navío ya no le quedaban más esperanzas! Entre los vientos y la furia del mar, ¿no llega a ti ¡oh, Dios! el grito de los marineros? ¡Ven a nosotros, Dios tutelar, pon fin a tu furor! Escucha piadoso nuestra plegaria. ¡Salva a tus hijos, oh Señor, sálvanos Dios tutelar! Y Dios les respondió: "¿Deben los hombres afianzar su fe sólo en mi piedad? ¡Todos al cielo imploran su salvación, cuando la tiene en sus propias manos!" (mirando al pueblo que se ha acercado poco a poco) Con audacia, el hombre debe reaccionar para dominar las tormentas. ¡Poned todos manos a la obra, pues el peligró está allí! ¿Por qué perder las esperanzas? ¿Falta sangre en nuestras venas? Golpeados por una insana violencia os mostráis con pálidos rostros temerosos. ¡La muerte viene y vosotros la recibís indolentes! ¡Levantaos, levantaos ante la feroz tempestad que desde el cielo amenaza vuestras cabezas! ¡Despertaos todos, levantaos al unísono! AMELIA, FLAMENCOS Con audacia reaccionemos y dominemos las tormentas. ¡Poned todos manos a la obra, pues el peligro está allí! ¡Adelante, coraje! ¡Al trabajo! ¡Nosotros sabremos liberar el suelo patrio! ESPAÑOLES Está bien, muy bien, pero por desgracia, a pesar de las flores de tu guirnalda, así como de tus canciones, esta cerveza me gusta mucho más. (Los flamencos, exaltados, están a punto de abalanzarse contra los españoles cuando sobre el peristilo del palacio aparece un hombre vestido de negro, sólo y sin guardias) TODOSO (pasmados) ¡El Duque de Alba! ¡Terror! (Los flamencos se dispersan y se dirigen a sus casas, dejando libre la plaza. El Duque baja lentamente. Los soldados se levantan. Daniel y Amelia permanecen en sus sitios) AMELIA (aparte) ¡Ah, qué veo! Sólo con su presencia, la plebe huye con pánico. Escena Sexta EL DUQUE ¡Qué pueblo tan débil, vil y despreciable que se estremece con mi sola presencia, y para quien una palabra mía es como un decreto del cielo! ¡Con loco atrevimiento esta gente intenta romper el gran yugo que los domina! ¡Los tengo sojuzgados y oprimidos! AMELIA Un sombrío horror me invade el pecho de sólo sentirme en su presencia... ¡Él es el tirano, el vil ser que repudia la tierra y el cielo! ¡Oh, padre mío! ¿Quién refrena en mi pecho la tremenda angustia, estando en presencia del tirano cuya espada maldita sobre tu cabeza hizo caer? DANIEL ¡Qué feroz es el aspecto del vil y despreciable tirano!... ¡En mi pecho se agita una feroz y cruel ansiedad! ¡Oh, mi noble señor, fue el furor del impío el que desgarró tu corazón y el que hizo caer la espada fatal sobre tu cabeza,! (Llega Marcelo que no se percata de presencia del Duque y se dirige a Daniel y Amelia) Escena Séptima MARCELO ¡Amelia! AMELIA ¡Oh cielos, tú aquí! DANIEL ¿Estoy soñando? MARCELO ¡No! ¡De Brujas acabo de llegar!... ¡Estoy en libertad! AMELIA ¿Qué dices? MARCELO Que los jurados, haciendo tambalearse a la tiranía, ¡nos declararon inocentes! AMELIA ¿Es cierto? MARCELO ¡Se atrevieron a absolvernos! AMELIA (con gran temor) ¡Silencio! MARCELO ¿Y por qué habría de callar queridos amigos, si bien sabéis el odio que invade mi corazón? EL DUQUE ¿Odio has dicho? ¡Oh, joven! ¿De qué, si no lo conoces? MARCELO ¿Y qué necesidad tendría de ello? Él es el flagelo de nuestra tierra arrasada y llena de cadalsos y destrucción. AMELIA ¡Imprudente! MARCELO ¿Por qué? Si en esta tierra queda alguien feliz, ¡muéstramelo! EL DUQUE ¡Lo verás! ¡Refrena tu ciego ardor! MARCELO ¿Dónde? EL DUQUE ¡Delante tuya! MARCELO ¡Cielos! AMELIA ¡Me siento morir! EL DUQUE (a Sandoval, que sale con algunos soldados) ¡Desalojad el lugar! (a Marcelo) Solamente tú debes permanecer aquí. (Daniel y Amelia entran en la casa. Marcelo y el Duque quedan en escena. En el fondo Sandoval y los soldados, con el arcabuz sobre el hombro, esperan órdenes de su jefe) Escena Octava EL DUQUE ¿Cómo te llamas? MARCELO Marcelo. EL DUQUE ¿Y el apellido? MARCELO Marcelo de Brujas, Brujas cuyas murallas me ofrecieron refugio. EL DUQUE ¿Y tu padre? MARCELO De él nadie supo darme noticias. Sin embargo me dijeron que fue desterrado cuando llegó el cruel invasor. EL DUQUE ¿Y tu madre? ¡Contesta! MARCELO ¡Ay de mí! Me la arrebató el cielo y ya ha pasado más de un año desde que la perdí. EL DUQUE Pero antes de morir ¿no te dejó al cuidado de Egmont? MARCELO Sí, el noble Egmont, ese héroe... EL DUQUE ¡Ese rebelde! MARCELO Por el camino del honor él guió mis pasos, para que fuese fiel al sagrado modelo, si no de su vida, por lo menos de su muerte. ¡Todo ahora lo sabéis! ¡Vuestra ira puede ahora partir mi pecho! No soy un necio y sé muy bien que vuestro corazón ignora lo que es el perdón y no conoce el temor. ¡Quiero subir con altivez rumbo al patíbulo!... ¡Es hermoso morir por el suelo patrio! EL DUQUE (Para sí) ¡Me admira el ardor de su intrépido valor! ¡Desprecia los tormentos su orgulloso corazón! ¡Sólo mira por su patria, seguro de sí mismo! ¡Su noble fe no busca piedad! (A Marcelo) Me has desafiado pero castigarte no puedo... ¡Me inspiras piedad! MARCELO ¿Vos? ¿Os compadecéis de mí? EL DUQUE ¡Sí, tengo piedad por tanta equivocación, y me es grato señalar al águila impaciente cómo volar en un cielo que aún desconoce! ¡De laureles te cubrirás, confía en mí; tu vigoroso ímpetu te llevará a la gloria, muchacho! MARCELO ¿La gloria? ¿Dónde está? EL DUQUE ¡Allí dónde yo sea el jefe! A mi lado te quiero, entre los más valientes. MARCELO ¿Yo? ¿A mí? EL DUQUE ¡Y tendrás mi perdón! MARCELO ¿Yo servir al opresor? ¡No soy tan vil, no quiero vuestra piedad y aborrezco el perdón que venga de vos! ¡Altivamente quiero marchar hacia el cadalso fatal, pues hermoso morir por el suelo natal! ¡Ah, no, desconozco el pánico no tengo otra ley mas que ésa! EL DUQUE (Para sí) ¡Me admira el ardor de su intrépido valor! ¡Desprecia los tormentos su orgulloso corazón! Desdeña el perdón y no quiere merced. Él se ha transformado en mi juez y yo me siento el acusado: no quiere el perdón. (A Marcelo) ¡Oh, ten cuidado Marcelo, ten cuidado! Cuadro Segundo (La escena representa la cervecería de Daniel con cubas, alambiques, hornillos mesas, sillas. A la izquierda, la puerta de la habitación de Amelia. Al fondo, la puerta de calle) Escena Primera (Amelia entra, sola) AMELIA Marcelo, he leído el secreto de tu corazón... que ni una palabra, ni un suspiro revelaba tu rostro gentil. Y sin embargo ¡tú me amas! ¿Qué he dicho? ¿Por qué al pronunciar tu nombre se estremece cada fibra de mi corazón? Espíritu de mi padre, perdóname si un ansia nueva aflora en mi corazón... ¡Sí, mi corona tiene otra espina que invoca un nuevo dolor! ¡Ah, piedad, oh padre! Es pura y es santa la pasión que me invade... Él hace desbordar mi amargo llanto, ¡piedad para él, que ha de morir! ¡Pero no!... Es demasiado grande la ansiedad y ni tú puedes negarme tal gracia. ¡Oh padre, él también aborrece al tirano y tu muerte juró vengar! El pobre infeliz afronta, por tu memoria, un gran martirio. ¡No me equivoco encomendándome al Cielo! ¡Oh padre, te lo ruego... él va de morir!... Escena Segunda (Daniel entra agitado, seguido por Marcelo que va envuelto en una capa) AMELIA ¡Cielos! MARCELO ¡Amelia! AMELIA ¡Tú me has oído, santo espíritu paternal! DANIEL ¡Silencio! ¡No hagáis ruido! ¿No los oyes venir en la oscuridad? DANIEL, MARCELO, AMELIA Los arcabuceros van tras su presa, esa horda asesina te busca. ¡Silencio! ¡Allí llegan, aquí están! (Se ve pasar la patrulla española.) ¡No! Ya se pierden en las sombras, ya se alejan. ¡Dios de bondad, ten piedad de nosotros! AMELIA (a Marcelo) ¿Por nosotros, incauto, expones tu vida? MARCELO ¿Sabes quién me puso en prisión? ¡Aún me parece un sueño! De su propia morada. ¡En la oscuridad de la noche de allí pude escapar! AMELIA ¡Oh, cielos! MARCELO Un centinela atento vigilaba en el exterior y al oír el rumor de mis pasos disparó su arma... ¡El cielo me protegió! E hizo algo más aún, pues tras los muros de tan vil lugar, descubrí un secreto que puede ayudarnos. (a Daniel) ¡No dudes más! ¡Ve con nuestros compatriotas y tráelos aquí! ¡Ve! (Daniel sale) Escena Tercera AMELIA ¿Qué recompensa podría darte Por tu valentía? MARCELO ¡Una sola, sublime, inmensa que es la mayor de todas! AMELIA ¿Por qué me miras y tiemblas? ¿Qué quieres de mí? MARCELO ¡Ofrecerte el homenaje de los últimos latidos de mi corazón! AMELIA ¿Qué escucho? MARCELO ¡Es un íntimo secreto! Un atrevimiento que juré sepultar en mi pecho, pero como es posible que al amanecer mi mano falle el golpe de puñal destinado al tirano ¡el mísero Marcelo quiere saber si tendrá una palabra de amor antes que le alcance la muerte! ¡Ah, sí, esta ardiente pasión he podido ocultarla hasta ahora, este terrible dolor que perturba y tortura mi corazón! ¡Amor, amor sublime, paradisíaco suspiro, que redime todos los pecados y que sólo el cielo puede castigar! AMELIA ¡Ah, un sentimiento similar tuve oculto en mi corazón, pero una angustia celestial me llenaba de terror! Mas todo temor desaparece cuando se acerca el martirio... ¡Con su suprema piedad Dios no nos puede castigar! MARCELO Bajas la mirada, oyendo mis delirios... ¡Ah, un rayo de esperanza déjame ver en tu mirada! ¡Amelia, yo te adoro, y a tus pies sólo pido luchar o morir por ti! AMELIA ¡Oh padre, oh cielo, oh padre mío! Dios no puede castigarnos con su supremo rigor. ¡Un sentimiento similar tuve oculto en mi corazón que me llena de terror! Desdichada y proscrita, la gente me evitaba y, asustada, se alejaba de mí. Solamente tú, Marcelo, fuiste clemente conmigo, sólo tú osaste decir: ¡oh mujer, confía en mí! Y ahora, que en breve han de sepultarnos ¿ante tanta piedad he de permanecer ingrata? ¡No! Desde lo alto del cielo, de donde me ves y me escuchas padre mío... ¡Tu perdón obtendré! MARCELO ¿No es un delirio? (Fra sè) ¡Oh, mi noble señora! Yo, que no tengo títulos ni fortuna, que sólo puedo ofrecerte mi honor y mi miseria... AMELIA Marcelo, venga a mi padre: ¡si lo haces, serás para mí más noble que el rey! MARCELO Pero yo estoy solo, ¿quién podrá ayudarme? AMELIA ¡Marcelo venga a mi padre y él, entonces. también será tu padre! Escena Cuarta (Daniel y un numeroso grupo de burgueses llegan por el fondo) MARCELO (a Amelia) Aquí llegan... (a Daniel) ¿Faltó alguno al sagrada llamada? DANIEL ¡No, ninguno! (Los conjurados avanzan lentamente.) LOS CONJURADOS ¡La última antorcha ya se ha apagado! En el profundo silencio nada se oye excepto los suspiros de tristeza y dolor. Un juramento sagrado hagamos: ¡juremos salvar esta tierra! DANIEL, MARCELO ¡Cuidado, hablad más bajo! MARCELO ¡Más bajo, amigos míos; que nadie nos oiga! AMELIA, MARCELO DANIEL, CONJURADOS ¡La última antorcha ya se ha apagado! En el profundo silencio nada se oye excepto los suspiros de tristeza y dolor. Desdicha e infamia recaiga sobre el cobarde que tiemble ante el opresor. ¡Juremos vencer o morir! MARCELO (Arrodillándose junto con todos los demás) ¡Libertad, gran divinidad, la fe en ti da fuerza a nuestro pueblo, haz triunfar nuestras armas! AMELIA, MARCELO DANIEL, CONJURADOS ¡Libertad, gran divinidad, la fe en ti da fuerza a nuestro pueblo, haz triunfar nuestras armas! A luchar marchemos con valor, nadie retrocederá. ¡Si es necesario, que todos perezcamos! ¡Libertad, gran divinidad, etcétera (Golpean a la puerta) MARCELO, CONJURADOS ¡Cielos! DANIEL (en voz baja) ¡Silencio! (en voz alta) ¿Quién puede venir a esta hora de la noche? LOS ESPAÑOLES (desde fuera) ¡De parte del Duque y del rey! LOS BURGUESES (en voz baja) ¡Gran Dios! DANIEL Pero... ¡Si aquí dentro no hay nadie! SANDOVAL (desde afuera) ¿Qué importa? ¡Abre, o haremos volar la puerta en mil pedazos! ¡En nombre del rey! LOS ESPAÑOLES (desde afuera) ¡Abrid, en nombre del rey! DANIEL (en voz baja, a los conjurados) No todo está perdido aún, que a causa del temor no descubran las armas escondidas. ¡Al trabajo! ¡Entonemos la canción de los cerveceros! (Las armas son escondidas en una cuba. Se reencienden las lámparas. Los conjurados hacen como si trabajaran. Daniel va a abrir) Escena Quinta LOS BURGUESES ¡Oh, licor engañoso, vino que embriagas y dejas nuestroS corazones lleno de tristezas! ¡Inflamas los sentidos y eres la causa de todas las peleas del mundo! ¡Viva la cerveza! (Sandoval y sus soldados han entrado; mientras otros custodian la parte exterior de la cervecería. Sandoval lo examina todo) SANDOVAL (con ironía) Maestro Daniel ¿no estáis solo en vuestra casa? DANIEL Bueno, están conmigo mis cerveceros... SANDOVAL ¿Y qué hacen aquí, a esta hora? DANIEL ¡Es necesario trabajar para pagar los impuestos! SANDOVAL ¿Trabajar o tramar alguna nueva traición? (descubriendo a Amelia) ¡Ah, tu pupila también está aquí... Eso no es bueno!... La cosa se complica. (viendo a algunos burgueses trabajar) ¡Pero qué veo! Se podría decir, Dios me perdone, ¡que son conspiradores en lugar de cerveceros! (tomando la mano a un burgués) ¡Estas manos no han tocados nunca un barril! Me da pena de este hombre... Pero ¡cuánta ambrosía hay aquí! (Señalando a Marcelo) ¿Qué hace aquí ese muchacho? (tomando un vaso que está sobre la mesa) ¡Sírveme! (Daniel toma una jarra y se va hacia la izquierda a buscar cerveza) ¡No! (señalando la cuba dónde están escondidas las armas, que está marcada con una cruz roja) ¡De esa cuba! (actitud de terror entre los conjurados) DANIEL (titubeando) ¿Por qué? SANDOVAL (con ironía) ¿No es la mejor cerveza? (señalando a cruz roja a los soldados) ¡Esa es la señal... desfondad el barril! (Los soldados desfondan la cuba y las armas caen al suelo) SANDOVAL, SOLDADOS ¡Hemos atrapado a esta horda vil que estaba tramando una alta traición! Cuadro Tercero AMELIA, MARCELO DANIEL, CONJURADOS ¡Tenemos un solo Dios que lee en nuestros corazones! ¡Dios, perdona en tu piedad a quien muere por la libertad! SANDOVAL, SOLDADOS ¡Hemos atrapado a esta horda vil que estaba tramando una alta traición! ¡Vamos, pues! ¡El hacha del verdugo abatirá a quienes invocan la libertad! MARCELO (a Amelia) ¡Sí, desafiemos a quien jamás perdona! SANDOVAL (a sus soldados) ¡Trasladadlos afuera! MARCELO ¡Marchemos juntos hacia el patíbulo! SANDOVAL (a Marcelo) ¡Tú, quédate aquí! MARCELO ¿Y por qué? Yo soy su cómplice y quiero seguirlos en su fatal destino. SANDOVAL El Duque no desea eso. MARCELO ¡Ah! ¿Qué nuevo martirio reservan para mí sus tiranos deseos? SANDOVAL ¡Estás en libertad! (con ironía) El tirano quiere salvar tu vida. TODOS (sorpresa general) ¿Salvar su vida? AMELIA, DANIEL, CONJURADOS ¡Oh, cielos, qué sorpresa! ¿Qué nuevo terror prepara el feroz opresor al salvarle la vida? ¡Ah! ¿Qué destino propicio lo arrebata del suplicio? ¡Nueva e inesperada es tanta benevolencia! MARCELO ¿Qué escucho? ¡Oh, estupor! ¡Se me parte el corazón y me llena de horror la infame merced! ¡Soy su cómplice y desdeño el perdón que me llega del trono y que me hace tan vil! SANDOVAL, SOLDADOS ¡Tu atrevida empresa, tu noble osadía desmerece totalmente con esta merced! MARCELO (a Sandoval, con ímpetu) ¡No quiero la piedad de quien me salva la vida! SANDOVAL (fríamente) ¡El Duque lo ordena, así lo quiere! MARCELO Puesto que soy libre, te pregunto sin rodeos cual es la razón de un perdón que me ofende. (Sandoval hace un gesto de ignorancia) ¡Oh, noble español! ¿Te imponen incluso que seas cobarde? SANDOVAL (Daniel se entremete entre Marcelo Sandoval) ¡A tal ultraje ya habría contestado con mi espada! Pero tú puedes ¡oh, noble belga! insultarme sin temor. MARCELO ¿Yo? SANDOVAL ¡Sí, tú, a quien se me ha prohibido lastimar! AMELIA, DANIEL Mi corazón está turbado ¡ay! lo invade el terror por ese error que a él lo ha salvado. ¿Qué destino propicio lo ha salvado? ¡Muerte o libertad! MARCELO ¡Rompe mi corazón y me llena de horror esta infame merced! ¡Muerte o libertad! SANDOVAL, SOLDADOS ¡Vamos! ¡Marchemos! ¡Conduzcámoslos a su castigo! Los malvados deben subir al cadalso. ¡Vamos, pues, caminad, oh esclavos malvados! CONJURADOS ¡Vamos, un mismo destino nos convoca! Juntos encontraremos: ¡o la muerte o la libertad! ACTO SEGUNDO (Una sala del ayuntamiento de Bruselas, cerrada por grandes puertas y de ventanales. Escena Primera (El Duque de Alba entra meditabundo) EL DUQUE En medio de mis soberbios trofeos, entre tantos laureles conquistados, rodeado de aplausos y gloria, tengo el corazón carente de amor. Pero mi alma ha renacido. No, ya no reina en ella el vacío, puesto que puedo decirle a ese hombre: ¡tú eres mi hijo! (Carlos entra, seguido por unos oficiales. Le presenta un pliego, que el Duque lee) ¡Ah, de mis deseos al fin tuvo consideración! (volviéndose hacia los oficiales) El Duque de Medinaceli me sucederá y el rey Felipe me envía a las costas lusitanas a conquistar un nuevo reino. (A una señal los oficiales salen) ¡Refulge en el cielo mi estrella y la victoria me sonríe! Más nobles y gloriosas conquistas me deparará el hacha terrible. En medio del humo y las llamas de feroces combates, se mostrará mi valor como señor del campo de batalla. ¡La más noble espada empuñará mi valor! Escena Segunda (Marcelo entra acompañado por Sandoval y algunos guardias) EL DUQUE ¿Así que eres tú, quien con mano asesina en las sombras, querías atravesar mi pecho? MARCELO Mi brazo solo aspira liberar Flandes; y tú eres su opresor, quien ha despreciado su valor y se ha reído de su dolor... ¡Mi corazón, con vuestro comportamiento, se llena de un indescriptible horror! EL DUQUE ¡Si escuchas mis palabras no será un secreto para ti mi forma de actuar! MARCELO (aparte) ¡Me siento estremecer, vacila mi confianza! EL DUQUE Las lágrimas bañan mi rostro y aún así me niegas una gracia ¡ay de mí! No es un súbdito rebelde al tirano a quien veo frente a mí, ¡es un amigo, es un hermano que sólo quiere tu compasión! MARCELO (aparte) ¡Ay, más que su rigor, temo ahora su piedad! EL DUQUE Ahora, puesto que adivinar no puedes, que esta imagen sagrada para ti la duda nuevamente remueve. (le entrega el retrato de una mujer) MARCELO ¡Mi madre! EL DUQUE (entregándole un escrito) Y ahora... lee... MARCELO ¡Oh, cielos! ¿Qué ilusión es ésta? EL DUQUE (mirando a Marcelo con ternura) ¡Oh, qué arrebato de nuevo afecto, recién descubierto, inunda en mi pecho! MARCELO ¡Madre mía, eres tú, eres tú! EL DUQUE ¡Lo que corre dentro de tu corazón es mi sangre, ah sí, hijo mío, eres mi hijo! MARCELO (lanzando un grito) ¡Ah, del cielo me ha golpeado un rayo que me llena de ansiedad y horror!... EL DUQUE (acercándose a Marcelo) ¡El nombre de hijo, no puedo darte, sin que mi corazón se sienta feliz! MARCELO (aparte) ¡Ay, por piedad, el cielo me ha arrebatado todo mi amor, mi bien y mi vida! EL DUQUE ¿Llevar mi nombre te causa horror? ¡Bien conoces lo que el mismo significa! ¡Grande y sublime, tú tienes un nombre, que puede coronarte de laureles! MARCELO (aparte) ¡Amelia! ¡Oh cielos, me estremezco de terror! EL DUQUE ¡Oh hijo, oh hijo! ¡Te daré todo lo que deseas con tal de que una sola vez me llames padre! ¡Ah, sólo con que tus brazos me abracen! MARCELO ¡Ay, el nombre desconocido que hasta ahora llevaba es menos duro de llevar que el vuestro! EL DUQUE ¿Aún sabiendo la gloria que tu padre ha conquistado en los dos mundos? MARCELO ¡Yo sólo sé que él es un tirano! EL DUQUE ¡Ay, mucho mayor es el dolor cuanto mayor es la esperanza perdida! ¡Acabo de encontrar y perder al mismo tiempo mi más dulce amor! MARCELO ¡Ay, cruel destino el mío! En esta horrible vida la muerte no es sino un mal menor. EL DUQUE ¡Oh, destino despiadado, terrible condena, mí hijo impreca a su propio padre! MARCELO ¡Qué lucha fatal acongoja mi corazón, la duda me asalta y me aflige el terror! Todo esto es aborrecible siempre seré un infame. ¿El nombre que me ofrece, como herencia de llanto, podrá separarme de aquella a quien amo? Ya no tengo patria, ni tampoco hermanos... todos me rechazarán exclamando: ¡él es su hijo! EL DUQUE (reteniendo a Marcelo que intenta marcharse) ¡No, debes quedarte junto a mí! MARCELO ¡De acá, señor, debo irme! EL DUQUE ¡Ay! Mis ruegos, mi llanto, ¿no pueden doblegar tu orgullo? MARCELO Tu víctima fue mi madre... EL DUQUE ¿Y a mí osas decírmelo? MARCELO ¡Tú nos apuñalaste el pecho y si llego a extenderte mi mano un parricida seré! Es mi patria la que me llama, ¡es el amor ofendido de mi madre! ¡Oh madre, me llama el sentido del honor! ¡Tú que me infundes la virtud de luchar, aplaca la gracia que me ofrecen y permite que sólo viva para amar! EL DUQUE ¡Oh, destino despiadado, terrible condena, mí propio hijo maldice a su padre! Es la ley del amor lo que te pido que respetes. No es humano ese rigor, tú puedes y debes amarme. (Marcelo está para salir cuando se oye desde afuera un canto lúgubre) CORO INTERIOR ¡Desde lo profundo, oh Señor, a ti clamo! MARCELO ¿Qué escucho? ¿Qué fúnebres voces llegan hasta mí? ¡Se diría que es un grito de dolor que surge del seno de las tinieblas! Escena Tercera (Sandoval entra con algunos oficiales y se acerca respetuosamente al Duque) SANDOVAL ¿Cuál es la orden? EL DUQUE Qué los soldados tengan sus armas preparadas y si allí en la plaza, se oye un solo murmullo, una sola amenaza... ¿Me comprendes? SANDOVAL ¡Así se hará! (Va a transmitir a sus hombres las órdenes del Duque y luego regresa) MARCELO (al Duque) ¿Qué está ocurriendo ahí abajo? EL DUQUE (con frialdad) ¡Observa! Puedes ver desde esos ventanales la plaza de Bruselas. MARCELO (va a abrir la ventana) ¡Ay, visión fatal! ¿Quién levantó ese patíbulo? ¿Quiénes son esos miserables que veo llegar? EL DUQUE (de igual forma) ¡Conspiradores! MARCELO (con un grito) ¡Son mis queridos amigos! ¡Amelia! ¡Oh, cielos! (al Duque) ¿Qué vas a hacer? EL DUQUE Cumplir con mi deber. ¡Un deber inflexible e ineludible! ¡El mío es el de servir al rey, el tuyo, el de odiar a tu padre! MARCELO ¡Ten piedad de ellos, ay! ¡Suspende el cruel suplicio! EL DUQUE ¿Y qué derecho tienes tú de rogar piedad si eres tan culpable como ellos? ¿De qué gracia puedes hablar? Yo nada le debo a tus cómplices, pero a mi hijo, todo se lo podría conceder. ¡Sólo con que lo pida, con que me llame padre! MARCELO ¡Oh, cielos! EL DUQUE Esa gente suplica en vano. Sólo si tú me llamas padre, tendré piedad de ellos. SANDOVAL (mirando por el ventanal) ¡Ya todo esté dispuesto! CORO (fuera de escena, más cercano) ¡Desde lo profundo, oh Señor, a ti clamo!... MARCELO (con desesperación) ¡Amelia! ¡Mis queridos amigos! EL DUQUE ¡Solamente tienes que decir una palabra y ellos tendrán mi merced! ¡La tendrán por ti! MARCELO ¡Gran Dios, ten piedad de mí! ¡Oh suerte cruel! ¡Fatal martirio! ¿Qué tortura hay mayor que la mía? Ver morir al ángel que adoro o renunciar a tanto amor. EL DUQUE ¡Dios, que has encendido tanto cariño, ten piedad de mi dolor! ¡Toca el corazón de mi hijo querido, devuélvele un hijo al padre! SANDOVAL ¿Y aún llevando el nombre de Alba puede aplacar su rigor? ¡Sobre el vil cadalso muera toda la turba de los traidores! (mirando de nuevo por el ventanal) Avanzan... ahí veo a la muchacha... Con paso firme sube al patíbulo... ¡El hacha del verdugo reluce en lo alto! MARCELO ¡Oh terror! ¡Oh, cielos! ¡Qué horror! ¡Oh, Señor! EL DUQUE (a Marcelo) ¿Y bien? ¿Entonces? MARCELO (arrojándose de rodillas y estrechándole la mano) ¡Oh padre, padre mío! EL DUQUE ¡Oh, cruel! ¿Tanto la amas? (Hace una seña a Sandoval que la retransmite desde el ventanal a los soldados de la plaza) ¡Suspended la ejecución y conducidos aquí! MARCELO ¡Oh suerte cruel, fatal martirio! No hay una tortura mayor que esta: ¡si para salvar a la que adoro debo perder su amor! EL DUQUE ¡Dios que has encendido tanto afecto has concedido merced a mi dolor! ¡El corazón tocaste de mi hijo querido, lo has regresado finalmente a mi gran amor! SANDOVAL ¿Y quién puede aplacar el rigor de aquel que lleva el nombre de Alba? ¡Debería haber perecido toda esa vil turba de traidores bajo el hacha del verdugo! Escena Cuarta (Las puertas del fonda se abren y aparecen Amelia, Daniel y el resto de los conjurados. Así mismo entran también el pueblo y los soldados.) MARCELO (viendo a Amelia y manteniéndose apartado) ¡Ay de mí, ya no tengo fuerzas para resistir! EL DUQUE (a Amelia) Tú, que te enfrentaste sin temblar al hacha, ¡oh ,muchacha! ¿Por qué quieres truncar mi vida? AMELIA ¡Soy hija de Egmont y quería vengar a mi padre! EL DUQUE (con emoción) ¿Qué? ¿Por tu padre? ¡Su alma debería estar orgullosa si es ése el sentimiento que logra inspirar en ti! (por lo bajo a Marcelo) ¡Ella quiere morir por su padre... y tú, cruel, no sabes vivir por el tuyo! (acercándose a Amelia) ¿Y si la piedad, ante tanto error, ahora me llevase a perdonar? AMELIA ¡No, no debes hacerlo! ¡Ah, no, no lo hagas! EL DUQUE ¿Por qué no? AMELIA ¡No puedes desarmar el brazo de mi venganza! ¡Mi odio es eterno y nada quiere de ti! EL DUQUE Tú nada debes a mi clemencia. Tu perdón no viene de mí; ¡pero sí de uno que me iguala en autoridad y es como yo mismo ante el rey! MARCELO (inquieto, en voz baja) ¡Padre, no digas mi nombre! Por favor, haz que ella lo ignore; al menos por hoy, haz que no lo sepa. ¡Sólo un día y, si no aceptas, me inmolaré a tus pies! AMELIA (hablándole a Daniel que está a su lado) ¡Ay sí, comprendo, él debe partir hacia España! EL DUQUE ¡Ah, cruel! MARCELO ¡Por favor, padre! AMELIA Es al Duque de Medinaceli a quien debemos la vida. SANDOVAL (señalando a Marcelo) No, exactamente: ¡a él se la debéis! AMELIA (descubriendo su presencia) ¡Marcelo! ¡Ay, cielos! SANDOVAL El Duque no le niega nada de lo que le pide: ¡el perdón os ha sido concedido por medio de él! AMELIA, DANIEL, PUEBLO ¡Revelado ha sido el misterio! ¡La luz de la verdad, a mostrado al mundo el gran vituperio! ¡De la noble mirada de los hombres valientes se oculta el cobarde que a todos traicionó! MARCELO ¡Ah, el fatal misterio de esta horrible verdad, la mente humana no debe descubrir jamás! ¡Para mí, de nuevos velos se han cubierto los cielos; antes de que alguno me descubra que me sea dado morir! EL DUQUE ¿Entre la gallarda estirpe y la plebe cobarde duda en elegir? Vamos, entre un noble padre y la plebe malvada y cobarde, ahora tú debes optar. ¡Una corona de gloria es el nombre que adorna tu cabeza; grande eres, como grande sólo es el rey! SANDOVAL ¿La súplica de este hombre consigue merced aquí, dónde él gobierna? En vano oculta la verdad ¿Cuál es el misterio de que él tenga tanta influencia sobre el Duque? EL PUEBLO Mi corazón se llena de esperanzas, siento en mi pecho que un día sereno para nosotros surgirá. AMELIA ¡Has vendido al tirano la patria y la fe! MARCELO ¡Ah, Amelia! AMELIA ¡Aléjate de mí! MARCELO ¿Me odias? AMELIA ¡Ay, vendiste al tirano la patria y la fe! MARCELO Debemos hablar... ¡Me odias! ¡Por piedad, escúchame, Amelia! (Amelia se aleja con los conjurados, sin dirigir una mirada a Marcelo el que, desolado, se arroja a los brazos de su padre. Amelia, a punto de salir, se vuelve, señala a Daniel, y sale) ACTO TERCERO Cuadro Primero Escena Primera (El oratorio de Amelia. Marcelo entra envuelto en una amplia capa) MARCELO (mira alrededor con respeto y se inclina delante del cuadro colgado ante el reclinatorio) Espíritu gentil, que brillaste un día en mis sueños, pero te perdí: ¡Huid de mi corazón vanas esperanzas, sueños de amor, huid junto con ellas! Si en el cruel destierro debo morir, como hijo culpable ¡ay de mí! nuestro amor no maldigas que al morir aún podré decir: Espíritu gentil... etcétera Escena Segunda AMELIA (entra apresurada y ve a Marcelo) ¡Oh, cielos! ¡Se hiela mi sangre de espanto y horror! ¡Ante mí se presenta este vil, este traidor! MARCELO (cayendo de rodillas) ¡Escucha, escucha! AMELIA ¡Vil! MARCELO (muy agitado) ¡Ah! ¡No! ¡Que tu pecho no tiemble de horror! Cede, ¡oh, mujer! ante mis fervientes deseos. Una gracia concédeme, ¡la última! ¡A tus pies déjame morir! AMELIA ¡Jamás! MARCELO ¡Por piedad! AMELIA ¡Jamás! ¡Desertaste de nuestras filas! ¡Has vendido tu brazo y tu corazón! ¡Jamás! ¡Se puede perdonar al vil pero no a quien traiciona el honor! MARCELO (alzándose como prueba de su gran conmoción) ¡No, no soy culpable! Lo atestigua Dios nuestro Señor, Él, que creó mi alma, Él que lee en nuestro corazón. AMELIA ¡Ah! Tu remordimiento te hace estremecer y te acusa de mentiroso. Tiembla ¡oh, vil! ante un Dios vengador. MARCELO ¡Por favor, créeme; te lo juro por Egmont, por tu padre, que soy inocente! AMELIA ¿Tú? MARCELO Pero por nosotros, por ti... ¡Ay, no me interrogues sobre mi terrible secreto! ¡Olvidemos el pasado y huyamos lejos de aquí!.. ¡Que al infame tirano pueda yo desafiar! Renuncio a mi posición, a mi nombre y a mi fe. ¡Sólo deseo vengarte! AMELIA (conmovida y perpleja) ¡Marcelo, qué escucho! ¿Qué dices? ¿Huir? Marcelo... si me contaras la verdad, en el corazón de Amelia ¡todavía podrías volver a ser el que fuiste! MARCELO (con ardor) ¡Tú reavivas en mí la celestial pasión! ¡Habla! ¡No sea que me falte el valor! AMELIA (en voz baja) El tirano, que cubrió nuestra patria de dolor, zarpará con destino a su tierra natal. ¡España lo reclama y, para escarnio de nuestro pueblo, se irá sin ser castigado! ¡No! ¡No! ¡Dios no quiere que sea así! ¡Mis fuerzas no alcanzan para sublevar al pueblo! ¡Se precisa un brazo viril para atravesar su pecho! MARCELO (con espanto) ¡Cielos! ¡Cielos! AMELIA ¿Estás temblando? MARCELO ¿Quién? ¿Yo? AMELIA ¡Quiero que me jures que él morirá!... Y creeré en ti... ¡Si el muere yo te perdono! MARCELO ¿Qué dices? ¡Ay de mí! AMELIA ¿Te estremeces de horror? MARCELO (volviéndose hacia otro lugar) ¡No puedo hacerlo, no lo haré! AMELIA ¡Vete, vete! MARCELO ¡Temblando espero que tus labios me abran el infierno o el cielo! Destino funesto yo te detesto; ¡maldito seas, día cruel! AMELIA ¡Vete, vete! ¡Aléjate de mí! ¡No respondo, vete lejos! ¡Estoy sola en el mundo! ¡Aléjate de mí, así lo quiere el cielo! MARCELO (desolado) ¡Ah, tú no sabes... qué obstáculo fatal... AMELIA ¡Quien no ose a matar al tirano no es un hombre! MARCELO ¡El infierno está entre nosotros! AMELIA ¡El cielo te asistirá! ¡Sí, Dios me guía! Dios me inspira a pesar tuyo... ¡Esta noche mi puñal golpeará al tirano! MARCELO ¡Mi padre! AMELIA (lanza un grito) ¡Ah! MARCELO Sí, ahora ya conoces el horroroso secreto. AMELIA ¿Qué? ¿Ese tirano, ese infame? ¿Dices la verdad? MARCELO ¡Es mi padre! AMELIA ¡El infierno nos separa, ay de mí! ¡Sirves a tu padre, sobre quien quiero vengar al mío! MARCELO ¿Qué crueles palabra has pronunciado? ¡Me has robado para siempre el cielo! ¡Día funesto, yo te detesto! ¡Maldito seas, destino cruel! AMELIA ¡Vete, vete! Dios nos separa. ¡Se ha roto para siempre el vínculo de nuestro amor! Vete, pasión funesta que el corazón detesta. ¡Maldito seas, oh día cruel! Cuadro Segundo (Puerto de Amberes a orillas del Escalda) Escena Primera (La flota española que ha de trasladar al Duque está a punto de zarpar. La nave insignia está a la derecha. El puerto está lleno de soldados que hacen los preparativos para el embarque) MARINEROS, SOLDADOS ¡Desatad las velas! Cual niña pequeña la nave se mece en el límpido mar. Con el sol que se pone, se eleva la brisa: ¡de los valientes es la alegría de regresar a la patria! LOS SOLDADOS Para quien vuelve de la guerra, más allá de las montañas, más allá de mar, el suelo materno ¡qué es hermoso es volver a ver! MARINEROS, SOLDADOS Brilla como una estrella la ola fúlgida y hermosa... ¡Ven, el mar te llama! ¡Ven! ¡Zarpemos marineros! Escena Segunda (Los tambores y las trompetas tocan llamada, los marineros van corriendo a sus navíos, los soldados se alinean al fondo. Llega el Duque, precedido y seguido por pajes y oficiales. Se apoya en el brazo de Marcelo y a su lado está el Duque de Medinaceli. Los navíos izan las banderas y la artillería las saluda. El pueblo flamenco se mantiene aparte, expectante) CORO ¡Honor a él, noble campeón de la gloria española! ¡Que las banderas se inclinen ante de él! EL DUQUE (al Duque de Medinaceli) En vuestras manos, ¡oh, duque! dejo el poder. ¡Me saludarán en breve las colinas de Lisboa y los ibéricos guerreros! ¡Adiós! ¡Mi tierra conquistada y vosotros, pueblo mío, a quien finalmente pude domar! ¡Adiós, oh territorios, sobre los cuales ondean las victoriosas banderas de guerra! ¡Ignorados fueron por mí los terribles peligros y siempre me mantuve fiel a mi deber! ¡La victoria siempre favoreció a nuestras armas, prueba de que el Cielo está de nuestro lado! Escena Tercera (Llega Amelia acompañada de Daniel y de numerosas jovencitas vestidas de blanco que llevan canastas de flores) EL DUQUE (a Amelia, que se acerca lentamente y con los ojos bajos) ¿Qué quieres tú, jovencita? Acércate y no temas. ¡Dirige tu mirada hacia mí! AMELIA (en voz baja a Daniel) ¡Ay, no puedo! ¡Con sólo verlo tiembla mi brazo y mi corazón! EL DUQUE ¡Habla! AMELIA (inclinándose) Antes de que partas, os suplico a un favor: en nombre de Flandes he venido ante vos a expresar un deseo... EL DUQUE (tendiéndole la mano para levantarla) ¿Cuál es? AMELIA (sacando de debajo de sus vestidos un puñal para herir al Duque) ¡Este! (Marcelo, que hasta ese momento observaba inadvertido por Amelia, se abalanza sobre el Duque en el momento en que ella levanta el puñal; recibiendo la puñalada que iba destinada a su padre.) MARCELO ¡Padre mío! (vacilando) AMELIA (lanza un grito desgarrador, deja caer el puñal y cae en brazos de Daniel) ¡Ah! EL DUQUE (estrechando a su hijo entre sus brazos) ¿Qué has hecho? MARCELO ¡Cumplir con mi deber! ¡A mi padre defendí y ella vengó al suyo! (al Duque señalando a Amelia) ¡Perdona a este ángel! ¡En ella perdóname a mí! EL DUQUE (sosteniendo a su hijo) ¡Ah, sí, lo juro por Dios! (Amelia se acerca a Marcelo y él la mira con ternura) MARCELO ¡Roza con tus labios mi rostro, amada mía! ¡Perdóname, ay de mí, si quise morir por tu mano! (al Duque) ¡Ah, no llames culpable a quién me ha traspasado el corazón! ¡Que una sola víctima sea suficiente, oh padre, para probar mi filial amor! AMELIA ¡Ah, no estarán aún heladas tus cenizas cuando sobre la reciente tumba me mate el dolor! EL DUQUE ¡Oh, hijo mío! ¡Oh, hijo! ¡Por favor, no te mueras! ¡Dios castiga en ti el error paterno! DANIEL, FLAMENCOS (aparte, señalando al Duque) ¡Maldito sea, maldito sea, quien el suelo flamenco ensangrentó! ¡El cielo, que es justo, castigó al tirano quitándole lo que más amaba! ESPAÑOLES (sobre el navío) ¡Desatad las velas! MARCELO (con un esfuerzo supremo se separa de los brazos de su padre cayendo en los de Amelia) ¡Mírame una vez más... abrázame! ¡Me siento desfallecer!... (muere) AMELIA (con un grito se arroja sobre su cuerpo) ¡Ah! EL DUQUE (poniendo una mano sobre su corazón) Mi corazón se ha congelado. (Se aleja subiendo por la pasarela de la nave insignia) ¡Tierra execrable! DANIEL, FLAMENCOS ¡La mano del Señor, desde el cielo, lo fulminó! ESPAÑOLES ¡Desatad las velas!... ¡Honor al noble campeón de la gloria española! ¡Las astas de las banderas ante él deben inclinarse, honor a él, honor! (El navío se mueve y cae el telón.) Digitalizado y traducido por: José Luís Roviaro 2012 |