ARMIDA

 

 

 

Personajes

 

ARMIDA

IDRAOTE

RINALDO

ARTEMIDORO


UBALDO

CABALLERO DANÉS

FENICIA

SIDONIA

ARONTE

EL ODIO

LUCINDA

MELISA

              Maga, hija de Idraote  

                 Rey de Damasco

                Caballero cruzado

                Caballero cruzado    

                Caballero cruzado

                Caballero cruzado

             Confidente de Armida

             Confidente de Armida

               General damasceno

                      El odio

          Amante del Caballero danés

              Amante de Ubaldo            

                           Soprano

                           Barítono


                               Tenor

                               Tenor

                           Barítono

                               Tenor

                           Soprano

                           Soprano

                                 Bajo

                          Contralto

                           Soprano

                           Soprano

 

La acción se desarrolla en Damasco en el año 1099, durante las cruzadas.

 

ATTO I


(La scena rappresenta una pubblica piazza della
città di Damasco, ornata da un arco di triunfo)

Scena Prima

(Armida, Fenice, Sidonia)

FENICE
In un dì trionfale, in mezzo ai piaceri,
chi può mai suscitarvi una cupa tristezza?
Gloria, grandezza, beltà e giovinezza,
ogni bene i vostri desideri appaga.

SIDONIA
Voi accendete una fiamma fatale
alla quale mai siete soggetta;
né amor osa turbare la pace
ch'è sovrana dell'anima vostra.

FENICE, SIDONIA
Qual sorte è mai più bella?
E chi può, se voi nol siete, esser felice?

FENICE
Se oggi la guerra fa temer sue rovine,
del Giordan sulla sponda arrestar si dovranno.

FENICE, SIDONIA
Le tranquille nostre arene
non han nulla da temere.

SIDONIA
L'inferno, s'occorre, per noi s'armerà,
e ben potete voi farvi obbedire.

FENICE
Ai vostri occhi il proprio incanto è bastato
a indebolire il campo di Goffredo.

FENICE, SIDONIA
I più prodi guerrieri, contro di voi indifesi,
ora sono alla vostra mercé.

ARMIDA
Del più prode di tutti io ancora non trionfo.
Rinaldo, per cui il mio odio è sì violento,
il fier Rinaldo alla mia collera sfugge.
Tutto il campo nemico da me fu sedotto,
e lui sol, sempre invitto,
si gloriò di mirarmi con occhio indifferente.
È nella dolce età in cui è facile amare...
Fallir non posso, no, senza uno scorno estremo,
'un cuor sì grande e sì superbo la conquista.

SIDONIA
Se alla vostra vittoria un prigion manca,
che importa?
Molti altri sen vedon tra le vostre catene;
e per un servo in meno
non sarà men glorioso un trionfo sì bello.

FENICE
Perché v'ostinate a pensare
a ciò che vi può dispiacere?
Più sicuro è vendicarsi
con l'oblio che col furor.

FENICE, SIDONIA
Più sicuro è vendicarsi
con l'oblio che col furor.

ARMIDA
Cento volte ha predetto l'inferno
che contro quel guerrier
saran nostre armi vane,
e ch'ei vincerà i nostri re più grandi.
Ah, quanto dolce mi sarebbe incatenarlo,
ed arrestar delle sue gesta il corso!
Quanto l'odio!
Come il suo spregio m'oltraggia!
Come fiero sarà d'evitare il servaggio
in cui ritengo così tanti eroi!
La sua importuna imago senza sosta,
mio malgrado, turba il mio riposo.
Un orribile sogno m'ispira un terrore novello
a fronte di questo funesto nemico.
Ho creduto vederlo, e ho fremuto!
Ho creduto che un colpo mortal mi infliggesse.
Al piè son caduta del crudel vincitore:
nulla ne piegava il rigore;
e per un incanto a me nuovo
mi sentivo costretta ad amarlo
nell'istante fatal che trafiggeami il cuor.

SIDONIA
E vi turba una pallida immagine
prodotta dal sonno?
Il bel dì che a voi riluce
scioglierà questa vana chimera,
così come ha annientato
le ombre della notte.

Scena Seconda

(Idraote e il suo Seguito, Armida, Fenice, Sidonia)

IDRAOTE
Armida, il sangue che a voi m'unisce alle cure
che si prendon per piacervi sensibil mi fa!
Quanto dolce m'è il vostro trionfo!
E quanto amo il brillar del bel dì che il rischiara!
Non avrei più desideri,
se uno sposo vi sceglieste.
Vedo già qui la morte minacciosa,
e ben presto l'età che mi gela
mi opprimerà col suo grave fardello.
Ora, è l'ultima gioia a cui aspiro
veder vostri imenei promettere all'impero
dei re nati da un sangue sì bello.
Morrò senza dolermi della sorte,
se mi segue sì dolce speranza
del sepolcro nell'orrida notte.

ARMIDA
La catena d'imene m'agghiaccia,
temo ancor i suoi nodi più dolci.
Come un cuor, ah, diviene infelice
quando perde la sua libertà!

IDRAOTE
Per voi, quando vi piaccia,
è armato l'inferno:
nell'arte mia voi siete più esperta di me.
Gran re ai vostri piedi
metton la lor corona;
chi vi mira un istante
è stregato per sempre.
Potete voi meglio goder tal fortuna
che con uno sposo che v'ami,
e degno sia d'essere amato?
Per voi, quando vi piaccia,
è armato l'inferno:
nell'arte mia voi siete più esperta di me.
Gran re ai vostri piedi
metton la lor corona;
chi vi mira un istante
è stregato per sempre.

ARMIDA
Contro i miei nemici a mio piacer scateno
il nero infernale impero.
L'amore mi mette in catene dei re;
di mille amanti son signora e sovrana;
ma la mia felicità maggiore
è d'esser la signora del mio cuore.

IDRAOTE
Confinate il desir vostro alla gloria crudele
dei mali prodotti dalla vostra beltà?
Non troverete mai la felicità vostra
nella gioia d'un amante fedele?

ARMIDA
Se mai un giorno legarmi dovrò,
dovete voi credere almeno
che alla gloria sol dato sarà
consegnare il mio cuore all'amore.
Per diventar mio signore
non è abbastanza essere re:
sarà il valore a farmi ravvisar
colui al quale io serberò la fé.
Il vincitor di Rinaldo, se un mai ve ne avrà,
sarà degno di me.

Scena Terza

(Idraote, Armida, Fenice, Sidonia. Popolo di Damasco)

(Il Popolo testimonia con danze e canti la propria
gioia per la vittoria riportata dalla bellezza
d'Armida sui cavalieri del campo di Goffredo)

IDRAOTE, CORO
Armida è ancora più amabile
di quanto non sia da temer.
Com'è glorioso il suo trionfo!
I sui più forti incanti son quelli dei begli occhi.
Non le serve impegnar la terribile arte
che sa far, se le piace, che s'armi l'inferno;
la sua beltà tutto possibil trova:
in catene ora gemono
i nostri più fieri nemici.
Armida è ancora più amabile
di quanto non sia da temer.
Com'è glorioso il suo trionfo!
I sui più forti incanti son quelli dei begli occhi.

IL CORO
Seguiamo Armida e cantiam la vittoria.
Pur l'universo ne echeggia la gloria.

FENICE
I nostri nemici, fiaccati e turbati,
non amplieran più di lor armi i progressi.
Oh gioia, appagate son le nostre brame,
e senza tributi di lagrime o sangue.

SIDONIA
Ardente amor, che dovunque la segue,
si allaccia ai cuor
ch'ella vuol che lui infiammi;
ei di regnar nei suoi occhi è contento,
e ancor non osa passar nel suo cuor.

IL CORO
Seguiamo Armida e cantiam la vittoria.
Pur l'universo ne echeggia la gloria.

(Si danza.)

SIDONIA, CORO
Com'è grande la dolcezza d'un trionfo,
quando a noi soli ne dobbiamo l'onor!

FENICE
Fatto armare non abbiamo i soldati;
senza di lor oggi Armida è trionfante.
Nelle sue grazie è tutto il suo potere;
nulla val più di sua giovin beltà.

SIDONIA
La bella Armida vinto ha facilmente
fieri guerrier più temuti del tuono;
ed i suoi sguardi hanno, in men d'un istante,
dettato legge ai signori del mondo.

FENICE, CORO
Com'è grande la dolcezza d'un trionfo,
quando a noi soli ne dobbiamo l'onor!

(Si danza)

(Il trionfo d'Armida è interrotto dall'arrivo
di Aronte, che era stato incaricato di scortare
i cavalieri prigionieri e che ritorna ferito,
impugnando un troncone di spada.)


Scena Quarta

(Aronte, Idraote, Armida, Fenice, Sidonia.
Popolo di Damasco)

ARONTE
Oh Cielo! Oh disgrazia crudele!
Attenta scorta ero ai vostri prigioni.
Tutto tentai per mostrarvi il mio zelo,
n'è testimone il mio sangue che scorre.

ARMIDA
Ma ove sono i miei prigioni?

ARONTE
Indomabil guerrier
li ha liberati tutti.

ARMIDA, IDRAOTE, FENICE
SIDONIA, CORO

Un sol guerrier! Che dite mai?
Ciel!

ARONTE
Dei nostri nemici è il più temibile.
I più prodi dei nostri
per lui son caduti:
nulla resister può al suo estremo valore...

ARMIDA
Oh Ciel! È Rinaldo.

ARONTE
Sì, è desso.

ARMIDA, IDRAOTE, FENICE
SIDONIA E IL CORO

Perseguiam fino alla morte
il nemico che ci offende:
che non sfugga, no,
la nostra vendetta.



ATTO II


(La scena cambia e rappresenta una campagna
ove un fiume forma un'isola amena)

Scena Prima

(Artemidoro, Rinaldo)

ARTEMIDORO
Invincibil eroe, grazie al vostro coraggio
oggi sfuggo al rigor di un funesto servaggio.
Dopo un sì generoso aiuto,
posso sottrarmi dal seguirvi per sempre?

RINALDO
Andate, andate, occupate il mio posto
nei luoghi da cui la sfortuna mi caccia.
Il fier Gernando a punir m'ha costretto
la sua temeraria audacia:
d'indegna prigion mi minaccia Goffredo
e dal campo mi forza a bandirmi.
A fatica ne resto lontano.
Felice, se le mie gesta consacrare potessi
a liberar la Città santa
che sotto dure leggi geme!
Seguite i guerrier che un bello zelo
adopra a segnalar per lor valore e fede:
cercate una gloria immortale.
Nell'esilio coinvolger non voglio che me.

ARTEMIDORO
Che mai si può tentar senza di voi?
Colui che vi bandisce evitar non potrà
di augurarsi il vostro ritorno.
S'è d'uopo ch'io vi lasci,
almen posso sapere
quai luoghi eleggerete per soggiorno?

RINALDO
Importuno è il riposo per me,
sol la gloria ha per me delle grazie:
i miei passi rivolger non voglio
se non dove giustizia e innocenza
del soccorso mio avranno bisogno.

ARTEMIDORO
Fuggite i luoghi ove regna Armida,
se cercate di viver felice;
anche per il più intrepido cuore
ella serba temibili incanti.
Ella è una nemica implacabile,
evitate le sue attenzioni.
Possa il cielo, ai miei voti secondo,
ripararvi dalle sue malie!

RINALDO
Per una fortunata indifferenza
senza sforzo al suo potere il mio cuor s'è sottratto;
la vidi soltanto con sguardo curioso.
È forse più arduo evitar sua vendetta
che sfuggire al poter dei suoi occhi?
Amo la libertà; nulla ancor m'ha potuto
forzar, fino ad oggi, a legarmi.
Se ignorare si posson le grazie d'amore,
quali incanti si posson temer?

(Escono.)

Scena Seconda

(Armida, Idraote)

IDRAOTE
Qui c'arrestiam: è in questo luogo fatale
che il furor che ci muove
comanda all'impero infernale
di guidare la nostra vittima.

ARMIDA
Come tarda oggi l'inferno
a seguir le nostre leggi!

IDRAOTE
Per compiere l'incanto
unir dobbiam le voci.

ARMIDA, IDRAOTE
Spirti dell'odio e dell'ira,
demoni, a noi obbedite.
Consegnate alla collera nostra
il nemico che ci osa oltraggiar.
Spirti dell'odio e dell'ira,
demoni, a noi obbedite.

ARMIDA
Nascondetevi, demoni orribili,
sotto ad una gradevole immagine:
questo fiero coraggio ammaliateci,
con i fascini vostri più amabili.

ARMIDA, IDRAOTE
Spirti dell'odio e dell'ira,
demoni, a noi obbedite.
Consegnate alla collera nostra
il nemico che ci osa oltraggiar.
Spirti dell'odio e dell'ira,
demoni, a noi obbedite.

(Armida scorge Rinaldo che s'appressa
alle rive del fiume.)


ARMIDA
Nel tranello fatal cade il nostro nemico.

IDRAOTE
Nel vicino boschetto
s'ascondono i nostri soldati;
su Rinaldo tutti devon piombare.

ARMIDA
Questa vittima è mia
lasciate ch'io l'immoli,
lasciate a me il piacere
di veder questo cuore superbo
dei miei colpi spirar.

(Idraote e Armida si ritirano. Rinaldo s'arresta a
contemplare le rive del fiume, e lascia parte delle
sue armi per prendere il fresco.)

Scena Terza

RINALDO
(solo)
Più osservo questi luoghi e più li ammiro.
Il fiume scorre con lentezza,
e sen va con rimpianto da un sì dolce soggiorno.
I più soavi fiori e lo zefiro più dolce
profuman l'aria che si spira.
Lasciar non posso, no, sì belle rive.
Un suono armonioso
s'unisce al mormorio dell'acque.
Gli uccelli incantati si taccion per udirlo.
A stento m'oppongo alle dolcezze del sonno.
Questo prato, quest'ombra fresca,
tutto m'invita a riposar sotto le folte fronde.

(S'addormenta su un prato in riva al fiume.)

Scena Quarta

(Rinaldo addormentato, una Naiade che esce
dal fiume. Schiera di Ninfe, di Pastori e di Pastorelle)

LA NAIADE, DUE CORIFEE
Nell'età lieta in cui si sa piacere,
quant'è dolce teneramente amar!
Perché cercar tra i perigli con zelo
d'un vano onor l'immaginario lustro?
Vale forse un'ingannevol chimera
che si lasci un incantevole bene?
Nell'età lieta in cui si sa piacere,
quant'è dolce teneramente amar!

IL CORO
Ah, che errore, che follia
non gioire della vita!
Sol pei giochi e per gli amori,
son da vivere i bei giorni.

(I Demoni, in sembianze di Ninfe, Pastori e
Pastorelle, incantano Rinaldo e l'incatenano
nel sonno con ghirlande di fiori.)

(Si danza.)

UNA PASTORELLA
Stupirebbe di men se la nuova stagione
senza recar né zefiri né fiori ritornasse,
che veder la stagione più bella dei nostr'anni
senza piaceri e senza amori.
Lasciam al dolce amor la giovinezza.
La saggezza ha il suo tempo,
che vien fin troppo presto.
Essere saggi non vuol dire,
esser più saggi del dovuto.
Lasciam al dolce amor la giovinezza.
La saggezza ha il suo tempo, che vien fin
troppo presto.

(La scena di cori e danze continua.)

IL CORO
Ah, che errore, che follia
non gioire della vita!
Sol pei giochi e per gli amori,
son da vivere i bei giorni.

Scena Quinta

(Armida, Rinaldo addormentato)

ARMIDA
(con un pugnale in mano)
Alfin, egli è in mio potere,
il fatale nemico, il vincitor superbo.
L'incanto del sonno
l'offre alla mia vendetta.
Trafigger voglio il suo invincibil cuore.
Grazie a lui i miei prigioni
più non sono in servaggio.
Ch'ei provi allor tutto lo sdegno mio...

(Armida fa per colpire Rinaldo, ma non può
attuare il disegno che ha di togliergli la vita.)

Qual sgomento m'assale?
Chi esitar mi fa?
Cosa mai in favor suo mi vuol dir la pietà?
Si colpisca... Ciel! Chi mai può fermarmi?
Avanti... Io fremo! Sù, vendetta... Sospiro!
È così che oggi devo vendicarmi?
La mia collera scema quando a lui m'avvicino.
Più lo vedo, più il mio furore è vano;
si rifiuta al mio odio la tremante mia mano.
Ah, che crudeltà rapirgli il giorno!
Al mondo tutto cede al giovanetto eroe.
Chi crederebbe che fosse nato solo per la guerra?
Per l'amor sembra essere fatto.
Vendicarmi non posso senza ch'egli perisca?
He! Non basterebbe che lo punisse amor?
Giacché non trovò i miei occhi affascinanti,
che almeno m'ami per i miei incanti;
che io, se mai è possibil, possa odiarlo.
Venite, esaudite i miei desideri,
trasformatevi, Demoni, in dolcissimi Zefiri.
Al vincitor io cedo, m'ha vinto pietà;
la mia onta celate e la viltà
nei deserti più remoti:
volate, e ci guidate in capo all'universo.

(I Demoni, trasformati in Zefiri,
portano via Rinaldo ed Armida.)




ATTO III


(La scena cambia e rappresenta un deserto)

Scena Prima

ARMIDA
(sola)
Ah, se la libertà mi dev'esser rapita,
devi esser proprio tu il mio vincitore?
Funesto nemico della gioia di mia vita,
è ver che mio malgrado
tu regni nel mio cuore?
Il desio mio più caro fu quello di tua morte.
Come hai tu cangiato in languor la mia ira?
Da mille amanti ero invan corteggiata:
nessun di lor mai piegò il mio rigore.
Si può allor che Rinaldo
tenga Armida asservita?
Ah, se la libertà mi dev'esser rapita,
devi esser proprio tu il mio vincitore?
Funesto nemico della gioia di mia vita,
è ver che mio malgrado
tu regni nel mio cuore?

Scena Seconda

(Armida, Fenice, Sidonia)

FENICE
Che non può l'arte vostra?
È la sua forza estrema.
Qual prodigio! Oh cambiamento!
Rinaldo, un dì sì fiero, v'ama;
giammai s'è amato sì teneramente.

SIDONIA
Mostratevi ai suoi occhi, mirate anche voi
stessa
del vostro incanto il prodigioso effetto.

ARMIDA
L'inferno ancor non ha appagato
la mia brama;
mi deve un nuovo incanto
assicurare la vendetta.

SIDONIA
In lidi lontani
dalle umane dimore,
chi di man vi può strappare
un nemico che v'adora?
Rinaldo incantate, che mai temete ancora?

ARMIDA
Ahimè, è il mio cuor che temo.
Vostra amistà alla mia sorte s'interessa:
v'ho fatto con me condurre in questi luoghi.
Al resto dei mortali la mia viltà nascondo,
soltanto ai vostri occhi ne voglio arrossir.
Dai miei sguardi più dolci
si seppe Rinaldo guardare;
quel cuor fiero alla resa obbligare non seppi;
e malgrado le mie cure, ei mi sfuggì.
Fingendosi scorno,
l'amor di sorpresa mi colse,
quando meno men guardavo.
Più m'amerà Rinaldo
e men sarò tranquilla;
ho risolto di odiarlo.
Nulla ho tentato mai di sì difficile;
temo che per forzar il mio cuor a obbedirmi
non sarà inutil tutta l'arte mia.

FENICE
Quanto bella e ammirata sarebbe vostr'arte,
se sapesse allontanar gli affanni della vita!
Felice chi può essere certo
di disporre a piacer del suo cuore!
È un segreto ben degno d'invidia,
ma è tra tutti i segreti il più ignoto.

SIDONIA
L'odio è orribile e barbaro;
l'amore costringe i cuor che conquista
a soffrire dolori tremendi.
Se il vostro destino è in vostro potere,
fate scelta dell'indifferenza:
assicura una quiete felice.

ARMIDA
No, no, non mi è più possibile
passar dal mio affanno alla serenità.
Il mio cuor non si può più calmare.
Troppo m'oltraggia Rinaldo,
e troppo amar si fa.
Necessaria è per me ormai la scelta
di odiarlo o d'amarlo.

FENICE
Odiar questo eroe non avete potuto,
quando il più terribil era
tra i vostri nemici.
Or vi ama, l'amor l'incatena.
Nutrir sapreste meglio l'odio vostro
contro un sì dolce e sottomesso amante?

ARMIDA
Ei m'ama? Ma di che amore! L'onta mia
s'accresce.
Così devo essere amata?
Posso esserne lieta?
È un vano trionfo, un bene fasullo.
Ahimè, quant'è il suo amor dal mio diverso!
Per accender la sua fiamma
son ricorsa all'inferno;
sol lo sforzo dell'arte ha poter sul suo cuore,
nulla può la mia tenue beltà.
Per proprio merto la mia vendetta ei sospende;
senza aiuto, né sforzo,
perfin senza che il sappia,
incatena il mio cuor con troppo dolci catene.
Ahimè, quant'è il mio amor dal suo diverso!
Qual vendetta pretendere posso,
se lo voglio amar per sempre?
Ceder dunque senza nulla tentare?
No, no, devo l'Odio in mio aiuto chiamare.
L'orror di questi luoghi solitari
per la mia arte si raddoppierà.
Dai miei orrendi misteri
il vostro sguardo sviate
e a Rinaldo in specie di turbarmi impedite.

Scena Terza

ARMIDA
(sola)
Venite, venite, Odio implacabile,
uscite dall'orrido baratro
ove un eterno orror fate regnar.
Venite, venite, Odio implacabile,
uscite dall'orrido baratro,
dall'amor mi salvate, nulla è così temibile.
Contro un nemico troppo amabile,
rendetemi il mio sdegno,
riaccendete il mio furor.
Venite, venite, Odio implacabile!

(L'Odio esce degl'inferi con il suo Seguito.)

Scena Quarta

(Armida, l'Odio e il suo Seguito)

L'ODIO
Ai tui voti rispondo, udir la tua voce
s'è fatta fin nel fondo dell'inferno.
Per te, contro Amore, tutto vado a intentare;
se davvero difender ci si vuol da lui,
evitare si posson le sue indegne catene.
Più si conosce Amor, e più lo si detesta,
distruggiamo il suo poter funesto.
Rompiamo i suoi nodi, stracciam la sua benda,
bruciamo i suoi dardi, spegniam la sua face.

L'ODIO, IL SUO SEGUITO
Più si conosce Amor, e più lo si detesta,
distruggiamo il suo poter funesto.
Rompiamo i suoi nodi, stracciam la sua benda,
bruciamo i suoi dardi, spegniam la sua face.

(Si danza)

(Il Seguito dell'Odio inizia l'incantesimo
che deve distruggere il potere d'Amore.)

L'ODIO
Amor, esci per sempre,
esci da un cuor che ti scaccia,
lascia ch'io regni al tuo posto.
Fa troppo s’offrir la tua legge;
no, l'inferno tutto nulla ha di più crudel di te.

IL CORO
Amor, esci per sempre,
esci da un cuor che ti scaccia,
che l'Odio regni al tuo posto.
Fa troppo s’offrir la tua legge;
no, l'inferno tutto nulla ha di più crudel di te.

(Si danza)

(Il Seguito dell'Odio manifesta
di esser pronto a trionfare dell'Amore.)

L'ODIO
Esci dal sen d'Armida, Amor,
rompi i tuoi lacci.

ARMIDA
T'arresta, t'arresta, Odio pauroso!
Lasciami a un vincitor sì bello soggetta,
lasciami, rinuncio al tuo orribile aiuto.

L'ODIO E IL SUO SEGUITO
Esci dal sen d'Armida, Amor,
rompi i tuoi lacci.

ARMIDA
No, non terminar, no, possibile non è
levarmi l'amor senza strapparmi il cuor.

L'ODIO
Il mio soccorso tu implori
sol per disprezzare il mio potere?
Segui Amor, giacché tu lo vuoi,
o sventurata Armida,
segui Amor che ti guida
verso un orrido abisso.

IL CORO
Segui Amor, giacché tu lo vuoi,
o sventurata Armida,
segui Amor che ti guida
verso un orrido abisso.

L'ODIO
In questi remoti lidi invano celi
l'eroe che troppo ha toccato il cuor tuo:
la gloria, alla quale lo strappi,
ben presto te lo strapperà.
Malgrado le tue cure e i tuoi pianti,
sfuggire lo vedrai ai tuoi incanti.

IL CORO
Segui Amor, giacché tu lo vuoi,
o sventurata Armida,
segui Amor che ti guida
verso un orrido abisso.

L'ODIO
Forse un giorno ancor mi chiamerai,
ma ogni tua attesa sarà vana:
oggi ti lascio per non tornar mai più.
Pena più dura infliggerti non posso
che abbandonarti per sempre all'Amor.

IL CORO
Segui Amor, giacché tu lo vuoi,
o sventurata Armida,
segui Amor che ti guida
verso un orrido abisso.

(L'Odio e il suo Seguito s'inabissano.)

Scena Quinta

ARMIDA
(sola)
Oh Cielo! Che orribil minaccia!
Fremo, tutto il sangue s'agghiaccia.
Amor, possente Amore,
vieni, calma il mio spavento,
e abbi pietà d'un cuor che s'abbandona a te.

(Esce.)



ATTO IV


Scena Prima

(Ubaldo e il Cavalier Danese)

(Ubaldo porta uno scudo di diamante e tiene uno

scettro d'oro donatigli da un mago per dissolvere
gl'incantesimi d'Armida e per liberare Rinaldo. Il
Cavalier Danese porta una spada che dovrà presentare
a Rinaldo. Un vapore si leva e si diffonde nel deserto
già apparso nel Atto III. Compaiono dei mostri.)

UBALDO, IL CAVALIER DANESE
Dappertutto troviam solo baratri aperti.
Armida ha in questi luoghi trasportato l'inferno.
Ah, che oggetti orribili!
Che mostri terribili!

(Il Cavalier Danese attacca i mostri; Ubaldo
lo trattiene, e dice, mostrandogli lo scettro d'oro
che porta)

UBALDO
Colui che qui c'invia il periglio ha previsto,
e ci ha insegnato come liberarcene.
Né Armida né i suoi incanti temiamo:
con quest'aiuto, più potente dell'armi,
ne saremo facilmente protetti.
Mostri, il passaggio a noi libero lasciate,
e a celar andate la vostra rabbia vana
nei baratri profondi dai quali siete usciti.

(I mostri si ritirano, e il vapore si dissolve; il deserto
scompare e si cambia in un'amena campagna.)

IL CAVALIER DANESE
Andiamo a cercare Rinaldo;
il Ciel ci favorisce
nella nostra penosa missione.
Ciò che lusingar può le brame nostre,
tenterà di sorprenderci a sua volta:
è ormai dall'incanto dei piaceri
che difenderci dovremo.

UBALDO, IL CAVALIER DANESE
Raddoppiam le nostre cure, ci guardiam
dai pericoli attraenti:
gli incantesimi più dolci,
quelli sono i più temibili.

UBALDO
Di qui si scorge il soggiorno incantato
d'Armida e dell'eroe ch'ella ama.
In quel palazzo Rinaldo è trattenuto
da un fatale e fortissimo incanto.
Là questo vincitor sì fiero e temuto,
dimentico di tutto e di se stesso,
è ridotto a languire indegnamente
in molle ozio.

IL CAVALIER DANESE
S'interessa invan l'inferno tutto
all'amore che un sì glorioso cuor seduce:
se sopra questo scudo Rinaldo volge gli occhi,
della sua debolezza arrossirà,
e da questi luoghi a partirsi l'indurremo.

Scena Seconda

(Ubaldo, il Cavalier Danese)

(Un Demone sotto l'aspetto di Lucinda, fanciulla

danese amata dal Cavalier Danese. Demoni
trasformati in Abitanti dell'isola che Armida ha
scelto per trattenervi Rinaldo incantato. Inizia la
scena di cori e danze.)

LUCINDA
Ecco il delizioso ritiro
della felicità perfetta;
ecco il lieto soggiorno
dei giochi e dell'amor.

IL CORO
Ecco il delizioso ritiro
della felicità perfetta;
ecco il lieto soggiorno
dei giochi e dell'amor.

(Si danza)

UBALDO
(al Cavalier Danese)
Andiam, chi vi trattiene ancora?
Andiam, troppo ci siam fermati.

IL CAVALIER DANESE
Vedo la bellezza che adoro,
è lei, dubitarne non posso.

LUCINDA
In questi luoghi mai la nostra attesa è vana.
Il bene che cerchiamo a noi si viene a offrire,
e avendolo trovato senza stenti,
non lo troviam per questo meno dolce.

IL CORO
In questi luoghi mai la nostra attesa è vana.
Il bene che cerchiamo a noi si viene a offrire,
e avendolo trovato senza stenti,
non lo troviam per questo meno dolce.
Ecco il delizioso ritiro
della felicità perfetta;
ecco il lieto soggiorno
dei giochi e dell'amor.

LUCINDA
(parlando al Cavalier Danese)
Rivedo, alfin, l'amante
per cui il mio cuor sospira,
il ben ritrovo che tanto ho anelato.

IL CAVALIER DANESE
Veder qui posso la bellezza
che m'ha sottomesso al suo impero?

UBALDO
No, altro non è che un incanto fallace
dal qual dovete guardavi il cuor.

IL CAVALIER DANESE
Sì lungi dalle gelide rive ove nasceste
chi può presentarvi ai miei occhi?

LUCINDA
Per magica potenza
Armida in questi ameni luoghi m'ha condotta;
nella dolce speranza vivevo
d'incontrar presto ciò che più amo.

UBALDO
Fuggite, fatevi violenza.

LUCINDA
I dolci piaceri godiam
che ai nostri cuor fedeli
in sì felice dimora l'amore ha preparato.
Il dovere, con leggi crudeli,
ci ha fin troppo separati.

UBALDO
Fuggite, fatevi violenza.

IL CAVALIER DANESE
Amor non mel permette:
contro grazie sì belle
il mio cuor non ha difese.

UBALDO
È questa la fermezza
di cui tanto vi siete vantato?

LUCINDA, IL CAVALIER DANESE
Godiam della somma fortuna
di amare e d'esser riamati.
He, quale altro ben può mai valere
il piacer di mirare chi s'ama?
He, quale altro ben può mai valere
il piacer di mirarvi?

UBALDO
Della potenza infernale a dispetto
e di voi stesso, disingannar vi devo.
Dissolvere può quest'aureo scettro
un sì fatale errore.

(Ubaldo tocca Lucinda con lo scettro
d'oro e Lucinda subito scompare.)

Scena Terza

(Il Cavalier Danese, Ubaldo)

IL CAVALIER DANESE
Per ogni dove invano giro gl'occhi;
questa beltà sì cara più non vedo.
Ai miei sguardi sen fugge
come vapor leggero.

UBALDO
Quel che d'incantevole ha l'amore
non è che un'illusion che altro non lascia
che un'eterna vergogna.
Quel che d'incantevole ha l'amore
non è che un incantesimo funesto.

IL CAVALIER DANESE
Il pericolo vedo a cui s'espone
un cuor che non fugge un sì possente incanto.
Felice voi, se dalle debolezze
che amor procura rimanete immune!

UBALDO
No, il mio cuor fino ad oggi
non ho tenuto in salvo;
dolce m'era vivere accanto a colei che amo.
Ma se la gloria di seguirla comanda,
lasciar gemere si deve l'amor.
Dagli incanti più forti la ragione mi affranca.
Nulla ci deve qui ancor trattenere;
approfittiam dei consigli elargiti.

Scena Quarta

(Un Demone sotto l'aspetto di Melissa, fanciulla
italiana amata da Ubaldo. Il Cavalier Danese, Ubaldo)

MELISSA
Donde vien che vi sviate
da quest'acque e quest'ombra?
Un dolce riposo godete,
fortunati stranieri;
qui riposatevi da un faticoso viaggio.
Un sorte benigna a gioire vi invita
dei beni a cui siam destinati.

UBALDO
Siete voi, bella Melissa?

MELISSA
Siete voi, amante caro?
Siete voi quel ch'io veggo?

UBALDO, MELISSA
(insieme)
Prestar fede non oso ai miei occhi.
È possibil che amore quaggiù ci riunisca?

MELISSA
Siete voi, amante caro?
Siete voi quel ch'io veggo?

UBALDO
Siete voi, bella Melissa?

IL CAVALIER DANESE
No, altro non è che un incanto fallace
dal qual dovete guardavi il cuor.
Fuggite, fatevi violenza.

MELISSA
Ancor mi si deve strappare l'amante?
Dovrem vederci un solo istante,
dopo una tanto lunga assenza?
Permetter non posso che andiate;
già troppo ho sofferto un sì crudo tormento,
e se ricominciasse morirei.

UBALDO, MELISSA
(insieme)
Dovrem vederci un solo istante,
dopo una tanto lunga assenza?

IL CAVALIER DANESE
È questa la fermezza
di cui tanto vi siete vantato?
Dal vostro errore uscite, la ragione vi chiama.

UBALDO
Ah, quant'è crudele la ragione!
Se pur m'inganno, perché avvertirmi?
Quanto bello mi appare il mio errore!
E quanto sarei felice di non uscirne mai!

IL CAVALIER DANESE
Malgrado voi,
di liberarvene avrò cura.

(Il Cavalier Danese toglie lo scettro d'oro dalle
mani d'Ubaldo, ne tocca Melissa e la fa scomparire.)

UBALDO
Che ne è di colei per cui ardo?
Melissa ad un tratto scompare!
Ciel! Deve forse un vano fantasma
con tanta forza turbare il mio cuor?

IL CAVALIER DANESE
Quel che d'incantevole ha l'amore
non è che un'illusion che altro non lascia
che un'eterna vergogna.

UBALDO, IL CAVALIER DANESE
Quel che d'incantevole ha l'amore
non è che un incantesimo funesto.

UBALDO
Da nuovi errori badiamo a difenderci,
evitiam le lusinghe ingannevoli.
Non lasciam più il cammino da fare
per raggiungere questo palazzo.

UBALDO, IL CAVALIER DANESE
Fuggiam le dolcezze insidiose
delle illusioni amorose:
se si seguon, ci si perde.
Beato chi non ne è sedotto!



ATTO V


(La scena cambia e rappresenta
il palazzo incantato d'Armida)

Scena Prima

Rinaldo, Armida.

RINALDO
(senz'armi e ornato di ghirlande di fiori)
Armida, voi m'abbandonate!

ARMIDA
Ho bisogno degl'inferi,
e vado a consultarli;
la mia arte vuole ch'io sia sola.
L'amor che ho per voi causa l'apprensione
che agita il mio cuore.

RINALDO
Armida, voi m'abbandonate!

ARMIDA
Mirate in quai luoghi vi lascio.

RINALDO
Poss'io mirar altro dalla vostra beltà?

ARMIDA
Devoti vi seguiranno i Piaceri.

RINALDO
E v'è piacer, ove non siete voi?

ARMIDA
Un nero presagio mi turba e mi tormenta,
un mal m'annuncia che voglio prevenire;
e più la felicità nostra m'incanta,
più temo di vederla finire.

RINALDO
Da un sì vano terror colpita esser potete,
voi che fate tremar i tenebrosi abissi?

ARMIDA
Voi m'insegnate a conoscer l'amore;
l'amor m'insegna a conoscer la paura.
Prima d'amarmi bruciavate per la gloria,
la cercavate ovunque con ardor senza eguali:
la gloria è una rivale
che sempre mi farà stare in allarme.

RINALDO
Com'ero insensato a credere
che il vano allor della vittoria
di tutti i beni fosse il più prezioso!
Tutto lo splendor di cui brilla la gloria
degli occhi vostri vale un solo sguardo?
V'è forse un ben più fascinoso e raro
di quel col quale amor la mia speranza appaga?

ARMIDA
La severa ragione e il barbaro dovere
sugli eroi han fin troppo potere.

RINALDO
Più la ragion m'illumina, più sono amante.
Amarvi, bella Armida, è il mio primo dovere.
Piacervi sarà la mia gloria,
mirarvi la felicità.

ARMIDA
A quali leggi amabili l'anima mia soggiace!

RINALDO
Com'è dolce veder che spartite il mio languor!

ARMIDA
Com'è dolce asservire un sì illustre vincitor!

RINALDO
Degne d'invidia son le mie catene!

RINALDO, ARMIDA
Amiamoci, tutto ci invita.
Ah, se sì crudele mai foste
da togliermi il vostro cuor,
mi togliereste la vita.

No, meglio è perdere la vita
ch'estinguer la mia fiamma.
No, nulla può cangiarmi il cuor.
No, meglio è perdere la vita
che sciogliermi da un amore sì bello.

ARMIDA
Testimoni del nostro estremo amore,
voi, che in tal felice soggiorno le mie leggi seguite,
con lieti giochi, fino al mio ritorno,
l'eroe che amo intrattenete.

Scena Seconda

(Rinaldo, i Piaceri, Innamorati fortunati e Innamorate
felici che con danze e canti tentano d'intrattenere
piacevolmente Rinaldo durante l'assenza d'Armida.
Si danza)

UN PIACERE, I CORI
I Piaceri hanno scelto per asilo
questo ameno e tranquillo soggiorno.
Che incantevoli luoghi
per gli amanti felici!

(Si danza.)

È l'amor che ritiene in sue catene
mille uccelli che s'odon
notte e dì nei nostri boschi.
Se l'amor non causasse che pene,
gl'innamorati uccelli non canterebbero tanto.

(Si danza.)

Cuori giovani, tutto vi è favorevole,
profittate d'una gioia non durevole.
Nell'inverno degl'anni, l'amor più non regna;
i bei dì che si perdon
son perduti per sempre.

(Si danza.)

RINALDO
Andate, allontanatevi da me,
dolci Piaceri, attendete che Armida vi guidi.
Senza la beltà che mi soggioga,
nulla mi piace e tutto accresce la mia pena.
Andate, allontanatevi da me,
dolci Piaceri, attendete che Armida vi guidi.

(I Piaceri, gli Innamorati fortunati e
le Innamorate felici si ritirano.)

Scena Terza

(Rinaldo, Ubaldo, il Cavalier Danese)

UBALDO
È solo; approfittiam di un momento sì prezioso.

(Ubaldo presenta lo scudo di
diamante agli occhi di Rinaldo.)

RINALDO
Che vedo! Quale splendor m'offende gl'occhi?

UBALDO
Il Cielo vuol farvi conoscere
l'error che vi ha sedotto i sensi.

RINALDO
Oh Ciel, che vergogna apparire
nell'indegno stato in cui sono!

UBALDO
Il nostro general vi richiama.
La vittoria vi serba una palma immortale.
Tutto s'affretta per il vostro ritorno.
Dai più diversi climi,
ognun corre alla guerra.
Rinaldo solo, al confin della terra,
ascoso in incantevole soggiorno,
vuol seguire un vergognoso amore?

RINALDO
Vani ornamenti di un'indegna mollezza,
più non m'offrite i vostri frivoli incanti.
Resti indegni della mia debolezza,
andate, abbandonatemi per sempre.

(Rinaldo strappa le ghirlande di fiori di cui è ornato.
Riceve lo scudo di diamante che gli porge Ubaldo e
una spada presentatagli dal Cavalier Danese)

IL CAVALIER DANESE
Sottraetevi ai pianti d'Armida,
il sol periglio da cui vostr'alma intrepida
proteggere si deve.
In questi luoghi d'incanto
regna la voluttà:
per uscirne non è mai troppo presto.

RINALDO, UBALDO
IL CAVALIER DANESE
Andiam, la partenza affrettiamo.

Scena Quarta

(Armida, Rinaldo, Ubaldo, il Cavalier Danese)

ARMIDA
(seguendo Rinaldo)
Rinaldo, Cielo! Oh pena mortale!
Voi partite, Rinaldo! Partite!
Demoni, i suoi passi seguite,
volate e fermatelo.
Tutto mi tradisce, ahimè,
e il mio potere è vano!
Rinaldo, Cielo! Oh pena mortale!
Le mia grida non sono ascoltate!
Voi partite, Rinaldo! Partite!

(Rinaldo si ferma ad ascoltare Armida
che continua a parlargli.)

Se non vi vedo più, credete voi ch'io viva?
Meritare ho potuto un sì crudo tormento?
Se non come amante, come nemica almeno
prigioniera con voi portate Armida.
Andrò per le battaglie ad offrirmi
ai colpi destinati a voi:
Rinaldo, se potrò seguirvi,
dolce mi parrà la più orribile sorte.

RINALDO
Armida, tempo è ormai ch'io fugga
l'incantevol periglio che nel mirarvi trovo.
La gloria vuol che vi lasci,
ed impone all'amor di cedere al dovere.
Se voi soffrite, credete almen
che con rimpianto dai vostri occhi m'allontano.
Per sempre regnerete nel ricordo;
dopo la gloria sarete
ciò che amerò di più.

ARMIDA
No, dell'amor tu non hai mai sentito l'incanto.
Tu gioisci a causare funesti dolori.
Mi odi sospirar, il pianto scorrer vedi,
ma né un sospir, né una lagrima mi rendi.
Con i più dolci lacci invano ti scongiuro;
un dover fiero segui,
e vuoi che ci separi.
No, il cuor tuo non ha nulla d'umano,
è men barbaro il cuor d'una tigre.
Se tu parti morrò, dubitarne non puoi.
Senza te, ingrato, viver non posso.
Ma alla mia morte, non pensar d'evitare
che l'ostinata mia ombra ti segua:
armarsi la vedrai contro il tuo cuore infido.
Inflessibile la troverai
come tu lo sei stato per me.
E il suo furor, s'è possibile mai,
eguaglierà l'amor del qual bruciai per te...
La luce, ah, m'è rapita!
Barbaro, sei contento?
Tu gioisci partendo
del piacer di levarmi la vita.

(Armida cade svenuta.)

RINALDO
Troppo infelice Armida, ahimè!
Quant'è penoso il tuo destino!

UBALDO, IL CAVALIER DANESE
Dobbiam partir, muovete il passo.
Da voi la gloria attende un cuore irremovibile.

RINALDO
No, non comanda la gloria
che un gran cuore sia impietoso.

UBALDO, IL CAVALIER DANESE
(conducendo via Rinaldo suo malgrado)
Bisogna strapparvi alle grazie insidiose
d'un tanto amabile oggetto.

RINALDO
Troppo infelice Armida, ahimè!
Quant'è penoso il tuo destino!

(Escono.)

Scena Ultima

ARMIDA
(sola)
Il perfido Rinaldo m'abbandona;
e benché perfido sia, vile il mio cuor lo segue.
Moribonda mi lascia, ei vuol ch'io muoia.
A fatica rivedo il chiaror della luce;
l'orror della notte eterna
cede all'orrore del supplizio mio.
Il perfido Rinaldo m'abbandona;
e benché perfido sia, vile il mio cuor lo segue.
Quando era in mio potere il barbaro,
perché non diedi retta all'Odio e alla Vendetta!
Perché non ho seguito i loro slanci!
Mi sfugge, sen va, sta per lasciar questi lidi;
l'inferno egli sfida e l'ira mia;
già è presso alla riva.
Per trascinarmi ogni mio sforzo è vano.
Traditor, attendi... Lo tengo... Lo tengo,
il suo perfido cuore...
Ah, al mio furor lo immolo...
Che dico? Ove son?
Oh, Armida sventurata,
dove ti porta un cieco errore!
Sol mi resta di vendetta la brama.
Fuggite, Piaceri, e le grazie perdete.
Voi, Demoni, il palazzo abbattete.
Partiam; e, s'è possibil, l'amor mio funesto
rimanga sepolto per sempre in questi luoghi.

(I Demoni distruggono il palazzo incantato.
Armida parte su di un carro volante.)



ACTO I


(La escena representa una plaza pública de
Damasco, adornada con un arco de triunfo)

Escena Primera

(Armida, Fenice, Sidonia)

FENICE
En un día triunfal, en el medio de los festejos
¿qué puede causarte una tristeza tan profunda?
Gloria, grandeza, belleza y juventud,
todo lo que deseas se hace realidad.

SIDONIA
Tú enciendes una llama fatal
a la que nunca estuviste sometida;
ni el amor se atreve a perturbar la paz
que gobierna tu alma.

FENICE, SIDONIA
¿Qué suerte hay mejor que la tuya?
Y si tú no puedes, ¿quién podría ser feliz?

FENICE
Si hoy la guerra hace temer su destrucción,
a orillas del Jordán debemos detenerlos.

FENICE Y SIDONIA
Nuestras pacíficas playas
no tienen nada que temer.

SIDONIA
El infierno nos apoya y por nosotros se armará,
pues tú puedes hacerte obedecer por él.

FENICE
El solo hechizo de tus ojos ha sido suficiente
para debilitar las huestes de Godofredo.

FENICE, SIDONIA
El más valiente guerrero ante ti está indefenso
y ahora ellos están a tu merced.

ARMIDA
Sobre el más valiente de todos ellos
aún no he triunfado; Rinaldo, a quien odio violentamente,
el feroz Rinaldo evade mi furia...
A todo el campo enemigo he seducido
y solamente él, siempre invicto,
se dignó mirarme con ojos indiferentes.
Está en la dulce edad en que es fácil amar...
No puedo fallar, no, sin una ayuda extrema,
en la conquista de ese corazón grande y soberbio.

SIDONIA
Si a tu victoria le falta un prisionero,
¿eso qué importa?
Muchos otros están atados por tus cadenas;
y por un esclavo menos
no será menos glorioso un triunfo tan hermoso.

FENICE
¿Por qué te obstinas en pensar
en aquello que te disgusta?
Más seguro es tomar venganza
con el olvido que con el furor.

FENICE, SIDONIA
Más seguro es tomar venganza
con el olvido que con el furor.

ARMIDA
Cien veces ha predicho el infierno
que contra ese guerrero
serán vanas nuestras armas,
que él vencerá a nuestros reyes más poderosos.
¡Ah, qué dulce sería encadenarlo
y detener el curso de su gloriosa gesta!
¡Cuánto le odio!
¡Cómo me ultraja su desdén!
¡Con qué orgullo evita la esclavitud
a la que he sometido a tantos otros héroes!
Su inoportuna imagen, a pesar mío,
sin tregua turba mi paz.
Un sueño horrible me inspira un nuevo terror
frente a este enemigo mortal.
¡He creído verlo y he temblado!
Me pareció que un golpe mortal me inflingía
y a los pies del cruel vencedor yo caía.
Nada aplacaba su rigor
y por un encantamiento nuevo para mí
me sentía obligada a amarlo en el mismo
momento fatal en que me atravesaba el corazón.

SIDONIA
¿Y sólo una pálida ilusión
producto de un sueño, te perturba?
El bello día que para ti brilla
disipará esa vana quimera,
así como ha disipado
las sombras de la noche.

Escena Segunda

(Idraote y su séquito, Armida, Fenice y Sidonia)

IDRAOTE
¡Armida, la sangre que a ti me une y el afecto
que te tengo me hace sensible a tus deseos!
¡Qué alegría me produce tu triunfo!
¡Y cuánto amo el brillo del bello día que empieza!
No tengo otro deseo
que el de que escojas un esposo.
Veo que ya la muerte me acecha,
pues la edad que avanza rápidamente
me oprime con su pesada carga.
Ahora, la última alegría a la que aspiro
es verte prometida en casamiento
con un rey nacido de buena cuna.
Moriré sin pesarme la suerte,
si me acompaña tan dulce circunstancia
a la hórrida noche del sepulcro.

ARMIDA
La cárcel que significa el casamiento me paraliza,
pues temo sus dulces lazos.
¡Ah, cómo se vuelve infeliz un corazón,
cuando pierde su libertad!

IDRAOTE
Para ti, para lo que gustes,
el infierno está dispuesto:
en las artes mágicas tú eres más hábil que yo.
Los grandes reyes a tus pies
han puesto sus coronas;
y quién te mira un momento
queda hechizado para siempre.
¿Puedes disfrutar de mayor fortuna
que la de tener un esposo que te ama,
y digno de ser amado?
Para ti, para lo que gustes,
el infierno está dispuesto:
en las artes mágicas tú eres más hábil que yo.
Los grandes reyes a tus pies
han puesto sus coronas;
y quién te mira un momento
queda hechizado para siempre.

ARMIDA
Contra mis enemigos con placer instigo
el negro imperio infernal.
El amor encadena a los reyes;
de mil amantes soy señora y soberana;
pero mi mayor felicidad
es ser la dueña de mi propio corazón.

IDRAOTE
¿Reduces tu deseo a la gloria cruel
del mal originado por tu belleza?
¿Nunca encontrarás la felicidad
en la alegría de un amante fiel?

ARMIDA
Si acaso algún día tengo que casarme,
tienes que creer al menos,
que mi corazón rechazará gloria
solamente ante el amor.
Para transformarse en mi señor
no es suficiente ser rey:
deberá demostrarme su valor
aquel a quien yo entregue mi fidelidad.
El vencedor de Rinaldo, si es que alguna vez
hay uno, ése será digno de mí.

Escena Tercera

(Idraote, Armida, Fenice, Sidonia, damascenos)

(Los damascenos testifican con bailes y
cantos su alegría por la victoria lograda
sobre los caballeros de Godofredo.)

IDRAOTE, CORO
Armida es aún más amable
de lo que se puede temer.
¡Cuán glorioso es su triunfo!
Su más fuerte encanto son sus bellos ojos.
No le hace falta usar su terrible magia,
fruto del infierno,
pues su belleza hace todo posible:
nuestros más orgullosos enemigos
gimen encadenados por su causa.
Armida es aún más amable
de lo que se puede temer.
¡Cuán glorioso es su triunfo!
Su más fuerte encanto son sus bellos ojos.

CORO
Sigamos a Armida y celebremos la victoria.
El universo también se hace eco de su gloria.

FENICE
Nuestros enemigos, debilitados y aturdidos,
ya no podrán ampliar sus conquistas.
¡Qué alegría, nuestros deseos han sido satisfechos,
sin tener que derramar ni lágrimas ni sangre!

SIDONIA
El ardiente amor que por todos lados la sigue,
se apodera de los corazones
que ella quiere que se inflamen;
de reinar en sus ojos es feliz,
pero no se atreve aún a descender a su corazón.

CORO
Sigamos a Armida y celebremos la victoria.
El universo también se hace eco de su gloria.

(bailan)

SIDONIA, CORO
¡Qué grande es la dulzura de un triunfo
cuando sólo a nosotros se debe ese honor!

FENICE
No necesitamos armar a nuestros guerreros,
pues hoy sin ellos Armida ha triunfado.
En sus gracias radica todo su poder;
nada es más poderoso que su lozana belleza.

SIDONIA
La bella Armida venció fácilmente
a los feroces guerreros más temidos que el trueno;
y sus miradas han, en pocos instantes,
dictado la ley a los amos del mundo.

FENICE, CORO
¡QuÉ grande es la dulzura de un triunfo
cuando sólo a nosotros se debe ese honor!

(bailan)

(El triunfo de Armida es interrumpido por la
llegada de Aronte que había sido comisionado
para escoltar a los caballeros prisioneros.
Regresa herido, empuñando una espada rota.)

Escena Cuarta

(Aronte, Idraote, Armida, Fenice,
Sidonia, damascenos)

ARONTE
¡Oh, cielos! ¡Qué cruel infortunio!
Celosa escolta era yo de tus prisioneros.
Todo hice para demostrarte mi celo,
bien lo atestigua esta sangre que fluye.

ARMIDA
Pero ¿dónde están los prisioneros?

ARONTE
Un imbatible guerrero
los ha liberado a todos.

ARMIDA, IDRAOTE, FENICE
SIDONIA, CORO
¡Un único guerrero! ¿Qué dices?
¡Cielos!

ARONTE
De nuestros enemigos es el más peligroso.
Nuestros más valientes hombres
por él fueron derrotados.
Nada puede resistirse a su supremo valor...

ARMIDA
¡Oh, cielos, es Rinaldo!

ARONTE
¡Sí, el mismo!

ARMIDA, IDRAOTE, FENICE
SIDONIA, CORO
Persigamos hasta la muerte
al enemigo que nos ofende:
que no escape, no,
a nuestra venganza.



ACTO II


(La escena cambia y representa un paisaje
agradable, con un río y una hermosa isla)

Escena Primera

(Artemidoro, Rinaldo)

ARTEMIDORO
Héroe Invencible, hoy, gracias a tu valor,
logré huir de una funesta esclavitud.
Después de tan generosa ayuda,
¿puedo dejar de seguirte por siempre?

RINALDO
Ve, ve, ponte en mi lugar,
en el sitio donde la adversidad me atrapa.
El feroz Gernando a combatir me ha obligado
con su temeraria audacia;
con una indigna prisión me amenaza Godofredo
y del campo de batalla me obliga salir.
Con esfuerzo me he alejado.
¡Feliz seré si puedo con mis gestas
liberar la Ciudad Santa
que gime bajo duras leyes!
Sigue a los guerreros que aplican todo su celo
para distinguirse por su valor y fe.
¡Busca la gloria inmortal!
En el exilio no te quiero conmigo.

ARTEMIDORO
¿Qué se puede hacer sin ti?
Aquel que te destierra no podrá evitar
el anhelar tu regreso.
Si es necesario que nos dejes,
al menos quisiera saber
¿qué lugar elegirás para descansar?

RINALDO
Inoportuno es el reposo para mí,
solamente la gloria tiene para mí atractivo.
No quiero regresar sobre mis pasos
sino ir donde la justicia y la inocencia
necesiten de mi ayuda.

ARTEMIDORO
Rehúye los lugares en donde reina Armida,
si quieres vivir feliz.
Aún para el corazón más intrépido
ella tiene peligrosos encantamientos.
Es una enemiga implacable,
evita sus atenciones.
¡Quiera el cielo, secundar mis votos,
y protegerte de sus malas artes!

RINALDO
Con una indiferencia afortunada, sin esfuerzos,
a su poder mi corazón se ha substraído.
La vi sólo con mirada curiosa.
¿Es quizás más difícil evitar su venganza
que escapar del poder de sus ojos?
Amo la libertad y nada me ha podido forzar,
hasta hoy, a atarme a alguien.
Si se pueden ignorar las gracias de amor
¿qué encantamientos se pueden temer?

(salen.)

Escena Segunda

(Armida, Idraote)

IDRAOTE
Aquí nos detendremos. Que a este lugar fatal
el furor que nos mueve
ordene al imperio infernal
conducir a nuestra víctima.

ARMIDA
¡Cómo tarda hoy el infierno
en seguir nuestras leyes!

IDRAOTE
Para que se cumpla el hechizo
debemos unir nuestras voces.

ARMIDA, IDRAOTE
¡Espíritus del odio y de la ira,
demonios, obedecednos!
Entregad al enemigo que osa ultrajarnos
a nuestra cólera.
¡Espíritus del odio y de la ira,
demonios, obedecednos!

ARMIDA
Escondeos, demonios horribles,
bajo a una apariencia agradable,
y a ese valiente embrujad
con los más amables encantos.

ARMIDAl, IDRAOTE
¡Espíritus del odio y de la ira,
demonios, obedecednos!
Entregad al enemigo que osa ultrajarnos
a nuestra cólera.
¡Espíritus del odio y de la ira,
demonios, obedecednos!

(Armida descubre a Rinaldo que
se aproxima por la orilla del río.)

ARMIDA
En la trampa fatal cae nuestro enemigo.

IDRAOTE
En el bosquecillo cercano
se esconden nuestros soldados.
Sobre Rinaldo todos deberán caer.

ARMIDA
¡Esta víctima es sólo mía!
¡Deja que yo la inmole!
Déjame el placer de ver como
ese corazón soberbio
espira por mis golpes.

(Idraote y Armida se retiran. Rinaldo se detiene
para contemplar la orilla del río, y deja parte de
sus armas para tomar un descanso.)

Escena Tercera

RINALDO
(solo)
Más observo estos lugares y más los admiro.
El río fluye con lentitud
y se aleja con pesar de un sitio tan dulce.
Las más bellas flores y el más dulce céfiro
perfuman el aire que se respira.
No puedo dejar, no, tan hermosas riberas.
Un sonido armonioso
se une al murmullo de las aguas
y los pájaros fascinados se acercan a oírlo.
Apenas puedo oponerme a la dulzura del sueño.
Este césped, esta sombra fresca,
todo me invita al reposar bajo el espeso follaje.

(Se duerme sobre el prado a la orilla al río.)

Escena Cuarta

(Rinaldo adormecido, una náyade que sale del
río. Grupos de ninfas, de pastores y pastoras)

NÁYADE, DOS CORIFEOS
En la edad feliz en la que se sabe disfrutar,
¡qué dulce es amar tiernamente!
¿Por qué buscar con celo, entre mil peligros,
el imaginario brillo de un vano honor?
¿Vale la pena quizás, por una falsa quimera,
abandonar un bien encantador?
En la edad feliz en la que se sabe disfrutar,
¡qué dulce es amar tiernamente!

CORO
¡Ah, qué error, qué locura es
no disfrutar de la vida!
¡Sólo por los juegos y los amores
son bellos los días de la vida!

(Los demonios, con apariencia de ninfas,
y los pastores, encadenan a Rinaldo
mientras duerme con guirnaldas de flores.)

(Bailan)

UNA PASTORCITA
Sorprendería menos que la nueva estación
regresara sin céfiros y sin flores,
que ver la época más hermosa de nuestra vida
sin placeres y sin amores.
Dejemos al amor la dulce juventud.
La sabiduría tiene su tiempo,
que llega por desgracia demasiado pronto.
Ser sabio no quiere decir
ser más sabio de lo debido.
Dejemos al amor la dulce juventud.
La sabiduría tiene su tiempo,
que llega por desgracia demasiado pronto.

(La escena continua con coros y danzas.)

CORO
¡Ah, qué error y qué locura
no disfrutar de la vida!
Solamente por los juegos del amor
son bellos los días de la vida..

Escena Quinta

(Armida y Rinaldo durmiendo)


ARMIDA
(con una daga en la mano)
Al fin él está en mi poder,
el fatal enemigo, el campeón orgulloso.
El hechizo del sueño
lo ofrece a mi venganza.
Quiero traspasar su corazón invencible.
Por su causa, los prisioneros
ya no son mis esclavos.
¡Que experimente todo mi odio!...

(Armida va a herir a Rinaldo,
pero se detiene perpleja)

¿Qué desánimo me asalta?
¿Quién me hace dudar?
¿Qué cosas a favor suyo me dicta la piedad?
¡Matémoslo!... ¡Cielos! ¿Quién me detiene?
¡Adelante!... ¡Tiemblo! ¡Suspiro!
¿Es así como hoy debo vengarme?
Mi ira mengua cuando me acerco a él.
Cuanto más lo observo, más mi furia se evapora;
se opone a mi odio el temblor de mi mano.
¡Ah, qué crueldad es arrancarle la vida!
Todo el mundo se rinde ante el joven héroe.
¿Quién creería que sólo ha nacido para la guerra?
Parece hecho para el amor.
¿No puedo vengarme sin que él perezca?
¡Ah! ¿No sería suficiente que lo castigue el amor?
Puesto que no encuentra fascinantes mis ojos
que al menos me ame por mis hechizos;
que yo, si es posible, pueda odiarlo.
¡Venid, concededme mis deseos,
transformaos, demonios, en dulces céfiros!
Al vencedor me rindo, me ha vencido la piedad.
¡Mi vergüenza y vileza ocultad
en los desiertos más remotos,
volad, y guiadnos al centro de universo!

(los demonios, convertidos en céfiros, trasladan
por el aire a Rinaldo y a Armida.)



ACTO III


(La escena cambia y representa un desierto)

Escena Primera

ARMIDA
(sola)
¡Ah! Si la libertad me ha de ser quitada,
¿deberás ser tú mi vencedor?
Mortal enemigo de la alegría de mi vida,
¿es verdad que, a pesar mío,
reinas en mi corazón?
Mi deseo más grande fue el de tu muerte.
¿Cómo ha cambiado en languidez mi ira?
Por mil amantes fui en vano cortejada,
nadie jamás doblegó mi rigor.
¿Puede ser cierto que ahora Rinaldo
tenga esclavizada a Armida?
¡Ah! Si la libertad me ha de ser quitada,
¿deberás ser tú mi vencedor?
Mortal enemigo de la alegría de mi vida,
¿es verdad que, a pesar mío,
reinas en mi corazón?

Escena Segunda

(Armida, Fenice, Sidonia)

FENICE
¿Qué es lo que no puede conseguir tu magia?
Es tu poder supremo.
¡Qué prodigio! ¡Oh, qué cambio!
Rinaldo, antes tan feroz,
te ama tan tiernamente como nunca amó.

SIDONIA
Mira en sus ojos,
mira en ti misma
el milagro que produjo tu encantamiento.

ARMIDA
El infierno no ha satisfecho
todavía mis deseos;
un nuevo encantamiento
deberá asegurar mi venganza.

SIDONIA
En estas playas tan distantes
de las moradas humanas
¿quién puede quitarte de las manos
a un enemigo que te adora?
Rinaldo está hechizado ¿por qué temes?

ARMIDA
¡Ay de mí, es a mi corazón a quien temo!
Vuestra amistad os une a mi destino
pues os he hecho acompañarme a estos lugares.
Al resto de los mortales mi vileza oculto,
sólo ante vuestros ojos quiero avergonzarme.
Rinaldo supo esquivar
mis más dulces miradas;
no supe derrotar a su corazón orgulloso;
y a pesar de mis esfuerzos él se me escapó.
Fingiéndose mi propia vergüenza,
el amor por sorpresa me atrapó
cuando menos lo esperaba.
Cuanto más me ame Rinaldo,
menos tranquila estaré.
He decidido odiarlo.
¡Jamás he intentado nada más difícil!
Temo que será inútil toda mi magia
para forzar a mi corazón a obedecerme

FENICE
¡Qué hermosa y admirable sería tu magia
si supiese alejar las ansiedades de la vida!
¡Feliz es aquel que puede estar seguro
de disponer a su gusto de su corazón!
Es un secreto digno de envidia,
pero es entre todos, el secreto más ignoto.

SIDONIA
El odio es horrible y bárbaro;
el amor obliga al corazón que conquista
a sufrir tremendos dolores.
Si tu destino está en tu poder,
elige la indiferencia
pues asegura una tranquila felicidad.

ARMIDA
¡No, no, ya no me es posible
pasar de la ansiedad a la serenidad!
Mi corazón no puede calmarse.
Demasiado me ultraja Rinaldo
y también mucho me hace amarlo.
Necesito ahora decidir
si debo odiarlo o amarlo.

FENICE
No fuiste capaz de odiar a ese héroe
cuando él era el más terrible
de tus enemigos;
ahora él te ama y el amor lo encadena
¿podrías avivar aún más tu odio
contra un amante tan dulce y sumiso?

ARMIDA
¿Él me ama? ¡Pero con qué amor!
Mi vergüenza aumenta.
¿Tengo que ser amada de tal manera?
¿Puedo sentirme feliz?
Es un triunfo vano; una falsa felicidad.
¡Ay de mí, qué diferente es su amor del mío!
Para encender su pasión
tuve que recurrir al infierno;
sólo forzó su corazón el poder de mi magia,
nada pudo hacer mi tenue belleza.
Por mérito propio él interrumpió mi venganza;
sin ayuda, sin ningún esfuerzo,
y finalmente, sin que él lo sepa, encadenó
mi corazón con las más dulces cadenas.
¡Ay de mí, qué diferente es mi amor del suyo!
¿Qué venganza puedo pretender,
si deseo amarlo para siempre?
¿Desistiré pues sin intentar nada?
¡No, no, debo llamar al odio en mi ayuda!
El horror de estos lugares solitarios
redoblará mi magia.
De mis horrendos misterios
desviad vuestras miradas,
e impedid que Rinaldo me turbe.

Escena Tercera

ARMIDA
(sola)
¡Ven, ven, Odio implacable,
sal del hórrido abismo
donde un horror eterno haces reinar!
¡Ven, ven, Odio implacable,
sal del hórrido abismo,
sálvame del amor pues nada es tan temible!
Contra un enemigo muy dulce,
restituye mi desdén,
incrementa mi furor.
¡Ven, ven, Odio implacable!

(El odio sale del infierno con su séquito.)

Escena Cuarta

(Armida, El Odio y su séquito)

EL ODIO
A tu llamada respondo pues tu voz puede oírse
aún en el fondo del infierno.
Por ti, contra el Amor, todo lo voy a intentar;
si de veras hay que defenderte de él
y evitarte sus indignas cadenas.
Cuanto más se conoce al Amor, más se lo detesta.
¡Destruyamos su poder funesto!
Rompamos sus ataduras, aniquilemos su banda,
quememos sus flechas, apaguemos su antorcha.

EL ODIO Y SU SÉQUITO
Cuanto más conoce al Amor, más se lo detesta.
¡Destruyamos su funesto poder!
Rompamos sus ataduras, aniquilamos su banda,
quememos sus flechas, apaguemos su antorcha.

(bailan.)

(El séquito del Odio empieza el hechizo
que debe destruir el poder de Amor.)

EL ODIO
¡Amor, vete para siempre,
sal de un corazón que te expulsa,
deja que yo reine en tu lugar!
Tu ley hace sufrir demasiado, no,
en todo el infierno nada hay más cruel que tú.

CORO
¡Amor, vete para siempre,
sal de un corazón que te expulsa,
deja que yo reine en tu lugar!
Tu ley hace sufrir demasiado, no,
en todo el infierno nada hay más cruel que tú.

(Bailan.)

(El séquito del Odio se muestra dispuesto
a triunfar sobre Amor.)

EL ODIO
¡Sal del seno de Armida, Amor,
rompe tus ataduras!

ARMIDA
¡Detente, detente, Odio pavoroso!
¡Déjame sujeta a un vencedor tan hermoso!
¡Déjame, renuncio a tu horrible ayuda!

EL ODIO Y SU SÉQUITO
¡Sal del seno de Armida, Amor,
rompe tus ataduras!

ARMIDA
¡No, no sigas, no, no es posible quitarme
el amor sin arrancarme el corazón!

EL ODIO
¿Mi ayuda imploraste
sólo para despreciar mi poder?
Sigue al Amor, puesto que lo deseas,
¡Oh, desventurada Armida,
sigue al Amor que te guía
hacia un hórrido abismo!

CORO
Sigue al Amor, puesto que lo deseas,
¡Oh, desventurada Armida,
sigue al Amor que te guía
hacia un hórrido abismo!

EL ODIO
En estas playas remotas en vano ocultas
al héroe que ha tocado profundamente tu corazón.
La gloria, de la cual lo sustraes,
muy pronto te lo arrebatará a ti.
A pesar de tus desvelos y tus lamentos,
lo verás huir de tus encantamientos.

CORO
Sigue al Amor, puesto que lo deseas,
¡Oh, desventurada Armida,
sigue al Amor que te guía
hacia un hórrido abismo!

EL ODIO
Quizás un día me llamarás nuevamente,
pero todo tu esfuerzo será vano.
Hoy te abandono para no volver a verte.
Una pena más severa no puedo infligirte
que abandonarte por siempre en manos del amor.

CORO
Sigue al Amor, puesto que lo deseas,
¡Oh, desventurada Armida,
sigue al Amor que te guía
hacia un hórrido abismo!

(El odio y su séquito se hunden en el abismo)

Escena Quinta

ARMIDA
(sola)
¡Oh, cielos! ¡Qué horrible amenaza!
Tiemblo, toda mi sangre se hiela.
¡Amor, poderoso Amor,
ven, calma mi temor,
y ten piedad de un corazón que se rinde a ti!

(Sale.)



ACTO IV


Escena Primera

(Ubaldo y el Caballero Danés)

(Ubaldo lleva un escudo de diamantes y un cetro

de oro, que le ha dado un mago, destinados a anular
los hechizos de Armida y liberar a Rinaldo. El Caballero
Danés lleva una espada que tendrá que presentar a
Rinaldo. Un vapor invade la escena apareciendo
unos monstruos)

UBALDO, CABALLERO DANÉS
Por todas partes encontramos sólo abismos.
Armida ha trasladado a estos lugares el infierno.
¡Ah, qué cosas tan horribles!
¡Qué monstruos terribles!

(El Caballero Danés ataca a los monstruos pero
Ubaldo lo detiene mientras le muestra el cetro de
oro que trae:)

UBALDO
Quien nos envía aquí ha previsto el peligro
y nos ha enseñado la manera de librarnos de él.
Ni a Armida ni a sus hechizos tememos,
con esta ayuda, más poderosa que las armas,
estaremos fácilmente protegidos.
¡Monstruos, dejadnos libre el paso,
e id a celar vuestra vana ira
a los profundos abismos de los que habéis salido!

(Los monstruos se retiran y el vapor se diluye;
el desierto se transforma en una dulce pradera)

EL CABALLERO DANÉS
Vamos a buscar Rinaldo
pues el cielo favorece
nuestra difícil misión.
Lo que ahora puede
hacernos flaquear
es el hechizo de los placeres,
del que deberemos defendernos.

UBALDO, EL CABALLERO DANÉS
Redoblemos nuestros esfuerzos
pues nos aguardan atractivos peligros.
Los hechizos más dulces,
esos son los más temibles.

UBALDO
Desde aquí se observa el refugio encantado
de Armida y del héroe al que ella ama.
En ese palacio Rinaldo está prisionero
de un fatal y fuertísimo hechizo.
Allí, el campeón tan valiente y temido,
se olvidó de todo y de sí mismo,
obligado a languidecer indignamente
en una ociosa molicie.

EL CABALLERO DANÉS
El infierno intenta en vano seducir
a un corazón tan glorioso.
Si sobre este escudo Rinaldo pone sus ojos,
de su flaqueza se avergonzará
y de estos lugares lograremos alejarlo.

Escena Segunda

(Ubaldo y el Caballero Danés)

(Un demonio bajo la apariencia de Lucinda,

joven muchacha danesa amada por el Caballero
Danés. Demonios transformados en los habitantes
de la isla que Armida ha escogido para retener a
Rinaldo. Empieza la escena con coros y bailes.)

LUCINDA
Este es el encantador refugio
de la felicidad perfecta.
He aquí la feliz morada
de los juegos del amor.

CORO
Este es el encantador refugio
de la felicidad perfecta.
He aquí la feliz morada
de los juegos del amor.

(Bailan)

UBALDO
(al Caballero Danés)
¡Vamos! ¿Qué te detiene?
¡Vamos, ya nos hemos demorado demasiado!

EL CABALLERO DANÉS
Veo a la bella mujer que adoro,
¡es ella, no me cabe duda!

LUCINDA
En estos lugares nuestra espera nunca es vana.
El bien que buscamos se nos viene a ofrecer
y lo encontramos sin dificultad,
que no por ello es menos dulce.

CORO
En estos lugares nuestra espera nunca es vana.
El bien que buscamos se nos viene a ofrecer
y lo encontramos sin dificultad,
que no por ello es menos dulce.
Este es el encantador refugio
de la felicidad perfecta.
He aquí la feliz morada
de los juegos del amor.

LUCINDA
(al Caballero Danés)
Vuelvo a ver, finalmente,
al amante por quien mi corazón suspira,
reencuentro el bien que tanto he anhelado.

EL CABALLERO DANÉS
¿Puedo ver aquí a la bella dama
que me ha sometido a su imperio?

UBALDO
No, no es otra cosa que un falaz encantamiento
sobre algo que guardas en tu corazón.

EL CABALLERO DANÉS
Tan lejos de las heladas tierras dónde naciste
¿quién puede presentarte ante mis ojos?

LUCINDA
Por el poder de la magia
Armida a estos amenos lugares me ha traído.
Yo vivía con la dulce esperanza
de encontrar pronto a quien más amo.

UBALDO
¡Huye, se valiente!

LUCINDA
Disfrutemos de los dulces placeres
que para nuestros constantes corazones
en tan feliz lugar el amor nos ha preparado.
El deber, con sus leyes crueles,
nos ha mantenido separados hasta ahora.

UBALDO
¡Huye, se valiente!

EL CABALLERO DANÉS
El Amor no me lo permite.
Frente a tan hermosa gracia,
mi corazón está indefenso.

UBALDO
¿Es ésta la firmeza
de la qué tanto has alardeado?

LUCINDA, EL CABALLERO DANÉS
Disfrutemos de la suprema fortuna
de amar y ser amado.
¿Qué otro bien puede valer más
que el placer de contemplar a quien se ama?
¿Qué otro bien pueden ser superior
al placer de contemplarte?

UBALDO
A despecho del poder infernal
y de ti mismo, debo desengañarte.
Este cetro de oro disolverá
tan fatal error.

(Ubaldo toca a Lucinda con el cetro de oro
y Lucinda desaparece inmediatamente.)

Escena Tercera

(El Caballero Danés, Ubaldo)

EL CABALLERO DANÉS
En vano miro hacia todos lados
y no veo a mi bella dama.
De mis miradas huido
como el sutil vapor.

UBALDO
Aquello que de encantador tiene el amor
no es más que una ilusión,
y no deja otra cosa que una vergüenza eterna.
Aquello que de encantador tiene el amor
no es más que un hechizo funesto.

EL CABALLERO DANÉS
Veo el peligro al que se expone
un corazón que no huye de tan poderoso hechizo.
¡Feliz de ti, si puedes permanecer inmune
a las debilidades que el amor procura!

UBALDO
No, mi corazón hasta hoy
he mantenido a salvo.
Era dulce vivir cerca de aquella a la que amo,
pero si la Gloria ordena que la sigan,
se debe dejar que sufra el amor.
De los más fuertes hechizos me libra la razón.
Nada más nos debe retener aquí;
aprovechemos los consejos que nos han dado.

Escena Cuarta

(Un demonio bajo el aspecto de Melisa, la joven
amada por Ubaldo. El Caballero y Ubaldo)

MELISA
¿De dónde venís que os apartasteis
de estas aguas y de estas sombras?
Disfrutad de un dulce descanso,
afortunados extranjeros
y aquí reposad de un fatigoso viaje.
Una suerte benigna os invita a gozar
de los bienes a los que estáis destinados.

UBALDO
¿Eres tú, bella Melisa?

MELISA
¿Eres tú, mi querido amante?
¿Eres tú a quien estoy viendo?

UBALDO, MELISA
(juntos)
No puedo creer lo que ven mis ojos.
¿Es posible que el amor nos reúna aquí?

MELISA
¿Eres tú, mi querido amante?
¿Eres tú a quien estoy viendo?

UBALDO
¿Eres tú, hermosa Melisa?

EL CABALLERO DANÉS
No, no es más que otro hechizo falaz
del cual tienes que proteger tu corazón.
¡Huye, ten valor!

MELISA
¿Otra vez deben arrebatarme a mi amada?
¿Tendremos que vernos sólo un momento,
después de tan tan larga ausencia?
¡No puedo dejar que te marches de nuevo!
Demasiado he sufrido un tormento tan cruel,
y si éste recomenzara, moriría.

UBALDO, MELISA
(juntos)
¿Tendremos que vernos sólo un momento,
después de tan tan larga ausencia?

EL CABALLERO DANÉS
¿Es ésta la firmeza
de la qué tanto has alardeado?
¡Sal de tu error, la razón te llama!

UBALDO
¡Ah, qué cruel es la razón!
Aunque esté engañado, ¿para qué decírmelo?
¡Cuán hermoso me parece mi error!
¡Y qué feliz sería no saliendo jamás de él!

EL CABALLERO DANÉS
A pesar de ti mismo,
encontraré la forma de liberarte de tu engaño.

(El Caballero le arrebata a Ubaldo el cetro y
tocando con él a Melisa y la hace desaparecer.)

UBALDO
¿Qué fue de aquella por la cual ardo de pasión?
¡Melisa desapareció de repente!
¡Cielos! ¿Puede quizás un vano fantasma
perturbar mi corazón con tanta fuerza?

EL CABALLERO DANÉS
Aquello que de encantador tiene el amor
no es más que una ilusión
y no deja otra cosa que una vergüenza eterna.

UBALDO, EL CABALLERO DANÉS
Aquello que de encantador tiene el amor
no es más que un funesto hechizo.

UBALDO
De los nuevos hechizos protejámonos
evitando las engañosas ilusiones.
No abandonemos el camino
que debemos seguir para llegar al palacio.

UBALDO, EL CABALLERO DANÉS
Rehuyamos las insidiosas dulzuras
de las ilusiones del amor,
pues si las seguimos, nos perderemos.
¡Bendito quien no es seducido por ellas!



ACTO V


(La escena cambia y representa
el palacio encantado de Armida)

Escena Primera

(Rinaldo, Armida)

RINALDO
(sin sus armas y cubierto de guirnaldas de flores)
¡Armida, me abandonas!

ARMIDA
Necesito de los seres infernales
y voy a consultarlos.
Mi magia requiere que esté a solas.
El amor que te tengo es la causa
de la gran angustia que agita mi corazón.

RINALDO
¡Armida, me abandonas!

ARMIDA
¡Mira en qué lugar te dejo!

RINALDO
¿Puedo mirar otra cosa que no sea tu belleza?

ARMIDA
Devotos te acompañarán los placeres.

RINALDO
¿Y puede haber placer, dónde tú no estés?

ARMIDA
Un negro presagio me perturba y atormenta,
un dolor que quiero prevenir me alerta;
soy dichosa con nuestra felicidad,
pero temo verla acabar.

RINALDO
¿Por tan vano terror puedes ser invadida, tú,
que haces temblar a los tenebrosos abismos?

ARMIDA
Tú me enseñaste a conocer el amor;
y el amor me enseña a conocer el miedo.
Antes de amarme, ardías de deseos por la gloria,
la buscabas por todas partes con ardor sin igual:
la gloria es una rival
que siempre hará que me alarme.

RINALDO
¡Cómo fui de insensato al creer
que el vano laurel de la victoria
era el más precioso de todos los bienes!
¿Vale más todo el esplendor de la gloria
que una mirada de tus ojos?
¿Existe quizás un bien más fascinante y raro
que aquel con que paga el amor mi esperanza?

ARMIDA
La severa razón y el inflexible deber
tienen demasiado poder sobre los héroes.

RINALDO
Más me ilumina la razón, más amante soy.
Amarte, bella Armida, es mi primer deber.
Disfrutar de ti será mi gloria,
y contemplarte, la felicidad.

ARMIDA
¡A qué dulces leyes se somete mi alma!

RINALDO
¡Qué dulce es ver como compartes mi languidez!

ARMIDA
¡Qué dulce es ser esclava de tan ilustre vencedor!

RINALDO
¡Dignas de envidia son mis cadenas!

RINALDO, ARMIDA
Amémonos, pues todo nos invita a hacerlo.
¡Ah, si fueras tan cruel
como para negarme tu corazón
me quitarías la vida!

No, mejor es perder la vida
que extinguir la pasión que me abraza.
No, nada puede cambiar mi corazón.
No, mejor es perder la vida
que perder un amor tan hermoso.

ARMIDA
Vosotros, testigos de nuestro supremo amor,
y que en este feliz refugio seguís mis leyes,
hasta mi regreso,
entretened con alegres juegos al héroe que amo.

Escena Segunda

(Rinaldo y los Placeres, los Enamorados
afortunados y las Felices enamoradas con
danzas y cantos intentan entretener a Rinaldo
durante la ausencia de Armida. Baile)

UN PLACER Y LOS COROS
Los Placeres han escogido para refugiarse
este ameno y tranquilo lugar.
¡Qué sitio tan encantador
para los Amantes felices!

(bailan.)

Es el amor que retiene con sus cadenas
a los mil pájaros que se oyen
noche y día en nuestros bosques.
Si el amor sólo causara penas,
los pájaros enamorados no cantarían tanto.

(bailan)

Jóvenes corazones, todo os favorece,
¡aprovechad esta alegría perecedera!
En el invierno de los años, el amor ya no reina;
los bellos días que se pierden,
estarán perdidos para siempre.

(bailan)

RINALDO
¡Iros, alejaos de mí,
dulces Placeres, aguardad que Armida os guíe!
Sin la belleza que me subyuga,
nada me agrada y todo aumenta mi penar.
¡Iros, alejaos de mí,
dulces Placeres, aguardad que Armida os guíe!

(Los Placeres, los Enamorados afortunados
y las Enamoradas felices se retiran.)

Escena Terza

(Rinaldo, Ubaldo y el Caballero Danés)

UBALDO
Está solo; aprovechemos este precioso momento.

(Ubaldo presenta el escudo de
diamantes ante los ojos de Rinaldo.)

RINALDO
¡Qué veo! ¿Qué resplandor agrede mis ojos?

UBALDO
El cielo quiere hacerte conocer
el error que ha seducido tus sentidos.

RINALDO
¡Oh cielos, qué vergüenza verme sumido
en el indigno estado en que me encentro!

UBALDO
Nuestro general te reclama.
La victoria te reserva una palma inmortal.
Todo está dispuesto para tu regreso.
De los más diversos lugares de la tierra,
todos corren a la guerra.
¿Solamente Rinaldo, en el confín del mundo,
escondido en un refugio encantado,
quiere seguir a un vergonzante amor?

RINALDO
Vanos ornamentos de una indigna molicie,
¡ya no me ofrezcáis vuestros frívolos encantos!
Restos indignos de mi debilidad,
¡marchaos, abandonadme para siempre!

(Rinaldo se arranca las guirnaldas de flores y
recibe el escudo de diamantes que le da Ubaldo
así como una espada que le da el Caballero)

EL CABALLERO DANÉS
Substráete de los llantos de Armida,
ése es el único peligro del que tu alma intrépida
debe protegerse.
En estos lugares hechizados
reina la voluptuosidad:
salir de aquí nunca es demasiado pronto.

RINALDO, UBALDO
EL CABALLERO DANÉS
¡Vamos, apresuremos la partida!

Escena Cuarta

(Armida, Rinaldo, Ubaldo, el Caballero Danés)

ARMIDA
(Siguiendo a Rinaldo)
¡Rinaldo, celos! ¡Oh, qué pena mortal!
¡Partes, Rinaldo! ¡Te marchas!
¡Demonios, seguid sus pasos,
volad y detenedlo!
¡Ay de mí, todo me traiciona
y mi poder es vano!
¡Rinaldo, cielos! ¡Oh, qué pena mortal!
¡Mis lamentos no son escuchados!
¡Partes, Rinaldo! ¡Te marchas!

(Rinaldo se detiene para escuchar a
Armida que sigue hablándole.)

Si no te veo más, ¿crees que seguiré viviendo?
¿Merezco un tormento tan cruel?
Si no es como amante, al menos como prisionera,
¡llévate contigo a Armida!
Estaré en las batallas ofreciéndome como escudo
a los golpes destinados a ti.
Rinaldo, si puedo seguirte,
dulce me parecerá el más horrible destino.

RINALDO
Armida, es el momento en que debo huir
del mágico peligro que al contemplarte encuentro.
La gloria requiere que te abandone,
e impone que el amor ceda al deber.
Si tú sufres, créeme al menos
que me alejo con el llanto de tus ojos.
Por siempre reinarás en mi memoria;
y después de la gloria
serás lo que más amaré.

ARMIDA
No, del amor nunca has sentido el encanto.
Te regocija causar tan funestos dolores.
Me oyes suspirar, ves correr mi llanto
pero ni un suspiro, ni una lágrima me dedicas.
Con los más dulces lazos en vano te conjuro;
un feroz deber persiste
y quiere que nos separemos.
No, tu corazón no tiene nada de humano,
es menos salvaje el corazón de un tigre.
Si tú partes yo moriré, no lo dudes.
Sin ti, ingrato, no puedo vivir.
Pero después de mi muerte, no pienses evitar
que mi obstinada sombra te siga:
la verás armarse contra tu infiel corazón.
La encontrarás tan inflexible
como tú lo has sido conmigo.
Y su furor, si acaso es posible,
igualará al amor que la apasiona por ti...
¡La luz, ah, me ha sido arrebatada!
Cruel, ¿estás contento?
Disfrutas marchándote
por el pacer de arrebatarme la vida.

(Armida cae desmayada.)

RINALDO
¡Desdichadísima Armida, ay de mí!
¡Qué penoso es tu destino!

UBALDO, EL CABALLERO DANÉS
¡Debemos partir, apuremos el paso!
De ti, la gloria espera un corazón inflexible.

RINALDO
No, la gloria no ordena
que un gran corazón deba ser cruel.

UBALDO, EL CABALLERO DANÉS
(Arrastrando fuera a Rinaldo)
Es necesario arrancarte de las insidiosas gracias
de un ser tan amable.

RINALDO
¡Desdichadísima Armida, ay de mí!
¡Qué penoso es tu destino!

(salen.)

Escena última

ARMIDA
(sola)
El pérfido Rinaldo me abandona;
pero aunque sea un pérfido, mi corazón lo sigue.
Moribunda me deja el quiere que yo muera.
Con dificultad vuelvo a ver el brillo de la luz;
el horror de la noche eterna
cede al horror de mi suplicio.
El pérfido Rinaldo me abandona;
pero aunque sea un pérfido, mi corazón lo sigue.
Cuando el cruel estuvo en mi poder, ¿por qué
no di rienda suelta al odio y a la venganza?
¿Por qué no seguí sus impulsos?
Huye de mí, se va, está por abandonar este lugar.
Él desafía al infierno y a mi ira;
ya ha llegado a la orilla.
Para detenerlo todo esfuerzo será vano.
¡Traidor, escucha!... Lo tengo...
Tengo su pérfido corazón...
¡Ah, a mi furor lo inmolo!...
¿Qué digo? ¿Dónde estoy?
¡Oh, desventurada Armida,
hasta dónde te ha llevado un ciego error!
Sólo me queda el deseo de venganza.
¡Huid, Placeres, y que las Gracias desaparezcan!
¡Vosotros, demonios, destruid el palacio!
Partamos y, si es posible, que mi funesto amor
permanezca sepultado para siempre en este lugar.

(Los demonios destruyen el palacio mientras
Armida se marcha en un carro volador.)



Digitalizado y traducido por:
José Luís Roviaro 2012