ASCANIO EN ALBA

 

 

 

Personajes

 

VENUS

ASCANIO

SILVIA

FAUNO

ACETES

                             Diosa del amor 

                      Hijo de Venus y Eneas

                                    Ninfa


                                   Pastor
            

                       Sacerdote de Venus

                           Soprano

                  Mezzosoprano


                           Soprano

                         
  Soprano

                               Tenor


La acción se desarrolla en la mítica ciudad de Alba Longa, a mediados del siglo XII a.C.

PARTE PRIMA


(
Area spaziosa, destinata alle solenni adunanze
pastorali, limitata da una corona d'altissime e
fronzute querce, che vagamente distribuite
all'intorno conciliano un'ombra freschissima e
sacra. Veggonsi lungo la serie degli alberi verdi
rialzamenti di terreno, presentati dalla natura, e
in varia forma inclinati dall'arte per uso di sedervi
con graziosa irregolarità i pastori. Nel mezzo sorge
un altare agreste, in cui vedesi scolpito l'animal
prodigioso, da cui si dice, che pigliasse il nome la
Città d'Alba. Dagl'intervalli, che s'aprono fra un
albero e l'altro, si domina una deliziosa, e ridente
campagna, sparsa di qualche capanna, e cinta in
mediocre distanza d'amene colline, onde scendono
copiosi e limpidi rivi. L'orizzonte va a terminare in
azzurrissime montagne, le cui cime si perdono in
un cielo purissimo e sereno)

1. Obertura

Scena Prima

(Venere in atto di scender dal suo carro. Ascanio
a lato di esso. Le Grazie, e quantità di Geni che
cantano e danzano accompagnando la Dea. Scesa
questa, il carro velato da una leggera nuvoletta si
dilegua per l'aria)

2. Coro de Genios y Gracias

GENI, GRAZIE

Di te più amabile,
Né Dea maggiore,
Celeste Venere
No non si dà.
Tu sei degli uomini,
O Dea, l'amore
Di te sua gloria
Il Ciel si fa.
Se gode un popolo
Del tuo favore,
Più dolce imperio
Cercar non sa.
Con fren sì placido
Reggi ogni core,
Che più non bramasi
La libertà.

Recitativo

VENERE

(al suo seguito che si ritira nell'indietro
della scena, disponendosi vagamente)
Geni, Grazie, ed Amori,
Fermate il piè, tacete,
Frenate, sospendete,
Fide colombe, il volo
Questo è il sacro al mio Nume amico suolo.
Ecco, Ascanio, mia speme,
ecco le piagge, che visitammo insieme,
Il tuo gran Padre, ed io. Quel tempo ancora
Con piacer mi rammento. Anco i presagi
Parvero disegnar, che un giorno fora
Del mio favore oggetto
Questo popolo eletto.

(Accennando l'altare.)

In quell'altare
Vedi la belva incisa,
Che d'insolite lane ornata il tergo
A noi comparve. Il grand'Enea lo pose
Per memoria del fatto e quindi il nome
Prenderà la Città, ch'oggi da noi
Avrà illustre principio. Io fin d'allora
Qui de le grazie mie prodiga sono
Al popolo felice e qui 'l mio core
Fa sovente ritorno
Da la beata sfera, ove soggiorno.
Ma qui presente ognora,
Con la mia Deità regnar non posso
Tu qui regna in mia vece.
Il grande, il pio, Il tuo buon Genitor,
che d'Ilio venne A le sponde latine, or vive in cielo
Altro Dio fra gli Dèi
E soave mia cura ora tu sei.

ASCANIO
Madre, che tal ti piace
Esser da me chiamata, anzi che Dea,
Quanto ti deggio mai!

VENERE
Già quattro volte, il sai,
Condusse il Sol su questi verdi colli
Il pomifero Autunno,
Da che al popolo amico il don promisi
De la cara mia stirpe.
Ognuno attende,
Ognun brama vederti all'are intorno
Ognun supplice cade e il bel momento
Affretta ognun
con cento voti e cento.

3. Aria

L'ombra de' rami tuoi
L'amico suolo aspetta.
Vivi mia pianta eletta
Degna sarai di me.
Già questo cor comprende
Quel che sarai di poi;
Già di sue cure intende
L'opra lodarsi in te.

ASCANIO
Ma la Ninfa gentil, che il seme onora
D'Ercole invitto...?
Ah dì..., la Sposa mia,
Silvia, Silvia dov'è? Tanto di lei
Tu parlasti al mio cor; tanto la fama
N'empie sua tromba, e tanto bene aspetta
Da le mie nozze il Mondo...

VENERE
Amata Prole
Pria che s'asconda il Sole
Sposo sarai de la più saggia Ninfa,
Che di sangue divin nascesse mai.
Già su i raggi dell'alba in sonno apparvi
Ad Aceste custode
De la Vergine illustre. Egli già scende
Dal sacro albergo e al popolo felice,
E a la Ninfa tuo bene,
Del fausto annuncio apportator qui viene.

ASCANIO
Ah cara Madre... Dimmi...
Dunque vicina è l'ora...?
Ma chi sa, s'ella m'ami?

VENERE
Ella ti adora.

ASCANIO
Se mai più non mi vide!

VENERE
A lei son note Le tue sembianze.

ASCANIO
E come?

VENERE
Amor, per cenno mio,
Ordì nobile inganno.

ASCANIO
E che mai fece?

VENERE
Volge il quart'anno omai,
Che de la Ninfa a lato
Amor veglia in tua vece. Ei le tue forme
Veste appunto qual te. Tali le gote,
Tai le labbra e le luci, e tai le chiome,
Tale il suon de le voci. Appunto come
L'un'all'altra colomba
Del mio carro somiglia,
Tale Amor ti somiglia.

ASCANIO
E quale, o Dea
Presso all'amata Ninfa
È l'ufficio d'Amore?

VENERE
In sonno a lei
Misto tra' lievi sogni appare ognora.
Te stesso a lei dipinge e tal ne ingombra
La giovinetta mente,
Che te, vegliando ancora,
La vaga fantasia sempre ha presente.

ASCANIO
Che leggiadro prodigio
Tu mi sveli, o gran Dea! Ma che più tardo?
Voliam dunque a la Ninfa. A' piedi suoi
Giurar vo' la mia fé...

VENERE
Solo tu devi
Ire in traccia di lei;
Me chiaman altre cure
Non è solo un Mortal caro a gli Dèi.

ASCANIO
Sì, le dirò ch'io sono
Ascanio suo; che questo cor l'adora;
Che di celeste Diva stirpe son io...

VENERE
No, non scoprirti ancora.

ASCANIO
O ciel! perché?

VENERE
Tu fida.
Vedila pur; ma taci
Chi tu sei, d'onde vieni, e chi ti guida.

ASCANIO
Che silenzio crudel!

VENERE
Dimmi, non brami
Veder con gli occhi tuoi fino a qual segno
Silvia t'adori? a qual sublime arrivi
La sua virtù? quanto sia degno oggetto
D'amor, di meraviglia, e di rispetto?
Questa dunque è la via.

ASCANIO
Dunque s'adempia,
O Madre, il tuo voler. Giuro celarmi
Fin che a te piace. Oggi mostrar ti voglio
Sin dove anch'io son d'ubbidir capace.

VENERE
Vieni al mio seno. A quella docil mente,
A quel tenero core a quel rispetto,
Che nutri per gli Dèi, ti riconosco
Prole più degna ognora
E del Padre, e di me.
Qui fra momenti mi rivedrai.
De la tua Sposa intanto
Cauto ricerca ammira
Come di bei costumi
A te per tempo ordisce la tua felicità,
come con lei ne la mirabil opra
E l'arte, e la natura, e il ciel s'adopra.

(In atto di partire)

GENI, GRAZIE
Di te più amabile
Né Dea maggiore,
Celeste Venere
No non si dà,

(Parte Venere seguita dal coro,
che canta, e le danza intorno.)

Con fren sì placido
Reggi ogni core, che più non bramasi
La libertà.

Scena Seconda

4. Recitativo acompagnato

ASCANIO

Perché tacer degg'io?
Perché ignoto volermi all'idol mio?
Che dura legge, o Dea!
Mi desti in seno
Tu le fiamme innocenti i giusti affetti
Solleciti fomenti e a lei vicino
Nel più lucido corso il mio destino
Improvvisa sospendi?...
Ah dal mio cor qual sagrifizio attendi...?
Perché tacer degg'io
Perché ignoto volermi all'idol mio?
Folle! Che mai vaneggio
So, che m'ama la Dea mi fido a lei
Deh perdonami, o Madre, i dubbi miei.
Ma la Ninfa dov'è? Tra queste rive
Chi m'addita il mio bene?
Ah sì cor mio
Lo scoprirem ben noi. Dove in un volto
Tutti apparir de la virtù vedrai
I più limpidi rai dove congiunte
Facile maestà, grave dolcezza,
Ingenua sicurezza,
E celeste pudore
ove in due lumi
Tu vedrai sfolgorar d'un'alta mente
Le grazie delicate, e il genio ardente,
Là vedrai la mia Sposa. A te il diranno
I palpiti soavi, i moti tuoi
Ah sì cor mio la scoprirem ben noi.

5. Aria

Cara, lontano ancora
La tua virtù m'accese
Al tuo bel nome allora
Appresi a sospirar.
In van ti celi, o cara
Quella virtù si rara
Nella modestia istessa
Più luminosa appar.

Scena Terza

6. Coro

PASTORI

Venga de' sommi Eroi,
Venga il crescente onor.
Più non s'involi a noi
Qui lo incateni amor.

Recitativo

ASCANIO
(ritirandosi in disparte)
Ma qual canto risona?
Qual turba di Pastor mi veggio intorno?

FAUNO
(non badando ad Ascanio)
Qui dove il loco e l'arte
Apre comodo spazio
Ai solenni concili, al sacro rito,
Qui venite o Pastori. Il giorno è questo
Sacro a la nostra Diva. Al suo bel nome,
Non a Bacco, e a Vertunno,
Render grazie volgiamo
Presso al cader del fortunato Autunno.
Il Ministro del cielo, il saggio Aceste,
Sembra, che tardi. In gran pensieri avvolto
Pur dianzi il vidi.
A lui splendea ridente
D'un'insolita gioia il sacro volto.
Forse il dono promesso è a noi vicino;
Forse la Dea pietosa
Del fido Popol suo compie il destino.

PASTORI
Venga de' sommi Eroi,
Venga il crescente onor.
Più non s'involi a noi
Qui lo incateni Amor.

(Il coro siede lungo le serie degli
alberi disponendosi vagamente.)

FAUNO
(volgendosi ad Ascanio)
Ma tu chi sei, che ignoto
Qui t'aggiri fra noi?
Quel tuo sembiante
Pur mi fa sovvenir, quando alcun Dio
Tra i mortali discende. E qual desio
Ti conduce fra noi?

ASCANIO
(accostandosi a Fauno)
Stranier son io.
Qua vaghezza mi guida
Di visitare i vostri colli ameni,
I puri stagni, e per il verde piano
Queste vostre feconde acque correnti.
Tra voi, beate genti,
Fama è nel Lazio, che Natura amica
Tutti raccolga i beni
Che coll'altre divide.

FAUNO
Ah! più deggiamo
Al favor d'una Diva e non già quale
Irreverente il volgo
Talor sogna gli Dèi, ma qual è in cielo
Alma figlia di Giove.
Il suo sorriso, dall'amoroso cerchio,
onde ne guarda questo suol rasserena.
Ella que' beni,
Che natura ne diè, cura, difende
Gli addolcisce, gli aumenta.
In questi campi
Semina l'agio, e seco
L'alma fecondità.
Ne le capanne
Guida l'industria; e in libertà modesta
La trattien, la fomenta.
Il suo favore
È la nostra rugiada e i lumi suoi
Pari all'occhio del sol sono per noi.

7. Aria

Se il labbro più non dice,
Non giudicarlo ingrato.
Chi a tanto bene è nato
Sa ben quanto è felice,
Ma poi spiegar nol sa.
Quando a gli Amici tuoi
Torni sul patrio lido,
Vivi, e racconta poi
Ho visto il dolce nido
De la primiera età.

Recitativo

ASCANIO

(Fra sè)
Quanto soavi al core
De la tua stirpe, o Dea
Sonan mai queste lodi!

FAUNO
(guardando da un lato nell'interno della scena)
Ecco, Pastori,

(Il Coro si alza, e si avanza.)

Ecco lento dal colle
Il venerando Aceste; al par di lui
Ecco scende la Ninfa...

ASCANIO
Oh ciel, qual Ninfa?
Parla, dimmi, o Pastor...

FAUNO
Silvia, d'Alcide
Chiara stirpe divina.

ASCANIO
(Fra sè)
Ahimè cor mio
Frena gli impeti tuoi
L'adorata mia Sposa ecco vicina.

FAUNO
(accennando ad Ascanio, il quale pure sta
attentamente guardando dallo stesso lato)
Mira, o Stranier, come il bel passo move
Maestosa, e gentile a le seguaci
Come umana sorride
Come tra lor divide i guardi, e le parole.
In que' begli atti non par, che scolta sia
L'altezza del pensiero, e di quell'alma
La soave armonia?

ASCANIO
(Fra sè)
È vero, è vero.
Più resister non so. Se qui l'attendo,
Scopro l'arcano, e al giuramento io manco.
Partasi omai.

FAUNO
(Accennando il Coro de' Pastori)
Garzone, a te non lice
Qui rimaner, che la modesta Silvia
Non vorria testimon de' suoi pensieri
Un ignoto straniere. E se desìo
D'ammirarla vicino, e al patrio suolo
Fama portar de' pregi suoi t'accese,
Là confuso ti cela.

ASCANIO
S'adempia il tuo voler, pastor cortese.

(Si ritira, e si suppone confuso fra il Coro. Il Coro
s'avanza da un lato alla volta di Aceste, e di Silvia)

Scena Quarta

(Ascanio e Fauno, Pastori e Pastorelle o Ninfe,
Silvia con seguito di Pastorelle, Aceste)

8. Coro

PASTORI, PASTORELLE

Hai di Diana il core,
Di Pallade la mente.
Sei dell'Erculea gente,
Saggia Donzella, il fior.
I vaghi studi e l'arti
Son tuo diletto, e vanto
E delle Muse al canto
Presti l'orecchio ancor.
Ha nel tuo core il nido
Ogni virtù più bella
Ma la modestia è quella
Che vi risplende ognor.

Recitativo

ACESTE

Oh generosa Diva,
Oh delizia degli uomini, oh del cielo
Ornamento e splendor! che più potea
Questo suol fortunato
Aspettarsi da te? Qual più ti resta,
Fido popol devoto,
Per la sua Deità preghiera, o voto.
Ogni cosa è compiuta.
Dell'Indigete Enea
La sospirata Prole,
Vostra sarà pria che tramonti il Sole.

PASTORI
Venga de' sommi Eroi,
Venga il crescente onor.
Più non s'involi a noi
Qui lo incateni Amor.

ACESTE
Di propria man la Dea
A voi la donerà.
Né basta ancora.
Qui novella città sorger vedrete
De la Diva, e del Figlio opra sublime.
Questi poveri alberghi,
Queste capanne anguste
Fieno eccelsi palagi, e moli auguste.
Altre dell'ampie moli
Saran sacre a le Muse altre custodi
De le prische memorie ai dì venturi
Altre ai miseri asilo
Altre freno agli audaci altre tormento
A la progenie rea del mostro orrendo,
Che già infamia, e spavento
Fu de' boschi Aventini,
E periglio funesto a noi vicini.

PASTORI
Venga de' sommi Eroi,
Venga il crescente onor.
Più non s'involi a noi
Qui lo incatena Amor.

ACESTE
(rivolto a Silvia)
Oh mia gloria, oh mia cura,
oh amato pegno
De la stirpe d'Alcide, oh Silvia mia,
Oggi Sposa sarai. Oggi d'Ascanio
Il conforto sarai, l'amor, la speme
Ambi di questo suolo
La delizia, e il piacer sarete insieme.

9. Aria

Per la gioia in questo seno
L'alma. oh Dio! balzar mi sento.
All'eccesso del contento
No resistere non sa.
Silvia cara, amici miei,
Se con me felici siete,
Ah venite, dividete
Il piacer, che in cor mi sta.

Recitativo

SILVIA

(Fra sè)
Misera! che farò?

(Ad Aceste)

Narrami Aceste,
Onde sai tutto ciò?

ACESTE
La Dea me 'l disse.

SILVIA
Quando?

ACESTE
Non bene ancora
Si tingevan le rose
De la passata aurora.

SILVIA
E che t'impose?

ACESTE
D'avvertirne te stessa,
D'avvertirne i Pastori
E poi disparve
Versando dal bel crin divini odori.

SILVIA
(Fra sè)
Ah che più far non so. Taccio...?
mi scopro...?

ACESTE
(Fra sè)
Ma la Ninfa si turba...?
Numi! Che sarà mai...?

SILVIA
(Fra sè)
No, che non lice in simil uopo
all'anime innocenti celar gli affetti loro.

(Ad Aceste)

Odimi Aceste...

ACESTE
Cieli! Che dir mi vuoi?
Qual duol ti opprime in sì felice istante?

SILVIA
Padre... Oh Numi..! Che pena..!
Io sono amante.

ACESTE
(Fra sè)
Ahimè, respiro alfine.

(A Silvia)

E ti affanni perciò? Non è d'amore
Degno il tuo Sposo? O credi
Colpa l'amarlo?

SILVIA
Anzi, qual Nume, o Padre,
Lo rispetto, e l'onoro. I pregi suoi
Tutti ho fissi nell'alma. Ognun favella
Di sue virtù. Chi caro a Marte il chiama,
Chi diletto d'Urania, e chi l'appella
De le Muse sostegno
Chi n'esalta la mano, e chi l'ingegno.
Del suo gran Padre in lui
Il magnanimo cor chi dice impresso;
Chi de la Dea celeste
L'immensa carità trasfusa in esso.

10. Aria

Sì, ma d'un altro Amore
Sento la fiamma in petto
E l'innocente affetto
Solo a regnar non è.

ACESTE
Ah no, Silvia t'inganni
Innocente che sei. Già per lung'uso
Io più di te la tua virtù conosco.
Spiega il tuo core, o Figlia,
E al tuo fido custode or ti consiglia.

Recitativo

SILVIA

Odi Aceste, e stupisci. Il dì volgea,
Che la mia fé donai
D'esser Sposa d'Ascanio all'alma Dea.
Mille imagini liete,
Che avean color da quel felice giorno,
Venian volando a la mia mente intorno.
Ed ella in dolce sonno
S'obliava innocente preda a loro;
Quand'ecco, oh Cielo! a me, non so se desta.
Comparve un giovinetto. Il biondo crine
Sul tergo gli volava; e mista al giglio
Ne la guancia vezzosa
Gli fioriva la rosa il vago ciglio...
Padre, non più, perdona.
L'indiscreto pensier, parlando ancora,
Va dietro a le lusinghe
Dell'imagin gentil, che lo innamora.

ACESTE
(Fra sè)
Che amabile candor!

(A Silvia)

segui, che avvenne?

SILVIA
Ah da quel giorno il lusinghier sembiante
Regnò nel petto mio; di sé m'accese;
I miei pensieri ei solo
Tutti occupar pretese i sonni miei
Di sé solo ingombrò.
Da un lato Ascanio,
La cui sembianza ignota,
Ma la virtù m'è nota,
Meraviglia, e rispetto al cor m'inspira
Dall'altro poi l'imaginato oggetto
Tenerezza, ed amor mi desta in petto.

ACESTE
No, figlia, non temer. Senti la mano
De la pietosa Dea. Questa bell'opra
Opra è di lei.

SILVIA
Che dici? Come? parla, che fia?

ACESTE
Piacque a la Diva
Di stringere il bel nodo in ogni guisa
Vi dispone il tuo core, e in sen ti pinge
Le sembianze d'Ascanio.

SILVIA
E come il sai?

ACESTE
Sento che in cor mi parla
Un sentimento ignoto,
La tua virtù me 'l dice e m'assicura
Il favor de la Dea.

SILVIA
Numi! chi fia
Più di me fortunata?
Oh Ascanio, oh Sposo!
Dunque per te, mio Bene,
L'amoroso desìo
Si raddoppia così dentro al cor mio?
Amo adunque il mio Sposo
Quando un bel volto adoro?
Amo lui stesso,
Quando mille virtù pregio, ed onoro?

11. Aria

Come è felice stato,
Quello d'un'alma fida,
Ove innocenza annida,
E non condanna amor!
Del viver suo beato
Sempre contenta è l'alma
E sempre in dolce calma
Va palpitando il cor.

Recitativo

ACESTE

Silvia, mira, che il sole omai s'avanza
Oltre il meriggio. È tempo,
Che si prepari ognuno
Ad accoglier la Dea. Su via Pastori
A coronarci andiam di frondi, e fiori
Tu con altri Pastor Fauno raccogli
Vaghi rami, e ghirlande; e qui le reca,
Onde sia il loco adorno
Quanto si può per noi. Tu ancor prepara
Parte de' cari frutti, onde sull'ara
Con le odorate gomme ardan votivo
Sagrificio a la Dea, che a noi li dona.
Se questo dì è festivo
Ogni anno al suo gran nome, or che si deve,
Quando sì fausta a noi
Reca il maggior de' benefici suoi?

PASTORI
Venga de' sommi Eroi,
Venga il crescente onor.
Più non s'involi a noi
Qui lo incateni Amor.

(Partono tutti fuorché Ascanio.)

Scena Quinta

ASCANIO
Cielo! che vidi mai? quale innocenza,
Quale amor, qual virtù! Come non corsi
Al piè di Silvia, a palesarmi a lei?
Ah questa volta, o Dea, quanto penoso
L'ubbidirti mi fu. Vieni, e disciogli
Questo freno crudele...

(Venere sopraggiunge col Coro dei Geni.)

VENERE
Eccomi o figlio!

ASCANIO
Lascia, lascia, ch'io voli
Ove il ridente fato
Mi rapisce, mi vuol. Quel dolce aspetto,
Quel candor, quella fé, quanto rispetto
M'inspirano nell'alma e quanti, oh Dio
Quanti mantici sono al mio desio!

12. Aria

Ah di sì nobil alma
Quanto parlar vorrei!
Se le virtù di lei
Tutte saper pretendi,
Chiedile a questo cor.
Solo un momento in calma
Lasciami o Diva, e poi
Di tanti pregi suoi
Potrò parlarti allor.

Recitativo

VENERE

Un'altra prova a te mirar conviene
De la virtù di Silvia. Ancor per poco
Soffri mia speme. Appena
Qui fia la pastoral turba raccolta
Che di mia gloria avvolta
Comparir mi vedrà. Restano, o Figlio
Restano ancor pochi momenti, e poi...

ASCANIO
Che non pretendi, o Dea!
Da un impaziente cor.
Ma sia che vuoi!

VENERE
(accennando da un lato)
Là dove sale il Colle
Finché torni quaggiù Silvia il tuo bene,
Ricovrianci per ora!
In questo piano de la nova città le prime moli
Sorgano intanto, e de' ministri miei
L'opra vi sudi.
Auspici noi dall'alto
Dominerem su l'opra e qua tornando
La pastoral famiglia,
N'avrà insieme conforto, e meraviglia.
Olà, Geni mei fidi,
De le celesti forze
Accogliete il valor. Qui del mio sangue
Sorga il felice nido; e d'Alba il nome
Suoni famoso poi di lido in lido.
E tu mio germe intanto
A mirar ti prepara in quel bel core
Di virtude il trionfo, e quel d'amore.

13. Aria

Al chiaror di que' bei rai,
Se l'amor fomenta l'ali
Ad amar tutti i mortali
Il tuo cor solleverà.
Così poi famoso andrai
Degli Dèi tra i chiari figli,
Così fia, che tu somigli
A la mia divinità.

14. Coro

GENI, GRAZIE

Di te più amabile,
Né Dea maggiore,
Celeste Venere,
No non si dà.
Con fren sì placido
Reggi ogni core,
Che più non bramasi
La libertà.

(Molti Pastori, e Pastorelle, secondo l'antecedente
comando d’Aceste, vengon per ornar solennemente
il luogo di ghirlande, e di fiori. Ma mentre questi si
accingono all'opera, ecco che compariscono le Grazie
accompagnate da una quantità di Geni, e di Ninfe
celesti in atto di meditare qualche grande intrapresa.
I Pastori rimangono a tale veduta estremamente
sorpresi se non che, incoraggiati dalla gentilezza
di quelle persone celesti, tornano all'incominciato
lavoro. Ma assai più grande rinasce in essi la
meraviglia, quando ad un cenno delle Grazie, e de'
Geni, veggono improvvisamente cambiarsi i tronchi
degli alberi, che stanno adornando di ghirlande, in
altrettante colonne, le quali formano di mano in
mano un solido, vago e ricco ordine d'architettura,
con cui dassi principio all'edificazione d'Alba, e si
promette un felice cambiamento al paese. Questi
accidenti, congiunti con gli atti d'ammirazione,
di riconoscenza, di tenerezza, di concordia fra le
celesti e le umane persone, fanno la base del breve
Ballo, che lega l'anteriore con la seguente parte
della Rappresentazione.)



PARTE SECONDA


Scena Prima

Recitativo

SILVIA

Star lontana non so, compagne Ninfe,
Da questo amico loco.
Ah qui vedrò fra poco
L'adorato mio Sposo, è l'alma Dea,
Che di sua luce pura
Questi lidi beati orna, e ricrea.
Ma ciel! Che veggio mai! Mirate, amiche,
Come risplende intorno
Di scolti marmi, e di colonne eccelse
Il sacro loco adorno. Ah senza fallo
Questo è il divin lavoro.
Il tempo, e l'opra
De' mortali non basta a tanta impresa.
Sento, sento la mano
De la propizia Dea. L'origin questa
È dell'alma Città, che a noi promise
Questa è mirabil prova
De la venuta sua. Fra pochi istanti
De le felici amanti
La più lieta sarò. Già dall'occaso
Il sol mi guarda; e pare
Più lucido che mai scender nel mare.

15. Aria

Spiega il desìo, le piume
Vola il mio core, e geme;
Ma solo con la speme
Poi mi ritorna al sen.
Vieni col mio bel Nume
Alfine o mio desìo
Dimmi una volta, oh Dio! Ecco l'amato ben.

(Siede da un lato con le Pastorelle intorno.)

16. Coro

PASTORELLE

Già l'ore sen volano,
Già viene il tuo bene.
Fra dolci catene
Quell'alma vivrà.

Scena Seconda

Recitativo

ASCANIO
(non vedendo Silvia, da sé)
Cerco di loco in loco
La mia Silvia fedele; e pur non lice
Questo amante cor mio svelare a lei;
Ché me 'l vieta la Diva.
Adorata mia Sposa, ah dove sei?
Lascia, lascia, che possa
Questo mio cor, che de' tuoi merti è pieno,
Celato ammirator vederti almeno.

(Vedendo Silvia, da sé)

Ma non è Silvia quella,
Che là si posa su quel verde seggio,
Con le sue Ninfe a lato...? Io non m'inganno.
Certo è il mio bene, è desso.
Numi! che fo'...? m'appresso...?

SILVIA
(vedendo Ascanio, da sé)
Oh ciel! Che miro...?
Quegli è il Garzon, di cui scolpita ho in seno
L'imagin viva...

ASCANIO
Ah! Se potessi almeno
Scoprirmi a lei...

SILVIA
Così m'appare in sogno...
Così l'ha ognor presente
Nel dolce immaginar questa mia mente.
Che fia ...? Sogno...?
O son desta...?

ASCANIO
Oh Madre, oh Diva!
Qual via crudel di tormentarmi è questa?

SILVIA
No, più sogno non è quello è sembiante
Che da gran tempo adoro...
Ascanio è dunque?... O pur son d'altri amante?...
Dubito ancor....

ASCANIO
La Ninfa agitata mi par... Mi riconosce,
Ma scoprirsi non osa.

SILVIA
(Da sè)
Ah sì il mio bene, il mio Sposo tu sei.

(Alzandosi e facendo qualche passo verso Ascanio.)

ASCANIO
Cieli! s'accosta
Come potrò non palesarmi a lei!

SILVIA
(Da sè)
Imprudente, che fo? Spontanea, e sola
Appressarmi vogl'io?

(s'arresta)

Seco non veggio
La Dea, che il guida... Egli di me non chiede...
Meco Aceste non è... Dove t'avanzi
Trasportato dal core incauto piede?
Ingannarmi potrei...

Scena Terza

FAUNO

Silvia, Silvia, ove sei?

SILVIA
(accostandosi a Fauno)
Fauno, che brami?

FAUNO
(a Silvia)
Io di te cerco, o Ninfa,

(ad Ascanio, che si accosta dall'altro lato)

E a te pur vengo, giovanetto straniere.

SILVIA
(fra se)
Egli è stranier, qual sembra
ah certo è desso, certo è lo Sposo mio.

(A Fauno)

Pastor, favella.

FAUNO
(a Silvia, scostandosi Ascanio)
A te Aceste m'invia di te chiedea
Qui condurti ei volea. Di già si sente
La gran Diva presente. In ogni loco
Sparge la sua virtù.
Vedi quell'opra
Che mirabil s'innalza? i Geni suoi
La crearon pur di anzi. Io, e i Pastori
Ne vedemmo il lavoro
Mentre qua recavam ghirlande, e fiori.
Ciò narrammo ad Aceste ed egli a noi
Meraviglie novelle
Ne mostrò d'ogni parte. Oh se vedessi!
Silvia, sul sacro albergo,
Ove seco dimori, una gran luce
Piove, e sfavilla intorno, e par, che rieda
Pria di morir verso l'aurora il giorno.
Tutto il pendio del colle,
Onde quaggiù si scende,
Di fior vernali, e di novelli germi
Tutto si copre. Per la via risplende
Un ignoto elemento
Di rutile vivissime scintille,
Onde aperto si vede,
Che volò su quel suolo il divin piede.
Ma troppo tardo omai.

SILVIA
(Da sè)
Quanto ti deggio amorosa Deità!

FAUNO
Volo ad Aceste

(a Silvia, accennando di partire)

Dirò, che più di lui
Fu sollecito amore...

ASCANIO
(accostandosi a Fauno)
Ed a me ancora
Non volevi parlar gentil Pastore?

FAUNO
(ad Ascanio)
Ah quasi l'obliai.
Garzon, mi scusa
In dì così ridente
L'eccesso del piacer turba la mente
Ad Aceste narrai
Come qui ti conobbi, e ti lasciai.

ASCANIO
E che perciò?

FAUNO
Sorrise lampeggiando di gioia il sacro veglio.
Levò le mani al Cielo e palpitando
Sento, mi disse, un non inteso affetto
Tutto agitarmi il petto...

SILVIA
(Da sè)
Oh caro Sposo!
Non ne dubito più.

FAUNO
Vanne, soggiunse, cerca dello straniere.

SILVIA
Il saggio Aceste
Nell'indovina mente

(Da sè)

Tutto sa, tutto vede, e tutto sente!

ASCANIO
Che vuol dunque da me?

FAUNO
Per me ti prega,
Che rimanghi tra noi finché si sveli
A noi la nostra Dea.
Vuol che tu sia de' favori di lei,
De' felici Imenei del nostro bene
Nuncio fedele a le rimote arene.

SILVIA
(Da sè)
Oh me infelice! Aceste
Dunque Ascanio nol crede!

ASCANIO
(Da sè)
Ahimè, che dico?
Oh dura legge!

FAUNO
(ad Ascanio)
E che rispondi alfine?

ASCANIO
Che ubbidirò... Che del felice Sposo
Ammirerò il destin...

SILVIA
(Da sè)
Misera! Oh Numi!
Dunque Ascanio non è. Che fiero colpo!
Che fulmine improvviso!

(Si ritira e si siede abbattuta fra
le Ninfe verso il fondo della Scena.)

ASCANIO
Alfin, Pastore,
Dì, che l'attendo.

FAUNO
Ed io
Tosto men volo ad affrettarlo. Addio!

17. Aria

Dal tuo gentil sembiante
Risplende un'alma grande
E quel chiaror, che spande
Quasi adorar ti fa.
Se mai divieni amante
Felice la Donzella Che
a fiamma così bella
Allor s'accenderà.

(Parte.)

Scena Quarta

Recitativo

ASCANIO

(guardando a Silvia)
Ahimè!
Che veggio mai?
Silvia colà si giace
Pallida semiviva
A le sue Ninfe in braccio.
Intendo, oh Dio!
Arde del volto mio e non mi crede
Il suo promesso Ascanio.
La virtude, e l'amore
Fanno atroce battaglia in quel bel core.
E dal penoso inganno
Liberarla non posso... Agli occhi suoi
S'involì almen questo affannoso oggetto
Finché venga la Dea. Colà mi celo
E non lontan da lei
Udrò le sue parole
Pascerò nel suo volto i guardi miei.

18.- Aria

Al mio ben mi veggio avanti,
Del suo cor sento la pena,
E la legge ancor mi frena.
Ah si rompa il crudo laccio,
Abbastanza il cor soffrì.
Se pietà dell'alme amanti
Bella Diva il sen ti move,
Non voler fra tante prove
Agitarle ognor così.

(Si ritira dalla Scena.)

Recitativo

SILVIA

(accorrendo ad Ascanio, e poi trattenendosi)
Ferma, aspetta, ove vai? dove t'involi?
Perché fuggi così! Numi! che fo?...
Dove trascorro ahimè?...
come s'oblia la mia virtù...!
Sì, si risolva alfine.
Rompasi alfin questo fallace incanto.
Perché, perché mi vanto
Prole de' Numi,
e una sognata imago
Travìa quel cor che al sol dovere è sacro,
E sacro a la virtù?...
Ma non vid'io le sembianze adorate
Pur or con gli occhi miei...? No, non importa.
Sol d'Ascanio son io. Da lor si fugga.
Se il Ciel così mi prova,
Miri la mia vittoria...
E se il mio Sposo
Fosse quel, ch'or vid'io...? Ah! mi lusingo.
Perché in sì dolce istante
Non palesarsi a me? perché mentirsi,
E straziarmi così?...
No. mi seduce l'ingannato mio core...
E s'anco ci fosse
Vegga che so lui stesso sagrificare a lui,
E l'amato sembiante ai merti sui.
Ah si corra ad Aceste
Involiamci di qui. Grande qual sono
Stirpe de' Numi al comun ben mi deggio.
Fuorché l'Alma d'Ascanio, altro non veggio.

19. Aria

Infelici affetti miei,
Sol per voi sospiro, e peno,
Innocente è questo seno
Nol venite a tormentar.
Ah quest'alma, eterni Dei,
Mi rendete alfin qual era.
Più l'imagin lusinghiera
Non mi torni ad agitar.

Recitativo

ASCANIO
(accorrendo a Silvia)
Anima grande, ah lascia
Lascia, oh Dio! che al tuo piè...

SILVIA
(partendo risoluta)
Vanne. A' miei lumi
Ti nascondi per sempre. Io son d'Ascanio.

(Parte.)

20. Coro

PASTORELLE

Che strano evento
Turba la Vergine
In questo dì!
No, non lasciamola
Dove sì rapida fugge così.

(Partono)

Scena Quinta

Recitativo

ASCANIO
Ahi la crudel come scoccato dardo
S'involò dal mio sguardo! Incauto, ed io
Quasi di fé mancai.
Chi a tante prove, o Dea,
D'amore, e di virtù regger potea?
Di sì gran dono, o Madre,
Ricco mi fai, che più non può mortale
Desiar dagli Dèi e vuoi, ch'io senta
Tutto il valor del dono. Ah sì, mia Silvia,
Troppo, troppo maggiore
Sei de la fama. Ora i tuoi pregi intendo
Or la ricchezza mia tutta comprendo

21. Aria

Torna mio bene, ascolta.
Il tuo fedel son io.
Amami pur ben mio
No, non t'inganna Amor.
Quella, che in seno accolta
Serbi virtù sì rara,
A gareggiar prepara
Coll'innocente cor.

(Si ritira in disparte.)

Scena Sesta

22. Coro

PASTORI

Venga de' sommi Eroi,
Venga il crescente onor.
Più non s'involi a noi
Qui lo incateni Amor.

Recitativo

ACESTE
(a Silvia, che tiene graziosamente per la mano)
Che strana meraviglia
Del tuo cor mi narrasti, amata figlia!
Ma pur non so temer. Serba i costumi,
Che serbasti fin ora. Il ciel di noi
Spesso fa prova e dai contrasti illustri
Onde agitata sei, quella virtù ne desta,
Che i mortali trasforma in Semidei.
Sento, che il cor mi dice,
Che paventar non dei
Ma penetrar non lice
Dentro all'ascoso vel.
Sai, che innocente sei,
Sai, che dal Ciel dipendi.
Lieta la sorte attendi,
Che ti prescrive il Ciel.

SILVIA
Sì, Padre, alfin mi taccia
Ogn'altro affetto in seno.
Segua che vuol, purché il dover si faccia.

ACESTE
(ai Pastori, che raccolti intorno
all'ara v'ardono l'incensi)
Sù, felici Pastori. Ai riti vostri
Date principio; e la pietosa Dea
Invocate con gl'inni.

23. Coro

PASTORI, NINFE
Scendi celeste Venere;
E del tuo amore in segno
Lasciane il dolce pegno,
Che sospirammo ognor.

Recitativo

SILVIA

(Accennando Ascanio.)
Ma s'allontani almen dagli occhi miei
Quel periglioso oggetto. Il vedi?

ACESTE
(guardando Ascanio)
Il veggio.
Parmi simile a un Dio.

ASCANIO
(Da sè)
Silvia mi guarda
Che contrasto crudel!

ACESTE
No cara figlia,
No, non temer. Segui la grande impresa,
Vedi che il fumo ascende, e l'ara è accesa.
Osservate, o Pastori.
Ecco scende la Dea.

(Cominciano a scendere delle nuvole sopra l'ara.)

Tra quelle nubi
Si nasconde la Dea. Oh Silvia mia,
Meco all'ara ti volgi e voi Pastori,
De le preghiere ardenti
Rinnovate i clamori.

Coro

PASTORI

No, non possiamo vivere
In più felice regno.
Ma senza il dolce pegno
Non siam contenti ancor.

(Le nubi si spandono innanzi all'ara.)

ACESTE
Ecco ingombran l'altare
Le fauste nubi intorno. Ecco la luce
De la Diva presente, ecco traspare.

(Si veggono uscir raggi di luce dalle nuvole.)

Coro

PASTORI, NINFE

Scendi celeste Venere;
E del tuo amore in segno
Lasciane il dolce pegno,
Che sospirammo ognor.

Recitativo

ACESTE

Invoca, o figlia, invoca
Il favor della Diva
Chiedi lo Sposo tuo.

SILVIA
Svelati, O Dea,
Scopri alla fin quell'adorato aspetto
Al tuo popol diletto. Omai contento
Rendi questo cor mio.

(Si squarciano le nuvole. Si vede Venere Assisa sul
suo carro. Nello stesso tempo escono di dietro alle
nuvole le Grazie, e i Geni, che con vaga di
sposizione si spargono per la Scena.)

ASCANIO
(Da sé, si va avvicinando a Silvia)
Or felice son io. Questo è il momento.

SILVIA
Oh Diva!

ASCANIO
(si accosta di più)
Oh sorte!

ACESTE
Oh giorno!

SILVIA
(ad Ascanio, che si accosta)
Ah mi persegui,
Imagine crudele, insino all'ara?

(Risolutamente guardando Venere, e colla mano
facendosi velo agli occhi, per non veder Ascanio)

Qual è il mio Sposo, o Diva?

VENERE
(accennando, e pigliando per una mano
Ascanio, il presenta a Silvia)
Eccolo, o cara.

SILVIA
(volgendosi ad Ascanio)
Oh Cielo! Perché mai Nasconderti così?

ASCANIO
(a Silvia)
Tutto saprai.

24. Terceto

SILVIA

(accorrendo ad Ascanio)
Ah caro Sposo, oh Dio!

ASCANIO
(accorrendo a Silvia)
Vieni al mio sen, ben mio.

SILVIA
(ad Aceste)
Ah ch'io lo credo a pena.
Forse m'inganno ancora?

ACESTE
(a Silvia)
Frena il timor, deh frena
E la gran Diva adora.

ASCANIO
Che bel piacere io sento
In sì beato dì.

ACESTE
(a Silvia, e ad Ascanio)
De la virtù il cimento
Premian gli Dèi così.

SILVIA
Numi! che bel momento!
Come in sì bel contento il mio timor finì!

ASCANIO
Ah cara Sposa, oh Dio!

SILVIA
Ah caro Sposo, oh Dio!

(Abbracciandosi rispettosamente.)

SILVIA, ASCANIO, ACESTE
Più sacro nodo in terra,
Più dolce amor non è.
Quanto pietosa Dea
Quanto dobbiamo a te.

Recitativo

VENERE

Eccovi al fin di vostre pene, o figli.
Or godete beati
L'uno nel cor dell'altro ampia mercede
De la vostra virtù.

(A Silvia)

Mi piacque o cara
Prevenire il tuo core. Indi la fama,
Quindi Amore operò.
Volli ad Ascanio
Così de la sua Sposa
La fortezza, il candor, l'amor, la fede
Mostrar sugli occhi suoi. 
Scossi un momento
Quel tuo bel core; e ne volar scintille
Di celeste virtude a mille a mille.
Ma voi soli felici
Esser già non dovete.
La stirpe degli Dèi, più ch'al suo bene,
Pensa all' altrui.

(Ad Ascanio)

Apprendi, o Figlio apprendi,
Quanto è beata sorte
Far beati i mortali. In questo piano
Tu l'edificio illustre
Stendi della città. La Gente d'Alba
Sia famosa per te. De le mie leggi
Tempra il soave freno
Ministra il giusto il popol mio proteggi.
In avvenir due Numi
Abbia invece d'un sol; te, qui presente;
Me, che lontana ancora,
Qua col pensier ritornerò sovente.

Seguito del terzetto

ASCANIO

Che bel piacer io sento
In sì beato di!

SILVIA
Numi! che bel momento!
Come in sì bel contento
Il mio timor finì.

ASCANIO, SILVIA, ACESTE
Più sacro nodo in terra
Più dolce amor non è.
Quanto pietosa Dea,
Quanto dobbiamo a te.

Recitativo

VENERE

Ah chi nodi più forti
Ha del mio core in questi amati lidi?
I Figli, le Consorti, il Popol mio...

SILVIA
Oh Diva!

ASCANIO
Oh Madre!

VENERE
Addio, miei figli, addio!

ACESTE
Ferma pietosa Dea, fermati.
Almeno Lascia, che rompa il freno
Al cor riconoscente un popol fido.
Io son, pietosa Dea, interprete di lui.

(accennando Ascanio e abbracciandolo
rispettosamente).

Questo tuo pegno
Fidalo púre a noi. Vieni; tu sei
Nostro amor, nostro ben, nostro sostegno.

(A Venere, la quale sparisce,
chiudendosi ed alzandosi le nuvole)

Adoreremo in lui
L'imagine di te di te, che spargi
Su i felici mortali
Puro amor, pura gioia di te, che leghi
Con amorosi nodi
I Popoli tra lor; che in sen d'amore.
Dài fomento a la pace, e di questo orbe
Stabilisci le sorti, e l'ampio mare
Tranquillizzi, e la terra. Ah, nel tuo sangue,
D'Eroi, di Semidei sempre fecondo,
Si propaghi il tuo core
E la stirpe d'Enea occupi il Mondo.

25. Coro

GENI, GRAZIE, PASTORI, NINFE

Alma Dea tutto il Mondo governa,
Che felice la terra sarà.
La tua stirpe propaghisi eterna,
Che felici saranno l'età.


PRIMERA PARTE


(Área espaciosa destinada a las solemnes
asambleas pastoriles, limitada por una
corona de altísimas y frondosas encinas
que, distribuidas gratamente a su alrededor,
dan una sombra fresca y sacra. Unas elevaciones
naturales del terreno, de variadas formas y con
graciosas irregularidades, son empleadas por
los pastores para sentarse. En medio se erige
un altar agreste, en el cual se ve tallado un
animal prodigioso, del que se dice, procede
el nombre la ciudad de Alba. Entre los árboles
se observa una deliciosa y alegre campiña con
numerosas chozas dispersas, rodeada a media
distancia de amenas colinas, de donde
descienden caudalosos y límpidos arroyos. El
horizonte termina en azules montañas, cuyas
cimas se pierden en un cielo purísimo y sereno)


1 Obertura

Escena Primera

(Venus en actitud de descender de su carro.
Ascanio a su lado. Las Gracias y numerosos
Genios cantan y bailan acompañando a la diosa.
Cuando Venus desciende del carro, éste, envuelto
en una ligera nubecilla, desaparece en el aire)


Nro 2 Coro de los Genios y las Gracias

GENIOS, GRACIAS
No existe
celeste Venus
una diosa más amable
ni más sublime que tú.
Tú eres de los hombres,
¡oh, diosa! el amor.
Por ti, el cielo les brinda
su gloria.
Disfruta el pueblo
por tu favor.
Un imperio más dulce
no se puede encontrar.
Con riendas tan delicadas
riges todos los corazones,
que ya no desean
la libertad.

Recitativo

VENUS
(a su séquito, que se retira y se sitúa
disperso al fondo de la escena)
¡Genios, Gracias y Amores!
¡Deteneos, callad,
frenad, suspended,
fieles palomas el vuelo!
Éste es el suelo consagrado a mi querido dios.
He aquí, Ascanio, mi esperanza;
he aquí las playas, que juntos visitamos,
tu gran padre y yo.
Aquel tiempo todavía con placer recuerdo.
Entonces los presagios parecían señalar
que un día sería objeto de mi favor
este pueblo elegido.

(Señalando el altar)

¡Mirad a la fiera que está grabada en ese altar,
la que con su dorso ornado de insólitas lanas
se nos apareció!
Siempre tuve en mi memoria
al gran Eneas, y por lo tanto,
ese nombre tomará la Ciudad
que hoy por nosotros iniciará su ilustre existencia.
Por ese motivo, hoy seré prodiga en gracias
para este pueblo feliz
y mi corazón regresará aquí a menudo
desde la bendita esfera donde habita.
Pero, a causa de mi divinidad,
no podré permanecer aquí mucho tiempo,
por ello tú reinarás en mi nombre.
El grande y piadoso de tu buen padre,
que vino desde Ilión a estas playas latinas,
ahora vive en el cielo como un dios entre dioses.
¡Desde hoy tú serás mi protegido!

ASCANIO
Madre, que así es como te gusta ser llamada
más que como Diosa,
¡cuánto te debo!

VENUS
Bien sabes que cuatro veces
trajo el sol a estas verdes colinas
al aburrido otoño,
desde que yo al amistoso pueblo
prometí el don de mí querido linaje.
Todos te esperaban, todos deseaban verte.
Ya todos se arrodillan suplicantes
alrededor del altar
y todos aguardan el gran momento
con mil y mil plegarias.

3. Aria

La sombra de tus ramas
el suelo amigo espera.
¡Vive dilecto retoño mío,
digno serás de mí!
Mi corazón bien comprende
aquello que serás luego.
Ya te ensalza la gloria
por las grandes obras que vas a emprender.

ASCANIO
Pero ¿y la gentil ninfa que honra
el linaje del invicto Hércules?...
¡Ah, dime!... ¿y mi esposa?
¡Silvia, Silvia! ¿Dónde está?
¡Tanto le hablaste a mi corazón de ella;
tanta fama le precede;
tanto beneficio espera el mundo de mi boda!...

VENUS
Querido hijo,
antes de que se esconda el sol
serás el esposo de la ninfa más sabia
que de sangre divina nació.
Ya sobre los rayos del alba
en sueños me aparecí a Acestes
el custodio de la virgen ilustre.
Él ya baja de su sagrado refugio celestial
y al pueblo feliz, y a tu prometida ninfa,
viene a traer el fausto anuncio.

ASCANIO
¡Ah, querida madre... dime!...
Entonces ¿la hora está próxima?...
Pero ¿ella me amará?

VENUS
Ella te adora.

ASCANIO
¡Si nunca me vio!

VENUS
Ella conoce bien tu semblante.

ASCANIO
Pero ¿y como?

VENUS
El dios Amor, por indicación mía,
urdió un noble engaño.

ASCANIO
¿Y qué hizo?

VENUS
Hace ya cuatro años,
que junto a la ninfa
el dios Amor vela por ella.
Él se vistió como tú y adoptó tu apariencia.
Sus mejillas, sus labios, sus ojos y sus cabellos,
y también su voz, son iguales a los tuyos.
Tan iguales como lo son entre sí
las dos palomas que adornan mi carro.
Así pues, Amor, es igual en todo a ti.

ASCANIO
¿Y cuál, ¡oh, diosa!
junto a la amada ninfa
era la tarea de Amor?

VENUS
Bajo tu apariencia
en sueños a ella siempre se le aparece,
y de tal forma ha influido
en la mente de la jovencita,
que ella, aún despierta, en su vaga fantasía
siempre te tiene presente.

ASCANIO
¿Qué prodigio tan encantador me revelas?
¡Oh, gran diosa! Pero ¿por qué demorarnos?
¡Vayamos con la ninfa!
A sus pies quiero jurarle mi fidelidad...

VENUS
Sólo tú debes ir tras sus huellas.
Me reclaman otras tareas.
No eres el único un mortal
apreciado por los dioses.

ASCANIO
Sí, le diré que soy su Ascanio;
que mi corazón la adora;
que soy descendiente de una diosa celestial...

VENUS
No, no te identifiques aún.

ASCANIO
¡Oh, cielos! ¿Por qué?

VENUS
¿Confías en mí?
Ve a verla; pero no le digas quién eres,
de dónde vienes, ni quién te guía.

ASCANIO
¡Qué cruel silencio!

VENUS
Dime, ¿no deseas ver con tus propios ojos
hasta qué punto Silvia te adora?
¿Hasta que límite sublime llega su virtud?
¿Cuán digna es de ser amada,
admirada, y respetada?
Pues esa será la forma de lograrlo.

ASCANIO
¡Pues que así sea!
¡Oh madre, tu mandato juro satisfacer!
Hoy quiero demostrarte hasta dónde
también yo soy capaz de obedecer.

VENUS
¡Ven a mi regazo! En ese espíritu dócil,
en el respeto que hay en tu tierno corazón,
alimentado por los dioses,
te reconozco como digno descendiente
de tu padre, y mío.
Aquí, dentro de unos momentos, volveré.
Mientras tanto, a tu prometida
cautamente observa.
Admira sus hermosos vestidos
que confeccionó para tu felicidad,
pues en ella ha obrado la admirable mano
del arte, la naturaleza y el cielo.

(En actitud de partir)

GENIOS, GRACIAS
No existe, celestial Venus,
una diosa más amable
ni más grande
que tú.

(Venus sale seguida por el coro
que canta y baila a su alrededor)

Con riendas muy delicadas
rige todos los corazones, que no desean
ya más la libertad.

Escena Segunda

4. Recitativo acompañado

ASCANIO

¿Por qué debo callar?
¿Por qué no puedo identificarme ante mi amada?
¡Qué ley tan dura, oh Diosa!
Pusiste en mi pecho
llamas inocentes de afectos profundos,
solícitos deseos y cuando llego a su lado,
en el momento más feliz de mi destino,
¿inesperadamente los detienes?...
¡Ah! ¡A qué sacrificio sometes a mi corazón!...
¿Por qué debo callar?
¿Por qué permanecer desconocido ante mi ídolo?
¡Locura! ¿Qué deliro es éste?
Mas sé, que me ama la Diosa y confío en ella.
¡Ah perdóname, oh madre, por mis dudas!
Pero ¿y la ninfa, dónde está?
¿Quién puede indicarme donde está mi bien?
¡Ah, sí, corazón mío
lo descubriremos nosotros mismos!
En su rostro verás aparecer de la virtud
los más límpidos fulgores donde se reúnen
la majestad, una gran dulzura,
una ingenua seguridad
y un celeste pudor.
En sus ojos luminosos
verás reflejados su mente sublime,
su delicada gracia y el genio ardiente.
Así verás a mi prometida.
Tus propios latidos la decubrirán.
¡Ah, sí, corazón mío, nosotros la descubriremos!

5. Aria

Querida, tus virtudes,
aún estando distante, me inflaman;
por eso tu hermoso nombre
aprendo a suspirar.
En vano escondes, ¡oh, querida!
esa virtud tan rara
de tu propia modestia,
pues más luminosa aparece.

Escena Tercera

6. Coro

PASTORES

¡Que venga el más sublime de los héroes,
que llegue lleno de honor!
¡Que ya no se nos oculte,
que aquí lo encadene Amor!

Recitativo

ASCANIO
(retirándose a un lado)
Pero ¿qué canto resuena?
¿Qué grupo de pastores veo a mi alrededor?

FAUNO
(haciendo caso omiso de Ascanio)
Aquí donde la naturaleza
deja un cómodo prado,
al solemne concilio, al sagrado ritual,
¡acudid, oh pastores!
En honor de nuestra Diosa,
al acercarse el dichoso otoño
no en el de Baco o en el de Vertumno,
queremos consagrar este día.
El ministro del cielo, el sabio Aceste,
parece que se retrasa.
Hace poco lo vi pensativo.
Resplandecía su sagrado rostro
con insólita alegría.
Quizá el don que nos prometieron está cerca.
Quizá la Diosa piadosa conceda ahora
el destino de su fiel pueblo.

PASTORES
¡Que venga el más sublime de los héroes,
que llegue lleno de honor!
¡Que ya no se nos oculte,
que aquí lo encadene Amor!

(El coro se sienta bajo
la sombra de los árboles)

FAUNO
(volviéndose a Ascanio)
¿Pero tú quién eres,
que aquí desconocido vagas entre nosotros?
Tú, cuyo semblante me hace recordar
cuando algún dios desciende
entre los mortales.
¿Qué deseo te trae entre nosotros?

ASCANIO
(acercándose a Fauno)
Soy extranjero.
Hasta aquí la belleza me ha guiado.
Quisiera visitar vuestras amenas colinas,
los límpidos estanques y el verde llano
con sus fecundas corrientes de agua.
Entre vosotros quiero estar, beata gente,
es bien conocido en el Lacio
que sois amigos de la naturaleza
y que todo lo que recogéis lo compartís.

FAUNO
¡Ah! Esperamos el favor de la Diosa,
pero no de la forma irreverente
en la que a veces sueña el vulgo con los dioses,
sino con aquella que está en cielo
¡Alma hija de Júpiter!
Su sonrisa,
desde el amoroso círculo de donde nos mira.
este suelo sosiega.
Ella a los bienes que la naturaleza
los protege, los defiende, los endulza,
los acrecienta y nos los otorga.
En estos campos siembra el bienestar
con su alma fecunda.
En las chozas guía los trabajos y,
con modesta libertad,
los sostiene y fomenta.
Su favor es nuestro rocío;
y sus ojos, similares al sol,
siempre vuelve hacia nosotros.

7. Aria

Si sus labios no hablan,
no los juzguéis ingratos.
Quien ha nacido entre tantos bienes
sabe bien cuán feliz es,
aunque luego no lo sepa explicar.
Cuando junto a tus amigos
vuelvas al suelo patrio,
vive, y cuenta entonces
que has visto el dulce nido
de la primera edad.

Recitativo

ASCANIO

(Para sí)
¡Qué dulces suenan
para el corazón de tu descendiente,
oh Diosa, estas alabanzas!

FAUNO
(mirando hacia un lado de la escena)
He aquí, pastores,

(el coro se levanta y avanza.)

he aquí que llega desde la colina
el venerable Aceste; y a su lado,
también baja una ninfa...

ASCANIO
¿Oh, cielos, cuál de las ninfas?
¡Habla, dime, oh pastor!...

FAUNO
Silvia, la real descendiente
del divino Heracles.

ASCANIO
(Para sí)
¡Ay de mí!
Corazón mío, refrena tus ímpetus
pues mi adorada prometida se acerca.

FAUNO
(indicando a Ascanio, quien también
mira atentamente hacia el mismo lugar)
Mira extranjero como avanza
majestuosa y gentil entre todos,
repartiendo su humana sonrisa,
sus miradas y sus palabras.
¿Acaso esos hermosos gestos no corresponden
a sublimes pensamientos
y a la suave armonía de su alma?

ASCANIO
(Para sí)
Es verdad, es verdad.
No puedo resistir más. Si aquí la espero,
revelaré mi secreto y faltaré al juramento.
¡Marchémonos de aquí ahora mismo!

FAUNO
(Señalando a los pastores)
Muchacho, a ti no te está permitido
permanecer aquí, puesto que la modesta Silvia
no querrá que sea testigo de sus pensamientos
un desconocido extranjero.
Si deseas admirarla de cerca
y a tu patria llevar la fama de sus virtudes,
ocúltate allá, confundido con ellos.

ASCANIO
Que se cumpla tu deseo, cortés pastor.

(Se retira y se integra en el coro que
avanza hacia Aceste, y Silvia.)

Escena Cuarta

(Ascanio, Fauno, Silvia con su
séquito de pastoras y Aceste)

8. Coro

PASTORES
Tienes el corazón de Diana
y
de Palas la mente.
Eres descendiente de Hércules,
sabia doncella, una flor.
Los eruditos estudios y las artes
son tu deleite y orgullo,
y sueles escuchar
de las musas el canto.
Tienen en tu corazón su nido
todas las virtudes más hermosas,
pero la modestia es, sobre todas,
le la que más resplandece en ti .

Recitativo

ACESTE
¡Oh, generosa Diosa!,
¡Oh, delicia de los hombres!
¡Oh, del cielo ornamento y esplendor!
¿Qué más podría este dichoso suelo esperar de ti?
¿Qué más te queda esperar,
fiel pueblo devoto,
de tu deidad, si todos los ruegos y votos
ya se han cumplido?
La ansiada prole
del glorioso Eneas,
tuya será antes de que se oculte el sol.

PASTORES
¡Que venga el más sublime de los héroes,
que llegue lleno de honor!
¡Que ya no se nos oculte,
que aquí lo encadene Amor!

ACESTE
Con su propia mano la Diosa
os la entregará.
Y como si esto no fuese suficiente, además,
aquí una nueva ciudad veréis surgir
como obra sublime de la Diosa y de su hijo.
Estas pobres viviendas,
estas pequeñas chozas, serán reemplazadas
por excelsos palacios y augustas murallas.
Otras amplias construcciones serán consagradas
a las musas, otras serán para mantener
antiguas memorias en los días futuros,
y otras, para asilo de los pobres.
Los muros serán un freno para los audaces
y tormento para la malvada descendencia del
horroroso monstruo, que fuera infamia y espanto
de los bosques aventinos, y es hoy
un funesto peligro para nosotros.

PASTORES
¡Que venga el más sublime de los héroes,
que llegue lleno de honor!
¡Que ya no se nos oculte,
que aquí lo encadene Amor!

ACESTE
(volviéndose hacia Silvia)
¡Oh, mi gloria! ¡Oh mi protegida!
¡Oh, amada prenda de la estirpe de Alcide!
¡Oh Silvia mía, hoy serás desposada!
Hoy de Ascanio serás el consuelo,
el amor y la esperanza.
¡Ambos seréis la delicia
y el gozo de estas tierras!

9. Aria

Por la alegría que hay dentro de mi pecho,
¡oh, dioses! siento brincar mi alma.
Ante tal exceso de felicidad
ella no sabe resistir.
Silvia querida, amigos míos,
si sois tan felices como yo,
¡ah, venid y compartid el placer
que hay en mi corazón!

Recitativo

SILVIA

(Para sí)
¡Pobre de mí! ¿Qué haré?

(A Aceste)

Dime Aceste,
¿cómo sabes todo eso?

ACESTE
La Diosa me lo dijo.

SILVIA
¿Cuándo?

ACESTE
Nada más teñirse
el cielo de rosa
en la pasada aurora.

SILVIA
¿Y qué te ordenó?

ACESTE
Que te advirtiera a ti,
y que advirtiera a los pastores;
luego desapareció vertiendo
de sus bellos cabellos divinas fragancias.

SILVIA
(Para sí)
¡Ah, no puedo más! ¿Qué hacer? ¿Callar?...
¿Me descubro...?

ACESTE
(Para sí)
Pero, ¡la ninfa se angustia!...
¡Dioses! ¿Por qué será...?

SILVIA
(Para sí)
No, que en tales circunstancias no le es lícito
a las almas inocentes ocultar sus afectos.

(A Aceste)

Óyeme Aceste...

ACESTE
¡Cielos! ¿Qué quieres decirme?
¿Qué dolor te aqueja en tan feliz instante?

SILVIA
¡Padre!... ¡Oh, dioses!... ¡Qué pesar!...
Estoy enamorada.

ACESTE
(Para sí)
¡
Ay de mí, por fin me tranquilizo!

(A Silvia)

¿Y te preocupas por eso?
¿No es digno de amor tu esposo?
¿O acaso te sientes culpable de amarlo?

SILVIA
Por el contrario, como a un dios ¡oh, padre!
lo respeto y lo honro. Todos su méritos
tengo grabados en el alma.
Todos hablan de sus virtudes.
Algunos dicen que le es caro a Marte, otros que
a Urania, y otros lo llaman sostén de las musas.
Unos exaltan sus obras y otros su ingenio.
Dicen que de su gran padre ha heredado
el magnánimo corazón.
Otros afirman que de la Diosa celeste
ha recibido el don de la inmensa caridad.

10. Aria

Sí, pero yo por otro amor
siento arder mi pecho,
y ese inocente sentimiento
sólo reina en mí.

ACESTE
¡Ah no, Silvia, te engañas que inocente eres!
Ya hace mucho tiempo
que conozco tu virtud.
Abre tu corazón ¡oh, hija!
y a tu fiel custodio pide consejo.

Recitativo

SILVIA

¡Óyeme Aceste, y asómbrate! Se acerca el día
en que mi fe debo dar a la Diosa
para ser la esposa de Ascanio.
Miles de imagines encantadoras,
que tenían el color de ese feliz día,
llegaron volando a mi mente
y en dulces sueños caí presa de ellas.
Cuando he aquí, ¡oh, cielo!
no sé si estando despierta,
se me apareció un jovencito.
Su rubia cabellera caía sobre su espalda;
y sobre sus blancas mejillas
florecían las rosas de sus bellos ojos...
¡Padre, perdóname!
El culpable pensamiento mientras hablo
va detrás de la ilusión que genera esa imagen,
y lo enamora.

ACESTE
(Para sí)
¡Qué amable candor!

(A Silvia)

Continúa, ¿qué ocurrió?

SILVIA
¡Ah! Desde aquel día el seductor semblante
reinó en mi pecho;
solo él acapara mis pensamientos
pretendiendo ocupar, él sólo, todos mis sueños.
Por un lado está Ascanio,
cuya apariencia ignoro,
pero cuya virtud me es conocida.
Él sólo admiración y respeto
inspira en mi corazón;
por otro lado está el ser imaginado,
que ternura y amor despierta en mi pecho.

ACESTE
No, hija, no temas.
Siente la mano de la piadosa Diosa.
Esta hermosa obra es obra de ella.

SILVIA
¿Qué dices? ¿Cómo? ¡Habla! ¿Cómo es eso?

ACESTE
Le complace a la Diosa estrechar ese vínculo.
Ella predispone tu corazón
y graba en tu mente
el semblante de Ascanio.

SILVIA
¿Y cómo lo sabes?

ACESTE
Siento que habla en mi corazón
un sentimiento desconocido
que me dice y me asegura que tu virtud
goza del favor de la Diosa.

SILVIA
¡Dioses!
¿Quién existe más dichosa que yo?
¡Oh, Ascanio! ¡Oh, esposo mío!
¡Por ti, mi bien amado,
se duplica el amoroso deseo
dentro de mi corazón!
¿Amo por consiguiente a mi esposo
en aquel hermoso y adorado rostro?
¿Amo al mismo ser,
de quien mil virtudes aprecio y honro?

11. Aria

¡Cuán feliz se siente
un alma fiel
en la que la inocencia anida
y no está condenada al amor!
Siempre está contenta el alma
de su vida dichosa
y siempre en dulce calma
palpita su corazón.

Recitativo

ACESTE

Silvia, ahora el sol ha avanzado
más allá del mediodía, es el momento
en que todos se preparen para recibir a la Diosa.
¡Vamos, pastores, coronad vuestras frentes
de hojas y flores!
Y tú, Fauno, con otros pastores recoge
deliciosas guirnaldas y tráelas a aquí,
para adornar adecuadamente este sitio.
También prepara apreciados frutos
para que sobre el altar ardan aromáticos
como ofrenda votiva en honor de la Diosa
que generosa nos los otorga.
Festejemo cada año este día
y que sea dedicado a nombre
pues faustamente nos trae
el mayor de los bienes.

PASTORES
¡Que venga el más sublime de los héroes,
que llegue lleno de honor!
¡Que ya no se nos oculte,
que aquí lo encadene Amor!

(Salen todos excepto Ascanio.)

Escena Quinta

ASCANIO

¡Cielos! ¿Qué veo?
¡Cuánta inocencia, cuánto amor, cuánta virtud!
¿Cómo no corro a los pies de Silvia
y me doy a conocer ?
Esta vez ¡oh Diosa! ¡Qué penoso fue obedecerte!
Ven, y deja sin efecto esta orden tan cruel...

(Venus llega rodeada de genios.)

VENUS
¡Aquí estoy, hijo!

ASCANIO
Deja, deja, que vuele hasta donde está
el alegre destino que me embelesa y me llama.
¡Ese dulce aspecto, ese candor, esa fe,
cuánto respeto inspiran en mi alma
y cuánto, oh dioses,
cuánto alimentan mis deseos!

12. Aria

¡Ah, cuánto me gustaría hablar
de un alma tan noble!
Quien pretenda conocer
todas sus virtudes,
que pregunte a este corazón.
Sólo un momento de calma déjame,
¡oh, diosa!
y luego podré narrarte
todos sus méritos.

Recitativo

VENUS

Te conviene observar una nueva prueba
de la virtud de Silvia.
Aún tu esperanza deberá aguardar un poco.
Aquí, en breve, ante la muchedumbre de pastores
me verás reaparecer en toda mi gloria.
Quedan ¡oh, hijo! quedan aún
unos minutos y luego...

ASCANIO
¿Qué pretendes, ¡oh, diosa!
de mi impaciente corazón?
Pero... ¡hágase tu voluntad!

VENUS
(señalando a un lado)
¡Allá donde se eleva la colina,
hasta que tu amada Silvia regrese,
refugiémonos por ahora!
Que en este llano surjan mientras tanto
los primeros muros de la nueva ciudad
y que mis ministros se ocupen de ello.
Auspiciemos nosotros desde lo alto
el avance de las obras y cuando regrese aquí
la pastoral familia, se sienta en su conjunto
protegida y admirada.
¡Vamos, mis fieles genios,
usad el poder de las fuerzas celestiales!
Que aquí, de mi sangre, surja el feliz nido;
y que luego, el nombre de Alba
resuene famoso de orilla en orilla.
Y tú, hijo mío, mientras tanto prepárate
a observar en ese hermoso corazón
el triunfo de la virtud y el amor.

13. Aria

Si al resplandor de esos bellos ojos
el amor extiende sus alas,
tu corazón se elevará
para amar a todos los mortales.
Después, famoso serás entre
los luminosos hijos de los dioses,
de modo que tú serás
semejante a mi divinidad.

14. Coro

GENIOS, GRACIAS
No existe,
celeste Venus,
una diosa más amable
ni más sublime que tú.
Con riendas tan delicadas riges
de tal forma todos los corazones,
que ya no desean
la libertad.

(Multitud de pastores, según lo ordenado
por Aceste, llegan al lugar para engalanarlo
con guirnaldas y flores. Mientras se aprestan
a la tarea, aparecen las gracias acompañadas
por una gran cantidad de genios, y de ninfas
celestes. Los pastores, al verlos, quedan en
suspenso, pero alentados por la amabilidad
de los personajes celestiales, reanudan su
tarea. A una señal de las gracias y genios
los troncos de los árboles, que están
adornando con guirnaldas, se transforman
en columnas iniciando una a una sólida,
deslumbrante y rica construcción con la
que se inicia la edificación de la ciudad
de Alba, auspiciando con ello un feliz
desarrollo de la región. Los hechos
descritos, acompañados de actos de
admiración, gratitud, ternura y concordia
entre los seres celestiales y los humanos,
sirven de base para un breve ballet que
introduce la segunda parte de la
representación teatral.)



PARTE SEGUNDA


Escena Primera

Recitativo

SILVIA

Compañeras ninfas,
no puedo estar alejada de este amable lugar.
¡Ah! Aquí veré dentro de poco
a mi adorado esposo y al alma de la Diosa,
que con su luz ornamenta y alegra
estas benditas playas.
Pero... ¡cielos! ¿Qué veo?
¡Mirad, amigas, todo resplandece alrededor!
Mármoles labrados y excelsas columnas
engalanan este sagrado lugar.
¡Ah, sin duda ésta es una obra divina!
El tiempo y la labor de los mortales
no alcanzan para lograr semejante empresa.
Siento, siento que aquí está la mano
de la propicia Diosa.
Son los cimientos de la ciudad que nos prometió.
Ésta es la admirable prueba de su presencia.
En breves instantes yo seré la más dichosa
de las felices amantes.
Desde el ocaso el sol me mira
y parece descender
más luminoso que nunca en el mar.

15. Aria

Sobre las alas del deseo
vuela y suspira mi corazón;
pero solo, y cargado de esperanzas,
regresa pronto a mi pecho.
¡Oh, ven finalmente dios amado,
al que tanto deseo!
Dime por fin: ¡He aquí a tu bien amado!

(Se sienta junto a un grupo de pastoras )

16. Coro

PASTORAS

¡Ya las horas corren,
ya viene tu bien amado!
¡Entre dulces cadenas
tu alma vivirá!

Escena Segunda

Recitativo

ASCANIO
(no viendo a Silvia, para sí)
Busco de sitio en sitio a mi fiel Silvia;
y sin embargo, no le es permitido
a mi amante corazón descubrirse ante ella.
La Diosa me lo impide.
Adorada esposa mía ¡ah! ¿dónde estás?
Deja, deja, que pueda mi corazón,
que de tus méritos está colmado,
al menos verte como un oculto admirador.

(viendo a Silvia, siempre para sí)

Pero ¿no es aquella Silvia,
la que reposa sobre aquel verde escaño,
rodeada de ninfas?
No me engaño, ¡es mi bien amada, es ella!
¡Dioses! ¿Qué hacer?... ¿Me acerco?

SILVIA
(Viendo a Ascanio, para sí)
¡Oh, cielos! ¿Qué veo?...
Ese es el joven cuya imagen
llevo grabada en mi pecho...

ASCANIO
¡Ah! Si pudiera al menos
revelarle quien soy...

SILVIA
Así se me apareció en sueños...
Ésa es la imagen
que siempre tengo presente en mi mente.
¿Qué sucede? ¿Sueño?
¿Estoy despierta...?

ASCANIO
¡Oh, Madre! ¡Oh, Diosa!
¿Qué manera cruel de atormentarme es ésta?

SILVIA
No, no es ningún sueño, ése es el semblante
que desde hace tanto tiempo adoro...
Entonces ¿es Ascanio? ¿Acaso amo a otro?.
Aún dudo...

ASCANIO
La ninfa parece agitada...
Me reconoce, pero no se atreve a descubrirse.

SILVIA
(Para sí)
¡Ay sí, mi bien amado, tú eres mi prometido!

(Se levanta y da algunos pasos hacia Ascanio.)

ASCANIO
¡Cielos, se acerca!
¿Cómo evitar que me reconozca?

SILVIA
(Para sí)
Imprudente, ¿qué hago?
¿Espontáneamente y sola quiero acercarme?

(se detiene)

Junto a él no veo a la Diosa...
No me mira...
Aceste no está conmigo...
¿A dónde vas, incauto corazón?
Podría equivocarme...

Escena Tercera

FAUNO

¡Silvia, Silvia! ¿Dónde estás?

SILVIA
(acercándose a Fauno)
Fauno, ¿qué deseas?

FAUNO
(a Silvia)
Te estaba buscando, ¡oh, ninfa!

(a Ascanio, que se acerca del otro lado)

También por ti vengo, jovencito extranjero.

SILVIA
(Para sí)
Él es extranjero, así lo parece ¡ah!
Ciertamente es él, seguro que es mi prometido.

(A Fauno)

¡Pastor, habla!

FAUNO
(a Silvia, apartándose de Ascanio)
Hasta ti Aceste me envía,
pues así lo ha dispuesto la gran Diosa
que por doquier esparce sus dones.
¿Ves esa obra que admirable se eleva?
Su genios la crearon.
Yo y los pastores
fuimos testigos de su trabajo
cuando hasta aquí llegamos
trayendo guirnaldas y flores.
Eso le contamos a Aceste y él, a su vez,
nuevas maravillas nos narró.
¡Oh, si tú supieras!
Silvia, sobre la sagrada morada
donde con él vives, cae una luz
semejante a la aurora al nacer el día
que la hace resplandecer.
Toda la pendiente de la colina,
desde arriba hasta aquí abajo,
está cubierta de bellas flores y verdes brotes.
Y sobre la senda,
resplandece un desconocido elemento
que emite intensos destellos,
lo que permite suponer
que sobre aquel suelo pisó el divino pie.
Pero... me estoy demorando demasiado.

SILVIA
(Para sí)
¡Cuánto te debo amorosa deidad!

FAUNO
¡Corro junto a Aceste!

(a Silvia, indicándole partir)

Le diré que, más que él,
el amor fue el que...

ASCANIO
(acercándose a Fauno)
¿Y a mí?
¿No quieres hablarme, gentil pastor?

FAUNO
(a Ascanio)
¡Ah, casi lo olvidaba!
Muchacho, perdóname,
pero en un día tan feliz
el exceso del placer turba mi mente.
A Aceste conté
como aquí te conocí, y te dejé.

ASCANIO
¿Y?

FAUNO
El sagrado anciano sonrió, mostrando su alegría,
elevó las manos al cielo y me dijo:
Siento un conocido afecto
que agita todo mi corazón...

SILVIA
(Para sí)
¡Oh, querido esposo!
Ya no hay dudas.

FAUNO
Ve, añadió, y busca al extranjero.

SILVIA
El sabio Aceste
con su poder de adivinación...

(Para sí)

¿Todo lo sabe, todo lo ve, y todo lo presiente!

ASCANIO
Entonces ¿qué quiere de mí?

FAUNO
Por mi intermedio te ruega 
que permanezcas aquí hasta que llegue la Diosa.
Desea que seas su embajador 
cuando regreses a tierras lejanas 
y des testimonio de sus favores
en el feliz himeneo de nuestra querida ninfa,.

SILVIA
(Para sí)
¡Oh, que infeliz soy!
Entonces ¿Aceste no cree que él sea Ascanio?

ASCANIO
(Para sí)
¡Ay de mí! ¿Qué debo decir?
¡Oh, qué dura ley!

FAUNO
(a Ascanio)
¿Qué respondes?

ASCANIO
¡Que obedeceré!...
Que del feliz esposo admiraré el destino...

SILVIA
(Para sí)
¡Qué miserable me siento! ¡Oh, dioses!
¡Él no es Ascanio! ¡Qué golpe tan cruel!
¡Qué repentino rayo cae sobre mí!

(Se retira y se sienta abatida entre las
ninfas al fondo de la escena.)

ASCANIO
En definitiva, pastor,
dile que aquí lo espero.

FAUNO
Corro a buscarlo.
¡Adiós!

17. Aria

En tu gentil semblante
resplandece un alma grande,
y el resplandor que irradia
hace que seas adorable.
Si acaso un día llegaras a amar,
feliz será la doncella
que con llama tan hermosa
se encenderá.

(Sale)

Escena Cuarta

Recitativo

ASCANIO
(mirando a Silvia)
¡Ay de mí!
¿Qué veo?
Silvia allí yace
pálida y casi inerte,
en brazos de sus ninfas.
Comprendo, ¡ay, dioses!
Ama mi imagen pero no me reconoce
como su prometido, Ascanio.
La virtud y el amor han desatado
una feroz batalla en ese hermoso corazón.
Del doloroso engaño,
liberarla no puedo...
Hasta que llegue la Diosa,
ocultemos a sus ojos
mi angustiante presencia.
Allí me esconderé y así podré oír sus palabras
y contemplar su hermoso rostro.

18. Aria

Veo a mi amada ante mí
y siento la pena de su corazón,
pero la ley me refrena.
¡Ah, que se rompa el cruel lazo,
pues ya bastante el corazón ha sufrido!
Bella Diosa, si te inspiran compasión
las almas de los amantes,
no las sometas
a tantas y tan agitadas pruebas.

(Se marcha)

Recitativo

SILVIA
(corre hacia a Ascanio, pero luego se detiene)
¡Detente, espera! ¿Dónde vas? ¿Dónde corres?
¡Porque huyes así! ¡Dioses! ¿Qué hago...?
¡Ay!... ¿Que ha sido de mí?...
¿Cómo he podido olvidar mi virtud?...
¡Sí, que por fin se resuelva todo,
que se rompa el hechizo falaz!
¿Por qué, por qué me jacto
de ser descendiente de los dioses
si una imagen soñada descarría el corazón
de quien solo la virtud y el deber
deben ser sagrados?...
Pero ¿no he visto ese rostro adorado
con mis propios ojos?... No, no importa.
Solo pertenezco a Ascanio.
¡Huyamos de él!
Si así el Cielo me somete a prueba,
¡que contemple mi victoria!...
¿Y si mi prometido fuera ese que ahora veo?...
¡Ah, me ilusiono!
¿Por qué en tan dulce instante no se me revela?
¿Por qué me elude y así me tortura?...
No, mi seducido corazón se confunde...
Y si así fuera
que vea que por él
sacrifico el amado semblante.
¡Ah, corramos junto a Aceste!
¡Huyamos de aquí!
Mi estirpe me obliga a conducirme noblemente.
Excepto el Alma de Ascanio, otra no veo.

19. Aria

Infelices sentimientos míos,
sólo por vosotros suspiro y padezco.
Inocente es este pecho,
no vengáis a atormentarme.
¡Ah, a este alma, eternos dioses,
devolvedle la paz que tenía!
Que aquella imagen seductora
no vuelva a agitarme.

Recitativo

ASCANIO
(acercándose rápido a Silvia)
¡Alma grande, ay, deja, deja, oh dioses,
qué a tus pies...

SILVIA
(Saliendo resuelta)
¡Vete, ocúltate a mis ojos para siempre!
Yo soy únicamente de Ascanio.

(Parte.)

20. Coro

PASTORAS

¡Qué extraño acontecimiento
turba a la virgen
en este día!
¡No, no la dejemos!
¿A dónde tan rápido huye así?

(Sarlen.)

Escena Quinta

Recitativo

ASCANIO

¡Ay, la cruel ninfa,
como un veloz dardo huyo de mi vista!
¡Qué incauto, casi falto a mi promesa!
¿Quién, oh Diosa, ante tantas pruebas
de amor y virtud resistir podría?
Con este obsequio ¡oh, madre! rico me haces.
Un mortal ¿qué otra cosa
podría desear de los dioses?
Bien aprecio el valor de tu regalo.
¡Ay sí, Silvia, muy superior eres a tu fama!
Ahora que tus cualidades conozco,
bien comprendo la riqueza que poseo.

21. Aria

Vuelve mi bien, escucha.
Tu fiel enamorado soy yo.
Ámame pues, mi bien;
no, no te engaña el amor.
Aquella que en su seno conserva
una virtud tan rara,
se prepara a competir
con su inocente corazón.

(Se retira aparte.)

Escena Sexta

22. Coro

PASTORES

¡Que venga el más sublime de los héroes,
que llegue lleno de honor!
¡Que ya no se nos oculte,
que aquí lo encadene Amor!

Recitativo

ACESTE
(a Silvia, a quien conduce de la mano)
¡Qué extraño prodigio de tu corazón
me narraste, querida hija!
Pero no obstante no temo.
Guarda las costumbres como hasta ahora.
El cielo a menudo nos pone a prueba
y mediante grandes contratiempos
despierta en los mortales aquella virtud,
que los transforma en semidioses.
El corazón me dice que no debes temer,
mas penetrar no me está permitido
dentro de los secretos celestiales.
Sabes, que inocente eres;
sabes, que dependes del Cielo.
Feliz espera el destino,
que el Cielo ha prescrito para ti.

SILVIA
Sí, padre, al fin se aplacó
cualquier otro afecto en mi pecho.
Cumpliré con mi deber.

ACESTE
(a los pastores que se han reunido
alrededor del altar y queman incienso)
¡Vamos, dichosos pastores, dad comienzo
a vuestros ritos y a la piadosa Diosa
invocad en vuestros himnos!

23. Coro

PASTORES, NINFAS
¡Desciende celeste Venus
y como señal de tu amor
déjanos la dulce prenda
por la que siempre hemos suspirado!

Recitativo

SILVIA

(Señalando a Ascanio.)
¡Que se aleje de mi vista ese joven!
¿Lo ves?

ACESTE
(mirando a Ascanio)
Lo veo y me parece
semejante a un dios.

ASCANIO
(Para sí)
Silvia me mira
¡qué cruel dilema!

ACESTE
No querida hija, no temas.
Cumple con tu deber;
mira el humo que asciende
y el altar dispuesto.
¡Observad, pastores, ahí baja la Diosa!

(Empiezan a descender nubes sobre el altar.)

Entre esas nubes
se oculta la Diosa.
¡Oh Silvia mía, sube conmigo al altar!
Y vosotros pastores, renovad el clamor
de vuestras ardientes plegarias.

Coro

PASTORES
No, no podemos vivir
en un reino más feliz,
pero sin la dulce prenda
no seremos plenamente dichosos.

(Las nubes se disipan ante del altar.)

ACESTE
¡He aquí las faustas nubes que rodean el altar!
¡He aquí la luz de la Diosa
que ya nos ilumina!

(Se ven surgir rayos de luz de entre las nubes.)

Coro

PASTORES, NINFAS
¡Desciende celeste Venus
y como señal de tu amor
déjanos la dulce prenda
por la que siempre hemos suspirado

Recitativo

ACESTE

Invoca ¡oh, hija! invoca
el favor de la Diosa.
¡Pídele que te muestre a tu esposo!

SILVIA
Revélate, ¡oh, Diosa!
muestra por fin tu adorada presencia
a tu querido pueblo.
¡Haz feliz a mi corazón!

(Las nubes se dispersan lentamente. Se
ve a Venus sentada sobre su carro. Al
mismo tiempo salen de detrás de las
nubes las gracias y los genios)

ASCANIO
(Para sí, acercándose a Silvia)
Ahora soy feliz. Éste es el momento.

SILVIA
¡Oh, Diosa!

ASCANIO
(se acerca aún más)
¡Oh, suerte!

ACESTE
¡Oh, día!

SILVIA
(a Ascanio, que se acerca)
¡Ah! ¿Hasta el propio altar
me persigues, imagine cruel?

(Resueltamente, mirando a Venus y cubriéndose
con la mano los ojos para no ver a Ascanio)

¡Oh, Diosa! ¿Cuál es mi prometido?

VENUS
(señalando y tomando de una mano a
Ascanio, se lo presenta a Silvia)
Aquí lo tienes ¡oh, querida!

SILVIA
(volviéndose a Ascanio)
¡Oh, cielos! ¿Por qué te ocultabas?

ASCANIO
(a Silvia)
Todo lo sabrás.

24. Terceto

SILVIA
(acercándose a Ascanio)
¡Ah, querido esposo! ¡Oh, dioses!

ASCANIO
(corriendo hacia Silvia)
¡Ven a mi seno, amada mía!

SILVIA
(a Aceste)
¡Ah, apenas puedo creerlo!
¿Quizás aún me engaño?

ACESTE
(a Silvia)
Refrena tu temor
y adora a la gran Diosa.

ASCANIO
¡Qué hermoso placer siento
en tan beato día!

ACESTE
(a Silvia y a Ascanio)
Así premian los dioses
a quienes superan las pruebas de la virtud.

SILVIA
¡Dioses, qué hermoso momento!
¡Con qué hermosa dicha concluyó mi temor!

ASCANIO
¡Ah, querida esposa, oh dioses!

SILVIA
¡Ah, querido esposo, oh dioses!

(Se abrazan castamente.)

SILVIA, ASCANIO, ACESTE
¡No hay vínculo más sagrado en la tierra!
¡No hay un amor más dulce!
¡Cuánto, Diosa misericordiosa,
cuánto te debemos!

Recitativo

VENUS

He aquí ¡oh, hijos! el final de vuestras penas.
Ahora gozad felices
el uno en el corazón del otro,
esa es la gran recompensa por vuestra virtud.

(A Silvia)

Me complace ¡oh, querida!
prevenir tu corazón.
Primero la Fama, y luego el Amor obró.
Así quise que Ascanio viera con sus propios ojos
la fortaleza, el candor, el amor
y la fidelidad de su esposa.
Sacudí unos instantes tu bello corazón
y las chispas de las virtudes celestiales
volaron de a miles.
Pero vosotros no solamente
debéis ser felices.
La estirpe de los dioses,
más que en su propio bien,
debe pensar en los demás.

(A Ascanio)

Comprende ¡oh, hijo! comprende,
cuánto la bendita suerte
hace feliz a los mortales.
En este plano traza los edificios de la ciudad.
Que el pueblo de Alba
sea famoso por ti.
De mis leyes acepta el suave freno;
administra justicia y protege a mi pueblo.
En el futuro, que tenga dos dioses:
a ti, aquí presente;
y a mí, que aunque lejana,
regresare aquí a menudo.

Reanudación del terceto

ASCANIO

¡Qué hermoso placer siento
en tan beato día!

SILVIA
¡Dioses, qué hermoso momento!
¡Con qué hermosa dicha
concluyó mi temor!

ASCANIO, SILVIA, ACESTE
¡No hay vínculo más sagrado en la tierra!
¡No hay un amor más dulce!
¡Cuánto, Diosa misericordiosa,
cuánto te debemos!

Recitativo

VENUS

¡Ah! ¿Qué cosa tiene lazos más arraigados
en mi corazón, que estas queridas playas?
Mi hijo, su cónyuge, mi pueblo...

SILVIA
¡Oh, diosa!

ASCANIO
¡Oh, madre!

VENUS
¡Adiós, hijos, adiós!

ACESTE
¡
Detente, piadosa Diosa, detente!
D
eja que tu pueblo agradecido
rompa el freno que ata su corazón.
Yo soy, piadosa Diosa, su intérprete.

(señalando a Ascanio y abrazándolo
respetuosamente)

Ésta es tu prenda, confíala a nosotros.
¡
Ven, tú eres nuestro amor, nuestro bien
y
nuestro sostén!

(A Venus, que desaparece entre las
nubes que se cierran)

Adoraremos en él tu imagen.
La imagen de ti, 
que esparces sobre los felices mortales 
amor y alegría;
de ti, que atas con amorosos lazos
a todo tu pueblo en el seno del amor.
F
omentas la paz y riges el destino del orbe.
Que
apaciguas la tierra y el ancho mar.
¡Ah, que tu sangre,
siempre fecunda en héroes y en semidioses,
se propague desde tu corazón
y la estirpe de Eneas ocupe el mundo!

25. Coro

GENIOS, GRACIAS, PASTORES, NINFAS
Diosa sublime, gobierna el mundo,
que feliz así será la tierra.
Que tu estirpe se propague eternamente
y así felices serán los tiempos futuros.



Digitalizado y traducido por:
José Luís Roviaro 2013