ATTO UNICO
Scena Prima
(Ameno Giardino, in prospetto
il Palazzo
con due porte praticabili,
una delle quali
è aperta, e l'altra è
chiusa; a destra un recinto
di verdura con alcuni
sedili; a sinistra un bosco
di folte i, piante.
Corrado seduto nel recinto,
che legge la gazzetta.
Tebaldo che dorme sotto
la
pianta a sinistra presso di lui varj
islromenti
da giardiniere;
poi Donna Rosa dal Palazzo,
indi
Pasquale,
e in fine il Conte Ludovico, e Coro di
Domestici e di
Giardinieri di Corrado)
CORRADO
(leggendo la gazzetta parlando}
In Catania gran fracasso.
Lo scompiglio è generale,
Quando tuona, il temporale
E'già prossimo a scoppbr.
DONNA ROSA
Che fai qui?...
Dov'è tua figlia?...
Sai che il Conte in breve
aspetto.
CORRADO
(sigue leyendo)
Da per tutto si bisbiglia
Del ritorno d’ Arrighelto.
DONNA ROSA
Dammi retta.
CORRADO
(Come sopra)
Son due giorni,
Che si parla in Quei
contorni
D’ un prodigio singolar.
DONNA ROSA
Che tu ognor mi prenda gioco
No non devo sopportar.
CORRADO
Oh! che moglie!... aspetta
un poco
Tu sei nata per seccar.
TEBALDO
(svegliandosi )
Cara patria... amati
figli...
Non più guai... non più
perigli...
l'miei voti il ciel compi.
Ahi ch'io sogno, non
m'avanza,
Che una languida speranza,
Che' mi dice... vivi...
aspetta;
E m'inganna ognor cosi.
CORRADO
Se non falla la gazzetta,
Novità fra pochi di.
DONNA ROSA
Seccatura maledetta...
Io men vado via di qui.
(Tebaldo prende i suoi
stromenti si mette à lavorare pel
giardino. Donna Rosa va per entrare
in casa. Corrado vuol
trattenerla. In questa esce
dal palazzo)
PASQUALE
Il tuo padrone, amico?...
TEBALDO
Eccolo...
CORRADO
Chi mi chiama?
PASQUALE
Il Conte Ludovico...
DONNA ROSA
Andiam...
CORRADO
Dov'è?
IL CONTE
Son qua.
V'abbraccio, amato suocero,
Donna vi saluto.
CORRADO
Mio caro amico , e genero...
DONNA ROSA
Evviva, ben venuto,
DONNA ROSA,
CORRADO
IL CONTE,
PASQUALE
(Sottovoce)
Che lieto giorno è questo!
pago a,
e contento a io resto
Del cor la gioja esprimere
Il labbro mio non sa.
TEBALDO
(osservando il Conte
Sottovoce)
Oh ¡ciel! quel grato
aspetto...
Mi desta un moto in petto,
Che insiem di smania, e
giubilo
Tutto agitar mi fa.
CORRADOO
Quel signorile aspetto
Ci desta in sen rispetto,
E insiem di speme , e
giubilo
Colmando il cor ci va.
CORRADO
.
Orsù andiamo. Voi siete
impaziente
Di conoscer la sposa... io
già capisco...
IL CONTE
Ben potete pensar
CORRADO
.
Vi compatisco.
Vedrete, ch'ella affatto
Somiglia a quel ritratto,
Che vi mandò mia moglie.
DONNA ROSA
Io sol v'avverto
A non esser sì buono,
Massime in sulle prime.
Ha certi grilli,
Che convien moderar
vi
parlo schietto.
PASQUALE
(Fra sè)
Ah! questa è la matrigna.
Io ci scommetto.
DONNA ROSA
(dando braccio al Conte)
Andiam.
CORRADO
Ditemi un poco avete letta
Quest'oggi la gazzetta?
IL CONTE
Io no.
CORRADO
Per bacco!
Voi non sapete nulla. Carlo
primo
E'in una circostanza molto
critica.
DONNA ROSA
Andiam. Sia maledetta la
politica.
CORRADO
(Fra sè)
Sciocca!
(Forte)
Sentite ancor... quel si
famoso
Arrighetto Capece, che il
governo
Della Sicilia avea
Quando vinse il re Carlo,
e
il suo partito...
Che fu messo in prigion...
che è poi fuggito.
IL CONTE
Ebben...
PASQUALE
(Fra sè)
Sta un po'a veder...
CORRADO
'
Si dice adesso, che raccolga
un' armata ,
e che già tenti
Trar la città di man del suo
nemico...
Ah!... che vi par?
DONNA ROSA,
Non ce n'importa un fico!
(partono)
Scena Seconda
(Pasquale,
Tebaldo che seguita a
lavorare)
PASQUALE
Dunque vive Arrighetto,
Ed in Palermo vincitor si
aspetta?..
TEBALDO
Voglia il ciel, che si
avveri la gazzetta!...
PASQUALE
(Fra sè)
Come!., qual volto...
Oh
quanto ad Arrighetto
S'assomiglia costui!., ma...
in quel vestito... Eppur...
(A Tebaldo)
Sentimi...
TEBALDO
(voltandosi)
Oh ciel! che vedo mai!..
Pasquale...,
PASQUALE
(si getta ai piedi di
Tebaldo)
E desso... Ah! mio signor...
TEBALDO
Che fai?
Sorgi non mi scoprir.
PASQUALE
Che colpo è questo!...
Chi mai creduto avria, che
in questo loco,
E in si misero stato...
TEBALDO
(con estrema commoz)
Ah! rendimi i miei figli, e
son beato.
PASQUALE
Coraggio , mio padrone...
L'ultimo d'essi è quà.
TEBALDO
Dove?
PASQUALE
Pur ora
Il vedeste , il sentiste...
a voi dappresso...
TEBALDO
Ah forse...
PASQUALE
Il Conte... Ludovico
istesso.
Quando voi m'ordinaste.
Di sottrarre i due figli
ancor bambini
All'odio d'una Corte a voi
nemica,
Ricordando l'antica
Vostra amistà col Doria
Genovese
Un asilo cercai nel suo
paese.
TEBALDO
O mio servo fedele! ebben?..
l'amico?
PASQUALE
Ciò, ch'egli fé', no'l dico
troppo lunga saria; saper vi
basti,
Che Ludovico in figlio
Egli adottò, ch’ erede il
fé' che un altro
Di lui più ricco in Genova
io non veggio.
TEBALDO
Santa amicizia, oh! quanto
mai ti deggio?...
Ma dimmi, e l'altro
figlio... il mio
Gualtieri?..
PASQUALE
Ha già sett'anni interi,
Signor , ch' ei mi lasciò,
TEBALDO
Per qual cagione?
PASQUALE
Quando voi di prigione
Siete fuggito, senza indugio
ei volle
Di Genova partir. A
trattenerlo;
Fu vana ogni preghiera, ogni
consiglio;
Volea il padre trovar.
TEBALDO
Povero figlio?
Il ciel pietoso, io spero,
A me lo renderà... or senti,
amico
Sai, che dall' odio dell'
avversa sorte
Io son dannato a morte... al
figlio stesso
Io mi deggio celar... ma
che?... tu piangi?...
PASQUALE
Ohl povero padron...
TEBALDO
Ah! tu mi perdi
Con questa tua pietà.
PASQUALE
Deh! perdonate...
TEBALDO
Basta non più...
PASQUALE
Via fatevi coraggio.
Se il tempo è fosco ancora ,
Potria d' un tratto diventar
sereno.
TEBALDO
iì cielo è giusto e in lui
confido appieno.
(partono)
Scena Terza
(S' apre l’ altra porta del
Palazzo
donde
esce Despina, e Giannotto)
Aria
(Inesistente nel libretto
di la
biblioteca di Baviera)
DESPINA
(sola)
Pietoso amor consolami
In sì crudele cimento,
Ah! In petto il cor mi sento
Di smania palpitar
Lasciar colui che adoro
No, nol consente amore.
No, sì tirano il core
Il padre mio noa ha (Bis)
Duo
GIANNOTTO
Mio Ben, che t' agita?
Che smania è questa?
Ah! parla, ah! Spiegati...
DESPINA
Più non mi resta,- .
Che un passo orribile...
GIANNOTTO
Qual è?
DESPINA
Morir.
GIANNOTTO
Perchè?
DESPINA
Noi chiedere.
GIANNOTTO
Mancai... perdono...
Mio Bene...
DESPINA
Ah! lasciami...
Più tua non sono.
ENTRAMBI
Come mai potè il mio suo
labbro
Pronunziar sì crudi accenti?
Io lasciarlo a fra i
tormenti!
Ah! il mio cor soffrir nol
sa.
Deh! vedi, o barbaro
Tiranno Amore,
Il duol, lo spasimo
Di questo core
Deh! tu consolami,
M'ispira ardir.
DESPINA
Ah! Giannotto...
GIANNOTTO
Ah! Despina... il tuo
silenzio
Mi strazia il cor. D'un
colpo
Fammi morir.
Non sei più
mia?...
DESPINA
Promessa
M'ha da gran tempo la crudel
matrigna
Ad un Conte straniero...
GIANNOTTO
A lui, che giunto E' qui pur
dianzi?...
DESPINA
Appunto.
GIANNOTTO
E il padre?...
DESPINA
Schiavò
E'di sua moglie il sai.
Contento ei stesso
Mi va cercando adesso -..
Per presentarmi di sua man
lo sposo.
GIANNOTTO
Quaì contrasto!... ah!
m'assisti, amor pietoso.
Vien gente.
DESPINA
Ohimè!...
nel bosco ritirati, -mio
caro.
GIANNOTTO
Io là nascosto
Da'labbri tuoi la mia
sentenza aspetto,
(parte)
DESPINA
Ecco il padre...
ahi mi trema il cor nel
petto.
Scena Quarta
(Corrado, Donna Rosa, il
Conte, e Despina)
CORRADO
(Al Conte)
Vi dico, che a momenti
Testimoni Sarem di grandi
eventi.
DONNA ROSA
(Fra sè)
Che seccatori
IL CONTE
. –
Dite di grazia... quella...
CORRADO
Quella appunto è mia figlia.
DONNA ROSA
Finalmente
La cara signorina
S'è lasciata trovar.
CORRADO
Vieni, Despina.
Vedi questo signor?... è
bello... è ricco...
Savio, curioso, civil, pien
di talento
Egli è appunto il tuo sposo.
Io te 'l presento.
DESPINA
(al Conte in aria confusa)
Il mio sposo... ah
signor!...
IL CONTE
Bella Despina,
Giacché il ciel vi destina
in mia consorte...
CORRADO
Oh! veniamo alle corte...
Quando facciata le nozze?...
IL CONTE
lo son disposto.
Sol dipendo da lei.
DONNA ROSA
Da lei?... che dite?
A lei tocca obbedir.
DESPINA
Signori perdono
Cosi confusa io sono,
Che risolver non so.
Mi fate
onore,
Grata vi son ma alfin di me
si tratta.
Lasciatemi pensar...
DONNA ROSA
Povera matta!...
Comprendo... sì... comprendo
la vostra furberia.
IL CONTE
(a Despina)
Che?... voi piangete?
CORRADO
Figlia...
DONNA ROSA
Con queste smorfie
Non crediate di far il bell'
umore.
DESPINA
Ah! padre... e ho da
soffrir?...
Mi scoppia il core.
(parte)
Scena Quinta
(Corrado, Donna Rosa e il Conte)
CORRADO
Ma, cara moglie mia, sempre
maltratti
Questa povera figlia...
IL CONTE
Finalmente è da scusar...
DONNA ROSA
Voi non sapete quanto
Sia finta e scaltra lo la
conosco a fondo.
CORRADO
(reprimendosi, si volta al
Conte)
Orsù parliam di novità di
mondo.
DONNA ROSA
Eh! via non ci seccar.
Faresti meglio
A vegliar sulla figlia. Io
ci scommetto,
Ch'ella ha qualche amoretto,
e cerca indugi
Per trarre a fin le sue
secrete voglie.
CORRADO
(Sottovoce, al Conde))
Che vi par della lingua di
mia moglie?
(Forte)
Usar vorrei prudenza...
Portar vorrei pazienza .. .
Ma tu mi rompi l’ organo,
Cara la mia metà.
Già so, che ciarli a caso,
Ma non capisci, o sciocca,
Che chi si taglia il naso
S'insanguina la bocca...
(al Conte)
Parliamo di politica
Parliam di novità.
Ho letto in varie lettere,
Che i capi del Divano
Pe ‘l naso or più non
possono
Menar il gran Sultano ,
Ma voi non mi badate? ..
Che diavolo pensate?
Or gran commercio in Affrica
D' uomini e buoi si fa.
Via Non crediate a
chiacchere.
Mia figlia è savia e onesta.
Non ha, quantunque femmina,
Certi capricci in testa.
Fidatevi credetemi.
Doman vi sposerà.
(Fra sè)
La lingua di mia moglie
Presto impazzir mi fa.
(parte)
Scena Sesta
(Donna Rosa e il Conte)
DONNA ROSA
Gran sciocco! fa il politico
E la sua figlia non conosce
ancora.
IL CONTE
Sentitemi, signora Io saper
bramo
Come pensa Despina,
Ciò, che sente di me...
DONNA ROSA
Ma perchè questo?
IL CONTE
Per far ciò ,
che far deve un uomo onesto.
(parte)
Scena
Settima
(Donna Rosa sola)
DONNA ROSA
Ha gran tempo , ch' io vedo
Fra Giannotto e Despina un
tal contegno,
Che quasi quasi coglierei
nel segno.
Eccoli. Zitto, Io corro
Suo padre ad avvertir.
Giacché il babbèo crede,
ch'io parlli a caso.
Ei stesso alfin ci darà
dentro il naso.
(parte)
Scena Ottava
(Giannotto e Despìna dal
boschetto,
indi Corrado con Servi dal
palazzo, poi
Tebaldo
da qualche parte del
giardino.
GIANNOTTO
Deh! cara placati - pensa al
mio Stato
Non son volubile - ma
sventurato.
Se alfin ti lascio, - lo
vuol l' onor.
DESPINA
L' onore? ah! barbaro..,
Qual tradimento
Ma perchè dirmi - che un
solo evento
Cangiar tua serte - poteva
ancor?
GIANNOTTO
(piglian. la mano)
Sperava... ah .'credimi...
DESPINA
(con collera di più)
La man ritira.
GIANNOTTO
Dunque, il tuo amore?..
DESPINA
Si cangia in ira.
(si guardano sospirano, poi
calmandosi, e
pigliandosi
per mano colla maggior espressione)
ENTRAMBI
Oh dio, dividere - mi sento
il cor.
CORRADO
(osservandoli indietro, poi
con
impeto venendo
avanti. Ai servi)
Addosso
Ah! perfida .. ah! traditor.
DESPINA
Cielo, aiuto.
GIANNOTTO
Son perduto.
CORRADO
(contro Despina)
Empia...
GIANNOTTO
(trattenendolo)
Ah no!
CORRADO
(contro Gia)
Fellon...
DESPINA
(trattenendo il padre)
T'arresta.
TEBALDO
Qual romor?
Che scena è questa?
DESPINA
(Fra sè)
Tremo.
CORRADO
(Fra sè)
Fremo.
Che sarà?
TEBALDO
Perdonate , mio signore,'
Che vi turba?.. Cosa è
stato?..
(mirando Corrado)
Quello sdegno
(mirando a Despina e
Giannotto)
Quel pallore
Sbalordir, gelar mi fa.
CORRADO
Un vil servo, un cameriere
Calpestando ogni dovere
Far l’ amore con mia figlia
Insultar la mia bontà?
Ah! l'onor di mia famiglia
Chiede sangue , e sangue
avrà.
DESPINA
Caro padre , io son la rea,
D' obbedirvi ei mi dicea
Egli è onesto a questo
segno,
Ch' or volea partir di quà.
Ah!, se giusto è il vòstro
sdegno.
Me, non lui, punir dovrà.
CORRADO
Non più da me lontano
Si tragga quel ribaldo '
Rinchiuso in una camera
Tu il guarderai, Tebaldo.
E tu, perversa, al Conte
Tosto darai la mano...
DESPINA, GIANNOTTO, TEBALDO
Ah no! padre/signor
placatevi!
CORRADO
(chiamando)
Servi,
Ogni prego è vano.
Mi voglio vendicar...
(a Despina)
Frasca...
(a Giannotto)
Fellon..
la collera Mi fa il cervel
girar.
(escono i servi)
DESPINA
Di smania, e di spavento,
GIANNOTTO
Oppresso il cor mi sento;
Tutta sconvolta ho l' anima
Non oso più parlar.
TEBALDO
Ho un non so che nel core;
Intenerir mi sento
La colpa è alfin d'amore
E si dovria scusar.
Scena Nona
(Pasquale, indi il Conte)
PASQUALE
Io non capisco affé per qual
ragione
il conte mio padrone
Voglia a un tratto partir.
Ah! se sapesse, che il
povero suo padre
Qua si ritrova, cangeria
pensiero.
Il CONTE
(Fra sè)
Ch'io pur la sposi?
Oh!.,
non sarà mai vero
(A Pasquale)
Ebben?.. siam lesti?
PASQUALE
Sí, ma dite e quando
Partir volete?..
IL CONTE
Subito.
PASQUALE
Ah!
IL CONTE
Sospiri?..
Perchè?.. Parla,
PASQUALE
Non posso
Io giurai di tacer. Ma se
restaste...
Qui potreste scoprir...non
ve l nascondo,
Quanto per voi v' ha di più
caro al mondo.
Restate qui, e vedrete...
Dirvi di più non posso
Se poi non m'intendete,
Io non ci so, che far.
Non parlo della sposa
Non è per voi gran cosa
E un giovine per tutto
Una ne può trovar.
Parlar d' un tal io
voglio...
Che amate assai...
(Fra sè)
M'imbroglio..
(Forte)
Forse... non passa... un
ora...
Credete... è ben...
restar...
Se poi non m'intendete ,
lo non ci so che far.
(parte)
Scena Decima
(Il Conte, indi Tebaldo)
IL CONTE
Che cosa mai sarà?...
con questo arcano
Che vuol dirmi costui?..
Forse...
TEBALDO
Signore...
IL CONTE
Che vuoi?
TEBALDO
(Fra sè)
Non mi tradir , paterno
amore
(Al Conte)
Domanda un infelice
Di presentarsi a voi
IL CONTE
Han gl'infelici
Dritto alla mia pietà. Venga
TEBALDO
(Fra sè)
A tai sensi
Conosco ii sangue mio.
Il CONTE
Come si chiama?
TEBALDO
Giannotto.
IL CONTE
Il Camerier?
TEBALDO
Appunto.
IL CONTE
E come?..
TEBALDO
Consente il mio padrone ,
Che a voi possa venir.
IL CONTE
Che vuol?
TEBALDO
L’ignoro,
IL CONTE
Ei per altro è un indegno...
TEBALDO
Eppure io credo che meriti
pietà
IL CONTE
Buon vecchio, oh,
quanto m’incanta il tuo buon
cor!
Dimmi costui forse è tuo
figlio?...
TEBALDO
No...
IL CONTE
Ma...
Donde avviene che sì
turbato, e tristo?...
TEBALDO
Fui padre... e i figli
miei...
(Fra sè)
Piu non resisto.
(parte)
Scena Undicesima
(Il Conte, indi Tebaldo di
nuovo,
Giannotto e due
servi)
IL CONTE
Oh! quanto mi commove
Di questo vecchio la pietá
TEBALDO
(a Giannotto)
Coraggio
Confidatevi in lui.
(ai servi)
Voi qui restate, Io la
v'aspetto,
(Fra sè)
Presso il figlio ornai
Di più finger capace io non
mi sento.
Troppo d' un padre al cor
grande è il cimento.
IL CONTE
Accostati.
GIANNOTTO
(confuso)
Signore...
IL CONTE
(Fra sè)
Qual sembiante ha costui?
(Al Conte)
Che mi vuoi dire?
GIANNOTTO
Domandarvi una grazia , e
poi morire
IL CONTE
Parla
(Fra se)
lo vidi ancora...
Dove ... non mi sovvien.
GIANNOTTO
Più che la morte
M'affligge il mal, che una
innocente a torto
Soffre per me. Despina amai
no l nego
Ma l'amai, come s'ama
La virtù stessa. Ah! non sia
ver,
che sposo non le siate per
me.
Ve l giuro indegna di voi
non è.
Sia vostra sposa E questa
La sola grazia, che
piangendo imploro
Toglietemi un rimorso, e
lieto io moro,
Aria
(Inesistente nel libretto
di la
biblioteca di Baviera)
La bella Despina
Amai Io confeso!
(Bis)
Ma come ad un core
D’amare è concesso
Le grazie, il pudore,
la stessa virtù!
Quell’alma innocente
Ardito difendo!
Se ottien questa mano,
ch’io bacio piangendo,
la morte, la morte non temo,
non bramo di più!
(Bis
(Parte)
Scena
Dodicesima
(Il Conte, indi Corrado)
IL CONTE
Quel volto... quel
parlar... di mio fratello
Mi richiama l'idea.
Ero fanciullo
Quand' ei partì ma nella
miente ho impresse
Le sue sembianze ancor...
Ahi di Pasquale
Questo è certo l'arcano.
Quegli è Gualtieri il cor
non parla invano.
CORRADO
E' passato il corrier.
Saprem fra poco
Qualche gran novità.
IL CONTE
Dite v'è nota
La stirpe , ed il paese
Del vostro camerier!
CORRADO
Che importa? •
IL CONTE
Assai più, che dirvi non
posso.
CORRADO
Ebben?
IL CONTE
..
Vorrei aver di lui piena
contezza.
CORRADO
Ho inteso.
E che volea da voi!
IL CONTE
Tutto saprete.
CORRADO
Or dite se volete, queste
nozze
Si faranno domani. Ormai mia
figlia
Di buon grado acconsente...
IL CONTE
Ne parlerem.
Ora tutt'altro ho in mente.
(parte)
Scena Tredicesima
(Corrado, indi Tebaldo, e
Giannotto)
CORRADO
(ad un Ser)
Ehi. cerca di Tebaldo, e fa
che tosto
Guidi Giannotto a me.
(il Servo parte. Ad un altro Servo)
Ehi... alla posta corri a
cercar in fretta,
Se portata ha il corrier
qualche gazzetta.
Già m'aspetto a momenti
Novità sorprendenti... Oh!
ne son certo
Quando lo dico io... Quel
Carlo primo
Fra quei suoi compagnoni è
più imbrogliato,
Che a più medici in mano un
ammalato.
TEBALDO
Giannotto è qua.
CORRADO
Venga.
TEBALDO
(A Giannotto)
Senz'altro, il Conte
Gli parlò a tuo favor.
Tranquillo il vedo.
(si ritira un poco indietro)
CORRADO,
A quanto io ti richiedo
Rispondi, e non mentir.
Sapere or bramo
Da te chiaro e palese
La tua stirpe, il tuo nome,
e il tuo paese.
GIANNOTTO
Signor, v'appagherò. Vicino
a morte
Più tacer non rni giova
Ciò, che occultai finor.
Ornai vedrete,
Ch' io non son, qual credete
Un servo abbietto e vil.
Nacqui in' Palermo
(Tebaldo
fa un cenno di sorpresa)
Della stirpe Capece
(Tebaldo si sorprende ancor più)
Fu l'illustre Arrighetto il
padre mio...
E il mio nome...
TEBALDO
(con estremo trasp)
Gualtieri,
GIANNOTTO
Appunto...
TEBALDO
Oh Dio!
(non potendosi più contenere
e
corren incontro)
Gualtieri... ah...
qual momento!
CORRADO
Cosa hai?
GIANNOTTO
Qual turbamento?
CORRADO, GIANNOTTO
Son pieno di stupor.
TEBALDO
(in alto di scoprirsi)
Suo padre...
CORRADO, GIANNOTTO
Ebben?...
TEBALDO
(reprimendosi)
Lasciate .. .
(lo osserva)
Sì... sì... gli somigliate.
Dieci anni io l'ho servito
Quel povero signor
(Fra sè)
Quasi m'avea tradito
Il mio paterno amor.
Trio
GIANNOTTO
(Fra sè)
Oh ciel! io sento un moto
Finora ignoto al cor.
CORRADO
(Fra sè)
Ei d’ Arrighetto il figlio?
No'l credo. E' un impostor.
(a Giannotto)
Come potrai convincere
La tua bizzarra istoria?
GIANNOTTO
Son conosciuto in Genova,
Scrivete al Conte Doria.
TEBALDO
E' desso... sì credetemi...
CORRADO
Fra poco il ver saprò.
TEBALDO
Pietà , signor salvatelo
Sul più bel fior degli anni
Deh! non vogliate accrescere
Del padre suo gli affanni.
(Fra sè)
La smania... oh... Dio! che
mi agita,
Più moderar non so.
GIANNOTTO
(a Corrrado)
Farmi il destin può un
misero
Ma un mentitor non mai.
(A Tebaldo)
Addio, .buon vecchio,
abbracciami;
(abbracciano con trasporto
estremo
in Tebaldo)
Tu intenerir mi fai.
(Fra sè)
Sento un contrasto
all'anima.
(a Corrado)
Rimorsi alfin non ho.
CORRADO
(Fra sè)
Aria sì franca e ingènua
Non ha giammai chi ha torto.
(A Tebaldo)
Ma via, Tebaldo, acchetati
Perchè tanto trasporto?
Vieni saper vo'subito,
Se sei Gualtieri, o no.
(partono
tutti)
Scena Quattordicesima
(Donna Rosa, il Conte,
indi Despina)
DONNA ROSA
Scusatemi, Giannotto, Che
v'ha detto?
che vuol? Per un birbante
Spero ben, che interpor non
vi vorrete.
IL CONTE
Un birbante ei non è, quale
il credete.
DONNA ROSA
Che dite? Mi stupisco. Un
cameriere
Ch'osa sedur del suo padron
la figlia...
Che di questa famiglia
Indegnamente osa macchiar la
fama
DESPINA
Signor Conte, mio padre ora
vi chiama.
IL CONTE
Dov'è?
DESPINA
(non osando di nominar
Giannotto)
Di voi va in traccia con...
DONNA ROSA
Via con chi?
IL CONTE
Arrossite? ..
DESPINA
Con Giannotto.
(parte subito)
DONNA ROSA
Come? con quell'indegno?...
Ah! che mai sento!
Io corro sul momento questa
trama a scoprir.
L'intendo adesso...
(al Conte)
Forse Corrado istesso
Fu sedotto da voi. Ma, s'ei
ricusa
Di punir quel briccon,
vedrà in sua moglie
Un demonio, una furia..
Perdonar non si dee sì fatta
ingiurìa,
(parte)
Il CONTE
Non ne dubito più. Tutto mi
prova,
Tutto vuole, ch' io speri
Che in Giannotto s'asconde
il mio Gualtieri.
(parte)
Scena Quattordicesima (Bis)
(Inesistente nel libretto di la
biblioteca
di Baviera.
Il Conte, Despina
IL CONTE
Via coraggio, Despina
In questo giorno il core mi
predice,
che ciascun di noi due sará
felice!
DESPINA
Avvezza alle sventura,
più lusinghe io non ho.
IL CONTE
Amante ancora siete voi di
Giannotto?
DESPINA
Ah! Sì... Scusate,
ingannarvi io non so!
IL CONTE
Se il padre a lui oggi vi
dasse in moglie...
Il vostro core allor lieto e
contento
DESPINA
Come? E insultar potete al
mio tormento?
Che barbaro piacer!
IL CONTE
No, no, calmatevi.
Son uom d’onor
Potete più sperar che temer
DESPINA
E come mai può il padre,
a la matrigna consentir
ch’ io sia sposa di un
infelice?
IL CONTE
Dir di più non mi lice
ma se il cor non m’inganna
io v’assicuro che in quello
stato oscuro
Giannotto è tal, quel non si
crede adesso
DESPINA
Ah! Comincio a sperar,
mel disse ei stesso!
Aria
Veggo un raggio di speranza
Balenar fra tanto orrore!
Sento il povero mio core
Che comincia a respirar!
Saria ver, che il caro
amante?
Per pietà non mi ingannate
Ah! Di tutti perdonate,
son costretta a dubitar.
Ma no; la gioia, o Conte
Che brilla a voi nel fronte
Consola le mie pene,
Sbandisce il mio timor!
(Fra sè)
Deh! Rendimi il mio bene;
io te prego, amor!
(Bacia la mano d’ Il
Conte
escono i due)
Scena Quindicesima
(Pasquale, indi Corrado con
Giannotto,
poi il Conte)
PASQUALE
Povero padrone ei trovasi ,
nel più crudel cimento...
Scoprirsi è un gran pericolo
Celarsi è un gran tormento.
(con sorprèsa vedendo
Giannotto
in lontanò)
Che vedo. Oh ciel!...
vaneggio?
Gualtieri.,. che stupor!
CORRADO
(a Giannotto)
Se sei , che ancor ne
dubito,
Di quella gran famiglia
Io non mi posso offendere
Se osasti amar mia figlia...
Ma che t’arresta?
GIANNOTTO
(fermandosi ad osservar Pas)
Ei sembrami... Pasquale...
PASQUALE
(con trasporto)
Ah! mio signor,
Di meraviglia e giubilo
Mi balza in petto il core!
GIANNOTTO
(a Cor)
Costui potrà convincervi,
Se il falso o il ver v' ho
detto.
(a Pasquale)
Son io Gualtier? palesami
Son figlio d'Arrighetto?
(a Corrado)
Di me, di mia famiglia
Tutti gli eventi ei sa.
PASQUALE
Io più d’ ognun rispondere
Posso del suo destino
lo l' ho veduto nascere
Io lo salvai bambino.
(vedendo venir il Conte )
Conte! qual gioia!
IL CONTE
Intendo...
PASQUALE
Appunto.
E qua.
IL CONTE
Vieni, fratello, abbracciami
GIANNOTTO
(a Pasquale)
Fratel?...
che dice?
PASQUALE
E quegli
Che voi lasciaste in Genova
In pargoletta età
Si chiama il Conte Doria
Perche del Doria erede.
CORRADO
Più curiosa istoria
Di questa non si da.
GIANNOTTO Sí... Ludovico... E desso lo
riconosco adesso
CONTE, GIANNOTTO,
PASCUALE
Il Sangue, e la natura
Mentir giammai non sa
CORRADO
Più curiosa istoria
Di questa non si da.
Scena Sedicesima
(Despina, Donna Rosa e detti)
DESPINA
Fra la speme, e fra il
timore
Sento il core palpitar.
DONNA ROSA
(al Conte)
Di salvar quest’ impostore,
Signor mio, esperate in vano
(a Corrado)
Tu non farla da baggiano
CORRADO
Tu sei matta da legar
GIANNOTTO
(Fra sè)
Vieni, amor, d’ un core
amante
I martiri a consolar.
DONNA ROSA
Fo divorzio sull’ istante
Se ti lasci corbellar
IL CONTE, PASQUALE
Che sfacciata di matrigna!
Non la posso soportar...
IL CONTE
(a Despina)
D’ un onest’uom fidatevi
La vostra man vi chiedo
DESPINA
Eccola
![[ocr errors]](../../../../Music/Musica/HTML/Arrighetto/1i_archivos/image004.jpg)
IL CONTE
(a Giannotto)
Or vieni, e prendila...
GIANNOTTO
Che dici?
IL CONTE
A te la cedo
GIANNOTTO
Che gioia! che contento!
Chi lo potea sperar.
Concertante
DONNA ROSA
(a Corrado)
Che vedo mai! che sento!
Balordo... e lasci far?
CORRADO
(a Donna Rosa)
Nè vuoi star zitta, o
sciocca?...
Quand' apri quella bocca
Non fai, che strapazzar.
IL CONTE,
PASQUALE
Per un amato amante
Più fortunato istante
No, non si può trovar.
Scena Ultima
(Tebaldo, e tutti i suddetti)
TEBALDO
(Fra sè)
Ritrovare i perduti suoi
figli,
E celarsi e dover simular...
Non v' è pena, che a questa
somigli,
Sol chi è padre, lo può
immaginar.
Ah! il mio stato crudele,
fatale
Quando, o cielo, s'avrà da
cangiar?
GIANNOTTO
Se piangesti, buon vecchio,
al mio male
Del mio bene or ti puoi
rallegrar.
Vedi?... questa è la Cara
mia sposa...
Vedi? quello è il mio caro
fratello...
DESPINA, DONNA ROSA
Or comprèndo"
TEBALDO
(Fra sè)
Ah! mi gira il cervello.
CORRADO
La Gazzetta...
Vi prego a scusar.
(vedendo venir un servo con
una gazzetta
in mano, pianta tutti, e
corre a prenderla
e si mette a leggerla con
ansietà)
TEBALDO
Ah! se almen vostro padre or
vivesse...
Se i suoi figli abbracciar
qui potesse...
Quanto... oh quanto quel
tenero padre...
GIANNOTTO, IL CONTE
Taci. Oh Dio. Tu mi fai
lagrimar.
CORRADO
Che gran colpo!...
che gran nuova!
Ascoltate... io son
stordito.
(leggendo la gazzetta)
Del Governo di Sicilia
S’ è il Re Pietro
impadronito.
DONNA ROSA
Maledetta la Gazzetta.
Non fai altro che seccar.
TUTTI GLI ALTRI
,
Zitto... zitto... dite...
dite.
Noi vi stiamo ad ascoltar.
CORRADO
(leggendo)
Il Re Pietro ha proclamato ,
Che se vive, al primo stato
Arrighetto ha da tornar.
TEBALDO
(colpito all'estremo
stramazza a terra
ovvero cade in braccio a
Pasquale) ,
Ah!...
PASQUALE
Soccorso! .
GLI ALTRI
(vedendo Tebaldo
svenuto)
Oh poveretto!.
PASQUALE
Egli stesso...
Egli è Arrighetto
GIANNOTTONNOTTO, IL CONTE.
(correndo con estremo
trasporto
ad
abbracciare Tebaldo,
e cadendo a suoi
piedi)
Ah! gran Dio!
Concertante
GLI ALTRI
Son fuor di me?
CORRADO
Per chi ha core uno
spettacolo,
No, il più tenero non v' è.'
DESPINA
D'una povera famiglia,
Che penò finor; cotanto ,
Giusto cielo, il largo
pianto .
Deh! ti piaccia consolar.
GIANNOTTONNOTTO, IL CONTE.
Zitto... zitto... già
rinviene
Padre...
TEBALDO
(abbattutto)
Figli...
(abbracciandosi colla
maggior
commozione)
GIANNOTTO, CONDE, TEBALDO
Qual momento!
GLI ALTRI TUTTI.
Dall' eccesso del contento
Son costretto a a
lagrimar.
CORRADO
Questa si che veramente
E una storia da gazzetta.
lo la scrìvo in fretta in
fretta,
E la mando a far stampar.
TUTTI
Questa storia agli infelici
Sia d'esempio, e di speranza
',
Ed insegni con costanza
Le sventure a tollerar.

|
ACTO ÚNICO
Escena Primera
(Recinto del palacio donde
se ve, en
perspectiva,
un agradable jardín. Dos puertas, una de las
cuales
está abierta,
y la otra cerrada. A la
derecha, un
espacio
verde con algunos asientos;
a la izquierda,
un boque espeso. Corrado está sentado en el
recinto
y lee el periódico.
Tebaldo duerme bajo los
árboles
de la izquierda,
a su lado, varias
herramientas de
jardinería. Después
Doña Rosa desde el Palacio.
Luego, Pascual, y
finalmente el Conde
Ludovico.
Coro de sirvientes y
jardineros de Corrado)
CORRADO
(Lee el
periódico en voz alta}
En Catania un gran alboroto.
El desorden se ha
generalizado...
Cuando truena, es que está a
punto de
estallar la tormenta.
DOÑA ROSA
¿Qué haces aquí?...
¿Dónde está tu hija?...
Sabes que en breve llegará
el Conde.
CORRADO
(sigue leyendo)
Por todos lados se rumorea
el regreso de Arrighelto.
DOÑA ROSA
¡Préstame atención!
CORRADO
(Como antes)
Hace dos días
que se habla en aquellos
lugares
de un prodigio singular.
DOÑA ROSA
Qué siempre me tomes a
broma
no lo voy a tolerar.
CORRADO
¡Oh, qué mujer!... Espera un
poco.
¿Has nacido para fastidiar?
TEBALDO
(despertándose)
Querida patria... queridos
hijos...
No más desdichas... no más
peligros...
El cielo cumple mis ruegos.
¡Ay, son sueños que no se
cumplen!
Una lánguida esperanza,
me dice... vive... espera...
y siempre me engaña.
CORRADO
Si no miente el periódico,
tendremos novedades en pocos
días.
DOÑA ROSA
Maldito pelmazo...
¡Me voy de aquí!
(Tebaldo toma sus herramientas
y se pone
a
trabajar en el jardín. Doña
Rosa va a
entrar a la casa. Corrado
quiere retenerla
cuando Pascual sale del
Palacio)
PASCUAL
¿Y tu patrón, amigo?...
TEBALDO
¡Allí está!...
CORRADO
¿Quién me llama?
PASCUAL
El Conde Ludovico...
DOÑA ROSA
¡Vamos!...
CORRADO
¿Dónde está?
EL CONDE
¡Aquí estoy!
Lo abrazo, mi querido
suegro.
Señora, la saludo
CORRADO
Mí querido amigo y yerno...
DOÑA ROSA
¡Sed, bienvenido!
DOÑA ROSA, CORRADO
EL CONDE, PASCUAL
(En voz baja)
¡Qué encantador día!
Satisfecho a, y contento a
me siento.
La alegría que mi corazón
siente
mi labio no la sabe
expresar.
TEBALDO
(observando al Conde)
¡Oh, cielos! Su buen
aspecto
despierta un sentimiento en
mi pecho,
mezcla de afán y
júbilo,
que hace que me estremezca.
CORRADOO
Su señorial aspecto
despierta en mi pecho
una mezcla de esperanza y
júbilo
que colma mi corazón.
CORRADO.
¡Vayamos, pues!
¿Estaréis impaciente
por conocer a la novia?
EL CONDE.
¡Desde luego que sí!
CORRADO
.
Lo compadezco.
Verá usted como ella realmente
se parece al retrato
que mi mujer le mandó.
DOÑA ROSA
Sólo le advierto.
Antes que nada
debo decirle
que ella tiene ciertos
caprichos,
que conviene
moderar.
se lo digo con toda
sinceridad.
PASCUAL
(Para sí)
¡Ah, esta es la madrastra!
Estoy seguro...
DOÑA ROSA
(dando el brazo al Conde)
¡Vamos!
CORRADO
Dígame,
¿ha leído hoy el periódico?
EL CONDE
No.
CORRADO
¡Por Baco!
¿Usted no sabe nada? Carlos
Primero
se encuentra en una
situación muy crítica.
DOÑA ROSA
¡Vamos! ¡Maldita sea la
política!
CORRADO (Para sí)
¡Estúpida!
(En voz alta)
Y también algo más...
¿Recuerda aquel famoso
Arrighetto Capece, que
gobernaba
Sicilia cuando triunfó
el rey Carlos y su
partido?
¿Que fue puesto en prisión
y después logró huir?
EL CONDE
Si...
PASCUAL
(Para sí) Habrá
que verlo...
CORRADO
Parece que está reuniendo un
ejército
para intentar arrebatar la
ciudad
de las manos de su
enemigo...
¡Ah!... ¿Qué le parece?
DOÑA ROSA,
¡No nos importa un comino!
(Se marchan)
Escena Segunda
(Pascual y Tebaldo, que sigue
trabajando)
PASCUAL
Entonces ¿Arrighetto está
vivo,
y quiere entrar en Palermo
victorioso?..
TEBALDO
¡Quiera el cielo que el
periódico no mienta!...
PASCUAL (Para sí,
mirando a Tebaldo)
¡Cómo! Ese rostro... ¡Oh
cuánto se parece
al de Arrighetto! Pero...
así vestido... sin
embargo...
(A
Tebaldo)
Escúcheme...
TEBALDO
(volviéndose)
¡Oh cielos, qué veo!.. Pascual...
PASCUAL
(se arroja a los pies de
Tebaldo)
¡Sí, sois vos... Ah! Mi Señor...
TEBALDO
¿Qué haces?
¡Levántate, no me descubras!
PASCUAL
¡Qué sorpresa!...
Quien lo hubiese creído,
aquí, y con ese aspecto...
TEBALDO
(Muy conmovido)
Devuélveme a mis hijos
y seré feliz.
PASCUAL
¡Ánimo, mi señor!...
Él último de ellos está
aquí.
TEBALDO
¿Dónde?
PASCUAL
Incluso hace un instante
vos lo habéis visto, lo
escuchó...
Al lado vuestro...
TEBALDO
¡Ah! ¿Quizás?...
PASCUAL
EL Conde... Ludovico.
Cuando vos me ordenasteis
que sustrajera a vuestros dos
hijos, aún pequeños,
del odio de vuestros
enemigos, recordé vuestra antigua
amistad
con Doria Genovese.
¡Fui a
buscar refugio en la ciudad!
TEBALDO
¡Oh, mi fiel servidor! ¿Y,
qué sucedió?
PASCUAL
Aquello que él hizo no voy
a narrarlo,
pues sería muy largo de
contar; bástele saber
que a Ludovico lo adoptó
como hijo;
que éste lo heredó y que no
hay otro tan rico como él
en toda Génova.
TEBALDO
¡Santa amistad, oh! ¡Estoy
en deuda contigo!...
Pero dime, ¿y mi otro
hijo... Gualtiero.
PASCUAL
Han pasado ya siete años
que el me dejó.
TEBALDO
¿Por qué?
PASCUAL
Cuando os escapasteis de la
prisión,
él quiso inmediatamente ir a
buscaros.
Fue vano todo ruego, todo
consejo.
Quería encontrar a su padre.
TEBALDO
¡Pobre hijo!
Espero que el cielo piadoso me lo devuelva
cuanto antes. Sabes que por odio de
mis enemigos estoy
condenado a muerte y que de
mi propio hijo
debo ocultarme. Pero... ¿estás llorando?...
PASCUAL
¡Oh, pobre patrón!...
TEBALDO
¡Ah, me vas a descubrir
con tanto llorar!
PASCUAL
¡Ay! Perdóneme...
TEBALDO
¡Basta ya!
PASCUAL
Señor, tened coraje...
Si el tiempo aún es
tormentoso,
pronto
podría volverse
sereno.
TEBALDO
El cielo es justo, confío
completamente en él.
(Se marchan)
Escena Tercera
(Se abre la otra puerta de
la estancia
por donde
salen Despina y Giannotto)
Aria
(Alternativa, no figura en
el
libreto de la biblioteca de
Múnich)
DESPINA
(sola)
Amor piadoso, consuélame
n tan cruel momento.
Mi corazón, de ansiedad,
palpita en mi pecho.
¿Abandonar a aquél a quien
adoro?
¡No, que no lo consienta el
amor!
No, un corazón tan tirano
mi padre no ha de tener (bis)
Dúo
GIANNOTTO
Mi Bien, ¿qué te preocupa?
¿Qué afán tienes?
¡Ah! ¡Habla, ah!
¡Explícate!...
DESPINA.
No me queda otra alternativa
mas
que dar un paso horrible...
GIANNOTTO
¿Cuál?
DESPINA
Morir.
GIANNOTTO
¿Por qué?
DESPINA
No preguntes.
GIANNOTTO
No entiendo... perdona...
mi Bien...
DESPINA
¡Ah, déjame!...
Ya no soy tuya.
AMBOS
¿Por qué pueden mis sus
labios
pronunciar tan crueles
palabras?
¡Abandonarlo a entre
tales tormentos!
¡Ah, mi corazón no lo puede
soportar!
¡Ay, mira, cruel y
tirano Amor,
el dolor y congoja
que sufre mi corazón!
¡Ay, consuélame
e inspírame valor!
DESPINA
¡Ah! Giannotto...
GIANNOTTO
¡Ah! Despina... tu silencio
me tortura el corazón. De un
solo golpe
me matas. ¿Ya no eres
mía?...
DESPINA
Mi cruel madrastra me ha
prometido,
desde hace mucho tiempo,
a un Conde extranjero...
GIANNOTTO
¿A ese que ha llegado aquí
hace poco?...
DESPINA
Precisamente.
GIANNOTTO
¿Y tu padre?...
DESPINA
Es un esclavo
de su mujer,
ya lo sabes.
Feliz, ahora mismo me está
buscando
para presentarme a mí futuro
esposo.
GIANNOTTO
¡Qué problema!... ¡Ah,
asísteme, amor piadoso!
Viene gente...
DESPINA
¡Ay de mí!...
Escóndete en el bosque,
amado mío.
GIANNOTTO
Allí escondido,
de tus labios mi sentencia
espero,
(se marcha)
DESPINA
Ahí viene mi padre...
¡Ay, tiembla corazón, en
el pecho!
Escena Cuarta
(Corrado, Doña Rosa, el Conde
y Despina)
CORRADO
(Al Conde)
Le digo, que muy pronto
seremos testigos de grandes
eventos.
DOÑA ROSA
(Para sí)
¡Qué pelmazo!
EL CONDE
-
Dígame por favor...
aquella...
CORRADO
¡Precisamente aquella es mi
hija!
DOÑA ROSA
¡Por fin!
La señorita
se ha dignado aparecer.
CORRADO
¡Ven, Despina!
¿Ves a este Señor?...Es
esbelto, rico,
sabio, alegre, educado y
lleno de talento.
Él es precisamente tu
prometido.
Te lo presento.
DESPINA
(al Conde, confundida)
¿Mí prometido?... ¡Ah, señor!...
EL CONDE.
Bella Despina, puesto que el
cielo
te destina como mi esposa...
CORRADO
¡Oh, abreviemos!...
¿Cuándo celebraremos la
boda?...
EL CONDE
Yo estoy dispuesto.
Solamente dependo de ella.
DOÑA ROSA.
¿De ella?... ¡Qué dice
usted!
A ella sólo le corresponde
obedecer.
DESPINA
Perdone, señor,
tan confusa estoy,
que no sé resolver.
Vos
me
honráis
y os estoy muy agradecida,
pero debo pensarlo...
DOÑA ROSA
¡Pobre cabeza hueca!...
Comprendo... sí... comprendo
tu trampa.
EL CONDE
(a Despina)
¿Qué?... ¿Está
llorando?
CORRADO
Hija...
DOÑA ROSA
Con estos melindres
no creas de te saldrás con
la tuya.
DESPINA
¡Ah, padre!... ¿Tengo que
soportar esto?
Me estalla el corazón.
(se marcha)
Escena Quinta
(Corrado, Doña Rosa y el
Conde)
CORRADO
Pero, querida, siempre
estas maltratando
a esta pobre niña...
EL CONDE
Hay que comprenderla...
DOÑA ROSA
Vos no sabéis cuán mentirosa
y astuta es.
Yo la conozco muy bien.
CORRADO
(conteniéndose, se dirige al
Conde)
¡Hablemos de las novedades
del mundo!
DOÑA ROSA
¡Eh, vamos, no seas pesado!
Harías mejor
en vigilar a tu hija.
Les
apuesto a
que ella tiene algún amorío
y busca excusas
para hacer lo que
desea.
CORRADO (En voz
baja, al Conde))
¿Qué le parece la lengua de
mi mujer?
(En voz
alta)
Debes ser prudente...
Debes tener resignación...
Colmas mi paciencia,
mi querida media naranja.
Ya sé, que charlo de cosas
fútiles,
pero no entiendes ¡oh,
tonta!
que quien se corta la nariz
se ensangrienta la boca...
(al Conde)
Hablemos de política .
Comentemos las noticias.
He leído en varios diarios,
que los jefes sufíes
ya no pueden manejar
por la nariz al gran
Sultán...
Pero ¿no me prestáis
atención?
¿En qué diablos estáis pensado?
¿En el gran
comercio que existe
en África de hombres y
bueyes?
¡Vamos, no crea en
habladurías!
Mi hija es sabia y honesta.
No tiene, aunque lo diga mi mujer,
caprichos ni pájaros en la
cabeza.
Tenga confianza, créame.
Mañana se casará con usted.
(Para sí)
La lengua de mi mujer
me va a volver loco.
(Se marcha)
Escena Sexta
(Doña Rosa y el Conde)
DOÑA ROSA
¡Gran tonto! Se hace el
intelectual
y ni siquiera conoce a su
hija.
EL CONDE
Escúcheme, señora.
Quiero saber qué piensa
Despina...
Qué es lo que siente por
mí...
DOÑA ROSA
¿Por qué?
EL CONDE.
Para hacer aquello,
que debe hacer un hombre
honesto.
(Se marcha)
Escena Séptima
(Doña Rosa sola)
DOÑA ROSA
Hace tiempo que
observo que, entre Giannotto y Despina,
hay una relación sospechosa.
Corro a advertir a su padre,
puesto que el tonto cree, que yo
hablo sin sentido.
¡Que él mismo compruebe los
hechos!
(Se marcha)
Escena Octava
(Giannotto y Despina desde
el bosquecito.
Luego Corrado con sirvientes
del palacio.
Después Tebaldo llegando del jardín)
GIANNOTTO.
¡Vamos, cálmate querida!
No soy voluble, en cambio
sí muy desdichado.
Debo dejarte, pues así
lo exige el honor.
DESPINA
¿El honor? ¡Ah, cruel!... ¡Qué
traición!
Pero ¿por qué dices que
un sólo
acontecimiento puede
cambiar tu suerte?
GIANNOTTO
(tomando su mano)
Esperaba... ¡Ah!... Créeme...
DESPINA
(con mucha cólera)
¡Suelta mi mano!
GIANNOTTO
Entonces... ¿tu amor?..
DESPINA
¡Se transforma en ira!
(se miran y suspiran, luego,
calmándose,
se toman de las manos con
suma emoción)
AMBOS
¡Oh Dios, siento que mi
corazón se parte!
CORRADO
(observándolos desde atrás,
luego
avanzando con ímpetu. A los sirvientes)
¡Separadlos!
¡Ah, pérfida!... ¡Ah,
traidor!
DESPINA
¡Cielos, ayuda!
GIANNOTTO
¡Estoy perdido!
CORRADO
(a Despina)
¡Impía!...
GIANNOTTO
(reteniéndolo)
¡Ah, no!
CORRADO
(a Giannotto)
¡Felón!...
DESPINA
(reteniendo a su padre)
¡Detente!
TEBALDO
¿Que alboroto es ése?
¿Qué sucede?
DESPINA (Para sí)
Tiemblo.
CORRADO (Para sí)
¡Qué ansiedad!
¿Qué pasará?
TEBALDO
Perdone, señor,
¿Qué lo perturba?.. ¿Qué ha
ocurrido?...
(mirando a Corrado)
Ese desdén...
(mirando a Despina y a
Giannotto)
Esa palidez...
Me dejan pasmado.
CORRADO
¡Un vil sirviente, un
camarero,
violando todo deber,
hacer el amor con mi hija
ofendiendo mi dignidad!
¡Ah, el honor de mi familia
exige sangre, y sangre
tendrá!
DESPINA
Querido padre, yo soy la
culpable.
Él me decía que debía
obedecerte...
Él es honesto, tan es así,
que ahora mismo quería
abandonarme.
¡Ah, si justo es tu enojo,
a mí y no a él, debes
castigar.
CORRADO
¡Basta ya! ¡Alejad de mí
a este bellaco!
¡Encerradlo en su cuarto!
Tú lo vigilarás, Tebaldo.
Y tú, perversa, al Conde
de inmediato darás tu
mano...
DESPINA, GIANNOTTO, TEBALDO
¡Ah, no! ¡Padre/señor,
cálmese!
CORRADO
(llamando)
¡Sirvientes!
Todo ruego es vano.
Me vengaré...
(a Despina)
¡Buscona!...
(a Giannotto)
¡Felón!...
La cólera me hace dar
vueltas la cabeza.
(Los sirvientes se marchan)
DESPINA
¡Cuánta ansiedad y espanto
GIANNOTTO
Oprimido siento mi corazón.
Mi alma está tan
alborotada,
que no puedo tan siquiera
hablar.
TEBALDO
Tengo un no sé qué en el
corazón
que
me siento enternecer;
al fin y al cabo la culpa es
del amor
y ello los disculpa.
Escena Novena
(Pascual, luego el Conde)
PASCUAL
No entiendo realmente por
qué razón
el conde, mi patrón,
quiere marcharse de inmediato.
¡Ah, si supiera que su
pobre padre
se encuentra aquí, cambiaría
de idea!
EL CONDE (Para sí)
¿Casarme con ella? Creo
que no va a ser...
(A Pascual)
¿Estamos listos?
PASCUAL
Sí, pero decidme...
¿Cuándo deseáis partir?...
EL CONDE.
Enseguida.
PASCUAL
¡Ah!
EL CONDE.
¿Suspiras?..
¿Por qué?.. Habla...
PASCUAL
No puedo.
Juré no hablar. Pero si
os quedarais...
podríais encontrar... no se
lo niego,
lo que os es más apreciado
en el mundo.
Quedaos aquí y veréis...
No puedo deciros nada más.
Si no he hablado
suficientemente claro,
no sé, que más decir...
No hablo de su prometida,
no,
para usted no es gran cosa.
Además, un joven como vos,
podrá encontrar otra mejor.
Quisiera hablarle de algo
que vos amáis mucho...
(Para sí)
Me
estoy complicando...
(AL Conde)
Quizás... no pase... una
hora...
Creedme... es mejor...
quedarse...
Si no me entendéis
ya no sé qué más hacer.
(Se marcha)
Escena Décima
(El Conde, luego Tebaldo)
EL CONDE.
¿Qué me ha querido decir?...
Con tanto misterio
¿qué quiere decirme
Pascual?.. Quizás...
TEBALDO
Señor...
EL CONDE
¿Qué quieres?
TEBALDO
(Para sí) No me
traiciones, amor paternal
(Al Conde)
Un desdichado pide
audiencia con vos.
EL CONDE
Los desdichados tienen
derecho a mi piedad. Que
venga
TENBALDO (Para
sí)
En esos sentimientos
reconozco mi propia sangre.
EL CONDE
¿Cómo se llama?
TEBALDO
Giannotto.
EL CONDE
¿El camarero?
TEBALDO
Precisamente.
EL CONDE
¿Pero cómo?..
TEBALDO
Mi patrón ha autorizado
que él se presente ante
vos.
EL CONDE
¿Y qué quiere?
TEBALDO
Lo ignoro,
EL CONDE.
Él es una persona indigna...
TEBALDO
Creo que merece ser
escucharlo.
EL CONDE
Buen anciano,
¡qué me gusta tu buen
corazón!
Dime ¿acaso es tu hijo?
TEBALDO
No...
EL CONDE.
Pero... ¿por qué estás tan
triste?...
TEBALDO
Fui padre... y mi hijos...
(Para sí)
¡No resisto más!
(s marcha)
Escena Undécima
(El
Conde, luego Tebaldo,
de nuevo,
con
Giannotto y dos sirvientes)
EL CONDE.
¡Oh, cuánto me conmueve
la piedad de ese viejo!
TEBALDO
(a Giannotto)
¡Ánimo!
Confía en él.
(a los sirvientes)
Quedaros aquí, yo lo
esperaré.,
(Para
sí)
Al lado de mi hijo no
me siento capaz
de seguir fingiendo mi
identidad.
Es una situación muy difícil
para un padre.
EL CONDE
Acércate.
GIANNOTTO
(confuso)
Señor...
EL CONDE
(Para sí) ¿Ese
rostro?
(Al Conde)
¿Qué quieres
decirme?
GIANNOTTO
Pedirle una gracia, y luego
morir.
EL CONDE.
Habla
(Para sí)
Lo he visto
anteriormente...
¿Dónde?... No me puedo
acordar.
GIANNOTTO
Más que la muerte,
me aflige el mal que
injustamente una inocente
sufre por mí. A Despina amé,
no lo niego,
pero la amé como se ama
a la misma virtud. ¡Ah!
Que no sea cierto
que vos no seáis su esposo
a causa mía.
Os lo juro, ella es digna de
vos.
Que ella sea vuestra esposa
es
la única gracia
que, llorando, os suplico. Quitadme
este remordimiento y feliz
moriré.
Aria
(Inexistente en el libreto
de la
biblioteca de Múnich)
A la hermosa Despina amé, ¡lo confieso! (Bis)
Pero como a un corazón
le es concedido amar
la gracia, el pudor,
¡y
la misma virtud!
¡A esa alma inocente
defiendo con ardor!
Si obtiene vuestra mano,
que beso llorando,
la muerte, la muerte no
temo,
¡y no deseo nada más! (Bis
(parte)
Escena Duodécima
(El Conde, luego Corrado)
EL CONDE.
Ese rostro... esa forma de
hablar...
en mi hermano me hace
pensar.
Era un muchacho
cuando se fue, pero en mi
mente todavía
tengo grabado su semblante...
¡Ah!
Este es realmente es el secreto
de Pascual.
Mi corazón dice
que él es Gualtiero.
CORRADO
Ha llegado el correo,
pronto conoceremos
nuevas noticias.
EL CONDE
Dígame, ¿conoce el origen y el lugar de
nacimiento
de su camarero?
CORRADO
¿Qué importa eso?
EL CONDE
Mucho más de lo que puedo
decirle.
CORRADO
¿Y bien?
II CONDE
Querría saber todo sobre él.
CORRADO
Entiendo...
¿Y él, qué quería de vos?
EL CONDE
Todo ya lo sabrá.
CORRADO
Si vos lo deseáis, la boda se celebrará
mañana.
Mi hija, de buen grado, ha
consentido...
EL CONDE
Ya hablaremos de eso.
Ahora tengo en mente otro
asunto.
(Se marcha))
Escena Decimotercera
(Corrado, luego Tebaldo y
Giannotto)
CORRADO
(a un sirviente)
¡Eh, tú! Busca a Tebaldo y
dile que
de inmediato traiga aquí a
Giannotto.
(el sirviente sale. A otro Sirviente)
¡Eh!... Corre hasta la oficina
postal y pregunta si ha
llegado algún periódico.
Espero, de un momento
a otro, grandes
novedades. ¡Oh! Estoy seguro
que Carlos I
y sus seguidores tienen más
problemas
que varios médicos frente a
un enfermo grave.
TEBALDO
Aquí está Giannotto.
CORRADO
Que entre.
TEBALDO
(A Giannotto)
Sin dudas, el Conde le
habló en tu favor.
Lo veo tranquilo
(se aparta algo hacia el
fondo)
CORRADO,
Responde francamente.
Deseo saber,
sin rodeos ni mentiras,
tu estirpe, nombre y
lugar de origen.
GIANNOTTO
Señor, próximo a morir,
de nada sirve esconder
aquello que hasta hora
oculté.
No soy, como lo ha
creído usted hasta ahora,
un sirviente despreciable y
vil.
Nací en Palermo
(Tebaldo hace un gesto de
sorpresa)
de la familia Capece
(Tebaldo se sorprende más
aún)
Mi padre fue el ilustre
Arrighetto...
Y mi nombre es...
TEBALDO
(con extremo arrebato)
¡Gualtiero!
GIANNOTTO
Exactamente...
TEBALDO
¡Oh, Dios!
(no pudiendo contenerse
y corriendo a su encuentro)
¡Gualtiero... ah...
qué momento!
CORRADO
¿Qué te pasa?
GIANNOTTO
¿Qué turbación?
CORRADO, GIANNOTTO
Estoy estupefacto.
TEBALDO
(en actitud de descubrirse)
Su padre...
CORRADO, GIANNOTTO
¿Pues bien?...
TEBALDO
(controlándose)
No es nada...
(lo observa)
Sí... sí... te pareces.
Diez años he servido
a ese pobre Arrighetto.
(Para sí)
Mi amor paternal
casi hace que me traicione.
Trío
GIANNOTTO
(Para sí)
¡Ay cielos! Siento en mi
corazón
un sentimiento hasta ahora
desconocido.
CORRADO
(Para sí) ¿Él, el hijo de Arrighetto?
No lo creo. Es un impostor.
(a Giannotto)
¿Cómo puedes demostrar
que tu extraña historia es
real?
GIANNOTTO
Soy conocido en Génova;
escríbale al Conde Doria.
TEBALDO
¡Es él... sí!
CORRADO
Dentro de poco sabremos la
verdad.
TEBALDO
¡Tenga piedad, señor, sálvelo!
Está en la flor de su
edad.
¡Vamos, no aumente usted
las preocupaciones de su
padre!
(Para sí)
¡Dios, la ansiedad que me
agita,
me voy a descubrir!
GIANNOTTO
(a Corrado)
Puede que yo sea un
miserable
pero en un mentiroso, jamás.
(A Tebaldo)
¡Adiós, buen anciano,
abráceme!
(se abraza con gran
afecto
a Tebaldo)
Me hace enternecer.
(Para sí)
Siento mi alma turbada
(A Corrado)
No tengo
remordimientos.
CORRADO
(Para sí) Una actitud tan franca e
ingenua,
jamás tiene quien es
embustero.
(A Tebaldo)
Vamos, Tebaldo, acompáñame.
¿Por qué tanto arrobamiento?
Ven quiero saber de
inmediato,
si es Gualtiero o no.
(Se marchan todos)
Escena Decimocuarta
(Doña Rosa, el Conde, luego
Despina)
DOÑA ROSA
Discúlpeme, ¿qué le ha dicho Giannotto?
¿Qué pretende? Espero que no
intercedáis por un bribón.
EL CONDE.
Él no es un bribón como
usted cree.
DOÑA ROSA
¿Cómo? ¡Me asombro! Un
camarero
que seduce a la hija del patrón...
Qué indignamente se atreve a
manchar
el buen nombre de esta
familia.
DESPINA
Señor Conde, mi padre lo
requiere.
EL CONDE.
¿Dónde está?
DESPINA
(no osando nombrar a
Giannotto)
Anda buscándolo a usted
junto con...
DOÑA ROSA
Vamos ¿con quién?
EL CONDE
¿Te ruborizas? ..
DESPINA
Con Giannotto.
(se marcha enseguida)
DOÑA ROSA
¡Cómo! ¿Con ese indigno?...
¡Ah, lo que estoy oyendo!
Corro de inmediato a desatar
esta intriga.
Ahora lo entiendo...
(al Conde)
Quizás Corrado
fue convencido por vos.
Pero, si él rehúsa castigar
a ese bribón,
verá a su mujer transformada
en un demonio,
en
una furia..
Perdonar no se debe
semejante agravio,
(parte)
EL CONDE
¡Ya no tengo dudas!
Todo indica que debo
reconocer que
en Giannotto se oculta mi
hermano Gualtiero.
(Se marcha)
Escena Decimocuarta (Bis)
(Inexistente en el libreto
de la biblioteca
de Baviera.
El Conde, Despina)
EL CONDE
¡Vamos, ánimo, Despina!
¡En este día el corazón me
dice,
qué ambos seremos
felices!
DESPINA
Acostumbra a la desdicha,
ya no me quedan ilusiones.
EL CONDE
¿Amas aún a Giannotto?
DESPINA
¡Ay! ¡Sí!.. Discúlpeme,
no puedo engañaros!
EL CONDE
Si tu padre hoy te diese a
él como esposa,
entonces tu corazón sería
feliz y dichoso.
DESPINA
¿Cómo? ¿Insultar así
mi tormento?
¡Qué placer tan malvado!
EL CONDE
No, no, cálmate.
Soy un hombre de honor.
Debes tener más
esperanzas que temor
DESPINA
¿Y cómo podría mi padre
convencer
a mi madrastra para que
permita
que yo sea la esposa de un
hombre pobre?
EL CONDE
No me está permitido decir
nada más,
pero si el corazón no me
engaña,
te aseguro que ese oscuro
Giannotto
es alguien que nadie se
imagina.
DESPINA
¡Ay! Empiezo a tener
esperanzas...
¡Él mismo me lo dijo!
Aria
¡Veo un rayo de esperanza
brillar entre tanto horror!
¡Siento que mi pobre corazón
empieza a respirar!
¿Será cierto, que mi
amado?...
Por piedad, que no me engañe.
¡Ay! Perdóneme por todo,
me siento obligada a dudar.
Pero no, la alegría ¡oh,
Conde!
qué brilla en su frente
¡consuela mis penas,
y
dispersa mi temor!
(Para sí)
¡Ay,
te ruego, Amor,
que me devuelvas a mi amado!
(Besa la mano del
Conde y
salen los dos)
Escena Decimoquinta
(Pascual, luego Corrado con
Giannotto, después el Conde
PASCUAL
Pobre patrón, él está
soportando
la más cruel situación...
Descubrirse es un gran
peligro,
peor ocultarse es un gran
tormento.
(con sorpresa, viendo
a Giannotto de lejos)
¿Qué veo? ¡Ah, cielos!...
¿Deliro?
¡Gualtiero... qué sorpresa!
CORRADO
(a Giannotto)
Si eres, cosa que aún dudo,
de una noble familia,
no puedo ofenderme
porque osaras amar mi
hija...
Pero ¿qué te detiene?
GIANNOTTO
(deteniéndose al descubrir a
Pascual)
Tú te pareces... Pascual...
PASCUAL
(con emoción)
¡Ah, mi señor! ¡Asombrado y jubiloso
salta el corazón en mi
pecho!
GIANNOTTO
(a Corrado)
Él le podrá decir a usted,
si es falso o verdadero lo
que digo.
(a Pascual)
Revela quien soy ¿Soy yo
Gualtiero?
¿Soy el hijo de Arrighetto?
(a Corrado)
De mí y de mi familia
él conoce toda la historia.
PASCUAL
Yo, más que ninguno otro, puedo
atestiguar
sobre su destino.
Lo he visto nacer
y lo salvé cuando era un
niño.
(viendo venir al Conde)
¡Conde! ¡Qué alegría!
EL CONDE
Entiendo...
PASCUAL
Precisamente...
EL CONDE
¡Ven, hermano, abrázame!
GIANNOTTO
(a Pascual)
¿Hermano?...
¿Que está diciendo?
PASCUAL
Él, es el mismo
que usted dejó en Génova
cuando aún era un jovencito.
Se llama Conde Doria
porque es el heredero de
los Doria.
CORRADO
Una historia más curiosa que
esta
no puede haber.
GIANNOTTO
Sí... Ludovico... Es él,
ahora lo reconozco.
CONDE, GIANNOTTO,
PASCUAL
La sangre y la naturaleza
no saben mentir.
CORRADO
Una historia más curiosa que
esta
no puede haber.
Escena Decimosexta
(Despina, Doña Rosa y los
antedichos
DESPINA
Entre la esperanza y el
temor
siento palpitar mi corazón.
DOÑA ROSA
(al Conde)
Señor, esperáis en vano
poder salvar a este
embustero
(a Corrado)
¡Y tú no te hagas el
tonto!
CORRADO
¡Estás loca de atar!
GIANNOTTO (Para
sí)
Ven, Amor a consolar los
martirios de un corazón
enamorado.
DOÑA ROSA
Me divorciaré de inmediato
si te dejas engañar
EL CONDE, PASCUAL
¡Qué madrastra tan descarada!
No la puedo soportar...
EL CONDE
(a Despina)
Confía en un hombre honesto,
tú mano te pido.
DESPINA
¡Aquí está!
EL CONDE
(a Giannotto)
¡Ven, y tómala!...
GIANNOTTO
¿Qué dices?
EL CONDE
Te la cedo.
GIANNOTTO
¡Qué felicidad! ¡Qué
alegría!
¡Quién podía esperarlo!
Concertante
DOÑA ROSA
(a Corrado)
¡Qué veo! ¡Qué oigo!
Necio... ¿Y tú los dejas
hacer?
CORRADO
(a Doña Rosa)
¿Te quieres callar,
tonta?...
Cuando abres esa boca
no haces más que protestar.
EL CONDE, PASCUAL
Para un amado amante
un instante más dichoso
no, no puede haber.
Última Escena
(Tebaldo y los
anteriores)
TEBALDO (Para sí)
Reencontrar a mis hijos
perdidos,
y ocultarme... y tener que
simular...
No hay pena similar a esta.
Sólo quién es padre, lo
puede imaginar.
¡Ay! ¡Qué situación tan
cruel, tan fatal!
¡Oh, cielos! ¿Cuándo podrá
cambiar?
GIANNOTTO
Si lloraste, buen anciano,
por mis penas; ahora, por mi bien, te puedes alegrar.
¿Ves?... esta es mi querida
prometida...
¿Ves?... y este, mi querido
hermano...
DESPINA, DOÑA ROSA
Ahora comprendo.
TEBALDO (Para sí)
¡Ay! Me da vueltas el
cerebro.
CORRADO
La Gaceta...
Les ruego me disculpen.
(viendo venir a un sirviente
con un
periódico en la mano, deja a
todos,
y corre a leerlo con
ansiedad)
TEBALDO
¡Ay! Si al menos vuestro
padre viviese
y a sus hijos aquí pudiera
abrazar,
cuánto... ¡ay, cuánto ese
tierno padre...
GIANNOTTO, EL CONDE.
¡Calle, por Dios, me hace
llorar!
CORRADO
¡Qué gran golpe!...
¡Qué gran novedad!
Escuchen...
(leyendo la gaceta)
“El Rey Don Pedro se ha
apoderado
del Gobierno de Sicilia”.
DOÑA ROSA
¡Maldito periódico!
No haces más que fastidiar.
TODOS, LOS OTROS,
¡Calle... calle... diga...
diga!
¡Queremos escuchar!
CORRADO
(leyendo)
“El Rey Don Pedro ha proclamado
que,
si
Arrighetto aún vive, deberá recuperar
todos sus bienes y su
anterior posición”.
TEBALDO
(impactado por la noticia
cae al suelo
o bien en brazos de
Pascual)
¡Ay!...
PASCUAL
¡Ayuda!
LOS OTROS
(Viendo a Tebaldo desmayado)
¡Ay, pobrecito!.
PASCUAL
Él mismo...
¡Él es Arrighetto!
GIANNOTTO, EL CONDE.
(corriendo con extrema
emoción
a abrazar a Tebaldo,
y cayendo
a sus pies)
¡Ah, gran Dios!
Concertante final
LOS OTROS
¿Estoy fuera de mí?
CORRADO
Para quien tiene
sentimientos,
no existe un espectáculo más
tierno.
DESPINA
A una familia,
que padeció
una pena tan grande,
¡justo
cielo, complácete consolar!
GIANNOTTO, EL CONDE.
¡Callen... callen... ya se
repone!
Padre...
TEBALDO
(abatido)
Hijos...
(los abraza con
gran emoción)
GIANNOTTO, CONDE, TEBALDO.
¡Qué momento!
TODOS
Tan gran felicidad
me obliga a lagrimear.
CORRADO
Esta sí que realmente
es una noticia periodística.
La escribiré de inmediato
y la mandaré publicar.
TODOS
Que esta historia sirva
de
ejemplo
y esperanza a los infelices,
y les enseñe con constancia
a tolerar todas las
desdichas.
Digitalizado y traducido
por:
José Luis Roviaro 2020
|